Il Britney - Pogrom Anale n.0

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MAGAZINE BRITNEYANO, ANNO 0, NUMERO 0 – APRILE 2013


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“CAMMARATO! HAI PARLATO MEGLIO DI BENEDETTO IN CROCE! CROCE!” IN QUESTO NUMERO:

Editoriale Con questo primo numero inizia una nuova avventura britneyana. Partendo dal presupposto che “oggi non possiamo non dirci britneyani” abbiamo deciso di aggiungere un nuovo strumento di lotta e riflessione alla battaglia quotidiana del Britney National Party. Un magazine che vuole avere una Metallica Forma Spartana aggiungendo riflessioni, tematiche, strategie, noia e pesantezza alla guerriglia che ogni giorno facciamo negli altri strumenti che utilizziamo.

4 – COS’E’ IL BRITNEYSMO (Guinness) KALI YOGURT 10 – NO.(Kali Yoga) 12 – LA LIBERAZIONE DEI TRE DOGMI (Elémire Zolla) POLITICA 16 – SITUAZIONE POLITICA ITALIANA (Guinness) 22 – CRONACA NERA USA 23 – CRONACHE BRITNEYANE DOSSIERAGGIO 24 – FIGA ATLANTICA DI SERVIZIO 29 – GRAMMOFONI 31 – ESERCIZI GINNICI

Sebbene sia creato con un word d’annata (anzi, se qualcuno volesse fornirci una versione di In design sarebbe utile alla causa), siamo convinti che migliorerà graficamente e di contenuti di numero in numero, raggiungendo una Devastante Estetica Nichilista; per questo motivo chiamiamo tutti i britneyani, ma anche semplici voluttuosi collaboratori, a darci una mano. L’idea britneyana del mondo è un coacervo di approcci diversi che sfociano tutti in un Geometrico Ordine Prussiano, un mondo finalmente rinnovato e purificato dalle sue stesse contraddizioni. Ma più dell’idea britneyana è importante l’approccio britneyano, capace attraverso un’Oggettiva Prassi Bolscevica di affrontare ed abbattere ogni ostacolo incontrato sulla via del bosco.

Per contattarci visita le nostre pagine o scrivi all’email segnate qui di fianco. Cosa ci serve: articoli matti, analisi matte, immagini matte, In design, vogliosi collaboratori dalla provata fede britneyana.

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COS’E’ IL BRITNEYSMO MATTEO GUINNESS BASI CULTURALI PER UN PENSIERO BRITNEYANO. “IL MIO CUORE SI RIBELLA A TE, MA IL MIO CORPO NO” (1) Per chi volesse delucidazioni su cosa sia il britneysmo, o meglio la britneylogia, ma non avesse voglia di continuare a leggere, consigliamo di soffermarsi a riflettere sulla frase citata in cima: è possibile rintracciare in quella la pietra di paragone, l’effige del tempio resasi palese con la nascita del Britney National Party, ma collegata ai sempiterni pensieri delle civiltà sulla terra: le domande ontologiche sull’essere, le contraddizioni, ovviamente tutto declinato correttamente nell’epoca odierna. La metafisica che tende al, ed è, nichilismo, l’uomo animale comunitario che allo stesso tempo tende alla vita e alla morte. “L’intento sovversivo nell’azione della Spears è lapalissiano. Un moto rivoluzionario, una critica decostruttiva all’intera americanità promana dalla sua persona. Una ragazza di divina bellezza che ha voluto consapevolmente annichilirsi e ritornare allo stato di natura: l’ubriachezza molesta e la sovralimentazione da cheesburger. Ma nel momento stesso in cui sembrava essere più vicina al baratro ci ha dimostrato l’esatto contrario. Siamo noi sull’orlo del baratro mentre Ella giace sicura nell’ordine della Foresta.” Così recita il primo elaborato programmatico del britneysmo e già in questo possiamo rintracciare la concezione che accompagna il pensiero che ci contraddistingue: non è possibile ignorare o eludere il sistema in cui viviamo, da figli del tempo ci sentiamo anzi a nostro agio, ma con un limite e contraddizione centrale: l’attuale sistemazione è antiumana e per questo il nostro spirito la rigetta; accettandola la combatte. Può venirci in aiuto il concetto di Uberwindung utilizzato da Heidegger: il superare, il vincere, l’oltrepassamento 4


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ossia la possibilità di avere esperienza, “viverla” e scavalcarla. Forse meglio ancora si potrebbe citare la Verwindung heideggeriana, come torsione, rimettersi, con il doppio significato di rimettersi da una malattia e mettersi-in. Ad allargare lo sguardo scopriamo che un approccio del genere non è nulla di nuovo, ma soltanto il riproporsi dell’ontologia, il discorso sull’essere che mette alla berlina le false dicotomie così frequenti nell’attuale cultura del pensiero unico e debole, delle scelte preconfezionate sviluppatisi in ogni ambito: dalla filosofia all’urna elettorale. L’annientamento del logos, della metafisica, dell’arte (intesa nel suo significato originale) attuato da questa società deve trasformarsi, ed è questo che esprime la britneylogia, nell’annientamento stesso del nichilismo. Il Kali Yuga viene sempre prima dell’età dell’oro, senza l’età oscura non c’è speranza. “D’altra parte la notte è bella perché è buia, ci fa venire voglia più dell’alba che della luna” (2). Ed è per questo che il britneysmo si impegna, predica, valorizza lo strappo, la crisis, le contraddizioni oggi sbocciate più di ieri intorno a noi. Citando ancora Heidegger: “Lacerare significa rompere-in-due, dividere: di una cosa farne due. Se una calza è lacerata, allora non c’è più, – ma attenzione: non c’è più come calza. […] In altre parole: ciò che manca alla calza lacerata è l’UNITA’ della calza. Ma paradossalmente, questo difetto è in sommo grado positivo perché, nell’essere strappata della calza, questa unità è presente in quanto unità perduta. Ecco il nostro punto di partenza per discutere il testo di Hegel. […] Tutti i tentativi di sopprimere la «lacerazione» devono essere abbandonati, – in quanto la «lacerazione» è ciò che sta e deve rimanere al fondo. […] Perché solo nella lacerazione, come abbiamo appena visto, può apparire in quanto assente l’unità. «Nella lacerazione» così si esprime Heidegger «è sempre sovrana l’unità, o la riunificazione necessaria, cioè l’unità vivente»”.(3) Ma come è possibile considerare un tutto coerente il logos britneyano? Anche qui può

