Letteratura in viaggio

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Lezione 7 – Dal viaggiatore illuminato all’eroe romantico Nel Settecento, il secolo detto dei lumi il viaggio assume un’ importanza mai raggiunta prima nel collettivo europeo. Viene inteso come dimensione vivente del pensiero: i filosofi viaggiano, le idee sono trasmesse con relativa velocità (si pensi alla diffusione dei primi giornali), le scoperte geografiche sono seguite da scrupolose esplorazioni e si insinuano quei germi di un relativismo culturale che non si sarebbe più arrestato. Si sviluppa, insomma, una vera e propria società di viaggiatori, costituita da personaggi di varia estrazione e sociale e provenienza, anche in virtù di una sempre maggiore democratizzazione della cultura, dovuta ai grandi cambiamenti politici di questo secolo. Tra i viaggiatori nel senso specifico del termine si annoverano i Grand Touristes, per lo più di nobile estrazione, impegnati a compiere la propria formazione culturale visitando l’Europa, ma anche figure di rango diverso, finanziate da varie istituzioni e, infine, il gruppo più consistente di scienziati e letterati che si dedicava allo sviluppo della letteratura di viaggio o odeporica. Cominciano a muoversi anche le donne, sia per motivi professionali sia culturali. Frutto di questi spostamenti sono i travel book che hanno uno scopo prevalentemente informativo e divulgativo sulle caratteristiche dei luoghi, sugli usi e i costumi, le organizzazioni sociali e politiche, i volumi che dei siti visitati ci danno invece descrizioni di monumenti, opere d’arte e musei e, infine, opere, spesso in forma di lettere, con un taglio più sentimentale e soggettivo. In questo periodo lo spirito civile rende assai diversa la letteratura di viaggio rispetto a quella dei secoli precedenti e ciò si deve principalmente al fatto che allo spirito esteriore del turistanarratore, attento per lo più ai paesaggi naturali e ai monumenti dell’uomo, si affianca ora un’attenzione più marcata per lo studio dei popoli nella loro dimensione collettiva, per la loro storia, i costumi e, soprattutto, le istituzioni economiche, politiche e civili. Tra tutti gli scritti di questo periodo, sebbene pubblicato agli inizi del secolo successivo, ricordiamo “Viaggio in Italia” (1816-17 e 1829) di J. W. Goethe, dove si può notare come l’autore, modello di viaggiatore illuminato, è tutt’altro che un turista distratto o attento ai soli aspetti esteriori. Il suo viaggio è legato innanzitutto a motivi di educazione estetica ed artistica; lo spirito civile dell’età dei lumi è infatti molto forte in lui, e non gli consente di passare sotto silenzio aspetti meno gradevoli di città per altri versi incantevoli come Palermo, per esempio per la scarsa pulizia urbana. Goethe, comunque, non si limita a prendere visione del problema di questa città, ma si sforza di individuarne le responsabilità oggettive, il che testimonia la serietà e la concretezza con cui l’intellettuale illuminista affronta temi tradizionalmente esclusi dal ristretto e idealizzante ambito di interessi dell’arte. Allo stesso tempo, però, il viaggiatore del Settecento è uomo che tende a privilegiare le esperienze più nuove e curiose (a volte anche pericolose) che la vita ed il viaggio possono offrire, per cui, oltre che delle società con cui viene a contatto, tende a raccontare ampiamente di sé del proprio mondo interiore, delle proprie esperienze, dalle reazioni suscitategli dall’incontro con usi e costumi tanto diversi dai propri. E’ questo il caso delle opere legate ai “Grand Tour”, dove troviamo come protagonista il giovane che, con un viaggio, con la separazione dalla famiglia, dalla casa e dai luoghi abituali, [Digitare il testo]

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