Il Bollettino Salesiano – Dicembre 2015

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storie salesiane I pochi momenti successivi presen­ tarono una scena assolutamente im­ possibile a descriversi. Le dita avviluppate nei cappotti di due eserciti avversari si intrecciarono entusia­ sticamente. Le mani si strinsero con calore. Poi tutto presto finì come era comin­ ciato; noi fummo nuovamente fuori all’aria con il nostro capitano che gridava: «Siamo contenti d’essere venuti, e verremo di nuovo, ma aspetteremo che il nuovo turno vi dia il cambio».

La più straordinaria “Accademia” dell’Immacolata

Erano passati gli anni e, come ogni cosa terrena, la guerra era finita. Nuovamente il nostro Studentato Teologico Internazionale di Torino

“Crocetta” era colmo di attività e giovani salesiani di Francia, Germania, Inghilterra, Austria, Italia e America vi si stringevano spalla a spalla fraternamente, come se le terribili esperienze della guerra non fossero mai esistite. Anch’io ero fra loro per i miei studi di teologia, intensamente aperto al meraviglioso spirito di quella scuola internazionale. Venne il tempo della tradizionale Accademia, un trattenimento in onore dell’Immacolata nel gior­no della sua festa. Scenette, canti e scherzi si succedettero rapidamente, intervallati da interludi orchestrali o di violino solo, per aggiungere solennità al nostro divertimento. D’improvviso, nel nostro felice radu­no, ci fu un profondo silenzio, quando uno si alzò in quel «Salone delle Nazioni» per offrire il suo tributo a Maria.

Era un bel giovane e parlava italiano fluentemente, sebbene con marcato accento austriaco. Io ascoltai le prime sue parole con interesse, ma ciò che seguì mi rapì in rigida attenzione. «Maria, Aiuto dei Cristiani, non bada né a luogo né a circostanze – comin­ciò a dire – ma veglia su quelli che cercano il suo aiuto, anche quando sono attorniati da morte e carnefici­na. Io, che ho visto, posso esserne ga­rante. In quella caverna, in quella notte, io, salesiano, mi preparavo con i miei camerati per la festa dell’Im­ macolata Concezione. Nessuno aveva un’immagine della Madonna di Lourdes, ma io portavo sem­pre con me una litografia di Maria Ausiliatrice. Ci radunammo attorno ad essa a cantare il nostro canto favorito “Inviolata”. Le ultime note erano appena svanite nell’aria, quando...». «Quando – io gridai, non più capace di trattenere il mio entusiasmo – la vostra caverna fu riempita da soldati nemici. Io ero uno di loro, salesiano come te!». Gridai le ultime parole correndo sul palco e in una confusione eccitante terminammo il racconto tutti e due insieme. Poi, con spontanea emozione, mentre un assordante applauso scuoteva la sala, ci stringemmo in un frenetico abbraccio. F

«… Ma io portavo sempre con me una litografia di Maria Ausiliatrice».

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Dicembre 2015


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