Enciclopedia d'arte

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Al di fuori dalla “turris eburnea” di Giuseppe Casiraghi Subito una domanda: perché questo libro? Un interrogativo più che logico, al quale non saprei, d’acchito, rispondere, se non dissertando in evanescenti elucubrazioni che creerebbero soltanto confusione. Ed allora? “Se vuoi veder l’aurora, lascia le molli piume” (così, con saggezza, suggeriva Massimo D’Azeglio). Ovvero, oggigiorno non è più ammissibile limitarsi al pilatesco “sentito dire” senza spendere qualcosa di responsabilmente personale. Consultare per documentarsi è il minimo che si dovrebbe fare. Come si avvertirà, uso, frequentemente il condizionale, perché anch’io ho estremo bisogno di chiarirmi le idee. Non so se, affermando ciò, presto un buon servizio alla persona che mi ha designato a premettere una mia opinione a questo volume. Ma onestà vuole che non mi sottragga a questo pseudo-esame di coscienza, prima di assumersi pienamente il compito assegnatomi. Cioè, liberato da condizionanti perplessità (forse avventatamente sollevate), potrò operare con scioltezza ed assoluta disponibilità. Sul nascere, esaminate le problematiche che inducevano alla stesura dei testi, (prevedibilmente eterogenei), ed il loro omogeneo assembramento, capivo che, per servire degnamente la causa, non potevo limitarmi ad un lavoro di “routine” senza anima, senza una convinzione consapevole ed approfondita. Accettare di dar corpo ad una arida elencazione, amorfa, affatto coinvolgente, sarebbe stato un grossolano tradimento di quegli ideali sostenuti incredibilmente, con entusiasmante pervicacia, dai promotori. Il credere in un progetto di questa tipologia, talvolta può essere fuorviante, se non è sostenuto da motivazioni sostanziali, provvide di valori intrinseci e, soprattutto, condotte con la consapevolezza dei fondanti obiettivi da raggiungere. Allora ho discusso molto seriamente, cercando di giustificare e risolvere quelle accennate tiD’Arte

tubanze, alla fine convincendomi che valeva la pena di dare il mio dovuto, modesto contributo. Ed eccomi qua. In quelle pagine che sfoglierò, incontrerò nomi conosciuti, altri un pò meno, molti mai prima incontrati. Di tanti ho vissuto, condiviso, esperienze artistiche di un certo rilievo; ho guardato ed analizzato la loro pittura, arricchendomi ancor più di quello che mi ha dato la scuola accademica. Di questi soggetti conosco “vita e miracoli”. Sono a loro perennemente grato per avermi concesso il privilegio di seguirli nel loro cammino semantico. Dietro ad ognuno, con una perseveranza radicata nel mio animo, ho sempre cercato l’Uomo, concepito nella sua pienezza. Questo concetto è per me fondamentale. Mi è difficile scindere l’artista dal suo “essere” nella quotidianità. Almeno per una buona entità, chiamata onorevolmente a coprire queste pagine, posso già garantire la serietà del loro operare e la qualità delle loro opere. Ma gli altri? Attingo, in questo caso, alle informazioni di sicura provenienza. Debbo onestamente aver fiducia nella autorevole voce di Personalità che operano eloquentemente nel mondo della critica. Persone che reiteratamente mi hanno dato prova di serietà comportamentale. Infine quelli che, sommariamente, chiamo sconosciuti. Ma chiarisco, non sono dei “carneadi”, accettati come riempitivi, semmai complementari alle mie oggettive conoscenze. Sarebbe, del resto assurdo aver la presunzione di tener sotto controllo tutto il colossale movimento artistico contemporaneo, già di per sé una spaventosa accozzaglia di proposte che sortiscono e si eclissano nel breve volger di una stagione. Non è, comunque, un salto nel buio. Il rischio di pericolosamente mischiare la buona qualità a deprimenti passaggi negativi, è stato superato mediante il supporto dell’odierna tecnologia. Di fatto, almeno embrionalmente, si è riusciti a selezionare l’accesso alla pubblicazione, deludendo più di un candidato, anche sacrificando, sul nascere quella “voglia” di gigantismo che è comune a noi mortali. V


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