CARTAS, il Brasile minuto per minuto

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Bruna Peyrot – Cartas ovvero Lettere: Il Brasile minuto per minuto

Bruna Peyrot – Cartas ovvero Lettere: Il Brasile minuto per minuto

Carta n.1 La partenza

qualcuno lo sa che significa Fiume di gennaio?!), con le magre che sculettano dentro frange di colori. E neppure quello della ricerca di miti politici alternativi, utili a un’Italia annichilita dall’attuale desueto (scusa per l’ossimoro)sorriso di Berlusconi.

L’idea delle Cartas è suggerita da Bernardo Kucinski che nella campagna elettorale di Lula del 1988 inviava all’attuale presidente del Brasile e ai suoi collaboratori una lettera “critica” ogni mattina detta carta ácida, lettera acida, appunto, in cui fra l’ironico e lo schietto informava sull’umore del paese, affinché i politici percepissero l’opinione pubblica al di fuori dei mass media ufficiali. Kucinski suggeriva anche soluzioni possibili, proposte di percorsi, commenti da fare in pubblico da parte di Lula. Ovviamente mi asterrò da questa seconda parte, lasciandola alla fantasia del lettore. Già, ma nel mio caso chi potrebbe essere? Prima di tutto amici, quelli che mi hanno accompagnata nel passaggio da una sponda all’altra dell’Atlantico, alcuni dei quali mi accompagnano ancora ora con i loro sms. Altri invece già mi considerano sparita nell’emisfero sud. Poi, se il caso e la tecnica lo vorrà anche altri amici, virtuali, quelli del blog, come si dice oggi, dei network, dei link… e così via! Poiché scrivere per me è un bisogno quotidiano, come bere e mangiare, e poiché lo è ancora di più ironizzare sulla vita perché penso che il senso dell’umorismo sia pressoché l’unico strumento che l’umano ha per affrontarla, impedendogli di prendersi troppo sul serio… e sentirsi troppo importante o necessario al resto dell’umanità che non sa neppure della sua esistenza (ecc. ecc. ecc.), poiché , dicevo, scrivere è un autoalimento quotidiano, senza altra ragione alcuna se non il mio piacere, assillerò con le mie cronache brasiliane…. Cartas ácidas, insomma. Oppure, semplicemente Cartas, lettere per mantenere contatti e scambiare idee. Certo, per intenderci subito, non racconterò il Brasile dei libretti turistici, quelli del Carnevale di Rio de Janeiro (a proposito, 11

Ma andiamo con ordine. Desidero raccontare dall’inizio. Soprattutto per me stessa. Sono stata inviata come dirigente dipendente dal Ministero della Pubblica Istruzione (Mpi) prestata al Ministero degli Affari Esteri (Mae) a dirigere l’Ufficio scuola e cultura della circoscrizione consolare di Belo Horizonte. Bella lunga questa dicitura… tanto quanto il travagliato trasferimento: biglietti che non arrivano fino al penultimo giorno e quando arrivano ne manca uno che ritiro la mattina prima della immediata partenza serale. Meno male che il posto almeno era in prima classe… Prima ancora – di qualche ora, s’intende – scopro che manca il visto sul passaporto di servizio e quindi: corse a Milano, al Consolato Generale del Brasile, dove solitamente occorrono cinque giorni per averlo e mesi negli altri casi. Arrivo trafelata a due giorni dalla partenza e non riesco a sopportare le almeno cento persone che proprio quel giorno si assiepano davanti agli sportelli. Meno male che avevo telefonato prima! Ma una lavoratrice del Mae non ha diritto a una corsia privilegiata? Mica vado a titolo personale, penso. Il diritto me lo creo e orgogliosamente mi piazzo davanti allo sportello. Funziona. Sapevano del mio arrivo! Spiego. Indico con il dito. Mi danno fogli da compilare e inizia una trafila già in Italia di quello che sarà il mio nervosissimo rapporto con la burocrazia e gli uffici statali brasiliani che continua a tutt’oggi, a un mese dal mio arrivo su questa terra verdeamarela. Il rito si ripeterà ovunque. Identità atavica? Solito imprinting colonialista? Modello di pubblico impiego standard tipico di tutto il mondo? Un po’ tutto questo, una vera trasversalità mondiale… 12


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