Genova Impresa 2024 n.5

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editoriale

VITTORIA GOZZI

Startup welcome

l’intervista

AGOSTINO SCORNAJENCHI

Risultati incoraggianti

GENOVA IMPRESA Bimestrale

Confindustria Genova

N. 5 / 2024

Editore AUSIND

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Direttore Responsabile Piera Ponta

Comitato di Redazione

Guido Conforti

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Hanno collaborato

Luciano Caprile

Denys Dem’yanchuk

Pasquale Diaferia

Vittoria Gozzi

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SOMMAR IO

Vittoria Gozzi

Agostino Scornajenchi

4 editoriale STARTUP WELCOME di Vittoria Gozzi

6 Confindustria RAGIONEVOLI CERTEZZE GOOD NEWS!

10 l’intervista

RISULTATI INCORAGGIANTI di Piera Ponta

14 MiToGeNo STARTUP INNOVATIVE E OCCUPAZIONE

18 Genova startup

DALLA MAPPA AL TESORO di Matilde Orlando

Genova Impresa ospita articoli e opinioni che possono anche non coincidere con le posizioni ufficiali di Confindustria Genova.

L’editore è disponibile a riconoscere eventuali diritti su testi o immagini a chi ne rivendichi la proprietà.

5-2024

20 competizione & sviluppo

RAISE UP di Andrea Pagnin e Miriam Molinari

RITORNO AL FUTURO di Monica Nolo

DALL’UFFICIO AL PALCO

GENOVA INDUSTRIE NAVALI IN DIFESA DELLE DONNE

VISIONE A 360º di Irene Parmeggiani

NIS2 di Denys Dem’yanchuk

M&A E TERRITORIO

PROGETTO GENAWARE

GLI AQUILOTTI

44 ESG

ESG DI FILIERA

48 Confindustria Imperia

POLO DIGITALE di Fabrizio Pepino

50 piccola industria COSTRUIRE

54 giovani

COMITATO STARTUP di Matilde Orlando

56 comunicazione

INVESTIRE SULLE IDEE di Pasquale Diaferia

58 Fondazione Ansaldo

SUONI E BAGLIORI D’ACCIAIO di Pietro Repetto

62 la città

LIGURIA ALLE URNE

UN FOTOGRAFO IN CAMMINO di Valentina Mancinelli per Archivio Saglietti APS

PROFESSIONE PITTRICE

SFIDE

76 cultura & società

BAJ CHEZ BAJ di Luciano Caprile

PREMIO LETTERARIO NAZIONALE PER LA DONNA SCRITTRICE di Pier Antonio Zannoni

83 industria & letteratura

COME IN UN ROMANZO di Massimo Morasso

In copertina Enrico Baj, Parata a sei, 1964, olio e collage su stoffa, 190 x 480 cm,

welcome

di Vittoria Gozzi

Nel suo Rapporto sul futuro della competitività europea Mario Draghi individua il gap di innovazione - specie nelle tecnologie avanzate - dell’UE versus Stati Uniti e Cina come una delle principali sfide che l’Europa si trova a dover affrontare per mantenere la sua rilevanza nel contesto globale.

L’80% della tecnologia digitale utilizzata nell’Unione è importata, le aziende Europee spendono 270 miliardi di euro in meno di quelle americane in R&D, e non esiste nessuna azienda europea a capitalizzazione superiore ai 100 miliardi che sia nata negli ultimi 50 anni.

Le startup europee preferiscono trasferirsi negli USA, dove hanno più facile accesso a capitali di rischio consistenti e a mercati più ricettivi, disperdendo tra l’altro competenze, know-how e valore generato nelle nostre università e nei nostri centri di ricerca.

Per invertire questa tendenza, Draghi propone una radicale riforma dell’ecosistema dell’innovazione, ancora una volta intensificando la coesione tra paesi membri per offrire alle startup un unico “playing field” più grande e appetibile. L’Europa deve creare le condizioni per generare i nuovi campioni nelle diverse aree della tecnologia, in particolare nei settori dell’intelligenza artificiale e della sicurezza, se non vuole perdere la propria autonomia anche geopolitica. In questo contesto di riferimento, l’Italia ha giocato per molto tempo una partita in difesa. Nel nostro Paese la strategia governativa sulle startup e la disciplina di riferimento hanno visto la luce soltanto nel 2012. Risale, infatti ad allora il primo StartupAct italiano, promosso dal ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e inserito all’articolo 25 del decreto legge n.179 del Governo Monti nell’ottobre dello stesso anno. Nel testo si specificava cosa si intendesse per startup innovativa e per incubatore, quali caratteristiche dovessero avere... Era, insomma, il primo quadro giuridico legislativo a occuparsi di innovazione, con l’intento di rendere l’Italia un Paese ospitale per le startup. Per quasi 10 anni dopo quel primo atto normativo, l’ecosistema delle startup italiane è rimasto di nicchia e fortemente sottocapitalizzato, soprattutto a causa di una presenza sporadica e poco significativa dal punto di vista dei volumi mossi dagli operatori finanziari del Venture Capital. L’inversione di tendenza arriva a gennaio 2020, quando nasce CDP Venture Capital SGR - Fondo Nazionale Innovazione con l’obiettivo di accelerare la crescita dell’ecosistema del Venture Capital italiano. Il nostro Paese fece quello che avevano già fatto altri Paesi europei che, considerato il settore ad alto rischio, erano intervenuti a supporto della creazione di un ecosistema del Venture Capital, per poi uscirne gradualmente lasciando lo spazio al capitale privato. In questi quattro anni, CDP Venture Capital SGR ha dato un forte impulso agli operatori privati del VC, sottoscrivendone i fondi e agendo così da leva per il settore, con il risultato che oggi esistono operatori italiani meglio capitalizzati e quindi in grado di sostenere operazioni più importanti. A ciò si è aggiunta un’infrastruttura di acceleratori, incubatori, poli di trasferimento tecnologico, venture builder ecc. che promuove la nascita, l’accelerazione e la crescita di startup in vari settori strategici per l’economia del Paese. Questo humus, a slancio pubblico ma con l’intervento di operatori privati, ha dato il “la” a una strategia nazionale, poi decli-

nata a livello territoriale, della quale già si vedono i frutti. Ne è prova, in Liguria, il progetto di venture builder Maritime Ventures, promosso da CDP Venture Capital e interamente dedicato alle filiere nautica e logistico-portuale - settori nei quali Genova e la Liguria vantano un indiscusso vantaggio competitivo - che coinvolge primari investitori, tra i quali Fincantieri, PSA Italy, Intesa Sanpaolo (attraverso la propria società di venture capital), Fondazione Compagnia di San Paolo...

Alla Spezia, è operativo da due anni Faros Accelerator, parte della Rete Nazionale Acceleratori di CDP Venture Capital, il primo in Italia dedicato a startup in ambito Blue economy. E ancora di Blue economy, con focus su porto e logistica, si occupa, a Genova, uno degli Spoke di RAISE (l’ecosistema dell’innovazione a valere sui fondi del PNRR dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Università di Genova e CNR).

L’Economia del mare si conferma strategica per lo sviluppo del nostro territorio: Genova e la Liguria hanno le carte in regola per emergere e offrire l’ecosistema più favorevole alla nascita di “campioni nazionali” in questo settore. Cosa manca, allora? Perché le startup dovrebbero eleggere Genova e la Liguria capitale italiana del “bluetech”? Le iniziative sopracitate contribuiscono a creare o ad accelerare lo sviluppo di startup, ma cosa possiamo fare per convincerle a rimanere sul nostro territorio, generando alto contenuto tecnologico, occupazione di qualità e crescita? Innanzi tutto, occorre una più proficua collaborazione con le corporate dei settori di riferimento, affinché si interessino veramente, in una logica di open innovation, alle iniziative e alle soluzioni tecnologiche proposte dalle startup. Con questo obiettivo la nostra Associazione può impegnarsi per favorire il contatto tra grande impresa e startup, e ragionare insieme. Altrettanto fondamentale è la disponibilità di risorse finanziarie regionali che innestino sul territorio queste nuove realtà imprenditoriali: penso, per esempio ai fondi del POR-FESR, che potrebbero essere destinati a investimenti nel capitale delle startup che nascono in Liguria o che decidono di trasferirvi la sede. Degna di nota, in questo senso, la Regione Puglia, che è riuscita con i fondi dello sviluppo economico ad attirare sul proprio territorio cinque operatori specializzati in VC milanesi che hanno “aperto bottega” a Bari, raddoppiandone le risorse. I Fondi che si sono trasferiti lì sono adesso tenuti a investire su startup a capitale “made in Puglia”.

Penso, tuttavia, che non sia sufficiente una sola delle condizioni sopra elencate a trattenere le startup sul territorio. La maggior parte di esse sono naturalmente attratte dal “magnete” dei luoghi dove trovano le condizioni migliori per operare, come Milano, per esempio, che offre la felice combinazione di tutti i fattori appena citati: dialogo aperto con le corporate del settore, capitali specializzati, un ecosistema solido dove crescere.

Per convincere le startup a mettere radici a Genova e in Liguria dovremmo anche poter contare su un sistema di infrastrutture efficiente: se si potesse raggiungere Milano in 50 minuti di treno, ci sarebbero tutti gli elementi per fare della Liguria il luogo di elezione delle startup. Perché fare impresa a Bogliasco is better che fare impresa a Lambrate ��!●

Vittoria Gozzi è Vice Presidente Confindustria Genova con delega a Startup e Formazione

Ragionevoli CERTEZZE

Assemblea Pubblica

Giovedì 5 dicembre, nella sede di Ansaldo Energia (in via Nicola Lorenzi 8) si svolgerà l’Assemblea pubblica di Confindustria Genova, dal titolo “Ragionevoli certezze”. Ma quali sono le certezze di cui realmente disponiamo nell’attuale contesto globale e locale? In un tempo caratterizzato dall’ipercomplessità e dell’ipervelocità delle trasformazioni che riguardano contemporaneamente società, economia, politica, saperi e applicazione dei saperi, il rischio dello “spaesamento” e quindi dell’inefficacia dell’agire è sempre più elevato. Questo vale per le imprese come per le istituzioni, le altre parti sociali, i cittadini e le loro diverse forme aggregative; a livello globale, come a livello locale, metropolitano.

In questo contesto, tuttavia, esistono alcune questioni che, al lordo di eventuali cataclismi al momento imprevedibili, costituiscono delle ragionevoli certezze con le quali è opportuno confrontarsi. Tra queste, quattro verranno poste al centro dell’Assemblea pubblica di Confindustria Genova:

1La demografia. Le persone, intese in senso quantitativo (stock) e qualitativo (fasce anagrafiche, reddito disponibile, bagaglio formativo ecc.) sono al tempo stesso soggetti attivi e passivi delle dinamiche sociali ed economiche. L’andamento demografico naturale è noto e presenta curve di tendenza poco elastiche rispetto alle eventuali politiche ad esso relative; questo si riflette anche sulla consistenza della popolazione in età da lavoro nel prossimo futuro. Diversamente può dirsi per l’andamento migratorio, che è strettamente connesso alle scelte personali di residenza in and out relative a motivi di studio, lavoro o convivenza, che sono influenzate delle opportunità espresse dai territori.

2

Il progresso scientifico e tecnologico. A differenza di altri ambiti dell’esperienza umana, il sapere scientifico e la sua applicazione in campo tecnologico procedono esclusivamente per dinamiche incrementali, in base alle quali è ragionevolmente certo che nel futuro entrambe le dimensioni risulteranno più ricche di contenuti e di soluzioni rispetto alla realtà attuale. Ciò consente (e al tempo stesso impone) di accompagnare tali dinamiche con azioni in grado di governarne i processi, valutandone rischi, opportunità, costi e ritorni attesi dagli investimenti.

3

La globalizzazione. Per quanto le vicende internazionali stiano profondamente modificando assetti geopolitici, organizzazione delle catene del valore, libertà di movimento di persone, merci e capitali, la dimensione globale delle vicende che riguardano l’umanità è ormai ineludibile. Siamo quindi di fronte a modificazioni, anche radicali, dei modi di intendere la globalizzazione, non certo al suo superamento. Pertanto, è necessario discernere i modi di agire da protagonisti all’interno di tale processo.

4

L’energia. Il fabbisogno energetico è direttamente connesso all’andamento demografico, agli stili di vita e di consumo delle persone, al reddito disponibile e alle scelte di politica ambientale che vengono determinate a ogni livello. Da un lato, quindi, il fabbisogno energetico in termini di TWh/anno, oltre che noto in serie storica, è stimabile per il futuro, mentre il mix delle fonti di energia dipende dalle scelte politiche e tecnologiche discrezionalmente assunte.

Quattro “ragionevoli certezze” su cui sarà aperto il confronto il prossimo 5 dicembre. Il programma dettagliato dell’Assemblea pubblica sarà diffuso prossimamente.● Info: www.confindustria.ge.it

Good news!

Sulla Piattaforma DAS, lo spazio riservato agli Associati per raccontare di sé.

Il portale DAS di Confindustria Genova continua a evolversi grazie all’introduzione di una delle funzionalità più interessanti e dinamiche dell’hub digitale: la sezione “News”.

Fin dal suo lancio, DAS ha favorito una maggiore coesione tra le imprese associate, fornendo un canale innovativo per il networking e ampliando le opportunità di collaborazione tra le Imprese del territorio. La sezione “News” si integra perfettamente in questo contesto, aggiungendo uno spazio dedicato e uno strumento pratico per la condivisione di notizie aziendali di rilievo.

Le notizie pubblicate dagli Associati, una volta revisionate e approvate dalla Struttura, saranno poi visibili direttamente nella homepage di DAS Confindustria Genova, all’interno della sezione “Ultime news dalle nostre aziende”.

In ottica di inclusione, ogni articolo è corredato della funzione “Ascoltami”, che consente la fruizione dei contenuti in formato audio, rendendoli accessibili anche a chi preferisce questa modalità. Inoltre ogni notizia pubblicata potrà essere salvata e ritrovata facilmente tra i propri preferiti.

Per garantire coerenza e professionalità dei contenuti, Confindustria Genova si riserva un ruolo revisionale, con alcune semplici linee guida riguardanti la tipologia delle comunicazioni.

Gli Associati potranno pubblicare informazioni di rilevanza per la propria impresa, quali eventi, celebrazioni o ricorrenze aziendali, premi conseguiti, inviti alla partecipazione di convegni ed eventi di particolare interesse per il panorama imprenditoriale genovese, contribuendo a rendere la sezione “News” uno spazio professionale vissuto e focalizzato su contenuti di interesse collettivo, nel rispetto delle norme sul copyright per tutto il

materiale multimediale caricato. Per condividere una notizia, gli Associati già registrati alla Piattaforma DAS, possono accedere all’area riservata DAS e selezionare “Crea news”. Un wizard semplice e intuitivo guiderà l’operatore attraverso vari step, dall’impostazione della notizia fino alla richiesta di pubblicazione. La redazione del titolo e del contenuto avviene tramite un editor di testo classico, che consente di gestire la scrittura in modo fluido e immediato. Per massimizzare la visibilità della comunicazione, è prevista la possibilità di aggiungere parole chiavi, che facilitano l’indicizzazione all’interno della piattaforma del proprio articolo e lo correlano ad altri con tematiche simili. È richiesto inoltre l’inserimento di un’immagine con una larghezza di almeno1920 px ed è possibile arricchire i contenuti con link esterni, video da YouTube e gallerie fotografiche. Conclusi tutti i passaggi, si potrà visualizzare un’anteprima completa della notizia per un check finale prima della pubblicazione.

Confindustria Genova mette a disposizione delle aziende associate un servizio di assistenza tecnica attiva, pronto a rispondere a qualsiasi esigenza o domanda (per supporto tecnico: das_supportoIT@confindustria.ge.it; per informazioni generali: das_assistenza@confindustria.ge.it), mentre il Servizio Comunicazione assicurerà che le news vengano pubblicate in modo corretto e tempestivo. La sezione “News”, oltre a rappresentare un’opportunità di branding e visibilità per gli Associati all’interno della rete confindustriale, può offrire nuovi spunti di networking aggiungendo un nuovo tassello nella costruzione delle relazioni con e tra le imprese sul territorio avviata con il lancio della Piattaforma DAS.●

Per l’AD e Direttore Generale di CDP Venture Capital SGR il buon andamento del mercato VC in Italia, nonostante la partenza lenta, è di sprone per affrontare le sfide del prossimo futuro: scienze della vita, spazio, transizione energetica, tecnologie per l’industria e per le infrastrutture, agrifood, AI.

Risultati incoraggianti

“ Noi abbiamo una eccellente competenza tecnica e accademica, ma facciamo fatica a convertire la ricerca in brevetto e il brevetto in impresa”

“ L’obiettivo di Maritime Ventures è costituire e lanciare in 3 anni 10 nuove iniziative imprenditoriali che saranno oggetto di successivi investimenti in equity”

“ Il Piano Industriale 2024-2028 prevede di investire nei settori dove c’è alta strategicità e bassa maturità”

Agostino Scornajenchi

Il nostro Paese recupera posizioni sul mercato del Venture Capital, ma non è semplice far comprendere l’importanza di questo strumento nell’economia reale, superando stereotipi come la netta distinzione tra aziende innovative e tradizionali o l’interesse dei fondi VC solo per le idee di giovani brillanti. E si deve continuare a insistere per un dialogo sempre più diretto tra mondo della ricerca e impresa, affinché i nostri ricercatori non debbano andare all’estero per trovare qualcuno che li aiuti a fare gli imprenditori. Su questi punti c’è l’impegno di CDP Venture Capital SGR anche nel Piano Industriale 2024-2028, qui accennato dall’AD e Direttore Generale Agostino Scornajenchi.

La terza edizione del Venture Capital Scanner, pubblicata nella primavera di quest’anno da Bain & Company Italia, evidenzia una contrazione del mercato Venture Capital italiano più contenuta rispetto agli altri paesi europei nel 2023 e segnali positivi nel primo trimestre del 2024, confermando, tuttavia, una relativa carenza di fondi VC oltre che la limitata capacità di trasformare la ricerca in impresa. Qual è la sua opinione al riguardo?

Il mercato del Venture Capital in Italia si sta muovendo in maniera incoraggiante, pur scontando un ritardo di partenza rispetto ad altri paesi. Il primo semestre del 2024 si è chiuso a 870 milioni di euro, il +26% rispetto al medesimo semestre del 2023, abbiamo fatto meglio di Francia e Germania nello stesso periodo. Ora bisogna lavorare per proseguire con questa tendenza. Faccio una considerazione che è la premessa per comprendere bene il nostro approccio e il nostro Piano Industriale 2024-2028: si parla tantissimo di innovazione e di investimenti, spesso facendo distinzione netta fra aziende innovative e aziende tradizionali. Io credo che questa differenza non giovi al nostro sviluppo e vada superata, perché nessuna azienda che nasce è un’azienda tradizionale. Se una nuova impresa ha successo è per forza innovativa, e se continua ad avere successo dopo tanti anni è perché ha continuato a essere innovativa. Assodato questo, quello che oggi dobbiamo comprendere è come riavvicinare questi due aspetti, impresa e innovazione, e qui il Venture Capital è uno strumento fondamentale. Dobbiamo uscire dalla narrativa un po’ di nicchia in cui ci sono ragazzi brillanti che inventano cose strane e ricevono investimenti da soggetti con un grande appetito di rischio. Dobbiamo far capire bene cosa è il Venture Capital e quanto valore può portare all’economia reale del nostro Paese, cosa che è avvenuta anche altrove: basti pensare agli Stati Uniti dove, anche grazie a una legislazione a supporto dell’impresa, l’equity è transitato dai venture capitalist alle nuove imprese della digital economy che oggi dominano il listino. Da noi questo non è successo, l’ecosistema delle imprese degli anni ‘90 e quello di oggi è sostanzialmente lo stesso. Ci siamo dimenticati che per continuare a essere “on the edge” bisognava avere delle imprese che innovavano. Abbiamo smesso di farlo e inevitabilmente siamo rallentati. Venendo al punto sul legame fra ricerca e impresa, anche qui c’è molto spazio da recuperare. Noi abbiamo una eccellente competenza tecnica e accademica, ma facciamo fatica a convertire la ricerca in brevetto e il brevetto in impresa. Il percorso dell’imprenditorialità deve diventare un percorso standard per un giovane studente, un giovane ricercatore; oggi non è ancora così. Il paradosso è che i nostri ricercatori troveranno qualcun altro che li aiuterà a fare gli imprenditori, però non in Italia, e questo è un vero peccato. Per questo motivo, come CDP Venture Capital siamo particolarmente presenti con una Rete di Poli di Trasferimento Tecnologico proprio per assistere le migliori Università nel tutelare la ricerca e aiutare questi studenti e questi professori a brevettare e a diventare imprenditori.

L’ambizioso progetto di venture building dedicato alla transizione digitale delle PMI italiane che operano nelle filiere nautica e logistico-portuale, presentato a Genova nelle scorse settimane e del quale CDP Venture Capital è capofila, vede tra i protagonisti il vostro Fondo Boost Innovation. Può spiegarci le caratteristiche di questo specifico Fondo e a quali condizioni interverrà nel Progetto? La filiera marittima, che comprende la logistica e i servizi portuali, la cantieristica, la crocieristica e la nautica da diporto, è una delle filiere considerate di rilevanza strategica per il nostro Paese. Il trasporto marittimo è uno dei principali facilitatori dell’economia globale e le aree portuali italiane, che hanno guidato per secoli lo sviluppo italiano, rimarranno un asset strategico anche nel prossimo futuro, con la

necessità di fronteggiare cambiamenti tecnologici e di modello produttivo. L’iniziativa “Maritime Ventures” è dedicata integralmente alla transizione digitale delle piccole e medie imprese italiane che operano nelle filiere navale e logistico-portuale, ed è articolata sulle due sedi di Genova e di Trieste. Si tratta di un progetto sviluppato in accordo con il Ministero delle Imprese del Made in Italy proprio per rispondere ai bisogni crescenti di trasformazione digitale delle PMI italiane che sviluppano componentistica e servizi nei settori della cantieristica navale, della nautica da diporto, della croceristica e della logistica portuale, partendo dall’analisi dei bisogni espressi dalle aziende capo-filiera. L’obiettivo è costituire e lanciare in 3 anni 10 nuove iniziative imprenditoriali che saranno oggetto di successivi investimenti in equity da parte del Fondo Boost Innovation di CDP Venture Capital per un ammontare di circa 30 milioni di euro, che potranno generare un effetto di addizionalità sul mercato che porterà gli investimenti complessivi a circa 70 milioni di euro. Per fare questo abbiamo favorito la nascita di una rete di co-investitori di rilievo nel settore come il venture builder tedesco Bridgemaker e Cariplo Factory, che opereranno in joint venture gestendo l’operatività della società, Fincantieri e PSA Italy, il Gruppo Intesa Sanpaolo, la Fondazione Compagnia di San Paolo e Friulia, Finanziaria della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia che supporta lo sviluppo del territorio regionale. Sono parte integrante di Maritime Ventures i partner istituzionali Confindustria Genova, Comune di Genova e la Regione Friuli-Venezia Giulia, fondamentali punti di raccordo degli ecosistemi locali.

Quali sono, attualmente, i settori di maggior interesse per i venture capitalist? Si può parlare di una “tendenza” comune a livello globale o i settori variano da paese a paese?

