Medicina e Salute, di Roberto Galassi

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lavoro di équipe, trovare un momento d’incontro, in cui ogni operatore riporti la propria esperienza rispetto a ciascun paziente e venga a conoscenza delle esperienze di tutti gli altri. Non si tratta soltanto di esporre il proprio punto di vista, poiché sono vere e proprie relazioni quelle che si instaurano con i pazienti e che vanno riportate poi a tutti gli altri. Il paziente è portato a parlare con il medico di determinati problemi o situazioni, affronta argomenti diversi quando parla con l’infermiere, altre questioni ancora con il volontario o con il sacerdote. La condivisione da parte degli operatori di queste esperienze, unitamente alla professionalità di ciascuno di essi, garantisce così di elaborare un piano terapeutico adeguato per quel determinato paziente, che possa rendere migliore la qualità della sua vita. Il paziente ha un ruolo centrale, è il protagonista ed è il fulcro attorno al quale questo tipo di intervento ruota. La sua famiglia diventa momento terapeutico: essa deve essere coinvolta, deve divenire parte essenziale in questo progetto, altrimenti è arduo riuscire a definire e a realizzare un percorso terapeutico efficace. Particolarmente importante tra i familiari è la figura del care-giver, cioè la persona che più delle altre gli sarà accanto, quella che maggiormente interagirà con il paziente nella fase terminale. L’hospice è pertanto la struttura residenziale all’interno della quale praticare le cure palliative, su pazienti affetti da malattie progressive in fase terminale avanzata, con prognosi infausta, per cui una terapia finalizzata alla guarigione o al miglioramento della condizione clinica non è più possibile, pazienti per i quali occorre quindi ridefinire il tipo di approccio curativo. Alla luce di quanto sopra, all’interno dell’hospice anche 11


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