Bonsai & Suiseki magazine - Novembre 2009

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>> La mia esperienza “Vivo il bonsai un po’ fuori dagli schemi, senza spettacolarizzarlo con dimostrazioni e workshop, ma per il solo scopo per cui forse e’ veramente nato. La necessita’ di trovare la tranquillità e la pace interiore allo scopo di convivere con la natura e con il mondo che ci circonda.”

Lavorazione

e restyling di

un vecchio olivastro yamadori di Paolo Fugali

L

a pianta descritta nell’articolo è un vecchio olivastro raccolto più di quindici anni fa presso un dirupo di montagna. Allora il mio occhio di bonsaista non era così smaliziato come adesso, ed una semplice base larga fu il motivo principale che mi indusse all’espianto. Mi piace definire questa pianta una “pianta da studio”, poiché su di lei ho fatto tanti esperimenti, prima di procedere con altre lavorazioni su su piante più importanti. Ritengo comunque il risultato di questi studi interessante, e voglio raccontarvelo, spero senza annoiarvi. Raccolta la pianta, e direi anche salvata dai frequenti incendi che si sviluppano dalle mie parte in estate, l’olivastro fu piantato in pieno campo, poiché al tempo lavoravo a Milano. Circa cinque anni fa l’espianto dal campo, e la messa a dimora in vaso di coltivazione. Dopo due anni di attecchimento ho iniziato un primo step di lavori. Lavorare la chioma non era ancora il caso, visto che c’era ancora poco materiale da impostare, così decisi di puntare sul piede, che permetteva lavorazioni decisamente più azzardate. Con l’aiuto di una fresatrice elettrica professionale (30.000 giri/m), iniziai a lavorare il legno della pianta che ho riportato nel disegno, perché non esistono documenti fotografici dello stato di fatto iniziale. Il timido approccio iniziale svanì presto, quando notai che la legna che avevo intaccato era già secca. Ad onor del vero le due vene vive che si notano nelle foto non sono il frutto di un attento studio di progetto iniziale, ma frutto della naturale reazione della pianta, e una lavorazione della legna secca mirata alla ricerca delle parti vive. Quello che potete vedere nelle foto è il risultato

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finale di circa tre ore di lavoro. Il legno è stato trattato con liquido jin che, da buon chimico, preparo personalmente aggiungendo anche un po’ di polvere di ossido di titanio per migliorare l’effetto sbiancante. Il tutto è stato poi trattato con il fuoco di un piccolo cannello, per dare il senso del vecchio ricreando i chiaro scuri del bianco, che altrimenti risulterebbe altrimenti poco credibili. L’anno successivo la prima impostazione della chioma mirata anche ad abbassarne l’altezza.

Lavorazione e restyling di un vecchio olivastro yamadori - Paolo Fugali -


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