ANNO 5, NUMERO 6/7
PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA UILTRASPORTI CAMPANIA
GIUGNO/LUGLIO 2013
“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” (art. 16 Cost.)
Editoriale
L’unità sindacale per sconfiggere insieme la mala politica italiana Mobilitazione sindacale per ribadire la necessità di intervenire con urgenza
Di nuovo insieme in piazza Il valore di manifestare
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ervasi da una crisi diffusa e quanto mai lunga con consueta e strumentale approssimazione ci sono, come sempre, quelli che affidano alla semplicistica rappresentazione della crisi della rappresentanza il fattore che accomuna tutti i soggetti che a diverso titolo sono o dovrebbero essere portatori di interessi collettivi. La crisi dei partiti, e se si vuole anche della politica, così come li abbiamo immaginati e avuti per lunghi anni, con la confusione strategica offerta ai cittadini tra democrazia partecipativa e luoghi di mera informazione (che continua a essere importante ma pur sempre tutt’altra cosa dalla partecipazione) sono i connotati dello stato di confusione approdato anche nelle istituzioni. La crisi economica rischia di essere l’unica discriminante con cui si cerca di interpretare, con ovvia approssimazione, ogni forma di difficoltà presente nel Paese, con la speranza o meglio con l’illusione che, una volta passata, tutto potrà ritornare come prima. Nulla di più falso e profondamente sbagliato, la grande sperequazione tra classi, che qualcuno pensava non appartenesse in modo così vistoso anche al nostro Paese, ci sta pericolosamente consegnando un presente iniquo ed un futuro incerto e senza prospettive, soprattutto per i tanti giovani che sono le vittime che più a lungo pagheranno gli errori dalle generazioni che li hanno preceduti. In ogni parte del mondo si riscontrano grandi difficoltà, che affondano le radici nella disperazione di intere generazioni o di substrati sociali dimenticati ed abbandonati ad un destino, disegnato da coloro che non hanno pensato mai di offrire loro opportunità di crescita e di sviluppo tali da determinare potenziali e reali possibilità di crescita sociale ed economica. Per troppo tempo l’affidabilità dei Paesi e degli amministratori è stata valutata sulla convenienza e la prossimità degli interessi economici consolidati tra Stati, piuttosto che sul livello di democrazia sociale ed economica presente alle diverse latitudini, con il risultato che capi di Stato, sempre presenti nei migliori salotti, hanno mostrato la loro vera natura autoritaria e totalitaria, semplicemente in presenza di legittime rivendicazioni che nascono dalla consapevolezza di sperequazioni e divisioni sociali che non stanno risparmiando nessuna realtà indipendentemente dai valori economici assegnati e riconosciuti al Paese. Il livello di democrazia presente nei diversi Paesi, nel mondo del mercato globale, sta abbassando pericolosamente il livello dei diritti, riconducendo la competitività al minore costo della produzione che sempre più si sostanzia con il basso costo del lavoro e della manodopera, tanto più convenienti quanto più sono i diritti negati, determinando così una corsa all’impoverimento che sta distruggendo intere economie, determinando nuove e diverse povertà. La crisi d’interi settori che nel nostro Paese costituivano punti di eccellenza, paga l’assenza di una strategia che non ha investito su innovazione e ricerca di nuove produzioni d’avanguardia, che invece avevano caratterizzato l’industria italiana del dopoguerra; siamo stati superati e lasciati indietro da economie che pensavamo arretrate e incapaci di segnare lo sviluppo, che invece si sono dimostrate Pag. 2