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venirci in aiuto un pensatore tedesco: il concetto hegeliano di Aufhebung, vera benzina della dialettica, ci mostra come un concetto possa essere allo stesso tempo superato e modificato attraverso l’interazione con un altro concetto. Lo stesso termine iniziale ne viene sublimato e come olio torchiato ne esce nuovo: fra il nulla e l’essere c’è il divenire. E lo stesso la sublimazione crea nuove contraddizione come quella fra geist (spirito) e materia (4), che ci riporta alla formula impressa con caratteri di sangue e di fuoco all’inizio di questo breve scritto. Dunque quello che si vuole evidenziare con caratteri fosforescenti (meglio se fucsia) è allo stesso tempo la normalità e l’a-normalità del nostro tempo: rintracciando allo stesso tempo le origini perenni del pensiero. L’antilogia, il pensiero che procede per contraddizioni è allo stesso tempo la lingua del sistema e la lingua che bisogna usare per combattere il sistema. Non è possibile credere di poter agire in qualche modo senza utilizzare il logos contemporaneo: chiaramente avendo come riferimento l’ontologia fondamentale, quindi i concetti sempre validi in qualsiasi tempo. Un combattere la modernità che è allo stesso tempo mettersi dentro la modernità. Andare via lontano a cercare un altro mondo dire addio al cortile, andarsene sognando. E poi mille strade grigie come il fumo in un mondo di luci sentirsi nessuno. Saltare cent’anni in un giorno solo, dai carri dei campi agli aerei nel cielo. E non capirci niente e aver voglia di tornare da te. Ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao. (5) Anche la metafora del viaggio ci può aiutare per delineare meglio l’approccio britneyano: come per Ulisse la nostra strada è minacciata dalle sirene del sistema; ma nessuna norma dice che è vietato legarsi, darsi un katechon fondamentale per limitare la libertà che porta all’annientamento. Bastione però personale e spirituale capace di guidarci nelle scelte più profonde. L’uomo commette il male per ignoranza del bene e l’ignoranza maggiore è “non saper resistere all’allettamento del piacere” (6) dice il filosofo. In alternativa ai lacci, ed è più propriamente l’approccio che facciamo nostro, bisogna cantare ancor più melodiosamente delle sirene (o più forte), come fece Orfeo, così da fare in modo che gli Argonauti moderni non abbiano più voglia di ascoltarle. Vivere il proprio tempo, seguendone le regole di fondo, approfondendole alle radici così da ribaltare alla fine il piano e annientare il nulla che avanza. Seguendo come orizzonte si la libertà, ma quale? “La libertà non è star sopra un albero (non è quindi libertà di azione e scelte) 6


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non è neanche avere un’opinione (non è quindi democrazia, diritti civili, o di parola) la libertà non è uno spazio libero (non è quindi una libertà propriamente detta) libertà è partecipazione” (libertà è pianificazione. La libertà vera è seguire il destino dell’uomo, ossia la Polis, ossia il sistema totalitario). (7) Che fare? E’ allora procedendo con coraggio e allo stesso tempo con svagata frivolezza che è possibile affrontare un simile compito, un fardello che il britneyano porta con il sorriso. “…l’unico modo di vincere sarà di perseguire un fine che il Maligno non potrà mai credere, che non ha nulla a che vedere con l’acquisto del potere, che per il Maligno è dunque pura follia. Se ci si propone di distruggere l’Anello si sarà sotto un ammanto che coprirà perfettamente ogni mossa, renderà del tutto enigmatici. La “follia secondo il mondo” è pur l’unico scudo.” (8)

“LA DISOCCUPAZIONE MI HA DATO UN BEL MESTIERE, MESTIERE ARIANO, IL BRITNEYANO”

La follia secondo il mondo è l’arma più forte. E allo stesso tempo è la carta vincente nella lotta al sistema: anche la modernità è folle, parliamo quindi la stessa lingua. E ciò non significa dover mentire, il britneyano non nasconde la verità, dice sempre quello che pensa, però dissimula. Per Torquato Accetto la dissimulazione è un invito alla prudenza, in un mondo colmo di disonesti e simulatori, l’equilibrio porta l’uomo onesto a governare le passioni e porta l’uomo saggio a difendersi dai potenti. “…ho deliberato di rappresentar il serpente e la colomba insieme, con intenzion di raddolcir il veleno dell’uno e custodir il candor dell’altra (come sta espresso in quelle divine parole: “Estote prudentes sicut serpentes, et simplices sicut columbae”)”(9)

Il nostro può apparire anche come una sorta di nicomedismo, sebbene nel momento stesso che ne accenniamo la possibilità, significa negare tale eventualità. Nicodemo, secondo il Vangelo di Giovanni, era un fariseo che di notte ascoltava Gesù e di giorno simulava rispetto per i precetti ebraici. Per estensione se fossimo nicomedisti avverseremmo ciò che professiamo pubblicamente. Ma quello che facciamo è leggermente diverso: siamo fautori della modernità, perché questa modernità liberale vogliamo annientare.

La fatica più dura è “pigliare abito allegro nella presenza dei tiranni, che sogliono mettere in nota gli altrui sospiri. […] Non è lecito mostrarsi pallido mentre il ferro va facendo vermiglia la terra con sangue innocente”, come dice Tommaso Campanella. Non possiamo permetterci di mostrarci pallidi e sofferenti dinanzi al sistema. Noi del sistema siamo l’avanguardia, noi del sistema siamo la negazione. Ovviamente, di nuovo, seguendo le regole della modernità stessa perché “Chi non simula giustizia è un pazzo” (10). Ma chi è che simula? Noi o il sistema? “Perchè Britney Spears? ….perchè no?

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Nella ricognizione analitica sulla società capovolta di massa contemporanea ‘merita’ un posto d’eccellenza anche la dirompente ‘eccentricità’ volgar-glamour di Britney Spears […], sarà perchè se il Britney National Party si presentasse alle elezioni risulterebbe oltremodo ‘conforme’ rispetto alla voragine di idee che ‘contrassegna’ i programmi dei partiti e dei candidati ‘seri’ della politica italiota …sarà infine perchè – in attesa di ‘tempi’ idonei – ci dedicheremo anche al “catechismo rivoluzionario” dell’anarchico-marxista Sergeij Neçhaev…”(11) Come detto in precedenza il britneysmo dissimula, non simula; o meglio il britneysmo simula il sistema che a sua volta simula la giustizia. In definitiva il britneyano nega la negazione: procede verso la verità. Metallica forma spartana, devastante estetica nichilista, geometrico ordine prussiano, oggettiva prassi bolscevica… A occhi storti il volto della verità può apparire un ghigno. (11) Matteo Guinness Note: 1) “Minuetto”, Franco Califano. 2) “La congiura delle polveri”, Skoll. 3) M. Heidegger, Seminari, pagg. 41-43. 4) Che possiamo rappresentare con gli approcci di Friedrich Hegel e Karl Marx. 5) “Ciao, amore, ciao”, Luigi Tenco. 6) Socrate ne “Il Protagora” di Platone. 7) “La libertà”, Giorgio Gaber. 8) Prefazione di Elémire Zolla a “Il Signore degli Anelli” 9) Torquato Accetto, “La dissimulazione onesta”. 10) Protagora ne “Il Protagora” di Platone. 11) “Britney Spears: elogio del nulla”, D.H. Bellucci. 12) “Il signore degli anelli”, J.R.R. Tolkien.

