Luglio agosto 15

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ANNO 7, NUMERO 7/8

PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA UILTRASPORTI CAMPANIA

LUGLIO/AGOSTO 2015

Editoriale

La rabbia di chi rivendica il diritto alla retribuzione

Meno equilibrio

Il caso Eav: pagamenti rateizzati, proteste dei lavoratori, il disappunto dei viaggiatori

per andare avanti

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e convinzioni circa la inadeguatezza del modello europeo di come stare insieme sono sempre più palesi, anche se l’attenzione di volta in volta si sposta sempre su fattori di emergenza, che tali resteranno se non si metterà mano ad una vera rivisitazione degli strumenti di cooperazione, mai nella disponibilità degli organismi del parlamento europeo liberamente eletto dai cittadini. L’ultima vicenda che ha coinvolto e per alcuni aspetti provato a travolgere la Grecia la dice lunga sulla malcelata volontà di alcuni governi di interferire e in alcuni casi anche destabilizzare gli equilibri interni di Paesi che forse non hanno governi rispondenti alle logiche di schieramento che accomunano soprattutto quelli di paesi del nord Europa. L’esposizione dei Paesi che si affacciano nel Mediterraneo non è mai elemento di valutazione circa le difficoltà politiche ed economiche a cui devono far fronte, talvolta per situazioni ereditate proprio per le valutazioni ed i controlli che la stessa UE insieme al FMI non ha voluto o potuto operare sui bilanci per accettarne l’adesione alla moneta unica. La mancanza di ogni forma di protagonismo della Commissione e dello stesso Parlamento europeo, si infrange sempre e comunque di fronte alle riunioni del Consiglio d’Europa, che costituito dai capi dei Governi dei singoli Paesi, persegue interessi di parte che derivano troppo e sempre dalla riunione dei Ministri dell’Economia, che risulta pertanto il luogo unico e vero dove si definiscono le coordinate dello stare insieme, che finiscono per strozzare le economie più deboli destinate così a diventarlo sempre di più. Lo scontro tra un ministro di un Paese e la stessa BCE, non avrebbe motivo di esistere se la commissione e il parlamento potessero essere svincolati dalle decisioni che, nella migliore delle ipotesi, sono prese tra due paesi per poi essere imposte al resto dei 28, che sembrano sempre più essere spettatori paganti di uno spettacolo che non hanno né condiviso né prenotato. A sentire tutti i protagonisti interessati nessuno immagina l’uscita della Grecia, eppure un ministro, per quanto tedesco, ne aveva disegnata ed auspicata la scomparsa, forse per pura contrapposizione ad un capo di governo straniero che ha avuto sicuramente il merito di mostrare al mondo tutta la inadeguatezza di un modello che soprattutto esclude, ritenendo affidabili più le banche che lo stesso paese in cui le stesse operano. Trasferire risorse ad un Paese non è la stessa cosa che passarli alle sue banche, è palese come tutti gli aiuti se continuano a fermarsi e girare nel sistema bancario mai arrivano ne arriveranno ai cittadini, che impossibilitati a spendere mai rimetteranno in piedi il sistema della spesa e dei consumi, senza il quale lo sviluppo resterà un auspicio. Le regole economiche e la cura tedesca di austerità frenano le economie fino alla paralisi, non Pag. 2 affrontando il tema della

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uglio è iniziato in modo assai rovente, per una parte dei lavoratori del trasporto pubblico locale di questa Regione. Lavoratori arrabbiati. Arrabbiatissimi. E a ragione, altroché. Stiamo parlando dei lavoratori Eav, di quei dipendenti che hanno subito una decisione incomprensibile della loro dirigenza che ha ben pensato di rateizzare gli stipendi. La Dirigenza, o come qualcuno l’ha recentemente e fantozzianamente definita, la “Governance” aziendale di EAV, a fine giugno ha lasciato quindi oltre tremila lavoratori a secco, senza paga per giorni e giorni! Il tutto senza comunicare una data certa di pagamento della spettante retribuzione. Il colmo è giunto quando, dopo 6 giorni dalla solita data di erogazione dello stipendio, forse come segno di “gentile concessione” (regionale o aziendale, questo ancora ci sfug-

Venduta Tirrenia al numero uno di Moby, Vincenzo Onorato Pag. 3

ge…), la retribuzione degli stessi lavoratori è stata accreditata per metà! A onor del vero, questa storia ha un lieto fine per quel che riguarda le spettanze dei dipendenti EAV, che nel giro della successiva settimana si sono finalmente visti accreditare la loro seconda metà dello stipendio di giugno, nonché la quattordicesima mensilità, quest’ultima erogata piuttosto regolarmente. Eppure, il lieto fine sarebbe tale se questa storia non avesse avuto ripercussioni sull’utenza, sull’immagine aziendale, sulla credibilità dell’intero sistema di Trasporto Pubblico Locale. Per questo, in effetti… il finale non ci rasserena affatto. Perché questa decisione incomprensibile, da un lato colpisce direttamente i lavoratori ma dall’altro penalizza il servizio agli utenti, sia per i pendolari ormai abituati ai disagi, sia per i turisti che sono sempre più

Lo scenario Ctp: grandi attese ma ancora pochi fatti concreti Pag. 4

La mancata erogazione delle spettanze per i dipendenti EAV Pag. 5

spaesati nelle stazioni Eav in cerca di treni fantasma. Il ritardato accredito delle pghe è un problema che si ripete da tempo, e questa volta, per lottare per il loro stipendio, i lavoratori proprio non ci stanno più. La sensazione, o meglio la certezza, è che si stia giocando sulla pelle di questi lavoratori esasperati e di quegli utenti inferociti. A fronte delle 520 corse che la Circumvesuviana effettuava fino al 2010, oggi se ne effettuano 268, causa mancanza di materiale rotabile. Dei 70 elettrotreni che l’azienda avrebbe dovuto avere a disposizione ne circolano oggi, nei giorni fortunati, una cinquantina, un terzo dell’intero parco treni. Come fanno gli utenti a non perdere la calma? Come fanno i viaggiatori a credere al diritto alla mobilità? E quando poi si mettono anche i lavoraPag. 2 tori a rivendicare un di-

Il fisco e le spese per la crioconservazione Le somme corrisposte all’ex per la casa Intervista a Paolo Caiazzo/Tonino Cardamone Una mostra in memoria di Pino Daniele


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La rabbia di chi rivendica il diritto alla retribuzione Il caso Eav: pagamenti rateizzati, proteste dei lavoratori, il disappunto dei viaggiatori ritto loro acquisito, come lavorare per guadagnare, che cosa succede? Succede che tutto va a rotoli, succede che i lavoratori protestano e succede che le attese diventano sempre più lunghe e i disagi sempre più forti per i passeggeri di Circumvesuviana, Sepsa e Metrocampania NordEst. Una protesta di una categoria di lavoratori che semplicemente nega le prestazioni straordinarie all’azienda perché indignata dall’arroganza e dall’incompetenza della dirigenza aziendale che per l’ennesima volta non è stata in grado di assicurare lo stipendio ai lavoratori. Ma torniamo un momento ai “lavoratori”. Lavoratori che da circa tre anni si trovano in una condizione che nel TPL regionale di qualche anno fa sarebbe sembrata fantascienza: da due anni a questa parte vivono nella inedita condizione di “aleatorietà” delle certezze. Certezza di una regolare retribuzione, certezza di un contratto di lavoro sicuro in un settore definibile “prioritario” per qualsiasi Amministratore regionale. Lavoratori che da quella famigerata dichiarazione di “stato di crisi del settore” di tre anni or sono, hanno via via in questi anni abbandonato i vecchi benefici e azzerato le conquiste sindacali pregresse, hanno ridimensionato ogni aspettativa di miglioramento contrattuale, hanno vissuto sulla loro pelle un graduale e inesorabile peggioramento di condizioni, turni, ambienti di lavoro… hanno finanche accettato di cambiare mestiere, per lasciar sopravvivere la propria Azienda! Come lavoratori, a tanto hanno rinunciato in nome di quel piano di risanamento fatto di “lacrime e sangue” a cui i Sindacati stessi si sono tristemente e necessariamente adeguati. In quanto lavoratori, ma anche in quanto cittadini amministrati da un certo Governo Regionale, hanno accolto gli ingenti tagli economici all’intero settore dei da pag. 1

trasporti pubblici. Tanto hanno dato, certo… eppure il pozzo non ha fondo, e viene richiesto il sacrificio dei sacrifici: andare avanti senza ricevere con certezza la sacrosanta retribuzione! Uno spettacolo osceno, quello dei comunicati aziendali che si sono ripetuti svariate volte, ahinoi, in questi anni: comunicati coi quali la Dirigenza EAV tentava maldestramente di spiegare per quali inghippi buro-

