Runners world italia Gennaio 2017

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per più di quattro volte, correndo per circa 180.000 chilometri. Io poi, rispetto a diversi colleghi, soprattutto americani, non ho neppure il problema di dover soddisfare le esigenze degli sponsor. Ne ho pochi ed è tutta gente che mi aiuta soprattutto per amicizia, perché crede in me. E sto parlando di un pugno di euro, non crediate che quarant’anni di corsa abbiano fatto lievitare il mio conto corrente. Però mi hanno dato l’opportunità di vedere il mondo (spesso con mia moglie), perché viaggio e iscrizione alle gare sono sempre state a carico dei miei piccoli ma sempre presenti finanziatori. Se avessi dovuto contare sui premi vinti alle gare avrei fatto sì e no il giro del Piemonte... Vi faccio solo un esempio: quando ho vinto l’Ultra Trail del Monte Bianco, una delle gare più importanti al mondo, ho portato a casa come premio circa 250 euro in gadget e zero, ripeto zero, soldi (da tenere presente che il costo di iscrizione si aggirava sui 200 euro). [...] VEGETARIANO DA UNA VITA

Sono diventato vegetariano a 37 anni. Per caso. In seguito a malesseri arrivati tutti insieme e che non volevano andarsene: pesantezza all’anca appena mi muovevo, gambe spesso di piombo e una stanchezza che non mi dava tregua. Devo dire che mi preoccupai parecchio, anche perché invece di migliorare le cose andavano sempre peggio. [...] Non so se la scelta di diventare vegetariano abbia aiutato la mia carriera, di sicuro ci ho guadagnato in salute. E quindi,

F OTO A R C H I V I O R U N N E R ’ S WO R L D

NON È MAI TROPPO TARDI Marco Olmo è entrato nell’Olimpo dello sport mondiale per aver vinto molte ultramaratone, le competizioni che superano i 100 chilometri di corsa nei deserti o sui crinali delle montagne. Ma ciò che lo fa brillare di luce unica è l’aver vinto l’Ultra Trail del Monte Bianco nel 2006 e 2007, quando aveva già compiuto 58 anni. E ha continuato a farlo anche in seguito, collezionando successi in quella fase dell’esistenza in cui tutti rallentano, se non addirittura si ritirano. È questo il dettaglio che trasforma le sue imprese sportive

Nel 2011 Olmo (qui con lo speaker Silvio Omodeo) è stato uno dei nostri Eroi del Running

in tavola, tanti legumi e cereali, ottimi per dare il giusto apporto di proteine, specie a uno come me, spesso sottoposto a notevoli sforzi fisici. Una volta, quando ero bambino, mangiare carne era un lusso: se andava bene, la trovavo in tavola un paio di volte al mese. Ed era sempre grande festa. Altrimenti il menu era il solito: pane, polenta, patate e castagne. Eppure, senza le proteine della carne, gli uomini erano capaci di sollevare tranquillamente sacchi di cinquanta chili e si ammazzavano di fatica nei campi. E stavano bene. [...] Se all’inizio la scelta vegetariana è stata determinata da problemi di salute, piano piano è diventata una filosofia di vita, una religione oserei dire. Perché uccidere un animale per sfamarmi? Solo l’idea oggi mi fa rabbrividire. Sono vicino al mondo vegano, ma non posso definirmi così. Non riuscirei a vivere senza uova e il mio amato Parmigiano Reggiano. Sono alimenti che fanno bene e non arrivano sulla tavola in

in una testimonianza motivazionale per tutte le persone che afrontano la terza età. Olmo è l’esempio che si può attraversare “di corsa” anche la terza stagione della vita. Chi ci arriva in buona salute può tornare protagonista della propria esistenza, con nuove tappe da conquistare e togliendosi tante soddisfazioni. Il suo messaggio – che aida al libro Il miglior tempo: esercizio, alimentazione e stile di vita per essere sani e attivi a tutte le età (© Mondadori Libri S.p.A., Milano. Prima edizione ottobre 2016), scritto col giornalista Andrea Ligabue, di cui il testo di queste pagine è solo un piccolo estratto – è un semplice ma

energico incoraggiamento a inventarsi una vita dinamica, alternando attività isica e mentale, seguendo un’alimentazione sana ed equilibrata e ritmi saggi ma capaci di condurre lontano. Perché non si è mai troppo vecchi per vivere ogni giorno.

conseguenza della morte dell’animale. Che considero un mio simile. Poi c’è un discorso sociale, che però non piace ai padroni dell’economia e quindi quasi nessuno fa. Per produrre un chilo di carne di maiale o di pollo servono venti chili di cereali e leguminose, e ben venticinque per un chilo di bovina. Senza contare l’acqua che viene utilizzata negli allevamenti, mentre ci sono popolazioni che non riescono a bere tutti i giorni. Diventare tutti vegetariani significherebbe far sparire la fame nel mondo. Ma si sgonfierebbero anche i portafogli di tantissime persone e quindi si va avanti così. Male. [...] PARMIGIANO REGGIANO E COCA-COLA: IL MIO DOPING

Lo so, tanti pensano che, necessariamente, le prestazioni degli ultramaratoneti siano favorite in gran parte dall’assunzione di sostanze dopanti, proibite. Mi arrabbio quando sento queste cose. Ma è anche vero che chi formula simili accuse, ragioni ne ha. Ci sono campioni della nostra disciplina che fai fatica a considerare puliti. Basta guardarli: alcuni sembrano il maciste della Plasmon. Ma i sospetti riguardano soprattutto coloro che corrono da dilettanti, che si prendono le ferie per partecipare a queste competizioni massacranti senza avere una preparazione fisica adeguata. Ma usano il trucco. Con l’obiettivo di arrivare a tutti i costi al traguardo, o anche solo per fare meno fatica. È questo il popolo del doping. Tutte persone che per un pugno di applausi o per l’eimera soddisfazione di raccontare agli amici le loro (finte) grandi prestazioni non fanno altro che rovinarsi l’organismo. Ecco, io con questa gente non ho niente da spartire. Lo dico e sottolineo con orgoglio. È una medaglia (d’oro) che nessuno mi toglierà mai dal petto. Qualche vipera sostiene che a una certa età si vince o si fanno prestazioni eccezionali solo se si utilizzano sostanze proibite. È una sciocchezza. [...] E quindi, vi chiederete, come faccio ad afrontare queste gare che, anche solo studiando i percorsi sulle cartine, appaiono come imprese senza un domani? Seguo l’istinto. Corro senza tabelle di allenamenti né di alimentazione. Credo di essere l’unico, ad alto livello, a comportarsi così. Mi gestisco io: non uso neppure il cardiofrequenzimetro. Ma i risultati mi hanno sempre dato ragione. E allora cercherò di spiegarvi il mio personalissimo doping. Nello zaino non manca mai il Parmigiano Reggiano, l’alimento che più di tutti, in gara, mi ha aiutato a superare i momenti di crisi. Sempre con me anche le barrette o i gel energetici alla frutta. Ovviamente la borraccia piena d’acqua e, qualche volta, la Coca-Cola, che provvedo a sgassare completamente. So benissimo che è sconsigliata da tutti i meSEGUE A PAG.124 GENNAIO 2017 RUNNER’S WORLD

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