Nella fase di elaborazione del Piano Industrial 2024-2028 che abbiamo presentato lo scorso aprile, abbiamo definito una matrice, mettendo insieme da una parte il grado di strategicità di alcuni settori e il grado di maturazione in termini di investimenti degli stessi e abbiamo scelto di investire dove c’è alta strategicità e bassa maturità. Sono emersi quindi sei comparti, che sono le scienze della vita, lo spazio, la transizione energetica, le tecnologie per l’industria, le tecnologie per le infrastrutture, l’agrifood e poi il comparto trasversale dell’intelligenza artificiale. Questi comparti rappresentano per noi le sfide nel prossimo futuro per garantire al nostro Paese competitività e sicurezza nello scenario internazionale. Sull’Intelligenza Artificiale apro una parentesi particolare, perché si tratta di un pilastro distintivo della nostra strategia che prevede un’allocazione di un miliardo di euro. Da pochissimo abbiamo avviato il Fondo AI da 500 milioni di euro, che farà ricerca proprio sulle startup che cominciano a utilizzare l’intelligenza artificiale nei loro prodotti e che peraltro prevede un’intesa con OpenAI, siglata da qualche settimana, per una collaborazione volta a massimizzare lo sviluppo dell’AI sulle startup e sui business innovativi del nostro Paese. I restanti 500 milioni saranno co-investiti in modo trasversale da parte dei fondi verticali dei 6 comparti di cui abbiamo parlato prima. La scelta di avviare una collaborazione con un player rilevante come OpenAI nasce dalla volontà di operare in un ecosistema di respiro internazionale, importando le migliori pratiche globali e promuovendo l’innovazione su larga scala.●

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TARTUP innovati ve e occupazione

e Confindustria Genova, i dati sui posti di lavoro creati, sulla crescita economica e sull’evoluzione dell’ecosistema startup dal 2012 a oggi.

La ricerca “L’impatto occupazionale delle startup innovative italiane tra il 2012 e il 2023”, realizzata da Centri Studi delle tre associazioni territoriali, in collaborazione con l’Area Gruppi, Piccola Industria e Gruppo Giovani Imprenditori e lo Startup Desk di Assolombarda, è stata pubblicata il 26 settembre scorso con dati chiusi al 29 luglio 2024. A seguire, riportiamo il capitolo dedicato alla sintesi dei principali risultati e il QRcode per scaricare l’indagine completa.

Le imprese innovative e l’ecosistema dei soci Il rapporto studia l’impatto occupazionale ed economico di tutte le imprese che sono attualmente iscritte o sono transitate come startup innovative dall’istituzione della sezione

speciale del Registro delle imprese nel 2012. Si tratta di un campione di oltre 30 mila imprese innovative: di queste, 23.537 risultano ancora attive (12.504 startup e 11.033 exstartup); 6.240 sono cessate o in fase di liquidazione o bancarotta; 395 sono cessate per acquisizione o fusione.

A oggi, esistono 101.950 soci distinti coinvolti nelle startup o ex-startup innovative italiane.

La maggior parte di questi soci sono persone fisiche e famiglie (87,1 mila), seguiti da 13,7 mila aziende, di cui tuttavia solo 1,2 mila sono società di dimensioni medio-grandi (50+ dipendenti).

Le startup o ex-startup italiane con investimenti da parte di altre aziende sono 8.695: nello specifico, 4.512 (il 19,2%)

vedono una partecipazione di minoranza, mentre le restanti 4.183 (il 17,8%) sono controllate da altre aziende tramite una partecipazione di maggioranza.

L’impatto occupazionale e il valore economico

Considerando i dati di bilancio 2022, le imprese innovative italiane hanno creato 58.215 posti di lavoro, di cui 12.384 sono attribuibili a startup “attuali” e 45.831 a ex- startup. Aggiornando i dati al 2023 per i bilanci già disponibili, il numero di dipendenti sale a 63.519, con 14.500 posti di lavoro creati da startup attuali e 49.019 da ex-startup. I 58.215 dipendenti possono essere considerati quasi interamente come posti di lavoro creati tra 2012 e 2022 e sono pari al 7,3% dell’aumento occupazionale italiano (+795 mila) nello stesso periodo.

L’analisi storica mostra una crescita significativa dei posti di lavoro creati dalle imprese innovative nel corso degli anni, passati dai 481 del 2012 al numero provvisorio di 63.519 del 2023. Dal 2017 in avanti, l’incremento occupazionale annuo si è mantenuto su un robusto livello tra il +20% e il +30%.

Le imprese innovative nate tra 2012 e 2017 hanno aumentato la loro forza lavoro del 126% (in media) nei primi 5 anni dalla costituzione. Questo tasso di crescita è superiore al corrispettivo dato Istat per il totale delle nuove imprese, che sullo stesso periodo hanno registrato un incremento occupazionale del 117% nei primi 5 anni di vita.

Considerando il valore economico, le startup ed ex-startup innovative italiane hanno generato un fatturato totale di 11,7 miliardi di euro nel 2022, cifra che sale a 12,8 miliardi aggiornando i bilanci disponibili al 2023. Parallelamente, il valore aggiunto prodotto è stato di 2,4 miliardi di euro nel 2022, che diventano 3 miliardi nel 2023. Tra le oltre 30 mila imprese innovative italiane, è possibile individuare 79 “Gazzelle” (di cui 64 ancora attive): queste sono definite dall’OECD come imprese ad alto tasso di crescita con meno di 5 anni di vita e sono identificate come le più dinamiche e in grado di dare un forte contributo alla crescita economica e occupazionale del Paese. Nel 2022, le “Gazzelle” hanno registrato da sole 4.609 posti di lavoro (pari al 7,9% del totale delle imprese innovative), raggiungendo così una dimensione media di oltre 70 dipendenti, un valore molto rilevante rispetto al tessuto imprenditoriale italiano, caratterizzato preminentemente da piccole e microimprese. Nel 2022, inoltre, queste imprese “star” hanno fatturato 505 milioni di euro (il 4,3% del totale) e creato valore aggiunto per 135 milioni di euro (il 5,7% del totale).

Le startup cessate e acquisite

Il tasso di mortalità delle startup ed ex-startup innovative aumenta con l’età delle imprese, apparentemente stabilizzandosi intorno al 35% dopo 10 anni (traducendosi in una quota di imprese innovative pari al 65% che sopravvive a 10 anni dalla costituzione). La fase più critica nella vita di queste imprese risulta essere intorno ai 5-7 anni d’età, fase in cui la probabilità di uscire dal mercato subisce gli incrementi maggiori da un anno all’altro.

Il tasso di mortalità, misurato come rapporto tra il numero di imprese cessate e il numero di imprese attive in un anno, è cresciuto con il passare del tempo per le imprese innova-

tive, arrivando al 5,9% nel 2023. Ciononostante, il tasso di mortalità delle startup ed ex-startup al 2021 risulta minore rispetto alle altre società di capitali.

Guardando al numero di acquisizioni, 395 in totale, si nota un trend crescente con un picco nel 2023, quando si sono registrate 110 operazioni di M&A. Tuttavia, questi numeri rimangono ancora relativamente bassi rispetto al totale delle startup o ex- startup (mai sopra l’1%). Le acquisizioni sembrano premiare le imprese più redditive: due tra i principali indici di redditività, ROE e ROA, risultano infatti più elevati per le imprese acquisite rispetto al resto del campione (rispettivamente, +5 e +1,6 punti percentuali in media tra 2012 e 2023).

La distribuzione regionale e i territori di Liguria, Lombardia e Piemonte

Oltre 1/3 (8.064) delle startup ed ex-startup oggi attive ha sede in Liguria, Lombardia e Piemonte, dando occupazione a 25.237 dipendenti, che rappresentano il 43,4% del totale nazionale. Anche il peso in termini di fatturato è particolarmente significativo, con 5 miliardi di euro di fatturato, pari al 42,9% del dato italiano.

Le imprese innovative di questo territorio hanno mostrato incrementi occupazionali nei primi 5 anni di vita superiori

COS’È UNA STARTUP INNOVATIVA?

Secondo il Decreto-legge 179/2012, le startup innovative devono rispettare una serie di requisiti specifici per poter beneficiare delle agevolazioni previste. Per quanto riguarda i requisiti oggettivi, l’impresa:

n deve essere nuova o costituita da non più di 5 anni;

n deve avere residenza in Italia o in un altro Paese dello Spazio Economico Europeo, ma con sede produttiva o filiale in Italia;

n deve avere un fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro;

n non deve essere quotata in un mercato regolamentato o in una piattaforma multilaterale di negoziazione;

n non deve distribuire e non deve aver distribuito utili;

n deve avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi ad alto valore tecnologico;

n non deve essere il risultato di fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda.

L’impresa deve inoltre dimostrare di avere almeno uno dei seguenti requisiti soggettivi:

n sostenere spese in ricerca e sviluppo pari ad almeno il 15% del maggiore tra costo e valore totale della produzione;

n impiegare personale altamente qualificato (almeno 1/3 dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure almeno 2/3 con laurea magistrale);

n essere titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di un software registrato.

GENOVA SMART WEEK 25-30 NOVEMBRE 2024

Traguardo importante per la Genova Smart Week, manifestazione promossa dall’Associazione Genova Smart City e dal Comune di Genova con il supporto organizzativo di Clickutility Team, che celebra quest’anno la sua decima edizione e si conferma evento di riferimento a livello nazionale e internazionale sui progetti di sviluppo delle città innovative e digitali. L’appuntamento sarà da lunedì 25 a sabato 30 novembre con l’ormai collaudato mix tra la parte congressuale a Palazzo Tursi e la Smart City Experience di piazza De Ferrari rivolta a un pubblico più vasto e caratterizzata da esposizioni, test drive e giochi, sempre ispirati ai temi della mobilità sostenibile. Cinque i focus tematici su cui verteranno convegni, conferenze e workshop: digitalizzazione e sviluppo delle smart city; intelligenza artificiale e cyber security; metaverso; sostenibilità, ambiente ed energia; smart mobility.

Imprescindibile tavolo di confronto tra imprese, poli di ricerca e istituzioni, la Genova Smart Week 2024 ha l’ambizione di superare i numeri record della scorsa edizione, che ha fatto registrare 10mila presenze tra convegni ed eventi di piazza, 2.500 partecipanti in streaming, oltre 200 speaker e 76 partner, raggiungendo complessivamente circa 450mila utenti attraverso i propri canali di comunicazione.n

Per aggiornamenti e informazioni: www.genovasmartweek.it/#newsletter

rispetto al resto d’Italia. In media, le imprese nate tra 2012 e 2017 in Liguria, Lombardia e Piemonte hanno incrementato del 173% la forza lavoro nel giro di 5 anni, a fronte di un +103% nelle altre regioni. Il risultato è spinto anche da una forte presenza nel territorio delle neo-imprese a più alta crescita: delle 79 “Gazzelle” individuate in Italia, il 56% ha sede in queste regioni. Infine, il tasso di mortalità per le imprese innovative risulta più alto nel Nord-Ovest rispetto al resto d’Italia. Combinando questo dato con la maggior crescita occupazionale, la concentrazione delle “Gazzelle” e una forte presenza delle acquisizioni (182, il 46% del totale, nelle tre regioni), si ha il quadro di un territorio competitivo, dove una concorrenza più marcata porta all’uscita di un numero maggiore di imprese ma fa sì che siano le più produttive a restare nel mercato e a crescere.●

Il documento completo può essere consultato o scaricato online: https://bit.ly/impatto-occupazionale-startup

Distribuzione di startup ed ex-startup attive, dipendenti, fatturato e valore aggiunto per ripartizione geografica

GENOVA STARTUP

Dalla mappa

l tesoro

Fabrizio Maggiorelli, Co-founder di Gestech, ci racconta di “Aurelio”: le strade, identificate una a una secondo specifici parametri, costituiscono la mappa. Ma il tesoro resta l’utente, attorno al quale viene personalizzato ogni aspetto del sistema.

Se dovessi mettere in luce tre caratteristiche di Gestech in altrettante parole, quali sceglieresti? E perché? Sceglierei le parole dinamica, inclusiva, e sportiva. Dinamica, perché per necessità abbiamo imparato a muoverci in diversi contesti sempre con velocità e al massimo delle nostre capacità. Penso che l’impresa oggi, ancor di più se si tratta di una strartup, non possa prescindere da questa caratteristica che ti consente di continuare a “funzionare” anche di corsa, quasi “inseguendo” le cose da fare e comunque senza tralasciarne nessuna. Le cose vanno fatte e per esser fatte vanno iniziate, ed ecco lì che ti trovi decine di cose in ballo; se non sei dinamico, beh, la questione diventa davvero molto complicata. Inclusiva, perché la nostra idea si avvicina per alcuni versi a un social network per le moto o, meglio, per i motociclisti. Uno dei motivi per cui esiste l’unione che tutti conoscono tra motociclisti, che si salutano e si radunano, è senz’altro che andare in moto è un passatempo spesso solitario. Tu, il casco e la strada. È anche il bello di questa meravigliosa passione. Ma cosa succede quando il giro lo vorrei fare con un altro motociclista, o semplicemente incontrarlo al traguardo? Troppo spesso tanti utenti rinunciano al viaggio perché non hanno un com-

pagno che si muova insieme a loro, pur sulla sua moto. Noi miriamo anche ad aumentare la coesione tra queste persone, favorirne gli incontri e rendere il motociclista un po’ meno “solo”, pur rispettando i suoi spazi. Speriamo che questo approccio avvicini anche i più timidi al mondo del motociclismo e del moto-turismo: ci sono milioni di cose splendide che ciascuno di noi vorrebbe fare ma nemmeno inizia, magari perché è da solo, o perché avrebbe bisogno di una piccola spinta da parte di qualcuno, di un amico. Una di queste potrebbe essere provare a fare un giro in moto. Sportiva, perché alla fine la moto per noi è anche sport. Sport che non significa per forza ginocchio a terra e tuta intera, ma anche avventura, girare il mondo, vedere cose, scenari e persone in un modo che ti permette di entrare a far parte del panorama che vedi, non di esserne mero spettatore. In moto noi siamo il paesaggio, siamo dentro il quadro, e secondo noi non c’è modo più bello di vivere un viaggio in maniera totalmente immersiva. Uno sport improprio se vogliamo, ma è l’unica parola che possa rendere l’idea, che coniughi la passione, l’avventura e l’emozione che è per noi motociclisti vedere il mondo su due ruote.

Entriamo nel dettaglio: quale idea imprenditoriale è alla base di Gestech e quali riscontri hai ottenuto fino ad oggi del mercato?

Domanda interessante, forse ho corso troppo prima. L’idea di Gestech è quella di costruire un navigatore per motociclisti con svariate funzioni aggiuntive e improntato su un

Fabrizio Maggiorelli

algoritmo di nuova generazione che si adatta ai profili degli utenti. Non è semplice da spiegare in poche righe ma l’idea è che Aurelio, così si chiama la nostra applicazione, sia più che un navigatore, un compagno di viaggio per ogni utente. Ad oggi la nostra app è in versione Beta e non siamo ancora usciti sul mercato, pur avendo partecipato a diverse competizioni di startup e avendo vinto anche quella regionale ligure nel nostro segmento.

A quali esigenze o nuove opportunità la startup intende rispondere e come?

Crediamo che nel mercato del moto-turismo ci sia un “buco”, un grande spazio in cui nessuno ancora si è posizionato e che ci darà un grosso vantaggio competitivo. Gran parte di questo dipende, più che da componenti tecniche, da come l’applicazione è pensata, ossia in modo completamente differente da quelle che oggi conosciamo. Per dirla in due parole oggi vengono poste al centro del sistema molto le “strade” e poco “l’utente”. Noi abbiamo costruito delle strade “nostre” panoramiche, turistiche e con molte altre caratteristiche, che non è possibile individuare tramite algoritmi o scelte meccaniche, ci siamo messi lì con calma e le abbiamo identificate una ad una a mano, come facevano i nostri padri sugli atlanti. Risolto così, alla vecchia maniera diciamo, il problema di quale strada percorrere abbiamo deciso di concentrarci sull’utente, spostando su quest’ultimo la nostra attenzione. Il bagaglio di strade da percorrere, segmentabili grazie a un sistema professionale a uso dell’uten-

te, è la nostra mappa, ma il tesoro resta l’utente, attorno al quale personalizziamo ogni sfaccettatura di Aurelio.

Quale percorso personale e professionale ti ha portato qui e quali sono le altre professionalità coinvolte in Gestech?

Siamo tre amici con le stesse passioni ma percorsi personali molto diversi. Matteo è un ingegnere informatico, imprescindibile in ogni startup tecnologica, e si occupa principalmente della parte tecnica. Io ho un background legale mentre Giulio è il nostro lato commerciale e il più addentro al mondo motociclistico e sportivo. Io e lui ci occupiamo della parte più operativa, per così dire; cerchiamo di far funzionare anche il lato “burocratico” della Gestech. Tutti e tre naturalmente siamo appassionati di informatica, moto e viaggi, con una grande voglia di fare e di far bene. La Gestech, mentre Aurelio è in fase di ultimazione, fornisce anche diversi altri servizi informatici, da semplici siti internet a materie più settoriali quali servizi in materia di diritto all’oblio, informatica forense, cloud e altro, ma il nostro core business è e sarà Aurelio.

Guardando al futuro, quali sono le ambizioni di sviluppo e i progetti per la startup?

Siamo già in ritardo sulla tabella di marcia ma la speranza è far uscire per i primi tester l’applicazione entro metà 2025 e poterla lanciare sul mercato qualche mese dopo. Siamo concentrati al massimo per concludere entro l’anno prossimo il progetto e farlo uscire sul mercato.

Una riflessione conclusiva: quali esperienze pregresse o inclinazioni personali ti sono state utili nel lavoro di startupper e, viceversa, cosa hai imparato in Gestech che vuoi portarti anche “a casa”?

Sicuramente fare lo startupper è una specie di vocazione. Se stai lì a pensare “voglio fare qualcosa”, dovresti farlo. Da dire è semplice, mentre gettarsi nella mischia è complicato, ci si prende un rischio, ma questa sì è una inclinazione personale che, per fortuna, non ci è mancata. Poi bisogna abbandonare la perfezione. Fatto è meglio che perfetto. Lo ripeto ormai spesso, in questi contesti devi iniziare a fare le cose, se no troverai sempre un buon motivo per non farle. E devi essere pronto a lavorare, lavorare sodo, lavorare bene, e soprattutto lavorare tanto. Di notte, all’alba, nelle pause, insomma sempre. Anche chi è al tuo fianco conta molto, il supporto che ricevi si trasforma in energia positiva; il negativismo, i piccoli problemi e anche le semplici complicazioni inutili invece diventano macigni che ti trascini dietro in questa folle corsa in salita, soprattutto in Italia, dove tutto costa molto e reperire fondi, anche statali, è sempre un’impresa titanica. Devi essere testardo e non mollare mai, abituarti a fare e resistere ai colpi, ma ne vale la pena. La tua startup poi sarà casa tua, una tua creatura che ti sopravvive, che dà lavoro a persone e che porta un beneficio alla società. Speriamo che anche per noi sia così, questo è l’obiettivo a cui puntiamo. Dall’esperienza in Gestech porto a casa la capacità di adattamento, una caratteristica che mi difettava completamente e che ho imparato a valorizzare. Per dirla alla Darwin, solo adattandoti vai avanti, e devo dire che una startup in quest’arte è di certo una grande maestra.●

Tecnologia e imprese insieme per il futuro della Liguria.

di Andrea Pagnin e Miriam Molinari

La Liguria ospita importanti università e centri di ricerca che esprimono eccellenze in diversi settori di rilevanza internazionale come l’ingegneria, la robotica e automazione, le telecomunicazioni, le scienze della vita e le tecnologie dei materiali.

Come dimostra il “Programma triennale di sviluppo e sostegno all’Università, alla Ricerca e all’Innovazione 20232025”, la Liguria si configura come un territorio favorevole all’innovazione, considerata anche la fitta rete di Poli di ricerca e innovazione, Distretti tecnologici e il nascente Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli, solo per citarne alcuni.

In questo contesto nasce RAISE - Robotics and AI for Socioeconomic Empowerment, un progetto ambizioso al quale partecipano 26 partner del mondo accademico e della ricerca, istituzioni e aziende, coordinati dall’Università degli Studi di Genova (UniGe), dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). RAISE ha l’obiettivo di trasformare il tessuto industriale regionale attraverso l’applicazione della robotica e dell’intelligenza artificiale, stimolando una crescita economica sostenibile, con particolare attenzione all’impatto sociale e all’adozione di tecnologie innovative in ambiti diversificati, rafforzando il legame tra ricerca e mercato.

RAISE è un ecosistema organizzato con una logica Hub & Spoke e si articola in cinque aree di intervento: Spoke 1Urban Technologies for Inclusive Engagement; Spoke 2Smart Devices and Technologies for Personal and Remote Healthcare; Spoke 3 - Sustainable environmental caring and protection technologies; Spoke 4 - Smart and sustainable ports; Spoke 5 -Tech Transfer & Development. È proprio nell’ambito dello Spoke 5, coordinato dall’Istituto Italiano di Tecnologia ed impegnato nel trasferimento sul mercato delle conoscenze generate dall’ecosistema, che

nasce il Programma di Mentorship RAISE up - realizzato in collaborazione con PwC Italia e di I3P - Incubatore del Politecnico di Torino. RAISE up promuove lo sviluppo di idee imprenditoriali ed è rivolto ai team di innovatori di RAISE che desiderano valorizzare i risultati della propria ricerca.

Di cosa si tratta

Il Programma, che si ripete in due edizioni, mira a supportare team innovativi nello sviluppo di soluzioni ad alto impatto tecnologico, che possano generare valore per il territorio e per le imprese. La prima edizione, attualmente in corso, copre il periodo da settembre 2024 a gennaio 2025, mentre la seconda si svolgerà da marzo a luglio 2025. Ogni edizione vede la partecipazione di team di innovatori dell’ecosistema RAISE selezionati, supportati da figure chiave - quali Mentor e Specialist - che li sostengono lungo un percorso strutturato in quattro fasi principali:

Sprint 1 - Tech Lifting: dedicato alla valutazione della soluzione tecnologica proposta, con l’obiettivo di analizzarne lo stato di sviluppo e identificare i vantaggi rispetto a tecnologie concorrenti o sostitutive e la scalabilità industriale.

Sprint 2 - Strategic Acceleration: momento in cui i team ricevono supporto nella definizione del posizionamento strategico delle loro innovazioni. Include l’analisi del contesto competitivo, la definizione del modello di business e la costruzione del business plan.

Sprint 3 - Specialist Boost: interventi mirati da parte di esperti specializzati, che offrono consulenza su specifiche necessità dei team, garantendo un supporto tecnico e strategico personalizzato.

Sprint 4 - Pitch Deck: fase finale in cui i team sono guidati nella creazione di una presentazione efficace e convincente, volta ad attrarre l’interesse di potenziali partner industriali e finanziari.

LE SOLUZIONI DELLA PRIMA EDIZIONE DI RAISE UP

Sulle soluzioni selezionate per la partecipazione alla prima edizione, possiamo anticipare solo una breve descrizione, qui di seguito, i più curiosi dovranno iscriversi alla nostra Community per avere maggiori informazioni.

L’obiettivo di questo percorso è quello, da un lato, di fornire agli innovatori gli strumenti per valorizzare le proprie soluzioni, dall’altro di creare un ponte tra la domanda e l’offerta di innovazione, stimolando e facilitando opportunità di confronto tra il mondo della ricerca e il mercato, coinvolgendo attivamente i diversi attori dell’ecosistema. A valle di ogni Sprint è previsto un evento che vuole essere un importante momento di dialogo con attori esterni per consolidare il lavoro svolto con i mentor, qui entra in gioco la Community.

• Dispositivo per rilevare automaticamente l’indice di fragilità di un individuo attraverso un guanto

• Modelli 3D urbani per il Digital Twin della città che rileva barriere architettoniche e ottimizza l’esperienza in città delle categorie fragili

• Piattaforma web che, grazie all’Intelligenza Artificiale, fornisce contenuti didattici adatti a studenti non udenti

• Modello di deep learning per migliorare il rilevamento, la diagnosi e la segmentazione automatica delle lesioni tumorali

• Software per il miglioramento in tempo reale di immagini e video 2D/3D acquisite da sistemi a ultrasuoni

• Sensori in grado di ricevere input e dati dall’ambiente circostante e di imitare le sensazioni tattili

• Sistema di navigazione progettato per migliorare l’esperienza visiva del campo chirurgico

• Piattaforma in grado di ottimizzare il monitoraggio ambientale dell’aria e degli inquinanti gestendo flotte di droni nella totale garanzia di sicurezza del dato

• Sistema di monitoraggio degli elementi aerobiologici del suolo in grado di fornire soluzioni naturali per combattere gli agenti patogeni ed ottimizzare la produzione agricola anche attraverso un apparato che combina robotica e IoT

• Sistema di guida autonoma per robot mobili da utilizzare per ispezionare aree ad alto rischio

• Infrastruttura per automatizzare i varchi portuali

• Reef (Scogliere) stampate in 3D con materiali di scarto dell’allevamento di molluschi da installare nell’ambiente portuale

La Community

Parte del valore aggiunto del Programma, risiede anche nella capacità di connettere talenti e idee a un network di investitori e imprese, in grado di valorizzarli. Investitori, imprenditori e professionisti sono invitati ad iscriversi alla Community di RAISE up, grazie alla quale potranno osservare da vicino le tecnologie del domani ed entrare in contatto diretto con chi le sta sviluppando. La Community rappresenta quindi il cuore pulsante di questo ecosistema e di questa iniziativa, uno spazio di condivisione che amplifica le opportunità di innovazione e di business, favorisce nuove sinergie e accelera lo sviluppo delle soluzioni più promettenti.

