SCI-Il Mondo della Neve

• 325 | FEBBRAIO 2016 | POWDER: ISLANDA . ALASKA . MADESIMO | AGONISMO: PETER FILL | TURISMO: LES DEUX ALPES . NASSFELD

skitoday.it ANNO 60 | N 325 FEBBRAIO 2016 | € 5

//POWDER//

ISLANDA · ALASKA · MADESIMO

//PETER FILL//

PARLA IL RE DI KITZ POSTE ITALIANE S.P.A. – SPED. ABB. POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART.1 COMMA 1 LO/MI

cosebelleditalia.com

…Editoriale | Paolo De Chiesa

…

“Da noi hanno fatto molto più notizia le cadute che non l’impresa di Fill, terzo italiano, dopo Ghedina e Paris, a espugnare Kitz”.

paolo de chiesa

Direttore responsabile

STORIA DI UN TRIONFO TRASCURATO

P

Peter Fill ha vinto sulla Streif di Kitzbuhel, sulla pista più difficile e spettacolare del mondo, coronando il sogno del soldato in trincea che è sempre stato.

ENFANT PRODIGE DELLO SCI GIOVANILE, in Coppa del mondo ha dovuto toccare ben presto con mano la durezza, l’asprezza, finanche la spietatezza della lotta con avversari più grandi e forti di lui, ma non ha mollato, nemmeno quando si lacerò i muscoli addominali durante un allenamento in Argentina, grave incidente cui pose rimedio un luminare in Finlandia, a suon di uncini, fortunatamente, mai rigettati dal suo corpo!

Non è stata una vittoria annunciata, il trionfo che ci si potrebbe in qualche modo aspettare da Bode Miller o Svindal, fuoriclasse che hanno scritto pagine e pagine di storia dello sci, ogni volta gettando il cuore e l’anima nel baratro della Streif, pur di vincere nel tempio della discesa, purtroppo senza mai riuscirvi: è stata una sorpresa che ci ha fatto impazzire di gioia! Peter ha vissuto la sua catarsi sulla Streif, sotto un cielo plumbeo, in una giornata in cui tutto era ancor più difficile perché le

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sconnessioni si vedevano all’ultimo istante, magari solo dopo averle sentite sbattere sotto gli sci, sollecitati all’inverosimile, a velocità folli. Questa è l’arena di Kitz, il “Colosseo” dello sci e il gladiatore che riesce a non farsi sbranare dai leoni della Mausefalle, della Stheilang, dell’Alte Schneise, del Seidlalm, del Larkenschuss, dell’Hausberg, dell’Hausberkante o dell’Hahnenkammschuss, è glorificato e osannato come un dio. Di Peter Fill, campione schivo e riservato, leggerete di più in una bella intervista rilasciata alla nostra Lucia Galli su questo numero. La sua epica vittoria, però, mi dà lo spunto per soffermarmi sugli echi di simile impresa nel Bel Paese.

Quel giorno, come sapete, è stato rattristato da cadute impressionanti, in ogni caso molto meno gravi di altri innumerevoli schianti nell’inventario di questa pista leggendaria.

Tra i malcapitati di corvée, il 23 gennaio 2016, superstar del calibro di Reichelt, salvato dall’airbag e Svindal, finito in ospedale con un legamento crociato rotto. Per relativi dettagli, clamori e polemiche, vi rimando all’articolo che ho scritto su questo numero di SCI, ma per la distorsione mediatica tutta italiana dell’evento, se avete voglia, potete continuare a leggere il mio editoriale. Da noi, infatti, hanno fatto molto più notizia le cadute che non l’impresa di Fill, terzo italiano,

dopo Ghedina e Paris, ad espugnare Kitz. I servizi sportivi dei TG hanno dato precedenza allo sci a scapito del calcio, una tantum, soffermandosi soprattutto, però, sugli spettacolari capitomboli. E Fill? En passant, come si direbbe in Francia, ha vinto un italiano.

Scusate tanto, ma questa non è cultura sportiva! Che il calcio, in Italia e non solo, occupi l’80% degli spazi sportivi sui giornali e in TV, è assodato da sempre e noi, popolo di sport minori, ci siamo abituati e un po’ rassegnati.

Ma se nemmeno l’eccellenza sportiva ha priorità, non dico sull’idolatrata pedata, bensì sul polverone costruito su due legamenti crociati, vuol dire che in Italia gli altri sport, che non siano calcio o motori, hanno diritto a salire in cattedra solo per scandali, gossip o… sangue nell’arena! Non scandalizzatevi, è la verità. Nel 2004, alle Olimpiadi di Atene, Igor Cassina vinse la medaglia d’oro alle parallele.

Il giorno dopo, al bar, buttai l’occhio su un importante quotidiano sportivo e, leggendo il titolone d’apertura a nove colonne sul Del Piero di turno, ad agosto, con i calciatori sotto gli ombrelloni, mi stupii di vedere in bella vista un giornale di qualche giorno prima.

Nossignori, era di quel giorno e la medaglia d’oro di Cassina alle Olimpiadi relegata in un quadratino microscopico a fondo pagina!

Avanti così. ©

…Editoriale | Turismo

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“Non si può pensare che nevichi da lunedì a venerdì e che nel weekend ci sia bel tempo.

E alle previsioni non si può dare una valenza messianica”. francesco lovati

Caporedattore

QUANDO IL METEO DIVENTA UN’OSSESSIONE

L

La neve alla fine, come ogni anno, è arrivata. Impiantisti e gestori hanno fatto miracoli per porre rimedio alle bizze del tempo e agli inverni “peggiori di sempre” che sembrano succedersi senza sosta anno dopo anno.

POSTO CHE L’INNEVAMENTO PROGRAMMATO è ormai – da anni - un prerequisito essenziale per la pratica dello sci, perché permette di pianificare l’apertura delle piste ovviando al meteo, quest’anno si è faticato anche a “sparare” perché per farlo servono il freddo, che è arrivato solo a tratti, e condizioni ambientali idonee: se tira vento, per esempio, l’innevamento è molto meno efficace, così come se le temperature non sono abbondantemente sotto lo zero, attorno ai -7.

Insomma, la neve “naturale” è sempre più un’integrazione di quella “artificiale” e non viceversa. Detto questo, anche quest’anno si è sempre sciato: le prime piste erano già aperte per il ponte dell’Immacolata, data sempre più difficile da “onorare” e, per Natale, si sciava in tutte le stazioni sciistiche medie e grosse. Ma per ogni località moderna e attrezzata che riesce a ovviare alle bizze del meteo, c’è almeno una stazione di piccole o piccolissime dimensioni che non riesce o non può innevare visti gli alti costi necessari per realizzare gli impianti di innevamento (cannoni, condutture, bacini, stazioni di pompaggio...) e per produrre neve (acqua, energia elettrica, lavoro...). L’associazione di categoria Federfuni, che rappresenta circa 150 società impianti in Italia, è arrivata nelle

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scorse settimane addirittura a chiedere lo stato di calamità naturale per “...la difficile quanto critica situazione che moltissime località sciistiche stanno soffrendo per la perdurante mancanza di neve, elemento indispensabile per salvaguardare l’economia delle popolazioni che abitano in montagna”.

La posizione di Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari), storico sodalizio del settore , è invece meno drastica e più che a un risarcimento per mancata neve guarda soprattutto a trovare il modo di collaborare con regioni ed istituzioni per potenziare gli impianti di innevamento, dando così a tutti la possibilità di ovviare ai periodi di “secca”.

Insomma, meglio un uovo oggi o una gallina domani? Su questo si innesta un ulteriore problema, quello del turista “metereopatico”.

Metereopatico in due sensi: ci vuole la neve e deve essere bel tempo. Il primo aspetto è legato alla volontà, pienamente legittima, di andare in montagna per trovare oltre alle piste anche tetti e alberi innevati. Il secondo al, sempre legittimo, desiderio di trovare il bel tempo. Posto che senza maltempo non può nevicare, manca probabilmente ancora la reale coscienza che con l’innevamento programmato le piste sono in condizioni eccellenti (in

molti casi anche migliori rispetto alla neve naturale). In secondo luogo viviamo in un periodo di letterale schizofrenia meteorologica. Smartphone, app e la pletora di siti meteo hanno portato nella nostra vita aggiornamenti istantanei che però, stando ai dati raccolti da Skipass Panorama Turismo (ModenaFiere-Jfc), rischiano di diventare una vera e propria ossessione. L’80% degli italiani cerca informazioni sul meteo prima di partire e solo poco più della metà, il 46,2%, decide poi di partire comunque, anche se le previsioni sono negative, una quota tutto sommato bassa visto che il 70,8% del campione sostiene che le previsioni “ogni tanto sbagliano” mentre il 21,9% sostiene che addirittura “sbagliano spesso”.

Curioso notare che la stessa indagine circa l’attendibilità delle previsioni, se sottoposta agli operatori turistici, vede risultati opposti: per il 67% le previsioni “sbagliano spesso” mentre per il 26,3% “Ogni tanto sbagliano”.

Alla fine quello che serve, come sempre, è l’equilibrio. Non si può pensare che nevichi da lunedì a venerdì e che nel weekend sia bello, e alle previsioni non si può dare una valenza messianica. Di certo non fa bene il folklore o il “terrorismo metereologico” legato al “battesimo” che da qualche tempo si dà ad ogni perturbazione, da Attila a Lucifero, a Caronte, epilogo di una rincorsa a termini iperbolici con enfatizzazione dei fenomeni atmosferici, fatta per acchiappare click. È il web, bellezza, ma ditelo a un albergatore! ©

IN COPERTINA: PH. CHRISTOPH OBERSCHNEIDER

SOMMARIO FEBBRAIO 2016

RUBRICHE 2

Editoriale di Paolo De Chiesa

4

Editoriale di Francesco Lovati

12

Photogallery

26

Il Mondo della neve di Enrico Maria Corno

80 82 83

Dopo Sci Oltre Sci Top Hotel

84

ISPO Awards

96

La provocazione di Giorgio Terruzzi

16

I SERVIZI 16

Aria e neve

38

Real Alaska

46

Giù dal Canalone

52

Educazione e freeride

Sci e barca e vela in Islanda di Martino Colonna

Freeride a Madesimo di Giulio Caresio Una scommessa da vincere di Giulio Caresio

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MARTINO COLONNA

Ad Haines con Silvia Moser di Enrico Maria Corno

Photo by Mattias Fredriksson

Distribuito da Clusone Company Srl

AGONISMO 54

Peter Fill

56

Che scoperta!

60

Quasi amici

Il re di Kitz di Lucia Galli Lo sci è pericoloso... di Paolo De Chiesa I duelli per la Coppa di Paolo De Chiesa

TURISMO 62

Dormire (e sciare) nella storia

Gli alberghi che hanno fatto epoca di Enrico Maria Corno

68

Ski Total

68

Nassfeld - Pramollo

ˆ56 Giuliano Razzoli ˇ68 Scialpinismo sulle Alpi Carniche

TINEFOTO.COM

Sci doc tra Friuli e Carinzia di Francesco Lovati

PENTAPHOTO

Alla scoperta di Les Deux Alpes di Gisella Motta

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skitoday.it

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STAMPA Rotopress International, Stabilimento di Bologna

Il re di Kitz

Intervista a Peter Fill

“Poste italiane s.p.a. – sped. abb. postale d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma 1 lo/mi” REGISTRAZIONE DEL TRIBUNALE DI MILANO N. 182 IN DATA 19/4/1980

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54

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…PhotoGallery Chamonix, FranCia “Welcome to Sam’s Garden” lo scorso anno si era svolto sulle nevi di Chamonix, in Francia. Quest’anno, la White Session 2016 di Julbo, con l’evocativo titolo “Iconic slopes”, avrà come sfondo il Monta Bianco e il Monte Rosa. Fino al 15 marzo 2016 si possono vincere 10 giorni di scialpinismo in compagnia di Vivian Bruchez e Samuel Anthamatten, riders del team Julbo. Le scalate e le discese si svolgeranno tra la parete ovest del Monte Bianco e la discesa Marinelli. Una vera e propria avventura sulle Alpi, per freerider e alpinisti veri.

Per partecipare: https://www.julbo.com/en/quizz/white-session-2016

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JEREMY BERNARD

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…PhotoGallery

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Finali

di Coppa del mondo St.moritz, Svizzera 16-20 marzo 2016

ENGANDIN ST. MORITZ/GIANCARLO CATTANEO

Cinque giorni di fuoco. Cinque giorni di sorprese, di vittorie e di delusioni.

Cinque giorni che ci diranno i nomi di tutti i campioni delle coppette di specialità, sia maschili che femminili, e quelli dei campioni assoluti della grande sfera di cristallo. Le finali FIS quest’anno sono state previste a St.Moritz sulle piste del Corviglia/Marguns che già accolgono ogni inverno una o più gare del circuito femminile. Una scelta non casuale, dato che servono alla Federazione Internazionale e al Comitato Organizzativo come prova generale dei Campionati Mondiali per la stagione 2017.

Sciatori e appassionati chiuderanno così una stagione molto particolare per lo sci agonistico, caratterizzata dalla mancanza di neve che ha stravolto qualche data in calendario e soprattutto dei numerosissimi infortuni che hanno privato il grande pubblico di nomi eccellenti - da Aksel Lund Svindal a Ted Ligety, da Giuliano Razzoli fino a Patrick Kueng, per non parlare di Anna Fenninger, Julia Mancuso e Mikaela Shiffrin.

Da mercoledì 16 a domenica 20 marzo (le prove della discesa libera cominciano un paio di giorni prima), i migliori atleti del mondo - o almeno i sopravvissuti alla lunga stagione - si daranno battaglia sulle nevi dell’Engadina.

E gli azzurri, che non vincono una coppa del mondo assoluta dal 1995, hanno qualche possibilità di portare a casa la coppetta di discesa con Peter Fill. www.skiworldcup.stmoritz.ch

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Si può andare a sciare in barca a vela?

In Islanda è il modo migliore, per aggirare i fiordi e cercare le zone che, al riparo del clima mutevole di questa terra dominata dagli elementi, offrono la neve migliore

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F

Fuoco, terra, aria e acqua.

Sono questi secondo le teorie filosofiche dell’antica Grecia i quattro elementi base che compongono l’universo.

A questi aggiungerei un quinto elemento, che in realtà non è che un diverso stato di aggregazione dell’acqua, ma certamente è quello che preferisco: la NEVE. QUESTI CINQUE ELEMENTI sono tutti presenti in Islanda, fusi insieme in modo da creare un paesaggio unico al mondo.

Questo permette a chi ha la fortuna di visitare l’Islanda in inverno di vivere un’esperienza completa sotto tutti i punti di vista.

Se poi si portano con se gli sci da sci-alpinismo e ci si imbarca su una barca a vela, l’esperienza diventa realmente unica.

L’aria L’Islanda è una terra di estremi, dove un giorno possono esserci 20 gradi in cima alle montagne e il giorno dopo nevicare sulla spiaggia. Il fatto che non esistano grandi boschi è un chiaro segno che

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il vento soffia così forte che solo nelle valli più profonde e riparate riescono a sopravvivere dei bassi e tristi alberini. Il vento può improvvisamente soffiare con una potenza tale da farti volare via mentre sei su una cresta, ma anche cessare completamente, rendendo il mare uno specchio sul quale le montagne innevate si riflettono. Anche le nuvole sono particolari. In un pomeriggio ventoso sono riuscito a riempire un’intera scheda della mia Canon con foto di nuvole. Nuvole lenticolari, cirri, cumuli… tutte bellissime nel loro contrasto con il blu del mare e il bianco delle montagne. L’Islanda non è sicuramente una terra per meteo-patici.

In due settimane i miei sbalzi d’umore si sono susseguiti in maniera schizofrenica come su un ottovolante. Come in tutte le isole anche in Islanda possono succedere cose apparentemente inspiegabili, come ad esempio nevicare sul mare nelle città del sud mentre sulle cime delle montagne del nord piove. È sicuramente consigliato un controllo psico-emotivo del quale purtroppo non sono mai stato in possesso.

Ogni volta che il vento caldo mi faceva raggiungere un minimo, una buona

L’Islanda è una terra di estremi, dove un giorno possono esserci 20 gradi in cima alle montagne e il giorno dopo nevicare sulla spiaggia.

In apertura: studio della linea migliore sul fiordo di Akureyri.

Qui sopra, una panoramica della costa islandese.

Nella pagina fianco: “capitani coraggiosi”

Il fuoco e la terra

mangiata e qualche birra magicamente mi facevano tornare il buonumore. Nel frattempo il tempo era cambiato almeno dieci volte e magari fuori nevicava con il sole. In Islanda è vero il detto che non esistono più le mezze stagioni: estate, autunno, inverno e primavera si possono alternare nel giro di poche ore.

Scegliere il giusto abbigliamento può risultare un’impresa molto difficile se non impossibile. Si può partire in pantaloncini corti per essere travolti da una bufera di blizzard dopo poche centinaia di metri e poi di nuovo dal caldo umido per poi tornare al freddo e secco. Se fossimo stati dei fanatici di scioline non sarebbe bastato il nostro zaino per contenere tutte quelle necessarie!

Il vento è anche fondamentale per andare in barca a vela. Come ci ha insegnato il nostro capitano, Siggi, bisogna però avere una grande esperienza per gestire al meglio i venti forti e mutevoli dei fiordi islandesi. Ce ne siamo accorti durante un tratto a vela nella penisola di Hornstrandir: è bastato un istante per far inclinare pericolosamente la barca a causa

di una folata improvvisa e imprevista.

L’esperienza di Capitan Siggi ha però subito rimesso l’Aurora Arktika in rotta di navigazione e siamo arrivati velocemente al sicuro del fiordo da cui saremo partiti per la nostra ennesima gita con gli sci.

In Islanda la terra è dura e piena di ferite ed è proprio da queste ferite che sgorga la lava. La presenza del fuoco è qualcosa che traspare ovunque in modo evidente.

Al ritorno da uno dei mei viaggi in Groenlandia sono rimasto bloccato per diversi giorni proprio in Islanda a causa del vulcano dal nome impronunciabile

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(Eyjafjallajökull...) che aveva deciso di eruttare poco prima del nostro rientro in Italia. Rimanere bloccato mi aveva però permesso di scoprire ancora di più la bellezza di questa isola e di pianificare il mio successivo viaggio in barca a vela e sci. Non tutti gli inconvenienti - e le eruzioni - vengono per nuocere!

La terra è ovunque piena di piccoli e grandi crateri, spaccature e rocce magmatiche dalle forme bizzarre. Dalle spaccature spesso sgorgano fiumi di acqua bollente e colorata o escono i Geyser, che prendono il loro nome proprio da una località islandese. Non c’è niente di più rilassante che immergersi nelle pozze di acqua calda termale per riprendersi da una dura giornata di sci... stando però attenti ad evitare quelle troppo calde!

