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Periodico telematico trimestrale a carattere scientifico dellʼIstituto di Ortofonologia srl con sede in Roma – via Salaria 30 – anno VIII – n. 23 – gennaio 2015 Direttore responsabile: Federico Bianchi di Castelbianco – Iscrizione al Tribunale civile di Roma n. 63/2009 del 25/02/2009 – ISSN 2035-7850
«Forse non cambierà nulla, ma io intanto dico la mia!» Gli adolescenti partecipano alla costruzione della riforma scolastica I bambini e gli adolescenti italiani sono tra gli studenti europei che passano più ore al giorno sui libri. Dopo 6/8 ore di scuola, hanno da fare i compiti a casa, devono impegnarsi in attività sportive, spesso con elevate aspettative da parte dei genitori e in contesti eccessivamente competitivi, e in altre attività comunque strutturate, che lasciano davvero poco spazio all’attività libera, in cui possano esprimere le loro attitudini e preferenze. Visto che si avvicina la definizione della riforma scolastica alla ricerca di quella che dovrebbe essere «La buona scuola», ci sembra importante riflettere sui criteri che dovrebbero avere la precedenza quando ci si occupa di un tema tanto importante e che spesso segna (positivamente o negativamente) il percorso formativo e di crescita dell’individuo, nonché il suo orientamento professionale e le sue possibilità future. Invece di occuparci solo di conti e di bilanci, comunque importanti, abbiamo sviluppato una riflessione più ampia. Seguendo l’approccio che ci contraddistingue, abbiamo messo il bambino e il ragazzo al centro di ogni eventuale considerazione e proposta. A loro le risposte, a noi le domande: cosa vorrebbero nella scuola e cosa si aspettano dagli insegnanti? Molti hanno sollevato un certo scetticismo sulla possibilità che qualcosa cambi effettivamente, ma hanno comunque espresso il loro punto di vista. Tante le proposte concrete degli adolescenti, da noi inviate a chi di dovere dopo l’appello di Renzi a partecipare attivamente alla costruzione della riforma scolastica. Senza entrare troppo nello specifico, ci sembra importante sottolineare che la maggior parte degli studenti intervistati (circa 10.000) ha evidenziato che il loro desiderio e successo nell’apprendimento sono in stretto rapporto con la formazione e l’atteggiamento degli insegnanti durante le ore di lezione. Inoltre vorrebbero che i programmi scolastici comprendessero più ore dedicate alle lingue, all’informatica e ai laboratori esperienziali, mentre fanno fatica a stare interi pomeriggi a fare i compiti dopo aver fatto lezione per tante ore. Se ci pensiamo, a nessuno farebbe piacere se il proprio capo lo costringesse a sbrigare pratiche anche al di fuori dell’orario lavorativo! Forse le attività di studio assegnate per casa andrebbero rimodulate e ripensate.
Ci sembra anche significativo che molti studenti abbiano segnalato l’importanza di studiare in edifici scolastici adeguati, non fatiscenti e in stato evidente di degrado. Insomma, per loro la scuola è una seconda casa e gli insegnanti sono delle figure fondamentali per la crescita. Non devono limitarsi a trasmettere nozioni, ma devono educare e appassionare. È noto che l’amore per l’insegnamento genera più amore per l’apprendimento e avvia un processo trasformativo ed evolutivo che non può trovare spazio in una modalità didattica rigidamente legata a standard prestabiliti. Potrebbe risultare una costrizione creare acronimi come BES (Bisogni Educativi Speciali) per dare la possibilità alle diverse tipologie e stili di apprendimento di trovare uno spazio e una possibilità, pur restando confinati in una forma di diversità. Forse il grande calderone dei disturbi di apprendimento è sempre più colmo perché non mettiamo i nostri bambini nelle condizioni di procedere adeguatamente negli apprendimenti, forzando e accelerando dei processi che invece richiederebbero tempi e modalità diverse e diversificati. I bambini e i ragazzi hanno bisogno di essere motivati ad apprendere, senza sentirsi continuamente sottoposti a un esame che non tenga conto di chi sono e di cosa realmente necessitano e che mina pericolosamente la loro autostima. È necessario motivare i docenti e ridare loro il ruolo di educatori, e non solo di «registratori» che ripetono la lezione. Per riflettere su queste tematiche in modo sempre più approfondito abbiamo inserito una nuova rubrica nella rivista: «Pensare adolescente». Questa sezione si propone di offrire ogni volta immagini, colori, emozioni del mondo adolescenziale e di aprire nuove prospettive su un universo pieno di sfaccettature in continua evoluzione che l’équipe di psicoterapeuti dell’IdO, che lavora nelle scuole, conosce e affronta ogni giorno. Infine, per approfondire tutte le tematiche riguardanti i Minori, la Scuola e la sanità da un punto di vista psicologico, nascerà una nuova newsletter, Dire Psicologia, a cura dell’Agenzia di Stampa Dire. All’indirizzo psicologia@dire.it si possono inviare i contributi da pubblicare sulla newsletter. Laura Sartori Federico Bianchi di Castelbianco