Bibiotecari, custodi di storie

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FRANCA RIGOTTI Carmelo Fedel

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

bibliotecari custodi dis t o r i e


quaderno n. 4


Coordinamento scientifico del progetto “Bibliotecari. Custodi di storie” Ludovica Danieli Cura redazionale Tiziana Tonini Grafica e impaginazione Roberta Opassi Immagine di copertina Mattia Franceschini Comunicazione Pietro Stella La fotografia è gentilmente concessa da Franca Rigotti

Tutti i diritti riservati © Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta degli autori o del proprietario dei diritti.

bibliotecari custodi dis t o r i e FRANCA RIGOTTI

Carmelo Fedel


Franca Rigotti in biblioteca

Fu uno dei primi incontri ... Conobbi Franca anni or sono. Fu ad uno dei primi incontri di aggiornamento dei bibliotecari a cui partecipavo. Io, nuovo del mestiere proveniente da esperienze lavorative in altri ambiti, fui colpito dagli interventi precisi e mai sopra le righe

Fu uno dei primi incontri ...

di quella giovane e distinta bibliotecaria che dimostrava di avere un notevole ascendente sui colleghi. Qualche tempo dopo, in occasione di una commissione di concorso, ebbi l’opportunità di confrontarmi con lei su argomenti inerenti la professione bibliotecaria, visitai la biblioteca di Vigolo da lei diretta e scoprii le innumerevoli attività che lei organizzava e seguiva. Fin da allora ho ammirato la sua profonda preparazione e invidiato la sua grande capacità organizzativa

Narratore | Franca Rigotti bibliotecaria

Biblioteca di Vigolo Vattaro - Altopiano della Vigolana

Biografo | Carmelo Fedel bibliotecario

Biblioteca di Baselga di Piné

che l’hanno portata ad ottenere importanti risultati con l’odierna biblioteca Altopiano della Vigolana. Quando si è trattato di individuare un/una


bibliotecaria da intervistare che rappresentasse in modo significativo la storia delle biblioteche in Trentino ho pensato, tra gli/le altri/e, a Franca. Mi è poi risultato congeniale scegliere lei, tra le persone che avevo individuato, perché la comunità in cui opera mi sembrava simile, per alcuni aspetti, a quella in cui ho lavorato per oltre cinque lustri. Franca ha accolto con entusiasmo la richiesta.

La biblioteca: un posto dove tutti si sentono a casa propria Se torno indietro nel tempo, alle origini, l’immagine forte che mi giunge è quella di giovani entusiasti per un lavoro nuovo, tutto da inventare. Per i nostri paesi la biblioteca era un luogo lontano, frequentato da pochi eletti, riservato agli studiosi.

L’intervista è stata effettuata in un freddo martedì

Partivamo dallo zero assoluto, dal libro uno,

di novembre nell’ufficio della nuova biblioteca

entusiasti però di creare qualcosa di nuovo per la

dell’Altopiano della Vigolana. Franca seduta di

Comunità. Con fatica e immaginazione abbiamo

fronte a me, viso giovanile, occhi mobili, capelli neri portati corti, due piccoli orecchini luccicanti e grande foulard bianco su un elegante maglioncino nero, mi ha dedicato il suo tempo. Carmelo Fedel

fatto passare l’idea che la biblioteca è un posto per tutti, abbiamo dato forma a un’idea. Era l’autunno del 1981 quando a Vigolo abbiamo aperto la biblioteca. La prima sede! Orrenda! Due aule nel seminterrato della Scuola Media, gli scaffali di metallo, un patrimonio di 2.000 libri che mi sembravano tantissimi. Oggi ne abbiamo 50.000. C’erano aspettative, fermento, vivace confronto politico ma anche lungimiranza tra gli amministratori. Al momento di definire i titoli per il primo fondo librario, ricordo, mi arrivarono due


liste, una della DC (Democrazia cristiana) e l’altra

che si riferisce a una delle mie prime iniziative:

del PCI (Partito Comunista Italiano). Per trovare

erano i ragazzi del 1975 di una prima elementare.

una mediazione tra le due che fatica!