L’acqua Anche se la terra è arida, l’Islanda è solcata da impetuosi fiumi che danno spesso vita ad incredibili cascate come quelle impressionanti di Gulfoss e di Dettifoss o affascinanti come quelle più piccole di Skogafoss e Svartifoss.

L’acqua dell’Islanda è anche quella del suo mare blu scuro. La costa islandese è molto frastagliata e piena di fiordi che spesso sono molto profondi. Non di rado il percorso lungo la costa diventa molto più lungo del previsto. Ad esempio, per andare da Akureyri (la seconda città dell’Islanda, vicino alla penisola dei Troll, un vero paradiso scialpinistico)

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La costa islandese è molto frastagliata e piena di fiordi che spesso sono molto profondi. Non di rado il percorso lungo la costa diventa molto più lungo del previsto

Febbraio Gennaio 2016‌ SCI | 21

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Nella pagina a fianco, in senso orario: una baita isolata nel Trollaskagi; il panorama dall’albero dell’Aurora Artika; il vapore sgorga dalle ferite della roccia; si sale con le pelli di foca verso un’altra discesa.

Nella foto principale: sci verso il mare sugli ampi pendii del Kaldabakur.

Qui sopra: Le cozze di capitan Siggi; in Islanda ci può essere veramente tanta neve!

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a Isafjordur (nell’estremo nord-ovest dell’isola) in linea d’aria sono solo 200 chilometri che seguendo la tormentata costa diventano però oltre 400 chilometri di strade sferzate dall’inesorabile vento islandese. Dopo 8 ore di curve e strade a picco sulla scogliera, la neve sui moli del porto di Isafjordur, visibile sulle webcam solo pochi giorni prima, era tristemente scomparsa. Era però ormeggiata nel porto la nostra salvezza: la Aurora Arktika, una barca costruita per mari estremi come quelli artici e che aveva già fatto 4 volte il giro del mondo. Non proprio la classica barca da crociera: un solo bagno in 12 e cuccette leggermente sottodimensionate per sciatori oversize come il sottoscritto.

La grande organizzazione del capitano aveva però permesso di stoccare nelle stive una quantità di birre e di cibo che ci avrebbero permesso di sopravvivere per mesi.

La neve

Una volta raggiunto il crinale il programma era sempre quello di sciare le linee che più ci piacevano fino al tramonto

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E infine l’elemento più importante, la NEVE. Al nostro arrivo in Islanda la neve sembrava l’elemento più nascosto e difficile da trovare. I caldi venti meridionali avevano sciolto buona parte del manto nevoso che normalmente ricopre le montagne islandesi fino a maggio inoltrato. Ma il capitano ci aveva preannunciato che l’estrema punta nord-occidentale, la penisola e parco naturale di Hornstrandir, era stata risparmiata dai venti e la neve iniziava, come normale in quella stagione, fin dalla spiaggia. La promessa del capitano si era rivelata esatta. A quattro ore di traversata dal porto di Isafjordur ci aspettavano i bianchi fiordi della penisola, che il microclima locale aveva effettivamente risparmiato dalla sciroccata dei giorni precedenti.

Cinque alla volta eravamo sbarcati dal piccolo Tender su questa terra inabitata.

Dalla spiaggia sarebbe incominciata la traversata giornaliera che ci avrebbe

portato sul crinale sovrastante il fiordo successivo. Una volta raggiunto il crinale il programma era sempre quello di sciare le linee che più ci piacevano fino al tramonto. Quando il sole cominciava a scendere verso l’orizzonte tutti puntavano verso l’Aurora che puntuale ci aspettava nel fiordo successivo a quello in cui ci aveva lasciato. Questo era stato l’invariabile programma dei nostri giorni sulla Aurora Arktika visto che la penisola contava parecchi fiordi. L’unica incognita era il furioso vento locale e le dispettose nuvole che facevano tardare il via libera del nostro paziente fotografo.

Ogni giorno ci si disperdeva in piccoli

gruppi per i pendii delle ampie valli che si aprivano alla fine del fiordo. Ognuno alla ricerca della linea più estetica o di quella più divertente. Tutti puntuali a ritornare alla spiaggia in tempo per l’aperitivo a base di birra e delle ottime cozze locali raccolte ogni mattina e cucinate sapientemente dal nostro amato capitano.

Dopo due settimane di salite e discese era arrivato il giorno del riposo. Qualche irriducibile aveva rimesso le pelli in cerca di un’ennesima discesa. Qualcuno lo aveva invece passato ad oziare sulla barca o a vagare per i fiordi con i kayak.

Il più temerario ne aveva approfittato

per tuffarsi dall’albero della barca nel freddo mare artico. Tutti sereni e rilassati, incuranti del fatto che il giorno dopo un orso bianco, nei suoi vagabondaggi dalla costa groenlandese, sarebbe sbarcato affamato in cerca di cibo proprio sulla nostra piccola penisola.

Sciare e andare in barca vela in questi luoghi duri e selvaggi può sembrare una cosa estrema. Il nostro viaggio è stato invece quanto di più tranquillo e rilassante si possa immaginare. Un viaggio che consiglio ad ogni amante della barca a vela e dello scialpinismo. ©

Hornstrandir Olafsfjordur Dalvik

ISLANDA

Vik

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Moscow

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Valletta

Yerevan

Baku Azerbaijan Armenia

Turkey

Nicosia Cyprus

INFO Il periodo migliore per lo scialpinismo in Islanda è nei mesi di marzo e aprile. Prima le giornate sono corte mentre dopo si rischia di dover camminare per calzare gli sci. Le zone migliori per lo scialpinismo sono la zona del Trollaskagi a nord-ovest di Akureyri (la seconda città islandese che si trova al centro della costa nord) e la zona della penisola di Hornstrandir, il parco naturale all’estremo nord ovest dell’isola. Nella zona del Trollaskagi si può fare base sia ad Akureyri che più a nord a Dalvik, a Olafsfjordur o a Vik. In questa zona si può anche fare heliski con Arctic Heliski www.arcticheliskiing.com la cui base è raggiungibile da Dalvik.

Nella zona della penisola di Hornstrandir bisogna fare base su una barca a vela come ad esempio quella di capitan Siggi (www. aurora-arktika.com) oppure fare avanti indietro con un taxi boat dal paese di Isafjordur. Nella penisola è anche presente un piccolo rifugio privato, gestito da Borea Adventures www.boreaadventures.com.

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Febbraio 2016… SCI | 25

IL MONDO DELLA NEVE di Enrico Maria Corno

GATTI ELETTRICI Vedremo i gatti battipista a targhe alterne? Risolvere il problema dell’eccessivo inquinamento da idrocarburi è una priorità anche sulle piste. I gatti “tradizionali” non sono più nemmeno vendibili in Europa a causa del regolamento Euromot e le due principali aziende che al mondo producono mezzi battipista hanno ormai lanciato i primi gatti delle nevi con motori green. Prinoth, il marchio italiano più importante, appartenente al Gruppo Leitner di Vipiteno, ha messo sul mercato il New Husky - detto anche E-Motion, un modello di battipista sostenibile, il primo al mondo conforme allo standard attualmente più severo - lo “Stage IV/Tier 4 final” - sulle emissioni. È davvero difficile spiegare i contenuti tecnici di questo genere di motore che non è a batteria elettrica ricaricabile come quelli delle auto ma è un motore diesel a quattro cilindro da 231 CV che utilizza la trasmissione diesel elettrica che a sua volta sostituisce la propulsione idrostatica.

In poche parole è un motore diesel dotato di filtro antiparticolato che aziona un elettrogeneratore. La corrente così generata mette in funzione dei motori elettrici silenziosi, agili e con una coppia

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elevata che - grazie al sistema di controllo della trazione - offre prestazioni superiori e consumo ridotto, risparmiando fino al 20% del carburante e riducendo le emissioni di ossido di azoto del 91% e le polveri sottili dell’87,5%. Lo stesso principio dell’alimentazione diesel-elettrica muove il suo competitor, il PistenBully 600 E+, che ottiene il meglio dai due sistemi aumentando la redditività e la compatibilità ambientale con le emissioni ridotte del 20 % e il particolato ridotto del 99%. Il motore a 6 cilindri in linea MercedesBenz ha una cilindrata di quasi 13 litri, eroga una potenza di 400 CV e ha un turbocompressore e un intercooler a iniezione. Due alternatori e altrettanti motori elettrici sono poi destinati alla trazione e al lavoro della fresa.

Costano più o meno un terzo in più dei vecchi modelli, ma chi li compra? Alcune località estere puntano sempre di più su questi motori, dalla francese Val Thorens alla svizzera Flims-Laax alla Finlandia. Ad oggi su tutto il territorio del Dolomiti SuperSki dovrebbe esserci un solo gatto elettrico in attività, a San Vigilio di Marebbe.

6 RAGIONI PER ANDARE A SCIARE A VILLACH... ...in Carinzia, anche se non siete attigui come i veneti e friulani. È a dieci minuti di distanza dal confine italiano di Tarvisio.

1. L’Alpe Gerlitzen è un gran posto per sciare. Ricorda, con le debite proporzioni, Plan de Corones con un grande panettone da cui scendono 50 km di piste sui quattro versanti della montagna. Non sono nere come a Brunico ma rosse e molto panoramiche, ideali per chi non vuole annoiarsi ma nemmeno impegnarsi troppo.

2. Abbiamo detto che sono panoramiche. Sull’Alpe Gerlitzen molto spesso - non tutti i giorni ma molto spesso - accade un fenomeno naturale che rende lo sci su queste piste ancora più emozionante.

Dato che il fondovalle di Villach è costellato di laghi e laghetti, la condensa del mattino fa in modo che si abbia la sensazione di sciare sempre sopra le nuvole, regalando una sensazione difficilmente riscontrabile altrove.

3. Le acque di quei laghi sono termali: il consiglio è quello di provare l’Hotel Karawankenhof, attaccato alle Terme di Warmbad.

Bagni e trattamenti sono di prim’ordine. Vi sentirete a casa: il 70% degli ospiti è italiano.

4. Il Kleine Restaurant, accanto all’albergo, è stato premiato con due cappelli Gault Millau, che equivale più o meno a due stelle Michelin.

Il menù degustazione con quattro portate costa 59 euro, poco per il livello, grazie ad una apprezzabilissima politica dei prezzi della casa.

5. Se non siete tipi da cravatta a cena, vi consigliamo la Birreria Villacher, il locale del più noto birrificio locale, in centro città. Potrete scegliere tra decine di birre diverse (alcune delle quali aromatizzate in maniera ‘sorprendente’) e ammazzarvi di wurstel e crauti, insalata di patate, stinco di maiale con i funghi, wienerschnitzel, tegami di pasta alla cacciatora. Il digestivo è offerto dalla casa.

6. Vi siete fatti tutta quella strada per arrivare a Villach? Meritate anche di provare qualche altro pistone: nel raggio di una ventina di chilometri potrete cimentarvi nella ski-area di Tarvisio sulla Di Prampero, a Sella Nevea, a Pramollo/Nassfeld e ovviamente anche a Bad Kleinkirchheim. Scusate se è poco.

Febbraio 2016… SCI | 27

…Il Mondo della Neve

LA STAZIONE SCIISTICA PIÙ A NORD DEL MONDO Siamo nella Lapponia Svedese, nella regione di Kiruna, circa 200 km oltre il circolo Polare Artico, quindi appena sopra il livello di Levi, in Finlandia, dove si tengono gli slalom di Coppa del mondo maschile e femminile a inizio stagione. Riksgränsen si promuove definendo se stessa come la stazione sciistica più a nord del mondo. Qui la stagione va da febbraio (prima fa troppo freddo) a giugno, quando si scia la sera col ‘sole di mezzanotte’. 29 piste e 6 impianti per una portata di 7400 sciatori l’ora. La proporzione è un po’ estrema, soprattutto pensando al dislivello di circa 400

28 | SCI …Febbraio 2016

metri. In compenso ci sono 60 cime oltre i 1200 metri (qui sono una rarità) per fare backcountry e scialpinismo. C’è un bel rifugio - la Låktatjåkko Fjällstation - a 1228 metri, ci sono un sacco di noleggi specializzati, alberghi con la sauna e soprattutto piccoli chalet in legno da affittare, oltre a panorami assolutamente unici.

E bianchi... Pochi chilometri più a sud c’è Björkliden, l’altra stazione sciistica con 5 impianti e 23 piste. come arrivarci?

Bastano 90 minuti di aereo da Stoccolma fino a Kiruna e altri 90 minuti di autobus fino a qui (riksgransen.se).

ALLENARSI PER LO SCI A MONTECARLO Mai sentito il nome di Arnaud Alessandria? Il ragazzone di 1,85 metri per 92 chili è l’unico rappresentate della nazionale monegasca di sci alpino. Lui e altri atleti di livello quest’anno hanno sperimentato la preparazione a secco alle Thermes Marins di Monte Carlo dove è stato creato un programma di coaching ad hoc anche per semplici appassionati con terapisti qualificati che si avvalgono delle più moderne attrezzature tecnologiche, per ottimizzare il recupero della forma e preparare al meglio il fisico per la neve. Una sessione con una seduta di 30’ di Huber Motion

Lab (una tecnologia che permette di migliorare le capacità fisiche a tempo record, correggendo nel contempo la postura) seguita da una seduta di Miha Bodythec con elettro-stimolazione che apporta tono e forza costa 180 euro, personal coach compreso.

L’offerta Sci Premium che include anche una seduta di Vacusport (20’) o di crioterapia per velocizzare il recupero e alleviare le infiammazioni costa 210 euro. I pacchetti da 10 sedute vanno dai 1620 ai 1890 euro. (www.thermesmarinsmontecarlo.com).

LONGINES CONQUEST 1/100TH ALPINE SKIING Un omaggio alla tradizione di Longines nella produzione di cronometri per le gare di sci alpino, dove tutt’ora è cronometrista ufficiale di Coppa del mondo. Questo cronografo comprende un microcontrollore con una memoria flash che consente l’azzeramento istantaneo dell’orologio e la registrazione dei tempi intermedi. Il quadrante nero che indica l’ora, i minuti, i piccoli secondi al 6, la data e le funzioni cronografiche: una lancetta centrale dei secondi, un contatore 30 minuti al 2 e un contatore 12 ore al 10. In posizione centrale c’è invece la caratteristica lancetta rossa che indica il tempo al centesimo di secondo. Il bracciale è in acciaio con chiusura a farfalla.

Febbraio 2016… SCI | 29

…Il Mondo della Neve | Quotes

Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.

—WILLIAM BLAKE, POETA INGLESE

Lo snowboard è un’attività molto popolare tra la gente che pensa che lo sci non sia già abbastanza letale.

—DAVE BARRY, SCRITTORE AMERICANO GIÀ VINCITORE DEL PREMIO PULITZER

Come vedo il futuro delle mie figlie?

Preferirei non facessero le tenniste. Sarei più felice se diventassero sciatrici professioniste.

—ROGER FEDERER, DURANTE UNA CONFERENZA STAMPA AGLI ULTIMI AUSTRALIAN OPEN

Ho avuto una storia d’amore con lo sci per moltissimi anni.

—JOHN DENVER, MUSICISTA FOLK

Sciare è il miglior modo per perdere tempo.

—GLENN PLAKE, FREESTYLER AMERICANO

Che dite? Questa tuta mi fa sembrare il sedere grosso?

—LINDSEY VONN SU INSTAGRAM

Febbraio 2016… SCI | 31

…Il Mondo della Neve

SKI VINTAGE: SOLO PER COLLEZIONISTI Ogni sport ha i suoi appassionati di memorabilia e di cimeli di grandi campioni. Esiste ovviamente anche un mercato di oggetti rari che appartengono alla storia dello sci: se è vero che il meglio appartiene già a collezioni private ed è difficile trovare qualcosa di valore nei mercatini e nelle boutique specializzate di St.Moritz o di Gstaad, non si può fare altro che affidarsi a siti specializzati. L’americano vintageskiworld.com vende tutto, dai VHS di film storici sullo sci alle pins, dagli adesivi di stoffa da cucire sulle giacche agli scarponi d’epoca. Vanno a ruba i pettorali e i teli delle porte da gigante rubati alle gare: quello della Scuola Sci Pirovano dello Stelvio è in vendita a 59.95 dollari! L’articolo più costoso? Un paio di sci in legno del 1900 fatti a mano da 895 dollari. La collezione di poster dei primi anni ‘50 delle più note località sciistiche europee su art.com è davvero impressionante. I prezzi vanno dai 6 ai 105 dollari. Su ebay.com invece, si trova tutto e il contrario di tutto: la Gazzetta del gennaio 1988 con il titolone sul podio azzurro Mair-Piantanida-Perathoner della libera di Leukerbad costa 3 euro. Il foulard delle gare di St.Moritz con l’autografo di Gustavo Thoeni è fuori a 25 euro. E poi schede telefoniche con la foto di Alberto Tomba a 7 euro, lo storico orsetto della Duracell che scia a 1 euro (e 12 di spedizione) la foto autografata di Lindsey Vonn in bikini sulla neve a 200 euro.

IL RED BULL KRONPLATZ CROSS 2016 Adrenalina ed emozioni a non finire, sulle nevi di Plan De Corones lungo la mitica pista Gassl di Valdaora: il Red Bull Kronplatz Cross torna anche quest’anno per dare un’altra scarica di adrenalina a concorrenti e spettatori. È una vera e propria sfida tra le star dello skicross: è l’unica gara a svolgersi in notturna e l’unica a proporre la formula della staffetta a squadre, scelta che ha esaltato la tecnica, il coraggio e l’abilità dei partecipanti. Due giorni di gare divisi tra le qualificazioni individuali il venerdì e la finale del sabato. Tantissimi gli iscritti: il primo dei membri della squadra parte, arriva in fondo al percorso e schiaccia il pulsante che apre il cancelletto del compagno di squadra a monte. Il prossimo 26 e 27 febbraio (www.redbull.com/kronplatzcross).

32 | SCI …Febbraio 2016

GRAN RISA: FORSE NON TUTTI SANNO CHE... * La Gran Risa esisteva già centinaia di anni fa: nel dialetto ladino locale, il suo nome sta ad indicare un’apertura, uno strappo nella foresta attraverso cui per secoli i tagliaboschi badioti in estate hanno fatto scendere a valle pini, abeti e larici per riscaldare le proprie case. * Dopo la gara di Coppa del Mondo ci vogliono due giorni di lavoro intenso dei gatti battipista per ‘ammorbidirla’ e renderla accessibile agli sciatori comuni. * Alberto Tomba conosceva talmente bene questa pista che, nelle sue ultime stagioni, non perdeva nemmeno tempo a fare la ricognizione prima della prima manche. * Il Moritzino, il noto rifugio in cima alla pista, è stato inaugurato il 3 novembre 1966, esattamente il giorno in cui è stato inaugurato l’impianto di risalita, e da allora è diventato immediatamente la meta preferita di famiglie reali, attori di Hollywood e capitani d’industria.