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KALI YOGURT

NO. KALI YOGA PICCOLI BIPOLARI CRESCONO No. Non è possibile. Non mi piace il Jack Daniel’s perchè specialmente caldo sa di merda. No, stavo scherzando: non conosco il sapore della merda. Non mi chiamo Gianni Morandi. D’accordo. Basta iniziare le frasi con monosillabi indicanti una negazione. Dato che ci sono evito di andare a capo ad ogni cazzo di frase, a partire dalla prossima. In verità vi dico che non sono tipo da Jack Daniel’s, perché come già specificato sa di merda, appartengo alla sparuta schiera di romantici che pongono nell’Olimpo il Tavernello. In bottiglia, che sia chiaro. Non sono barbone. O meglio, sono diversamente barbone. Un clochard d’alto bordo, mettiamola così. Decisamente più cool.

“Bestemmia e manifestazioni oltraggiose verso i defunti. Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato, è punito con l’ammenda da lire ventimila a seicentomila” 10


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Con il presente mi proponevo di approfondire le cause responsabili del mio alterato equilibro mentale, della mia profonda misantropia, misoginia, intolleranza, fascinazione per i totalitarismi e il mio amabile cinismo nonché del buco dell’Ozono, del Signoraggio bancario, dell’AIDS, del disagio giovanile, della morte di JFK e del perché Marchisio stia con una cozza clamorosa. Come potete constatare sembra che io abbia già fallito miseramente. Ti voglio bene Marchisio, specialmente dopo aver scoperto di avere opinioni simili riguardo Napoli. Penso che sia iniziato tutto con Godzilla, ritengo infatti che la sua visione abbia costituito il mio primo trauma infantile. Difatti un lucertolone di manifesta origine nipponica che invade New York è un qualcosa di disturbante oltre la sopportazione di un indifeso infante. Fottuti Yankee. Ma ciò che probabilmente diede la spinta fatale alla mia già compromessa psiche fu lo scoprire che i coniugi Vianello erano sposati non solo nella finzione del set di “Casa Vianello” ma anche nella vita reale. Nutro un fortissimo sentimento di solidarietà e compatimento rispetto al buon Raimondo, se il suono delle parole “Che noia, che barba, che barba, che noia!” feriscono la mia volontà di potenza come un Suv che travolge una cazzo di macchinetta 50c, il povero vecchio doveva essere sottoposto ad una costante mutilazione dell’Io. Forse è spiegata la misoginia. Bisogna però constatare che fino alla scoperta di altre entità (intendesi come: blogger deviati, asociali, piromani et latitanti) che provavano un odio generalizzato verso l’umanità il tutto rimase in stasi. “Bestemmia e manifestazioni oltraggiose verso i defunti. Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato, è punito con l’ammenda da lire ventimila a seicentomila. Alla stessa pena soggiace chi compie qualsiasi pubblica manifestazione oltraggiosa verso i defunti.” Kali Yoga (kaliyoga2013.blogspot.it) 11


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LA LIBERAZIONE DAI TRE DOGMI ELEMIRE ZOLLA C'è una cosa che si può fare assai più agevolmente di quanto si creda: rinunciare ai tre dogmi della modernità e tornare alle norme di natura esposte in tutti i testi venerati fino a due secoli or sono. Soltanto ripristinandone l'imperio dentro di noi, assumendo di nuovo gli antichi criteri di giudizio (giudicando una caricatura una caricatura e non un'espressione di pathos traboccante, un rumore un rumore non ima ricerca di espedienti espressivi inediti, e via elencando), è consentito riavere quel dono concesso agli antichi, i quali certo non ebbero la garanzia da ogni male (che sarebbe la morte), ma sì la conoscenza di ciò che fossero il male e il bene e perciò, in circostanze favorevoli, la possibilità di una vita equilibrata. In antico l'uomo non era alla mercé della truffa, e questa non costituiva il principio d'ogni rapporto, ecco la differenza maggiore tra oggi e il passato. Quasi nessun tratto della nostra vita sociale scampa all'insidia della frode, all'ombra del sospetto quando non alla sostanza del raggiro. Già l'abitudine invalsa di imputare ogni fenomeno psichico, estetico o spirituale al sistema sociale vieta un rapporto pieno e schietto con il singolo, impedisce che viga con lui l'impegno verso la verità: se l'individuo è un mero prodotto del sistema sociale, lo si tratterà come un essere in divenire, esposto necessariamente a inganno visto che ritenersi un soggetto incardinato in certi princìpi e in qualche misura autonomo, rispetto alle condizioni sociali in cui vive, sembra ai moderni un'illusione, e chi si illude è una vittima designata. Anche se non tutti i rapporti recano traccia della soperchieria, l'adulterazione delle misure e dei valori rende fraudolenta ogni relazione anche quando non sussista malafede. Del resto la questione della malafede è uno dei problemi che la modernità ha esasperato; un tempo, osservava Hegel, non si distingueva fra destino e responsabilità individuale e vigeva comunque il precetto di non giudicare né in bene né in male, il che rende la questione della buona fede superflua (beninteso non giudicare non significa non tirare conseguenze, non porta ad astenersi dall'esecrare il male, dal venerare il bene). Quando si vende un dipinto d'arte moderna, il biglietto per un concerto di musica sperimentale o si offre come ritaglio della realtà vina trasmissione televisiva e si adotta nella vita politica come nella filosofìa un gergo di metafore disseccate e deliranti, o ancora ci si dedica a una attività socialmente utile senza empito naturale, la frode è intrinseca, se non altro verso se stessi. Un esempio illustra la presenza inevitabile della truffa: a furia di rinnegare ogni metafìsica, l'uomo è diventato così fragile che oggi quasi nessuno osa rivelare una malattia mortale a

“MALEDETTO L’UOMO CHE CONFIDA NELL’UOMO” GEREMIA

“O QUAM CONTEMTA RES EST HOMO, NISI SOPRA HUMANA SURREXERIT” SENECA

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chi ne sia colpito. Solo fino a pochi decenni fa, il consiglio di un comune sacerdote era di dire all'infermo la verità affinché potesse prepararsi ad andarsene in modo sereno se non addirittura in letizia. Una fragilità di questa fatta attira l'inganno, come le depressioni atmosferiche attraggono la bufera. C'è poi un'altra considerazione orripilante: offrire all'uomo una speranza (o un motivo di ottimismo) è reputato quasi da tutti una cosa normale, apprezzabile se non addirittura sacrosanta. In un'opera di Luciano di Samosata, Caronte o i contemplatori, si svolge il seguente dialogo tra Mercurio e Caronte: Caronte: «Vedo una folla enorme, vite esagitate, città come alveari dove ognuno punge col suo pungiglione, e certe vespe si accaniscono sui più deboli. Ma che cos'è questo sciame di tormenti?». Mercurio: «È formato da Speranza, Timore, Demenza, Lussuria, Avarizia, Collera, Odio eccetera: al di sotto sta la Follia, che ha diritto di cittadinanza fra gli uomini, e si accompagna all'Odio, alla Collera, alla Gelosia, all'Ignoranza, al Dubbio, alla Cupidigia. Al di sopra volteggiano Timore e Speranza: l'uno spaventa gli uomini facendoli tremare, l'altra plana sulle loro teste ma quando quelli credono di attingere il bene promesso, se ne ritrae lasciandoli a bocca aperta come Tantalo, che all'inferno vedi ingannato dalle acque». Infatti per giudizio unanime presso i Greci, la Speranza era la jattura massima, e il Timeo attesta che era annoverata fra i vizi capitali. Inoltre i Greci narravano la storia di Pandora che gli dèi invidiosi avevano inviato sulla terra, provvista d'un vaso, quale dono nuziale. Prometeo, che era saggio, la respinse, invece lo stolto Julius Evola Epimeteo aprì il vaso e ne uscirono in volo tutte le sciagure che hanno afflitto gli 13


