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Straordinaria normalità Il nostro divario quotidiano
from L'Espresso 09
by BFCMedia
CHIARA SGRECCIA l mio posto tutti avrebbero fatto lo stesso», dice Fabiola Lanciani, professoressa di diritto e tecniche amministrative e finanziarie in un istituto alberghiero. Non ha mai smesso di lavorare, sebbene oltre che della cura dei figli si sia fatta carico anche dell’assistenza ai genitori anziani e alla sorella disabile del marito. «È un lavoro che tipicamente cade sulle spalle delle figlie femmine. Mio fratello ha provato a dare una mano. Però, appena mia madre ha iniziato ad aggravarsi, ad aver bisogno di aiuto per ogni attività, anche per andare in bagno, si è tirato fuori. Eppure, io l’ho fatto anche quando è toccato a mio padre». Lanciani per 10 anni ha assistito i suoi genitori, prima la madre malata di Alzheimer, poi il padre che ha perso la mobilità a causa dell’età: «C’erano giorni in cui stavo a scuola dalle 8 alle 14. Uscivo, dopo un’ora d’auto arrivavo da mia madre. Rimanevo con lei fino a che, verso le 21, non rientrava la badante. A casa mia tornavo per le 22. Questo significava che già il giorno prima dovevo aver organizzato tutto per mio marito e i miei figli, pranzo, gestione delle attività, e preparato le lezioni del giorno dopo». Oggi Lanciani quando c’è necessità assiste anche la sorella del marito. Ha promesso alla suocera che l’avrebbe fatto: «Quando me l’ha chiesto non ho potuto dire di no. Perché sono l’unica donna della famiglia. Gli altri fratelli di mio marito non hanno mogli o compagne. Quello che faccio secondo me non è straordinario. È normale».
GENERAZIONI
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Età diverse ma carichi simili. Fabiola Lanciani e Francesca Valenti accudiscono figli e anziani la prima, il fratello e adesso il figlio, la seconda
A Quando mio fratello è nato era molto irrequieto, piangeva sempre. Mia madre aveva bisogno di aiuto e così ho lasciato gli studi. Facevo la terza media», racconta Francesca Valenti. Che oggi ha 48 anni e un figlio che ne ha da poco compiuti 18. «Nessuno in famiglia mi ha obbligata a interrompere il percorso scolastico, ho scelto di farlo perché mia madre era stanca, aveva bisogno di supporto. E io come donna potevo badare al bambino meglio di quanto potesse fare mio fratello più grande». Valenti non è pentita della scelta che ha fatto, ha trovato un impiego presto, così ha già una corposa esperienza lavorativa alle spalle: «Negli ultimi 20 anni sono sempre stata nel commercio. Quando mio figlio era piccolo non è stato facile conciliare le esigenze di madre con quelle del lavoro ma grazie al supporto dei familiari ci sono riuscita. Adesso, quando esco di casa alle 6.15 lui fa colazione e poi va a scuola da solo. Per pranzo mi aspetta. Funziona così da quando ha 15 anni». Valenti è separata dal marito, porta avanti casa e famiglia, lavora come caporeparto in un negozio di frutta e verdura: «mi piace molto e sono brava in quello che faccio, non cambierei». Fuori dai turni di lavoro ha parecchi impegni, tra questi c’è la passione per il cucito e il desiderio di tornare a studiare per ottenere il diploma di istruzione superiore: «Ci ho provato più volte, non ci sono ancora riuscita. Ma non perdo tempo a lamentarmi, mi rimbocco le maniche e riprovo. Mi piace fare tante cose, se riuscissi ne farei ancora di più».
Stella Piergiacomi
34 anni, avvocata
Quando è arrivato il momento di partorire ero in studio. Sono partita da lì per l’ospedale. Ho lavorato fino all’ultimo giorno», racconta Stella Piergiacomi, 34 anni. Ha sempre saputo di voler fare l’avvocata, fin da adolescente, quando metteva fine a ogni discussione tra amici con la frase: «È una questione di principio. È la legge che lo dice». Questo le ha permesso di affrontare il percorso lungo che serve per affermarsi come professionista. Che però, ci tiene a sottolineare, «non sarebbe stato possibile se non avessi avuto intorno familiari, amici disposti ad aiutarmi. E buone possibilità economiche». Piergiacomi a 31 anni ha sentito il desiderio di avere un figlio nonostante la sua carriera fosse solo agli inizi. «Se scegli di mettere su famiglia non puoi fare questo lavoro», si è sentita dire più volte dalle colleghe, «soprattutto da quelle che avevano deciso di trascurare la vita privata per puntare tutto sulla professione. - confessa - Non mi sono lasciata scoraggiare. Ma, sebbene non sia pentita perché amo il mio lavoro, è stato anche il senso di colpa a spingermi a restare in Studio fino al giorno del parto. E a riprendere un mese dopo: all’inizio lavoravo solo due giorni a settimana. Poi ho ricostruito la routine. Perché le udienze, gli atti, le pratiche non vanno in stand by sulla base degli impegni personali. Avrei dovuto delegare i colleghi e così aggiungere al loro carico di lavoro anche il mio». Ogni mattina Piergiacomi si sveglia alle 6.30, accompagna il figlio all’asilo prima di andare a lavoro: «È sempre il primo ad arrivare», racconta sorridendo. «Il pomeriggio lo prendono i nonni alle 16, resta con loro fino a verso le 20. Vado a prenderlo e torniamo a casa. Preparo la cena, metto un po’ in ordine e andiamo a dormire». Pronti per affrontare un’altra giornata.
Disparit
Stella Piergiacomi è passata dallo studio legale alla sala parto, Chiara Canzonieri ha sperimentato sulla sua pelle il maschilismo strisciante
Chiara Canzonieri
27 anni, titolare centro estetico
Lavoro da quando avevo 17 anni. Ma il fatto che io sia donna e giovane, nonostante i 10 anni di esperienza, purtroppo fa sì che a volte le persone con cui ho a che fare si prendano delle libertà a cui non avrebbero diritto». Così spiega Chiara Canzonieri, proprietaria di un centro estetico in un quartiere storico di Roma. L’ha aperto a 25 anni: «Quando ho ristrutturato lo spazio, ad esempio, è successo che uno dei professionisti con cui mi interfacciavo per la scelta della pavimentazione ha iniziato a gridare contro di me. Non credeva alle mie parole, non mi reputava affidabile, pretendeva di aver ragione. Sono sicura che se si fosse, invece, trovato di fronte mio padre non si sarebbe comportato allo stesso modo». Le giornate di Canzonieri sono intense all’interno del beauty salon. Entra alle 9, chiude alle 18.30, ci mette circa un’ora per rientrare a casa: «c’è sempre traffico». Prima, però, passa a fare la spesa: «Poi arrivo e cucino. Per quanto il mio compagno si impegni per aiutare, la cura della casa cade sulle mie spalle. Ho anche una situazione familiare complicata - aggiunge - Mio padre, da quando mia madre è morta tre anni fa, conta molto su di me. Dopo 20 anni di matrimonio, da solo si è trovato spiazzato: è indipendente fisicamente ma io l’aiuto nell’organizzazione della giornata, anche nell’amministrazione della sua officina meccanica. Prima ci pensava mia madre. Da qualche mese anche mia sorella ha iniziato a lavorare nel centro estetico con me». Così Canzonieri non deve pensare solo alla costruzione del suo futuro ma anche a quello dei suoi familiari. E sente il peso delle responsabilità: «Credo sia una cosa che caratterizza tutte le donne, no? Che devono essere sempre un po’ mamme. Anche se non lo sono».