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iù di centomila lavoratori e pensionati da tutta Italia si sono uniti per formare, il 22 giugno scorso, due cortei distinti che provenienti da piazzale Ostiense e piazza della Repubblica si sono poi mescolati a piazza di Porta San Giovanni, dove sotto un sole rovente, si è formato un unico grande raggruppamento variopinto per gridare insieme che “il Paese ha bisogno di risposte rapide" perché con la crisi che incombe è finito il tempo delle promesse, che deve lasciare il passo a quello del fare, senza più rimandare nessuna scelta. La manifestazione, partecipata da tanti iscritti provenienti dalle diverse regioni italiane, è stata svolta nel mezzo di un’emergenza economica e sociale che attraversa il Paese da Nord a Sud e a cavallo fra l’importante ripresa di iniziativa unitaria sindacale ed il decreto del Governo Letta, che racchiude nel testo di legge le prime timide misure contro la stagnazione economica, per allentare la presa sulle imprese e sulle famiglie, soffocate ormai dalle tasse e dal crollo inesorabile del reddito. Per queste ragioni, ancora una volta Cgil, Cisl e Uil sono scesi unitamente per le strade della capitale, per riaffer-
mare la loro presenza sul territorio e lanciare un messaggio chiaro ai politici che, dall’alto delle loro poltrone, rimangono inerti alle sollecitazioni di un Paese in difficoltà. Ad aprire il corteo, lo striscione: «Lavoro è democrazia», slogan scelto come leit motiv della protesta, arricchita da palloni colorati, fischietti, tamburi e bandiere, che hanno fatto da sfondo alla piazza gremita di lavoratori, disoccupati, cassintegrati, esodati e pensionati per chiedere con forza un lavoro e un fisco più equo per i salariati e per i pensionati, gli unici a doversi addossare il peso della crisi. Dal palco il leader della Uil, Luigi Angeletti, non mostra incertezza nel dire che se non ci sarà un cambiamento immediato, all'aumentare dell'emergenza lavoro quelli che staccheranno la spina al Governo saranno i cortei dei disoccupati piuttosto che le controversie politiche interne. “Senza interventi veri non si va avanti” continua il Segretario Nazionale che, bocciando il pacchetto occupazione varato dal Consiglio dei Ministri, afferma che le misure varate dal Governo rappresentano l'ennesimo tentativo di fuga dai problemi veri dell’Italia. Secondo Angeletti “la pri-
Inserto Speciale Da pag. 3
ma risposta di cui il Paese ha bisogno è una restituzione fiscale a lavoratori dipendenti e pensionati, che permetta di far ripartire i consumi e la produzione”. Proseguendo il discorso davanti ad una folla variegata, il leader della Uil afferma senza troppi giri di parole che viviamo in un paese unico al mondo, dove la media delle tasse pagate dagli imprenditori è più bassa di quella pagata dai loro dipendenti. Una cosa inaccettabile, in qualunque altro paese europeo, dove le politiche fiscali servono a stabilire un livello di imposizione sui contribuenti equilibrato ed equamente distribuito per le diverse fasce di reddito. Poi, lanciando una provocazione al Governo in carica, sottolinea la necessità di fare un'opera di redistribuzione della ricchezza e rimettere al centro il lavoro, facendo investimenti e contrastando il fenomeno dell’evasione fiscale. Pertanto, l’inversione di rotta che il sindacato si aspetta è che tutte le risorse vengano dirottate sul lavoro, recuperando tutto il necessario attraverso una più incisiva politica di lotta all’evasione. “Quando prenderanno i soldi degli evasori e li distribuiranno a chi le tasse le paga, solo allora poPag. 2
Riforma condominio: le novità da sapere
Bonus del 50% per chi acquista l’arredo
2° in campionato e ritorno in Champions Peppe Barra, un incantesimo napoletano
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L’unità sindacale per sconfiggere insieme la mala politica italiana Mobilitazione sindacale per ribadire la necessità di intervenire con urgenza da pag. 1 tremmo cominciare a dire
di aver intrapreso la giusta direzione” proclama Luigi Angeletti rivolgendosi a migliaia di cittadini, intenti ad ascoltare le parole pungenti del Segretario della Uil, secondo il quale questa rappresenterebbe una politica economica seria, che sia la sintesi di scelte mirate che non puntano a superare il momentaneo stato di crisi, ma diano una vera sterzata all’economia nazionale per far ripartire un Paese praticamente fermo. “Perché, se non ci saranno interventi mirati ad affrontare il problema della crisi, del lavoro e dell’emergenza giovanile, il Paese è destinato” secondo il Segretario Nazionale “ad un deserto di posti di lavoro” dove per cercare una fonte di reddito sarà necessario migrare all’estero. Un futuro drammati-
co, che la Uil e tutte le altre rappresentanze sindacali presenti in una piazza affollata