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uomini da allora. Una volta sparse per l'aria, chi può più arrestarle? Imperverseranno quante sono, inafferrabili e invincibili, le malattie, le corruzioni e ogni sorta di disgrazie. Tuttavia, in fondo al vaso restò uno dei mali: la speranza. Essa dipende dall'uomo: se è saggio, la renderà inoffensiva tenendola chiusa là dentro, evitando di lasciarsene contaminare. Così pensavano i Greci. Quanto agli antichi Ebrei, nella loro lingua c'è un vocabolo che significa tutt'insieme speranza e inganno, e San Girolamo genialmente lo tradusse illusio. La speranza infatti non è la ragionevole congettura che una cosa vada a buon fine, che è fattore necessario d'ogni assennata decisione pratica. Al contrario, nell'atto di sperare si riconosce una nascosta trepidazione che si tenta d'invertire in coraggio, un'ansia che si cerca di placare mediante esortazioni retoriche. Ci leggi un senso di affidamento, una fiducia accordata senza un rigoroso esame di credibilità, la soggezione di un figlio dinanzi all'onniscienza paterna dispensatrice di sicurezza, porto d'ogni affanno. Chi spera fischia nel buio e invoca i genitori, è sempre per disperazione che si spera. Come ogni vizio, basterà rovesciarla, ed ecco la speranza convertita in cosa virtuosa. Così come l'avarizia che diventi ritegno a sprecarsi per fini che non siano egoistici, o l'ira che si volga esclusivamente contro le proprie dissipazioni, allo stesso modo la speranza (nutrimento dei timidi e di chi pargoleggia), si muta in una virtù austera e incantevole quando volga se stessa nella fidente aspettativa di ottenere la pace dei sentimenti e la pienezza dell'intelletto, ovvero il sommo gaudio. In tal caso quel certo elemento di combattuto timore, di ansia repressa, appare perfettamente giustificato - nessuno infatti ha diritto a presumere di meritarsi il gaudio; d'altra parte, se non si comincia a farsene un'immagine nell'animo mediante la speranza, la beatitudine non si coglierebbe forse mai. Vagheggiare con tenacia un bene simile è già iniziare a goderne, e la disperazione di non poterlo raggiungere è considerata a ragione un peccato imperdonabile. Ma la speranza nel significato corrente è ben altro: si crede che sia una specie di ebete, anelante conforto che ci si dà in vista di obiettivi senza rapporto con speranze o disperazioni personali, come la prosperità economica, la buona salute, il progresso dell'umanità. Questo vizio antico viene oggi raccomandato come un pregio inestimabile, e di certo lo è per coloro che manipolano le masse e professano l'inganno. L'uomo di senno che per avventura si senta incerto sulla via da seguire, ripete a stesso il vecchio motto: «Non è necessario sperare per intraprendere, né ottenere per perseverare», e quanto agli affari comuni, se li sbriga in base alla normale prudenza, al calcolo del prò e del contro, alla congettura che ritenga più ragionevole. I tipi indecisi, effeminati o puerili, non possono rinunciare a sperare, chiedono rassicurazioni e fanno proprio il detto obbrobrioso di Teilhard de Chardin, che il peccato maggiore sarebbe il pessimismo (obbrobrioso soprattutto perché ottimismo o pessimismo sono categorie rozze e sentimentali di cui disfarsi, salvo ovviamente che nella pratica demagogica). Come bambini atterriti dal buio in luoghi sconosciuti, questa risma di gente anela a una mano salda e asciutta che li afferri, a una voce vigorosa che li rincuori, e a furia di cercare un falso padre, si imbatteranno nel truffatore. Da sempre la speranza è la materia prima del truffatore. In antico muoveva al riso, e l'immensa gioia di vivere che circola nelle pagine del Boccaccio si nutre del disprezzo 14


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divertito per l'uomo di molte speranze, destinato al raggiro. Se Calandrino è disposto a sperare in tutto ciò che Buffalmacco gli fa balenare in mente, se è così assetato di rassicurazioni e promesse, di garanzie senza avallo, di prestiti senza pegno, la truffa ai suoi danni diventa quasi un atto di giustizia; Buffalmacco, in fondo, è il vendicatore della natura offesa, che non tollera di vedere un uomo dell'età di Calandrino comportarsi come un fanciullo speranzoso. La nostra epoca è tutta sotto l'egida della truffa, non c'è quasi atto che sfugga alla dominazione di questo essere divino che spadroneggia al modo degli antichi dèi della città e della tribù. Non c'è vendita d'arte moderna che non sia intrinsecamente un raggiro (la buona fede del venditore è un sentimento che potrebbe essere preso in considerazione nel caso improbabile si volesse giudicare la sua anima - un'operazione che il filosofo Hegel, al di là della proibizione evangelica, ritenne inutile e riprovevole, infatti, a suo dire, si può essere in buona fede e vivere con una falsa coscienza, cioè senza fede buona). Non c'è quasi operazione politica in un regime di massa, che non sia fraudolenta, poiché i partiti non inalberano programmi attendibili ma motti sentimentali. Non a caso la speranza è tanto propagandata, e si esortano insistentemente scrittori e filosofi a instillarla nei poveri cuori trepidanti: se mai essa venisse a mancare crollerebbe una catena di truffe diventate istituzionali. Chi vorrebbe soffrire le pene dell'organizzazione totalitaria se non sperasse di ricavarne il paradiso in terra, chi s'adatterebbe a subire l'arte contemporanea se non sperasse che la modernità sia qualcosa di umanamente necessario, provvido, identico nello stile al classico, al gotico o al rinascimentale che allietò i nostri antenati? Forse una certa parte dell'umanità è destinata a un infantilismo perpetuo e levarle la speranza sarebbe crudele: cadrebbe nella disperazione se non sentisse lo sfruttatore che le batte sulla spalla e la esorta a sperare. Oggigiorno poi non le ci vuole nemmeno una speranza dettagliata, non ha bisogno di una pittura precisa del paese di Cuccagna, e nemmeno esige apocalissi anabattistiche: basta un sussurro, un fischio, uno schiocco come quello che si fa alle galline. Come filastrocche farfugliate dagli ubriachi rincasando alla mezzanotte: «il progresso, la scienza, l'umanità, l'evoluzione, il Punto Omega» eccetera sono più efficaci d'ogni sensata riflessione. A chi scrive capita di quando in quando di incontrare qualche organizzatore di cultura di massa che gli sussurra: «D'accordo su tutto. Basterebbe solo una piccola aggiunta da parte sua: dire che in fondo ima speranza c'è sempre». Replicherei: «Ma se sono già in tanti a recitarlo in coro, e io non ho alcuna vocazione demagogica». Indignato in cuor suo e tuttavia con fare compito, l'organizzatore culturale lancerebbe al ribelle lo stesso sguardo dei pretoriani romani quando intimavano ai sudditi di bruciare un granello d'incenso sull'ara di Cesare, niente di più. Bruciare un grano d'incenso, un atto quasi di buona creanza, che non dovrebbe costare nulla, e che aiuta, innocuo e modesto qual è, a a far trionfare com'è giusto Buffalmacco su Calandrino. […]