Confindustria Genova, che svolge da sempre un ruolo chiave come facilitatore dello sviluppo delle imprese e del territorio, ha deciso di supportare RAISE up per contribuire attivamente alla crescita del tessuto industriale locale, fornendo alle aziende la possibilità di accedere a competenze specializzate, tecnologie innovative e un network di esperti.

Gli eventi

La Community RAISE up potrà incontrarsi e interagire durante gli eventi previsti dal Programma, progettati appositamente per facilitare il contatto tra imprese, investitori e team di innovatori partecipanti al Programma.

Ogni edizione di RAISE up prevede infatti lo svolgimento di quattro eventi, in chiusura dei relativi Sprint del Programma.

Il primo evento, l’Innovation Showcase, si tiene il 28 ottobre 2024, a partire dalle ore 10.00, presso le Cisterne del Palazzo Ducale, nella cornice del Festival della Scienza presso il RAISE Village.

La partecipazione a questi eventi offre alle imprese numerosi vantaggi. Innanzitutto consente di acquisire progressivamente familiarità con le tecnologie emergenti e approfondire i progetti innovativi, monitorando i progressi e fornendo feedback durante tutte le fasi del Programma. In secondo luogo facilita la discussione e lo sviluppo di progetti congiunti capaci di integrare tecnologie funzionali alla generazione di valore e alla risoluzione di problemi reali.●

Per ulteriori informazioni e per partecipare, visita il sito: https://www.raiseliguria.it/raise-up/

Ritorno al futuro

Da tempo in Europa è in atto un dibattito sulla scarsa capacità di favorire la nascita e lo sviluppo di un sistema evoluto di startup e imprese innovative: al suo interno, inoltre, si registrano notevoli differenze fra singoli stati membri con il nostro Paese spesso relegato nella parte bassa della classifica dei paesi “innovatori”.

Nel tentativo di recuperare questo gap, in Italia sono stati adottati numerosi provvedimenti - a partire dallo Startup Act italiano del 2012 e fino ad arrivare al più recente DDL Concorrenza 2024 - finalizzati ad imprimere un’accelerazione alla nascita e allo sviluppo di imprese innovative, capaci di competere in settori ad alto valore aggiunto e strategici per la crescita del paese.

Questi provvedimenti hanno dato un forte impulso affinché anche all’interno delle Regioni si avviassero programmi finalizzati allo sviluppo di startup e al loro supporto nella fase di scale up.

Longevità, lungimiranza e lealtà con il territorio: sono le “3 elle” su cui la società di venture capital del Gruppo FI.L.S.E. fonda il suo nuovo piano di sviluppo.

In Liguria sono quindi nate numerose iniziative che hanno visto nascere e crescere progressivamente un ecosistema dell’innovazione in cui istituzioni ed operatori hanno intensificato relazioni e sviluppato strumenti ed iniziative tutte volte a rendere scalabile l’innovazione realizzata da spinoff, startup o PMI.

In tale mutato contesto, nel 2023 Ligurcapital ha ritenuto indispensabile avviare una riflessione per valutare come rifocalizzare la propria azione ed i propri interventi per posizionarsi come soggetto pienamente integrato all’interno di questo complesso ecosistema e funzionale al suo sviluppo. Sono stati quindi valutati gli elementi caratterizzanti della Società che rappresentano anche i suoi principali punti di forza: 1) longevità: una società, nata nel 1989, che persegue costantemente la mission volta a favorire il supporto e lo sviluppo delle mPMI del territorio di riferimento; 2) lungimiranza: una società capace di gestire le sfide e di risol-

vere le legacy del proprio passato, dimostrando una crescente solidità operativa; 3) lealtà con il territorio: una società “piccola ma localmente significativa”, con una forte vocazione territoriale e improntata al costante sostegno alla comunità e all’economia locale, con l’obiettivo di creare valore per tutti gli stakeholder coinvolti - ovvero quelle “3 elle” che rappresentano il “fattore di potenza” da cui Ligurcapital trae forza per realizzare il suo piano di sviluppo.

Sono stati poi analizzati i risultati raggiunti con gli interventi realizzati nei due segmenti di mercato - venture capital e strumenti di finanza innovativa - nei quali Ligurcapital è operativa sin dalla sua costituzione e che sono riassunti nei grafici in queste pagine.

Con riferimento al segmento del venture capital si è evidenziato come le misure destinate al supporto delle startup (Equity 2019, Westartup e Westartup2) abbiano saputo produrre risultati significativi sia in termini di sviluppo di fatturato che di dipendenti.

Il risultato è ancora più significativo se si tiene conto che i programmi Westartup e Westartup2 hanno riguardato imprese avviate in piena pandemia da Covid19. Per quanto attiene agli strumenti di finanza innovativa, si fa riferimento al programma di titoli di debito e di strumenti finanziari partecipativi emessi in attuazione della misura “Rafforzamento” con la quale si è inteso fornire supporto alle imprese durante il Covid19: in entrambe i casi si tratta di strumenti di debito sottoscritti da Ligurcapital con durata 7 anni, rimborso del capitale alla scadenza e corresponsione annuale della sola quota interessi. Anche in questo caso i risultati in termini di sviluppo del fatturato e del numero di dipendenti sono testimonianza della vitalità e della capacità di ripresa delle imprese post pandemia. È significativo rilevare che oltre l’80% delle emissioni sono state a favore di piccole imprese che hanno manifestato un crescente interesse a poter disporre di fonti di finanza innovativa e alternativa al credito bancario.

Sulla base di queste evidenze ed analizzando anche le esperienze maturate da soggetti operativi in altre regioni comparabili a Ligurcapital per struttura proprietaria e modello di business, è stato redatto il nuovo Piano Industriale 24-26.

Questo vede fra i suoi principali pilastri: 1) il consolidamento dell’attività di assunzione di partecipazioni con la possibilità di conseguire operazioni “a leva” attraverso l’attrazione di capitali privati grazie allo sviluppo di accordi anche con soggetti qualificati (es fondi di venture capital, Business Angels, crowdfunder ecc.); 2) la sottoscrizione di strumenti di debito alternativi al credito bancario (es. titoli di debito, strumenti finanziari partecipativi, minibond ecc.) nell’ottica di finanziare specifici progetti industriali agendo anche nel ruolo di anchor investor con capacità di richiamare investitori privati. Un supporto fondamentale a tale piano di sviluppo potrà arrivare dalle risorse attivabili sulla nuova programmazione POR-FESR 21-27 che dovrebbe auspicabilmente, a breve, consentire di avviare nuove misure di intervento.●

OCCUPAZIONE

&

Dall’uf ficio

al palco

Una sfida formativa.

Genova Impresa ospita l’intervista al dottor Roberto Manuelli, responsabile della formazione e sviluppo di Ignazio Messina & C. Spa, autore e regista dello spettacolo aziendale andato in scena a luglio 2024.

Perché un’azienda come la vostra ha scelto di intraprendere un percorso teatrale per i suoi dipendenti?

L’idea di utilizzare il teatro come strumento formativo nasce dall’esigenza di sviluppare competenze trasversali in un contesto aziendale che, come molti altri, affronta le sfide del mondo moderno. Il teatro si è rivelato uno strumento potentissimo per lavorare su soft skills fondamentali, come la gestione delle emozioni, il team building, l’assertività, la comunicazione efficace e la gestione della performance sotto pressione. L’iniziativa teatrale è stata un’opportunità per

mettere alla prova i nostri colleghi in situazioni insolite. Sul palco ci si deve confrontare con la paura di esporsi e di essere giudicati, con le capacità comunicative e relazionali, dinamiche che spesso si ritrovano anche in ambito lavorativo. Il nostro obiettivo era proporre un’esperienza che andasse oltre i tradizionali percorsi formativi, lasciando un segno profondo nel cuore e nella mente dei partecipanti. Da qui il titolo del progetto: “Dall’Ufficio al palco: una sfida formativa!”.

Quali sono state le maggiori difficoltà nella preparazione dello spettacolo?

Una delle sfide più concrete è stata quella logistica. Abbiamo dovuto fare i conti con la mancanza di un palco vero e proprio: la nostra “sala prove” era spesso improvvisata tra l’aula di formazione e il magazzino aziendale. Per chi

non ha mai avuto esperienza teatrale, può essere traumatico passare da uno spazio chiuso a un palco, dove la gestione degli spazi e della voce diventa cruciale. Inoltre nessuno dei colleghi aveva esperienze pregresse di recitazione, quindi tutto si è configurato come una vera sfida. Tuttavia, l’entusiasmo e la massima disponibilità di tutti hanno superato ogni ostacolo, trasformando le difficoltà in opportunità di crescita.

Come avete conciliato il lavoro con la preparazione dello spettacolo?

La gestione del tempo è stata un altro aspetto chiave. La preparazione ha richiesto più di 4 mesi di prove, non potendo sottrarre tempo al lavoro quotidiano, abbiamo deciso di svolgere le prove durante la pausa pranzo. Questa scelta ha evidenziato la grande disponibilità e l’impegno dei colleghi, che hanno sacrificato il loro tempo libero per un progetto in cui credevano profondamente. Nessuno era obbligato a partecipare, eppure tutti hanno dimostrato un entusiasmo contagioso, che ha reso l’esperienza ancora più gratificante. Inoltre, la Direzione aziendale (che crede molto in questi valori avendo ancora un forte connotato familiare, pur essendo sempre più managerizzata) ha sostenuto l’iniziativa sin dall’inizio, coprendo le spese di produzione e concedendo permessi per effettuare alcune prove in teatro. Questo supporto è stato fondamentale per mantenere un equilibrio tra le attività lavorative e la preparazione dello spettacolo, senza compromettere né l’una né l’altra.

Ci racconti qualcosa della commedia: durata, personaggi, dove vi siete esibiti?

La commedia dal titolo “Un matrimonio tira l’altro” ha una durata di 90 minuti ed è una brillante rappresentazione di situazioni comiche legate ai preparativi di un matrimonio. La trama ruota attorno ai protagonisti, una coppia impegnata nell’organizzazione delle nozze della figlia, ma costantemente alle prese con malintesi, arrivi inattesi e personaggi stravaganti. L’umorismo si sviluppa da una serie di equivoci che si intrecciano, in un crescendo di situazioni buffe e inaspettate. In totale, si alternano sul palco ben 12 personaggi. Un’altra particolarità del nostro gruppo è la sua composizione: i partecipanti provengono da 10 diverse aree aziendali e da due sedi di lavoro, e spaziavano dall’apprendista al dirigente. Ci siamo esibiti al Teatro Stradanuova di Via Garibaldi, un bellissimo teatro situato nel cuore di Genova.

Chi vi ha supportato in questa attività?

Sono particolarmente orgoglioso di dire che l’intero progetto è stato realizzato internamente. La commedia è stata scritta da me alcuni anni fa, e insieme al gruppo abbiamo lavorato per adattarla e renderla perfetta per questo contesto. Anche per scenografie, costumi, oggetti di scena e locandine, abbiamo potuto contare sulla disponibilità di altri colleghi. Il bello di questo progetto è stato proprio lo spirito di collaborazione che si è creato. Ognuno ha messo a disposizione le proprie competenze e, soprattutto, la voglia di mettersi in gioco. Questo ha reso il lavoro più leggero e divertente, trasformando ogni difficoltà in una nuova sfida da affrontare insieme.

Quali risultati avete ottenuto?

I risultati sono stati straordinari sotto molti punti di vista. Dal punto di vista formativo, tutti i partecipanti hanno tratto enormi benefici. Molti di loro, che inizialmente erano estremamente timorosi, adesso non vedono l’ora di tornare sul palco. Questo dimostra quanto il teatro possa aiutare a superare le paure e a rafforzare la fiducia in se stessi. Un altro aspetto fondamentale è stata la sinergia che si è creata tra i colleghi, soprattutto di diverse aree organizzative aziendali. Sono certo che quelle dieci aree aziendali di cui parlavo prima lavoreranno in maniera ancora più collaborativa, grazie ai legami forti che si sono formati durante questo percorso. Questo non potrà che fare bene all’azienda. Il debutto a luglio poi è stato un successo oltre le aspettative. Abbiamo recitato per due serate consecutive davanti a colleghi, amici, parenti e alla Direzione, ricevendo moltissimi complimenti. Inoltre, l’aspetto benefico dell’iniziativa ha aggiunto un valore speciale: l’incasso delle due serate è stato devoluto a una bambina di sei anni affetta da Neuroblastoma, permettendole di realizzare il suo sogno di visitare Disneyland Paris. Questo ha reso l’esperienza ancora più significativa per tutti noi e ci ha spinto a replicare l’evento a settembre, stavolta a favore dell’Associazione Il Porto dei Piccoli, conosciuta a Genova per il suo straordinario impegno verso i bambini fragili, ospedalizzati e non.

Crede che il teatro possa essere replicato come strumento formativo in altre aziende?

Assolutamente sì. Il teatro, come strumento formativo, è un’esperienza estremamente preziosa e può essere adattata a qualsiasi contesto aziendale. Unisce crescita professionale e benessere personale, sempre più aziende scelgono questa modalità per sviluppare competenze trasversali. La particolarità del nostro progetto è stata quella di porre come obiettivo finale la messa in scena di uno spettacolo vero e proprio, da proporre anche a un pubblico esterno all’azienda.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Dopo il successo di questa attività teatrale, stiamo già valutando come e se replicare altre esperienze simili o proporre nuove rappresentazioni teatrali, ma stiamo anche esplorando altre attività che uniscano formazione e crescita personale. L’entusiasmo che ha accompagnato questo progetto ci fa credere che ci siano molte altre strade da percorrere, e non vediamo l’ora di lanciare nuove sfide formative.●

Crescita e innovazione nel settore della cantieristica navale.

Ferdinando Garré

Fondato nel 2008 dall’unione degli storici cantieri T. Mariotti e San Giorgio del Porto, Genova Industrie Navali (GIN) è tra i principali attori privati della cantieristica in Italia, riconosciuto a livello internazionale nel settore delle costruzioni e riparazioni navali. Con oltre 700 dipendenti diretti e un indotto di oltre 1.500 persone, il Gruppo GIN detiene una presenza significativa nel Mediterraneo, con asset strategici nei porti di Genova, Marsiglia e Piombino, continuando a espandersi anche su nuovi mercati, mantenendo il focus su qualità e sostenibilità.

Le recenti acquisizioni

Nel 2024 GIN, attraverso l’acquisizione di quote in Marine Consulting Project Srl, azienda specializzata nella realizzazione di nuovi progetti di pipeline e manutenzione di impianti, ha rafforzato la propria presenza nel settore delle installazioni navali. Il Gruppo, inoltre, con la creazione della nuova controllata GIN Maritime Operations, ha acquisito la barge sommergibile Arcalupa, un asset innovativo che, con i suoi 127,2 metri di lunghezza, 31,5 metri di larghezza e 9.800 tonnellate di portata netta, è in grado di operare sia come mezzo di trasporto che come piattaforma per il varo e l’alaggio di mezzi navali e megastrutture flottanti offshore.

Nuovi progetti: innovazione tecnologica e sostenibilità

Uno dei progetti di maggior rilevo del 2024 riguarda la collaborazione di T. Mariotti con il marchio Aman per la costruzione del megayacht Aman at Sea, frutto di una joint venture con Cruise Saudi. Il progetto prevede la realizzazione di una nave ultra-luxury di 183 metri di lunghezza, dotata di suite esclusive e alimentata da una tecnologia innovativa dual fuel, che prevede l’utilizzo a bordo di gasolio e metanolo. L’avvio della costruzione è stato segnato dal tradizionale taglio della lamiera a marzo 2024, seguito dalla cerimonia di posa della chiglia a luglio.

Nel settembre 2024, T. Mariotti ha raggiunto un altro importante traguardo con il varo di SDO-SuRS, la nuova unità dual use destinata alla Marina Militare Italiana per il soccorso dei sommergibili sinistrati e per operazioni subacquee speciali, confermando la capa-

cità delle società del Gruppo GIN di gestire costruzioni sempre più complesse e tecnologicamente avanzate. In parallelo, San Giorgio del Porto ha rafforzato la propria presenza nel settore new building con la costruzione di una LNG bunker vessel alimentata sia a gasolio che a gas naturale e di una Hybrid chemical tanker con batterie, alimentata anch’essa dalla medesima tecnologia a doppia alimentazione (metanolo e gasolio). Questi progetti si inseriscono in una più ampia strategia di crescita sostenibile testimoniando l’impegno costante di GIN nell’adottare soluzioni tecnologicamente avanzate e green per la riduzione delle emissioni nel settore navale.

Progetti di riparazione

e refitting

Oltre ai progetti di costruzione, GIN rappresenta uno dei primari attori nel settore delle riparazioni e refit grazie all’esperienza consolidata dei cantieri San Giorgio del Porto e Chantier Naval de Marseille. Nel corso del 2024, i due cantieri, in grado di intervenire su ogni tipologia di nave, hanno completato progetti di grande rilevanza, tra cui, il refit di Carnival Legend a Marsiglia, che ha visto interventi a scafo e l’aggiornamento di vari sistemi tecnici della nave; il dry dock della nave posa tubi Saipem Constellation e del rigassificatore offshore FSRU Toscana, che stato sottoposto a interventi sostanziali per garantirne la continuità operativa a Livorno.

Formazione e profili professionali

GIN dedica particolare attenzione alla crescita professionale e alla valorizzazione del proprio personale, considerato uno dei pilastri del successo aziendale del Gruppo, offrendo programmi di formazione volti a migliorarne le competenze tecniche e manageriali e garantendo un ambiente di lavoro sicuro, rispettoso dell’ambiente e sostenibile.

«Promuovere una cultura aziendale orientata all’innovazione e alla sostenibilità sono oggi la sfida più ambiziosa di GIN e in cui le nostre persone sono impegnate - afferma Ferdinando Garré, presidente di Genova Industrie Navali - Gli investimenti in nuovi siti e asset sono certamente essenziali per lo sviluppo delle nostre aziende, ma solo insieme al benessere delle nostre persone e dei nostri stakeholders consentono a GIN di rappresentare un punto di riferimento globale per la cantieristica navale, realizzando nuovi progetti, sempre più all’avanguardia, anticipando le esigenze dei nostri clienti e creando valore anche per il territorio e le comunità locali, sempre più attenti alla blue economy e all’integrazione di pratiche sostenibili nell’economia marittima».

Genova Industrie Navali conferma il proprio ruolo di primo piano nel panorama internazionale attraverso una costante innovazione e un impegno concreto verso la sostenibilità, tracciando nuove rotte nella cantieristica navale e dimostrando la propria capacità di evolversi e di affrontare le sfide del settore con una visione chiara verso il futuro.●

Dall’insegnamento delle arti marziali a una startup che propone corsi di formazione per contrastare la violenza di genere.

In difesa delle donne

Francesco Tessoni

“Consulenze Autodifesa Femminile” nasce nel 2024 a Genova, da un’idea dell’Istruttore sportivo Francesco Tessoni (ligure, classe 1987) e della socia Educatrice socio-pedagogica Alessia Secreto (piemontese, classe 1989). Il progetto affonda le radici nella creazione, nel 2014, di un’Associazione Sportiva Dilettantistica, sorta a Genova dopo 10 anni di insegnamento delle arti marziali. Da questa è nata un’iniziativa dedicata alla Difesa Personale per contrastare la violenza in un contesto, quello odierno, sempre più affamato di sicurezza. È proprio in questo contesto che gli insegnanti hanno potuto prendere parte a corsi di formazione e di costante aggiornamento da parte di UISP e CONI, con la presenza di docenti altamente qualificati fra cui spiccano Forze Dell’Ordine, Psicologi, Avvocati, P.M, e Responsabili dei centri Antiviolenza. Sono state tante le classi di ragazze, donne, pensionate, madri, figlie, professioniste, che hanno preso con noi parte al progetto formativo, in palestra come nelle scuole del territorio ligure. Da allora sono trascorsi 10 anni e la richiesta proattiva da parte delle aziende per corsi e formazione sull’autodifesa femminile ha spinto la nascita della nostra startup, proprio mentre lavoravamo nel SPP. Oggi, avvalendoci del supporto di sindacati, società sportive, aziende di Welfare, di Benefit e tante realtà che hanno a cuore il nostro progetto, portiamo seminari e corsi all’interno delle mura del mondo lavorativo. Non siamo soltanto istruttori sportivi che insegnano a difendersi. Siamo consulenti, formatori, guide capaci di portare chi ci sceglie verso un nuovo e virtuoso sistema di difesa della donna. Parliamo di prevenzione, non di utilizzo della violenza. Spingiamo verso l’acquisizione di atteggiamenti mentali per trasformarli in altri importanti tasselli dell’autostima e della forza interiore in soggetti ancora troppo spesso resi fragili da credo errati, consapevolezze avvelenate dal conflitto di genere e dalle difficoltà di essere rispettati come persone, prima ancora del proprio sesso, ruolo, orientamento o scelte personali.

Lo facciamo con seminari teorici, d’introduzione alla materia, affiancandoci a professionisti della parità di genere nella lotta alla violenza che imperversa fuori e dentro i contesti

lavorativi. Portiamo esempi, coinvolgiamo in dibattiti e spingiamo le persone ad aprirsi sulle loro eventuali esperienze di vita.

Laddove le discenti dei nostri corsi volessero parlare di fatti personali, esperienze o altro di più riservato, avvertendo come impossibile farlo in pubblico, ci avvaliamo di questionari cartacei anonimi (personalizzabili a seconda del contesto in cui operiamo). In tal senso abbiamo inoltre la fortuna di un importantissimo supporto da parte di una Psicologa e di uno studio di Avvocatesse penaliste, a disposizione per temi che fossero troppo difficili da trattare in pubblico. Consigliamo, infine, alle partecipanti la pratica di corsi di arti marziali e sport da combattimento, ribadendo la necessità che a essi venga affiancato l’uso di dispositivi di sicurezza (segnalatori acustici e spray al peperoncino su tutti) di cui insegniamo il corretto utilizzo, e l’acquisizione di un numero minimo di tecniche mentali e fisiche che si chiamano “difesa personale”.

Ci impegniamo a suddividere equamente le nostre energie su quattro tipologie di progetti: a singola persona, che può consultarci privatamente, avvalendosi di piattaforme Welfare, dei nostri siti e canali social, per usufruire di lezioni e Webinar introduttivi sulla materia dell’autodifesa; l’Azienda, che con la propria “area benefit”, il proprio Welfare e i propri “costi della sicurezza”, sceglie il seminario introduttivo, a cappello di un corso continuativo, capaci - insieme - di portare nel tempo le proprie dipendenti ad un efficiente livello di consapevolezza e tecnica; Enti, Associazioni, Scuole, Università, Comuni e Fondazioni, perché tutti possano sceglierci per parlare della difesa della donna, con uno o più incontri formativi a favore delle risorse femminili, studentesse, dirigenti, donne che ogni giorno affrontano o potrebbero affrontare difficoltà il cui contrasto è fondamentale; l’Academy, un progetto nato per creare una rete di professionisti in grado di portare in tutto il territorio Italia la nostra filosofia e gli interventi di consulenza presso ogni tipologia di realtà, a seguito di un percorso formativo che trasformi in “Ambassador” tutti i nostri collaboratori. Insegnanti, consulenti e ancora una volta guide che credano fortemente nella nostra promessa.●

Visione a 360º

PSA Italy, il marchio commerciale che unisce i tre terminal portuali di Venezia e Genova, attraverso i quali transita il 25% del traffico import-export dell’Italia, ha chiuso il 2023 con risultati decisamente significativi, evidenziando un trend positivo che continua nel 2024: nello scalo genovese, ad agosto 2024, il traffico containerizzato è stato pari a 205.374 teu, con una progressione del +9,9% trainata dall’aumento dei volumi ai terminal PSA Genova Pra’ (125.707 teu, +16,3%) e PSA SECH (25.560 teu, +33,6%).

