2014 03

Page 23

pratico, perché l’uomo comunica in modo armonico soltanto grazie ad un corretto rapporto tra parola e silenzio. Anche la musica ha bisogno del silenzio: l’alternarsi sapiente di note e silenzio crea il ritmo e la melodia, altrimenti sarebbe solo rumore. Non bisogna però confondere il mutismo con il silenzio. Il non voler parlare e quindi non voler ascoltare è chiusura e rifiuto; il silenzio invece, è apertura e disponibilità all’ascolto dell’altro. Ma abbiamo bisogno del silenzio soprattutto dal punto di vista spirituale. Solo il silenzio, infatti, rende possibile l’ascolto, cioè l’accoglienza in sé non soltanto della parola pronunciata ma anche della presenza di colui che parla. La tradizione spirituale cristiana da sempre ci invita alla pratica del silenzio per vivere una vita interiore più autentica. Il Savonarola ha detto che la preghiera ha come padre il silenzio e per madre la solitudine. Per la fede ebraica e cristiana, il silenzio è una dimensione teologica: sul monte Oreb, il profeta Elia percepì di essere alla presenza di Dio non nel frastuono dei venti, tuoni e terremoto ma solo quando ascoltò “la voce di un vento sottile” (1 RE 19,12). Quando il cuore e la mente sono stanchi di soffrire, cercano nel silenzio quasi una medicina in cui ritemprarsi. Don Valentino, in un’altra sua poesia in cui descrive la povertà, i disagi e la sofferenza da lui incontrati durante i suoi numerosi viaggi, sia in America Latina che in Africa, ci dice: Oh, avessi io ali per fuggire solo, sui monti, a lasciarmi curare dal silenzio! Nei nascondigli delle rocce, come Giobbe, intonerei il mio canto…. Il silenzio ci aiuta a raggiungere un livello più profondo di intensa vita spirituale: non possiamo fare a meno di pensare al silenzio della vita monastica finalizzato all’accoglienza in se’ della Parola di Dio, o al silenzio dei mistici di ogni tradizione religiosa. Può sembrare un paradosso, ma dovremmo imparare ad ascoltare il silenzio, riusciremmo allora a cogliere gli sforzi compiuti per crearlo e custodirlo. Riusciremmo a sentire la presenza, a volte impercettibile, delle persone che ci stanno accanto e a comprendere il “non detto”. Riusciremmo finalmente a sentire l’animo degli altri, cogliendo le loro angosce e i loro problemi e di pari passo impareremmo ad ascoltare meglio noi stessi, la nostra mente e il nostro cuore. Don Valentino Salvoldi, nato a Ponte Nossa nel 1945, ordinato sacerdote nel 1970, è un sacerdote che si è fatto pellegrino nel mondo insegnando nelle diverse università della Nigeria, del Burundi, dello Zambia… Laureato in filosofia e teologia morale, scrittore e giornalista, tiene seminari e conferenze in Italia e all’estero. Le sue numerose pubblicazioni (tradotte in diverse lingue) spaziano dal componimento poetico alla riflessione antropologica e teologica.

23


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.