A loro lessi l’intero Hobbit di Tolkien. Insieme poi ricostruimmo, disegnandola, la vicenda dello Hobbit: entusiasmante! Ancor oggi quei ragazzi,

Franca viene assunta nella primavera del 1981 e, come tanti bibliotecari della prima generazione, per 10 anni è impiegata parte in biblioteca e parte all’ufficio anagrafe e stato civile.

ormai genitori, mi mandano i loro figli, si portano addosso quell’esperienza. Fu un successo sicuramente per la novità, ma anche per la scelta coraggiosa di leggere quel libro, che tanto mi piaceva!

Io non l’ho vissuta in maniera negativa. Il lavoro in anagrafe mi ha permesso di conoscere bene le famiglie, le persone, inoltre mi ha dato quella veste pubblica di impiegata comunale che difficilmente mi sarebbe stata subito riconosciuta come bibliotecaria. In quegli anni una cosa era stare dietro la scrivania di quella che stava diventando una biblioteca, altra cosa sedere dietro la scrivania dello stato civile, in questo caso eri “quela del comun”. Fin dai primi anni ho cercato di costruire una proficua collaborazione con la scuola. Ricordo con affetto un’esperienza

Da sempre in biblioteca Franca legge per bambini e ragazzi A me piace tanto leggere ad alta voce, soprattutto ai bambini, vedere quelle facce attonite quando leggi storie particolari, quelle faccine strane con le bocche aperte! Lavoro molto con le classi, ognuna ha un suo progetto e quindi io leggo sempre e... mi diverto.


la passione per la lettura è nata molto presto Già alle elementari ho letto delle cose fuori di testa: tutto Salgari, Verne e quanto mi capitava sotto mano. In quinta mi sono letta I miserabili di Hugo: ci voleva del coraggio per affrontarlo! Alle superiori mi sono innamorata dei Decadenti, da Huysmans a D’Annunzio, poi sono passata

ricordo tutto, vicende, intrecci, personaggi. Questo mi ha aiutato anche nel lavoro di bibliotecaria. La mia non è una biblioteca supermarket dove uno entra, si serve dagli scaffali, paga, pardon registra, e se ne va. No! I miei “clienti” chiedono consigli, giudizi, proposte e io, grazie alla mia memoria, ricordo i gusti di ognuno e spesso anche i libri che ha letto.

ai positivisti (Zola, etc.) e ai grandi classici. Amo Shakespeare, ma non sopporto i russi, eccezion fatta per Cechov. Uno dei libri che mi ha coinvolta particolarmente è Il nome della rosa. Quando uscì non lo notai subito, poi me lo chiesero, lo acquistai, lo lessi e mi piacque tantissimo. Lo adottai e per mesi coinvolsi i ragazzi nella ricostruzione della planimetria della biblioteca descritta da Eco: fu veramente bello. Sono una lettrice onnivora: passo dai thrilleroni sanguinari al mio Musil, assecondando umori e sensazioni del momento. Ho letto sempre moltissimo e sono dotata di una buona memoria;

La bibliotecaria Franca non distribuisce solo consigli e proposte C’è una dote che non può mancare a un bibliotecario ed è la capacità di ascoltare, capire cosa vuole un utente, le sue necessità anche non esplicitate. Deve riuscire a stabilire un rapporto empatico con quella persona per sentire di cosa ha bisogno veramente. Questo lo ritengo un passaggio fondamentale: è faticoso e a volte risulta difficile scrollarsi di dosso certe richieste


dietro le quali si intravvedono difficoltà personali,

Io, in questi trentacinque anni ci ho lavorato

capita di portarsele a casa certe richieste. Il

tantissimo, ho cercato di recuperare documenti,

bibliotecario non fornisce un servizio, stabilisce

sotto ogni forma, per costruire e trasmettere una

una relazione con l’utenza, è qualcosa che va al

memoria storica. Un esempio attuale: con una

di là del concetto di servizio, è l’esserci. L’esserci

classe della scuola media stiamo lavorando a

sempre, per mille esigenze, per mille richieste. È il

ricostruire la storia della scuola. Io ho fornito loro

lavoro del bibliotecario che trasforma una stanza

copia delle valutazioni scolastiche da fine ‘800 -

piena di libri in una biblioteca e sta a lui trovare

erano allora “attestati di lode” - fino alle pagelle

i modi per muovere il patrimonio, farlo passare

del ventennio fascista. Tutto questo materiale lo

all’utenza, portare la biblioteca “fuori di sè”. Puoi

ho raccolto nel tempo.