cratici le retribuzioni non sarebbero arrivate puntuali ai lavoratori. Stando ai fatti… nessuno può stupirsi se qualche lavoratore “reagisce”. Varie sono state le reazioni di protesta per questa “sofferenza”, nel corso degli ultimi mesi. E in ultima, la reazione spontanea scelta da una categoria di lavoratori dell’Azienda, quella che ha avuto il massimo impatto sull’utenza e sull’immagine aziendale. Non parliamo di sciopero, no: stiamo parlando nientemeno che dell’applicazione “esasperata” delle regole! E così, ai macchinisti e capitreno è bastato applicare alla lettera i regolamenti sulla sicurezza dell’esercizio o rifiutare un turno straordinario (come è perfettamente in loro diritto fare) per azzerare ogni possibilità di funzionamento dei programmi di esercizio dei treni. In nessun caso di giurisprudenza a noi nota, può essere imputata una colpa per interruzione del servizio pubblico, laddove le circostanze sono quelle suesposte. È noto che chiunque effettui una prestazione lavorativa sotto regolare contratto, come lavoratore dipendente, sta rispettando un sinallagma: uno scambio tra l’opera prestata e la retribuzione ricevuta! In definitiva, il lavoratore sarebbe addirittura legittimato a interrom-

L’ultimo scugnizzo Pensavo di essere un privilegiato per essere amico di un uomo di così alto spessore e valore. Pensavo di essere un privilegiato ma non è così, l'ho capito stamattina al funerale di quell’uomo che sentivo amico, io ero soltanto uno dei tanti che Carmine ha aiutato e consigliato. Un uomo del popolo, così lo definiva il manifesto funerario, un uomo che ricavava piacere nel far del bene agli altri, il suo scopo di vita. E la folla in chiesa formata soprattutto da gente comune ne era la testimonianza. Carmine era così, un omone grande e rude con un cuore immenso. Ricordo con piacere i suoi consigli e provo molto orgoglio nel ricordare che l'ultima volta che è venuto al sindacato, benché già sofferente, fu il 29 gennaio di quest'anno, giorno in cui avvenne ciò che Lui mi predisse, ed io nonostante ciò, confuso nella mia emozione di essere stato appena eletto segretario generale, dimenticai di ringraziarlo pubblicamente. Lo faccio adesso, dalle pagine di Articolo 16, nel giorno del suo funerale, sperando che la redazione, facendo un'eccezione, pubblichi questa mia emozione. Grazie Carmine, ti ricorderò per sempre così, come amavi definirti, l'ultimo degli scugnizzi Antonio Aiello

pere la propria attività, in assenza della retribuzione spettante. Tutto questo è vero, è verità certificata, ecco perché ad oggi i lavoratori sono così tanto arrabbiati! E in definitiva… chi, più del Sindacato, potrebbe avallare il ragionamento? Non fa una piega, certo. Eppure… Eppure, la verità è fatta dei vari punti di vista, è fatta delle diverse esigenze in gioco, è fatta dei differenti contesti in cui si sviluppa un certo fenomeno. E così, diventa doveroso contestualizzare anche una situazione simile. Se allunghiamo lo sguardo oltre il nostro punto di vista, scorgiamo nel nostro mestiere qualcosa in più, da tenere presente: il “servizio”. Lavorare nel TPL non è un mero sinallagma: c’è dell’altro. Si tratta di un’attività che esiste e sussiste fintanto che essa è considerata necessaria da un’utenza. E allora qualcosa cambia. Cambia qualcosa se al Datore di lavoro, alla Proprietà dell’Azienda, ai Lavoratori, al Sindacato… si aggiunge il tassello vitale: l’Utente. E analizzando, in quest’ottica allargata, la situazione, non può assolutamente sfuggirci un fatto: la protesta colpisce e punisce essenzialmente… i viaggiatori, gli utenti, proprio loro! Proprio loro che amerebbero anch’essi esercitare un legittimo diritto: il diritto di ricevere il servizio di trasporto per cui hanno pagato! E quando il disagio e la protesta del lavoratore finiscono col punire e penalizzare in primis il viaggiatore, allora è il caso di fermarsi un attimo e rifletterci su. Certo, ammettiamolo, è veramente difficile riflettere quando i giorni passano e le scadenze di un mutuo insorgono e le spese sono in agguato e il bonifico per cui si è prestato servizio… semplicemente non c’è. Ma è davvero indispensabile trasformare la rabbia in un attacco agli “innocenti”? Perché alla fine quello è successo. L’accusa più semplice è rivolta a loro, ai lavoratori, a coloro che si sono permessi di rivendicare un loro diritto, lo stipendio, perché alla fine è successo che la caccia alla strega da parte dell’azienda fosse doverosa, perché il capro espiatorio doveva trovarsi e il motivo non conta, il problema non sembra essere importante, l’importante è accusare coloro che si sono permessi di protestare. Un imperativo pare ormai chiaro, per la Dirigenza che verrà, ed è racchiuso in due parole: MAI PIU’! Sarà d’obbligo, nei mesi a venire, scongiurare il ripetersi di queste barbare evenienze, da parte di tutti. Ai nuovi Amministratori regionali, chiediamo che evitino l’origine del disagio. Ai lavoratori riconosciamo ogni diritto al salario. Pur tuttavia, ai viaggiatori (anch’essi lavoratori e in buona parte contribuenti) non possiamo non riconoscere la dignità di essere il fulcro e la ragion d’essere del nostro lavoro. Rosa Fornaro

redistribuzione della ricchezza, che determinando deflazione dei salari e dei prezzi, con processi di privatizzazioni imposti e subiti in molti stati, non segnano né la concorrenza, né il libero mercato e tantomeno la reciprocità, ma al massimo stanno ridisegnando nuovi e diversi monopoli, magari su scala europea, che stanno devastando interi settori produttivi nei Paesi più in difficoltà a favore dei progetti di espansione di quelli che, dopo aver usufruito delle opportunità che la dimensione continentale gli ha offerto, adesso che toccherebbe ad altri fanno la voce grossa e mandano avanti i duri per abbattere ogni esternalità ai loro propositi di onnipotenza. L’Italia non ha giocato nessun ruolo vero in questa partita, messa in panchina dal duo franco tedesco ha assistito con imbarazzo nel disperato tentativo, una volta di sostenere le imposizioni tedesche nella speranza di essere coinvolti, per poi ripiegare miseramente sulla bandiera della UE che non può fare a meno di nessuno, per poi ritornare di nuovo a sostenere che tutti devono fare quello che hanno fatto gli altri. Ma se ad alcuni è stato dimezzato il debito (Germania) se ad altri la stessa protervia germanica viene risparmiata (Austria dimezzato il debito in questi giorni del 50% pari a meno 1.3 miliardi euro) non si può più stare a chiedersi in che vicolo cieco ci siamo ficcati, sapendo che se non fosse stato per la BCE e forse del suo presidente Draghi, oggi avremmo festeggiato la fine dell’euro per manifesto egoismo tran europeo tedesco. In Italia tra quelli che prima hanno inneggiato al capo del governo ellenico come portatore di un’idea di molti in difficoltà, salvo poi attribuirgli una ritirata indecorosa, e quelli che lo hanno etichettato come un sovversivo comunista, in pochi hanno colto la rappresentazione di una grave difficoltà oggi ellenica, ma che potrebbe a breve interessare molti altri Paesi indipendentemente dal futuro della moneta unica, che, appare evidente, da sola non basta a sostenere il futuro della UE. Chi non è contento e sta male non chiede di uscire, non vuole meno Europa, bensì rivendica un’idea comune sul lavoro e lo sviluppo e magari sulla politica estera, capace di segnare il progresso di un continente e non in esso solo di alcuni, su questi temi purtroppo non c’è nemmeno il confronto e poiché l’agenda europea è scritta da pochi protagonisti e qualche improvvisato figurante, non c’è da meravigliarsi se si fanno sempre più spazio i populisti e gli xenofobi che non sono tanto diversi dagli arroganti e gli autosufficienti. Adottare criteri di reciprocità e supporto per i Paesi del sud Europa in tema di immigrazione sarebbe scontato, in un sistema solidale e paritario, sostenere le economie più arretrate, addirittura utile a tutti prima che strategico, ma se i problemi si lasciano a chi li ha per collocazione naturale e geografica, se le economie in difficoltà vanno strozzate, salvandone le banche per poi magari assorbirne i gioielli di famiglia e annullarne ogni possibili ripartenza, bisogna prendere atto che ancora una volta l’Europa non sa fare da sola, e presentandosi sempre a ranghi sciolti e malandati, dipenderà dall’economie d’oltre oceano che anche questa volta non hanno fatto mancare la loro autorevole voce, ma anche da quelle diverse e nuove che troppo ignorate e sottovalutate finiranno per travolgere la debole creatura che a Ventotene avevano immaginato con ben altro spessore e protagonismo. La Grecia ha imposto a tutti una riflessione che non può essere evasa con l’avvicinarsi delle vacanze, non può essere abbandonata come un pericolo scampato, oggi forse la posizione di presunto dominio nordico, vacilla più che mai e quindi bisogna profittarne per fare un passo avanti verso un’Europa dei diritti e della solidarietà che non può continuare ad essere annunciata e mai perseguita, allentare le maglie dei patti di stabilità è ineludibile per tutti, spalmare i debiti e posticipare le scadenze imposte dai trattati significa mettere tutti nelle condizioni di poterli rispettare prima ancora di perseguirli per non averlo fatto, è ora di osare di più anche a scapito di quell’equilibrio apparente che sembra prefiggersi la UE, andare avanti è una necessità ma bisogna rischiare perché per dirla con M. Gramellini “se vuoi fare un passo avanti devi perdere l’equilibrio per una attimo” . Luigi Simeone da pag. 1