“NEL BRITNEYANO, L’UOMO SANO”

Elémire Zolla – Nuova Antologia 1967

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POLITICA

LA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA PRIMA E DOPO LE ELEZIONI 2013 MATTEO GUINNESS La drammaticità della situazione politica italiana, coerente ma distinta dalla situazione economica, sociale e via dicendo è evidenziata da una questione allo stesso tempo assurda e curiosa: Silvio Berlusconi, con le sue uscite spesso improbabili e grezze, ha spesso ragione. Seppur a molti tale affermazione potrà apparire bizzarra – soprattutto a coloro che si riempiono la bocca di opinioni, ma non trovano neanche il tempo di leggere un giornale qualsiasi, al massimo il sito internet de La Repubblica – ci preme sottolineare di nuovo quanto questa affermazione sia drammatica. Siamo uno Stato talmente malridotto, che per sentire un paio di affermazioni come si deve, bisogna aspettare le parole di un guitto come Berlusconi. Però c’è poco da fare, ha ragione lui. Ha ragione quando afferma che le “mazzette” della Finmeccanica sono l’usuale prassi per competere a livello internazionale e nessun altro Stato pensa di boicottarsi da solo; ha ragione quando spara a zero sulla magistratura, sulla giustizia a orologeria, che non riguarda solo i suoi casi, ma anche avversari come per quanto riguarda il Monte dei Paschi per esempio.

“BERLUSCONI NON DAR RETTA AGLI SCEMI: ANCH’IO MI SAREI FATTO NOEMI”

Ha ragione perché evidentemente in Italia la magistratura è divisa in gruppi, basta farsi un giro sui siti internet delle correnti e studiarsi (si, studiarsi, miei cari lettori del sito di Repubblica) i contributi presenti, per capire come sia avanzato il dibattito su come intendere la giustizia e su come agire nella società tramite la propria azione. 16


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La vera crisi, ed è un discorso che ci porterebbe troppo lontano, proviene innanzitutto dal sistema costituzionalista: la divisione dei poteri serve a limitare (allo stesso scopo serve la Costituzione, a limitare la sovranità del popolo, leggetevi un po’ meglio quell’articolo 1 della Carta) il potere di uno Stato, le scelte, le strategie. Dall’altro lato a sfidare la possibilità di elaborare strategie di lungo periodo c’è una costruzione europea che è tutto meno che unità politica. Certo questo non può essere una scusa: evidentemente in Italia troviamo delle specificità che creano più contraddizioni e limiti che altrove; chi potrebbe mai immaginarsi il sistema costituzionalista inglese che ai primi del novecento mette sotto inchiesta il proprio sistema colonialista esteso su mezzo mondo? Fantapolitica, che invece diventa realtà in Italia producendo situazioni paradossali che a pagare è lo Stato e i suoi sovrani: i cittadini. Nel nostro Paese (e qui di nuovo ha agio – ahinoi – Berlusconi ogni tanto a ricordarcelo), scontiamo ancora la specificità derivata dal fascismo e dal suo peggior prodotto, l’antifascismo (Amedeo Bordiga docet): una vera e propria guerra civile che dopo la totale sparizione del fascismo è continuata, utilizzata per fini politici da chi proprio su un fantasioso antifascismo senza fascismo ha fondato la propria legittimità (con tanti saluti per temi e politiche concrete). Ma la guerra civile è ben presto evoluta a causa della guerra fredda, con la parte comunista a giocare un doppio ruolo: da una parte continuare imperterrita la battaglia antifascista (ripetiamo, per motivi di testimonianza, oggi diremmo di propaganda) e dall’altra ad essere vittima del nuovo antifascismo, l’anticomunismo. C’è infatti voluto davvero poco per spostare lo scontro della guerra civile silenziosa e strisciante in Italia, da fascimo/antifascismo in comunismo/anticomunismo. Questo oltre ad avere importanza da un punto di vista ideologico, per il fatto che in realtà dietro 17


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l’antifascismo si nasconde il rifiuto di ogni sistema diverso da quello liberale e democratico (non a caso oggi fascisti sono considerati anche: Stalin, Assad, Amhadinejad, Chavez, Putin… e vi prego di trattenere le risate), ha importanza anche perché ci dimostra la caratteristica del nostro scontro politico, sempre alla ricerca di una scelta esclusiva in cui uno dei fattori è considerato inaccettabile. Se questo sia colpa dell’esperienza fascista o dell’antifascismo in questo frangente ha la stessa importanza del fatto se sia nato prima l’uovo o la gallina. Per ritornare a Berlusconi, è evidente come la contrapposizione così naturale nella politica italiana sia tornata e con il biscione abbia forse toccato il livello più alto: considerato lui stesso inaccettabile e fatto oggetto di ostracismo continuo e a tratti esagerato (di nuovo, con tanti saluti per i contenuti politici), ha risposto con la stessa tecnica attaccandosi ad un ridicolo anticomunismo. E di nuovo la storia si ripete in farsa, dove potevano esserci ideali a contrapporsi su un piano politico (il fascismo contro il comunismo per esempio, o il liberismo contro uno di questi e via dicendo), ci siamo trovati di fronte a due anti ideali, l’antifascismo contro l’anticomunismo: lasciamo a ognuno il giudizio su tale sterile degenerazione. E qualcuno chiede pure il motivo del calo della partecipazione. Berlusconi comunque non nasce dal nulla, ma è a sua volta figlio di un periodo della storia italiana ancora macchiato da una sorta di guerra civile, o meglio da una strategia internazionale, presentata alla società civile come ennesimo scontro interno: mani pulite (erede di un altro periodo di raccordo, gli anni di piombo, “strategia della tensione” utilizzata dalle stesse istituzioni per incanalare questa caratteristica tutta italiana a proprio vantaggio). Nel periodo di passaggio dal mondo bipolare a quello monopolare (durato pochissimo per l’emergere di nuove potenze), il potere giudiziario è stato utilizzato come un manganello politico per epurare una classe dirigente e farne avanzare un’altra; quindi attraverso la degenerazione del costituzionalismo si è riprodotto quel carattere da guerra civile che ci portiamo come un fardello anche oggi. Per concludere queste brevi riflessioni ne aggiungiamo un’altra, diventata dubbio amletico man mano che ci si avvicina alle imminenti elezioni del 23-24 febbraio: da astensionisti impenitenti forse in questo caso è possibile esprimere un voto utile dando la propria preferenza al Movimento cinque stelle espressione di Beppe Grillo. Questa potrebbe essere una scelta accettabile almeno per due serie di motivi: la prima dipende dal carattere di militanti e candidati (a meno di riciclati che presto scopriremo) e cioè dal fatto che effettivamente chi anima il movimento grillino è fuori dalla logica di guerra civile fascismo-antifascismo, comunismo-anticomunismo, antifascismo-anticomunismo vigente da quasi cento anni nel nostro Paese. Da lì derivano le mancate risposte di Grillo quando viene posto davanti ai militanti di Casapound o quando gli viene chiesto dell’antifascismo, 18


