Alephactory - Arti Grafiche Boccia per la creatività urbana

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quando sono “gridate” dalle insegne. Ancora una volta ricordiamo Kržižanovskij: “Il compito puramente pratico dell’insegna che si espone con le sue linee e le sue lettere, è di impossessarsi in un modo o nell’altro della strada… È dunque per conquistare lo spazio – continua lo scrittore – che le lettere giganteggiano... e si rivestono di colori a volte tanto vividi da essere accecanti.” (4). La conquista dello spazio fisico e dello spazio mentale è compito dunque dell’insegna, per “fare in fretta ad entrare nelle coscienze, quasi penetrare nel cervello dei passanti prima che questi siano passati”. Velocità e immediatezza di ricezione e lettura ne sono gli strumenti di cui l’insegna si serve per questa sua conquista . Analogamente i murales e i graffiti contemporanei: composti d’immagini di lettere, cifre, linee e volumi ovvero di lettere e cifre che mimano o diventano immagini, hanno bisogno di immediatezza e fulmineità di ricezione da parte del destinatario che deve essere catturato quando sta camminando, quando è al volante dell’auto o quando, fermo, vede scorrere una scrittura impressa sulla fiancata di un treno. Scritture e immagini destinate, dunque, alla rapidità lampeggiante quelle dei murales: comunicazioni consapevoli del bisogno di conquistare spazio nella selva delle parole e dei messaggi che si affollano nel nostro mondo della comunicazione e che devono, perciò, assumere forme e colori aggressivi e sfacciati o dimensioni adatte a scavalcare il volume sonoro delle voci, dei 10

suoni e dei rumori che intasano e stordiscono l’odierna civiltà. Dal canto suo il cosmo della comunicazione dell’immagine tradizionalmente ed educatamente stampata sembra astutamente adeguarvisi, mettendo le scatole dei detersivi, il corpo di belle fanciulle e i sorridenti faccioni dei nostri politici a giganteggiare su intere facciate dei palazzi delle nostre città. Certo diffuso, perbenistico e scandalizzato approccio con fenomeni di arte contemporanea, di arte spontanea e di arte povera tende oggi a confondere il Muralismo con il Graffitismo, che, a causa della diffusione di espressioni deteriori, invasive e vandaliche, è assai più avvertito come esternazione di disagio sociale, di violenza grafica e di manifestazione di protesta, che non conosciuto e valutato come movimento estetico. Si dimentica così la rivoluzione pittorica degli anni venti dello scorso secolo deflagrata in Messico con Josè Clemente Orozco e, soprattutto, David Alfaro Siqueiros, che nella sua Autobiografia del 1945 rivendicò al Muralismo la prerogativa d’essere “pittura che non si può comprare, né vendere, che parla ad ogni passante…della stessa dignità della grande pittura religiosa d’altri tempi”. Si dimentica, anche, che nel 1933 Campigli, Carrà, Funi e Sironi firmarono il Manifesto della pittura murale. Si dimenticano la scuola newyorkese con i muri astratti di Jason Crum, le creazioni di Morellet a Parigi e di Hammersen ad Amsterdam. Del resto Orozco e Siqueiros erano stati in Francia e in Italia a studiare

la pittura del cinquecento e i grandi cicli pittorici dovuti al lavoro collettivo di bottega. I murales della Arti Grafiche Boccia nascono dal lavoro d’equipe di una vera e propria bottega d’arte che, all’uso di strumentazioni di avanguardia, ha impresso lo spirito di coesione che è caratteristico dell’operare in gruppo e dello stare insieme intorno ad un progetto comune, con una forte coesione complanare di risorse umane; coesione nella quale, tra la nascita del progetto e la sua realizzazione, non c’è segmentazione verticale di competenze e di compiti, ma evidente fusione di energie, di sforzi, di stimoli e, perfino, di emozioni. La ripresa fotografica delle varie e succedanee fasi della composizione dei murales del grande capannone rende visibile questa complanarità sinergica del lavoro di squadra, che impronta di sé anche lo spirito coesivo del quotidiano lavoro di produzione industriale. La Arti Grafiche Boccia ha incrociato i suoi interessi e i suoi obiettivi estetici con quelli della Inward, diretta da Luca Borriello che ha al suo attivo il suggestivo progetto della Histoire d’A. La Inward ha prodotto il progetto Alephactory, un vero e proprio laboratorio delle lettere, sostenuto con molta convinzione dalla Boccia. Nove artisti hanno tematizzato la lettera “B”, dandole vita e vitalità oltre il suo valore di iniziale e di alfiere di parole, declinandola in forme, corpi e volumetrie fantasiose ed evocative. Sui murales che coprono il prospetto dei capannoni della Arti Grafiche Boccia, nella zona industriale di Salerno, allora, il motivo conduttore figurativo potrebbe essere definito. Variazioni grafiche sul tema della lettera “B”. La “B” è un fiore avvolto di steli e di caulicoli; ma è anche un pezzo dei vecchi giochi di costruzione dei bambini degli anni cinquanta del secolo scorso; o, anche, è disegno di un mobile


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