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Venduta Tirrenia al numero uno di Moby, Vincenzo Onorato Formalizzato il passaggio, in Sardegna c’è rivolta: parte il ricorso all’Antitrust Il patron di Moby ce l’ha fatta, porta a termine la più grande operazione dell’anno dello shipping nel settore del cabotaggio e conquista Tirrenia Compagnia Italiana di Navigazione. L’importante è farsi ricordare? C’è riuscito. Vincenzo Onorato, leader della Moby Lines, compagnia di traghetti che fa capo alla sua famiglia, ha così riassettato Moby e sale al pieno controllo dell’ex compagnia di navigazione gestita dallo Stato, Tirrenia Cin. Vincenzo Onorato consolida così il proprio marchio nei mari, spingendosi dall’alto Tirreno verso nuove rotte e mercati, espugna la roccaforte Tirrenia, obiettivo che aveva già da quando l’intervento pubblico era indispensabile sia per assicurare alla collettività servizi essenziali (che i privati non avevano interesse e convenienza a fornire), sia per sviluppare nel complesso l’economia nazionale. La privatizzazione del Gruppo Tirrenia, secondo Onorato e quanti altri la pensano come lui, è oggi non solo possibile perché quel compito dello Stato si è esaurito, ma anche necessaria perché, gestiti dai privati, i servizi pubblici sarebbero migliori e le tariffe inferiori grazie alla concorrenza e al libero mercato. E a far raggiungere il suo obiettivo ci pensa il fondo di investimento americano “Och Ziff” (assistito dagli advisor di Bluebell Partners) che pronto a scommettere nella scalata al successo ha fornito all’armatore napoletano un prestito da 100 milioni di euro, con i quali sono stati liquidati Clessidra (80 milioni di euro), che deteneva il 32% di Moby e il 35% di

Cin Tirrenia, e (con 20 milioni) gli altri azionisti di minoranza dell’ex compagnia statale, GIP (Genova Investimenti Portuali, col 15%) di Negri e la napoletana Shipping Investment (10%) di Izzo. All’amministratore delegato e direttore generale di Tirrenia Cin, Ettore Morace, non resta dunque che lasciare il timone,

gli altri soci furono più scaltri, lo misero in minoranza, cosicché oggi l’armatore campano raggiunge il suo obiettivo con il controllo del 100% della compagnia. Una delicata operazione finanziaria che ora consente ad Onorato di controllare il 95% dei collegamenti tra la Sardegna e la penisola, un vero mono-

assegnare le dimissioni dal suo incarico; poco importa se in molti lo definiscono il principale artefice del risanamento dell'ex compagnia di stato. Un cambio della guardia avvenuto subito dopo il cambio dell’assetto societario, anche perché l’attuale padrone di Tirrenia Cin ha nominato un board tutto nuovo, di suoi fedelissimi, una specie di dolce rivincita, perché già nel 2012 l’armatore campano era convinto di avere il controllo della società con il 40% delle quote, ma

polio, e sarà difficile convincere tutti che l’unico padrone delle due principali compagnie di navigazione farà azione di sinergia e concorrenza per abbattere i costi e mantenere basse le tariffe, considerando sempre che acquisendo Tirrenia nelle sue casse arriveranno anche i 72 milioni all’anno che la società riceve dallo Stato per garantire la continuità territoriale con le isole pure nei mesi di minor affluenza. Non tardano così ad arrivare le prime critiche, le contestazioni,

e non tarda neanche a giungere l’esposto all’Antitrust (Autorità garante della Concorrenza e del Mercato) dell’assessore ai Trasporti della regione sarda, Massimo Deiana, che critica la scalata dell'armatore Vincenzo Onorato per un motivo molto semplice, perché il rischio di concentrazione nelle mani di un unico operatore marittimo del diritto alla mobilità dei sardi e del futuro del turismo è ormai troppo alto. Si può dire così addio alla libera concorrenza, ai diritti dei consumatori a tariffe sostenibili, alla pianificazione turistica e alle politiche commerciali sulle merci. L’unico sovrano dei trasporti marittimi è ormai Onorato. Nessuno aveva fiatato per bloccare la vendita, Regione e Governo sono rimasti sempre a guardare inermi, ed ora si pensa a combattere il monopolio dei mari, a contrastare quest’acquisizione societaria che aggraverà la posizione dominante e rafforzerà ulteriormente la concentrazione limitando la già ridotta concorrenza sul settore. L’autorità ha ora un mese di tempo per esprimere la propria valutazione sugli effetti di quest’operazione sui mercati interessati. Non resta che attendere ma è chiaro pensare che se l’Antritust non dovesse esprimersi, non dovesse ottemperare a garanzia della regolare concorrenza significherebbe che una posizione dominante che riduce questa concorrenza potrebbe considerarsi legittima? Come si farà quindi ad impedire ricadute negative sul turismo, sui lavoratori dipendenti e sull’intera popolazione sarda? Paola Arrighini

Per NTV un domani a due velocità. Nei prossimi mesi le strategie per la svolta Il futuro tra un probabile ingresso nel mercato low-cost ed una originale collaborazione con Trenitalia L’estate inoltrata proietta la fantasia verso immagini di riposo e ristoro, ma accende anche un minimo di curiosità ed aspettativa per quello che potrebbe attenderci al ritorno dalle vacanze. Giocando a prevedere il futuro del trasporto ferroviario, sono le possibili sorti di NTV a stimolare più interesse. Questo perché dal gruppo, dopo aver scongiurato i licenziamenti e trovato un faticoso accordo che prevede la solidarietà per circa 900 dipendenti, ci si aspettano nuove mosse che possano finalmente indirizzare la società su binari di crescita costante. La teoria più gettonata vuole che l’azienda abbandoni la clientela più pretenziosa e viri sul segmento low-cost. Il ridimensionamento porterebbe a sedurre una clientela più popolare, cavalcando l’onda della crisi economica generale, puntando agli scontenti utilizzatori del servizio universale. A tale scopo, NTV nei prossimi mesi potrebbe pensare di investire capitali per l’acquisto di convogli meno veloci, e quindi meno costosi, da impiegare nei collegamenti tra Milano e le città

di Venezia e Genova, sulla tratta tra Roma e Verona e sulla direttrice adriatica. La decisione renderebbe necessario l’immissione di nuova liquidità e questo potrebbe rideter-

data da Flavio Cattaneo potrebbe disegnarlo una proposta partita da Trenitalia. Quest’ultima potrebbe decidere di chiamare in causa NTV per rispondere adeguatamente al

minare anche l’assetto societario, con l’aumento delle quote di Banca Intesa e la riduzione di quelle dei soci fondatori Montezemolo, Della Valle e Punzo. Un altro scenario per la società gui-

mercato dell’alta velocità che è cresciuto troppo rapidamente secondo le previsioni (9% del 2011, 13% del 2012, 18% del 2013 e 9% del 2014) ed in particolar modo per risolvere i problemi dei seimila pendolari che

quotidianamente ne fanno uso. Dato soprattutto il recente scontento nato dall’introduzione della prenotazione obbligatoria anche per gli abbonati, l’idea lanciata dall’Ad di Trenitalia, Vincenzo Soprano, sarebbe quella di promuovere un abbonamento unico con cui si possa salire indifferentemente su un Frecciarossa o su un Italo. Il fattore vincente risiederebbe, in particolar modo, nella perfetta integrazione degli orari dei due vettori. Ovviamente il rischio sarebbe quello della nascita di un cartello, ma la forte presenza di autorità operanti nel settore ed il vaglio obbligatorio del Governo dovrebbero scongiurare qualsiasi tipo di pericolo. Insomma, per NTV nei prossimi mesi si potrebbero presentare diverse occasioni di rilancio ed il desiderio di tutti è quello di ritornare ad auspicare in una sana concorrenza in un mercato dove lo “scontro costruttivo” non può che far bene ad un esercito sempre più nutrito di speranzosi pendolari. Umberto Esposito