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semplicemente dice “non mi compete” e non perché sia un fascista, ma perché non gli interessa l’argomento, finalmente superato. A questa buona notizia si aggiunge l’ingresso in Parlamento di numerosi deputati non legati ai partiti classici vera malattia di questo Stato e di ogni democrazia liberale (nota: http://britneynationalparty.wordpress.co m/2013/01/10/la-colpa-e-solo-e-tuttadei-militanti ), e non legati a lobby (almeno per il momento). D’altra parte il programma e la capacità del Movimento a cinque stelle non ci convincono nemmeno un pochino, quindi rimane comprensibile chi non se la sente di votarlo. Ci avviciniamo ad una tornata elettorale molto interessante, vero epitaffio di un sistema che continua ad arrancare, ma è destinato a morire. Di nuovo con l’amarezza nel cuore quando pensiamo che le cose più sensate riesce a dirle un Berlusconi, ma rinfrancati dalle parole degli esperti di finanza, riportati da un articolo del Corriere della Sera: “Riferisce l’economista Daniel Gros, direttore del Ceps (Centre for european policy studies) di Bruxelles: «In queste settimane ho parlato della situazione italiana con diversi gestori di hedge fund (fondi di investimento su scala mondiale ndr). L’idea dominante è che Mario Monti sia il risultato di una bolla mediatica e che alla fine prenderà al massimo il 15% dei voti, diventando uno dei tanti politici italiani. E se gli elettori dovessero richiamare Berlusconi, poco male. Tanto sul piano del consolidamento fiscale qualsiasi governo italiano non avrà altra scelta se non seguire la linea imposta dall’Europa».” Grazie a Dio il Parlamento è ormai impotente. E non per colpa nostra.

SITUAZIONE DOPO LE ELEZIONI La nomina dei presidenti della Camera e del Senato è stata opera di accordo segreto fra PdL e Pd e i parlamentari del Movimento cinque stelle non se ne sono accorti; questo nella migliore delle ipotesi, ossia a non voler pensar male. Tutti quanti abbiamo espresso un minimo di interesse per il rinnovamento apportato da un gruppo capace di mettere in difficoltà partiti che hanno perso ogni credibilità, ma nessuno pensi che i problemi dell’Italia siano quelli messi ai primi punti del programma di governo di Bersani e aspiranti alleati (PdL). Legiferare per evitare sprechi in politica è solo un atto

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dovuto e di minima educazione politica e la riforma elettorale, se verrà fatta, avrà l’unico scopo di far perdere seggi al Movimento cinque stelle.

“LA MADRE DEI DEMOCRATICI E’ SEMPRE INCINTA”

A meno che, per chi è fedele al detto che “a pensar male ci si indovina sempre”, non si metterà ai primi punti di un programma argomenti come wifi libero, blocco della tav… ossia immense fesserie, che però il movimento grillino potrebbe considerare e propagandare come questioni interessanti. Per ora non sembrano esserci altre strade capaci di sbloccare la situazione, e la prova l’abbiamo svelando il chiaro bluff di Bersani che parla di un governo a due binari (un’altra fesseria che dobbiamo subire): ma più realisticamente chi vuole un governo di “sinistra” sta sperando nella morte per vecchiaia di Silvio Berlusconi.

Un governassimo mascherato è quindi molto probabile, l’interesse di Pd e PdL oggi come oggi non è affrontare i drammi italiani, bensì fare una legge elettorale che gli consenta di riprendersi i voti che hanno perso a favore di Grillo ). Il Partito (http://coriintempesta.altervista.org/blog/ma-quale-sistema-elettorale/ Democratico già ha offerto al PdL questi risultati in cambio di un appoggio segreto al proprio governo: ossia di segreto c’è poco, ma basta ingannare la pancia elettorale dei due partiti e portare a casa il risultato. Anche i cinque stelle soffrono questo stallo, ed hanno un limite forse troppo grande: la formazione di quasi tutti i parlamentari è culturalmente fallimentare (lo provano gli elogi alla Boldrini) e vede in maniera positiva una immaginifica società civile. Bisognerebbe sperare che la guida di Grillo rimanga salda, ma nemmeno in questo caso ci sarebbe la garanzia correttezza. Lo stesso Grillo è scivolato nella propaganda più becera a pochi giorni dal voto riscoprendo tematiche “stataliste” quando fino a poco tempo prima (e chiaramente non lo filava nessuno) si definiva un capitalista vero. Ma è per lo “statalismo” che è stato votato da milioni di persone: gli italiani di oggi vogliono casa e lavoro (e reddito di cittadinanza) nessun altro tema può essere espressione della nazione, men che meno l’ambientalismo (pensiamo ai parametri di Kyoto, tutti rispettati dall’Italia che non inquina più perché… non ha più industrie!!).

Già anni addietro avevamo segnalato la triste parabola che minaccia il futuro del partito grillino: un successo al quale avrebbe fatto seguito l’inutilità politica. (http://coriintempesta.altervista.org/blog/lettera-aperta-a-beppe-grillo-e-ai-grillini ) Per spezzare l’immobilismo e peggio ancora per spazzare via anni di politica anti-italiana, bisogna assolutamente superare l’attuale situazione, sia su un piano internazionale, che nazionale.

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1) “…la verità è che in Italia, come nel resto dell’Europa occidentale, manca la sovranità! Nel nostro Paese sono presenti migliaia di militari americani, giunti per assicurarsi la nostra terra alla fine della seconda guerra mondiale e mai più andati via! Ma non è questione dei soli militari. Il fatto è che i politici che voi attaccate (giustamente) per la loro corruzione ed incapacità, non hanno realmente nessun tipo di potere. Essi sono solo marionette mosse a piacimento dai burattinai internazionali, dagli Stati Uniti, dalle Organizzazioni transnazionali, finanziarie e non, da questi controllate. Come potete pensare di raggiungere i vostri obiettivi andando ad operare sull’effetto della malattia (i nostri parlamentari e tutto il sistema politico italiano) senza invece agire sulla sua causa (il complesso del sistema politico ed economico atlantico)?” 2) “Per ritornare a Berlusconi, è evidente come la contrapposizione così naturale nella politica italiana sia tornata e con il biscione abbia forse toccato il livello più alto: considerato lui stesso inaccettabile e fatto oggetto di ostracismo continuo e a tratti esagerato (di nuovo, con tanti saluti per i contenuti politici), ha risposto con la stessa tecnica attaccandosi ad un ridicolo anticomunismo. E di nuovo la storia si ripete in farsa, dove potevano esserci ideali a contrapporsi su un piano politico (il fascismo contro il comunismo per esempio, o il liberismo contro uno di questi e via dicendo), ci siamo trovati di fronte a due anti ideali, l’antifascismo contro l’anticomunismo: lasciamo a ognuno il giudizio su tale sterile degenerazione. E qualcuno chiede pure il motivo del calo della partecipazione.”