DA LES DEUX ALPES ALL’ALPE D’HUEZ SCI AI PIEDI Ormai è ufficiale e se ne parla sempre più spesso. Nel 2018 sarà attivo il nuovo collegamento funiviario che unirà fisicamente i comprensori dell’Alpe d’Huez e di Les Deux Alpes. Atteso da anni, conterà un totale di 18 piloni e il tempo di transito previsto sarà di circa 17 minuti. All’Alpe d’Huez il collegamento inizierà in cima al Signal de l’Homme nel settore dell’Auris e arriverà a Les Deux Alpes a Le Cret.

Questo collegamento darà vitalità all’area che diventerà ulteriormente invitante per i turisti, sia per gli italiani che già frequentano la zona che per inglesi e scandinavi che arrivano in massa. Se bisogna credere alle misure delle piste dichiarate da ogni stazione, la somma dei due comprensori varrà 474 km di piste “connesse sci ai piedi”.

Nelle zone “di lingua francese”, il più grande è ovviamente Le Trois Vallèes (Courchevel, Meribel, Val Thorens, La Tania) con circa 600 km di piste. Le 4 Vallèes (Verbier, Bruson, La Tzoumaz, Nendaz, Veysonnaz e Thyon) ne ha circa 415, una dozzina più del Portes du Soleil (Morzine, Avoriaz, Les Gets, Champery e Chatel). In Savoia, l’Espace Killy con Tignes e Val d’Isère vale circa 300 km.

Febbraio 2016… SCI | 33

…Il Mondo della Neve

HELISKI IN ITALIA, COME E DOVE Un classico caso di vacatio legis all’italiana sta trasformando le nostre Alpi - o buona parte di esse - nel paradiso dell’heliski. Evitare le funivie e volare in elicottero fino alla cima delle montagne da un lato permette di arrivare in zone altrimenti inaccessibili agli sciatori ma dall’altro - dicono alcuni - impatta sull’ambiente, disturbando la fauna, per esempio. L’heliski è infatti un’abitudine consolidata in Canada, in Alaska e nei paesi scandinavi dove viene praticato in zone molto ampie, aperte e virtualmente disabitate ed è invece illegale in Francia e in Slovenia mentre in Austria e in Svizzera è regolamentato e limitato. È solo una questione di spazi: l’heliski, in un ambiente “ristretto” come le Alpi, risulta difficilmente gestibile.

In Italia, solo le province di Trento e Bolzano hanno preso una posizione in merito vietandolo mentre nelle altre regioni si attende da anni una normativa nazionale. Succede così che in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Veneto le compagnie specializzate forniscano voli e servizi ad un numero sempre maggiore di sciatori.

La legge dice che la montagna è di tutti ed è legittimo sciare ovunque ma non da soli e non con proibitive condizioni meteo e di neve. Il cliente sciatore si rivolge alla compagnia di elicotteri o più spesso alla scuola di sci dove trova sia la guida che i voli: sul

34 | SCI …Febbraio 2016

mezzo - tutti usano il modello Ecureuil 350 che riesce a volare ad alta quota - possono salire un massimo di sei persone, compreso il pilota e la guida. A volte, il volo non punta direttamente verso la cima ma compie anche un giro panoramico della zona per regalare un’ulteriore suggestione agli sciatori. Arrivati alla meta, il pilota atterra su piazzole naturali (sempre sopra i 3000 metri di quota) senza spegnere il rotore, scarica gli sci dal cestello e lascia i clienti.

Solo i professionisti con un cameraman al seguito saltano dal portellone come nei film. Un pacchetto che comprende una notte in un bell’albergo, la guida accompagnatrice e il noleggio dell’elicottero con il pilota per l’intera giornata può costare 2500 euro per quattro sciatori per circa quattro voli da 1500 metri di dislivello l’uno. A Livigno si parte dalla piazzola di Carosello 3000 e del Mottolino mentre in Valle d’Aosta lavorano tre compagnie che si dividono gli appalti dei comuni. Detto che non si può volare sul Parco del Gran Paradiso, la migliore abbinata è quella tra Pellissier Helicopter e LaThuile: la discesa dai 3500 metri del ghiacciaio del Rutor lungo il Versante Nord della montagna è quanto di meglio abbia da offrire la regione. A Cortina è concesso fare heliski solo sul ghiacciaio del Sorapiss.

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Febbraio 2016… SCI | 35

…Il Mondo della Neve | Pampeago

VADO (ANCORA) AL MAX!

PENTAPHOTO

A 36 anni Max Blardone si è regalato il terzo posto nel gigante giapponese di Yuzawa Naeba. E’ la zampata che chiude meravigliosamente la carriera di un campione che è stato capace di vincere sette gare di Coppa del mondo (Adelboden nel 2005, Alta Badia nel 2005, 2009 e 2011, Beaver Creek nel 2006, Bad Kleinkirchheim nel 2011 e Crans Montana nel 2012). Quello di Naeba è il podio numero 25 che arriva a distanza di 12 anni dal primo piazzamento: secondo posto nel gigante di Flachau del gennaio 2004. Ancora oggi Max è il miglior gigantista azzurro, quantomeno quello che ha realizzato il miglior piazzamento in questa stagione, e proprio l’esperienza è stata la chiave per il bel risultato in Giappone: “E’ stato il mio segreto: mi ha fatto capire dove potevo rischiare e dove, invece, dovevo controllare la velocità”.

Al suo arrivo a Malpensa dalla trasferta giapponese ad attenderlo c’erano tutti i suoi famigliari, l’allenatore e un pullman di amici e tifosi, un’ottantina di persone che lo hanno accolto proprio come si fa con le star.

Chapeau.

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IL FUTURO DELLA PISTA AGNELLO, DA OGGI A METÀ APRILE Un comprensorio: lo Ski Center Latemar. Tre ski area: Predazzo, Obereggen e Pampeago. E, a Pampeago, una pista su tutte. La Agnello è la più famosa e riconoscibile, quella che punta verso nord tra le due che terminano al piazzale all’Alpe di Pampeago a 1800 metri di quota.

Tutti impianti nuovissimi. È una questione di tradizione: la prima seggiovia ad agganciamento automatico è stata aperta qui meno di trent’anni fa. La direttissima della Agnello è una delle piste più impegnative in zona. Qui, durante ogni weekend, si organizza qualche gara, dagli slalom di Coppa Europa maschile ai giganti degli Sci Club di mezza Italia. È una rossa lunga 2600 metri, con un dislivello di 420, aperta in alto tanto da lasciare una grande vista panoramica e che attraversa il bosco nel tratto finale. Una pista tranquilla e piacevole, bella larga e con poca gente si può ben carvare. La variante nera del “muro” è decisamente più impegnativa - 300 metri con una forte pendenza. Bisogna prenderla con calma, magari con la scusa di fermarsi a fare un po’ di foto alle opere del parco d’arte RespirArt - una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto dove è veramente possibile sciare tra opere d’arte e installazioni monumentali volontariamente abbandonate in mezzo alla natura: RespirArt è il parco d’arte più alto al mondo, tra le piste Agnello e Tresca intorno a quota 2100 metri di quota, l’unico dove lo sciatore può vedere e toccare una serie di opere di grandi artisti di fama internazionale. Le sculture si vedono già dalla seggiovia.

Quando poi si arriva in fondo - l’ultimo tratto della pista è anche illuminato artificialmente per gli eventi in notturna - si può risalire verso Obereggen con l’altra seggiovia, la Latemar.

Da queste parti lo sciatore ha un’intensa “vita sociale” che non si

limita alla semplice attività dello sci: qui a Pampeago ad esempio - anche sulla Agnello - tra pochi giorni ci sarà l’Open Day delle Baite. Non rifugi ma vere e proprie baite di proprietà del Comune o della Magnifica Comunità (una sorta di associazione composta dai capostipiti maschi di ogni famiglia che da mille anni governa le terre di Fiemme), solitamente chiuse in inverno ma aperte per l’occasione da un gruppo di volontari per far conoscere la tradizione e i sapori del posto. Domenica 6 marzo, dalle 10 del mattino fino a sera inoltrata, il “Bait… Open Day” celebrerà lo sci con questo tour gastronomico guidato: in compagnia di un maestro si potrà girare il comprensorio entrando in queste sei baite per visitarle e per sedersi a tavola.

La quota di 25 euro comprende 3 assaggi e 3 bevande, il gadget della manifestazione e l’accompagnamento per tutta la giornata ma ovviamente si potrà girare autonomamente e approfittare degli assaggi in ogni singola baita (a 7 euro).

E se sulla Agnello dall’11 al 13 marzo ci sarà la Coppa Italia Master, pochi giorni dopo sarà la volta del Dolomiti Ski Jazz con parecchie band che, per una settimana, suoneranno open air sulle terrazze dei rifugi sulle piste; ad esempio, il 16 marzo alle ore 12 sulla terrazza del Rifugio Zischgalm qui a Pampeago).

Per la Agnello la fine stagione, peraltro, è ancora lontana: il 5 e il 6 aprile sul suo pendio sarà la volta di due giganti FIS organizzati dal G.S.Fiamme Gialle, il 10 aprile del Trofeo Pampeago, il Gigantissimo di fine stagione, e nei giorni seguenti toccherà agli ski test degli attrezzi 2016-2017, organizzati dal Pool Sci Italia, che i media di settore, a partire dalla nostra rivista, faranno come ogni anno proprio su questa pista.

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…Servizi

REAL ALAS A Haines con Silvia Moser, la freeskier cortinese che lo scorso anno ha trionfato nella tappa del Freeride World Tour che si è tenuto su queste montagne di Enrico Maria Corno foto di David Carlier

38 | SCI …Febbraio 2016

KA

Novembre Febbraio 2016 2015‌ SCI | 39

N …Servizi | Alaska

NON C’È AMANTE DELLA NEVE che non sogni una vacanza in Alaska. Noi vi portiamo a Haines, un piccolo villaggio di case di legno, 1734 abitanti lungo la costa frastagliatissima del Golfo di Alaska, un avamposto americano - quasi un’enclave - in mezzo al territorio canadese. Qui rocce e scogli si confondono, le montagne da quota 3000 metri precipitano fino dentro al mare, l’inverno è pericoloso e la natura è come Dio l’ha creata. Per molti è il paradiso. Di certo è il paradiso dei freerider.

QUALCUNO, L’ANNO SCORSO, se n’è accorto.

In mezzo a tutte quelle pro freerider svedesi, americane, canadesi e austriache, la terza tappa dello Swatch Freeride World Tour è stata vinta da una ragazza italiana, la cortinese allora 25 enne Silvia Moser, con l’accento rigorosamente sulla ‘o’, non certo una parvenu nell’ambiente ma alla sua prima vera grande vittoria internazionale.

In un mondo perfetto, la notizia avrebbe dovuto occupare nove colonne sui quotidiani sportivi. Noi siamo felici di ritrovarla tra le atlete selezionate per lo Swatch Freeride World Tour di quest’anno (di gran

40 | SCI …Febbraio 2016

lunga il più importante circuito mondiale della specialità) e torniamo a trovarla per farci raccontare quei giorni a Haines, nel Klondike tanto caro a Zio Paperone.

“Non posso che raccomandare a tutti un viaggio in Alaska, in qualsiasi stagione”, comincia subito a raccontarci Silvia Moser.

“C’è un’energia fortissima in quelle montagne. Non è certo economico ma vale la pena risparmiare - anche parecchio - per andarci. È una gioia per gli occhi. Io ci ho lasciato il cuore, al di là della vittoria colta lo scorso anno. In quell’occasione, peraltro, ho avuto la possibilità di fare la turista per

oltre dieci giorni. Il regolamento del FWT prevedeva infatti una finestra di dodici giorni per trovare le condizioni di tempo e di neve ideali per gareggiare, oltre i quali la tappa sarebbe stata annullata: noi, alla fine di marzo, abbiamo trovato dieci giorni consecutivi di bufera e solo all’undicesimo giorno siamo riusciti a sciare sul versante della montagna scelto dagli organizzatori per l’evento. Gli atleti passavano le mattinate al bar in attesa di una telefonata e il resto delle giornate a zonzo per tutta la regione, turisti involontari ma felici di un paese affascinante”.

…

Nella pagina a fianco, in senso orario: si sale in elicottero; Silvia Moser; tempo di apres ski; luoghi “proibiti“.

Qui sopra Haines. Sotto, l’aquila calva

“C’è un’energia fortissima in quelle montagne. È una gioia per gli occhi.

Io ci ho lasciato il cuore”.

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…Servizi | Alaska

42 | SCI …Novembre Febbraio 2016 2015

…

“Sciare ad Haines è molto diverso rispetto a ogni parte del mondo. Non ci sono impianti, nemmeno uno, lo sci è solo backcountry ed eliski”.

Novembre Febbraio 2016 2015… SCI | 43

…Servizi | Alaska

Cominciamo dall’inizio. Come andarci?

“Arrivarci è complicato. L’obiettivo iniziale è Seattle, al confine nord occidentale degli Stati Uniti. Dall’Italia ci si arriva in diversi modi e con diverse compagnie: partendo da Venezia, io ci sono arrivata via Amsterdam ma ci si può arrivare anche da Milano via Philadelphia, ad esempio. Haines, in particolare, è nell’estremo meridionale

dell’Alaska e i collegamenti diretti da Seattle a Juneau sono la scelta migliore che evita anche le difficoltà burocratiche alla dogana canadese. Da Juneau a Haines io ho preso un piccolo aereo a elica dove a malapena ci stavamo in tre con i nostri sci.

Abbiamo ballato parecchio in volo. Dopo di noi, il maltempo ha impedito ogni collegamento per qualche giorno”.

Diciamo quindi che ci vogliono quasi due giorni per arrivarci e che di conseguenza bisogna programmare una permanenza abbastanza lunga da ammortizzare il viaggio. E quando andarci? “Chi vuole sciare da queste parti trova nel mese di aprile il periodo migliore. Giornate lunghe (Haines è sulla stessa latitudine di Stoccolma, molto lontana dal circolo polare artico), neve perfetta e soprattutto condizioni meteo che dovrebbero essere favorevoli al fuoripista”. Due anni orsono, sempre nel mese di marzo, le abbondanti nevicati e gli sbalzi di temperatura obbligarono le istituzioni locali a proibire il freeride fino al termine della stagione. Potenza della natura.

probabilmente la vicinanza dell’oceano rende le perturbazioni ancora più forti. E molto spesso, a differenza di quanto accade da noi, quando c’è brutto tempo in fondovalle c’è brutto tempo anche in quota. Allo stesso modo tutti i giorni ho avuto l’occasione di rimanere impressionata dalla suggestione di quanto mi circondava: se giri in auto in mezzo alla foresta capita molto facilmente di osservare un’aquila calva riposare a bordo strada. Incredibile. Facendo una breve escursione nella neve su una collinetta dietro al motel in cui alloggiavamo abbiamo visto linci, orsi, lupi, e i cosiddetti wolverine (i ghiottoni, ndr). E se sei fortunato a fine marzo, di notte, riesci anche a vedere le aurore boreali”.

Pur essendo lo stato americano “per natura” meno americano di tutti gli Stati Uniti, molto di quanto Silvia ha visto a Haines

È PROPRIO LA NATURA LA MATRICE attorno alla quale ruota tutta la vita del paese dodici mesi all’anno: “Durante la mia permanenza ‘forzosa’ a Haines, ho avuto l’occasione di rimanere spaventata dalla forza degli elementi quando guardavo il vento incessante fuori dalla finestra: mi hanno spiegato che

FREERIDEWOLRD

44 | SCI …Febbraio 2015

TOUR.COM/DOM

DAHER

corrisponde agli stereotipi dei film e della TV: “Chi ha visto il film ‘Into The Wild’ potrà ovviamente ritrovare molti scenari e molti panorami nell’Alaska reale”. Case in legno, strade larghe, sceriffi con la stella... e molto coincide con quanto ci si può aspettare dall’America: “Io, ad esempio, non mangio carne e da quale punto di vista sono stata fortunata. in paese c’era un negozio ‘organico’ dove si poteva trovare qualcosa di diverso da hamburger e bistecche. C’era perfino un caffè simile ad un espresso italiano. Ho viaggiato una settimana a salmone locale e verdure. In Alaska in inverno non è facile. i rifornimenti sono ridotti all’osso, non tutto riesce ad arrivare e bisogna arrangiarsi un po’. Tutto è un po’ più costoso che nel resto degli Stati Uniti. La gente è estremamente ospitale: quando arriva qualcuno da fuori - i pochi turisti in inverno sono tutti freerider - è sempre una festa. A noi è stato offerto l’uso gratuito della palestra della scuola per poterci allenare con la slackline”.

E alla fine di tutto, com’è sciare a Haines?

“Molto diverso rispetto ad ogni altra parte del mondo in cui sia stata. Intanto diciamo che non ci sono impianti, nemmeno uno, e che lo sci è solo backcountry e heliski. Prima della gara ho avuto l’opportunità di provare un paio di discese su altri pendi - di cui uno nel vicino Canada - con ‘pellate’ estreme e vento fortissimo. Il campo di gara non era esattamente vicino al paese, abbiamo impiegato 40 minuti di strada per arrivare alla base degli elicotteri e 7 minuti di volo per arrivare in cima. In realtà la venue dell’evento è una delle tante montagne che vengono riservate dalle autorità alle gare di freeride e così diventano il set di quegli spettacolari video dei grandi brand dello sci: poi ci sono versanti di montagna che possono essere frequentati e sciati dai turisti comuni, giri classici con discese panoramiche e pendii non estremi che possono essere affrontati da uno sciatore medio. Alcuni di questi scendono in modo suggestivo fino al mare.

La neve? Non so se dipenda dalle temperature medie, dalla qualità dell’aria, dall’u-

Haines

Juneau

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Greenland

Nuuk

midità che viene portata dai venti in arrivo dall’Oceano Pacifico o più probabilmente da tutti questi fattori insieme, ma qui la neve è strana, molto diversa da quella a cui siamo abituati in Europa: è polvere molto leggera che ti arriva in faccia ad ogni curva ma che allo stesso tempo è molto compatta tanto che non ti fa sprofondare. In una parola, è bellissima!” ©

Chi vuole prenotare da solo un B&B faccia attenzione alla qualità delle cabin, i piccoli cottage affittabili, spesso costruiti attorno ad un albergo. Non è detto che siano tutti dotati dai bagno interno e uscire di notte a -25°C potrebbe non essere piacevole.