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Lo scenario Ctp: grandi attese ma ancora pochi fatti concreti Una ricapitalizzazione necessaria per un’azienda impegnata a fronteggiare le perdite di esercizio La crisi economica, che secondo alcuni sembrava recedere già durante il primo semestre del 2014, continua ad imperversare in modo particolare in Campania; chi nutriva la minima speranza che nel 2015 sarebbe cominciata la riscossa deve, al momento, ricredersi. La nostra attenzione, naturalmente, va al trasporto pubblico locale, comparto vicino al collasso che secondo il nostro peculiare “termometro” non è affatto in ripresa, anzi il diritto alla mobilità e il miglioramento dei servizi tanto agognato restano solo una flebile speranza per cittadini e utenti. La giostra infernale, cui avevamo fatto riferimento in tempi non sospetti, continua a girare senza sosta, il rischio che alcune realtà possano piegarsi nuovamente sotto il peso della crisi è dietro l’angolo. Singolare, in tal senso, la situazione dell’azienda Ctp poiché, nonostante il percorso virtuoso avviato nel 2012 e i relativi interventi strutturali adottati per il contenimento dei costi, ha dovuto registrare, a consuntivo 2014, ancora ingenti perdite di bilancio. Perdite previste anche nel bilancio previsionale del 2015. C’è da ricordare intanto come il processo di risanamento avviato nel 2012 sia cambiato in corso d’opera. A dicembre 2014 la Provincia di Napoli, oggi Città Metropolitana, approvava la delibera di giunta relativa al contenimento dei costi del personale delle società a partecipazione pubblica, totale o di controllo, che includeva anche la riduzione dei costi adottata da Ctp nel piano industriale 2015-2017. Un piano industriale che per l’anno 2015 prevedeva, allo scopo di governare le eccedenze di personale generate dalle contrazioni nazionali e regionali alle risorse finanziarie del tpl, l’applicazione per un ulteriore anno dei contratti di solidarietà difensivi, una misura che alleggeriva la voce a bilancio legata ai costi del personale. Uno strumento,

quello della solidarietà che, nella riforma del lavoro introdotta dal Governo centrale, relativa al riordino degli ammortizzatori sociali, è stato previsto solamente con risorse residuali, utili, in primis, per la copertura delle istanze del 2014. Una limitazione che, in aggiunta alla mancata sovvenzione da parte della Regione Campania del fondo di sostengo per il tpl, riduce notevolmente il campo

l’insediamento della nuova governance a “palazzo Matteotti”, è stato ridisegnato lo scenario della Ctp, in ordine alle prospettive future della stessa società e agli aumenti di capitale da prevedere a copertura delle perdite di esercizio. Inoltre, sulla scia dell’indirizzo politico dettato dalla proprietà, sono state attivate, con accordi sindacali, misure atte a garantire la salvaguardia dei

d’azione rispetto alla gestione degli esuberi di personale presenti nel settore. Circostanze che oltretutto hanno determinato una drastica frenata ai processi di risanamento messi in atto in generale da aziende e sindacato. Un piano industriale, quindi, che evidentemente, viste le condizioni mutate, non è stato più possibile attuare integralmente. Dal 1° gennaio 2015, pertanto, anche in considerazione dell’entrata in vigore della Città Metropolitana di Napoli e

livelli occupazionali; è stata introdotta una nuova organizzazione del lavoro che prevede tra l’altro l’impiego di alcune categorie di lavoratori in quelle attività funzionali utili ad incrementare gli incassi derivanti dalla vendita dei titoli di viaggio. Non poche difficoltà tuttavia sono state riscontrate nei primi mesi del 2015, infatti le immutate condizioni finanziarie hanno provocato una serie di defaillance della Ctp, relativamente al servizio reso all’utenza, del

tutto insufficiente vista la carenza di mezzi dovuta alla scarsa manutenzione, alle condizioni lavorative, senz’altro peggiorate, e ai continui ritardi legati all’erogazioni delle retribuzioni ai lavoratori. Insomma, per la Ctp, i primi sei mesi del 2015 sono trascorsi con poche luci e molte ombre, nonostante i buoni auspici comunicati alle organizzazioni sindacali dalla proprietà; la stessa Città Metropolitana si è impegnata a varare misure utili a mettere in sicurezza azienda e lavoratori, a tutela dei servizi pubblici essenziali dell’area metropolitana, favorendo altresì un rilancio della società nell’ambito del tpl regionale. Nello scenario prospettato dal Sindaco De Magistris vi sarebbe anche l’intenzione di avviare un percorso di sinergia tra le aziende che esercitano i servizi nella stessa area a partire da Anm e Ctp, ipotizzando anche, qualora ci saranno le condizioni, di costruire un'unica grande azienda di tpl dell’area metropolitana di Napoli. È chiaro che il presupposto per realizzare quanto enunciato passa in primo luogo dalla messa in sicurezza della Ctp, alla quale vanno assicurate, attraverso gli aumenti di capitale, le risorse necessarie per garantire la continuità delle attività e la tutela dei lavoratori, un intervento economico necessario, viste le imminenti scadenze relative alle retribuzioni da corrispondere ai dipendenti, che almeno in parte, dovrà essere previsto e attuato in tempi rapidi dall’assemblea dei soci che si terrà alla fine del mese di luglio. Speranzosi che tutta proceda regolarmente, sovviene spontanea la domanda: i buoni propositi espressi dalla governance della Città Metropolitana resteranno chiusi nei meandri delle stanze di “Palazzo Matteotti” o saranno supportati da atti concreti? Ancora una volta, in trepida attesa, aspetteremo la sentenza! Pierino Ferraiuolo

Se chi dirige non rispetta gli “accordi” l’orchestra rischia di stonare Il caso ex EavBus: grandi sacrifici economici per i lavoratori e patti violati Chissà quante volte avremo scritto di Eav bus da queste pagine, eppure in ordine cronologico è l'azienda più giovane del TPL campano, quella con meno storia alle spalle ma sicuramente è la più tormentata degli ultimi anni. Ciò che è accaduto dal fallimento ad oggi va però sottolineato come esempio di cattiva politica che più che mai ha caratterizzato l'ente Regione Campania negli ultimi anni, a partire dal fatto che mai nessun accordo sottoscritto è stato rispettato. Eppure il sindacato, e quindi i Lavoratori, la loro parte l'hanno fatta tutta, a partire dal referendum che accettava il taglio (temporaneo) della paga di secondo livello ed i contratti di solidarietà difensiva, determinando un taglio netto del costo del lavoro. Ma gli accordi si sottoscrivono e si rispettano tra due o più parti, e nel mentre i Lavoratori si tagliavano il salario, la dirigenza, politica ed aziendale, nulla hanno fatto perché l'azienda recuperasse un po' di efficienza. L'allora Presidente della Regione firmò un patto con il quale 30 addetti alla manutenzione venivano trasferiti dalla gomma al ferro, patto mai mantenuto nonostante le sollecita-

zioni e benché nel gruppo manutenzioni del ferro il settore fosse sotto organico. Inoltre, sempre in quell'accordo, fu previsto il finanziamento di dieci

anche qui il patto non mantenuto ha acuito le difficoltà dell'azienda. Oggi, nonostante un contratto di solidarietà durato due anni, nonostante il blocco

minare le condizioni di governo dell'azienda, con un ultimo colpo di coda, il Governo Regionale della Campania ha pensato di licenziare 260 persone. Dunque, come unico e solo rimedio, la classe dirigente campana, che prima ha tagliato i servizi, oggi decide di tagliare gli uomini, e lo fa in un campo dove la domanda, a causa della crisi congiunturale che sembra non volerci più abbandonare, è una domanda molto forte, in un settore che se funzionasse potrebbe consentire di rinunciare al mezzo privato che, tra assicurazione e caro carburanti, pesa sempre di più sulle famiglie, in special modo quelle napoletane vessate da un iniquo salasso assicurativo. Ma stavolta non ci potranno essere accordi, stavolta le soluzioni vanno trovate in altre tasche, quelle dei Lavoratori sono state già svuotate ed il solo pensare di effettuare anche un solo licenziamento oltre il significare una disfatta politica rappresenterebbe anche la sconfitta che il sindacato non può permettersi e se proprio si vuole licenziare lo si inizi a fare con chi, avuto in dono la bacchetta del maemilioni di euro per consentire la manu- del turn over che ha ridotto di molto il stro di musica, non ha saputo far suonare tenzione, ordinaria e straordinaria, del numero di dipendenti, ma soprattutto l'orchestra trasformandola in una banda. Antonio Aiello parco veicoli ridotto al lumicino ed grazie all'incapacità politica di deter-