Per quanto riguarda il nostro Paese è pure brutto segno l’antiberlusconismo estremo di Grillo: questo andrebbe abbandonato insieme con il berlusconismo (http://coriintempesta.altervista.org/blog/situazione-politica-italiana-brevi-riflessioni-primadelle-elezioni-di-febbraio-2013/ ). Fra l’altro lo stesso conflitto di interessi può facilmente essere ricondotto a quello che veramente è, ossia la normalità in un sistema liberale e democratico, pensando proprio al Movimento Cinque Stelle: chi più di altri influenzano quel gruppo? Persone come Casaleggio e Grillo che non sono nemmeno parlamentari, e se il secondo è il presidente del partito, il primo non ha la minima carica. Allo stesso modo per influenzare la politica non c’è bisogno di guidare un partito, ergo il conflitto di interessi di cui accusiamo Berlusconi è in realtà l’ennesima strategia per inquinare le acque: persone che non citiamo mai possono benissimo avere lo stesso ruolo del biscione per altri partiti e non risultare mai in nessuna cronaca. Rimaniamo alla finestra per indagare, senza farci ingannare, i prossimi sviluppi. Ricordando che stiamo andando incontro a grossi pericoli, che vengono tutti dagli squilibri internazionali: Europa ai margini della coalizione atlantica che non riesce più a produrre ricchezza e lavoro, Stati Uniti che vogliono una zona di libero scambio per dare l’ultimo colpo all’Europa stessa, un governo dell’euro come minimo discutibile. Con coraggio bisogna affrontare questi temi, non prima di aver garantito a tutti gli italiani la sopravvivenza quotidiana in questa emergenza a cui ci ha condotto il liberalismo in ogni sua incarnazione, economica e non. Matteo Guinness (http://coriintempesta.altervista.org)

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CRONACA NERA U.S.A.

LA RAPINANO E UCCIDONO BIMBO DI 13 MESI IN PASSEGGINO “UOMO MALEDICI L’AMERICA, LA BESTIA IMMONDA NEMICA DELL’UOMO”

«Mi ha chiesto del soldi e gli ho detto che non ce li avevo. Continuava a chiedermeli, e io gli rispondevo che non ne avevo. Quindi mi ha detto "Vuoi che uccida il tuo bambino?". Io gli ho detto di non farlo». Al che, il ragazzo che la stava minacciando ha sparato quattro colpi, sfiorando la donna all'orecchio e colpendola ad una gamba, prima di camminare intorno al passeggino e sparare in faccia al piccolo. È il racconto di Sherry West, assalita ieri da due adolescenti che l'hanno ferita e le hanno ucciso il figlio di 13 mesi durante un tentativo di rapina a Brunswick, in Georgia. La donna ha raccontato quanto accaduto alla Associated Press nel suo appartamento, dove sono sparsi ovunque i giocattoli del bambino. La polizia di Brunswick ha arrestato due adolescenti sospettati dell'uccisione del bambino di 13 mesi e del ferimento della madre. Il capo della polizia locale, Tobe Green, ha fatto sapere che il 17enne DèMarquis Elkins è accusato di omicidio di primo grado e sarà processato come un adulto. La stessa accusa è stata formulata anche nei confronti di un ragazzo di 14 anni, il quale non è stato identificato perché minorenne. La polizia, spiega Green, sta ancora indagando ed è alla ricerca dell'arma. La West stava portando il figlio Antonio a fare una passeggiata con il passeggino nei pressi della loro casa, nel centro storico della città. La polizia ha dichiarato che l'arresto è avvenuto dopo un aver setacciato i registri delle scuole e aver effettuato una ricerca porta a porta in tutti i quartieri. Il capo della polizia ha detto che il motivo di tale «atto orrendo» è ancora sotto indagine. «Sono contenta che giustizia sia fatta - ha detto la West - non è qualcosa con cui vivrò bene. Sono solo contenta che lo abbiano preso». Per la West è la seconda tragedia nel giro di pochi anni: nel 2008 il suo figlio maggiore, allora 18enne, fu accoltellato a morte nel corso di un alterco in New Jersey. (Il Tempo) 22


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CRONACHE BRITNEYANE

USA: LE MULTINAZIONALI A FAVORE DELLE NOZZE GAY Amazon, Apple, Facebook, Twitter, Morgan Staney, Goldman Sachs, Starbucks sono in prima fila perché l’America cambi: si stanno battendo per convincere la Corte suprema a dichiarare incostituzionale il Defense of marriage act (Doma), la legge firmata nel 1996 da Bill Clinton che non riconosce il matrimonio tra persone dello stesso sesso ed esclude le coppie gay da oltre 1.000 tra leggi e programmi federali. Filantropia? No, questione di business: “Trattare in due maniere diverse i dipendenti etero ed omosessuali costa troppo a livello amministrativo – spiegano i dirigenti – e se i secondi vedono riconosciuti i loro diritti sono più contenti e lavorano meglio”. Inoltre la legalizzazione delle nozze gay in tutti i 50 Stati avrebbe una ricaduta positiva sull’economia, generando un giro d’affari di quasi 10 miliardi di dollari l’anno. E, secondo il governo – scrive l’agenzia Bloomberg – ne trarrebbero giovamento anche le finanze pubbliche. Il fatto quotidiano

NATO SENZA PENE E’ STATO CON OLTRE 100 DONNE Inghilterra: "Sono nato senza pene ma sono stato con oltre 100 donne" Andrew Wardle, il protagonista, racconta: "Ho avuto successo perché riuscivo ad impostare le relazioni non solo sul sesso" Ottime notizie per i maschietti normo-dotati: le misure non contano. Andrew Wardle, bodyguard 39enne inglese, è addirittura risucito ad avere dei normali rapporti sessuali con l'altro sesso senza pene. Racconta al settimanale The Sun: "Sono nato senza pene ma sono stato con oltre 100 donne. Ho avuto successo perché riuscivo ad impostare le relazioni non solo sul sesso". Un handicap che, seppur di 'peso', non gli ha impedito di farsi una famiglia e di avere dei rapporti sessuali completi. A giorni, Andrew dovrebbe sottoporsi ad una delicatissima operazione chirurgica, con la quale gli verrà innestato sull'area pubica un lembo di pelle del suo stesso braccio. liberoquotidiano

SPOT IN FACCIA Erano soldi facili: tutto ciò che Billy Gibby doveva fare era tatuarsi il viso con gli indirizzi web di portali a luci rosse, casinò e altre società. 50.000 dollari per trasformare se stesso in una specie di cartellone pubblicitario umano. Perché no? E infatti, è quello che sei anni fa ha fatto il 32enne di Anchorage, Alaska, padre di cinque figli. Come se non bastasse: nel 2010 aveva venduto il suo nome a una società di webhosting. Si fa chiamare Hostgator Dotcom. Ora l’uomo si pente: «È stata una pessima idea». Corriere della sera

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DOSSIERAGGIO

FIGA ATLANTICA DI SERVIZIO In una società sempre più contraddittoria dove la libertà di pensiero è in realtà una libertà di pensare solo il sistema liberale e non altri, la pornografia ha preso il sopravvento e ha invaso ogni spazio di

“La politica oggi è fuorilegge: avanti con la pornografia per governare il gregge.”

trasgressione sociale e non. In groppa alla trigre chiaramente sosteniamo tale deriva, e volendo in realtà cavalcare ben altro, vogliamo anche presentare in questo numero un approfondimento sul rapporto politica-pornografia. Ai lettori la libertà di trarne morale, riflessioni e insegnamenti.