Ma non solo. I numeri di PSA Italy illustrano una realtà aziendale fortemente competitiva e strettamente legata ai territori in cui opera.

Il Report di sostenibilità dai suoi albori include tutte le dimensioni aziendali, integrando in misura crescente tematiche sociali, economiche, finanziarie ed etiche, offrendo così una visione a 360º dell’impresa: dal 2022 il Report di sostenibilità include tutti e tre i terminal PSA Italy, ovvero la rendicontazione dell’anno trascorso in primis e del precedente biennio di PSA Genova Pra’, PSA SECH e PSA Venice-Vecon. La riclassificazione del valore economico generato e distribuito, riportata nell’ultima edizione del Report di sostenibi-

Dal Report di sostenibilità su base volontaria al CSRD del 2026.

Tiziana Gianuzzi e Paola Cavassa, Sustainability Compliance Coordinators di PSA Italy

lità di PSA Italy, pubblicato il 31 luglio 2024, evidenzia come le attività di PSA Genova Pra’, PSA SECH e PSA VeniceVecon abbiano effetti economici positivi su tutte le categorie di stakeholder, a partire dai dipendenti, che hanno beneficiato di una remunerazione salariale di oltre 75 milioni di euro, con il 93% dei lavoratori residenti nelle province di Genova e Venezia, generando così un impatto diretto sul territorio. Inoltre, nel 2023 PSA Genova Pra’ ha speso 79,1

milioni di euro in beni e servizi, PSA SECH 21,8 milioni e PSA Venice-Vecon 9,8 milioni, per un totale di 110,7 milioni di euro, con oltre l’80% degli acquisti effettuati presso fornitori italiani.

«Il report di sostenibilità è nato nel 2013, come iniziativa volontaria del terminal SECH; l’intento iniziale di questo documento era quello di fornire una visione d’insieme sugli impatti ambientali e sociali del porto e di contribuire a superare la tradizionale divisione tra città e porto, in modo da mostrare come i terminal non rappresentino solo una fonte di disturbo, ma anche un valore aggiunto per il territorio» sottolineano Paola Cavassa e Tiziana Gianuzzi, Sustainability Compliance Coordinators di PSA Italy, che gestiscono il processo di compliance e reporting dei tre terminal di PSA Italy. «La rendicontazione è stata effettuata su base volontaria, con l’obiettivo di favorire una maggiore trasparenza e responsabilità nei confronti delle comunità locali e degli stakeholder» spiega Paola Cavassa, che con orgoglio aggiunge: «nel mondo portuale in generale siamo stati tra i primi, con pochissimi altri competitor, a dotarsi di questo tipo di rendicontazione, e in porto a Genova siamo stati il primo terminal in assoluto a presentare un report che parlasse di sostenibilità e impatti ambientali, con quasi dieci anni d’anticipo su altre realtà».

Inizialmente concepito come uno strumento di marketing e comunicazione, il report ha svolto via via un ruolo sempre più cruciale: «il processo di reporting è iniziato con l’utilizzo degli standard GRI3 (Global Reporting Initiative), parametri di riferimento internazionale per la rendicontazione di sostenibilità, e si è successivamente evoluto con l’adozione degli standard GRI 2021, integrando progressivamente tutti i terminal gestiti da PSA Italy, inclusi i terminal PSA Venice e PSA Genova Pra - spiega Tiziana Gianuzzi -. L’adozione degli standard GRI ha permesso di identificare aree successivamente oggetto di azioni di miglioramento. Questo processo ha avuto un impatto diretto sulle decisioni aziendali, portando all’implementazione di pratiche volte a ridurre gli impatti negativi e a incrementare la sostenibilità complessiva delle operazioni. L’evoluzione della rendicontazione di sostenibilità ha visto un passaggio dalla mera misurazione delle attività aziendali interne a un’attenzione più ampia che coinvolge l’intera catena del valore». Con il DL 125 del 6 settembre 2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 10 settembre 2024, viene recepita anche dall’Italia l’attuazione della Direttiva 2022/2464/UE, nota come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). L’obiettivo della CSRD è migliorare la qualità e la chiarezza delle informazioni sulla sostenibilità, includendole nei tradizionali bilanci aziendali: in questo contesto, le imprese devono fornire informazioni dettagliate sui loro modelli di business, strategie aziendali e i piani di transizione verso un’economia più sostenibile, indicando, ad esempio, come affrontano i rischi legati alle questioni ambientali; le informazioni richieste devono riguardare sia l’impresa che le società del gruppo, comprese le descrizioni degli impatti ESG generati, dei rischi legati alla sostenibilità, le opportunità, i progressi verso gli obiettivi di riduzione delle emissioni, la gestione della catena di valore e le procedure di due diligence applicate.

«La mappatura della catena del valore diventa un elemento

strategico per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’UE, con l’introduzione del criterio di doppia materialità: questo approccio considera non solo gli impatti economici, sociali e ambientali generati dall’azienda, ma anche i rischi e le opportunità che il contesto esterno può rappresentare per le operazioni aziendali. Le imprese devono ora considerare come le loro decisioni influiscono su tutti gli attori coinvolti, inclusi fornitori e clienti, creando un network di sostenibilità che coinvolge l’intera filiera - spiega Paola Cavassa -. Questo approccio allargato richiede alle PMI di adeguarsi a standard sempre più elevati, per non rischiare di essere escluse dalla catena di approvvigionamento se non soddisfano i requisiti di sostenibilità».

A questo proposito, PSA Italy ha già da tempo adottato “The Code”, un codice etico che delinea comportamenti sostenibili ed etici all’interno dell’azienda e per i suoi fornitori: questo codice è diventato anche parte integrante dei contratti con i fornitori, assicurando che tutti i partner commerciali aderiscano agli stessi valori di sostenibilità e trasparenza. Si tratta di un processo che non solo rafforza l’impegno di PSA verso un futuro più sostenibile, ma amplia anche la rete di attori che partecipano a questo percorso, creando un ecosistema di valore condiviso.

«Il nuovo quadro normativo europeo CSRD, che per PSA Italy entrerà in vigore nel 2026, introduce l’obbligo di predisporre la rendicontazione secondo gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), garantendo così l’ampliamento delle aziende in scope per la rendicontazione unitamente a una maggiore trasparenza e comparabilità delle informazioni fornite dalle aziende - chiarisce Tiziana Gianuzzi -. Questo elemento, unitamente al fatto che le aziende devono estendere il campo di rendicontazione non solo alle attività e agli impatti direttamente generati dall’azienda, ma anche quelli che derivano da fornitori, clienti e altri attori coinvolti nella filiera, sancisce un cambiamento significativo, che richiede una riflessione non solo sugli impatti diretti, ma anche sulle conseguenze indirette delle attività aziendali, cambiando il paradigma di rendicontazione al quale siamo abituati e richiede una visione più “olistica”». «Non solo - concludono Gianuzzi e Cavassa -. Il bilancio aziendale, con la CSRD, sarà soggetto a audit esterni, e la revisione contabile non riguarderà solo i dati finanziari, ma anche la parte non finanziaria relativa alla sostenibilità. Questo rappresenta un passo avanti significativo verso una maggiore trasparenza e responsabilità delle imprese. Per molte aziende, questa evoluzione rappresenta una sfida, in quanto richiede la revisione di procedure interne, il coinvolgimento di pressoché tutti i dipartimenti e una pianificazione a lungo termine: nel nostro caso, già dallo scorso anno, abbiamo iniziato una vera e propria fase di orientamento, avvalendoci anche del supporto di una società di consulenza esterna, con l’obiettivo di essere pronti e traguardare questa nuova sfida».

Grazie a una forte attenzione alla trasparenza, agli investimenti in campo ambientale e tecnologico, e al coinvolgimento delle comunità locali, PSA Italy dimostra come la sostenibilità sia diventata una componente essenziale della strategia aziendale, non solo per rispondere alle normative, ma per costruire un modello di business resiliente, innovativo e sostenibile.●

Stiamo vivendo

quanto concerne l’ambito della cybersicurezza. Infatti, dal 1º ottobre, in seguito alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Legislativo che recepisce la Direttiva dell’Unione europea NIS2 (Network and Information Systems), migliaia di organizzazioni verranno chiamate ad adottare misure di adeguamento dei propri sistemi di gestione della sicurezza informatica.

Effettuando un raffronto con la prima versione della Direttiva NIS del 2016 - che individuava in Italia meno di un migliaio di organizzazioni “critiche” - la nuova Direttiva NIS2 identifica circa 50.000 tra organizzazioni pubbliche e private. Inoltre, con la nuova Direttiva viene meno anche la distinzione tra Operatori di Servizi Essenziali e Fornitori di Servizi Digitali, sostituita con la suddivisione tra Soggetti Essenziali e Soggetti Importanti. Nell’ambito dei Soggetti Essenziali i settori toccati sono 11: Energia, Trasporti, Bancario, Infrastrutture dei mercati finanziari, Sanitario, Acqua potabile, Acque reflue, Infrastrutture digitali, Gestori dei servizi TIC, Pubblica amministrazione e Spazio.

Alimentare, Fabbricazione, Fornitori di servizi digitali e Ricerca.

In termini di dimensionamento rientrano nel perimetro dei settori sopra citati tutte le grandi e le medie imprese, ossia imprese con un fatturato superiore a 10 milioni di euro e più di 50 dipendenti. Invece rientrano comunque nel perimetro della Direttiva, indipendentemente dai criteri dimensionali di cui sopra, la Pubblica Amministrazione, le società partecipate a controllo pubblico e alcune categorie di imprese, tra i quali Prestatori di servizi fiduciari, Gestori di registri dei nomi di dominio di primo livello e Fornitori di servizi di sistema dei nomi di dominio.

Oltre all’estensione del perimetro delle organizzazioni coinvolte, con la Direttiva NIS2 il Legislatore europeo ha anche sottolineato l’esigenza di evolvere ponendo particolare attenzione su alcune aree critiche tralasciate dalla precedente Direttiva del 2016. La prima di queste è la necessità di un approccio più multidimensionale. L’aumento della quantità di minacce, unito alla diffusione delle tecniche di

di Denys Dem’yanchuk

ingegneria sociale, sempre più sofisticate anche grazie all’utilizzo dell’AI, hanno evidenziato quelli che sono i limiti del tradizionale modo di gestire il framework della sicurezza delle informazioni.

Per valutare il livello di preparazione delle aziende rispetto ad alcuni dei più importanti requisiti della Direttiva, Marsh ha sviluppato una apposita analisi, partendo dal database di dati (inerenti all’annata 2023) provenienti dal Marsh Cyber Self Assessment, strumento proprietario che analizza il livello di esposizione e la presenza dei requisiti necessari per accedere all’assicurazione cyber. I risultati di questo studio hanno evidenziato che, a livello europeo, il 70% delle organizzazioni si affida ancora a sistemi end-of-life, ossia sistemi alla fine del loro ciclo di vita che non beneficiano più degli aggiornamenti di sistema e sicurezza; solo il 60% delle organizzazioni richiede l’autenticazione a più fattori per l’accesso a dati/sistemi critici; le soluzioni anti-malware sono ben implementate su workstation e laptop (90%), ma i tassi di adozione scendono per i server (74%) e per i dispositivi mobili (30%).

Questa posizione di vulnerabilità di enti e imprese fa nasce-

Come prepararsi alla conformità della NIS2?

1 Verificare l’inclusione a perimetro NIS2: assicurarsi che il proprio ente/azienda sia qualificato come soggetto “essenziale” o “importante”, secondo i parametri riportati nella Direttiva.

2 Valutare il proprio livello di maturità in ambito Cybersecurity: effettuare una valutazione del livello di postura aziendale sulla sicurezza informatica e individuare eventuali lacune rispetto alla NIS2.

3 Stabilire un piano di remediation: definire un piano d’azione mirato, tenendo conto delle risorse aziendali e degli obiettivi strategici.

4 Implementare il piano di remediation: mettere in pratica la strategia, traducendola in azioni concrete e sostenibili, per garantire il rispetto delle nuove normative.

re la necessità di un approccio che tenga maggiormente conto dell’ambiente fisico e dell’ambiente digitale nel loro complesso. Per questo motivo sono finiti sotto la lente di ingrandimento aspetti quali: Processi di risk management; Gestione della continuità operativa; Gestione degli incidenti; Analisi dei rischi derivanti dalle terze parti; Governance e formazione.

Con particolare riferimento all’ultimo punto, il Legislatore ha optato per una maggiore responsabilizzazione degli organi di gestione. Infatti, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) - designata come Autorità competente per la vigilanza sul rispetto della normativa - prevede la responsabilità personale del top management per grave negligenza e la conseguente applicazione di sanzioni “pesanti”, come la pubblica divulgazione delle violazioni e il divieto temporaneo di ricoprire ruoli dirigenziali.

Oltre a queste, sono previste anche sanzioni pecuniarie che possono arrivare fino a € 10 milioni o al 2% del fatturato globale annuo per i Soggetti Essenziali, e fino a € 7 milioni o al 1,4% del fatturato globale annuo per i Soggetti Importanti. Per la Pubblica Amministrazione invece è previsto un regime sanzionatorio specifico.

Le tempistiche di adeguamento alla Direttiva NIS2 sono molto stringenti: il decreto attuativo di recepimento della Direttiva entrerà in vigore il 16 ottobre. Dal 1º gennaio al 28 febbraio 2025 le organizzazioni dovranno autoidentificarsi, tramite il portale messo a disposizione dall’ACN. Il mancato adempimento all’obbligo di autoidentificazione comporta l’applicazione di sanzioni amministrative in percentuale al fatturato annuo globale (fino a 0,1% per gli Essenziali e fino a 0,07% per gli Importanti). Entro il 31 marzo è prevista la pubblicazione del primo elenco di organizzazioni soggette alla tutela della NIS2.●

Denys Dem’yanchuk è Business Development Specialist in Marsh S.p.A.

Impresa - Settembre / Ottobre

M& A

e territorio

Trasformare il futuro delle aziende.

Lo scorso 30 settembre, in Confindustria Genova, si è tenuta la tavola rotonda organizzata da ANDAF (Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari) Liguria in collaborazione con Confindustria Genova dal titolo: “M&A e territorio: trasformare il futuro delle aziende”. L’evento, moderato dal neopresidente ANDAF Liguria Paolo Maloberti, ha visto una grande partecipazione e si è distinto per i contenuti professionali e la capacità espositiva dei relatori, tutti protagonisti del settore dell’M&A. Dopo i saluti di Maria Caterina Chiesa, Vice Presidente di Confindustria Genova con delega a Finanza e Internazzionalizzazione, i relatori hanno offerto spunti di riflessione nell’ambito delle loro competenze specifiche: Andrea Ansaldo (Banca Passa-

dore) ha parlato del ruolo dell’advisor e Francesca Bognin (Chief Financial Officer di RINA) del ruolo del direttore finanziario; Guido Figliola (Partner Fondo Italiano d’Investimento) ha portato la testimonianza del fondo d’investimento; Giampiero Succi (Partner di Bonelli Erede Lombardi Pappalardo - Studio Legale) ha approfondito gli aspetti legali e societari mentre Andrea Monticelli (Private Equity and M&A, Practice Leader, Italy di Marsh) ha fatto il punto sugli strumenti di copertura dei rischi.

Più in dettaglio, entrando nel vivo dei contenuti condivisi durante la tavola rotonda, Andrea Ansaldo ha sottolineato che le operazioni di M&A nelle PMI spesso derivano da passaggi generazionali nelle imprese familiari o da stimoli dei

fondi di private equity connessi a integrazioni nella filiera di investimenti in portafoglio. In tale contesto ha evidenziato la crucialità del ruolo dell’advisor che affianca un piccolo imprenditore nell’affrontare un’operazione straordinaria (in particolare un processo di vendita), prestando particolare attenzione al tema della “famiglia”, che molto spesso si sovrappone e si “confonde” con il concetto di impresa stessa. In particolare l’advisor, grazie alla propria esperienza, network e obiettività, è in grado di identificare le opportunità di M&A che meglio si allineano con gli specifici obiettivi strategici. Inoltre, fornisce una valutazione accurata delle aziende e assiste nella conduzione di una due diligence riservata e approfondita per identificare rischi e opportunità; gioca un ruolo cruciale anche nelle negoziazioni, aiutando a ottenere le migliori condizioni possibili, e struttura l’operazione coordinando gli aspetti definiti dai fiscalisti e dai legali, per ottimizzare i benefici per entrambe le parti. Infine, coordina tutte le fasi dell’operazione, assicurando che tutto proceda senza intoppi e nei tempi previsti. Nel suo intervento, Francesca Bognin ha spiegato che il ruolo del CFO è ben più ampio rispetto al governo e alla produzione di tutta la reportistica tecnica - finanziaria, giuslavoristica, fiscale, societaria, ambientale - funzionale nelle diverse fasi dell’operazione di M&A: il CFO è, infatti, centrale in tutto il processo per la sua capacità “laica” di analizzare il business e misurare la generazione di valore dell’azienda nelle diverse aree operative. La volontà e la capacità del CFO di calarsi nella comprensione del business e di saperlo raccontare in modo autorevole attraverso un utilizzo oggettivo dei numeri a supporto sono gli elementi decisivi per la buona riuscita di un’operazione di M&A e per una sua integrazione nel nuovo contesto. In sintesi, l’autorevolezza e la credibilità del CFO sono gli ingredienti fondamentali per infondere fiducia nell’imprenditore, negli investitori, nella governance e in tutti gli stakeholder in generale. Guido Figliola ha fornito una panoramica delle ragioni che spingono un fondo a investire in una PMI italiana e delle diverse formule con le quali questi investimenti possono avvenire. Ha citato l’esperienza di Fondo Italiano d’Investimento, che dal 2010 è partner strategico diretto e indiretto al fianco degli imprenditori di piccole medie imprese, supportando le aziende nelle quali ha investito nel day by day e nella gestione delle opportunità strategiche di crescita. Sono stati raccontati due investimenti di successo del Fon-

do, Florencee e MaticMind, quali esempi di come il Fondo ha saputo creare valore mediante il buy and build e allineamento di interessi tra imprenditori e il Fondo stesso. Giampiero Succi ha poi sottolineato l’importanza dell’intervento precoce dell’avvocato per una buona riuscita di un’operazione di M&A. L’esperienza dell’avvocato d’affari, acquisita in fase rimediale post deal, quando viene chiamato per risolvere le questioni connesse a indennizzi, contenziosi, arbitrati ecc., consente di mettere in campo un assessment legale e di rimuovere a monte ogni elemento potenzialmente foriero di disaccordo tra le parti prima ancora dell’inizio delle negoziazioni. Un’azienda famigliare che si presenta a un investitore con una struttura giuridica, una governance e una forma ortodosse genera fiducia nella controparte, permettendo di concludere l’operazione nel miglior modo possibile, nel minor tempo possibile, al minor costo possibile e spuntando la migliore offerta economica possibile.

Per Andrea Monticelli la valutazione dei rischi e la gestione degli stessi sono fondamentali nelle operazioni di acquisto e vendita. Utilizzando strumenti come la due diligence, il contratto di compravendita e l’assicurazione, le parti possono affrontare i rischi in modo adeguato e massimizzare le possibilità di successo dell’operazione. È fondamentale che acquirenti e venditori siano consapevoli dei potenziali rischi e adottino gli strumenti appropriati per gestirli in modo efficace: la valutazione dei rischi inizia con l’analisi del profilo di rischio della società target rispetto a quello dell’acquirente. Questo processo coinvolge l’identificazione, la valutazione e la mitigazione dei rischi potenziali associati all’operazione. Una volta identificati i rischi, è possibile adottare misure preventive o piani di mitigazione per ridurre al minimo l’impatto negativo. La due diligence svolge un ruolo chiave nel processo, consentendo una revisione approfondita di tutte le informazioni rilevanti sull’operazione. Questa fase aiuta a identificare eventuali problemi o rischi che possono essere gestiti durante la negoziazione dei documenti contrattuali. Il contratto di compravendita è uno strumento essenziale per ripartire i rischi tra acquirente e venditore: definisce i termini e le condizioni dell’operazione e può includere clausole specifiche di allocazione del rischio. Anche l’assicurazione svolge un ruolo importante nella gestione dei rischi, consentendo di trasferire al mercato i rischi connessi alle clausole di ripartizione del rischio.●

GENAWARE Progetto

MYWAI, CIM4.0, CRF e IIS-Istituto Italiano Saldatura hanno presentato la piattaforma di Agenti AI per la saldatura intelligente al Factory Booster Day di Stellantis a Mirafiori.

Inquadra il QR e guarda il video: https://bit.ly/mywai

Fabrizio Cardinali Valter Ballestro

Il progetto GENAWARE ha svelato la prima piattaforma di Intelligenza Artificiale basata su Agenti dedicati alla gestione e all’ottimizzazione dei processi e dei macchinari di saldatura per gli ambienti di produzione dell’Industria 4.0.

Sviluppata grazie al bando a cascata assegnato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e dal Centro di Competenza CIM4.0 di Torino alla startup ligure MYWAI, nell’ambito del dell’iniziativa comunitaria “Next Generation EU”, GENAWARE rappresenta una novità assoluta a livello nazionale e internazionale nell’applicazione di nuove tecniche di Intelligenza Artificiale in ambito Industriale. Questa innovazione mira a supportare al meglio il personale coinvolto in processi di saldatura altamente critici, come il settaggio di macchinari, robot e celle di saldatura nei processi di spot welding e laser welding, impiegati nella produzione di scocche auto e batterie elettriche.

Il sistema GENAWARE, testato presso l’Innovation Lab del Competence Industry Manufacturing 4.0 (CIM4.0) - uno degli otto centri di competenza nazionali ad alta specializzazione promossi dal MIMIT - e nello stabilimento di Mirafiori, sui dati di produzione della FIAT 500 Elettrica, costituisce una dimostrazione unica di come la trasformazione tecnologica guidata dall’AI possa rivoluzionare le performance e la qualità della produzione manifatturiera. Grazie agli agenti autonomi, è possibile automatizzare le regolazioni dei macchinari e verificare, anche in tempo reale, la qualità dei processi produttivi sottesi.

«GENAWARE ha rappresentato per noi l’opportunità di mettere in pratica il nostro brevetto e la nostra tecnologia AI per l’Industria 4.0, sviluppata durante la crisi pandemica con il supporto della Comunità Europea e dell’Agenzia Spaziale Europea - ha dichiarato Fabrizio Cardinali, Amministratore Delegato e fondatore di MYWAI -. Oggi siamo una delle startup AI a più rapida crescita in Italia e stiamo pia-

nificando l’espansione in Europa e negli USA, grazie anche a risultati come questi, che dimostrano come l’Italia non sia seconda a nessuno nell’uso industriale dell’Intelligenza Artificiale».

«Per un polo di eccellenza come il nostro - ha sottolineato Enrico Pisino, Amministratore Delegato di CIM4.0 -, impegnato nella trasformazione tecnologica delle imprese attraverso la diffusione delle tecnologie e delle competenze dell’Industry 4.0, casi concreti di innovazione con risultati tangibili sono una priorità. Per questo abbiamo promosso l’iniziativa GENAWARE tra i nostri associati, e il CRF, Centro Ricerca del Gruppo Stellantis, è stato il primo a comprenderne e a valorizzarne l’importanza».

