Synaesthetic filter

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Altre volte poi la valenza della musica presa in considerazione era quella mistico-simbolica, ad esempio il chiostro dell’Abbazia di Gerona (in Spagna), in cui la sequenza dei capitelli segue l’Inno a S. Cacufane, protettore locale. In tutte queste storiche operazioni di associazione tra le due arti non ci sono noti riferimenti all’aspetto dei colori di un brano nella trasposizione in fenomeni edificatori. Nel Novecento figure come Le Corbusier si riallacciano alla tradizione riproponendo l’uso di proporzioni musicali per dimensionare gli edifici, legando molto il concetto anche a quello delle naturali “proporzioni umane” ( “Le Modulor”). Tuttavia finora si è parlato di rapporti statici, di una sorta di architettura come musica “congelata”. Solo con il supporto tecnico dell’informatica e della tecnologia si arriva alle prime forme di dialogo dinamico tra i due mondi creativi.

Il Sadiglione PhiliSs a %ru[elles Con Iannis Xenakis, assistente di Le Corbusier, abbiamo la prima vera interazione dinamica fra musica e architettura nel Padiglione Philips (1956-58). Qui i muri nel lato interno assumono l’identità di pareti proiettanti sulle quali si svolge il Poeme Electronique di Edgar Varése, una composizione di suoni, immagini, luci e laser, e tutto l’edificio è costituito da superfici rigate derivanti dallo spartito di Metastasis di Xenakis stesso. Ci troviamo, dunque, di fronte ad una sorta di auditorium, ma totalmente differente da quelli tradizionali nati a scopo di contenere ed esaltare acusticamente (con la loro forma e i materiali) gli eventi sonori e di farli fruire ad un pubblico statico senza interferire minimamente con l’opera del compositore e degli esecutori.

A seconda di come questo si muove all’interno della costruzione cambia tutto l’insieme delle percezioni che ha, in ambito sia visivo che acustico. Le pareti stesse , riflettendo luci e note, dialogano con le persone stimolando sensazioni diverse, e la pianta della struttura si esprime, suggerendo (con la sua forma a “stomaco”) il percorso migliore al fine di avere una comprensione completa ed esaustiva del lavoro di Varése. In una sua conferenza Steven Perrella definì i muri del Padiglione come delle Ipersuperfici, una particolare categoria di piani usati in architettura, che come delle pareti proiettanti varcano i confini di staticità di un edificio.

Il padiglione Philips nasce intorno ad una musica e per ciò il suo volume è progettato al fine di completare il lavoro dei singoli strumenti (in tal caso elettronici) e dialogare con l’utente che non è più spettatore fermo. SYNAESTHETIC FILTER

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