“LA PORNOGRAFIA E’ L’ARMA PIU’ FORTE” 24


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“I VANGELI E IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA SBIADISCONO: IL FUTURO DEL MONDO APPARTIENE ALLA COCA COLA E ALLA PORNOGRAFIA”

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GRAMMOFONI E CINEMATOGRAFIA LE NOSTRE PINTA FACILE: CANZONI: NON IERI…OGGI SIAMO SOLI La canzone che abbiamo scelto per questo numero è una canzone “nostrissima”. La categoria politica che possiamo segnalare come “nostrissima” prevede: né destra né sinistra, bolscevismo nero, fascismo rosso, totalitarismo, rivoluzione. “Non siamo soli” di Eros Ramazzotti e Ricky Martin è quindi nostrissima sin dai primi versi:

Il disco dei Pinta facile “Ieri…oggi” è un lavoro più maturo dei precedenti per quanto riguarda i testi. Se il precedente era più scanzonato/giovanile, questo è più rabbioso/maturo, ma grazie a dio conferma le musicalità di sempre. Suoni puliti e potenti accompagnano questo disco ben strutturato e consigliato agli amanti della musica oi, punk e rock in genere. Se cercate canzoni d’amore però avete sbagliato indirizzo.

E' la voglia di cambiare la realtà Che mi fa sentire ancora vivo E cercherò tutti quelli come me Che hanno ancora un sogno in più Un sogno in più

Come possiamo leggere è lo spirito del ribelle rivoluzionario che anima la canzone. E inoltre: Dentro un libro che nessuno ha scritto mai Leggo le istruzione della vita Anche se so che poi non le seguirò Farò ciò che sento

IANVA: LA MANO DI GLORIA

L’Ultimo lavoro del gruppo genovese IANVA, titolato “La mano di gloria”, potrebbe ad un primo ascolto piacere meno dei precedenti agli appassionati del gruppo. Ma se si avesse la pazienza di ascoltare un paio di volte ogni canzone ben presto si cambierà di certo opinione: si rimane stregati da ogni atmosfera e da ogni testo, dal primo all’ultimo. Un disco assolutamente da ascoltare, riascoltare e tenere da parte per i momenti migliori e peggiori della propria vita. La sfida fa da filo conduttore di tutto il lavoro che ben presto diventa un vero e proprio manifesto per ogni ribelle contemporaneo. Per quanto riguarda le melodie sono abbastanza diverse nei confronti dei lavori precedenti, ma risultano mai troppo noiose e mai troppo caciarone. Insomma un disco magnifico.

L’istinto, l’atto che distrugge il grigio della vita è cantato dai due gloriosi autori. Ma la vera sorpresa viene nel 29


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ritornello: Oltre le distanze, noi non siamo soli Figli della stessa umanità Anime viaggianti in cerca di ideali Il coraggio non ci mancherà Supera i confini di qualunque ideologia L'emozione che ci unisce in una grande idea Un altro mondo possibile c'è E lo cerco anch'io e lo voglio anch'io come te

“SUPERA I CONFINI DI QUALUNQUE IDEOLOGIA”

Qui tutto si palesa: il superamento degli steccati ideologici è cantato apertamente, il bisogno di rinnovare gli ideali per affrontare la globalizzazione diventa una certezza. Nostrismo puro. Il pezzo va avanti così fino all’ammiccamento finale. Non poteva mancare un richiamo britneyano: Anime viaggianti, cuori prigionieri Con la stessa idea di libertà Eros e Ricky…Zigail! \O

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ESERCIZI GINNICI

CALCIO E CHAVEZ Si è appena conclusa un'altra giornata valida per le qualificazioni mondiali, che si svolgeranno in Brasile nel 2014. Ma non scriveremo della rinascita delle Furie Rosse, che sconfiggendo la Francia hanno ipotecato la qualificazione, né tanto meno della vittoria, seppur stentata, dell'Italia di Prandelli contro una modesta Malta. Vorremmo approfittarne per sottolineare la dignità e la grandezza di un popolo: quello sudamericano. Sebbene sia passato circa un mese dalla prematura scomparsa del leader bolivariano Hugo Chavez, sugli spalti c'è stato ancora chi ha voluto rendere omaggio al comandante. Dopo le numerose tifoserie di mezzo mondo che hanno omaggiato Chavez, nelle settimane passate, questa volta è toccato ai tifosi della nazionale venezuelana e a quelli della nazionale argentina. Non solo l'oramai "classico" ed istituzionale minuto di silenzio (comunque mai scontato!) ma anche numerosi striscioni sono comparsi sulle gradinate dello stadio di Buenos Aires, a testimonianza di quanto sia stato importante il lavoro politico e sociale svolto da Chavez durante i suoi anni da presidente del Venezuela. Un omaggio al quale ci associamo affidandoci alle parole di alcuni illustri personaggi del mondo della cultura e dello sport sudamericano, che meglio di noi hanno conosciuto il Chavez politico ed uomo. Hasta la victoria...siempre! "La morte del presidente Chavez ha avuto un impatto non solo per il Venezuela e l'America Latina, ma per il mondo intero. Indubbiamente il presidente Chavez ha segnato la storia del Venezuela e ha lasciato un segno indelebile. Ha sempre sostenuto lo sport in Venezuela rendendo, per esempio, possibile ospitare la Copa America 2007. Per questo, tra le altre cose, i miei compagni della Vinotinto ed io saremo sempre grati al presidente. Sicuramente è morto un leader, e voglio estendere le mie sincere condoglianze alla sua famiglia, compagni e seguaci. Q.E.P.D. Presidente”. [Juan Arango - capitano della nazionale di calcio venezuelana] "Colpisce ora con uno strepito improvviso sapere che non torneremo a sentire quelle frasi (..) dove lo si poteva ascoltare citare Gramsci col candore di uno studente e poi rendersi conto che, senza abbandonare le profonde radici del linguaggio popolare caraibico, ha lasciato in eredità alla contemporaneità venezuelana il senso dell'antica parola socialismo". [Horacio González - intellettuale argentino] visto su calcioerivoluzione.blogspot.it 31


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