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Il Comune pretende prolungamenti dell’orario di esercizio in metro e funicolari? L’azienda esegue Accordi ancora in corso ma in linea 1 e nelle Funicolari Centrale e Chiaia gli utenti viaggiano anche di notte L’imperativo è d’obbligo per i lavoratori della metropolitana della linea 1 e delle funicolari di Napoli. Il venerdì e il sabato l’orario di esercizio si prolunga e alla città di Napoli questa cosa piace davvero tanto perché, ammettiamolo, si è attratti dalla possibilità di frequentare i molti eventi organizzati anche di sera, ci si potrà muovere con flussi e ritmi diversi dai soliti. Ai dipendenti dell’Azienda Napoletana Mobilità è stato chiesto quindi, in maniera collaborativa, uno sforzo in più: quello di prolungare il proprio orario di lavoro per consentire alla struttura metropolitana di chiudere più tardi, per permettere ai viaggiatori di essere trasportati sino a tarda notte da una parte all’altra della città. Peccato però che solo per una fetta dei cittadini questo servizio sarà fruibile. Peccato che l’amministrazione comunale non si renda conto che come al solito in città esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B. I viaggiatori da Piscinola a Garibaldi potranno usufruire della metropolitana, i cittadini vomeresi andranno al teatro, al cinema e faranno movida grazie alle funicolari, il resto della città il trasporto non lo ha. Il resto della città il trasporto notturno non può utilizzarlo. I viaggiatori delle altre zone di Napoli non vedono mezzi pubblici di giorno negli ultimi tempi, figuriamoci di notte. Ma l’amministrazione comunale, dopo un anno di sperimentazione di questo servizio, non ha più dubbi: bisogna renderlo stabile e permanente, costi quel che costi, il venerdì e il sabato, i giorni in cui più degli altri le persone si riversano per strada, è indispensabile prolungare l’orario di esercizio della linea 1 con ultima corsa dalla stazione di Piscinola alle ore 00.48 e l’ultima corsa dalla stazione di Garibaldi alle

ore 1.32. Le Funicolari Centrale e Chiaia, che sono naturalmente gli impianti più centrali e che vengono maggiormente utilizzati, chiudono invece alle 2.00 del mattino. Le difficoltà per garantire questo servizio alla cittadinanza non sono state però poche; negli ultimi tempi era puntuale la notizia che giungeva dall’azienda: i prolungamenti non si effettuano, non possono essere

so anche la stipula di accordi sindacali, a garantire questo servizio in una forma sicura e stabile. Un servizio che sino ad ora era aggiuntivo nel “contratto di servizio” ma che il Comune di Napoli, ad inizio 2015, ha fortemente voluto inserire nel contratto come forma di prestazione di lavoro ordinario e non più straordinario. L’Anm deve adesso essere pronta a

garantiti. I motivi poco chiari ma nulla ci vieta di pensare a quelli soliti, primo tra tutti l’endemica mancanza di personale. Ma ora il Comune non ha più dubbi: i prolungamenti si devono fare e lo impartisce quasi come obbligo ad una delle sue care partecipate. Si cerca così di estendere la rete notturna nel week end perché anche la nostra città deve diventare finalmente più simile alle omologhe europee. E l’azienda, se il Comune comanda, è pronta ad eseguire e ha pensato bene di attrezzarsi ed organizzarsi, attraver-

garantirlo in modo stabile alla città, in modo ordinario, niente più scuse, nessun problema più, i prolungamenti devono essere fatti. Non poteva quindi mancare un’immediata modifica alla riorganizzazione del lavoro sia per i lavoratori di linea 1 che delle due funicolari interessate, perché naturalmente per erogare un servizio e per renderlo ordinario è naturale prevedere anche la modifica dei turni di lavoro, delle fasce di orario; tutto è ancora in fase di trattativa, o meglio, in parte completato l’accordo per la linea 1 che

partirà a settembre ma ancora in via di definizione per le due funicolari anche se le linee guida sono state definite e gli investimenti che l’azienda metterà in campo per garantire questo servizio si conoscono già. Strano però che nella stessa azienda, per gli stessi dipendenti ma che lavorano semplicemente in impianti diversi (metropolitana e funicolare), gli accordi non vengono trattati allo stesso modo, perché sono due le trattative in corso per una stessa famiglia professionale, della stessa azienda. È anche vero che su questi impianti i turni sono diversi, non tutti lavorano le stesse ore, ma sembra strano sapere che l’accordo per i lavoratori della linea 1 è stato chiuso, per quelli della funicolare ancora no. Ma alla fine bisogna pensare che tutto questo porterà ad un aumento della produttività, ed è questo che conta per l’azienda, perché i lavoratori lavoreranno più ore e si produrranno più chilometri che si spera in futuro vengano anche considerati nel contratto di servizio minimo dalla Regione Campania, cosa che potrebbe comportare maggiori introiti per l’azienda. E i lavoratori sembrano essere tutti d’accordo su questa partita: si è registrata la volontà unanime a prestare questa forma di collaborazione e la disponibilità a cambiare i turni con il minimo sforzo economico da parte dell’azienda ed è quindi grazie soprattutto a loro che certe cose l’azienda le può dare all’intera città. Qualche volta i meriti vanno riconosciuti anche a loro, a coloro che la loro faccia ce la mettono tutti i giorni per garantire il servizio di trasporto pubblico a questa città che di carenze ci vive. Dario Riccio

La mancata erogazione delle spettanze, campanello dall’allarme per i dipendenti EAV Un futuro ancora incerto per il personale della principale azienda di trasporto campano La crisi del trasporto pubblico locale che sta attraversando il nostro Paese e che già stringe in una morsa impietosa la maggior parte delle aziende partecipate non consente di sottovalutare qualunque tema che riguardi il mancato pagamento di somme legittimamente dovute ai lavoratori da parte dell’azienda, ancor più quando i ripetuti appelli e le istanze di chiarimento sulla regolarità delle retribuzioni cadono nel vuoto, non ottenendo alcuna risposta da parte di chi quelle risposte è istituzionalmente tenuto a dare. È a tutti noi noto cosa è successo nei primi mesi di luglio in EAV, quando il malcontento degli addetti ai lavori per la mancata erogazione dello stipendio di Giugno, poi erogato in due tranche per la mancanza di copertura finanziaria, è sfociata in una forma di agitazione con il rifiuto delle prestazioni straordinarie, che ha di fatto di nuovo messo in ginocchio l’azienda per le numerose soppressioni di corse e quindi di inevitabile disagio per l’utenza. Ma oltre al danno per la mancata ero-

gazione delle spettanze retributive si è aggiunto anche la beffa, visto che con lo stesso comunicato in cui l’azienda preannunciava l’impossibilità di procedere alla regolare elargizio-

ne degli stipendi, si informava contestualmente i lavoratori della non corresponsione dei buoni pasto per l’avvenuto raggiungimento del numero massimo dei buoni richiedibili dalla convenzione Consip. Un chiaro segnale di allarme sulla già precaria situazione finanziaria di

un’azienda che continua a galleggiare in un mare di debiti e a non affogare grazie alla scialuppa di salvataggio del Commissario governativo, il cui mandato terminerà alla fine dell’anno, salvo auspicate proroghe. Diversamente, l’Ente Autonomo Volturno ritornerà, come già successo nel 2012, nel baratro della crisi finanziaria e quindi nella morsa dei creditori con un concreto passo verso il fallimento. Eppure, nonostante le rassicurazioni avute dalle organizzazioni sindacali dalla governance aziendale circa la distribuzione dei buoni pasto spettanti nonché l’erogazione “anticipata” della quattordicesima, un certo malumore continua a serpeggiare tra il personale di una delle più importanti aziende di trasporto campano, e ciò di certo non influisce positivamente sul buon andamento del funzionamento dell’azienda, poiché alla base di una buona risposta in termini d’efficienza del servizio reso all’utenza, vi è sicuramente lo stato d’animo e le spinte motivazionali di ogni singolo dipendente, che a

tutt’oggi si vede negato da parte della dirigenza aziendale il diritto di conoscere con maggiore chiarezza le sorti della più importante società di trasporto campano. I lavoratori, seriamente preoccupati per il loro futuro, non sono più disposti ad accettare questo ingiustificato silenzio del management, visto il perdurare di un endemica crisi di liquidità che stenta a scrollarsi di dosso. Nessuna società, parere di chi scrive, può progredire se chi governa non avverte e non pratica la responsabilità del proprio ruolo rispetto all’interesse generale della collettività. Se i suoi dipendenti non si sentono direttamente coinvolti nelle scelte gestionali dell’azienda e soprattutto nelle politiche di risanamento, difficilmente si riuscirà a rimarginare quella frattura relazionale che si ebbe a creare quando la crisi del trasporto pubblico locale generò pensanti processi di riorganizzazione interna con importanti rinunce salariali e di aspettativa professionale, tutto a danno dei lavoratori, che continuano ad avere poca fiducia nelle capacità amministrative della governance. Francesco Di Palma