Tutti i freerider - compresi i professionisti stazionano al Captain’s Choise Motel, sulla Seconda Strada, 40 stanze con vista sul porto turistico. Il migliore è l’Aspen Suite Hotel, appena aperto, molto più moderno e molto meno caratteristico.

Il Bamboo Bar è stato più volte citato anche dalle prestigiose riviste americane Outside e Skiing Magazine. Il 33 Mile Roadhouse è una tipica stazione di servizio lungo l’autostrada con un motel e un ristorante dove si servono bisteccone e gamberoni appena pescati. Il Bear Den ha un orso di legno in scala 1:1 al posto dell’insegna. Il Commander’s Room è un ristorante elegantissimo - troppo a queste latitudini - all’interno dell’Hotel Halsingland, in stile vittoriano.

Dove sciare: L’area più frequentata dagli sciatori - turisti è quella del Chilkat Pass sul confine canadese, a circa 40 miglia dalla città lungo l’autostrada. A Haines ci sono diverse società di heliski che forniscono anche il servizio di guide, da Alaska Heliskiing a Seaba Heli che offre anche un servizio più sempilce di catskiing e snowmobiling.

Cosa fare: Oltre al freeride, a Haines si può fare sci di fondo, andare con le motoslitte su sentieri lunghi centinaia di chilometri, andare con le racchette da neve nei boschi, pattinare e pescare su laghi ghiacciati. A fine marzo ci sono già quasi 12 ore di luce, più o meno dalle 6.30 del mattino alle 18.00. da visitare assolutamente la Riserva per le Aquile Calve, il Museo sulla “storia dei martelli” (ne sono esposti oltre 2000!) e la Galleria di Arte Indiana a Fort Seward.

Canada

Ottawa

Washington DC United States of America

Mexico

Mexico City

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Febbraio 2016… SCI | 45

GIÙ DAL …Servizi

Madesimo e il fuoripista, dal Canalone, vera e propria icona, di cui scrisse anche Dino Buzzati, ai Camosci e ai tanti itinerari fuoripista che hanno fatto di questa località della Valchiavenna un’ambita meta freeride di Giulio Caresio

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NICOLA CIAPPONI

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Novembre Febbraio 2016 2015… SCI | 47

M …Servizi | Madesimo

MADESIMO È CANALONE, neve, leggerezza e infine possibilità. Difficile pensare a un posto migliore per fare freeride. La tranquillità dei laghi e delle pareti che a partire da Lecco si susseguono accompagnando il percorso verso Chiavenna, ha il sapore di un respiro fresco di natura dopo la congestione di traffico e cemento dell’interland brianzolo. una galleria segnano l’approdo ai 1550 metri di Madesimo, pochi chilometri prima del Passo Spluga, per lo più chiuso durante gli inverni. Il mio primo arrivo qui, alcuni anni fa, ebbe come quinte muri bianchi ai due lati della strada che si innalzavano ben oltre i due metri. Viene nostalgia di tanta abbondanza. Ma a Madesimo la neve non manca, nemmeno in questa funesta stagione.

Dal centro del paese, un’efficiente cabinovia porta ai 1878 metri del Pian dei Larici, luogo di ritrovo e di ristoro per eccellenza sulle piste. Poco distante il gruppo di baite dell’Alpe Groppera che ben si vedono voltandosi indietro mentre si sale con la capiente seggiovia a sei posti alla Cima Sole (2150 metri). Questo il punto cui approda il pensiero di ogni freerider quando nella sua mente si forma l’inevitabile e cruciale domanda: “ma sarà aperto su?”.

Oggi “su” c’è una certa bufera e al momento la Funivia (con F maiuscola) è chiusa. Ma a Giuliano ‘bordons’ Bordoni e Alberto Marazzi, guide alpine del gruppo Whiteline, il

MFF/SPIAGAMES

GIULIO CARESIO

MENTRE RISALI LA VALLE, indotti in maniera tutt’altro che subliminale da insegne e pubblicità, ti accompagnano pensieri di bresaola e pizzoccheri. Che son già i pizzoccheri? I più celebri valtellinesi hanno le sembianze di tagliatelle spesse e corte e son fatte per i due terzi di grano saraceno, da cui il loro colore grigiastro. Qui a Chiavenna invece sono una varietà di gnocchi preparati con farina di grano e pane secco ammollato nel latte. E la bresaola? Non era prerogativa solo valtellinese? In effetti sono pochi i km di distanza… la Valtellina è il ramo orografico adiacente che sale verso Sondrio e Bormio… le radici sono le stesse.

La “brisàola santa di Chiavenna”, specialità gastronomica nata nel medioevo, viene prodotta da tutti i macellai della zona e consumata “santa” - cioè senza aggiunta né di olio né di limone. Inoltre, annovera tra i suoi “fedeli” Giosué Carducci che proprio a Madesimo trascorse ben quindici estati, dedicando alla valle non pochi versi.

Dopo Chiavenna si sale ancora fin quando una serie di tornanti ripidi e stretti e poi

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CONSORZIO TURISTICO DI MADESIMO/LIVIO PIATTA

…Servizi | Madesimo

Delle tante alternative per scenderlo - rigorosamente fuoripista - la più celebre e forse anche la più semplice, pur riservata solo a sciatori esperti, è “il Canalone”. Talmente unico e simbolico da esser stato assunto universalmente a toponimo senza bisogno di ulteriori specificazioni.

Canalone cui Dino Buzzati dedicò un lungo memorabile pezzo sul Corriere della Sera proprio nel 1965, anno in cui venne inaugurata la funivia. Eccovene qualche stralcio: «Si può presentare una pista di sci come un’opera d’arte senza cadere nella vuota retorica? Io penso di sì. Anche in fatto di piste può intervenire l’intuizione, la scelta geniale fra le centinaia di migliaia di pendii nevosi che offre d’inverno una catena montuosa. E allora […] è poi tanto irriverente definire capolavoro la pista del Groppera, inaugurata in questa stagione sopra Madesimo? […] se la percorrete in sci, vi sentirete aprire a una travolgente meraviglia. Gli sciatori che me ne hanno parlato sono stati concordi: è la più bella pista delle Alpi.

Si mettono gli sci, si traversa a destra per una trentina di metri in scivolata diagonale, ci si immerge col batticuore nel botro […] E all’improvviso le rocce, le creste, i contrafforti, le gobbe che da lontano parevano insulse forme, acquistano, visti da presso, una intrigante personalità. […]

E c’è l’incanto dell’intimità […] Si direbbe che qualcuno ci aspetti, che ci spii tra le rocce. Ogni angolo, cavità, anfratto, sembra invitarci a restare, promettendo misteriose beatitudini. Nei canaloni, non sulle pareti o sulle creste, vivono gli elfi, gli gnomi, gli antichi spiriti della montagna».

E Giuliano e Francesco volano tra i larici veloci e invisibili proprio come spiriti della montagna. Eccoci alla partenza della funivia. Fortunati è davvero un eufemismo. Saremo i primi a salire, ovvero neve intonsa. Ci accompagnerà anche Marco Garbin, guida alpina e direttore della Ski Area: esperto e scrupoloso lavora sempre con tutta la sua squadra per garantire che all’apertura corrispondano le opportune condizioni di sicurezza.

Ci stipiamo nella piccola cabina che porta fino a 35 persone. All’approdo ci attende una targa in pietra che ricorda Dino Buzzati e un tunnel che ci vomita sul ciglio del Groppera.

NICOLA CIAPPONI

buon umore e le alternative non mancano mai. Ci guidano in una serie di fuoripista bellissimi e vari. Prima si torna con diversi itinerari attraverso il bosco giù ai Larici. Poi da Cima Sole si punta sul lato opposto, verso il Lago Azzurro e la Colmanetta. Ci si ferma a osservare e valutare le condizioni del manto nevoso più volte. Tutto ok e sempre ottime occasioni per imparare qualcosa in più da chi ha occhio esperto e allenato.

Dopo un po’ di discese e risalite la fotografia mentale del luogo inizia a essere chiara.

Qualche ripido, valloni e boschi, il terreno è molto vario: si trovano alternative per tutti i gusti. L’ideale sia per imparare che per migliorarsi. Noi ne approfittiamo per una serie di scatti con l’amico Francesco Salamone, atleta per Faction Skis.

Nel frattempo via radio giunge l’ok che tutti aspettavamo: “si apre su”. Sì, perché dovete sapere che a Madesimo ci sono molti km di piste e una vastissima scelta di possibilità da Cima Sole in giù. E poi… c’è il Pizzo Groppera con i suoi 2948 metri e la sue meraviglie: un vero paradiso per freerider!

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è ottimale. Scendiamo uno per volta, fermandoci in zone di riparo. Pian piano la tensione e l’adrenalina delle prime curve si molla, la sciata acquista fluidità e piacevolezza, in un lungo tuffo a zig zag giù per quasi mille metri di dislivello fino a un ampio godibilissimo vallone.

Voltandosi a fine corsa, ecco palesarsi tutte la possibilità di un vastissimo “parco giochi”. A destra del Canalone, i Camosci alternativa appena più impegnativa e meno battuta, poi la vita si complica con il Diavolo e le Streghe. Seguono una serie di discese cui si accede dalla sommità con un lungo e delicato traverso: i Cavi che passa sotto un pilone della funivia,

l’adrenalinico Fiammifero che si stringe per 50 metri costringendo a un dritto davvero mozzafiato, l’estetico canale della Cavallina e infine la Est, splendida discesa che offre un panorama unico sulla vallata. Tutte alternative molto impegnative, con pendenze che talvolta arrivano a 45° e oltre. Non avventuratevi mai senza una guida in questi luoghi, se non li conoscete più che bene e siete sicuri di quello che fate.

Mentre valutiamo quale sarà la nostra prossima discesa, il Groppera è lì che ci guarda e ci sorride. La sua bellezza lascia senza parole. E noi siamo pronti per tornare a prendere la prossima funivia. ©

MFF/SPIAGAMES

Sul lato opposto di Madesimo, l’elegante e silenziosa Val di Lei con i suoi pendii immacolati e laggiù l’omonimo lago, un lungo invaso che pare un fiordo incastonato nel cuore delle Alpi. Anche su questo versante è bellissimo sciare su pendenze non estreme, oggi in una powder da sogno.

Ma adesso per noi è il momento di farsi inghiottire dal fascino e dall’imbuto del Canalone.

In tutta sincerità se non fossi con guide e persone ben più esperte di me non credo che affronterei questa discesa. Il manto è intonso e la neve molta. Marco, Giuliano e Alberto ci mostrano punti delicati e da evitare in cui la stabilità del manto non

Madesimo Freeride Festival 2016

D

al 2014 Madesimo ospita uno dei primi eventi italiani interamente dedicati al freeride, forse l’unico che ne affronta con dedizione totale tutte le sfaccettature. È stato voluto e sostenuto dalla Ski Area e dal Consorzio Turistico della Valchiavenna, studiato insieme agli amici della compianta rivista Soulrider e all’agenzia Spiagames che ne guida l’organizzazione.

Lo contraddistinguono la volontà di divulgare educazione e cultura del freeride trascinando tutti dai neofiti agli atleti, nonché uno spirito fresco e goliardico capace di coinvolgere e far divertire davvero tutti.

Cuore del MFF16 sarà il Test/Expo Village al Pian dei La-

rici, dove si potranno provare i materiali che metteranno a disposizione le oltre 40 aziende partner dell’evento: sci da freeride e da telemark, snowboard e splitboard, ma anche artva, giacche, guanti, racchette, action camera e molto altro. Tre giorni intensi di attività: corsi e tour organizzati (tecnica freeride e backcountry, speedriding, ecc…) con le Guide Alpine di Whiteline e i maestri di Sci di Madesimo, i Safety Camp di Mystic Feeride e il Base Camp, emozionante pernottamento in quota con tenda e sacco a pelo… e poi workshop, snow yoga, apresski e freeride movie night! Siete pronti?

18-19 e 20 marzo: un appuntamento da non perdere.

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…Servizi | Freeride

EDUCAZIONE

I

UNA SCOMMESSA DA VINCERE IL FUTURO DEL FREERIDE risiede senza dubbio nell’educazione, in particolare delle generazioni più giovani. È per loro in primis che dobbiamo batterci perché le occasioni di imparare e capire siano tante e sempre al top.

COME ACCADE GRAZIE AL PROGETTO ICARO, nato da un’idea del grande Corrado “Icaro” De Monte, di cui trasmette e testimonia, grazie all’impegno della sua responsabile Karin Pizzinini, tutta l’energia positiva e trascinante.

IL SUCCO È AVVICINARE I GIOVANI alla pratica del freeride in modo sicuro, puntando innanzitutto sulla conoscenza (lettura dei versanti e delle condizioni della neve) e sulla prevenzione (scelte consapevoli e zone di riparo), e poi anche sull’autosoccorso e la pratica dell’utilizzo di artva, sonda e pala.

UN FIORE ALL’OCCHIELLO PER IL NOSTRO PAESE, come dimostra la recente vittoria del Best Safety Act 2K15 agli Italian Freeride Awards. Seguite il progetto su Facebook e leggete sul sito di Planet Mountain i report sui tanti freeride camp organizzati… e fatevi contagiare!

ESEMPI COME QUESTO sono da moltiplicare e porre sotto i riflettori. Ma continuare a imparare e prepararsi adeguatamente è necessario a ogni età e a ogni livello.

MA CONTINUARE A IMPARARE e prepararsi adeguatamente è necessario a ogni età e a ogni livello. Ecco allora 5 prime pillole di riflessione su prudenza e informazione per chi si avvicina o già pratica lo sci fuori dal battuto:

•1

È difficile prevedere il comportamento della neve.

Perché è molto eterogenea (per densità, tipologia dei cristalli, ecc…) e pertanto difficile da leggere anche per gli esperti.

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•2

La conoscenza del luogo è fondamentale.

Anche agli atleti di alto livello si informano dai locali su linee, versanti, pendii e condizioni… se vivi o frequenti un posto quasi tutti i giorni sai bene quali siano le sue insidie.

•3

Le guide alpine sono una risorsa per tutti.

Non sono né maestri inarrivabili di montagna estrema, né accompagnatori per timorosi, contattateli e sentite il loro parere.

E FREERIDE •4

Consultate il bollettino valanghe e imparate a leggerlo.

Il bollettino è uno strumento utile a disposizione di tutti. Ogni regione ha il suo e lo pubblica regolarmente. Guardatelo con attenzione e studiate ciò che è necessario a capirlo in ogni sua parte.

di Giulio Caresio foto di Karin Pizzinini/ Progetto Icaro

•5

Il grado di pericolo è una stima, e 3 (su 5)indica pericolo marcato.

A differenza di una misura, che è un valore oggettivo (a meno di un errore) riferito a un parametro, una stima è un valore indicativo (parzialmente soggettivo) della probabilità che una cosa avvenga. Tenete presente che l’80% degli incidenti in Italia si verificano con grado 2 e 3: non abbassate la guardia e non date nulla per scontato.

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IL RE …AGONISMO | Intervista | Peter Fill

DI KITZ

G

…

FISI/PENTAPHOTO

Il calcio, la famiglia e la Streif. Peter Fill ha vinto la gara che vale una carriera intera Di Lucia Galli

GIOCA A CALCIO NEI “GULASCH”, gli scarti della prima squadra su a Castelrotto, in Alto Adige. Eppure Peter Fill è come nella Bibbia: la pietra scartata che diventa testata d’angolo. Un bell’assist insomma per il primo della classe, dopo anni di studio e di fatica. Lui, nato nel 1982, è il “bello maturo” dello sci e in un anno in cui le luci sembravano doversi accendere su altri, si è ripreso la scena e soprattutto la vittoria più grande, quella che vale una carriera, la Streif di Kitzbuehel. Lui ci ha sempre creduto, il suo talento poi era indiscutibile, ma i mesi all’anagrafe passavano e, dopo il 2008, primo anno di grazia e della sua prima vittoria a Lake Louise, nessuno si aspettava che un 2016, bisesto e senza eventi, gli portasse così bene. Il 23, invece, giorno di Kitz 2016, quello sì, si sa ormai, che è il suo giorno fortunato. Data delle nozze, nel 2015, con Manuela, data di nascita, nel 2014, di Leon il primogenito che, proprio mentre il “papi” lottava in pista, veniva al mondo per tifare a “fill di voce”. Ora, per il

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secondo compleanno di Leon, papà Peter gli ha regalato e dedicato la vittoria sulla pista più difficile e un fratellino, in arrivo fra qualche tempo. Fill, invece, a se stesso ha fatto un altro gran regalo. O forse un bello scherzo. Tutti conosciamo quelle giornate che ti possono cambiare la vita ma che, vincendo la Streif, lui si candidasse anche alla lotta per la coppetta di specialità, quella di discesa che nessun italiano ha mai vinto... ecco, questa possibilità, nessuna cabala poteva prevederla. Se son rose, dopo 12 podi, 2 vittorie in Coppa e due medaglie mondiali, fioriranno. Dopo l’Austria e l’uscita di scena di Aksel Lund Svindal, la Baviera e la Corea del Sud hanno consolidato le sue credenziali contro Kjetil Jansrud. Fill, come al solito, non si scompone. Da vero campione sa che scomporsi fa perdere tempo e così resta dritto, lungo la sua linea, spianato almeno verso la felicità, fatta di grandi piccole cose, come una bella famiglia, gli affetti e il gulasch, la passione per gli scarti… di ottima qualità.

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GEPA/ATOMIC

…AGONISMO | Intervista | Peter Fill

…LG Due bei piazzamenti, 4° e 5°, sulla prossima pista olim-

PENTAPHOTO

pica fanno ben sperare per il 2018? …PF La pista è bella, non difficilissima: occorre trovare il ritmo giusto e leggere bene i dossi. Nel 2018 vorrei arrivare da protagonista e se possibile andare anche oltre. …L Come ti ha cambiato la vita la vittoria a Kitz: è davvero la gara che vale la carriera? …P Kitz non mi ha cambiato la vita, ma è un sogno che si avvera. Quest’anno mi ero detto “O Wengen o la Streif ”, ed eccomi qui in attesa di vedere il mio nome sulla gondola, accanto a Thoeni, Tomba, Ghedina, Deville e Paris, oltre a Stenmark e Maier. Sono semplicemente molto orgoglioso. …L È più difficile vincere sulla Streif o fare il papà? …P Proprio considerando il volo sulla Steilhang di 3 anni fa a Kitz dico che, botte a parte, è più dura fare il papà. Sulla neve se sbagli, ti accorgi eccome. Con i figli non sai mai se hai fatto la cosa giusta. …L Come vivi l’attesa per il secondo bimbo? …P Sono molto felice. Stavolta l’abbiamo “programmato” meglio, a fine stagione, così starò più vicino a mia moglie. Poi d’inverno sono sempre in giro e sarà così per un po’. L’estate devo farmi perdonare sperando che i miei figli capiscano e siano fieri del loro papà: glielo chiederemo.