Per Giorgio Pasquettaz, manager del dipartimento Factory Sustainability del CRF, «I processi di saldatura rappresentano una delle sfide più critiche per qualsiasi contesto industriale. Essi sono alla base delle industrie infrastrutturali, aerospaziali, elettroniche e, ovviamente, automobilistiche, dove saldature non perfette possono compromettere la sicurezza dei veicoli e delle batterie. Per questo motivo abbiamo accolto con favore la sperimentazione dei risultati di GENAWARE, rimanendo molto impressionati dalle capacità degli agenti AI di adattarsi dinamicamente alle condizioni operative di saldatura».

«L’introduzione dell’AI nel campo della formazione, della messa a punto e del controllo adattativo di processo - ha concluso Michelangelo Mortello, Responsabile Ricerca, Innovazione e Partnership Strategiche di IIS-Istituto Italiano della Saldatura -, rappresenta un passo fondamentale verso il futuro della nostra industria dove, collaborando con l’International Institute of Welding (IIW) e la European Federation for Welding Joining and Cutting (EWF), abbiamo contribuito a definire standard e pratiche all’avanguardia. GENAWARE segna una tappa decisiva nel percorso di adozione dell’Intelligenza Artificiale nei processi di saldatura».●

Gli Aquilotti

Il nuovo “nido” nel centro di Milano.
Alessandro Spada

Assolombarda è la prima associazione del sistema confindustriale ad aver aperto presso la propria sede un asilo nido, “Gli Aquilotti”, che ha recentemente inaugurato. Nell’intervista al presidente Alessandro Spada, alcune considerazioni su contesto, motivazioni, obiettivi e scalabilità del progetto.

Nell’offrire servizi e rappresentanza alle imprese, Assolombarda si è resa concretamente “interprete” di un’iniziativa che supporta la genitorialità e favorisce la conciliazione vita-lavoro. Quali considerazioni vi hanno portato a intraprendere questo percorso? Per prima cosa, ci tengo a ribadire che siamo particolarmente contenti di questo traguardo. L’apertura dell’asilo nido all’interno della sede di Assolombarda rappresenta infatti un unicum all’interno del Sistema Confindustria, un’iniziativa concreta che abbiamo fortemente voluto per essere più vicini alla nostra comunità e per contribuire a mitigare gli effetti di alcune criticità con le quali oggi dobbiamo tutti fare i conti: imprese e persone. Una struttura come questa nasce con l’obiettivo principale di semplificare la vita lavorativa dei nostri collaboratori, aiutandoli a conciliare l’equilibrio tra sfera personale e professionale. D’altra parte, riteniamo che garantire una maggiore flessibilità, in particolare ai neo-genitori, sia essenziale per promuovere un modello di welfare capace di favorire la genitorialità e sia strategico per rispondere a una delle principali sfide dei nostri tempi. Sono di dominio pubblico gli ultimi dati sull’inverno demografico che scattano una fotografia del nostro Paese alquanto preoccupante. Secondo l’Istat, infatti, proprio a causa del crollo progressivo delle nascite nel 2070 avremo un calo di abitanti, passando dai 59 milioni di oggi a 48 milioni di abitanti, che avrà un forte impatto anche sull’economia: significherà perdere 1/3 del Pil italiano. Ma non solo. Avere una politica di welfare aziendale moderna e realmente attenta ai bisogni delle famiglie, e questo non può prescindere dai servizi per l’infanzia, contribuisce a rendere le nostre imprese più attrattive e rappresenta una variabile importante anche per attrarre e trattenere talenti qualificati. E sappiamo bene come oggi sia difficile trovare le giuste competenze sul mercato del lavoro.

L’accesso al nido “Gli Aquilotti”, presso la vostra sede nel centro di Milano, è aperto non solo ai dipendenti di Assolombarda, ma anche agli Associati e ad altri soggetti che ne facciano richiesta. Quali riscontri avete ottenuto finora da dipendenti, aziende e territorio? Sono diversi i nostri dipendenti che hanno scelto di affidare i propri figli al nido “Gli Aquilotti”, che abbiamo da poco inaugurato, ritenendo che fosse una soluzione ideale sia per la grande vicinanza con il posto di lavoro - che permette di fatto di abbattere i tempi di percorrenza per accompagnare i figli a scuola - sia per l’agevolazione economica che abbiamo deciso di riservare loro, che è indubbiamente concorrenziale rispetto al costo medio di un nido sul nostro territorio. Infatti, per i dipendenti è prevista una copertura pari al 70% della retta mensile, di cui si fa carico Assolombarda. Si tratta di una misura che abbiamo fortemente voluto per sostenere le famiglie in un periodo in cui Milano, come diverse altre città, ha visto aumentare sensibilmente

il costo della vita. L’asilo nido è a disposizione anche dei dipendenti delle nostre aziende associate e di utenti esterni che ne facessero richiesta. Inoltre, stiamo già lavorando per ottenere la convenzione con il Comune di Milano per il prossimo anno.

Avendo condotto l’intero iter di apertura dell’asilo nido, ritenete che l’iniziativa possa essere replicabile da altre realtà sul territorio e, nel caso, con quali accorgimenti? L’auspicio è certamente quello che anche altre associazioni e realtà possano replicare iniziative di questo genere, volte a sostenere la comunità e il territorio. Del resto, lo abbiamo sottolineato in più occasioni, siamo profondamente convinti che il ruolo delle imprese nel tempo, in stretta sinergia con le istituzioni locali e con le reti del terzo settore, si sia allargato sempre di più fino a svolgere compiti sussidiari, che oggi però rivestono un’importanza fondamentale. Gli imprenditori, infatti, non sono più solo attori economici ma

anche attori sociali e il loro agire in questo perimetro è fondamentale per il benessere dei propri dipendenti e, spesso, dell’intera comunità in cui operano. Come Assolombarda, siamo pronti e disponibili a condividere il know-how e le competenze necessarie per fare da facilitatori e rendere questa esperienza scalabile.

L’apertura de “Gli Aquilotti” si inserisce nel più ampio “Manifesto di Sostenibilità” adottato dall’Associazione: quali sono le linee guida contenute nel documento? L’apertura dell’asilo rientra nell’impegno di welfare e sostenibilità che da sempre portiamo avanti, con particolare riferimento alla valorizzazione delle persone attraverso la diffusione di ambienti di lavoro sicuri, inclusivi ed equi. In questa direzione, da qualche anno abbiamo ulteriormente rafforzato il nostro agire ESG, ponendolo al centro della nostra governance, e dedicando al tema un progetto strutturato che considera appunto la sostenibilità un driver di sviluppo di lungo termine ormai irrinunciabile. Per questo, in Assolombarda, siamo attenti a costruire una cultura ESG sempre più diffusa e orientata a favorire la crescita delle imprese, a ridurre l’impatto ambientale e a promuovere il benessere delle persone e della comunità. È una grande responsabilità che ci spinge, giorno dopo giorno, a fare sempre meglio per essere motore di cambiamento positivo per i nostri stakeholder e confermarci punto di riferimento per accompagnare le aziende verso l’adozione di comportamenti virtuosi. Questa visione l’abbiamo sintetizzata nel nostro “Manifesto di Sostenibilità”, che identifica i quattro ambiti di azione su cui stiamo lavorando: la comunità e il territorio, le persone, la governance, l’ambiente. Un agire concreto che, nel 2023, ha portato alla realizzazione di oltre 130 progetti e iniziative ESG. Tra le più importanti iniziative di quest’anno figura sicuramente l’asilo nido: una forma di welfare e sostenibilità sociale che contribuisce anche alla crescita collettiva.●

Anna Scavuzzo, Vice Sindaco del Comune di Milano; Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda; Giuseppe Vegezzi, Vescovo Ausilia

di filiera ESG

Si rinnova la partnership tra Confindustria Genova, Università di Genova e SDA Bocconi con il nuovo corso di alta formazione sulla rendicontazione di sostenibilità.

Parte il 12 novembre la seconda edizione del Corso di alta formazione in Sostenibilità d’impresa e ESG, promosso da Confindustria Genova in collaborazione con l’Università di Genova e SDA Bocconi, e con il contributo di ERG Spa. Il corso vuole offrire a imprenditori e a manager gli strumenti, le metodologie e le pratiche per integrare il concetto di sostenibilità nel DNA aziendale e realizzare un piano strategico guidato da criteri ESG (Environmental, Social and Governance).

Il programma supporta lo sviluppo di conoscenze e competenze riguardo i temi chiave della sostenibilità in considerazione delle relazioni delle imprese con le diverse tipologie di stakeholder e all’interno delle filiere di fornitura. Durante il Corso si approfondirà il concetto di “corporate sustainability”, si individueranno i driver del cambiamento aziendale verso la sostenibilità, si analizzeranno le strategie e le pratiche principali per l’integrazione della sostenibilità lungo l’intera catena del valore e i principali strumenti per la rendicontazione. Il Corso si articola in due moduli, di due giorni ciascuno - 12 e 19 novembre; 3 e 5 dicembre - per rispondere alle diverse esigenze di conoscenza e di approfondimento sul tema della sostenibilità.

I lavori si svolgeranno presso la sede di Confindustria Genova, a Villa Cambiaso, sede della Scuola Politecnica dell’Università di Genova, e al Campus SDA Bocconi a Milano.●

Iscrizioni a questo link: https://bit.ly/4ew9kFl

Modalità di partecipazione

La quota di iscrizione riservata alle aziende associate al sistema Confindustria è di euro 500,00 (oltre IVA) per ciascuno dei due Moduli. In caso di iscrizione a entrambi i Moduli, sarà applicato uno sconto del 20%; in caso di più partecipanti della stessa azienda, sarà applicato uno sconto del 20% a partire dalla quota del secondo iscritto. La quota di iscrizione per le aziende non associate al sistema Confindustria è di euro 600,00 (oltre IVA) per ciascuno dei due Moduli. In caso di iscrizione a entrambi i Moduli, sarà applicato uno sconto del 20%; in caso di più partecipanti della stessa azienda, sarà applicato uno sconto del 20% a partire dalla quota del secondo iscritto.

Info

Piera Ponta, pponta@confindustria.ge.it

Giuseppe Caruso, gcaruso@confindustria.ge.it

SOSTENIBILITÀ D’IMPRESA e ESG

Corso di alta formazione

Modulo I • 12 - 19 novembre 2024

Modulo II • 3 - 5 dicembre 2024

Modulo I - 12 novembre, ore 9.30 / 17.45 c/o Confindustria Genova Sostenibilità e creazione di valore

9.30 Welcome Coffee

10.00 Introduzione e obiettivi del percorso

• Sessione di ice-breaking

• Presentazione del programma

10.45 Le grandi sfide della sostenibilità

• Il cambiamento climatico e i limiti del pianeta

• Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile Giangiacomo Guida, EY

• Macro-trends e il contesto normativo Luigi Bottos, RINA

• Le implicazioni manageriali Gianluca Gramegna, ERG

• Sostenibilità e accesso al credito Francesca Buschiazzo, Banca Passadore

13.00 Light lunch

14.00 Presentazione strumento di valutazione

• Roberto Revetria, Università di Genova

15.30 Coffee break

15.45 Testimonianze aziendali

17.15 Intervento

• Lara Ponti, Vice Presidente Confindustria per la Transizione ambientale e gli Obiettivi ESG

Modulo I - 19 novembre, ore 9.00 / 17.15 c/o SDA Bocconi Campus

La strategia di sostenibilità, la circolarità e la decarbonizzazione

9.00 La sostenibilità in azienda

• Perché le imprese intraprendono un percorso di sostenibilità

• Approcci e teorie

• Il business case della sostenibilità e la creazione di valore

10.30 Coffee break

10.45 Governance sostenibile: “corporate purpose” e successo sostenibile

• La corporate governance nella prospettiva aziendale

• Il ruolo della governance: da criterio a “motore” della sostenibilità

• Governance e sostenibilità nelle società non quotate: il ruolo della proprietà e le sfide future per le PMI

• L’intervento per la governance e la sostenibilità nelle PMI

13.00 Light lunch

14.00 La decarbonizzazione

• Lo sviluppo della strategia per il clima

• Il piano Net Zero

15.30 Coffee break

15.45 La circolarità e i business model innovativi

• Business model innovativi e catene del valore circolari

• Il percorso di transizione verso la circolarità

Modulo II - 3 dicembre, ore 9.00 / 17.15 c/o SDA Bocconi Campus

Decarbonizzazione, circolarità, stakeholder engagement e la rendicontazione di sostenibilità

9.00 Il piano di decarbonizzazione

• Come decarbonizzare un’azienda

• Impostazione di un piano di decarbonizzazione

• Case study aziendale

10.30 Coffee break

10.45 Circolarità, tracciabilità e trasparenza

• La rilevanza della tracciabilità e della trasparenza per la circolarità

• La circolarità in Italia

• La sostenibilità nella filiera italiana del legno-arredo

Stakeholder engagement e dimensione “S”

• L’impegno delle imprese nella “S” di ESG

• Principi di misurazione dell’impatto sociale

• Il coinvolgimento degli stakeholder e della comunità

• Possibili approcci al coinvolgimento degli stakeholder

13.00 Light lunch

14.00 La rendicontazione della Sostenibilità parte 1

• Framework e standard di riferimento per la rendicontazione di sostenibilità

• Dalla Non-Financial Reporting Directive (NFRD) alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)

15.30 Coffee break

15.45 La rendicontazione della Sostenibilità parte 2

• Aspetti Principali della CSRD: chi, quando, cosa

• Misurazione delle performance ESG e gli Standard Europei di Rendicontazione sulla Sostenibilità (ESRS)

Modulo II - 5 dicembre, ore 9.00 / 17.00 c/o Università di Genova (Villa Cambiaso)

Supply chain sostenibili e LCA

9.00

• Overview sulla rendicontazione ESG di filiera Giangiacomo Guida, EY

• Finanza e sostenibilità delle PMI Giovanna Zacchi, BPER Banca

10.30 Coffee break

10.45

• Supplier engagement e audit ESG

Orazio Di Pietro, Fincantieri Luigi Bottos, RINA

13.00 Light lunch

14.00

14.10

• Saluto del Magnifico Rettore dell’Università di Genova Federico Delfino

• LCA e Calcolo delle emissioni di inventario GHG

Roberto Revetria, Università di Genova Manuele Morra, Università di Genova Gianluca Gramegna, ERG

15.30 Coffee break

15.45

• Le iniziative della Commissione Europea Giulia Bottazzi, DG FISMA - Unit C.1 - Corporate reporting, audit and credit rating agencies

16.15 Conclusioni

CONFINDUSTRIA IMPERIA

Inaugurata la“casa” delle imprese tecnologiche imperiesi.

La grafica del “save the date” che annunciava l’inaugurazione di “Imperiaware”, accostava metaforicamente l’indice di una mano che sta per premere un simbolico tasto “start”, a un’affascinante aurora boreale che avvolge il nostro emisfero, un chiaro rimando al logo con le due mezzelune verde e azzurra ideato per il Polo Digitale. In effetti, guardando alla storia di Confindustria Imperia, non è fuori luogo pensare allo scorso 18 ottobre come all’alba di una nuova fase nella storia dell’associazione degli industriali del Ponente Ligure. E quale occasione più adatta dell’Assemblea Pubblica per inaugurare il nuovo complesso di Via Antonio Delbecchi 22, un tempo sede della caserma dei Vigili del Fuoco di Imperia, la cui effige di pietra sullo stipite della porta d’accesso Confindustria ha deciso di conservare a memoria della storia del luogo? Il taglio del nastro è stato preceduto dall’intervento della presidente di Confindustria Imperia Barbara Amerio e dai saluti istituzionali delle autorità presenti. All’inaugurazione ufficiale è seguito l’intervento di Massimo Camisani Calzolari, docente universitario, consulente, autore, divulgatore scientifico, personaggio pubblico e cyberumanista, noto al grande pubblico anche come inviato del programma “Striscia la notizia”. Prima della serata conviviale, si è svolta una tavola rotonda moderata dal caporedattore de “La Stampa” Imperia-Sanremo, Marco Sodano, a cui hanno preso parte alcune figure chiave a livello territoriale e nazionale:

Francesco Valdevies (responsabile relazioni istituzionali Italia Leonardo Spa), Giovanni Mondini (presidente Confindustria Liguria), Luigi Sappa (presidente Società di promozione dell’Università Spa), Alessio Tortello (Diemme Technology Srl, startup innovativa), Saul Convalle (C&C Sistemi Srl, Gruppo Maggioli) e Fabio Asselle (Snoots Srl). «L’idea del Polo Digitale è nata alcuni anni fa in seno all’associazione degli industriali imperiesi, con l’intenzione di dare una “casa” alle imprese tecnologiche della provincia - spiega Barbara Amerio, presidente di Confindustria Imperia -. Imperiaware vuole essere in primis un acceleratore di business per le aziende presenti, in quanto la presenza fisica nello stesso edificio permette di creare sinergie, progetti comuni e startup innovative. In particolare, le aziende presenti possono usufruire di servizi di informazione, sensibilizzazione e valutazione circa le opportunità connesse all’implementazione di tecnologie 4.0 nei processi produttivi di beni e servizi; mentoring e formazione; indirizzamento verso soggetti qualificati pubblici e/o privati altamente specializzati negli ambiti tecnologici 4.0; sostegno per accedere a finanziamenti pubblici e privati; supporto alla consulenza strategica in ambito Industria 5.0; interazione con i DIH nazionali ed europei, oltre che con altre strutture e organizzazioni considerate opportune e utili».

Il gruppo promotore era partito elaborando e analizzando diverse soluzioni logistiche e differenti modelli di gestione

di Fabrizio Pepino

e organizzazione. Dopo aver esaminato diverse tipologie di edifici, la convergenza è andata sull’acquisto diretto in capo alle imprese interessante dell’immobile dell’ex Caserma di Vigili del Fuoco di Imperia.

«Il lavoro di questi anni è stato meticoloso, profondo e attento in primis agli interessi delle imprese, ma con una forte attenzione ai temi dello sviluppo locale e alla crescita del lavoro e delle occasioni di business per la provincia di Imperia - continua Paolo Della Pietra, direttore di Confindustria Imperia -. Il lavoro preliminare ha permesso di avere una serie di punti fermi sui quali costruire il modello di gestione ottimale. L’analisi, in particolare, ha fatto emergere quali siano le esigenze delle imprese interessate a insediarsi nel Polo Digitale, che hanno richiesto un ambiente di lavoro che fosse allo stesso tempo versatile, moderno, connesso, aperto e sicuro».

Il progetto, tuttavia, non vuole esaurirsi con la realizzazione del Polo Digitale, ma si pone il fine più ambizioso di diventare un punto di riferimento per nuovi progetti di insediamento e sviluppo aziendali nel territorio al fine di creare un volano di crescita e di occupazione, soprattutto per le nuove generazioni. A questo obiettivo contribuisce anche lo sviluppo della rete di poli tecnologici e dell’innovazione già presenti in Italia e con alcuni dei quali si hanno già rapporti di collaborazione.

Il polo digitale può rappresentare, quindi, un elemento innovativo anche nella progettualità dei percorsi didattici che interagiscono con altre filiere come, ad esempio, quella della nautica, che richiede con sempre maggiore necessità soluzioni di software avanzate a bordo di scafi importanti oltre ad analisi di Big data per aziende manifatturiere nautiche. Le imprese coinvolte nell’avvio dell’operazione industriale, di cui la capofila è Imperiaware Srl, partecipata dalle aziende IT e da altre aziende coinvolte nella gestione del Polo e da Confindustria Imperia, sono tredici, precisamente: Demetra Technologies Srl, Toolkit Srl, Dazerolab Srl, Snoots Srl, Linfa Srl, Evolvia Srl, C&C Sistemi Srl, Sistel Srl, Veris Servizi Srl, Essegicomputer Srl, SIAC Srl, DM Tecnology Srl e Digital Factory 58 Srl.

Tra i primi ad aver creduto fortemente nel progetto anche la Regione Liguria, che nei mesi scorsi ha deciso di entrare con “due piedi” in “Imperiaware”.

La Sala Experience Immersiva dell’ITS Accademia Ligure Agroalimentare, che è costata circa 200 mila euro e che potrà ospitare fino a 25 studenti e 60 persone per i convegni, è stata progettata e realizzata da ETT Spa, industria digitale e creativa internazionale specializzata in innovazione tecnologica, experience e spatial design. L’opera è finalizzata a offrire ai visitatori una sala conferenze, un’experience immersiva e un’area vr (realtà virtuale), dedicate allo studio, alla sperimentazione e alla formazione relativa al settore agroalimentare, tramite l’impiego di innovativi strumenti e tecnologie di realtà virtuale, aumentata e mista. Con la presenza della Filse Spa, invece, la Regione offrirà l’occasione a tutte le aziende presenti sul territorio di accedere a servizi di supporto informativo sulle opportunità di accesso a strumenti, progetti e finanziamenti regionali, nazionali e comunitari. Inoltre, costituisce un presidio per gli aspiranti imprenditori, con servizi finalizzati alla creazione di nuova impresa innovativa.●

Costruire PICCOLA

La quindicesima edizione del PMI DAY è un’occasione per creare ponti tra giovani e imprese.

Si svolgerà il 22 novembre 2024 la Quindicesima Giornata Nazionale delle Piccole e Medie Imprese - PMI DAY, l’iniziativa organizzata da Piccola Industria, in collaborazione con le Associazioni territoriali di Confindustria, per far conoscere alle nuove generazioni il mondo dell’impresa e le opportunità che può offrire ai giovani, attraverso incontri e visite guidate nelle aziende associate.

Con il PMI DAY si invitano ragazzi e ragazze a incontrare l’impresa e i suoi protagonisti, gli imprenditori e i loro collaboratori, che ogni giorno mettono in campo energie, passione e capacità per creare prodotti e servizi di eccellenza e nuove opportunità di sviluppo, di occupazione e di benessere per tutti.

Per gli imprenditori il PMI DAY rappresenta il momento per condividere con i giovani il loro impegno a favore della diffusione della cultura d’impresa in relazione alle diverse tematiche su cui tale impegno si declina.

Il tema di questa edizione è “costruire”. Costruire consapevolezza delle proprie aspirazioni e delle opportunità per realizzarle. Costruire sapere per affrontare con le giuste competenze e con fiducia il lavoro di oggi e quello di domani. Costruire innovazione ponendo i nuovi strumenti digitali e l’intelligenza artificiale al servizio di creatività, immaginazione e conoscenza. Costruire il dialogo e lo scambio tra culture e popoli diversi per consolidare la conoscenza e il rispetto reciproco come antidoto alla guerra. Costruire relazioni positive nella scuola, nella professione e nella società. Costruire nuove opportunità di business per crescere come impresa e per contribuire sempre di più allo sviluppo economico e sociale dei territori e del Paese. Costruire sostenibilità pensando al benessere delle generazioni future. Costruire nuove competenze per gestire il cambiamento, valorizzando capacità innovativa e punti di forza del saper fare italiano. Costruire ponti tra scuola e impresa.

Le imprese aprono le porte ai giovani per raccontarsi e per mostrare come idee e progetti si trasformano in prodotti e servizi attraverso capacità, visione, impegno, passione e gioco di squadra. Le imprese sono pronte ad accoglierli per costruire insieme il futuro.

L’iniziativa, lanciata nel 2010, ha riscontrato successo e apprezzamento crescenti. Dalla prima edizione, sono stati complessivamente oltre 500mila i partecipanti coinvolti nella Giornata delle PMI.

Protagonista dell’evento è l’impresa, piccola, media e grande, poiché l’obiettivo è anche rappresentare il valore della filiera produttiva come percorso di crescita.

Destinatari della Giornata sono gli studenti delle scuole medie e delle superiori insieme ai loro insegnanti che hanno un ruolo determinante nell’orientamento verso i successivi percorsi formativi e professionali dei propri allievi, ma è aperta anche alle famiglie dei giovani, alle istituzioni locali (ad esempio assessori alla formazione, attività produttive, ecc.) e alla stampa. L’evento, ormai da molte edizioni, si svolge anche all’estero in collaborazione con alcune rappresentanze internazionali aderenti a Confindustria e con la Miami Scientific Italian Community per il PMI DAY in USA, con l’obiettivo di far conoscere agli studenti locali le imprese italiane presenti sul loro territorio.