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Detraibilità fiscale delle spese per crioconservazione

Deducibili le somme corrisposte all’ex per la casa

Tutto più chiaro con la Circolare 17/E dell’Agenzia delle Entrate

Un importante riconoscimento fiscale dalla Cassazione

L’art. 15, comma 1, lett. c), del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, elenca le spese sanitarie per le quali spetta una detrazione dall’IRPEF in sede di dichiarazione dei redditi. In particolare, la predetta norma stabilisce che dall’imposta lorda è possibile detrarre un importo pari al 19 per cento delle spese sanitarie, per la parte che eccede euro 129,11, qualora si tratti esclusivamente di somme corrisposte a titolo di spese mediche e di assistenza specifica, di spese chirurgiche o per prestazioni specialistiche e per protesi dentarie e sanitarie in genere.

Il Ministero della Salute, interpellato sul punto, ha precisato che la prestazione di crioconservazione degli ovociti (istituita con Legge 19 febbraio 2004, n. 40, al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall’infertilità umana) giacché permette di preservare la fertilità di un individuo in tutti quei

casi in cui vi è un rischio importante di perderla per la presenza di patologie tumorali, chemioterapia e radioterapia, patologie autoimmuni, urologiche e ginecologiche, ha finalità sia di cura che di prevenzione per la tutela della salute. Sulla base del parere fornito dal Ministero della Salute, l’Agenzia delle Entrate, accertata la classificazione della tipologia di spesa, con la Circolare 17/E del 24 aprile 2015, ritiene che le somme versate dal contribuente per le prestazioni di crioconservazione di ovociti rientrino in maniera pacifica tra le spese sanitarie detraibili ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. c), del TUIR. Ma attenzione, per poter fruire della detrazione fiscale è necessario che dalla fattura, emessa dalle strutture autorizzate per la procreazione medicalmente assistita, iscritte nell’apposito registro nazionale istituito presso l’Istituto superiore di sanità, risulti in modo chiaro ed inequivocabile la descrizione della prestazione stessa. Altrimenti il contribuente, in sede di accertamento, vedrà negarsi inesorabilmente la detraibilità fiscale dall’imposta lorda della spesa relativa alla crioconservazione degli ovociti effettuata nell’ambito di un percorso di procreazione medicalmente assistita, con conseguente aggravio delle sanzioni e rimborso del beneficio fiscale. F. D.

Con la sentenza n. 13029 del 2013, la Cassazione civile ha ammesso la deducibilità delle spese afferenti all’immobile di abitazione della ex moglie e del figlio, che il contribuente è tenuto a fronteggiare in base a un provvedimento dell’autorità giudiziaria emesso in sede di separazione legale. In tale sentenza è stato stabilito, quindi, che “le spese per assicurare al coniuge la disponibilità di un alloggio costituiscono un contributo per il mantenimento, ai sensi dell’art. 156 c.c. in quanto la disponibilità di un’abitazione costituisce elemento essenziale per la vita di un soggetto”. Pertanto, come chiarito anche dall’Agenzia delle Entrate, si ritiene che gli importi stabiliti dal giudice a titolo di contributo per il canone di locazione e spese condominiali, quantificabili e corrisposti periodicamente all’ex-coniuge, essendo considerati alla stregua dell’assegno di mantenimento, sono deducibili dal reddito complessivo del coniuge erogante ai sensi dell’art. 10, c. 1, lett. c) del TUIR. Detta norma, infatti, considera deducibili, dal reddito complessivo, gli assegni periodici corrisposti all’ex-coniuge, ad esclusione di quelli destinati al mantenimento dei figli, a seguito di una sentenza di separazione legale ed effettiva, di scioglimento o annullamento del matrimonio o di cessazione dei suoi effetti civili, nella misura in cui risulta-

no da provvedimenti dell'autorità giudiziaria. Per quel che attiene la quantificazione del “contributo casa”, si ritiene che l’importo del contributo, se non stabilito direttamente dal provvedimento del giudice, possa essere desunto dal contratto d’affitto o dalla documentazione da cui risulti l’importo delle spese condominiali, nonché dalla documentazione comprovante l’avvenuto versamento, se il giudice abbia previsto esclusivamente l’obbligo di pagamento dell’importo del canone di affitto o delle spese ordinarie condominiali relative all’immobile a disposizione dell’ex coniuge, senza averne indicato l’esatto importo. È opportuno precisare che detti versamenti costituiscono per il coniuge separato che ne beneficia, redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente ai sensi dell’art. 50, c. 1, lett. i), del TUIR e si presumono percepiti, salvo prova contraria, nella misura e alle scadenze risultanti dai relativi titoli, secondo quanto stabilito dall’art. 52, comma 1, lett. c), del TUIR. Ciò significa che se è riconosciuta la deduzione di tali somme dal reddito complessivo del coniuge erogante, di converso essendo assimilate ai redditi di lavoro dipendente, la tassazione dovuta sulle somme corrisposte sarà necessariamente in capo all’altro coniuge separato. avv. Antonietta Minichino

Un Decreto legge per la conciliazione di vita e lavoro dei genitori Tante le novità introdotte dal legislatore per la cura dei propri figli ma persistono ancora molte criticità La conciliazione tra vita e lavoro costituisce una delle priorità trasversali di programmazione delle politiche nazionali e di conseguenza regionali, nella consapevolezza che contribuiscono contemporaneamente a creare un’economia più flessibile ed a migliorare la vita delle donne e degli uomini. Ne è stato un esempio l'approvazione nella nostra regione dei tanti progetti rientranti negli accordi di genere che stanno in questi mesi volgendo a termine. Sviluppare una rete integrata di servizi socio-educativi ed educativi per l’infanzia e servizi per persone non autosufficienti; favorire la condivisione del lavoro domestico e di cura, contrastare la rigidità nell’organizzazione del lavoro; promuovere la diffusione di informazioni sulle opportunità e sui servizi resi disponibili, insieme al contrasto degli stereotipi di genere anche attraverso campagne di sensibilizzazione, sono solo alcuni degli obiettivi che attraverso gli accordi di rete si sono voluti perseguire. Proprio di questi giorni è l'emanazione del decreto 80/2015, Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, in attuazione dell'articolo 1, commi 8 e 9, della legge 10 dicembre 2014, n. 183. Nell'am-

bito del decreto 80 sono state introdotte molte novità significative che migliorano le condizioni di fruizione dei congedi di maternità e paternità affrontando il tema della conciliazione vita, lavoro e della cura dei propri figli specificando, per la prima volta dall’emissione del decreto legislativo

(con un superamento dei cinque mesi previsti), o di ricovero del neonato. Si innalza il periodo di congedo che con il decreto 151 arrivava fino all’ottavo anno di età ora invece è riconosciuto fino al dodicesimo anno di età del minore. Tale congedo si allarga inoltre a quella fetta di lavoratrici e lavoratori

