soddisfazione, non esisteva un telaio adatto: è stato creato a partire dal disegno finale, perfezionando i “quattro pali” per ottenere il velluto soprarizzo Grottesche.» A questo punto è opportuno domandarsi quale sia il ruolo della tradizione; in che misura la nobile storia di una tessitura antica abbia a che vedere con quanto viene realizzato nel presente, come si coniughi la storia con il ritmo delle produzioni contemporanee. Ho buoni motivi per pensare che il valore della tradizione, che pure è condizione necessaria, non sia sufficiente. Spesso la “moda dell’archivio” nasconde la complessità esistenziale e le professionalità che rendono un’impresa in grado di competere nel tempo presente. Parte della risposta la si può trovare nel concetto di matrice
intellettuale coniato da Alberto Cavalli, ossia nella capacità di tenere insieme il “saper fare” con la “cultura del fare”, esprimendo contemporaneità e non mera celebrazione. Anche le “due date di nascita” della Tessitura Bevilacqua suggeriscono uno spunto di riflessione. Le prime evidenze dei Bevilacqua risalgono a fine Quattrocento, quando il nome del tessitore Giacomo Bevilacqua compare tra i committenti di un’opera del pittore Giovanni Mansueti. Il Rinascimento – fin troppo spesso evocato per celebrare il made in Italy – qui ha un senso preciso. Esserci, a Venezia, tra il Quattro e il Cinquecento, significa prendere le mosse quando, in Europa, tutto comincia, in termini di antropologia del gusto. L’Ottocento rappresenta l’altro inizio, quello della modernità, con la rivoluzione industriale che, partendo proprio dal tessile, cambia il significato del vestire e dell’arredare. Dal 1874, anno della fondazione ufficiale, Bevilacqua si pone come alternativa impeccabile a un futuro solo meccanico, senza peraltro trascurare quest’ultima opzione. A Conegliano, i telai jacquard sono meccanici, seppure richiedano sempre la mano umana. La circolarità della moda consiste nella capacità di cogliere il presente metabolizzando il passato. È il caso degli abiti realizzati in collaborazione con Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica di Dior, per il “Tiepolo Ball” a Palazzo Labia che riecheggia lo storico “Ballo Beistegui”, emblema della rinascita post-bellica. Ecco che tra tempo reale e tempo simbolico, Emanuele Bevilacqua attinge al “tempo ucronico”, cioè all’immaginario della moda – come teorizzano Caroline Evans e Alessandra Vaccari – alla fantasia e al pensiero innovativo senza i quali non ci è permesso sognare, né godere di ciò che altri hanno sognato e realizzato per noi. •
IN APERTURA: fili di seta rossa.
tessitura del velluto "soprarizzo";
La Tessitura Luigi Bevilacqua
le mani dei maestri separano
impiega ancora oggi antichi telai
con cura i fili rossi dell'ordito per
settecenteschi, via via restaurati.
preparare il telaio jacquard alla tessitura di motivi in broccato;
A LATO: Emanuele Bevilacqua all'interno
il telaio del XVIII secolo utilizzato
dell'atelier fondato dal nonno Luigi,
in origine per la tessitura della seta
erede della splendida storia dei tessuti
qui intreccia velluti, sete e damaschi.
operati veneziani.
Gesti lenti nell'esecuzione: la più abile delle tessitrici non può
PAGINA ACCANTO, DALL’ALTO VERSO
creare più di 30 cm al giorno
IL BASSO: le navette, strumenti per la
di prezioso tessuto.