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…L A Kitz hai rischiato molto: quindi si rischia anche da adulti? …P No, si rischia più da giovani perché lo fai quando non capisci cosa puoi sbagliare. L’esperienza poi aiuta: da “vecchio” capisci dove andare e certe situazione le affronti meglio. Ma in discesa bisogna sempre rischiare tanto per arrivare davanti. …L Quest’anno si parla molto di sicurezza: come valuti il nuovo air bag, i nuovi colori per segnalare i dossi in pista? …P Mi fa piacere che se ne parli. Non sono stato tra i collaudatori, ma sono contento del debutto dell’airbag.

Spero che in futuro saremo tutti più protetti. Quanto ai nuovi colori, fra verde che non si vede e viola che è molto simile al blu, non hanno aiutato molto, già a Jeongseong eravamo tornati alla tradizione. …L C’è altro che si potrebbe fare? …P Credo di sì: Energia pura sta mettendo sul mercato un sotto tutta anti taglio molto intelligente, ci tengo ad averlo. Miller si tagliò il polpaccio, ricordate? E a Svindal andò pure peggio a Beaver Creek nel 2007. Credo che in quelle due circostanze una protezione sotto tuta sarebbe stata molto utile per limitare i danni. Noi usiamo sci con lamine affilatissime. …L Quando ricordi le tue due medaglie mondiali che cosa pensi? …P Ne sono orgoglioso, ma furono due situazioni molto diverse. A Val D’Isere 2009, argento in superG, ho centrato una medaglia

…

“... eccomi qui in attesa di vedere il mio nome sulla gondola, accanto a Thoeni, Tomba, Ghedina, Deville e Paris”.

…P Eh sì, siamo gli scarti: quello significa gulasch. Gli avanzi della prima squadra. Ah, ma siamo un’ottima carne eh! Siamo quelli che o non hanno voglia di allenarsi, o non ne hanno il tempo. Facciamo un campionato di livello bassissimo, ma per me è un grande divertimento perché mi permette di stare insieme con gli amici di una vita. ©

GEPA

bellissima su una pista difficile e ghiacciata. Un’impresa che non mi era mai riuscita anche se già nei due anni precedenti andavo bene. Così fu la medaglia della consapevolezza. A Gap 2011 mio padre si era ammalato da pochi mesi. Ho sofferto tanto e ho pensato più a lui che a sciare. A continuare mi convinse la famiglia: io volevo smettere. Fare quella gara non fu facile, poi gli dedicai la medaglia del bronzo in combinata. Ormai ha recuperato, sta bene e sono felice. …L Che vita fai a Castelrotto? Dove hai messo il trofeo di Kitz? …P Una vita normale! Abbiamo costruito una nuova casa, ci siamo trasferiti questa estate. Stiamo bene “dentro lì”, dove ho anche tutti i miei trofei. …L Tennis, Juve... e golf: perché tanti sciatori giocano a golf? …P Anche bici, faccio tanti sport, tutti, maluccio, tranne beh, lo sci. A golf mi rilasso d’estate e mi alleno mentalmente alla concentrazione. Credo sia questo che attira gli sciatori. Io poi ho il bellissimo campo a 18 buche dell’Alpe di Siusi a 5 minuti da casa. E quest’anno, il 18 giugno, farò un torneo invitando un po’ di amici dello sport ed appassionati, con premi bellissimi, auto, moto, viaggi, ci tengo molto, anche se non vinco io! …L Davvero giochi in una squadra di calcio che si chiama Gulasch?

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…AGONISMO | Sicurezza

CHE SCOPERTA!

LO SCI

Sei infortuni eccellenti hanno scatenato l’opinione pubblica di Paolo De Chiesa

FISI/PENTAPHOTO

PENTAPHOTO

È PERICOLOSO

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MAI COME QUEST’ANNO, la Coppa del mondo si è ritrovata sotto il fuoco di fila dei media, puntualmente inclini a cogliere gli aspetti negativi dello sci. Anche se la stagione in corso ha rimpinguato le corsie degli ospedali come già in passato, la cassa di risonanza delle cassandre alpine, ovvero di coloro che non vedono l’ora d’impallinare il nostro sport nel solito “tiro allo sci”, inteso come montagna a 360°, è stata alimentata soprattutto dal blasone del bollettino medico. Ci sarebbe stato lo stesso morboso interesse, se sotto le lampade delle sale operatorie non fossero finiti i big? Penso di no. station, oppure ne accettiamo la componente aleatoria! Le reti di protezione, disseminate per chilometri e chilometri lungo le piste di gara in doppia o tripla fila, oltre a quelle ancorate a pali di sostegno (le cosiddette reti A), sono ormai baluardi invalicabili, così come gli airfence, mascherati da banner pubblicitari, in realtà enormi cuscini d’aria che accerchiano gli arrivi allo scopo di attutire l’impatto in caso di incidente in area di decelerazione. Ma veniamo al casus belli che ha fatto tanto discutere, ovvero l’ecatombe sulla Streif di Kitzbuhel, tempio della discesa. Ne ho sentite di tutti i colori: pista pericolosa, manto rovinato, visibilità insufficiente, persino accuse di cinismo degli organizzatori. Marcus Waldner, giudice arbitro dello sci alpino maschile che non ha bisogno di avvocati difensori, ha deciso e agito con buon senso, seguendo procedure ineccepibili, dando il via alla gara e interrompendola, per convalidarla, solo dopo il pettorale 30. Ammissione di colpa? No: abbassamento della luce dopo i lunghi stop per le cadute! La Streif è il sogno dei giovani, il trofeo più ambito dai migliori discesisti del pianeta, come una medaglia d’oro alle Olimpiadi: chi vince sulla Streif entra a pieno titolo nella storia di questo sport, diventando immortale come un eroe omerico. Chi ha provato quell’emozione, chiedetelo a Fill, Paris

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FENNINGER, SHIFFRIN, MAYER, SVINDAL, RAZZOLI E LIGETY, elencati in ordine di ricovero, sono superstar del circo bianco ed è ovvio che gli echi dei loro forfait suscitino clamore, finanche scandalo.

Peccato che gli Stretiberger, i Borsotti, i Muzaton, gli Scheiber o le Hector di turno quest’anno, solo per citare alcuni atleti meno famosi e quotati, ogni inverno facciano la stessa fine senza innescare l’assalto alla diligenza del circo bianco!

Vado con ordine, alla ricerca del bandolo della matassa in un caos di opinioni e sentenze sulla pericolosità dello sport in questione.

Sorvolerei sulla mancata tragedia che ha sfiorato Hirscher lo scorso mese di dicembre sul Canalone Miramonti, quando un drone di 12 chili si frantumò a pochi metri dalle sue code durante la seconda manche dello slalom di Madonna di Campiglio, semplicemente perché la chimera di nuove ebbrezze televisive non sarà contemplata nelle casistiche di rischio per l’atleta: bastano le telecamere a bordo pista, ce ne faremo una ragione! È incontrovertibile che lo sci, sport di velocità per forza di gravità su piani inclinati e irregolari, veicolato da materiali tecnologicamente innovativi e sempre più performanti, sia per definizione rischioso.

Ciò detto, o stiamo a casa a rimbambirci di curve e porte alla play-

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PENTAPHOTO

…AGONISMO | Sicurezza

…

È incontrovertibile che lo sci, sport di velocità per forza di gravità su piani inclinati e irregolari, sia per definizione rischioso

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e Ghedina, gli unici italiani ad aver domato la pista più famigerata della terra, ha coronato in modo celestiale la totale dedizione allo sci. Torniamo a Waldner e alle sue decisioni. Intanto ha abbassato la partenza di 100 metri, scatenando le ire degli irriducibili, inconsolabili per l’azzeramento del salto sulla Mausefalle che, affrontato senz’abbrivio, sembrava bostik, tanto gli stavano appiccicati i discesisti. Non il vento, bensì una brezza, nel timore che rinforzasse in corso d’opera, ha indotto Marcus alla dolorosa amputazione del salto più incredibile della terra: se non è prudenza questa! Le gobbe che hanno spedito in clinica ortopedica Streitberger, Reichelt e Svindal, erano forse più accentuate del solito, ma erano evitabili, anzi, dovevano essere scartate. Lo ha fatto Fill, stringendo verso l’interno la linea di volo sull’Hausberg e correggendo in atterraggio per ridare ossigeno alla traiettoria, sostanzialmente con una mini-frenata, indispensabile per ridurre la velocità e non deragliare nella micidiale curva dell’Hausbergkante, percorsa, così, su spazi

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AUDI

più risicati ma sicuri. La discesa è un’arte che contempla il sacrificio e la rinuncia ad entrare a manetta in certe situazioni, in altre parole la capacità di rallentare laddove sia necessario: non lo dico io, ma Ghedina, il più forte discesista italiano dell’era moderna, senza scomodare Zeno Colò! Non si vedeva bene, il cielo era plumbeo, ma non c’era assolutamente nebbia. Se non si corresse in tali condizioni meteo, non si disputerebbe la metà delle discese di Coppa! E dato che, nel succitato gioco del tiro allo sci, si fanno di tutte le erbe un fascio, anche il ginocchio di Razzoli sarebbe saltato per colpa di un tracciato pericoloso: non facciamo ridere i polli! Il suo crociato anteriore ha fatto crack per mera sfortuna, a 25 km orari, poche porte dopo il via, sul primo dosso della Ganslern di Kitz. Se in tutti gli slalom difficili e un po’ assurdi, come appunto la manche incriminata, ci si dovesse rompere un crociato anteriore, a quest’ora non ci sarebbero più slalomisti in circolazione.

Per converso, come avrete sentito spesso nelle mie telecronache, sono contrario alla sciancratura dello sci da gigante maschile, geneticamente modificata 3 anni fa in nome di una sicurezza solo millantata, non avendone

prodotta in quota maggiore e rivelandosi, di fatto, scelta controproducente per il mercato, autogol della Federazione internazionale cui il mondo dello sci avrebbe fatto volentieri a meno. Per il resto, mi pare che il tema sicurezza abbia priorità assoluta, persino a scapito dello spettacolo, appeal imprescindibile nello sci. A dar manforte, adesso è arrivato anche l’airbag, adottato già da una decina di discesisti, kit pronto ad esplodere gonfiandosi ogni volta che gli algoritmi su cui è basato reputino imminente una caduta. Sino ad ora, ha funzionato a meraviglia, salvando Reichelt da una probabile commozione cerebrale, con buona pace di Ligety, titolare di un’azienda concorrente di protezioni, che, nel bailamme generale e senza mezzi termini, ha individuato proprio nell’apertura dell’airbag la colpa della rottura di due vertebre di Mayer in Val Gardena: ci mancava solo…. il fuoco amico! ©

Nella pagina a fianco, l’elicottero porta via Razzoli a Kitzbuehel. In alto Ted Ligety, qui Aksel Lund Svindal

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QUASI …AGONISMO | Coppa del Mondo

AMICI Kristoffersen “osa” intrufolarsi tra Hirscer e il suo quinto titolo consecutivo.

Tra le donne Lara Gut è l’ultima rivale di Lindsey Vonn

GEPA/ATOMIC

di Paolo De Chiesa

ESPUGNATA WENGEN, l’altra grande classica dello sci, Svindal ha trionfato nel supergigante di Kitz, ennesimo successo stagionale, pronto ad attaccare, 24 ore più tardi, la Streif. Era invasato, come se il tempo dovesse scadere senza concedergli altre chance. Voleva l’alloro più ambito, a costo di tenere il piede sull’acceleratore anche quando bisognava toglierlo, magari solo per un istante: che idolo, che peccato! Leggerete queste righe dopo la tournèe giapponese, sapendo se Hirscher sarà ancora in testa alla coppa dopo il gigante e lo slalom del sol levante, o se il superlativo Kristoffersen, straordinario mattatore dello slalom, gli avrà messo il sale sulle code. Il campionissimo austriaco è favorito sul norvegese, nonostante le battute a vuoto nello slalom di Wengen e nella combinata di Kitz, parzialmente edulcorate dal settimo posto nel superG coreano. Marcel è più forte in gigante e dalla sua, oltre agli attuali 134 punti di vantaggio, ha la combinata di Chamonix e 3 supergiganti, mentre il terzo incomodo, Jansrud, tornato alla vittoria nella discesa coreana, ha già sprecato una cartuccia nel superG del giorno dopo, deragliando a metà gara. Gli italiani sciano alla grande e, dopo essere tornati sul podio nello slalom di Wengen con Razzoli, sfortunatissimo (che dispiacere per Giuliano!) e Gross, hanno toccato il cielo con un dito grazie a Peter Fill, immortalato nel tempio di Kitzbuhel con una vittoria da annali e in lizza per una coppa di specialità mai vinta da un italiano, per poi saggiare le piste olimpiche della Corea come meglio non si poteva, issando sul secondo gradino del podio Paris e Innehofer, rispettivamente in discesa e in superG! La coppa in gonnella ha sin dall’inizio identificato in Lindsey Vonn la sua superstar. Superato il record di vittorie di Annemarie Moser- Proell, l’americana sta puntando Stenmark, che di gare ne vinse 86. Se tutto filerà liscio, alla fine della prossima stagione potrebbe diventare al contempo regina… in campo maschile, con un’ invasione di campo da guinness!

Continua a vincere a raffica, come a Cortina con un’altra doppietta, ma la vittoria che mi ha impressionato di più è stata sulla Kreuzeck di Garmisch e non tanto per il secondo e mezzo di distacco rifilato in discesa alle avversarie, quanto per come abbia saputo domare una pista difficilissima, anticipando laddove bisognava, tagliando dove si poteva, calibrando le prese di spigolo come se lo facesse con la manopola del gas di una moto, inclinandosi o sporgendo il busto in angolazione a seconda delle pendenze, del raggio di curva e del grip sotto le lamine: straordinaria! Non avrà vita facile, perché

Lara Gut, alterego dell’assente Fenninger, la sta tallonando a meno di 100 punti di distacco. Sarà un finale di stagione incandescente: sarebbe bello che l’ago della bilancia di questo duello appassionante lo spostasse la tappa valdostana di La Thuile, in calendario nel penultimo weekend di febbraio. In casa Italia, tanti buoni piazzamenti nelle top ten, a corollario dello splendido podio nel gigante di Flachau della Brignone, tra l’altro alla scoperta di ottime doti in superG. Speriamo ne arrivi qualcun altro. ©

ZOOM/ALEXIS BOICHARD

S

Se, in campo femminile, la Coppa del mondo aveva dovuto rinunciare ancor prima di iniziare a una regina come la Fenninger, il settore maschile ha perso Svindal sull’Hausbergkante di Kitzbuhel, nel pieno di una stagione che avrebbe potuto incoronarlo di nuovo re. Mi dispiace moltissimo per questo vichingo dalla forza erculea e dal coraggio mitologico, atleta statuario capace di aggredire ogni centimetro di qualsiasi pista, anche quelli rivelatisi fatali sulla Streif, anello mancante in una carriera sublime.

…

La coppa in gonnella ha sin dall’inizio identificato in Lindsey Vonn la sua superstar. Continua a vincere a raffica ma Lara Gut la sta tallonando

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…Turismo | Alberghi storici

DORMIRE (E SCIARE)

nella Storia

Il viaggiatore evoluto, così come lo sciatore evoluto, sa che non è mai una questione di stelle e che non serve sapere quale designer ha firmato l’arredo dell’hotel dove si dorme, contare quanti trattamenti offre il centro benessere né quanti metri quadrati misura la camera. Chi viaggia per il piacere di sciare cerca l’emozione che un albergo può trasmettere e niente come le storie del passato crea l’atmosfera giusta, quella che fa rimanere senza parole appena varcato l’ingresso, quella che non si dimentica appena tornati in città. Un passato che, almeno negli ultimi cento anni, si intreccia con quella dello sci di Enrico Maria Corno LA PROSSIMA VOLTA che vi troverete a prenotare un weekend sulla neve, prendete in considerazione l’idea di scegliere un albergo storico. Per chi ama la montagna, è come entrare in chiesa: i muri di pietra spessi un metro e il legno antico lasciano fuori il freddo e trattengono le storie di chi ci ha vissuto anche per un solo giorno - di uomini e viaggiatori, di re, soldati, alpinisti e sciatori. Ognuno con il suo stile, ognuno portando l’eredità della sua epoca e della sua valle. Molti di questi alberghi sono perfino più vecchi della storia dello sci e possono legittimamente affermare di averla vissuta fin dall’inizio. La sera, davanti al camino e con un calice di rosso tra le dita, c’è sempre qualcuno pronto a raccontarvela.

Il più antico in assoluto?

L’Orso Grigio a San Candido Ci sono diversi alberghi che si contendono la palma di più antico d’Italia e, ça va sans dire, ognuno tende ad accreditarsi del primato. “Il nostro albergo si differenzia soprattutto per essere nato già con questa destinazione d’uso. Non era un edificio diverso riadattato nei tempo”, ci dice Franz Ladinser, il proprietario dell’Orso Grigio a San Candido, un elegante gentiluomo tirolese che chiacchiera piacevolmente nel suo spezzato di lana cotta: “Il primo documento ufficiale su cui è citato il Grauer Bär è del XV secolo ma è presumibile che fosse aperto già all’inizio del ‘300, come locanda per i nobili pellegrini di passaggio verso Roma. Nel 1413 un

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incendio distrusse il paese e si disse che il crocefisso dell’abbazia benedettina trasudò sangue. Da quel giorno arrivarono a San Candido oltre 2000 pellegrini l’anno e la locanda ebbe immediato successo. La nostra famiglia ne è proprietaria da oltre 250 anni”. Tutta la Pusteria ha peraltro una lunga tradizione alberghiera - si pensi solo all’Hotel Goldener Adler (famoso per le sue mura medioevali intatte fino ai piani superiori) e l’Hotel Elephant (così chiamato in ricordo del passaggio del pachiderma dono del Re del Portogallo all’Arciduca Massimiliano d’Austria) di Bressanone ma slegati dalla storia dello sci. L’Alta Pusteria invece battezzò la sua prima stagione invernale già nel 1936/37: qualche albergo aperto e il primo maestro di sci, quel Heinrich Harrer che poi divenne famoso per aver scalato l’Eiger e soprattutto per la sua biografia dei suoi “Sette anni in Tibet”. Harrer fu così illuminato da dare lezione più ai ragazzi locali che ai turisti e, quando nel 1956 qui c’erano già tre skilift e una seggiovia, l’Alta Pusteria divenne un punto di riferimenti dell’attività sciistica internazionale, potendo contare su diversi maestri ben preparati.