151/2001 (testo Unico sulla maternità) il concetto di genitorialità in termini di condivisione e, dunque, di parità dei compiti tra genitori. Il provvedimento disciplina innanzitutto il congedo obbligatorio di maternità, al fine di rendere più flessibile la possibilità di fruirne in casi particolari come quelli di parto prematuro

finora esclusi come coloro iscritti alla gestione separata, imprenditrici e imprenditori agricoli. Anche per il congedo parzialmente retribuito (30%) si prevede una novità: viene portato dai 3 anni di età a 6 anni; e per le famiglie meno abbienti tale beneficio può arrivare sino ad 8 anni. Merita attenzione l’art. 25 del decreto

sulla “Destinazione di risorse alle misure di conciliazione tra vita professionale e vita privata. Si stabilisce che il 10% delle risorse del Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello, venga destinata alla promozione della conciliazione tra vita professionale e vita privata. Nonostante si possa valutare positivamente questo decreto soprattutto per l'attenzione riservata in tema di sostegno alla genitorialità restano alcuni punti critici: il finanziamento di tali misure sarà coperto in via sperimentale solo per l’anno 2015, ci sarà copertura finanziaria per gli anni successivi? Dove sono finite le questioni riguardo l’integrazione dell’offerta dei servizi per la prima infanzia e il tax credit come incentivo al lavoro femminile? Il Governo Renzi pensa davvero di permettere ai genitori (quindi non più alla sola donna) di conciliare concretamente i tempi di vita e di lavoro senza la congrua offerta e adeguamento dei servizi all'infanzia? Non ci resta che aspettare le circolari operative per rendere fruibili tali azioni e augurarci che questo Governo possa in tempi brevi colmare le criticità emerse fin da ora. Vincenza Preziosi


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Intervista a Paolo Caiazzo, eccezionale cabarettista napoletano Il suo bagaglio di esperienze artistiche, la sua sincerità, il rapporto con Tonino Cardamone suo alter ego Della seguitissima trasmissione “Made in Sud” è sicuramente un pilastro. Con i suoi monologhi invita il telespettatore a sorridere, a ridere ma soprattutto a riflettere. Mai volgare, mai sopra le righe, ma sempre pungente, caustico, sarcastico, preparato, esaustivo. Paolo Caiazzo è nato a San Giorgio a Cremano, la città che ha dato i natali ad Alighiero Noschese e a Massimo Troisi, il 19 ottobre 1967. Muove i primi incerti passi nel mondo del “teatro di base”, circa vent’anni dopo, come attore brillante. Dopo varie esperienze nel teatro semiprofessionistico, inizia un percorso di autore ed attore di testi di cabaret. Poi verranno trasmissioni come “Quelli che il calcio…”, “Bulldozer”, “Colorado Cafè”, “Zelig Off”, “Tribbù” ma è con “Made in Sud” che raggiunge una grande popolarità. Quando gli posi queste domande, rispose con serietà e precisione. La frase, il proverbio, il motto che l’accompagna da sempre nella vita di tutti i giorni? “’A capa mia nunn’è bona” come dice il “mio” Tonino Cardamone, per-

ché ogni tanto la sana follia aiuta…” (“Tonino Cardamone, giovane in pensione” è uno dei suoi libri – n.d.r.) Si sente più attore o più autore? Mi piacerebbe molto di più ideare e raccontare storie, ma come farei a stare lontano dal pubblico? Sono diviso al 50%... La recitazione è più istinto o è più scuola? Più istinto! Poi, se c’è la scuola, la recitazione migliora, ma se non è innata è inutile insistere… Come nascono i suoi personaggi, i suoi monologhi? Pensando, leggendo, ma soprattutto osservando quello che mi circonda. Le propongono contemporaneamente due ruoli in teatro e in tv: che fa? Sicuramente teatro. Poi ci penso ed accetto quello in tv, ma solo perché può portarmi a fare più lavoro in teatro. Purtroppo oggi il pubblico se non ti vede in tv si preoccupa… Se lei avesse una lampada magica, i tre desideri che vorrebbe si avverassero? Primo desiderio: salute e vita per i

miei figli; secondo desiderio: distri- l’entusiasmo dei giovani? buzione migliore delle ricchezze nel Dipende dalla tua età. Se sei giovane mondo così magari potrebbero dimi- ami l’entusiasmo; oggi preferisco l’esperienza degli adulti, tra un po’ la saggezza degli anziani. Che legame ha con Napoli? Viscerale. Napoli è una città che si ama o si odia. La mia rabbia è che non c’è una via di mezzo. Che legami ha con i mezzi di trasporto locale? Oggi uso poco i mezzi pubblici, ma sono stato un grande fruitore specie della Circumvesuviana, essendo io un “Vesuviano”. Quando posso però un giretto lo faccio nei mezzi pubblici perché mi piace osservare e rimanere in contatto con la realtà. Sono trascorsi quasi 28 anni dal suo esordio: cosa è cambiato da allora? L’aspetto fisico. Ho le prime foto di scena che se le guardo mi metto a piangere… Poi se penso alla “maturazione artistica” che ho avuto, mi riprendo! nuire tanti problemi; terzo desiderio: Ma veramente ‘a capa di Paolo riacquisire un’altra volta i tre deside- Caiazzo non è buona? Purtroppo no! ri… Emilio Vittozzi Vale più l’esperienza degli adulti o

Una mostra in memoria di Pino Daniele Fotografie dell’artista napoletano in esposizione per rivivere ancora la sua arte Una mostra fotografica sul cantante Pino Daniela sarà allestita al Pan, Palazzo delle Arti di Napoli, da metà ottobre 2015 e durerà sino a metà gennaio 2016. Lo ha dichiarato il sindaco Luigi De Magistris in una conferenza stampa a Palazzo San Giacomo. 180 fotografie, due o tre ore di video, tutto materiale inedito raccolto dal fotografo e ritrattista Alessandro d’Urso, amico storico di Pino e fautore dell’evento. Un impegno a cui proprio non poteva sottrarsi il collaboratore di Pino Daniele, in nome di quella amicizia che lo ha accompagnato per tanti anni, un omaggio al celebre cantante per cui ha curato ben otto copertine dei suoi album. Le fotografie verranno presentate al pubblico nelle sale del famoso museo partenopeo, location ideale per una mostra del genere, non un triste ricordo ma l’omaggio ad un uomo che ha sempre trasmesso il suo amore per la musica e per la città di Napoli. La dimensione privata del cantante verrà rivissuta negli anni a partire dal 1990 sino al 2009, anni proliferi per l’artista, i venti anni in cui ha collaborato con artisti di fama internazionale come Pat Metheny, Al Di Meola, Rachel Z, Jimmy Earl, Peter Erskine, Ron e anche gli italiani Fiorella Mannoia, 99 Posse e Francesco De Gregori. La mostra si intitolerà appunto “20 anni con Pino (Addove). Non saranno immagini che ritrarranno il cantante durante i suoi concerti ma

fotografie che lo vedranno padre, marito, nel suo lato intimo di uomo che ha dato tanto attraverso le sue opere musicali. Sarà questo un momento importante per la città per ricordare Pino Daniele, un’esposi-

zione fortemente voluta e realizzata anche con il sostegno della moglie Fabiola Sciabbarrasi e dei figli dell’artista, perché Pino Daniele “Napul’è” e sarà questo un modo per vivere ancora l’artista nella sua vita privata, perché c’è voglia di non dimenticare, anzi di ricordarlo sempre. La programmazione del Pan era piena ma il sindaco e l’assessore comu-

nale alla cultura, Nino Daniele, hanno fortemente voluto che la mostra si svolgesse nelle sale del famoso palazzo, simbolo della città partenopea, perché nonostante le difficoltà per l’inserimento della mostra nella programmazione, Pino Daniele meritava il suo spazio con questa esposizione e la città di Napoli meritava di riviverlo ancora: il Pan si conferma così contenitore di più svariate forme d’arte e di espressione. Sarà una mostra emozionante, un’esposizione insolita ma di grande importanza, con momenti intimi, familiari e segreti del celebre cantautore, un Pino Daniele inedito, tenero e sconosciuto. La città partenopea potrà ancora una volta vivere l’emozione di vederlo, di sentire la sua voce attraverso qualche ora di video che verranno proiettati in sua memoria, ancora una volta i suoi fans potranno rivivere il suo ricordo sulle note di quelle canzoni che celebri sono a Napoli ma anche in tutto il resto del mondo. Pino Daniele c’è ancora, nessuno può dimenticarlo, anzi, ai partenopei e a tutti coloro che lo amano piace ricordarlo così, come quell’uomo che tanto ha dato alla sua città e al suo popolo e questa mostra lo dimostra, questa esposizione sarà un momento importante per tutti coloro che di Pino Daniele vivono. E questa iniziativa meritava di essere annunciata con grande anticipo. P. A.