avere sugli scaffali i libri più belli e più rari, le

Tante persone, anziani soprattutto, amano molto

chicche bibliografiche, ma se rimangono lì, alla

donare alla biblioteca copia di documenti loro o

polvere, non hai una biblioteca, ma un ammasso

della loro famiglia, però devono avere la sicurezza

di volumi.

che siano conservati, garantiti, riconosciuti e a volte non è facile superare certe diffidenze e ritrosie. Similmente sono felici di raccontare delle

franca è anche una grande raccoglitrice Molto importante è anche la raccolta, la salvaguardia e la trasmissione del patrimonio storico e culturale della comunità.

vicende della loro gioventù o che sono state raccontate loro. Si rende necessario fissare per iscritto queste testimonianze/racconti altrimenti inevitabilmente andranno perse. Così io, più di 20 anni fa, ho proposto al Circolo Anziani di Vigolo di creare una strenna natalizia: loro mi passavano


dei ricordi o dei racconti e io li trasformavo in

lavorare nelle miniere di carbone. Trovano un

strenna. Era una sorta di “do ut des”. Per vent’anni

imbarco sulla Eagland Scott e per pagarsi la

ho curato questa pubblicazione spaziando per

traversata lavorano a bordo. Nel diario, che copre

l’universo mondo, dalle ricette alle poesie, ai

circa tre mesi, narrano questo viaggio pazzesco

ricordi di guerra.

dove succede di tutto: scoppia il colera a bordo

Oggi, acquisiti gli strumenti e le capacità, gli

e loro devono buttare a mare i morti, la loro paura

stessi anziani la realizzano in proprio. Con questo

di essere infettati, il terrore di fronte alla loro prima

lavoro, nel frattempo, ho raccolto un patrimonio

burrasca: “Ora sembrava di essere sulla cima ad

enorme di documentazione locale che la

un monte poi in fondo a una vallata” scrivono.

comunità può trovare in biblioteca.

La parte più bella, secondo me, è quando descrivono lo sbarco all’isola di Capo Verde dove incontrano per la prima volta dei neri.

franca ha scovato delle vere chicche. a una di queste è particolarmente affezionata C’è una storia in particolare che mi è rimasta addosso: è un diario di due vigolani, un Bailoni e un Fontana, che narra le vicende accadute loro a cavallo degli anni 1894/1895. I due da Buenos Aires, dove erano già emigrati, decidono di recarsi a Mount Carmel nell’Illinois (USA) per

“Questi sono tutti mori. Sono mezzi ignudi, uno ha la berretta quell’altro gli mancano i pantaloni, uno c’ha una camicia e qualcuno è vestito con un drappo e chiedono tutti qualcosa. Alla sera si mangia, loro si fanno a cerchio attorno a noi e noi gli diamo tutte le patate perché sono più famati di noi”, scrivono. Strepitoso, veramente coinvolgente. Questo è uno dei documenti che propongo ai ragazzi quando facciamo i percorsi sull’emigrazione. Penso sia un modo efficace


per tramandare queste vicende alle nuove

trovare il modo di toglierli dalla polvere: ci devo

generazioni.

ragionare. E sì che abbiamo anche registrazioni di pregio, in particolare di musica classica. La biblioteca di Vigolo poi opera da sempre in rete

Ma il lavoro di raccolta non è che una parte del rapporto costante con la comunità In comuni come i nostri il servizio bibliotecario svolge la funzione primaria di biblioteca, ma è anche molto altro. In biblioteca ci vai anche per scambiare due chiacchiere: è, in un certo modo - mi si passi il termine -, un centro sociale. Nei primi tempi era un luogo molto gettonato per ascoltare musica in compagnia, l’impianto stereo era invidiato. I più grandi ricordano con piacere, e una certa nostalgia, i pomeriggi trascorsi con gli amici ad ascoltare in cuffia i long play dei cantanti preferiti. Che lotte per avere l’ultima incisione dell’amato artista. Li conservo ancora tutti i long play in un armadio nell’archivio. Mi piacerebbe riesumarli, riproporli all’uso,