La Cortina che si vede nei film La storia di Cortina e dello sci sulle Tofane va raccontata attraverso quella di due alberghi storici: il Cristallo e il Posta, protagonisti anche delle Olimpiadi che proprio 60 anni fa si tenevano nell’Ampezzano. Il Palace Hotel Cristallo è nato nel 1901 con la sua caratteristica

architettura liberty quando Cortina era ancora austriaca: si trasforma in un ospedale militare per la Prima Guerra Mondiale, promuove il bel vivere e gli sport invernali fin dagli anni ‘30 e porta qui il jet set internazionale e la mondanità negli anni ‘60: gli allegri fuoripista di una Claudia Cardinale in pellicciotto fucsia inseguita dall’innamorato David Niven con maglioncino di lana giallo nella commedia “The Pink Panther” di Blake Edwards del 1963 fanno il paio con l’incredibile inseguimento di “007 Solo per i tuoi occhi” del 1981 in cui Roger Moore salta dal trampolino olimpico con un paio di sci da discesa e viene inseguito in pista da due motociclisti che fanno incredibili acrobazie sulla neve, riuscendo a stargli dietro perfino quando atterra sul tavolo apparecchiato sulla terrazza di un rifugio.

Ecco, queste due scene di film - i cui interni erano ambientati al Cristallo - hanno dato la misura dello sci a Cortina. A questi capolavori di Hollywood seguirono poi i fratelli Vanzina, ma questa è un’altra storia.

All’Hotel de la Poste, che fin dal 1835 aveva la licenza di alloggio, osteria e stalla per i collegamenti postali, soggiornarono le più note famiglie reali negli anni ‘50 mentre Ernest Hemingway imparava i canti degli alpini da Fernanda Pivano e parlava delle sue giornate trascorse sugli sci appoggiato al bancone del bar.

Tutto cominciò a Courmayeur Un solo albergo ha fatto la storia dello sci a Courma: il Grand Hotel Royal e Golf, oggi

Orso Grigio San Candido

cinque stelle di livello assoluto, era già aperto alla fine dell’800 quando l’ingegnere svizzero Adolfo Kind presentò a Torino il primo modello di sci, ovviamente con gli attacchi a tallone libero. Era già aperto quando nel 1901, sempre a Torino, venne fondato il primo sci club d’Italia. Ed era il punto di riferimento per quei pionieri che nel 1915 nella attigua Val Digne si giocarono il primo campionato italiano di sci: “Fu tutto merito del Conte Titta Gilberti, il primo milanese a investire a Courmayeur”, ci dice Claudio Coriasco, l’attuale direttore.

“La sua figura carismatica segnò il destino di questo albergo e di tutta la valle: era talmente illuminato che promosse l’apertura della Scuola di Sci Estiva del Colle del Gigante nel 1936 (l’apertura della prima teleferica per il Rifugio Torino è del 1939, ndr). Lui stesso pagava di tasca propria un manipolo di maestri di sci perché restasse a disposizione dei clienti per tutta l’estate, pur sapendo che sarebbe andato in perdita”. Ottone Bron fu il primo direttore tecnico della scuola, la più alta d’Europa a 3246 metri. “Il Conte Titta fu anche proprietario degli impianti di Courmayeur e investì sulle strade locali per

Palace Hotel Cristallo Cortina d’Ampezzo

portare gli sciatori sotto il Monte Bianco, facendosi promotore anche del progetto dell’Autostrada. A lui si deve anche il taglio esclusivo che il paese si è dato fin da quei tempi: Chamonix raccoglieva alpinisti, sciatori, aveva avuto le Olimpiadi del 1924 (le prime della storia, ndr) ed era il luogo deputato alla pratica degli sport, sia invernali che estivi. Courmayeur, per distinguersi, ospitava le famiglie reali e l’aristocrazia di tutta l’Europa imparò a sciare qui. Proprio per questa ragione, l’albergo ha potuto vantare la licenza di Royal, da quando accolse per prima la Regina Margherita”. Una tradizione che si perpetua ancora oggi.

A Cervinia invece, che già nel 1936 aveva la funivia che portava ai 2550 metri di Plan Maison, ci si ricorda del Grand Hotel Cervinia che era la base strategica degli sciatori negli anni ‘50, presto trasformato in un condominio dove anche Mike Bongiorno aveva un appartamento.

Tradizionalmente, tutte le nazionali che andavano a Cervinia ad allenarsi negli anni ‘70 si fermavano all’Hotel Compagnoni in centro ma chi vuole parlare di lamine e di gare oggi deve andare allo Sporthotel

Sertorelli all’ingresso del paese (ex Hotel Rosa), oggi di proprietà della omonima famiglia di Bormio che da oltre un secolo scrive la storia dello sci.

Lungo la Grande Strada delle Dolomiti La parte della Statale 48 fra Carezza e Cortina è una strada turistica storica che corrisponde alla cosiddetta Grande Strada delle Dolomiti - in tedesco Große Dolomitenstraße - progettata dal Deutscher und Österreichischer Alpenverein tra la fine dell’Ottocento e il 1909. Appena prima del Passo Costalunga, c’è ancora il Grand Hotel Carezza, dove hanno soggiornato l’immancabile Principessa Sissi, Winston Churchill e Agatha Christie. Il primo impianto della zona, quello che raggiunge il Rif.Paolina, è datato 1951 ed era gestito direttamente dall’albergo. Per anni, ai piedi del Catinaccio, c’è stato solo il Grand Hotel (oggi trasformato in residence con appartamenti), insieme all’Hotel Latemar ed entrambi gli alberghi, come spesso si faceva a quei tempi, gestivano il proprio impianto di risalita privato e i propri maestri di sci. Destini simili sull’altro

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…Turismo | Alberghi storici

Grande Hotel Royal & Golf Courmayeur

versante, a Vigo di Fassa, dove gli stessi VIP ante litteram scendevano per pranzare all’Osteria della Corona d’Oro (aperta fin dagli inizi dell’800), trasformata dopo la guerra nel Park Hotel Corona che inaugurò la prima seggiovia nella zona negli anni ‘50 e che coltivò il suo legame con lo sci ospitando Alberto Tomba e Gustavo Thoeni a cavallo degli anni ‘80 e ‘90, quando si allenavano da soli sulle piste del Ciampedie proprio sopra l’albergo.

A Pera di Fassa, frazione di Pozza, il Rizzi possiede ancora gli antichi registri dei forestieri della fine dell’800 quando arrivavano i primi geologi a studiare le caratteristiche peculiari delle Dolomiti.

I primi sciatori sarebbero arrivati trent’anni più tardi. Il Rizzi, il cui edificio è appoggiato ad una enorme pietra (perra, in ladino) caduta dal Catinaccio, a differenza degli altri non è mai cambiato da allora, né nelle architetture né nella proprietà, ancora della stessa famiglia. Chi invece entra anche solo a prendere un caffè al Savoia al Passo Pordoi, si infili in quel corridoio basso e stretto che, come un tempo, porta alle camere: ci sono decine di

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fotografie in bianco e nero che ritraggono soldati e sciatori italiani e austriaci che su quelle montagne hanno combattuto durante la Prima Guerra. Sono centinaia quelli morti sotto le valanghe dell’inverno del 1916.

Tutti gli altri migliori alberghi storici dello sci

Santa Cristina - Hotel Uridl Negli anni ‘50 accoglieva i primi sciatori che arrivavano in Val Gardena, posizionato perfettamente tra il Monte Pana e il Col Raiser. Anche oggi mantiene il suo profilo sciistico avendo una stretta collaborazione con la Scuola Sci 2000 di Selva.

Santa Cristina - Hotel Dosses Detto che è uno degli alberghi più vecchi della valle, citato già nel 1500, ospita da sempre la Nazionale Azzurra di sci durante le gare in Val Gardena a dicembre, anche grazie alla sua posizione strategica proprio davanti alla Saslong.

Corvara - Berghotel Ladinia Aveva la licenza di affitto numero 1 a Corvara. Oggi è un piccolo hotel di charme, gestito dal più famoso La Perla, e non a

Berghotel Ladinia Corvara caso sta a pochi metri dall’impianto del Col Alto, accesso al Sellaronda.

Madonna Di Campiglio - Hotel Relais Des Alpes L’Hotel che ha ospitato l’onnipresente Sissi e il marito imperatore Francesco Giuseppe, ogni anno celebra i medesimi con un gran ballo in costume nel Salone Hofer, lo stesso che ha visto i festeggiamenti di innumerevoli atleti da quando esiste la 3-Tre. Bormio - Bagni Vecchi Era l’albergo dei Bagni ad ospitare i primi sciatori di Bormio già negli anni ‘20. A Livigno si cominciò nel 1959 quando furono costruiti i primi due skilift e fu preso l’impegno di tenere aperta la strada del Foscagno.

Tutti gli altri migliori alberghi all’estero

Wengen, Svizzera - Hotel Falken Il Falken, gestito ancora oggi dagli eredi della famiglia Cova che lo ha aperto nel 1895, è l’albergo che fin dalla prima edizione della Coppa del mondo di sci alpino ospita gli azzurri. Qui visse e

Badrutt’s Palace St. Moritz

Hotel Uridl Santa Cristina

monix

Hotel du Buet - Cha

Berghotel Schatzalp Davos lavorò Zeno Colò alla fine degli anni ‘30 quando si rifugiò in Svizzera.

Berghotel Schatzalp - Davos Uno dei palazzi in Stile Art Nouveau più belli di Svizzera. Edificato nel 1900 come un sanatorio di lusso, cambiò ‘destinazione d’uso’ in hotel per sciatori a metà degli anni ‘30 quando Davos fece partire il primo skilift.

Badrutt’s Palace - St. Moritz Alla fine dell’800, Johannes Badrutt, già padrone del Kulm, fece una scommessa

con quattro ospiti inglesi: anche in inverno avrebbero potuto godersi il sole dell’Engadina sulla terrazza, divertendosi e facendo sport all’aperto. In caso contrario, si sarebbe assunto i costi del viaggio. Nacque così il turismo invernale nelle Alpi. Oggi il Palace è uno degli alberghi più lussuosi del mondo.

Hotel Schwarzer Adler - Kitzbühel La prima pista di sci al mondo? Tale Franz Reisch scese dalla Kitzbueheler Horn nel 1893. I primi “atleti estremi”

che ne seguirono le orme dormivano allo Schwarzer Adler, in centro a Kitz, oggi hotel con un ristorante di grido.

Hotel du Buet - Chamonix La prima vera stagione sciistica a Chamonix data 1906. Nel 1924 qui avevano le prime Olimpiadi invernali e nel 1930 c’erano già tre funivie!!! I primi sciatori in arrivo da Parigi e da Ginevra si fermavano all’Hotel du Buet e de la Gare, ancora oggi (ha una sola stella!) appena fuori dalla stazione di Vallorcine. ©

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…Turismo

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Les Deux Alpes, una delle più note località dell’Arco Alpino, mecca dello sci estivo e delle notti infinite, da quest’anno ha una nuova pista, da record.

Per realizzare la Jandri 1 è stato necessario il più grande cantiere mai realizzato in un comprensorio sciistico

testo e foto di Gisella Motta

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…Turismo | Les Deux Alpes

Fiocchi finissimi di neve riportata si posano sugli impianti di risalita. Il sole intanto gioca a nascondino dietro la nebbia mentre la temperatura si fa più gradevole. Saliamo più o meno a metà del pendio sopra la stazione sciistica di Les 2 Alpes dove file di palloncini bianchi e azzurri infilzati nella neve annunciano che oggi è un giorno di festa per la famosa località nella regione Rhone Alpes, dipartimento dell’Isère.

SIAMO IN UNA DELLE STAZIONI SCIISTICHE più note al mondo. Una celebrità che in buona parte è dovuta allo sci estivo, pratica a cui Les Deux Alpes è immediatamente associata nell’immaginario collettivo. Una delle località di vacanze preferite dagli italiani che qui negli anni hanno aperto scuole sci e attività di vario genere… il tutto attorno a un ghiacciaio che anche in estate permette la pratica dello sci su un buon numero di tracciati (e del freestyle visto il park in quota) e tante attività, non solo sportive, a corollario. In inverno invece siamo di fronte a un maxi comprensorio,

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una stazione di “ski total”, alla francese, sorta dal nulla tra i borghi di Venosc e Mont de Lans, nell’Oisanse, per permettere la pratica dello sci e le attività turistiche.

Finalmente viene inaugurata la nuova pista blu che era attesa da diversi anni per permettere un rientro agevolato in paese agli sciatori di tutti i livelli. Alle 11,30 è il momento del taglio del nastro e sembra proprio che gli organizzatori abbiano pensato a tutto tanto che anche il sole si presenta puntuale. Quella spanna di neve fresca fa gioire anche gli amanti della “polvere” ma soprattutto rende il

paesaggio davvero da favola. Fino ad ora gli sciatori dovevano percorrere piste nere e rosse per tornare alla partenza degli impianti o, unica alternativa, un tratto di pista verde spesso sovraffollata. Questo a causa della particolare conformazione della montagna in questo comprensorio che presenta pendii più dolci in alta quota, a partire dal ghiacciaio fino a circa 2.000 metri di altitudine, per poi gettarsi a capofitto sull’abitato di Les 2 Alpes con pendenze da “nera”. L’immensa opera ha permesso di addomesticare le curve della montagna con sbancamenti e riempimenti,

…

La pista Jandri 1 va a completare un lunghissimo percorso che scende da 3.400 metri di altezza fino a 1.600

nel pieno rispetto del paesaggio. Così, con gli ultimi lavori realizzati tra maggio e ottobre 2015, si è concretizzato il progetto della nuova pista blu “Jandri 1”, che va a completare un lunghissimo percorso su piste relativamente facili che scende da 3.400 metri di quota fino a 1.600 con un dislivello di 1.800. Un vero fiore all’occhiello costato dieci milioni di euro per trasportare, scavare e rinterrare (oltre 550.000 metri cubi di terreno mosso) ma anche per ripiantare 12.000 alberi. Il più grande cantiere mai intrapreso in un comprensorio sciistico.

Lo sci è il motore turistico della montagna francese e la prima motivazione dei turisti presso le stazioni invernali. La Francia è il 1° comprensorio sciistico d’Europa e la 2° destinazione mondiale solo dopo gli Stati Uniti. Les 2 Alpes fa parte delle dieci destinazioni sciistiche invernali più importanti e conta ogni anno circa 10 milioni di visitatori e 1.120.000 giornate sci. Il suo principale punto di forza è la presenza di un innevamento naturale dall’inizio alla fine della stagione grazie anche al ghiacciaio che culmina a 3.600 metri di altitudine.

Conosco Les 2 Alpes fin da quando ero una bimba che veniva ad allenarsi qui in estate, così come fanno ancora oggi molti sci club. Qui si sciava fino all’ora di pranzo circa e poi si trascorreva tutto il pomeriggio in piscina, a giocare a tennis, a pattinare ad andare a cavallo. C’era già allora ogni “ben di Dio” con cui divertirsi: un vero e proprio “paradiso terrestre”. E a tutt’oggi Les 2 Alpes attribuisce grande importanza all’accoglienza dei bambini e delle loro famiglie. Nel 2009 la stazione ha acquisito il marchio “Famille Plus”, che garantisce un’accoglienza specifica e prestazioni di qualità ai bambini che trascorrono qui una vacanza. Basta osservare come in inverno

Nella pagina a fianco: palloncini azzurri per l’inaugurazione della pista Jandri 1. Qui la telecabina Jandri Express

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…Turismo | Les Deux Alpes

nella parte bassa della stazione siano attrezzati per far apprendere lo sci ai più piccoli, dai 3 anni in su.

In totale ci sono 200 chimometri di piste disposti sui due versanti della montagna e divisi in cinque zone, a ovest e a est dell’abitato di Les 2 Alpes: da una parte la Vallée Blanche (2100 metri) con piste di varia difficoltà, dall’altro, a est, si sviluppa poi la maggior parte del comprensorio coi settori Mont de Lans (1300 metri), Les Crêtes (2100 metri), la Fée (2600 metri) e il ghiacciaio tra 2900 e 3600 metri. In questo versante c’è la nuova pista blu subito in primo piano e, a salire, la parte più alta del comprensorio occupata dal maestoso ghiacciaio con gli spazi dedicati all’halfpipe e, un po’ più in basso, nei pressi del M.Toura, con la zona dedicata al freestyle.

Come dicevamo, l’apres ski è parte integrante della vita di Les Des Alpes. La sera la strada principale si popola e per due chilometri troviamo bar, ristoranti di tutti i tipi, locali notturni e autentiche chicche come il Salon de The “Chat Gourmand” dove si confezionano i cioccolatini intitolati a Rolland Marion, la campionessa del mondo francese di discesa libera. In tutto

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sono trecento negozi disseminati lungo il viale. Di notevole importanza sono le dieci SPA per rilassarsi dopo lo sci o le attività extra come i cani da slitta, il pattinaggio su ghiaccio, lo speed riding bisposto (parapendio con gli sci), la motoslitta o la possibile visita, per i non sciatori, della Grotta di ghiaccio (ai piedi del ghiacciaio) con le sue magnifiche sculture. Le attività sportive non cessano anche al calar della sera, quando i ristoranti sono pieni e i locali si preparano alle folli notti di una delle località più famose per i party e i divertimenti notturni. Sci escursionismo e ciaspole sono infatti praticabili anche dopo il calar del sole. ©

In senso orario: il cartello della Jandri 1 e uno scorcio della pista, e la banda all’inaugurazione e i cioccolatini di Rolland Marion. Nella pagina fianco: in fuoripista verso Les 2 Alpes

LE DIABLE AU CŒUR 0033(0)4 76 79 99 50 www.lediableaucoeur.com

CHALET MOUNIER **** www.chalet-mounier.com 0033(0)476805690

LE CHALET DE LA FEE 0033(0)4 76 80 24 13 www.restaurantlafee.e-monsite. com Ristorante in paese ALISIER www.resto-2alpes.com

LE SERRE PALAS** www.hotelserre-palas.fr 0033 (0)4 76 80 56 33 Rifugi sulle piste

INFORMAZIONI www.les2alpes.com www.france.fr

LES MELEZES*** 0033 (0)4 76 79 20 70

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NEVE …Turismo

Nassfeld – Pramollo una stazione sciistica di confine poco conosciuta in Italia, ma molto amata - a ragione – nel nord est: tante ottime piste, albeghi ski in ski out e la possibilità di scoprire meravigliosi angoli di Carinzia

di Francesco Lovati

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SOLE Febbraio 2016… SCI | 75

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…Turismo | Nassfeld

Sul confine del Friuli Venezia Giulia con l’Austria, la prima stazione sciistica che si incontra è Nassfeld Pramollo, una delle più importanti località sciistiche austriache, la cui fortuna si basa su due degli elementi chiave per gli sciatori: il sole e la neve.