non possono accettare. Questo lo spirito che ha sintetizzato la bella manifestazione unitaria organizzata a Roma, per rappre-
sentare la rabbia ma anche la speranza dei lavoratori italiani, che attendono risposte chiare da un Governo, ancora ambiguo sulle politiche di sviluppo del Paese. La necessità di cambiare rotta economica è rivendicata con forza da Angeletti, che chiudendo il suo comizio ha aggiunto che nonostante le difficoltà "il sindacato serve a sconfiggere questa politica" inefficiente e pericolosa per lo stato di benessere dei cittadini italiani. Per questo motivo, bisogna stare uniti e contrastare con forza qualunque tentennamento da parte di chi ci amministra nel risolvere i problemi del Paese, anche al costo di attaccare quelle sacche di potere, che ancora oggi non aiutano l’Italia a crescere. Condannando l’intero Paese ad un perenne stato di oblio. Francesco Di Palma
EavBus, il principato del caos nel regno della confusione Come il disordine incide nel fragile sistema del trasporto pubblico locale Commissari liquidatori, Amministratori straordinari, Curatori fallimentari che cedono, Amministratori Unici che affittano, Giudici fallimentari che bandiscono gare, Leggi Regionali dedicate, insomma il caos, ovvero EAV BUS. Questa la descrizione in breve della confusione che regna sovrana nell'azienda fallita lo scorso mese di ottobre. Certo, sfugge alla comprensione dei comuni mortali, l'esigenza di promuovere una gara per affittare dei servizi già in affitto, specialmente dopo gli sforzi da parte di tutti, soprattutto dei Lavoratori, per condividere un piano industriale utile al pareggio di bilancio nel breve periodo. Un piano che per realizzarsi si è avvalso in maniera determinante del contributo dei Lavoratori che hanno accettato i contratti di solidarietà ed una sostanziosa riduzione del salario di secondo livello, un piano accompagnato da una legge regionale specifica che ha stanziato ben 10 milioni di euro per il risanamento di EAV BUS e, proprio nel momento in cui faticosamente l'azienda sembrava ripartire, ecco che il
Giudice fallimentare decide di espletare una gara per l'affitto di EAV BUS. E, come quella balia che con l'acqua getta anche il bambino, decide di inficiare i sacrifici e gli sforzi che tutti hanno profuso per il proseguimento delle attività ed il mantenimento dei livelli occupazionali. Alla gara è stata presentata solo l'offerta di un privato, CLP, già affidatario dei servizi di Caserta dell'ex ACMS, in quell'occasione la CLP fu vista come l'unica ancora di salvezza, per salvaguardare il servizio ed i Lavoratori in mobilità già da quattro mesi, con l'assenso del sindacato perché l'operazione avvenisse. Tutt'altra faccenda invece è quella di EAV BUS, un'azienda fallita per pochi soldi, con una sospetta e colpevole distrazione, un'azienda tenuta in vita dal percorso di salvataggio costruito nelle lunghe notti al tavolo direttamente con il Presidente della Regione Stefano Caldoro. La proposta di CLP prevedeva il licenziamento di tutti i 1276 Lavoratori per poi riassumere solo quelli in possesso di requisiti, attraverso le liste di mobilità, per ottenere gli sgravi contri-
butivi del caso, proposta che non poteva che essere ritenuta inaccettabile per il sindacato. L'altissimo stato di tensione sviluppato dalla protesta dei Lavoratori che in maniera spontanea avevano bloccato il servizio appiedando centinaia di migliaia di incolpevoli utenti, la pressione dei sindacati confederali e di categoria esercitata in Regione Campania, sono stati forse i motivi che hanno indotto la Curatela Fallimentare a ritenere non congrua l'offerta di CLP ed a proporre una nuova gara da espletarsi entro il prossimo 11 luglio. Ora non bisogna farsi sfuggire l'ultima occasione, è necessario costruire un'offerta pubblica magari costruendo un'Associazione Temporanea di Impresa che veda come capofila l'EAV srl accompagnata dal CTP e che contenga la disponibilità di ANM che, sotto organico nelle figure di operatori di esercizio, si renda disponibile a dar seguito all'accordo del fondo di sostegno in termini di mobilità interaziendale, anche per dare operatività al contratto di rete siglato nei giorni scorsi da EAV, CTP ed ANM. Diversamente lo scenario rimarrà confuso e determinerà nella migliore delle ipotesi l'affidamento ad un privato, nella peggiore lo spacchettamento dell'azienda per le diverse Province servite, ma questa è una storia che non vorremmo mai scrivere. Antonio Aiello