con le associazioni locali, con il circolo anziani e in particolar modo con i gruppi giovanili. Abbiamo operato e operiamo in stretto connubio con il Centro giovani. Nell’edificio della nuova biblioteca, al piano superiore, è stata ricavata la sede del Centro giovani. Nel tempo abbiamo acquisito tutta una serie di competenze anche nel sociale. Posso dire che siamo una biblioteca integrata con il territorio. La Comunità di riferimento della biblioteca si è via via ampliata. Questo ha obbligato e obbliga la bibliotecaria a un costante cambio di marcia mentre nascono nuovi bisogni e crescono le aspettative. Quando sono stata assunta, Vigolo contava 1.200 anime. Il Comune Altopiano della Vigolana, costituitosi recentemente, è sorto dalla fusione dei vecchi comuni di Vigolo, Vattaro, Bosentino,


Centa San Nicolò e conta ora 5.000 residenti. Una

avuto la fortuna di trovare sempre amministratori

rivoluzione, nel nostro piccolo. Oddìo noi, come

lungimiranti, non sempre concordi, ma lungimiranti

biblioteca non partiamo da zero perché il servizio

sì. Lo spero anche per il futuro. Avrei una proposta

bibliotecario è già presente con punti di lettura

per ogni nuovo Assessore alla cultura: uno stage,

sia a Bosentino che a Vattaro. Centa San Nicolò

full immersion, di due settimane in biblioteca per

rimane ancora scoperto. Noi, come servizio

conoscere procedure e lavori e la vita dietro le

bibliotecario, pensavamo e operavamo già prima

quinte; solo così uno poi è in grado di capire la

dell’unificazione con logica sovracomunale, la

complessità del lavoro e ciò che sta a monte di

biblioteca viveva già nell’ottica del Comune unico.

quelle che sembrano delle semplici operazioni.

Certo adesso il repentino cambiamento dei punti

Da anni ospito giovani stagisti e tirocinanti di

di riferimento e la complessità della nuova realtà

scuola superiore e università. Invariabilmente

amministrativa porta con sé elementi di criticità e

dopo qualche giorno di permanenza in biblioteca

non poche difficoltà per il servizio di biblioteca.

esprimono meraviglia per la complessità e

Quello che si è realizzato a Vigolo andrebbe

sfaccettatura delle operazioni quotidiane “Io non

replicato nelle altre realtà portandolo a livello

credevo che..., io non pensavo che...” è il loro

del nuovo Comune. Io sono abituata a operare

commento. Per comprendere appieno il nostro

tenendo separato il ruolo dell’amministratore,

lavoro penso sia indispensabile partecipare

che deve indicare le linee di percorso e la rotta,

all’intero processo, conoscere l’intera filiera.

dal ruolo dell’operatore, che in autonomia deve

Questo ovviamente non si pretende sia patrimonio

tradurre gli indirizzi nella pratica quotidiana. In

del cittadino/utente, ma dell’amministratore sì! Per

passato, pur nel succedersi delle amministrazioni,

questo penso che agli amministratori gioverebbe

numerose e diverse per connotazione politica, ho

passare un po’ di tempo in biblioteca.


La quotidianità dei rapporti con l’utenza riserva delle sorprese

In biblioteca entrano molte persone, alcune ignare di dove si trovano. C’è stato chi voleva comprare della carne e altro! A volte ci si imbatte in personaggi e situazioni curiose. Qualche anno fa in una delle sere di apertura prolungata - erano quasi le 22.00 - si spalancò improvvisamente la porta e mi comparve innanzi un giovane, bianco come un cencio. Disse solo: “A Valsorda (località tra Trento e Vigolo Vattaro) hanno fatto un incidente” e se ne uscì di corsa. Io, benché perplessa, allertai il numero del soccorso, l’allora 113, spiegando che non ero in grado di verificare la veridicità della richiesta. L’incidente purtroppo era reale e, scoprii poi, lo aveva causato proprio la persona entrata in biblioteca. Ma la vicenda più curiosa che mi è successa accadde nella prima sede della Biblioteca. Lì avevamo il locale bagno sottochiave e per accedervi bisognava chiedere la chiave alla bibliotecaria. Il locale aveva solo una bocca di lupo