INIZIAMO DALLA MATERIA PRIMA, la neve, che qui è abbondante nonostante le quote non eccessivamente elevate grazie a un microclima particolare che garantisce oltre 7 metri di precipitazioni in media ogni inverno: la scorsa stagione a lungo qui c’è stato il bollettino neve più “generoso” dell’intera Austria. Se per caso il meteo non fosse clemente sulle Alpi Carniche,

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allora si può fare affidamento su un sistema di innevamento programmato capillare, che copre tutti i 110 km di piste e che può contare su 460 “cannoni” tra ventole e lance. Questo si coniuga con piste comode, varie e al sole, che splende per 850 ore ogni inverno su questo comprensorio. Se non ci credete basta trovare uno dei “Sun Spot” sulle piste, presso le stazioni di arrivo degli impianti Gartnerkofel e Madritsche, veri e propri contatori che vi mostreranno quante ore di bel tempo ci sono state oltre a darvi la possibilità di rilassarvi su una sdraio baciati dal sole.

Si scia tra i 1300 e i 2020 metri su 40 piste per 110 kilometri (11 km difficili, 69 km medi, 30 km facili) che si sviluppano tra 1300 e 2020 metri servite da 30 moderni impianti di risalita tra cui 5 cabinovie, 5 seggiovie esaposto, 4 quadriposto, 10 skilift e 6 tapis roulant. Il più recente, realizzato la scorsa estate, è la seggiovia esaposto Rudnigsattelbahn che, oltre alla cupola protettiva e ai sistemi di sicurezza per i

bimbi, ha anche i sedili riscaldati) Il sole, la neve, il numero e la varietà delle piste fanno di Nassfeld una meta perfetta per un weekend “lungo” sugli sci. Lo stesso vale anche per un’intera settimana bianca, durante la quale, con pochi chilometri di auto, si potranno visitare anche le vicine stazioni sciistiche friulane oppure quelle carinziane.

Tra gli highlight del comprensorio c’è senza dubbio la pista Carnia, lunga oltre sette chilometri, un tracciato molto vario che parte in campo aperto con pendenze impegnative e poi si immerge nel bosco fino ad arrivare a Tropolach, da dove parte la cabinovia di arrocamento Millennium Espress. Questo impianto è sostanzialmente la spina dorsale del comprensorio, dividendolo in due parti: sulla destra il versante dominato dalla cima carnica della Creta di Aip (Trogkofel), è la zona che raggiunge le quote più elevate del comprensorio e dove si trovano diversi itinerari fuoripista e i tracciati più impegnativi della skiarea (tra cui la pista

Carnia). Dall’altro lato si sviluppa invece la maggior parte delle piste, molte delle quali di colore rosso, che si diramano attorno al borgo di Nassfeld, a 1500 metri di quota, che rappresenta il cuore della ski area. E proprio sul Passo Pramollo, che segna il confine tra Friuli e Carinzia, c’è anche un piccolo lembo di Italia: due alberghi e un paio di skiliftini che rendono questo eccellente comprensorio anche un po’ italiano.

Per arrivare qui basta prendere l’autostrada A 23, uscire a Pontebba, raggiungibile in breve tempo da tutto il nord est, e in meno di mezz’ora si supera il confine e si arriva alla stazione sciistica. Da anni si parla di un impianto di risalita che colleghi direttamente Pontebba con il KofelplatzMadritsch a 1919 metri di quota, uno dei punti chiave della zona sciistica. Nel progetto sarebbero inclusi anche 600 posti letto a Pontebba e si disegnerebbero una decina di nuovi kilometri di pista in quota.

L’impianto partirebbe dal paese, subito fuori dall’autostrada, per un investimento

da 50 milioni di euro, milione più, milione meno. Il progetto da anni è sospeso ma puntualmente viene dichiarato come “prossimo alla realizzazione”. “Siamo finalmente alle battute finali di un percorso che consentirà di dare concretezza a un intervento determinante per lo sviluppo del comprensorio turistico dell’area pontebbana, così come prospettato in numerosi accordi e protocolli tra l’Austria e la Repubblica Italiana, nonché tra la nostra Regione e il confinante Land Carinzia”, spiegava l’assessore alle infrastrutture della regione Friuli Venezia Giulia, Mariagrazia Santoro, negli ultimi giorni del 2015.

Vedremo. Intanto Nassfeld continua, anche senza impianto di arroccamento dall’Italia, a essere una delle località preferite dei friulani e degli abitanti del nord est, lo stesso vale per gli sciatori dell’Europa orientale, visto che questo è il primo comprensorio di un certa rilevanza che si incontra dirigendosi verso le alpi da Slovacchia, Ungheria, Polonia... ©

…

7 metri di precipitazioni nevose ogni inverno, questa è Nassfeld

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…Turismo | Nassfeld

Weissensee, il lago degli olandesi

S

e avete programmato una vacanza sciistica a Nassfeld non potete non programmare una gita, anche di un solo giorno, al Weissensee. Tradotto significa “Lago Bianco” e il colore non allude al ghiaccio coperto dalla neve, ma alle candide spiagge “caraibiche” che si possono ammirare in estate. Se magari passate di lì tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio potete anche imbattervi nel “Tour olandese alternativo delle 11 città” (Alternatieve Elfstedentocht Weissensee), che attrae oltre 5000 olandesi che si sfidano sul lago ghiacciato in diverse specialità del pattinaggio di velocità, sport nazionale dei Paesi Bassi. Questa competizione di pattinaggio originariamente si svolgeva in Olanda ma, da quando i canali non ghiacciano più, è stata trasportata in Carinzia (a partire da metà anni ‘80). Sul lago si corrono gare di pattinaggio velocità da 50, 100 e 200 kilometri e il paese è animato dalla simpatia e dal calore degli olandesi in trasferta, e in festa...

Anche a Weissensee c’è una piccola stazione sciistica, a pochi passi dalla sponda del lago: una seggiovia e 4 ski-lift per 7 chilometri di piste alla portata di tutti e molto panoramiche, che corrono tra i 930 e i 1300 metri di quota. Ma qui lo sport preferito è un altro: il pattinaggio. Il lago misura 6,5 km², ovvero la più vasta superficie ghiacciata naturale d’Europa. Va da sé che nei noleggi e nelle vetrine dei negozi si vedono più pattini che sci e, dagli anziani ai bimbi piccolissimi, tutti qui passano le domeniche scorrazzando per sù e giù per il lago. Secondo un vecchio detto locale l’acqua del Weissensee ghiaccia per “S. Caterina”, cioè il 25 novembre, data in cui puntualmente nella parte occidentale dello specchio d’acqua inizia a formarsi una sottile crosta di

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ghiaccio, poi, piano piano, con differenti velocità a seconda delle stagione, il lago ghiaccia completamente, da metà dicembre fino ad inizio marzo, con uno spessore che arriva fino a 40 centimetri.

IL MAESTRO DEI GHIACCI. A “guardia” di questo paradiso c’è Norber Jank, il “maestro dei ghiacci”. È compito suo controllare costantemente lo stato del lago, lui decide se e quando il pubblico può accedervi, è lui che controlla minuziosamente – e statisticamente – le zone pericolose e quelle sicure, è lui che pulisce il ghiaccio dalla neve e allestisce i 25 kilometri di tracciati per il pattinaggio, così come i campi per hockey e culing. Se avrete la fortuna di parlarci, o di assistere a una delle sue dimostrazioni, vi farà vedere, tagliandolo con la motosega, il “ghiaccio nero”, ovvero quello purissimo, con poco ossigeno al suo interno e che quindi è perfettamente trasparente. Vi accorgerete di essere al cospetto di una vera e propria memoria storica, un “vecchio saggio”, legato a doppio filo con il suo mestiere, con la natura e con le stagioni, che scandiscono il ritmo di vita del Weissensee.

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Qui il sole splende per 850 ore ogni inverno.

Se non ci credete cercate uno dei “Sun Spot”

Falkensteiner Sonnenalpe Nassfeld Hotel.

Hotel dagli ampi spazi e dalle camere dove il legno è protagonista. Lo stile degli ambienti è moderno e accogliente e il centro benessere Acquapura SPA (un’area relax di 1700 metri quadrati) vi ritemprerà al meglio dopo una giornata su e giù dalle piste. www.falkensteiner.com/it/hotel/sonnenalpe

Biedermeier Schlössl Lerchenhof Hotel ristorante dal sapore antico, gestito dalla famiglia Steinwender che vi proporrà, tra l’altro, una selezione di gustosi speck fatti in casa. A Hermagor. www.lerchenhof.at INFORMAZIONI www.nassfeld.at - www.carinzia.at

…Turismo | DOPOSCI

MUSEO DELLO SCI O FABBRICA DELLA FONDUE? val d’isère

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francia

Sulla strada principale del villaggio di Val d’Isère, “museo dello sci” e “fabbrica della fondue” coincidono: la “Ski Gallery & Fondue Factory” infatti è un nuovo ristorante, aperto da poche settimane, dove alle deliziose fondute e alle altre specialità locali si può aggiungere anche una visita a un’incredibile collezione di oltre 1000 sci, attacchi e scarponi di ogni epoca. I più vecchi hanno oltre 120 anni. Tutti sono stati raccolti da Killy Sport, dal 1946 a oggi, prima da Robert e poi da Jean-Claude Killy, il grande campione

francese del passato capace di vincere ben sette discese libere nella sola stagione del 1967. Ai suoi alberghi (qui siamo attaccati all’Hotel Le Savoie, il cinque stelle lungo la Avenue Olympique) e ai suoi noleggi, la famiglia killy ora ha aggiunto anche questo locale che sembra essere destinato a diventare un punto di riferimento per gli sciatori in Savoia.

CRISTOPHE HASSEL

CRISTOPHE HASSEL

www.killy-sport.com

80 | SCI …Dicembre 2015

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…Turismo | OLTRESCI

SPA DI LUSSO E DESIGN arosa, svizzera

Lo Tschuggen Hotel è un cinque stelle lusso molto conosciuto nell’hotellerie di eccellenza. Lo stesso villaggio di Arosa, vicino a Lenzerheide nei Grigioni, è un paese da cartolina. Non molti sanno che la spa dello Tschuggen, disegnata da Mario Botta, è anche aperta agli ospiti non residenti: in un’atmosfera assolutamente riservata ed elegante, la strutture per il medical wellness e il fitness dello Tschuggen Bergoase fanno rinascere ma sono soprattutto le due cosiddette “Spa Suite” - la Muscida

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e la Polaris - a fare la differenza offrendo un’esperienza di benessere privata e personalizzata. Come non bastasse, si può prenotare anche lo Swiss Alpine Cottage per due persone, dove provare la sauna ai germogli di pino, un massaggio rilassante con oli e sale marino e un trattamento per la pelle a base di camomilla e timo. Due ore a 300 CHF (circa 270 euro). www.tschuggen.ch

…Turismo | TOP HOTEL

UNA SUITE NELLA CAPANNA DI ÖTZI seefeld, austria

Da poche settimane, quella che sul Monte Gschwandtkopf a Seefeld era conosciuta come la Ötzihütte si è trasformata in una struttura che prende il nome di Woods (www.woods-seefeld.at) e che comprende un ristorante di lusso specializzato in cucina internazionale con influenze asiatiche, un locale di tendenza per l’apres-ski, una terrazza per colazioni e pranzo e l’incredibile Sir Henry. Questo è un “rifugio” sui generis - siamo a 1500 metri di quota - con quattro suite di lusso dalle superfici che vanno dai 194

ai 301 metri quadrati. Tutte le suite dispongono di due camere da letto e due bagni, una zona pranzo-soggiorno con camino e cucina, nonché di un reparto benessere e massaggi con cabina a raggi infrarossi. La cosiddetta infinity pool, riscaldata e all’aperto, offre una vista panoramica senza pari. www.sir-henry-hotel.com

…Moda | Speciale

ISPO AWARDS La migliore attrezzatura per lo sci che è stata premiata nel corso della più importante fiera di settore

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…Moda | Speciale

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1... LEKI TOUR STICK VARIO CARBON Bastoncino regolabile dotato del sistema Trigger S Vertical. La lunghezza può essere regolata con il sistema Speed Lock 2 mentre il sistema Trigger permette di infilare e sfilare il lacciolo in pochi istanti. www.leki.com 2... ARC’TERYX VOLTAIR Questo particolare airbag per gonfiarsi utilizza, anziché i soliti sistemi ad aria compressa, una batteria che permette il riutilizzo più volte nel corso di una stessa giornata. www.arcteryx.com

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3... ARVA AXIO Questo rilevatore da valanga è dotato di tre antenne e si presenta come un nuovo benchmark nella categoria rendendo la localizzazione più rapida e precisa.

4... DYNAFIT TLT7 PERFORMANCE BOOT Scarpone da sci alpinismo che punta tutto sulla leggerezza, per salire veloci e risparmiare energie. A questo scopo è stato introdotto il nuovo sistema Ultralock 3.0 (chiusure e sistema walk) mentre la costruizione in Titantex garantisce una grande rigidità per buone performance anche in discesa. www.dynafit.com 5... FISCHER – THE CURV Sci si derivazione race che si adatta perfettamente a una guida sportiva in pista. The Curv offre prestazioni top grazie alla Progressive Sidecut, per un dinamismo unico in curva, e al laminato in carbonio Diagotex, per una perfetta rigidità torsionale. www.fischersports.com

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6... INDIGO ACR Due sci in uno grazie all’innovativa Torsion Control Technology: per cambiare le caratteristiche dei due attrezzi basta invertirli. Con la parte in carbonio all’interno lo sci è più sportivo, con quella in fibra di vetro è più maneggevole. www.indigosnow.de

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…Moda | ISPO Awards 7... K2 SKIS MARKSMAN Sci freeride dal design unico: punta e coda sono asimmetriche per offrire il massimo appoggio nelle evoluzioni freestyle mentre il disegno del profilo dello sci aiuta in ogni fase di curva sia su neve dura che in fresca. www.k2skis.com 8... LONELY MOUNTAIN SKIS – SNEACHDA Sci da skitour da 100 mm sotto il piede, offre il massimo sui pendii più ripidi e si adatta a ogni condizioni di neve. E’ disegnato in Scozia... e ha nel design e nella costruzione eco friendly due caratteristiche vincenti. www.lonelymountainskis.com

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9... MARKER PHOENIX CARBON OTIS Questo casco presenta la rivoluzionaria MAP Technology: il materiale con cui è costruito il casco ha una straordinaria capacità di assorbire gli impatti in caso di caduta. www.marker.de 10... NORDICA SPEEDMACHINE 130 Torna un nome noto tra gli sciatori. Questo nuovo scarpone offre un design moderno unito a una leggerezza unica e a un comfort totale. Il flap morbido offre una calzata facile mentre lo scafo è personalizzabile con tecnologia infrared. www.nordica.com 11... ORTOVOX – PEAK Peak è il nome di questa linea di zaini che offrono gran comfort grazie allo schienale realizzato in Swisswool. La lana, pressata, riscaldata e coperta con un filato di nylon migliora le sue performance assorbendo il 29% dell’umidità in più; è il 7% più traspirante e asciuga più in fretta. www.ortovox.com

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…Moda | Speciale 12... KJUS BT 2.0 GLOVE Questo guanto integra la tecnologia Blotooth per collegarsi al vostro smartphone e ha un display per avere il controllo delle chiamate in entrata e in uscita, microfono e altoparlante sono impermeabili e dotati di noise reduction. www.kjus.com

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13... POC SPINE VPD 2.0 AIRBAG VEST Anche Poc presenta il suo airbag che si basa su precisi algoritmi per “espodere” solo quando deve in caso di caduta in gara.

Quando il sitema percepisce una caduta, gonfia l’airbag in meno di 100 millisecondi. www.pocsports.com 14... COLMAR/ACERBIS BUCKLER Questo giacca è uno dei prodotti di punta di Colmar per la stagione 2016/2017. L’innovazione di questo capo consiste nei tessuti e negli accorgimenti tecnici, ma soprattutto nelle nuove ed esclusive tecnologie applicate grazie alla partnership con Acerbis, azienda leader nella produzione di materiale plastico e protezioni.

Questa giacca è caratterizzata da un guscio protettivo in seamless che, grazie alla sua elasticità e alla possibilità di agganciarlo internamente, aderisce perfettamente al corpo, proteggendo le zone più a rischio grazie agli inserti in poliuretano espanso. www. colmar.it

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15... SALOMON XT-ONE Questa mashera introduce l’innovativo Custom ID-Fit che promette di adattarsi alle caratteristiche anatomiche di ogni sciatore garantendo quindi massimo comfort che si abbina a una eccellente qualità delle ottiche. www.salomon.com 16... TECNICA ZERO G GUIDE PRO 130 Mix perfetto tra uno scarpone da pista e uno da freetouring.

L’innovazione più importante riguarda il materiale con cui è realizzato lo scafo che è il 30% più sottile e 2,5 volte più duro rispetto ai materiali tradizionali. www.tecnica.it 17... UVEX P.8000 TOUR Un solo casco per tre sport: sci, alpinismo e ciclismo. Pesa 310 grammi e il comfort e l’adattabilità a ogni testa è garantita dal sistema di chiusura Boa. www.uvex.de

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IN EVIDENZA...