Il giorno ventisette dei lavoratori “borghesi sadomaso” 1300 lavoratori senza due mensilità e tredicesima. Il disastro del fallimento EavBus Forse qualche lettore con gusti musicali sopra le righe avrà già intuito dal titolo il contenuto dell’articolo. C’è una canzone dei 99Posse, gruppo musicale napoletano, in cui i lavoratori dipendenti sono descritti come borghesi sadomaso in quanto “ce piace abbuscà ‘a fin r’o mese”. Questa frase riaffiora ogni volta che tra i colleghi dell’EAVBUS si avvicina il giorno 27, data per la quale fu accordato il pagamento degli stipendi. Qualche giorno prima comincia a diffondersi la voce della mancanza di soldi per i salari, e puntualmente i più ottimisti cercano di non pensarci o quantomeno di non credere a queste voci; quando poi il 27 arriva, si cominciano ad incrociare gli sguardi dei colleghi più in difficoltà. I loro occhi sono un mix di tre sentimenti: paura, rabbia e insicurezza. Quello che più colpisce è lo sguardo tipico di chi vorrebbe tranquillamente evitare l’umiliazione, tornando a casa, di dover comunicare alla propria famiglia di ritardare tutte le spese, anche quelle alimentari. Non si esagera: facendo i conti della massaia, il bilancio familiare di 1300 lavorati è stato epurato di due mensilità, più tredicesima a causa del fallimento EAVBUS. Non sono soldi persi quelli, sono soldi congelati, frutto di prestazioni lavorative
già effettuate, garantiti anche dall’INPS, che però sono fermi tra le maglie strette e fitte del diritto fallimentare. Una sorta di scialuppa di salvataggio troppo lontana per potersi aggrappare. Quelli che avendo un gruzzoletto “di sicurezza” potevano stare tranquilli per questi ritardi ricorrenti da almeno due anni, si sono ritrovati senza quel comodo paracadute che ritardava la discesa del loro saldo bancario. Mutui, bollette e spese mediche hanno la precedenza su tutte le altre spese; immaginate di dover spiegare a chi non riesce a comprendere valide ragioni come “assenza di fido da parte della Regione” oppure “ritardo dei flussi bancari” che anche questo mese si dovrà stringere la cinghia fino all’ultimo buco e se necessario farne anche un altro. Non occorre aver girato il mondo per rendersi conto dell’elevato degrado raggiunto dal TPL Campano; quando si chiede perché a Napoli non si possano copiare
modelli funzionanti si risponde sempre che quei modelli non sono applicabili alla nostra città. E non occorre avere una grande intelligenza per capire che risposte come “viabilità particolare” oppure “clientela particolare” sono solo scuse per nascondere l’incapacità di rivoluzionare in meglio il nostro sistema di trasporto pubblico oppure una precisa (nonché autodistruttiva) volontà a mantenere lo status quo. Dopo i tanti tagli subiti dai lavoratori dipendenti al loro stipendio in nome della sicurezza del posto di lavoro, la classe dirigente, sia aziendale che politica, dovendo garantire almeno il diritto principale di ogni lavoratore ovvero “la dignità”, dovrebbe iniziare a porsi delle domande: “sto facendo bene il mio lavoro?”, “tutti i soldi che guadagno e che non sono stati intaccati dalla crisi, sono frutto di un lavoro qualitativamente valido?”… Giuseppe Carrara
da pag. 1 capaci, più e meglio di
noi, di interpretare il cambiamento e di coglierne le opportunità che con l’integrazione europea e mondiale si andavano delineando. La crisi della nostra produzione, l’enorme debito pubblico accumulato e l’incapacità di spesa dei fondi comunitari hanno segnato il bilancio dello Stato, che quando non è stato più in grado di sostenere la spesa, alimentandola con il disavanzo, ha inesorabilmente contratto i servizi essenziali, arrivando alla loro completa destrutturazione caratterizzata dall’involuzione dell’offerta per qualità e quantità. Pensare di uscire da questa pericolosa condizione con la sola politica del rigore economico e con i conseguenti tagli, non solo non potrà produrre effetti positivi per la crescita ma, cosa