Backstage Press - Dicembre 2018

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Ma lo contattai in modo quasi formale, chiedendogli la partecipazione. Il singolo di cui parliamo è 3AM. Hunting Days, il tuo nuovo disco. Non è il tuo primo lavoro vero? E’ il primo da solista, non è il primo della mia vita ma è il primo di questo nuovo percorso. Totalmente da sola, eccetto appunto la collaborazione di mio fratello, Stefano Costanzo, alla batteria e di un bassista – contrabbassista, Renato Grieco. Quanti brani contiene l’album? Dieci brani e la collaborazione dei due musicisti la troviamo in “Come se nessuno mai”, “A bit like going back”, “Harsh Staff ”, “Hunting day”, “3AM”. Gli altri pezzi sono suonati solo da me, voce e chitarra. Come se nessuno mi, unico pezzo italiano del disco? Si, perché era importante per me iniziare a dare un input di questa evoluzione che ho avuto. Scritto da te? Tutto scritto da me, musica e testi. I musicisti che hanno collaborato hanno solo suonato. Sbaglio o in qualche brano ho visto anche un po’ di sax? Il sax è presente più nelle cover, scegliendo di vivere di musica ho dovuto fare una scelta ed ho dovuto scindere il mondo inedito da quello interpretativo. Purtroppo oggi giorno bisogna essere contestualizzati a quello che è il cambiamento e l’inedito non mi dava da mangiare e quindi ho dovuto creare due progetti paralleli. Quello con il mio nome d’arte completo

che è Jenny V Blossom in cui faccio quello che dico io come dico io senza compromessi commerciali e poi ho messo in piedi Jen’s Groove. Cosa rappresenta il groove per te? Il groove è quello in cui si segue quella sorta di bit, in genere è il basso che crea il groove. Io ho preso questo termine e l’ho associato al mio modo di interpretazione, il groove per me è quello che metto nel caratterizzare con una sorta di impronta personale i vari brani che vado ad interpretare. Hai qualche icona a cui ti ispiri? No, purtroppo ho molte influenze e questo ha fatto si che non sia assimilabile a nessuno. E mi fa molto piacere quando qualcuno dopo avermi ascoltata mi dice che non somiglio a nessuno. Tra le cover, c’è anche Tintarella di luna di Mina, come mai questa scelta? Amo molto i brani di altri tempi, hanno delle sonorità che oggi non riesco a ritrovare nella musica odierna. Infatti gli artisti contemporanei che ascolto sono proprio di nicchia. Anche per questo, il progetto parallelo Jen’s groove l’ho incentrato su una sorta di evoluzione della popular music. Vado spesso a fare delle “immersioni” culturali con dei corsi o stage o ancora come ascoltatrice all’accademia. Una volta incappai in un corso gratuito tutto incentrato sull’evoluzione tra cinema e popupar music e ciò accadde in concomitanza del mio smettere di suonare col gruppo. Fermai il progetto e mi ritrovai da sola. Questa cosa, mi ha dato molta ispirazione,

sia artisticamente che culturalmente. Quale era il tuo progetto all’epoca? The over the Edge, oltre il confine. Progetto che fondai a diciassette anni. Dopo questo progetto arriva l’esperienza americana. Riuscimmo a lavorare in maniera seria tanto che una talent scout di un produttore ci scoprì. Io ed il mio chitarrista di allora avevamo questa indole comune di prendere molto sul serio il lavoro e nonostante fossimo agli albori del telematico siamo riusciti a cogliere il meglio dell’avvento di questa terza dimensione. Noi intuimmo subito che da My Space si doveva passare a Facebook. All’epoca era appena uscito, ci iscrivemmo e lo usammo nella maniera giusta, capimmo subito che era un mezzo per riuscire ad arrivare ove altrimenti non saremmo mai arrivati. Ciò ci portò dall’altra parte dell’oceano nelle mani di questa talent scout che si innamorò di noi, ne parlò con il suo produttore e lui rimase entusiasta del nostro disco. Facemmo una conversazione su Skype, ci conoscemmo e ci disse: Ragazzi io sto creando una sorta di ragnatela di produzione, nel senso che prendo una band in cui credo da ogni paese perché vorrei fare una produzione mondiale e voi siete quelli che ho scelto dall’Italia. L’album che inviammo per l’ascolto era All the solutions. Anche questo album autoprodotto. Questo album uscì quando avevo vent’anni ed era il terzo album che autoproducevo. Ma questo era sicuramente il primo che aveva una certa maturità. La proposta bellissima fu:, voi vi pagate le spese di viaggio ed io vi produco un album e vi darò ospitalità per un mese. Siamo rimasti li ventisette giorni e facemmo inaspettatamente tre live, tre concerti nostri sulla est coast, Pensilvenia. Continua a leggere l’intervista su: www.backstagepress.it © Riproduzione riservata

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