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TUTTO CAMBIA? SPERIAMO È indubbio che in natura, come dire, nell'ordine costituito delle cose, niente resta immutabile. Il giorno si tuffa nella notte, la notte corre incontro alla luce. L'acqua scende dai monti al mare, da lì evapora e torna ai monti, in tutto questo gran muoversi ogni cosa cambia. Cambiano le condizioni fisiche della terra, degli animali, di tutte le cose, è la vita! Eppure senza voler sembrare pignoli non è proprio dappertutto così, ma non voglio parlare della miseria dei diseredati del pianeta, anche quella non cambia. Vorrei illustrare qualcosa di più vicino. Nella più verde delle province campane il ''riassetto'' della Sanità, portato avanti dal governatore regionale, che come prima cosa ha pensato “bene” al pareggio di bilancio. Questo agognato obiettivo “sembra” sia stato centrato, stando alle carte. Oh, “meno male” si potrebbe pensare, tagliando gli sprechi, eliminando il “malaffare” nel senso più ampio del termine, gaudio e giubilo si è fatta opera proba! E no, dalle carte il pareggio c’è; è bastato cancellare il servizio! Nei punti di raccolta degli aventi bisogno di cure, chiamarli ospedali porta alla mente felici ricordi, almeno in quelli rimasti, non ci sono letti. Sì mi direte, sono diminuiti i posti letto, no, mancano fisicamente i letti intesi come “mobilio”. Di solito il bisognoso viene affastellato su una poltroncina, se poi è fortunato “mors tua vita mea” riuscirà a conquistare una barella. Mancano solo per Avellino un cospicuo numero di infermieri, quasi un esercito, i medici sono ridotti a lumicino. Pensate, in questa torrida estate alcuni di loro hanno preso un periodo di meritatissimo riposo, cioè le ferie. Non necessarie, ma indispensabili, visto che loro, i medici, sono sfiniti da massacranti turni di servizio vista la carenza di professionismo. Ebbene il risultato è stato la chiusura di tre reparti, si dice in via provvisoria presso il più grande centro di raccolta irpino. Che Dio ce la mandi buona! E dove è finita la teoria dell'antagonista? La quale blatera di una sana e salvifica “concorrenza” tra pubblico e privato anche nei servizi essenziali come la Sanità? Or dunque si vuole dire che il ''polo'' della Sanità privata operante in Irpinia con “tentacoli” che si spingono ben oltre, decantato centro di eccellenza, è fallito. Sì, proprio così, si licenzia il personale, si vivacchia grazie alle convenzioni con gli enti che garantiscono un minimo di denaro pubblico. L'idilliaco quadretto, con tinte più o meno fosche applicabile all'intero territorio regionale dà l'idea dei fatti. Certo vanno salvate quelle “oasi” di funzionalità che pur miracolosamente ci sono. Ma un servizio indispensabile come la sanità non può essere “accettabile” se non è diffuso uniformemente sul territorio, con livelli medio alti delle prestazioni erogate. Risolvere i problemi come Stalin è semplice, egli diceva; “Un uomo un problema, eliminato l'uomo risolto il problema”. Comunque senza entrare nel merito dei “colori” che contraddistinguono le varie amministrazioni è cambiato il governatore della Campania, dal quale dipende la salute dei Campani, ed una miriade di altri servizi, trasporti, bonifiche del territorio, disinquinamento delle acque, scuola, sicurezza, occupazione, tutte cose che sarebbe opportuno non “eliminare” per riportare in pareggio i bilanci. Speriamo in bene! Loro, i cittadini Campani, continueranno a sperare che le cose cambino. Questo, lo sperare, non cambia mai e non costa nulla! Vi saluto e sono l’Autoferroagricolo

Periodico d’informazione della UILTrasporti Campania

Direttore Editoriale: Direttore Responsabile: Capo Redattore: Redattori:

Luigi Simeone Roberto Intermoia Paola Arrighini Antonio Aiello Francesco Di Palma Umberto Esposito Rosa Fornaro Vincenza Preziosi

Coordinamento e Grafica: Annalisa Servo Foto: Gianni Biccari Hanno collaborato: P. Ferraiuolo - P. Loggia - A. Minichino - D. Riccio - T. Scala - E. Vittozzi Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 00065 del 28/09/09 Stampato il 21/07/2015 da EFFEGI Via Salute 1 - Portici (NA) P.le Immacolatella Nuova n. 5 - 80133 Napoli Tel.: 081203424 Fax: 0815543604 E-mail: articolo16@uilt.campania.it

Un bar, un professore, un mondo Il resto della settima di Maurizio De Giovanni Un bar, un professore e un mondo, questo è il Resto della settimana, il libro di Maurizio de Giovanni edito dalla casa editrice Rizzoli che ho appena finito di leggere. Il padre del commissario Ricciardi, dopo i racconti pubblicati con la casa editrice napoletana Centoautori, torna a parlare del suo grande amore: il Napoli calcio. “La passione per il calcio è una malattia, se non lo fosse, non si chiamerebbe tifo” è una frase che Maurizio ripete spesso nelle sue presentazioni, in questo bel testo abbiamo la prova “provata” che quello che dice lo scrittore è vero. Il bar di Peppe è un minuscolo porto di mare nel ventre di Napoli. Uno di quei bar accoglienti e familiari, sempre uguali a se stessi, dove sfogliatelle e caffè sono una scusa per chiacchierare, per sfogarsi, litigare e fare pace. Inferno o paradiso, dipende dal momento. Ma più di ogni altra cosa è il luogo ideale dove prepararsi all'Evento, quello che la domenica pomeriggio mette tutti d'accordo intorno a un'unica incontrollata passione. Alla cassa del bar c'è Deborah - rigorosamente con l'acca, ostentata come un titolo nobiliare che parla al cellulare sempre incastrato tra spalla e testa, mentre Ciccillo, il tuttofare di origine asiatica, è ovunque perché non si ferma mai. A uno dei tavolini siede invece il Professore, attento osservatore dei sentimenti umani, che a un passo dalla pensione ha deciso di scrivere un libro facile, che sappia parlare a tutti. Già, ma quale argomento può raggiungere il cuore e l'anima della gente? La risposta è sotto i suoi occhi, nella trepida attesa dell'Evento. Il resto della settimana è un vero romanzo sudamericano: è gioia e nostalgia, è la poesia di un sogno, è la celebrazione di un gioco.

È un diario dell'emozione che uomini e donne vivono giorno dopo giorno, e che calamita ricordi, ossessioni e amori. È come il caffè napoletano, una sintesi perfetta di gusto ed energia: ti colpisce forte e ti dà il coraggio per affrontare le avversità della vita, fuori dal bar. La penna di Maurizio riesce a descrivere un mondo, una città, una malattia, quella per il Napoli, in modo sublime. Mi sono disintossicato e ritagliato uno spazio per me nel leggere questo bel libro. Più che un testo oserei definirlo un album di emozioni collettive. Sì, perché a scriverle è Maurizio, ma le abbiamo vissute tutti noi malati di quella che è più che una squadra di calcio. Il bar dov’è ambientato il racconto non è un luogo qualunque, non un posto di passaggio, non uno spazio dove prendere il caffè o consumare la colazione, ma il luogo migliore per prepararsi a quello che è l’evento. Un libro nel quale traspirano emozioni e passione, il calcio a Napoli è l’unica cosa che mette tutti sullo stesso piano. Non esiste borghesia, ceti meno abbienti, il Napoli è il Napoli e tutti sono uguali, nel commentare, nel vivere quelle emozioni. A Napoli il lunedì sono tutti tecnici, allenatori, il bar diventa il sancta sanctorum dove le certezze individuali si confrontano, il luogo dove anche le opinioni più contrastanti provano a far sintesi, in un nome di qualcosa di più grande… la Passione. Il bar si trasforma in una sorta di confessionale del tifoso, all’interno del quale le persone si svelano per quello che sono. Un libro, scorrevole e a tratti intenso, dopo averlo letto avrete una conferma di ciò che pensate da tempo, una sorta di prova del nove, Napoli è un manicomio! Tonino Scala

Se esistessero parole adatte a consolare tenteremmo di scriverle come ultimo saluto per un caro amico, per lenire il dolore. Mai difficoltà più grande a mettere insieme parole, per noi abituati a scrivere nelle pagine di questo giornale. Un caro amico, Carmine Simeone, ma anche un grande insegnante, una persona che ci ha sempre sostenuto, un vulcano di consigli, un torrente di pensieri. Oggi dobbiamo imparare a fare dei suoi insegnamenti una lezione di vita, ancora più di prima, perché le persone come lui non muoiono per sempre, solo si allontanano. La sua opera ci aiuterà a continuare e il suo ricordo rimarrà sempre vivo in noi, più forte di qualsiasi abbraccio, più importante di qualsiasi parola. Ciao Carmine!

La Redazione


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