Il PMI DAY è inserito nell’ambito della Settimana della Cultura d’Impresa, giunta alla XXIII edizione, che Confindustria

I GRUPPI TECNICI DI CONFINDUSTRIA

sono organi tecnico-consultivi che affiancano e coadiuvano il Consiglio di Presidenza e il Consiglio Generale nell’approfondimento di tematiche di particolare e specifico interesse. Sono costituiti da un massimo di 30 componenti, in adeguata rappresentanza della composizione della base associativa.

Anche imprenditori e manager di aziende aderenti a Confindustria Genova portano il proprio contributo ai lavori di Gruppi Tecnici. In particolare:

n Daniela Ameri Boccadoro, GT Olimpiadi Grandi Eventi ed Economia della montagna

n Angelo Barabino, GT Transizione digitale

n Francesco Berti Riboli, GT Scienze della vita

n Irene Bonetti, GT Ricerca e sviluppo

n Paolo Capobianco, GT Economia del mare

n Maria Caterina Chiesa, GT Credito e finanza

n Daniela Gentile, GT Energia

n Vincenzo Macello, GT Trasporti e logistica

n Christina Ostet, GT Industria del turismo e della cultura

n Rossana Revello, GT Ambiente, sostenibilità e transizione

n Carla Sibilla, GT Industria del turismo e della cultura

n Marco Toffolutti, GT Internazionalizzazione

4300 partecipanti, 800 in più rispetto all’edizione 2023 hanno incontrato le 155 aziende che offrivano 2479 posti di lavoro; questi i numeri conclusivi del Career Day di Orientamenti 2024, svoltosi al Palazzo della Borsa di Genova dal 30 settembre al 4 ottobre Cinque giorni di scambio tra domanda e offerta di lavoro con imprese da tutta la regione Liguria, dal resto d’Italia, dall’Europa con la partecipazione della rete europea dei centri per l’impiego Eures (Germania, Polonia, Svezia e Austria) e, per la prima volta in assoluto, dal Canada con 140 posizioni disponibili in Quebec. L’evento, organizzato da Regione Liguria, tramite Alfa (Agenzia ligure per il lavoro, la formazione e l’accreditamento) con la collaborazione di Camera di Commercio di Genova, Camera Commercio Riviere di Liguria e Università di Genova, è ormai inserito, di diritto, tra i più importanti di questo genere a livello nazionale. Un’occasione unica ed efficace per migliaia di liguri, giovani e meno giovani, desiderosi di trovare lavoro, ma anche per le aziende alla ricerca di personale qualificato Mentre stanno arrivando i primi feedback positivi di aziende che hanno già contattato alcuni dei giovani incontrati in questa occasione per proseguire nel processo di selezione finalizzato all’assunzione, fissata la tappa del Career Day a Savona, il 4 e 5 dicembre, presso la Fortezza del Priamar.n

organizza per promuovere in modo costante e innovativo i valori di impresa e il legame con il territorio.

Verrà inserita inoltre, tra gli eventi della Settimana Europea delle PMI organizzata dalla Commissione Europea per promuovere lo spirito imprenditoriale.

Le visite e gli incontri sono soprattutto un momento di conoscenza diretta dell’impresa. Impianti, macchinari, prodotti e persone sono l’azienda: un corpo unico, dove il funzionamento è legato alla capacità di questi fattori d’interagire e di collaborare verso un obiettivo comune. Occorre pertanto cercare di trasmettere questa realtà ai partecipanti. Al tempo stesso è importante, durante la visita e l’incontro con i giovani, stimolare il confronto e l’interazione per far emergere le loro impressioni e per un maggiore coinvolgimento nell’esperienza di conoscenza dell’impresa e di coloro che vi operano.

La Segreteria della Piccola Industria di Confindustria Genova (pi@confindustria.ge.it) è a disposizione delle imprese interessate a prendere parte all’iniziativa.●

Per un territorio altamente innovativo.

Comitato StArt uP

di Matilde Orlando
Giacomo Miscioscia

Per contribuire al posizionamento di Genova tra le città europee più innovative, i GI hanno costituito un gruppo di lavoro dedicato alle startup del territorio. Ce ne ha parlato Giacomo Miscioscia, coordinatore del Comitato.

All’interno del Gruppo Giovani Imprenditori di Genova sono stati costituiti alcuni tavoli di lavoro su temi ritenuti prioritari per le aziende e il territorio. Tra questi, ce ne è uno dedicato alle startup. Ci racconti come è nato e come sta andando?

Nella prima metà del 2024 c’è stato il rinnovo delle cariche sociali del Gruppo Giovani Imprenditori: Jacopo Callà è stato eletto nuovo Presidente e mi ha invitato a far parte del Consiglio Direttivo del gruppo, incarico che ho accettato molto volentieri. I temi dell’innovazione e del supporto alle startup erano alcuni dei punti focali nella visione del presidente Jacopo Callà, e con lui all’interno del Direttivo abbiamo individuato alcune aree prioritarie su cui lavorare, costituendo, a fine luglio, tre Comitati tematici rispettivamente dedicati a ESG, Comunicazione e Startup. Ovviamente i Giovani Imprenditori portano avanti anche altre attività al di fuori di questi gruppi di lavoro, ma la funzione dei Comitati è quella di gestire e coordinare iniziative ad hoc in modo molto strutturato e su temi ritenuti strategici. All’interno del Comitato Startup ricopro un ruolo di coordinamento, anche in virtù della mia personale esperienza imprenditoriale come founder della startup foodtech The Winesider. Ma la cosa interessante è che il gruppo, composto da Marco Barbagelata, Jacopo Callà, Filippo Gavarone, Davide Macciò, Marco Novelli, Stefano Ranazzi, Alessandro Stella, Federico Tarallo e Francesco Tessoni, può contare su competenze interessanti e complementari, provenienti da diversi settori: web marketing, aerospazio, digitale, information technology, infrastrutture e servizi, revisione, foodtech, consulenza aziendale, fino ad arti marziali e autodifesa femminile. Ciascuno di noi sta prendendo in carico singole attività all’interno del Comitato, su cui periodicamente aggiorna gli altri componenti della Commissione e tutto il Consiglio Direttivo dei Giovani Imprenditori.

Di cosa si occupa nello specifico il Comitato Startup?

Tra fine luglio e inizio settembre ci siamo confrontati sulla vocazione del Comitato: il “sogno” condiviso è far sì che Genova diventi la capitale dell’innovazione tecnologica in Europa. È decisamente ambizioso e, forse, non del tutto realistico per il momento, ma ci indica la direzione in cui vogliamo andare come Gruppo di lavoro: contribuire a rendere Genova una città altamente innovativa. Per farlo abbiamo definito tre linee di intervento che riteniamo fondamentali per favorire la nascita e lo sviluppo di startup a Genova e in Liguria. Nello specifico ci stiamo impegnando su: 1) Stimolare l’imprenditoria sul territorio; 2) Contribuire allo sviluppo dell’ecosistema delle startup e dell’innovazione; 3) Promuovere l’associazione e il Gruppo Giovani Imprenditori tra le startup del territorio. Si tratta di tre tesi generali, ma ciascuna trova e troverà attuazione in specifiche attività, che verranno non solo ideate e attivate, ma anche monitorate attentamente con indicatori di risultato e di impatto.

Quali sono concretamente le attività che vi vedono impegnati a supporto dell’imprenditoria sul territorio? Relativamente alla prima linea di intervento, “Stimolare l’im-

prenditoria sul territorio”, abbiamo preso in carico la gestione del progetto di Mentoring, ereditato dai precedenti presidenti del Gruppo. Da anni infatti i Giovani Imprenditori collaborano con la facoltà di Economia dell’Università di Genova - in particolare con la professoressa Torre - per il “matching” tra imprenditori e studenti: le aziende che prendono parte al progetto collaborano alla formazione di uno/a studente/essa magistrale mettendo a disposizione la propria esperienza professionale e diventandone, appunto, mentor. In questo contesto i ragazzi e le ragazze hanno la possibilità di confrontarsi con imprenditori e imprenditrici, manager, startupper, che possono arricchirne la formazione e fornire indicazioni pratiche per intraprendere la strada più in linea con le proprie inclinazioni personali. Nella stessa logica rientra anche la rassegna di incontri “Un aperitivo con..:”, che negli anni ha coinvolto universitari e persone vicine al mondo delle startup nel partecipare a “chiacchierate” informali con imprenditori del territorio, condotte dal giornalista de Il Sole 24 Ore Raoul De Forcade. È proprio ascoltando le storie di imprenditoria e confrontandosi con chi “ci è già passato” che anche i più giovani possono rendersi conto che la strada dell’autoimprenditoria è un percorso spesso difficile, ma non irrealizzabile.

E riguardo alla seconda linea di intervento, come vi state muovendo?

Per poter “Contribuire allo sviluppo dell’ecosistema delle startup e dell’innovazione” sul territorio, il primo passo è conoscere bene tutte le attività che già avvengono a Genova e in Liguria. Stiamo portando avanti una mappatura delle iniziative in atto e, su quelle che riteniamo a maggior valore aggiunto, abbiamo chiesto di essere coinvolti. Ad esempio partecipiamo a un Tavolo di lavoro con l’Assessore all’Urbanistica, Demanio Marittimo, Sviluppo economico, Lavoro e Rapporti sindacali Mario Mascia e con Davide Falteri, Consigliere delegato in materia di nuovi insediamenti aziendali sul territorio. In questo contesto abbiamo conosciuto più a fondo le iniziative di promozione degli incubatori del Comune di Genova e il nuovo hub La Fabbrica delle Idee. Con Vittoria Gozzi (Vice Presidente Confindustria Genova con delega a Startup e Formazione, ndr) seguiremo il Progetto “Venture Building di Filiera nautica e logistico-portuale”, promosso da CDP Venture Capital, che mira a sostenere startup del settore. Collaboriamo attivamente anche con il responsabile del Servizio Startup di Confindustria Genova, Giacomo Franceschini, supportando le startup che ne fanno richiesta con attività di consulenza.

Per la promozione del Gruppo e, più in generale, dell’Associazione quali iniziative avete in mente e quali risultati vi aspettate?

Sempre con Giacomo Franceschini, stiamo mettendo insieme un censimento delle startup e delle PMI innovative presenti sul territorio, con cui metterci in contatto per far conoscere le attività del Gruppo. L’obiettivo finale è quello di far aumentare gli iscritti, perché più siamo e più diventa stimolante e prezioso condividere esperienze, network, idee, fino a costituire una comunità di supporto dedicata a chi porta avanti progetti imprenditoriali. Il primo step è farci conoscere, dopodiché dovrebbe essere una scelta naturale quella di entrare a far parte del Gruppo, altrimenti si perdono opportunità di confronto e condivisione di esperienze.●

di Pasquale Diaferia

Investire COMUNICAZIONE sulle Idee

Non esiste profittabilità più alta.

Ancora abbiamo nelle orecchie il warning di Mario Draghi alla UE: che tutti gli unicorni, le startup che fatturano miliardi, faticano a esistere in Europa. E, nei casi in cui si rivelano vincenti, finiscono per trasferirsi negli USA. Le parole di un grande italiano risveglieranno gli europei e gli italiani? Per far volare l’innovazione serve la vocazione alla curiosità intellettuale, alle sfide apparentemente impossibili, al rischio. Solo così crescono le idee che cambiano i business. E la Storia.

Per tornare ai grandi profitti, è necessario aggredire un mercato globale in cui prodotti e servizi sono sempre più omologati, spesso generati dagli stessi impianti industriali e dalle stesse logiche: le automobili ormai mediamente sembrano tutte uguali, le assicurazioni tutte identiche. Continuate voi. I vincenti investono denaro e talento in innovazione e originalità. Ma i reparti Ricerca e Sviluppo delle aziende grandi e piccole (R&D) sono oramai quasi tutti chiusi. Perfino in un paese come il nostro, costruito da imprenditori visionari e prodotti unici, molte aziende familiari privilegiano la leva finanziaria rispetto a quella dell’innovazione. Ma le startup nascono solo su nuove idee, non sulle vecchie. E business antichi possono essere rilanciati, se li si riconcepisce, magari modificando la distribuzione e il modo

di creare nuove relazioni con i clienti, attraverso la comunicazione. Riflettiamo: il vero elemento di distintività dell’economia di questo paese è stata la creazione di prodotti unici che hanno fatto il giro del mondo e che sono diventati icone di comunicazione e design: la Vespa, le auto, la Nutella, la Moda e le altre decine di prodotti a bassa e media tecnologia che hanno creato l’aura del Made in Italy: il Paese che ha sempre un’idea in più.

Tutte marche con una salienza unica, cioè una sporgenza, una differenza, una riconoscibilità.

Tutte marche che sono nate guidate da un’Idea.

Quell’elemento competitivo che rende tangibile l’intangibile, trasforma in successo la capacità di pensare, o ripensare, in modo non conformista qualsiasi business.

Il nuovo millennio è stato catastrofico, per l’Italia e l’Europa. Il conformismo e la paura di sbagliare hanno portato a rimanere su posizioni acquisite, rinunciando a evolvere, innovare, stupire. Mentre negli USA e in Oriente si facevano strada le Idee nuove del digitale.

Questo immobilismo ha portato a usare perfino la comunicazione in modo lento, imbolsito, prevedibile e non caratterizzante. Poca voglia di innovare nel prodotto e poca capacità di usare la leva della comunicazione: perfino le PMI

hanno abbandonato le strade nuove. È dunque il momento di sfidarvi su queste pagine, imprenditori e manager: ridate spazio alle Idee. E ai loro professionisti: i creativi. Come l’artista Patrizia Pfenninger, che con 100 banconote da 100 euro ha visualizzato che le idee hanno valore: e lo producono.

Qualcuno potrebbe sostenere che gli investimenti in R&D sono impegnativi. Vi risponderò che almeno quelli di comunicazione sono alla portata di tutti: basta solo chiedere Idee che rendano la propria marca originale, ben identificata, memorabile, vincente.

Invece, negli ultimi due decenni voi investitori avete privilegiato campagne di comunicazione convenzionali, apparentemente sicure. Ma, senza rischi, la comunicazione diventa praticamente invisibile.

Lo certifica anche il fatto che, nelle grandi competizioni creative internazionali, l’Italia è sempre dietro agli altri grandi paesi industrializzati.

Ma i talenti qui non mancano, la capacità di inventare, di innovare le strategie in modo vincente è nel DNA italiano. Certo, se i committenti non vogliono rischiare nulla, nulla succede.

Ma senza Giulio II, mai Michelangelo avrebbe concepito la

Cappella Sistina. Senza committenti coraggiosi, non ci sono capolavori. Quindi l’invito a imprenditori e manager è semplice: “ritornate a innovare e continuate a brevettare. Ma non dimenticate che non ci si può accontentare di comunicazione fatta in modo non strategico e di creatività non originale”.

Tornate a pensare liberi come negli anni della crescita e del Boom. Non datevi limiti, non autocensuratevi, scegliete i collaboratori più brillanti, lasciate che si esprimano in modo geniale.

Comprate le idee migliori, le più moderne, le più provocatorie. Non lasciatevi condizionare dai pregiudizi, dal politically correct, dall’“abbiamo fatto sempre cosi”.

Pensate che i vantaggi, alla fine, saranno tutti vostri. Il valore che crescerà è quello della vostra azienda. La fama che si diffonde sarà quella delle vostre marche.

L’alternativa è che i talenti italiani delle idee vadano a sviluppare il loro talento in America, in Cina, in India, in Brasile, rendendo più forti i vostri competitor.

Non lo dico io. Lo dice Mario Draghi. Adesso non avete più scuse.● Pasquale Diaferia, Creative Chairman Special Team www.pasqualediaferia.com

© photo: Paolo Pagani

Suoni d’acciaio e bagliori

Incursioni artistiche nella produzione siderurgica.

“L’uomo, il fuoco, il ferro” di Kurt Blum ed Eugenio Carmi: https://bit.ly/ilva025

Venerdì 11 ottobre si è tenuto al Teatro della Gioventù “Omaggio a Luigi Nono”. In occasione del centenario della nascita del grande compositore d’avanguardia, è stata eseguita, nel sessantennale della prima esecuzione del 1964, la composizione La Fabbrica Illuminata, con la voce della soprano Felicita Brusoni per la regia del suono di Martino Sarolli del Conservatorio Niccolò Paganini di Genova. Il programma è stato completato da una piccola esposizione di fotografie, provenienti dall’Archivio Ilva-Italsider conservato in Fondazione Ansaldo, scattate da Kurt Blum a Cornigliano tra il 1959 e il 1963, e dalla proiezione del film L’uomo, il fuoco, il ferro di Kurt Blum ed Eugenio Carmi.

La composizione e il film condividono alcuni elementi: parte della colonna sonora del film è composta dalle registrazioni dei rumori e delle voci dello Stabilimento a Ciclo Integrale di Cornigliano, così come in La Fabbrica Illuminata essi dialogano con la voce della soprano e con elaborazioni elettroniche. Nel maggio del 1964, effettivamente, Nono si recò con Giuliano Scabia, individuato come autore dei testi, e Marino Zuccheri, dello Studio di Fonologia della RAI di Milano, nello stabilimento siderurgico dell’Italsider di Cornigliano per raccogliere materiali sulle condizioni lavorative e sociali degli operai. Furono registrati su nastri magnetici i rumori delle macchine utensili e le voci degli operai durante il processo di produzione e lavorazione dell’acciaio; Scabia concentrò il suo interesse su parole, espressioni particolari, formule gergali della fabbrica e raccolse pubblicazioni sindacali utili alla costruzione del testo letterario. La composizione, radicalmente sperimentale, venne eseguita per la prima volta il 15 settembre 1964 nel corso del XXVII Festival Internazionale di Musica Contemporanea nell’ambito delle Biennale di Venezia. Proprio a Venezia, quattro anni prima, nel 1960, il film di Carmi e Blum vinceva il Leone d’Oro alla Biennale del Cinema, a ulteriore testimonianza degli intrecci creativi di cui fu protagonista la Cornigliano - Italsider e dell’interesse che gli artisti di ogni disciplina trovavano nell’acciaio: nei valori espressivi propri della sua produzione, nei rumori e

bagliori delle navate dove nasceva, nelle questioni sociali poste dai lavoratori del suo comparto. Un interesse estetico che non perde di vista il dibattito sociologico sulle condizioni di lavoro e sulla richiesta di maggiori diritti e tutele da parte degli operai.

Blum, attraverso una regia e un montaggio decisamente ispirati al cinema russo degli anni ‘20 e al Simbolismo francese, suggerisce un’immagine infernale e disumana della fabbrica, anche se esteticamente emozionante. Gli operai appaiono come delle comparse senza volto, minacciati da colate di acciaio e da giganteschi macchinari in movimento, con i quali devono interagire ogni giorno.

Alle anonime figure operaie trasfigurate nel controluce di Blum, rispondono i funerei testi di Scabia che alludono esplicitamente agli incidenti e alle morti sul lavoro, così numerose in siderurgia. Fu proprio il carattere spiccatamente politico della composizione che indusse la RAI a ritirare il brano, annullandone la prima esecuzione prevista per il Premio Italia del 1964.

In poche righe abbiamo citato due tra le più importanti sperimentazioni d’avanguardia degli anni ‘60. Entrambi i progetti artistici vedono al centro lo stabilimento siderurgico e l’umanità che lo abita e lo agisce. Entrambi i progetti nascono dalla fascinazione estetica degli artisti più aggiornati per i bagliori visivi e sonori della fabbrica dell’acciaio e per la questione sociale e politica posta dalle lotte operaie per il raggiungimento di migliori condizioni lavorative e salariali. Nel più generale contesto di vivacità culturale dell’Italia della rinascita post-bellica, la produzione siderurgica assume un ruolo tanto inaspettato quanto di rilievo.

Ma quali sono le circostanze in cui matura questo ruolo?

Nel 1953 viene avviato a Cornigliano lo Stabilimento a Ciclo Integrale - SCI, immaginato da Oscar Sinigaglia, patron della Finsider, già nella seconda metà degli anni ‘30, come risposta alla necessità di incrementare la produzione siderurgica in Italia nell’ambito delle strategie industriali dell’IRI. Lo SCI di Cornigliano e, dal 1962, lo stabilimento siderurgico di Taranto saranno la spina dorsale del successo dell’acciaio in Italia che, in quegli anni, sosterrà la trasformazione del Paese in una moderna società dei consumi. Il sostegno economico per la realizzazione di questa importante operazione è da rintracciare nel contesto dei finanziamenti americani per la ricostruzione dell’Italia dopo le distruzioni belliche. Non appena conclusa la guerra, Sini-

gaglia invia il giovane e brillante Gian Lupo Osti negli Stati Uniti per costituire un ufficio americano della Finsider. Osti si segnala come una mente capace di cogliere con lucidità e intelligenza le opportunità finanziarie e le nuove forme di organizzazione del lavoro e di posizionamento dell’industria nella società, riuscendo a intercettare le opportunità che il Piano Marshall metteva in campo per la ripresa e lo sviluppo del comparto siderurgico italiano. Rientrato in Italia, dopo una breve esperienza dirigenziale presso la Dalmine, Osti viene incaricato delle relazioni esterne dello SCI, con il compito di ricostruire il rapporto dello stabilimento con la città, reso difficile da 15 anni di impattanti lavori di costruzione e dai contestuali numerosi infortuni mortali degli operai impiegati. Osti mette a frutto le suggestioni americane, impostando la sua efficace strategia comunicativa su uno stretto rapporto con il territorio e la cittadinanza, con sempre nuove iniziative di coinvolgimento dei lavoratori nella costruzione di una vera e propria comunità di fabbrica. D’altro canto punta sull’assoluta qualità estetica dell’immagine aziendale affidando a Eugenio Carmi, artista informale attivo soprattutto nella grafica, la cura di tutte le manifestazioni visive dell’azienda: fotografie, manifesti, opuscoli, biglietti da visita e di auguri, pubblicazioni tecniche e riviste aziendali.

Questa memorabile incursione artistica nella prosaica produzione siderurgica promuove la valorizzazione degli elementi espressivi propri della fabbrica dell’acciaio, coinvolgendo alcune tra le personalità più rilevanti del mondo intellettuale e artistico: Dino Buzzati, Arnoldo Foà, Franco Fortini, Franco Taviani, Claudio Bertieri, Vita Carlo Fedeli, solo per citarne alcuni.

Tra i fotografi coinvolti, oltre a note foto-agenzie come Publifoto di Giorgio Bergami, il più assiduo e importante è lo svizzero Kurt Blum citato precedentemente.

Il suo interesse si concentra soprattutto sugli operai, mitologici artefici dell’infernale e abbagliante fucina da cui sgorga l’acciaio. I medesimi artefici a cui è dedicata la composizione “La fabbrica illuminata” di Luigi Nono.●

Archivio Ilva-Italsider. Kurt Blum prende il caffe alla mensa dello SCI, 1959
Archivio Ilva-Italsider. Diploma della Coppa Ministero Commercio Estero conferito a L’uomo, il ferro, il fuoco, 1960

LA CITTÀ

Seggi aperti domenica 27 e lunedì 28 ottobre per eleggere Presidente e Giunta regionale. Sul documento programmatico di Confindustria Liguria, abbiamo raccolto

Liguria

Domenica 27 e lunedì 28 ottobre si vota per eleggere il Consiglio regionale e il Presidente della giunta regionale della Liguria. Sono nove, in totale, i candidati alla presidenza: in ordine alfabetico, hanno ci sono Maria Antonietta Cella, per il Partito popolare del Nord; Marco Bucci, sostenuto da Alternativa popolare, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Udc, Orgoglio Liguria e Vince Liguria; Davide Felice, per Forza del popolo; Marco Giuseppe Ferrando, per il Partito comunista dei lavoratori; Nicola Morra, per Uniti per la

Costituzione; Andrea Orlando, sostenuto da Partito Democratico, Alleanza verdi sinistra, Movimento 5 stelle, Andrea Orlando presidente, Liguri a testa alta e Patto civico riformista; Nicola Rollando, lista Per l’alternativa; Alessandro Rosson, per Indipendenza; Francesco Toscano, per Democrazia sovrana popolare. Abbiamo sottoposto ai Candidati le Priorità programmatiche individuate da Confindustria Liguria, che ha fatto sintesi dei contributi ricevuti da Confindustria Genova, Unione Industriali di Savona, Confindustria La Spezia e Confindustria Imperia: nei termini imposti dai tempi di stampa di questa rivista, hanno inviato un loro commento i candidati (in ordine alfabetico) Marco Bucci, Davide Felice e Andrea Orlando.