COLMAR GRAPHENE + Colmar rivoluziona la sua collezione aumentando la tecnologia applicata ai capi grazie al graphene, innovativo materiale nanotech a base di grafite che approda per la prima volta nell’abbigliamento sportivo migliorando sensibilmente le performance a vantaggio di atleti, professionisti e appassionati di sport. Questi capi agiscono da filtro tra il corpo e l’ambiente esterno, assicurando sempre la temperatura ideale a chi li indossa. Grazie al Graphene Plus G+, il calore prodotto dal corpo umano viene disperso in presenza di climi caldi e conservato e distribuito uniformemente in climi freddi. Un tessuto intelligente con un comfort taylor made. www.colmar.it DAINESE LAUBERHORN JACKET Una giacca da sci altamente performante, racchiude il senso estetico e il meglio della tecnologia Dainese. Questo capo è in grado di bilanciare la regolazione della temperatura e di proteggere dagli agenti atmosferici, senza dimenticare però lo stile. L’esterno è progettato con la membrana Dermizax EV che garantisce traspirabilità ed eccezionale impermeabilità, mentre il PrimaLoft Gold rende il capo perfettamente isolato dal punto di vista termico. L’interno, invece, è creato con il tessuto Keep Heat Dyntex, che permette di regolare la temperatura per sciare in qualsiasi condizione atmosferica. www.dainese.com THE NORTH FACE MEN’S THERMOBALL PLUS HOODIE Giacca in Thermoball dal fascino vintage, l’ideale per qualunque condizione atmosferica, offre massimo calore e comfort con un peso ridotto al minimo. www.thenorthface.com NORRØNA TAMOK DRI2 JACKET Giacca da sci dal design di ispirazione militare: stile doppiopetto dal taglio lungo in soffice cotone organico e Cordura, presenta come tessuto esterno la membrana impermeabile e traspirante dri2 e una serie di accessori che la rendono superconfortevole: tasche scalda mani, ghette mani, gonnella antineve, ventilazione in mesh sotto braccia, tasca per radio/carta magnetica e per il panno asciuga maschera sul lato della manica. www.norrona.com SALEWA ORTLES DOWN JACKET Giacca progettata per offrire protezione dalle più severe condizioni invernali con dettagli di design che la rendono adatta anche all’uso quotidiano sia montagna che in città. A seconda delle prestazioni necessarie nelle diverse zone, sono stati selezionati materiali differenti. Il piumino d’oca è stato utilizzato per proteggere il busto e le braccia, mentre l’imbottitura sintetica in PrimaLoft Silver, resistente all’acqua, è stata posizionata sulle spalle in vita e sui polsi. www.salewa.com

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… FISI

L’ENFANT PRODIGE DELLO Mirko Felicetti, 23 anni da Moena, è il nome nuovo dello snowboard azzurro: ha stupito tutti in questa stagione e sogna la prima vittoria in Coppa del mondo MIRKO FELICETTI È UN RAGAZZO COME TANTI ALTRI a Moena, il primo paese della Val di Fassa. Anzi, va fiero di poter dire di essere di Someda, la frazione alta del paese. Fa il falegname, del resto ha studiato per questo alla Scuola del Legno del Centro Formazione Professionale di Tesero.

L’altra sua grande passione è la tavola da snowboard. Mirko oggi ha 23 anni e da questa stagione è entrato di diritto nella lista dei migliori snowboarder del mondo. Due podi e un sesto posto nelle ultime tre gare di slalom parallelo, quella che pare la preferita tra le due specialità dello snowboard alpino, più del gigante parallelo.

Mirko è un tipo tranquillo e tranquillamente ha affrontato la sua carriera da pro rider fin dall’inizio: ha partecipato alla prima gara di Coppa del mondo due inverni orsono, sulle nevi di casa della pista Pra’ di Tori a Carezza. Una specie di wild card che viene concessa agli atleti di casa. Aveva fatto mille volte d’estate quel sentiero che da Moena sale fino al lago di Carezza e al Passo Costalunga. Aveva vent’anni e veniva da un 11° posto nei campionati italiani e da un 32° nella gara

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precedente di Coppa europa. Parte con tutto l’entusiasmo del mondo ma nel gigante del sabato finisce 58° e nello slalom della domenica è addirittura squalificato. Per tutto l’inverno non parteciperà mai più ad alcuna data di Coppa del mondo. Al primo slalom della stagione seguente, a Monfalon in Austria, non lontano da Ischgl, finisce sul podio, nella gara vinta dall’altoatesino Roland Fischnaller. Terzo posto, 600 punti FIS portati a casa in un colpo e la forte sensazione che l’Italia abbia trovato un grande atleta in una disciplina dove non c’è ancora tutta questa tradizione. Mentre saliva sul podio, Mirko girava idealmente una boa della sua vita. C’era un prima e un dopo il podio, un prima e un dopo essere un campione della tavola da snowboard.

Un mese dopo Mirko è ottavo ai Mondiali di Lachtal, porta a casa un paio di podi in Coppa del Mondo, un primo e un secondo posto ai Campionati Italiani, e la stagione di quest’anno pare quella della definitiva consacrazione. In attesa della prima vittoria in Coppa del mondo, Mirko torna a casa a riposarsi, ad allenarsi sulle nevi intorno a Moena e torna in falegnameria a lavorare: “La mia vita quotidiana è

SNOWBOARD AZZURRO cambiata ben poco. Ho festeggiato per qualche giorno dopo il primo podio ma è finito tutto lì. Ad essere cambiato adesso è tutto il contesto in cui la mattina mi sveglio e vado sulla neve. Prima dovevo dimostrare di poter stare sempre con i migliori e adesso che ci sono arrivato ho invece la responsabilità di rimanerci e anzi di migliorare per vincere.

Ora è tutto diverso”.

Da ragazzino, come accade a molti di coloro che scelgono lo snowboard alpino, sciava per divertimento per l’Unione Sportiva Monti Pallidi, il club principale della valle. faceva più o meno tutte le discipline: “Poi a 14-15 anni mi sono accorto che mi annoiavo. Non avevo più voglia di sciare, come capita a tanti. I miei amici scendevano con la tavola: quando l’ho provata mi sono sentito subito a mio agio e ho capito che era la mia strada”. Da lì è successo tutto molto velocemente: ha cominciato a partecipare alle prime gare, arrivando ai primi successi, fino alla repentina chiamata nel gruppo della Nazionale, i primi piazzamenti in Coppa europa, la prima vittoria in una gara FIS... “Dopo i primi allenamenti, all’inizio della stagione scorsa, ho subito capito che quella era una stagione fondamentale. Mi ero posto l’obiettivo di finire sul podio e ci sono arrivato al secondo tentativo. Adesso sono ancora giovane, ho 23 anni, e le mie specialità richiedono molta esperienza, non è un caso che l’altoatesino Roland Fischnaller abbia vinto la Coppa del mondo a 32 anni e i Mondiali a 34 anni”.

Se è per quello “Fisch” ha vinto anche l’ultima tappa di Coppa a fine gennaio a Mosca a 35 anni abbondanti e, mentre vi scriviamo, è primo nella classifica di slalom con oltre 400 punti di distacco proprio da Mirko Felicetti. A ben vederla, questa classifica parla italiano come non mai con cinque atleti nelle prime otto posizioni: oltre ai due già citati, c’è il livignasco Maurizio Bormolini al quinto posto, Christof Mick di Nove Levante al sesto e Aaron march di Vipiteno all’ottavo.

La concorrenza in squadra non manca: “Per quanto mi riguarda è importante continuare a ottenere risultati di alto livello, è importante per il mio morale e per portare gioia alla squadra. Lavoriamo insieme magnificamente. Davanti abbiamo campioni che ci stanno insegnando tante cose”.

“Oggi, quando voglio allenarmi a casa, vado a fare qualche paletto sulla pista Aloch a Pozza di Fassa insieme al mio vecchio allenatore Elia Detomas. Quando voglio rilassarmi vado sul Lusia, sopra casa, a fare un po’ di freeride”.

Non gli faremmo nemmeno la più classica e inevitabile delle domande sugli obiettivi futuri: “La prima vittoria, è ovvio. Fare il meglio possibile. Rimanere su questi livelli. Quello che conta è stare lì in alto con gli altri. Poi comincerò a pensare ai prossimi Mondiali a Sierra Nevada in Spagna nel 2017 e alle Olimpiadi nel 2018. Vincere una medaglia ai Giochi, del resto, è il sogno di qualunque atleta”. ©

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… Fisip

IN PISTA CO Inizia con questo numero una collaborazione con la FISIP, con cui vi terremo aggiornati su attività e progetti della Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici.

LA FISIP, Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici , è l’organismo a cui il CIP (Comitato Italiano Paralimpico) ha demandato la gestione, l’organizzazione e lo sviluppo dello Sci Alpino e Nordico, del Biathlon e dello Snowboard. La sua costituzione è avvenuta in due fasi: la prima ha avuto luogo il 19 giugno 2010 con l’approvazione della Carta Statutaria mentre, poi, il 25 settembre 2010, si è proceduto all’elezione del Presidente e dei Consiglieri Federali.

Luca Pancalli, Presidente del CIP, ha designato Tiziana Nasi come presidente della FISIP vista l’esperienza sviluppata nei sei anni di preparazione ai Giochi Paralimpici di Torino, negli oltre 20 anni trascorsi alla Sestrières SpA ed allo Sporting Club Sestrières e per le sue ottime relazioni nazionali ed internazionali tessute negli anni con il mondo dello Sci Alpino e Nordico.

LA FISIP È SOSTENUTA dal Comitato Italiano Paralimpico che contribuisce finanziariamente alle varie attività della Federazione. Per sviluppare tutti i progetti indispensabili per far crescere e mantenere alto il livello sportivo è però necessario il sostegno di privati, così tante aziende hanno stretto accordi di partnership e sostegno economico come Fiat, Kappa, Inail, DiaSorin, Ubi Banca, Banca del Piemonte, Crimson Snow, Mico, Midland e Senso Lab235.

La Federazione sta lavorando intensamente per ricostruire la

squadra di Sci Nordico, fondo e biathlon, mentre molto ben avviata e protagonista di grandi risultati sportivi è la squadra di sci alpino, disciplina “regina” degli sport invernali. In questa stagione di Coppa del Mondo, la coppia composta da Giacomo Bertagnolli e Fabrizio Casal è stata capace di conquistare dieci podi consecutivi, impreziositi da tre vittorie.

LA DISCIPLINA EMERGENTE DELLA FISIP è invece il Parasnowboard, che ha trovato un immediato riscontro tra i più giovani e che ha esordito come disciplina ufficiale alle recenti Paralimpiadi Invernali di Sochi 2014 dove la squadra italiana ha partecipato con gli atleti Roberto Cavicchi, Luca Righetti, Giuseppe Comunale, Fabio Piscitello e la giovanissima veronica Yoko Plebani. Purtroppo i risultati ai Giochi di Sochi 2014 non sono stati all’altezza delle aspettative di atleti, tecnici e dirigenti, un risultato che ha portato a una reazione determinata, con un nuovo programma di promozione. Un lavoro intenso per la “base”, per “l’alto livello” e contestualmente per la comunicazione ed il marketing che nella stagione 2014-15 ha già portato i primi frutti: ai Mondiali di Snowboard a La Molina, il veronese Manuel Pozzerle ha conquistato un oro e un bronzo mentre il modenese Roberto Cavicchi un argento nel banked cross dietro al compagno di squadra. ©

JOE KUSUMOTO

Manuel Pozzerle

ON LA FISIP Davide Bendotti

Alessandro Varotto

Giacomo Bertagnolli e Fabrizio Casal

Giacomo Bertagnolli

Informazioni: www.fisip.it

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…INFO PR | Südtirol Gardenissima

SEI PRONTO PER UN GI Si disputa il prossimo 2 aprile la ventesima edizione della Südtirol Gardenissima, tradizionale evento che chiude la stagione sciistica della Val Gardena. Si tratta dello slalom gigante più lungo al mondo (115 porte), aperto a chiunque voglia provare l’ebbrezza di una discesa da (quasi) Coppa del mondo. Se accetti la sfida, ecco cosa fare.

COL RAISER, CIAMPINOI, PIZ SETEUR; per non parlare della mitica Saslong, sede di Coppa del Mondo: tutti nomi entrati a far parte dell’immaginario dello sciatore italiano medio quando si parla di sciare in Val Gardena. Del resto, questa area delle Dolomiti non ha semplicemente scritto la storia dello sci grazie ai suoi campioni (Isolde Kostner, Werner Perathoner, Peter Runggaldier e diversi altri), ma rappresenta un paradiso bianco da sogno grazie a oltre 170 chilometri di discese in un ambiente estremamente suggestivo e a più di 80 impianti di risalita che portano lo sciatore al cospetto del Gruppo del Sella o sotto le imponenti pareti del Sassolungo. Non a caso, lo scorso novembre, il premio “World Ski Awards 2015”, ambìto riconoscimento dedicato alle aree sciistiche più interessanti e affascinanti, è stato assegnato - nella categoria “Miglior comprensorio sciistico in Italia” - proprio alla Val Gardena. Se tutto questo non fosse ancora sufficiente, il collegamento con il Dolomiti

Superski (il più grande e rinomato carosello sciistico del mondo) permette di allargare ulteriormente il proprio raggio di azione.

Una picchiata senza respiro Tutto questo fino al prossimo 2/3 aprile, weekend di chiusura della stagione invernale gardenese, in cui è prevista la Südtirol Gardenissima, tradizionale ultimo appuntamento prima di fermare gli impianti. Si tratta di un “Gigantone” unico nel suo genere: aperta a tutti gli appassionati della neve dai 14 anni in su (con un tetto massimo di 650 iscritti), la gara parte dalla vetta del Seceda (2.518 metri) e presenta una picchiata di oltre 6 chilometri che porta all’arrivo di Plan da Tieja (1.485 metri), in corrispondenza della stazione della funivia Col Raiser, nel comune di Selva di Val Gardena. In mezzo, un dislivello di 1.033 metri e 115 porte, per circa quattro minuti di pura adrenalina, in cui sentirsi come in una gara di Coppa del mondo.

GANTE DI OLTRE 6 KM?

In mezzo ai campioni I campioni (quelli veri), del resto, non mancano: insieme ai tantissimi sciatori che la “Südtirol Gardenissima” porta ogni anno al cancelletto di partenza, vi sono anche atleti di fama mondiale. Tra cui, per fare qualche esempio, Isolde Kostner, Peter Runggaldier, Marc Girardelli e Peter Fill. Tutti nomi che figurano più volte in un Albo d’Oro di assoluto prestigio atletico (l’austriaco Max Franz e la nostra Verena Stuffer sono i vincitori del 2015), a garanzia dell’autorevolezza sportiva di questa manifestazione, che rimane pur sempre un momento di grande festa dello sci.

Aperto a tutti La Südtirol Gardenissima 2016 celebra una ricorrenza importante: si tratta della ventesima edizione di quello che è lo slalom gigante più lungo al mondo. Collaudata la formula di gara: è prevista una partenza in slalom parallelo che, dopo circa un chilometro, si congiunge in un unico percorso di slalom gigante. Le iscrizioni, che si effettuano compilando l’apposito form sul sito della manifestazione (www.gardenissima.eu, dove si trova anche ogni informazione), sono aperte agli atleti di ogni livello, purché in

possesso di certificato medico di idoneità sportiva e tessera FISI che può essere anche richiesta al momento dell’iscrizione.

C’è anche la versione Kids A corollario della Südtirol Gardenissima di sabato 2 aprile, il giorno dopo, domenica 3 aprile, è prevista la Südtirol Gardenissima Kids, riservata agli Under 14, suddivisi, a loro volta, nelle tradizionali categorie “Baby”, “Cuccioli” e “Ragazzi”. Quest’anno, in occasione del ventennale dell’evento, è stata introdotta anche una quarta categoria, la “SuperBaby”, che raccoglie i futuri campioni di 6 e 7 anni. Il percorso di gara ricalca la prima parte del tracciato della prova maggiore, con partenza dai 2.518 del Seceda e arrivo a 2.055 metri: lunghezza di 2 kilometri, dislivello di 463 metri, 62 porte in cui iniziare a sognare di essere il nuovo Manfred Moelgg. ©

Informazioni: www.gardenissima.eu

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Febbraio 2016… SCI | 95

…Fuoripista | La provocazione di Giorgio Terruzzi

…

“Un (bel) gesto di solidarietà umana, simile a molti altri, una strumentalizzazione politica simile a molte altre”.

QUANDO LA SOLIDARIETÀ FA SCANDALO

L

La Scuola Sci Colle Isarco decide di compiere un gesto semplice: offrire una esperienza sulla neve a otto profughi africani, con la collaborazione della Caritas. Non si tratta di un caso unico. La stessa scuola organizza periodicamente iniziative analoghe e gratuite per una quantità di bambini o semplici praticanti.

BRUNO BRANDELLI, MAESTRO e responsabile della pagina fb della scuola, pubblica una foto. E scatta la polemica. “È uno schiaffo in faccia agli italiani che non possono permettersi lo sci” commenta Massimo Bessone, coordinatore Lega Nord per le Valli Isarco e Pusteria. Il che scatena il consueto dibattito da rete. La foto viene rimossa. Brandelli risponde: “Sono felice di aver dato un piccolo aiuto…provate nella vostra vita a regalare un

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sorriso. Vedrete il mondo pieno di colori”.

La notizia contiene diversi elementi interessanti. Un (bel) gesto di solidarietà umana, simile a molti altri; una strumentalizzazione politica simile a molte altre.

La difficoltà a misurarci con “l’altro” così frequente e carica di contraddizioni che segna questo tempo. E, in prima visione, la neve, lo sci come teatro. È ipotizzabile che una polemica del genere non avrebbe avuto luogo – appunto - se si fosse trattato di profughi che giocano a pallone o che praticano atletica. La differenza qui viene dal contesto. Che significa abbigliamento tecnico, attrezzi, impianti. Una gamma di accessori indispensabile a chi scia, più costosa di un paio di scarpette o di una T-shirt. Nel caso in questione tutto è stato offerto, non c’è stata alcuna spesa. Ma in qualche modo l’immagine di otto africani attrezzati è parsa un lusso. Bessone cita gli italiani “che non possono permettersi lo sci”. Il che porta a pensare che lo sci, appunto, sia visto ancora e da qualcuno come un lusso. È questo, a margine di una diatriba assurda sul fronte della solidarietà umana, che ci interessa e che dovrebbe interessare chi

opera nel settore. È un lusso andare a sciare? Non proprio. O, almeno, non più, non del tutto. In questi anni, se non altro, ogni operatore interessato al turismo invernale, ha compiuto sforzi enormi per ridurre ai minimi gli handicap economici di chi desidera sciare. Sconti, facilitazioni, offerte, riduzioni incrementate dalla crisi, dalla realtà sociale. Con l’obiettivo di semplificare ogni accessibilità, riducendo al minimo i costi. Una giornata sulla neve, infatti, oggi non ha più nulla a che vedere con quanto avveniva in un passato recente, ha perso ogni carattere esclusivo o discriminante.

La dimostrazione - paradossalmente viene proprio dagli otto africani sugli sci.

Sono loro i veri testimonial di un passaggio prezioso ed epocale. Perché “si possono permettere” qualcosa che oggi, finalmente e grazie a molti sforzi, può permettersi una quantità enorme di persone, decisa a divertirsi praticando uno sport. Così, l’iniziativa dei maestri di Colle Isarco avrebbe dovuto ricevere il sostegno dei promotori di qualunque località montana. Grazie ai quali un po’ tutti possiamo permetterci di sciare. ©

cosebelleditalia.com

• 325 | FEBBRAIO 2016 | POWDER: ISLANDA . ALASKA . MADESIMO | AGONISMO: PETER FILL | TURISMO: LES DEUX ALPES . NASSFELD

skitoday.it ANNO 60 | N 325 FEBBRAIO 2016 | € 5

//POWDER//

ISLANDA · ALASKA · MADESIMO

//PETER FILL//

PARLA IL RE DI KITZ POSTE ITALIANE S.P.A. – SPED. ABB. POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART.1 COMMA 1 LO/MI