protetta da un’inferriata. Ebbene, un giorno una persona mi chiese la chiave del bagno, gliela diedi e poi continuai con le mie occupazioni. La sera, prima di uscire, diedi un’occhiata alla porta del bagno: era chiusa. Pensai mi avessero riportato la chiave e uscii. Il giorno seguente cercai la chiave ma non la trovai: strano! Dopo un po’ riverificai: il bagno era chiuso con la chiave inserita all’interno. Bussai. Niente! Cominciai a preoccuparmi: “La chiave è all’interno, dalla bocca di lupo non puoi uscire, per la miseria! Che succede?” Decisi di rivolgermi all’allora vigile urbano. Lo chiamai: “Ivano vieni perché questo l’è dentro mort o chissà che diavolo...” Nel tardo pomeriggio Ivano venne da me, andammo al bagno e... la porta era aperta, la chiave all’esterno. La persona era rimasta un pomeriggio, la notte e pressoché l’intero giorno seguente in bagno, a fare che? Boh! Non ho mai trovato una spiegazione plausibile a questo: per me rimarrà sempre un enigma.


Fondamentale nella formazione professionale è il rapporto con i colleghi

ed entusiasti e ci siamo anche divertiti molto.

Il rapporto con i colleghi è stato particolarmente

un evento storico. Erano state introdotte le nuove

intenso nei primi anni di lavoro. Ricordo le infinite discussioni con i bibliotecari pionieri sul senso della biblioteca pubblica. Erano gli anni in cui questa tipologia di biblioteca, mutuata dai paesi anglosassoni, trovava le prime realizzazioni da noi. Il confronto costante e continuo sulle nuove idee e attività che ognuno si inventava e/o sperimentava, spesso portava al recupero delle buone pratiche messe in atto da altre biblioteche. Era un periodo culturalmente e intellettualmente assai

vivace,

c’era

fermento,

entusiasmo.

Venivamo da formazioni e realtà molto diverse tra loro e ognuno doveva arrabattarsi con le poche risorse a disposizione. C’era una grande condivisione delle buone pratiche, dell’idea geniale magari da realizzarsi con pochi soldi. Eravamo un bel gruppo di giovani, motivati

Quando ho incominciato a lavorare, nel 1981, lo stesso maggio l’ufficio provinciale organizzò un corso di aggiornamento residenziale ad Arco. Fu regole di catalogazione (le RICA) e noi dovevamo studiarle e applicarle. Ad Arco per una settimana intera facemmo esercitazioni pratiche: schedature di libri e altro. Fu una settimana entusiasmante, parlavamo, condividevamo idee e progetti, socializzavamo nei momenti di relax e, nelle serate trascorse in compagnia, ci divertivamo anche. Ricordo la sera in cui due colleghi tra i più impegnati politicamente, Dino di Dro e Lanfranco di Mori, se ben ricordo, ci trascinarono a Rovereto a vedere lo spettacolo Donne di Bukowski. Con noi vennero anche i funzionari provinciali che erano più grandi di noi. Beh, mi ricordo ancora le loro facce devastate mentre assistevamo allo spettacolo. Era una situazione esilarante: ‘sti funzionari esterrefatti con certe facce... Che risate ci siamo fatti!


Bibliotecaria: una professione che non fa invecchiare L’entusiasmo dei primi tempi ce l’ho ancora adesso. Per me la professione di bibliotecaria è stata ed è qualcosa che mi coinvolge a fondo. Può anche essere un limite perché spesso la linea di demarcazione tra lavoro e vita privata familiare diventa molto labile e tende a smarrirsi. Però camminando con la biblioteca cresci anche

in piccolo quelli del mondo intero. Chiaro che questa professione implica un coinvolgimento e un impegno personale non indifferenti. Certo, si deve lavorare intensamente per soddisfare le aspettative e le richieste dell’utenza che sono aumentate e diversificate nel corso degli anni. Pesano sempre più le incombenze burocratiche e non sempre è facile conciliare le rigidità di una scienza biblioteconomica con le esigenze reali.

tu in maniera esponenziale, ti formi culturalmente nel senso che acquisisci un patrimonio di conoscenze immenso che nulla al mondo potrà mai pagare. Questo lo percepisco chiaramente quando discuto con persone della mia età, mi sembra a volte di parlare con persone anziane, veramente anziane. Essere bibliotecari significa non

invecchiare

mentalmente,

fisicamente

ahimè sì, ma mentalmente no. Da bibliotecaria ti confronti con le nuove generazioni portatrici di nuove modalità di vita e di studio, conosci i mutamenti della tua comunità che rispecchia