Marco Bucci

Alternativa popolare, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Udc, Orgoglio Liguria, Vince Liguria

Il nostro obiettivo è migliorare la qualità di vita dei liguri, rendendo la Liguria il posto ideale per vivere, lavorare, studiare e trascorrere il tempo libero. Infrastrutture, sviluppo economico, politiche demografiche e formazione devono essere strettamente integrate. Supporteremo oltre trenta opere fondamentali: dalla Gronda alla bretella AlbengaCarcare-Predosa, dal raddoppio della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia al completamento del Terzo Valico e della

linea Pontremolese. Potenzieremo i collegamenti tra costa ed entroterra e miglioreremo il trasporto pubblico, con nuovi accordi con Trenitalia per rafforzare le linee regionali. Un tavolo di coordinamento gestirà i lavori autostradali per minimizzare i disagi. In ambito industriale, la Regione ha contribuito a fermare il processo di deindustrializzazione. La Liguria diventerà un riferimento nella transizione energetica, e affronteremo due sfide cruciali: il settore siderurgico e quello aeronautico. Regione e enti locali lavoreranno insieme per salvaguardare l’occupazione. Promuoveremo l’integrazione tra grandi aziende e PMI, utilizzando 400 milioni di fondi europei per sostenere l’industria. Vogliamo creare una “Energy Valley Made in Liguria” e sviluppare la Blue Economy con una delega specifica in Giunta. Unificare il sistema portuale ligure permetterà di trattenere più risorse sul territorio, grazie anche al processo di autonomia differenziata, aumentando gli investimenti locali. La sanità è una priorità: potenzieremo i servizi territoriali, ridurremo le liste d’attesa e miglioreremo l’efficienza ospedaliera. Per affrontare le liste d’attesa, aumenteremo le risorse per le prestazioni critiche e ottimizzeremo l’uso delle apparecchiature diagnostiche, con attività estese fino a 18 ore al giorno. Realizzeremo nuovi ospedali, tra cui quello di Taggia, il monoblocco dell’ospedale Santa Corona, l’ospedale Galliera, il nuovo ospedale Gaslini e il Felettino alla Spezia.

Per l’ambiente, punteremo su energie rinnovabili, efficienza energetica e la gestione dei rifiuti. Nel turismo, creeremo Destination Management Organizations (DMO) per valorizzare al meglio le risorse locali. Nel campo della formazione, rafforzeremo il collegamento tra domanda e offerta di lavoro, sostenendo gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) e offrendo programmi di reskilling e bonus assunzionali per gli over 50 che hanno perso il lavoro. Questo è il nostro impegno per una Liguria più forte, moderna e internazionale.

Davide Felice

Forza del Popolo

Politiche Demografiche - Lavoro e formazione: la Regione e le “parti sociali” devono ricreare attrattiva garantendo una prospettiva di vita e un futuro in Liguria individuando, quali occupazioni, professioni e mestieri sono in deficit di manodopera e i relativi livelli stipendiali, sviluppando poi reti di incontro tra domanda e offerta.

Sviluppo economico: Forza del Popolo ritiene che l’Italia debba riprendersi la propria sovranità monetaria, evitando di contrarre prestiti con l’Ue che dovranno poi essere restituiti. I progetti già finanziati dovranno essere ultimati e la Regione dovrà verificarne l’effettiva esecuzione.

Infrastrutture e servizi per la mobilità: accanto alle opere non finanziate e/o progettate vi sono infrastrutture (Gronda, Tenda bis ecc.) non ancora ultimate. È prioritario concludere le opere cantierate prima di avviare nuovi progetti o reperire risorse per quelli parzialmente finanziati, onde evitare di sprecare soldi per progetti che, alla data di ultimazione, saranno ormai “vetusti”.

Internazionalizzazione: la visione “internazionale” della Liguria e i relativi scambi (commerciali, lavorativi, culturali) deve essere contemperata con la rivalorizzazione delle antiche tradizioni, dei dialetti e della gloriosa storia della Repubblica di Genova.

Energia e ambiente: la nazionalizzazione di ogni servizio pubblico essenziale, compreso il settore energetico, è fondamentale. L’implementazione delle fonti rinnovabili deve essere mitigata con il rispetto dell’ambiente. Si terrà conto delle criticità emerse in Val Bormida (eolico) e a Vado Ligure (rigassificatore). Verrà implementato il monitoraggio degli effetti del 5G sulla salute umana.

Andrea Orlando

Partito Democratico, Alleanza verdi sinistra, Movimento 5 stelle, Andrea Orlando presidente, Liguri a testa alta, Patto civico riformista

Le priorità programmatiche per lo sviluppo economico individuate da Confindustria Liguria rappresentano un contributo importante per chi governerà la Regione nei prossimi dieci anni e ne condivido innanzitutto le premesse: la Liguria è oggi una regione in crisi demografica e in cui è difficile accedere a servizi fondamentali come la sanità (lo dimostra il numero delle “fughe”). Molti fattori di competitività territoriale hanno prestazioni insufficienti: dalla capacità di spendere in modo efficiente i fondi europei e nazionali alle infrastrutture di trasporto; dalle reti idriche al ciclo dei rifiuti; dall’efficienza del sistema di produzione energetica, alla

Sanità: deve essere evitata la chiusura dei presidi ospedalieri di prossimità (ad es. Ospedale di Albenga), garantendo a chiunque la fruibilità di sanità PUBBLICA.

Turismo: l’esigenza di migliorare i servizi turistici deve essere contemperata con la gestione del “turismo di massa” e il contrasto al vandalismo mediante la cooperazione regionale con le forze di polizia locali, per garantire la sicurezza e il rispetto delle regole.

Autonomia differenziata: Forza del Popolo crede nel Federalismo ma non nella forma della “Autonomia Differenziata” poiché acuisce il divario tra Regioni e viola il cd. Principio di solidarietà tra territori.

messa in sicurezza di un territorio fragile. A causa della scarsa capacità di programmazione e di visione che la Regione a avuto in questi anni, non sono stati affrontati i grandi problemi del sistema produttivo ligure.

La Liguria ha bisogno di politiche industriali ed economiche profondamente rinnovate, coraggiose e sostenibili e di politiche sociali che formino e attraggano capitale umano. Solo tenendo insieme questi elementi si potrà ritornare a crescere in modo sostenuto e raggiungere il primo degli obiettivi del mio programma: una reindustrializzazione della Liguria capace di affrontare le sfide delle transizioni ecologiche e digitali. Ci sono proposte precise che sono già comprese nel mio programma - come l’avvio definitivo delle ZLS, la cui attuazione è stata incomprensibilmente ritardata dalla destra negli ultimi due anni, la realizzazione dei DMO in ambito turistico, l’investimento nel Centro Nazionale di Medicina Computazionale e Tecnologica di Erzelli, la realizzazione di piani per l’energia, i rifiuti e le infrastrutture idriche, un massiccio investimento in formazione e in servizi di accoglienza per studenti e giovani lavoratori - quello che ritengo decisivo è un cambio di passo nella collaborazione tra pubblico e privato, che produca vantaggi per tutti, in trasparenza.

Credo che per la gestione dei grandi progetti infrastrutturali, che intendiamo portare a compimento e rendere sostenibili dal punto di vista finanziario, si debba partire da due presupposti: che le infrastrutture sono a servizio della mobilità dei cittadini e di politiche industriali e che oltre che fare, serve fare bene e fare interventi fruibili il più velocemente possibile. I 9 anni di governo della destra hanno visto tante pose di prime pietre, poche realizzazioni e un taglio dei collegamenti.

Costruiremo una nuova stagione di collaborazione con le parti sociali, fondata su tre pilastri: l’efficienza e la qualità della pubblica amministrazione, la correttezza e la legalità dei processi, la garanzia di una concorrenza basata sulle competenze e il merito consapevoli che spesso a rallentare le opere è la manomissione delle regole e che un mercato efficiente è un mercato aperto e trasparente.●

Genova ospita la prima retrospettiva dedicata a Ivo Saglietti: ogni suo scatto rappresenta una domanda, una narrazione, un attimo di umanità nelle miserie della storia.

Un fotografo in cammino

Ivo Saglietti è stato un grande fotografo e un uomo di valore. Viaggiatore, schivo e silenzioso, ha sempre orientato il suo sguardo e il suo obiettivo verso la parte più sofferente dell’umanità, per raccontarne il dolore così come la resistenza e la speranza. Ha abitato e percorso, con lentezza e con cura, il mondo intero, nelle strade di paesi in situazioni di crisi e di conflitto.

Sempre accompagnato da un forte senso etico e da una grande discrezione, ha lasciato un contributo preziosissimo

al fotogiornalismo, italiano e non solo. Un contributo mai distaccato, né univocamente documentativo; uno sguardo profondo, mai autocompiaciuto, sempre rispettoso quanto potente e diretto.

Un lavoro, purtroppo, drammaticamente attuale, per le grandi domande che ancora pone e per i temi che ha affrontato: la guerra e le sue conseguenze sulla popolazione civile, le migrazioni e le frontiere, le questioni del cibo e dell’acqua, i nuovi sfruttamenti della manodopera.

Ivo Saglietti, 2014 @courtesy ArchivioSaglietti
Srebrenica @courtesy ArchivioSaglietti
Kosovo @courtesy ArchivioSaglietti
photo: Michele Luigi Mulas

Nato a Toulon nel 1948, Saglietti ha trascorso l’adolescenza ad Alba; a Torino per gli studi universitari ha dato il via, negli anni del ‘68, al suo impegno e alla sua attività come cineoperatore, con reportages a sfondo politico-sociale.

Dal 1975 ha iniziato a occuparsi di fotografia, lavorando prima nelle strade e nelle piazze della contestazione per poi trasferirsi a Parigi dove, grazie all’amicizia con Mario Dondero, ha affinato la sua conoscenza fotografica entrando in contatto con il mondo del fotogiornalismo.

I suoi primi viaggi come reporter-photographe sono cominciati per alcune agenzie francesi, per poi proseguire su commissione di agenzie americane e delle grandi riviste internazionali come Newsweek, Der Spiegel, Time, The New York Times.

Ha coperto “in assignement” situazioni di crisi e di conflitto in America Latina, Medio Oriente, Africa e Balcani e contemporaneamente ha lavorato su progetti a lungo termine, tra cui un reportage dal Cile di Pinochet da cui fu tratto il suo primo libro fotografico.

Nel 1992 ha vinto il premio World Press Photo con un servizio su un’epidemia di colera in Perù; nel 1999 la menzione d’onore allo stesso concorso per un reportage sul Kosovo e, nel 2011, per una fotografia su Srebrenica, Bosnia.

Nel 2000 si è associato all’agenzia fotogiornalistica tedesca Zeitenspiegen Reportagen.

Nel tempo si è orientato sempre più verso progetti di lunga durata, che gli consentissero di raccontare in modo più personale, articolato e libero da esigenze e richieste di committenza. Tra questi un reportage sulla via degli schiavi dal Benin alle piantagioni di zucchero della Repubblica Dominicana e di Haiti, un progetto sulle tre grandi malattie da infezione (AIDS, malaria e tubercolosi), un lavoro sul dialogo possibile tra le religioni, in seguito all’incontro con Padre

Dall’Oglio e l’esperienza comunitaria dell’antico monastero siro antiocheno di Deir Mar Musa el-Habasci.

Dopo tanto camminare, a un certo punto Ivo Saglietti ritrova Genova, dove nella vita gli era successo di passare in diverse occasioni; la reincontra quasi per caso, la sceglie. Stringe con Genova un rapporto profondo, ci porta la sua casa e a Genova termina la sua vita nel dicembre del 2023.

Una città che probabilmente in fondo gli somigliava nel suo essere di porto, stretta e schiva, di poche parole, fragile e forte, dalle mille luci e dai molti colori nascosti.

“Mi piace vivere a Genova - diceva Saglietti - al di là della bellezza e del fascino della città, il più delle volte nascosta all’ombra dei suoi vicoli e da scoprire nella sua verticalità,

qui ho trovato un ambiente più vicino al mio carattere, in cui ho stretto amicizie e creato legami profondi. Chissà forse il nostro legame si è rafforzato anche in rapporto alle sue fragilità e alle sciagure che ha subito negli ultimi anni (...)”. Una città in cui ha lasciato il suo archivio di fotografo, reporter, osservatore, viaggiatore e “camminatore” nel destino degli uomini, frutto di più di quarant’anni di lavoro.

L’archivio fotografico Saglietti raccoglie migliaia di negativi in bianco e nero e una più ridotta parte a colori - oggi in parte digitalizzati - dei reportage e progetti fotografici.

Nel 2024 l’Archivio si è trasformato in una Associazione di Promozione Sociale, presieduta da Federico Montaldo, con l’obiettivo di promuovere, diffondere e divulgare l’opera, l’impegno sociale, culturale e i principi che hanno sempre ispirato il lavoro di questo grande autore.

Proprio per iniziativa dell’Associazione Archivio Saglietti APS, Genova ospiterà, dal 14 novembre al 31 dicembre 2024, negli spazi di Palazzo Grillo Primo Piano, “Ivo Saglietti. Un fotografo in cammino”, la prima retrospettiva a lui dedicata nella città in cui aveva deciso di vivere, a un anno dalla sua scomparsa.

La mostra fotografica, con il sostegno di Camera di Commercio di Genova e il patrocinio del Comune di Genova, sarà curata da Giovanni Battista Martini e Federico Montaldo e presenterà al pubblico circa 50 immagini d’epoca originali non ristampate e materiali di corredo.

Una occasione importante, in un tempo tanto delicato per l’intero scenario internazionale, per attraversare un lungo percorso umano e professionale: dalle tante guerriglie centro e sudamericane degli anni ‘80 al Medio Oriente, dall’Africa alla guerra nei Balcani, senza dimenticare i progetti tematici a lungo termine.

Un cammino che si comporrà di scatti rigorosamente in bianco e nero, in cui ogni foto rappresenta una domanda, una narrazione, costruita con il tempo necessario per poter davvero raccontare una storia.

Scatti lenti, sempre frutto di una scelta, di una lunga osservazione, di quaderni di appunti, di parole scambiate; risultato ultimo dell’immergersi con empatia e grande rispetto in ogni situazione, anche negli scenari più duri e violenti. Scatti che documentano ogni volta “il tempo di un viaggio”. Una testimonianza per immagini delle miserie e delle tragedie del genere umano, nel tentativo di comprenderne e raccontarne il destino, sempre contraddistinta da quell’attimo di umanità che, per Ivo Saglietti, doveva necessariamente accompagnare la storia dell’uomo.●

Haiti @courtesy ArchivioSaglietti
Peru @courtesy ArchivioSaglietti

Professione PI t tr I c E

A Palazzo Ducale la grande mostra dedicata a Berthe Morisot.

Berthe Morisot. Sul suo certificato di morte, avvenuta a Parigi nel 1895, a soli 54 anni, si legge “senza professione”. Al funzionario incaricato di redigere il documento l’indicazione venne dalla famiglia di Berthe. Quelle due paroline - senza professione - nella loro laconica asciuttezza raccontano uno degli episodi di negazione del talento fra i più sfacciati della nostra arte recente. Sappiamo bene che la società del tempo aveva difficoltà ad accettare l’idea di una pittrice donna. Ma noi, oggi, quasi fatichiamo a credere che meno di centotrent’anni fa, cioè a dire, in fondo, “l’altro ieri”, di fronte ai lavori di una delle più eccellenti fra di esse in Europa si potesse giungere a tanta fraudolenza. E di giungervi dal coté di un ambiente colto e altoborghese (e quindi più avvezzo d’altri all’esercizio dell’estro creativo), in spregio flagrante all’evidenza, oltretutto, visto che già quattordici anni prima, nel 1881, il gran critico d’arte e primo storico dell’impressionismo, Gustave Geoffroy, della Morisot aveva affermato che nessuno rappresentava il nuovo “movimento” con un talento più raffinato e con maggiore autorità.

Con buona pace della (parte “formale” della) sua famiglia di allora, che pure la sostenne, sul piano economico, ma un po’ come si sostiene lo sciroccato di casa preda dell’assillo di un hobby, Berthe Morisot è stata una protagonista assoluta dell’arte del XIX secolo. Ora, almeno fra gli addetti ai lavori, questo, bene o male, lo si sa, e talvolta lo si dice. In Italia, fuor d’accademia e fuor di specialisti, anche qualche scrittore dotato di piglio revisionista ha incominciato ad accorgersene, come i prolifici Adriana Assini e Antonio Fasano, che hanno scritto, di recente, due appassionate biografie romanzate su di lei; libri successivi al “pionieristico” lavoro critico-divulgativo di Brigida Di Leo, uscito poco meno di vent’anni fa, che, manco a farlo apposta, s’intitola proprio Berthe Morisot. Professione pittrice, un titolo sintomatico, che contraddice per via dritta l’omertoso referto in morte di cui s’è accennato. Pittrice “professionista”, dunque, Berthe Morisot, nonostante si sia trovata obbligata in quanto donna a formarsi al di fuori dei percorsi ufficiali. Il che, però, detto col senno di poi, per lei non è stata affatto una sciagura, poiché, esclusa dall’École des Beaux-Artes, finì per diventare allieva di Jean-Baptiste Camille Corot e di Édouard Manet - per il quale posò più volte come modella e del quale sposò il fratello minore Eugène, nel 1874, l’annus mirabilis che, come noto, segna anche la nascita dell’Impressionismo. Mai fino a ieri, almeno qui, nel Bel Paese, era stata data la possibilità d’incontrare “di persona” una parte cospicua dell’opera di questa artista, fra le maggiori personalità della pittura tardo-ottocentesca. Per dirne in breve del livello, basti ricordare che un intellettuale del calibro di Paul Valéry - il sommo poeta e pensatore di sangue corso-genovese, che della Morisot fu nipote - l’ha ricordata per iscritto quale paradigma di una nuova estetica.

A colmare la lacuna, corre oggi in soccorso di chi ama la bellezza “Impression, Morisot”, la prima grande mostra in Italia sulla Morisot, allestita proprio qui a Genova, a Palazzo Ducale, dal 12 ottobre 2024 al 23 febbraio 2025. Complici il Museo di Belle Arti di Nizza, gli eredi di terza generazione della pittrice, che hanno prestato vari inediti, e le edizioni Electa, la Fondazione Palazzo Ducale ha colto

l’occasione delle celebrazioni ufficiali del 150º anniversario dell’Impressionismo per importare in Liguria un’esposizione che ha tutte le carte in regola per potersi accreditare come “memorabile”. Curata da Marianne Mathieu, rinomata esperta della Morisot e studiosa tra le più importanti del gruppo di Monet, Renoir, Degas, Sisley e Pissarro, la mostra è corposa: consta di 86 opere, fra le quali alcuni capolavori, fra dipinti, acqueforti, pastelli, acquerelli, documenti fotografici e d’archivio.

Dal punto di vista delle politiche culturali locali, la co-progettazione e la produzione dell’exhibit da parte del gruppo di lavoro capitanato da Beppe Costa e Ilaria Bonacossa rappresenta un “colpaccio”, poiché (anche al di là dei meriti in senso ampio divulgativo) riporta Palazzo Ducale e “la” Palazzo Ducale alla ribalta della scena nazionale in quanto luogo/soggetto di produzione - e non solo di accoglienzadi una di quelle mostre cui il marketing culturale attribuisce volentieri la qualifica di “grandi”.

Prima, si è detto “per importare in Liguria” e non “per importare a Genova”. E lo si è detto non a caso, poiché fra i suoi intenti la mostra di Palazzo Ducale ha anche quello,

Fanciulla con cane, 1886 - Olio su tela, 92 × 73 cm - Collezione privata, CMR 210 - © Christian Baraja SLB

di particolare interesse “nostrano”, di illustrare l’influenza che i due soggiorni in Riviera della Morisot, tra 1881-1882 e 1888 -1889, hanno avuto sull’evoluzione della sua pittura e le reinterpretazioni della nostra architettura nella sua residenza parigina. Pare, infatti, che i colori chiari, le pennellate sempre più libere, al limite dell’astratto, abbiano subito una forte spinta da questa esperienza rivierasca. Sono i focus tematici contenuti lungo il percorso di visita ad approfondire il tema ligustico.

Mentre la logica strutturale dell’allestimento segue, invece, la vicissitudine stilistica della pittura della Morisot, dalle prime copie al Louvre alla svolta impressionista. Lo fa, cioè, assecondando un sobrio, “classico” svolgimento cronologico, che non dimentica, però, di prestare attenzione alla dimensione biografica dell’artista, l’arte della quale è cresciuta e si è sviluppata in ambito familiare. Lo spettacolo della vita urbana, dei suoi caffè, teatri e sale da concerto era precluso alla Morisot dai costumi sociali e dal suo rango. Le condizioni della sua esistenza quotidiana sono all’origine di un immaginario pittorico abitato soprattutto dalle presenze familiari: la madre, le sorelle, le nipoti, perfino sua figlia Julie sono colte e raffigurate dalla Morisot con la capil-

lare sensibilità pittorica di un’ottima allieva del realismo intimista di Corot, entro uno spazio limitato ma aperto a una dimensione paesaggistica profonda - non importa se da interno domestico o da pomeriggio vissuto “en plain air”. La singolarissima maestria che le consentiva di fare delle tele con un “nulla” pieno di qualità poetica ha spinto molto avanti la Morisot: addirittura fino alla pratica del non-finito, che questa eccezionale “non-professionista” ha sperimentato anche in maniera radicale, fino a lasciar trasparire la tela grezza...

Dulcis in fundo, qualche minima informazione pratica su una mostra-evento che è bene non farsi sfuggire. “Impression, Morisot” è aperta tutti i giorni, tranne il lunedì mattina, con orari diversi (lunedì dalle 14 alle 19; martedì, mercoledì e giovedì dalle 9 alle 19; venerdì dalle 9 alle 20, sabato dalle 10 alle 20 e domenica dalle 10 alle 19). I biglietti costano dai 13 ai 18 euro per gli adulti, e 5 euro per i bambini fino ai 14 anni non compiuti.

Ai bimbi e ai ragazzi che frequentano le scuole d’infanzia, la primaria o la secondaria di I e II grado, in margine alla mostra sono dedicati dei laboratori. Per maggiori ragguagli si veda il sito www.palazzoducale.genova.it.● (R.M.R.)

Sfide

il Festival della Scienza torna a Genova per la ventiduesima edizione. Quest’anno ruota intorno alle “sfide” in ambito medico, tecnologico e ambientale. Ma soprattutto, ancora una volta, il Festival sfida la disattenzione, il pressapochismo e la disinformazione animando la città con oltre 260 eventi culturali e laboratori.

La ventiduesima edizione del Festival della Scienza di Genova è alle porte. Nato nel 2003 come iniziativa di traino verso l’anno di Genova Capitale Europea della Cultura, il nostro festival è ormai la più longeva e più importante fra le manifestazioni dedicate alla divulgazione scientifica in Italia e si colloca ai primissimi posti del ranking festivaliero a livello europeo, insieme all’Edinburgh Science Festival di Edimburgo. Come ormai tradizione, il sistema-festival genererà anche quest’anno una vasta, variegata e multidisciplinare costellazione di eventi concepiti e “assemblati” intorno a una parola tematica. “Sfide” è il vocabolo prescelto come fil rouge orientativo fra i circa 260 eventi e le oltre 30 location che faranno Festival in città per undici giorni - dal 24 ottobre al 3 novembre. Si tratta, evidentemente, di un plurale fortemente evocativo e, appunto, sfidante, poiché contiene in sé le idee della competizione e della provocazione (guardando alla Treccani, la sfida, infatti, è la “provocazione dell’avversario a duello o a qualsiasi altra competizione”) o perlomeno l’invito “a misurarsi, a confrontarsi in una prova di abilità o forza” (come ci ricorda invece il De Mauro - e ricordiamo noi, en passant, che anche l’autore di questo “mitico” vocabolario, Tullio De Mauro, fu ospite della kermesse genovese nella sua edizione inaugurale).

Ma a chi o, meglio, a cosa, lancia le sue sfide l’imponente macchina esperienziale e culturale guidata dalla direttrice Fulvia Mangili? All’ignoranza e al pressapochismo intellettuale, verrebbe subito da dire. E poi, ma forse soprattutto, alla disattenzione, a più livelli, compresi quelli didattici e, in senso ampio, formativi, per la cultura scientifica.

Ma le sfide, come si sa, non le si lancia soltanto. Le sfide si raccolgono. E quelle con le quali deve confrontarsi il Festival 2024 sono prima di tutto sfide interne, relative ai recenti passaggi di consegne fra i “timonieri” della manifestazione, i Presidenti dell’Associazione Festival della Scienza e del Consiglio Scientifico del Festival. Meno di quattro mesi fa Massimo Nicolò è succeduto, infatti, a Marco Pallavicini al comando della società che il Festival organizza e gestisce, e Carlo Federghini è subentrato ad Alberto Diaspro nel ruolo apicale dell’organo associativo deputato a garantirne la credibilità scientifica.

Oftalmologo di lunga esperienza accademica e già vicesindaco di Genova, Nicolò è il responsabile del Centro retina e maculopatie della Clinica Oculistica dell’UniGe. Mentre Carlo Federghini, fisico d’illustre curriculum, negli ultimi anni è stato Dirigente di Ricerca dell’INFM e Direttore dell’Istituto SPIN del CNR. A loro due e ai team che li supportano va e andrà il compito di manteneree se possibile, anzi, di alzare ulteriormente - la qualità complessiva dell’offerta di un macro-laboratorio di comunicazione ed esperienza sinergica dell’universo scientifico che non ha uguali sul territorio nazionale, ma che pure ha l’obbligo di continuare a innovarsi ambendo a risultati ogni anno sempre più soddisfacenti: sia per il proprio pubblico (i bambini e i ragazzi in età scolare così come gli appassionati, i curiosi e, insomma, noi cittadini tutti), sia per la comunità scientifica che chiama a esibirsi

e raccontarsi, sia per gli sponsor e i supporter che ne consentono la realizzazione.

Detto delle sfide interne, guardando al mondo fuori di sé, il Festival di questa prima edizione dell’era (quadriennale) Nicolò-Federghini pone sotto la lente d’ingrandimento alcune delle più ardue sfide del nostro tempo - e di quelli che ci aspettano immediatamente dietro l’angolo ottuso dell’oggi: le grandi, temibili sfide legate alla salute (dell’uomo e del pianeta che lo ospita) e quelle in vario modo legate alla conoscenza e alla ri-articolazione umana e post-umana della cosiddetta realtà. Se medicina, Intelligenza Artificiale e sostenibilità ambientale sono le parole che riassumono i “capitoli” principali delle proposte programmatiche della manifestazione, in primo piano, quest’anno, sarà la matematica, col suo linguaggio simbolico universale, capace di far da ponte fra le diverse discipline che abitano il cosmo iperdinamico della ricerca scientifica e delle sue molteplici applicazioni tecnologiche.

Come sempre da più di vent’anni, il calendario della manifestazione comprende mostre, laboratori interattivi, conferenze, spettacoli ed eventi speciali, vigilati e/o condotti da 800 giovani coinvolti in vari ruoli, tra cui animatori e studenti in alternanza scuola-lavoro.

Ad aprire la lunga raffica verbale dei 280 ospiti, giovedì 24 ottobre, nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, sarà il matematico Alfio Quarteroni, un vip nel campo della matematica applicata. La sua lectio magistralis Il battito della matematica sarà incentrata sul simulatore iHeart, un modello che riproduce per la prima volta la funzionalità completa del cuore umano, sviluppato anche grazie all’uso dell’intelligenza artificiale.

Per restare al cuore, a farlo battere forte a chi ama conoscere qualcosa delle sfide spaziali e dei misteri “di frontiera”, saranno gli incontri con l’astrofisico e astronauta Umberto Guidoni, attore di due missioni della Nasa a bordo dello Space Shuttle, e con il colonnello, ingegnere e astronauta dell’Aeronautica Militare Walter Villadei.

Al di là del palinsesto di conferenze e speech di ogni ordine e grado, da segnalare sono ancora almeno i numeri importanti che riguardano l’offerta “permanente” del Festival, che quest’anno consta di 16 mostre e oltre 100 laboratori allestiti. Tra le prime spiccano Agorà, che conduce alla scoperta della matematica del Mediterraneo antico, a cura del Consiglio Nazionale delle Ricerche, EarthSkopio, dedicata all’esplorazione dei fenomeni terrestri, a cura dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e Upgrade, un viaggio attraverso le recenti sfide della ricerca scientifica, a cura dell’Istituto Italiano di Tecnologia.

L’entusiasmo tutt’altro che calante per il Festival della Scienza è testimoniato dal numero di biglietti che sono stati acquistati in prevendita. Due dati possono bastare a dar contezza del credito maturato negli anni dalla kermesse: prima ancora della pubblicazione del programma, in pochi giorni sono stati sottoscritti migliaia di abbonamenti “a scatola chiusa” in promozione Early Bird; e a una sola settimana dall’apertura della biglietteria online erano già state registrate più di 30.000 prenotazioni!

Per saperne di più e prendere visione del programma nella sua interezza si ricorra al sito www.festivalscienza.it , dov’è attiva anche la vendita in rete dei biglietti.● (R.M.R)

CULTURA & SOCIETÀ

Le beffarde immagini di denuncia delle crisi del nostro tempo.

di Luciano Caprile

Nel 1954 Asger Jorn, principale fondatore del Movimento Cobra, era approdato ad Albissola, grazie ai buoni uffici di Enrico Baj, poiché voleva continuare a sperimentare la manipolazione delle terre nella fabbrica di Tullio Mazzotti ovvero Tullio d’Albissola. Nell’estate di quell’anno Jorn lancerà gli Incontri Internazionali della Ceramica a cui parteciperanno, tra gli altri, Karel Appel, Corneille, Sebastian Matta, Enrico Baj, Agenore Fabbri, Lucio Fontana, Emilio Scanavino, Sergio Dangelo.

Sembra ieri e sono passati settant’anni e proprio l’anno scorso, di questi tempi, se ne è andato Giovanni Poggi, l’ultimo dei grandi protagonisti di quell’epoca che negli antichi spazi della Fabbrica San Giorgio da lui diretta aveva aiutato a far nascere le opere dello stesso Jorn e di Wifredo Lam. Per ricordarlo, lo scorso agosto è stato presentato da Fabio Fazio al numeroso pubblico accorso in una piazza di Albisola Superiore un lungo documentario a lui dedicato.

L’8 ottobre il Museo della Ceramica di Savona, il MUDA (Museo Diffuso Albisola) di Albissola Marina e la Casa Museo Jorn hanno accolto una mostra dedicata all’opera ceramica di Baj a cura di Luca Bochicchio. Si tratta di una sezione della rassegna “BAJ. Baj chez Baj” inaugurata lo stesso giorno (si concluderà il 9 febbraio) nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano per celebrare il centenario della nascita di questo grande artista del secondo Novecento. Per Baj la venuta nel 1954 ad Albissola ha rappresentato un momento significativo della sua esperienza creativa perché gli ha permesso di conoscere le possibilità espressive della ceramica che in seguito ha ripetutamente sperimentato con interessanti variazioni. E che in tale circostanza trova un’ampia documentazione. Ma per comprendere compiutamente il profondo significato del messaggio lanciato dal maestro milanese occorre visitare la rassegna milanese, curata da Roberta Cerini Baj e da Chiara Gatti (col prezioso supporto di un catalogo edito da Electa) che, partendo dalla Sala del Lucernario di Palazzo Reale, si estende con una cinquantina di opere nell’attigua e maestosa Sala delle Cariatidi. Infatti i visitatori si trovano subito a contatto con quell’”Apocalisse” avviata da Baj nel 1978 e ampliata anno dopo anno fino alle soglie del Duemila. Si tratta di un frammentato polittico di quasi cento metri quadrati che riassume il significato più profondo e critico del suo lavoro che, attraverso l’apparenza beffarda, ironica e giocosa di molte sue opere, esprime la profonda crisi della nostra società e del nostro tempo. E questo è un

La mostra è stata resa possibile anche grazie al supporto di Vinavil (Gruppo Mapei). Non si tratta di un coinvolgimento casuale: Enrico Baj che ha sempre lavorato con il collage, ha fatto uso di diversi tipi di colle, ma sopra a tutte c’è Vinavil, di cui il Maestro scrive nei suoi testi autobiografici. Di seguito una delle numerose citazioni del rapporto simbolico di Baj con la colla: «La tecnica moderna mi procura il Vinavil, portentosa colla che attacca tutto, che lega e sorregge ogni cosa, anche i ricordi, anche la polvere, anche gli onori e i disonori. Ti impiastro tutto nel quadro: amori, dolori, mali di pancia, medaglie, trine, targhe e specchi, specchi scomposti entro i quali la mia immagine si rompe e così mi piace di più» (Enrico Baj, Autodamé, Abscondita, ed. 2023) n

comportamento che egli ha adottato a partire dagli esordi ovvero dalla fondazione nel 1951 con Sergio Dangelo del “Movimento Nucleare”. In quegli anni i timori della gente erano legati alla presenza inquietante di quella “guerra

Enrico Baj, Ubu , 1961, tecnica mista su stoffa, 160x125cmCollezione privata, Courtesy Giò Marconi, Milano
Jaguer e la moglie Simone, Jorn, Dendal, Malitte, Baj, Matta, Corneille, Fabbri, Tullio d’Albisola - Albissola, photo Henny Riemens

fredda” che rischiava di tradursi all’improvviso in un conflitto atomico. Baj trasferisce tale evenienza in figure ectoplasmatiche che in qualche misura sono sopravvissute alla catastrofe avendo perduto ogni parvenza di umanità. Questi personaggi costituiranno il seme che darà vita ai successivi protagonisti delle sue storie: nasceranno i celebri “generali” carichi di medaglie e le “dame” dai nomi altisonanti e dall’assenza di sostanza sotto il vacuo splendore di una illusoria apparenza. E qui emerge il rischio di quell’incontrollato potere politico o militare e di quella carenza civica e intellettuale che può minacciare le basi della nostra esistenza. Infatti le circa cinquanta opere collocate nella Sala delle Cariatidi seguono un percorso che ricalca tale logica: si parte da alcune realizzazione del periodo nucleare e si continua con gli “ultracorpi”, le “parate”, “I funerali dell’anarchico Pinelli” strutturalmente suggeritigli dalla “Guernica” di Picasso, i “generali”, il “meccano”, i “mobili”, gli “specchi” e le “dame” caratterizzate da quell’assenza di sostanza raccontata da Italo Calvino fino alle “dame idrauliche” dell’ultima stagione. Questo era Enrico Baj, che sapeva interpretare le crisi del nostro tempo avvalendosi dell’illusoria casualità di una frangia, di un oggetto di scarto, di tappi, di merletti, di quadranti d’orologio pronti a tradursi in beffarda immagine di denuncia.●

Enrico Baj, Folla, 1992, maiolica dipinta in policromia, cm 65x531. Collezione Confartigianato Ravenna. Courtesy Archivio Baj, Vergiate

CULTURA & SOCIETÀ

È approdato a Genova, dove era stato ideato una quarantina di anni fa, il premio letterario nazionale per la donna scrittrice, il primo riconoscimento in Italia, e per diversi anni l’unico, riservato alla letteratura femminile. La 39ª edizione, varata lo scorso 27 settembre dal Comune del capoluogo ligure, si concluderà sabato 8 marzo 2025, Festa della Donna, a Palazzo Ducale, con la cerimonia di premiazione. Prima d’ora, il premio era stato organizzato per 37 edizioni dal Comune di Rapallo, a lungo in collaborazione con la Banca Carige, e, per una sola edizione a carattere sperimentale, nel 2023, dal Comune di Savona. All’esordio dell’iniziativa, nel 1985, nel nostro Paese l’emancipazione della donna era ancora piuttosto arretrata, sulla scia di un recente passato di stampo patriarcale. Basti pensare che solo nel 1981, appena quattro anni prima, erano stati aboliti il delitto d’onore e il matrimonio riparatore e che, nel Codice penale, lo stupro continuava a essere con-

di Pier Antonio Zannoni

siderato un crimine contro la morale pubblica e non contro la persona. La donna era svantaggiata nel lavoro e nella società. Il mondo della letteratura non faceva eccezione. Secondo una concezione dura a morire, condivisa anche da uomini d’ingegno, la sua attività avrebbe dovuto limitarsi alle occupazioni proprie della sfera familiare. Tra le scrittrici, allora assai meno numerose degli scrittori, erano poche quelle che riuscivano a emergere; non di rado, anche se di indiscutibile talento, con difficoltà e fasi di oblio. Basti pensare ad Anna Maria Ortese. Il premio nacque come omaggio alla donna in quanto scrittrice. Lo scopo dell’iniziativa, evidenziato nel primo bando e mai dimenticato, era quello di “incoraggiare e valorizzare l’attività letteraria femminile”. Così è stato nei decenni che si sono succeduti. Il premio, diventato ben presto un punto di riferimento per le scrittrici, è stato negli anni uno stimolo e un termometro della loro crescita, anche numerica, della loro evoluzione. Ciò si deve, in buona parte, a una giuria di qualità, guidata, per un trentennio, da due “mostri sacri” come Carlo Bo, prima, e Leone Piccioni, poi. Attualmente il presidente è il critico Elvio Guagnini, docente emerito di letteratura italiana all’Università di Trieste, affiancato dal vicepresidente Francesco De Nicola, già docente di letteratura italiana contemporanea all’Università di Genova, tuttora professore a contratto all’Università di Granada e presidente della Società Dante Alighieri di Genova. L’albo d’oro del premio annovera i nomi di circa duecento scrittrici, che hanno calcato la scena letteraria dagli anni Ottanta del secolo scorso ai giorni nostri. Tra loro, alcune esordienti sconosciute, che il premio ha “scoperto” e contribuito a lanciare verso il successo, come Susanna Tamaro, Margaret Mazzantini e Rosella Postorino; senza dimenticare Donatella Di Pietrantonio e Federica Manzon, recenti vincitrici rispettivamente del premio Strega e del premio Campiello 2024. Il bando della 39ª edizione, emesso dal Comune di Genova con la firma del Direttore di Area Politiche Culturali Gloria Piaggio, è stato presentato a Palazzo Tursi. Per l’Amministrazione, sono intervenuti lo stesso Direttore di Area, il coordinatore del Tavolo della Cultura Giacomo Montanari e l’assessore alle Pari Opportunità Francesca Corso, che così si è espressa: «Un’iniziativa di grande prestigio, che per la prima volta si svolge a Genova e che sin dalla sua creazione ha avuto un ruolo fondamentale nella promozione e nella valorizzazione dell’attività letteraria femminile, offrendo a tante autrici l’opportunità di farsi cono-

scere e apprezzare nel panorama culturale italiano. Questo è un momento cruciale per dare voce e visibilità alle donne che scrivono, un atto di coraggio e bellezza che merita di essere celebrato».

Nell’occasione, Francesco De Nicola ha idealmente collegato l’approdo a Genova del premio al femminile con l’eredità lasciata da alcune scrittrici - giornaliste, particolarmente attive nella vita culturale genovese della prima metà del secolo ventesimo, come Flavia Steno, Willy Dias e Camilla Bisi. In particolare, Flavia Steno, firma del “Secolo XIX”, già a partire dalla fine dell’Ottocento pubblicò una trentina di libri che bene testimoniano il costume nell’Italia del periodo antecedente la Seconda guerra mondiale. Tra questi, il romanzo “Sissignora”, ristampato pochi anni fa, uscito a puntate nel 1940 sulle pagine del quotidiano “Il Lavoro” con il titolo “La servetta di Masone”, che è dedicato alla triste condizione delle donne di servizio, obbligate alla più rigida obbedienza, nella Genova degli anni Trenta. Per ritornare al bando della 39ª edizione, possono partecipare al premio le autrici maggiorenni, senza distinzione di nazionalità o cittadinanza, che presentino opere di narrativa in lingua italiana, pubblicate per la prima volta a partire dal 1º maggio 2023 con case editrici o autopubblicate, provviste di codice ISBN. Entro il prossimo 15 novembre, le autrici o le rispettive case editrici dovranno inviare dodici copie dell’opera prescelta a: Segreteria del Premio Letterario Nazionale Donna Scrittrice, Sistema Bibliotecario Urbano, via del Seminario 16 - 16121 Genova. Entro l’11 gennaio del 2025, la giuria tecnica sceglierà le tre opere finaliste e assegnerà direttamente il “premio Opera Prima” all’opera di una scrittrice esordiente e il “premio Speciale della Giuria” ad altra opera giudicata di particolare valore culturale. Successivamente, i volumi della terna finalista saranno esaminati da una giuria popolare formata da trenta lettori, scelti dal Comune di Genova. Le preferenze sulle tre opere verranno espresse congiuntamente da entrambe le giurie, tecnica e popolare, con voto segreto, nel corso della manifestazione conclusiva del Premio che, come detto, avrà luogo sabato 8 marzo 2025 a Palazzo Ducale. L’autrice dell’opera più votata sarà insignita del “premio per la donna scrittrice - 39ª edizione - Genova 2024”, consistente in 5.000 euro. La seconda classificata riceverà un premio di 3.000 euro; la terza classificata riceverà un premio di 2.000 euro. Le vincitrici del premio “opera prima” e del “premio speciale della giuria” riceveranno, ciascuna, un premio di 2.000 euro.●

Torna in libreria la saga familiare dei Menabrea, produttori della famosa birra.

INDUSTRIA & LETTERATURA roMAnzo Come in un

La birra Menabrea esiste da quasi 180 anni. Con il suo bel romanzo “La salita dei giganti” (Feltrinelli 2022 e poi 2024) Francesco Casolo la fa esistere di più. Nel senso che l’addiziona di una storia - quella della famiglia che l’ha “inventata” e l’ha prodotta: i Menabrea, appunto - piena di pathos e verosimiglianza; col risultato di sottrarla alle sole lusinghe del palato dei birrofili e/o alle spire del marketing aziendale, ed elevarla a “sostanza mitica” (altri direbbero, più pianamente, a “correlativo oggettivo”), intorno alla quale si districa un’epopea appassionata e appassionante, come soltanto la letteratura e il cinema sanno fare.

La trama del libro è articolata ma lineare. Lineare ma briosa, piena di digressioni e vie traverse, colpi di scena e sentimenti esibiti. Un po’ come sapevano esserlo, qualche anno o decennio fa, nell’ambito della fiction da piccolo schermo, le cosiddette “soap opera” e ora tendono a esserlo le serie televisive. Prima del Prologo, che ambienta a Biella nel 1882, Casolo inserisce un albero genealogico di quattro generazioni, con dentro ventiquattro fra Menabrea e parenti dei Menabrea (in particolare i Squindo e i Thedy, che ancora oggi, con Franco Thedy, esprimono l’AD di Birra

Genova Impresa - Settembre / Ottobre 2024
di Massimo Morasso

Menabrea Spa) in qualche modo rilevanti ai fini della sua narrazione. Questo per dire con un gesto d’autore che, se la protagonista principale del romanzo è Eugenia detta Genia Menabrea, il libro dà voce e memoria anche a una compagine piuttosto nutrita dei suoi consanguinei, venuti al mondo sia prima sia dopo di lei. “La salita dei giganti” è infatti un romanzo corale, che affronta grosso modo trent’anni di vita dei Menabrea e accoliti, dal 1882 al 1911, con al centro, in particolare, le vicissitudini delle donne di famiglia, e un romanzo storico in senso manzoniano, fondato com’è su un accurato lavoro di ricerca messo al servizio di un sicuro talento del “montaggio” narrativo. Un talento anche stilistico, che ha portato Casolo a costruire con garbo affabulante una corposa saga familiare, epica e intima nello stesso tempo, e a riscuotere un più che discreto successo di vendite, grazie all’impiego di una lingua controllata e senza asperità. Circostanza che ha indotto il suo editore, qualche mese fa, a proporla in riedizione anche nella colla-

na che si rivolge al cosiddetto grande pubblico, l’Universale Economica, a meno di due anni dalla sua prima uscita. I giganti evocati nel titolo non sono quelli di pirandelliana memoria, naturalmente, ma sono anch’essi “giganti della Montagna” e, per la precisione, di una delle più imponenti e regali fra le montagne italiane e non solo, il Monte Rosa. Così, “giganti”, Carlo Menabrea di Gressoney, papà di Genia, figlio di Jean-Joseph, di antica stirpe walser, che fu il primo importatore della birra in Italia e il fondatore, nel 1872, della “G. Menabrea & Figli”, chiamava i monti e le vette del massiccio del “suo” monte, il Monte Rosa: il Castore, i Lyskamm - occidentale e orientale -, il Naso del Lyskamm, la Punta Dufour, la Zumstein, la Piramide Vincent... tutti i giganti, appunto, che fungono da straordinario teatro naturale per il vero e proprio rito d’iniziazione (con birra) con il quale, nell’agosto del 1882, l’ormai ricco birraio elesse, senza rivelarglielo, la sua secondogenita Genia a erede designata a portare avanti la tradizione di famiglia. Sul resto della “trama” non è forse bene insistere, per non rischiare di togliere parte del godimento della lettura del libro a chi piacesse farla... ma giova rivelare perlomeno ancora due cose, entrambe intriganti, per quel possibile lettore: la prima è che la futura manager d’azienda Genia Menabrea, al tempo della sua “salita dei giganti” aveva solo sei anni (!); la seconda è che il plot, nel suo complesso, si compone di una serie di detti, fatti, intrighi, amori, gelosie, successi, cadute e nuovi, travolgenti successi, tramite i quali a emergere sono la determinazione e il coraggio con cui le donne Menabrea - su tutte le due Eugenie, Genia e sua madre, che portava il suo stesso nome - hanno saputo entrare nel mondo degli affari, “fare impresa” e ritagliarsi il proprio spazio nella storia. Nella storia dell’azienda e, di conseguenza, nella storia del libro, ma anche nella storia tout-court: quella che porta dalla Belle Époque alle soglie del primo conflitto mondiale. Beninteso, “La salita dei giganti” non è un romanzo a tesi di taglio femminista. Le sue protagoniste non sono dei tipi ideali, dei modelli di donne forti e indistruttibili, capaci di vincere tutte le sfide e sbaragliare nemici e “competitor”. Sono figure letterarie (per virtù di Casolo) modellate su persone vere, una delle più straordinarie abilità delle quali ha consistito nel saper individuare a chi affidarsi. Nel caso di mamma Eugenia quando, giovane vedova, consegnò, seppure temporaneamente, la responsabilità della gestione della fabbrica a uno dei suoi fratelli; nel caso di Genia, rimettendosi alla sapienza artigiana di Gregor il birraio, che la introdusse ai segreti della produzione della fortunata bevanda, e poi al talento gestionale di suo marito Emilio (Thedy), discendente di quegli Zimmerman che iniziarono, assieme al nonno Jean-Joseph, a prendere in mano le sorti della birreria e a portarla, in pochi anni, a essere famosa a livello nazionale.

Un libro come questo riconcilia con l’idea che la letteratura, anche quella non grandissima, possa riuscire ad andare un passo oltre la comunicazione aziendale. Non esiste niente di più propizio della creazione di un “mito” per via di narrazione, per veicolare dei valori, e, dietro di essi, gli uomini e le donne che li incarnano e li portano avanti. Per cui (parafrasando il titolo del miglior libro di Alberto Savinio) viene la voglia di suggerire: “Fate narrare, imprenditori, la vostra storia!” ●

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