La biblioteca di franca e il paese La mia biblioteca non sarà sicuramente perfetta sotto gli aspetti tecnici, ma di sicuro è quella dove il rapporto con l’utenza è immediato. Se associassi il mio paese a un corpo umano vedrei la biblioteca come il suo cuore. Alla fine tutto ciò che non è acquedotti o fognature si riconduce alla biblioteca. Mi commosse molto uno scritto, due paginette, che mi consegnò un giorno una persona qualificata, laureata, una dottoressa in lettere. Raccontava la biblioteca e parlava della


sottoscritta: “Lei riesce a dare una mano allo

pensate e fatte alla luce di questo. Anche se non

studente universitario, a recuperare testi rari, a fare

applichi alla perfezione i dettami biblioteconomici

ricerche complesse... ma nello stesso momento

è lo stesso, l’importante è essere perfetti nel servizio

ha i cassetti della scrivania pieni di lecca-lecca

all’utenza. Se fai qualche errore nell’applicazione

per i bambini”. Mi ha fatto molto piacere perché

della catalogazione Dewey pazienza, non casca

coglieva proprio quella che io ero e sono.

il mondo, basta che tu riesca a rintracciare il documento. Se invece non sai trovare il libro che ti chiede l’utente, capire la sua richiesta

A chi intraprende la professione di bibliotecario/A Tanti bambini mi dicono spesso “Da grande voglio fare il bibliotecario”. A chi intraprende questa professione mi piacerebbe scrivere una lettera, sì scriverei cosi: “Caro bibliotecario, hai davanti a

o consigliarlo, beh è molto diverso. Devi stare “sul pezzo” come si dice in gergo giornalistico, dove ogni pezzo rappresenta una richiesta, o un movimento, una novità, un accadimento della tua comunità. Questo è quello che deve essere un bibliotecario: “stare sul pezzo”.

te una grande opportunità di crescita personale: sfruttala e, soprattutto, - lo so che dico una eresia per tanti - supera l’idea del lavoro = stipendio, fa’ qualcosa di più: dotati della cassetta degli attrezzi per il tuo lavoro, ma poi immergiti nella tua comunità. Ricordati che sei al servizio della comunità, che tutte le tue scelte devono essere

Un’immagine e tre versi di Franca Sintetizzando in un’immagine il mio lavoro mi viene in mente una casa, una casetta tipica. Può essere banale, ma l’immagine che vorrei trasmettere del mio lavoro è quella di un posto dove tutti si sentono a casa propria. Sì, la casa per tutti che


ognuno riconosce come propria. Il senso del tutto è appropriarsi della biblioteca, ognuno per le proprie esigenze. Non un’entità calata dall’alto. No, è tua e ne fai parte. Concludo con miei versi:

Non tracciare confini alla mia ombra prendimi la mano, se vuoi.

Franca Rigotti

Provincia autonoma di Trento Finito di stampare, ottobre 2018 Stampa Nuove Arti Grafiche - Trento


bibliotecari custodi dis t o r i e

Un narratore e un biografo Un registratore, una penna e le storie di una vita passata tra gli scaffali di una biblioteca. Inizia così Bibliotecari: custodi di storie, l’avventura che raccoglie e racconta vite, passioni, tribolazioni, battaglie, sogni, avventure, episodi e aneddoti che costellano la vita professionale (e non solo) di persone e personaggi mitici come i bibliotecari. La sorpresa di ciascuno di scoprire di essere una narrazione, dopo averne custodite e curate tante, da raccontare. Perché la biblioteca e la

vita che si trascorre tra i libri, tra realtà e narrazione, tra ricerca e rigore, tra fantasia e critica è comunque sempre sorprendente. Un progetto voluto dall’Ufficio provinciale, con la collaborazione della libera Università di Anghiari, che diventa una raccolta di storie personali con gli scaffali della biblioteca a fare da colonna portante, da fil rouge delle molte narrazioni diverse, delle voci dei molti protagonisti, per comporre una storia unitaria e accomunante: il Sistema bibliotecario trentino.

quaderno 4

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO


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