assai più pericolosa, rischia di offrire ambienti di coltura dove si possono annidare pericolosi estremismi soggetti a facili strumentalizzazioni che mal si conciliano con la necessità di trasparenza e condivisione di obiettivi comuni e partecipati. Gli eventi di questi ultimi giorni che stanno interessando economie di Paesi che sono ai primi posti nelle classifiche per crescita e sviluppo, dovrebbero far riflettere su quanto, anche ipotizzando occulte regie, può accadere in presenza di ampie sacche di povertà che non si riconoscono nei freddi numeri che una finanza, anche se benevola, assegna alle diverse realtà economiche. Le manifestazioni in Turchia e quelle ultime del Brasile costituiscono, oltre ogni riflessione più o meno attendibile, la prova che, se non si recuperano tratti di equità sociale e margini di benessere economico diffuso in ogni strato sociale, non c’è posto al mondo che non rischia il tracollo sociale, che nessuno può fermare se non con provvedimenti solidali e perequativi, in assenza dei quali è a rischio la stabilità politica indipendentemente dalla sua natura. Ad Ankara è bastata la decisione di realizzare un centro commerciale con l’abbattimento di alberi per accendere una miccia che, oltre a determinare il caos più totale, rischia di contaminare intere economie, anche europee, che si sono affrettate prima a minimizzare, preoccupate dalla bilancia dell’importexport, per poi sollecitare il governo turco a maggiore tolleranza verso la protesta, come se questa fosse il fine dei giovani che manifestano per una eguaglianza di diritti in un’economia in sviluppo. La Confederation Cup in Brasile è stata invece l’occasione per dare voce, anche internazionale, al disagio di un Paese con più di 200 milioni di abitanti divisi da profonde differenze sociali, che non accennano a diminuire nemmeno alla presenza di grandi eventi come i Mondiali di calcio e le Olimpiadi, che rappresentano ovviamente e giustamente un’occasione per mostrare al mondo il volto ed i volti di una nazione. Questi ed altri esempi dovrebbero far riflettere sulla particolarità del momento, e poiché nemmeno l’Italia può ritenersi immune da pericoli, tante sono le differenze che ci sono e altre che si stanno determinando, forse il responsabile grido di allarme che viene dal sindacato e dai lavoratori andrebbe registrato e riscontrato ben oltre gli annunci e le promesse di buone intenzioni dispensate a piene mani da tutti i governi che si sono succeduti sulla scena di un Paese allo sbando. In un Paese tra i pochi ad avere ancora un soggetto che in qualche modo intercetta il disagio sociale e lo indirizza verso obiettivi democratici, dovrebbero essere diverse e congruenti le politiche del riscontro alle attese dei giovani, dei disoccupati, dei pensionati e dei lavoratori, che dignitosamente e con fermezza manifestano per e non contro qualcuno o qualcosa, dimostrando anche ai più distratti che se c’è un problema di crisi della rappresentanza questa interessa innanzitutto la politica e i governi che a ogni livello continuano a mostrare insensibilità ed incapacità, che non è detto che nel tempo possono continuare a fidare sulle altrui responsabilità, senza mai pensare di doverne dimostrare alcun segno. Luigi Simeone
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SPECIALE CONFERENZA DI ORGANIZZAZIONE UILT CAMPANIA
ANNO 5, NUMERO 6/7
La Conferenza di Organizzazione della Uilt Campania Rea: un sindacato che sappia dare risposte La relazione del Segretario Organizzativo Pasquale Sanità La relazione del segretario organizzativo Pasquale Sanità alla Conferenza di Organizzazione della Uiltrasporti Campania, ha favorito diversi spunti di riflessione e confronto sulla situazione politica ed economica e sulle linee guida indicate dalle conferenze nazionali e confederali. La relazione descrive un quadro nazionale e locale, dove l’azione dei governi di questi ultimi lustri è stata caratterizzata da scelte politiche sorde alle grida di allarme che il mondo del lavoro ha lanciato ripetutamente, con una gestione priva di confronto, ricca di rinvii e costanti abdicazioni a favore di governi tecnici che, con una concezione ragionieristica della finanza pubblica ed i conseguenti disastri amministrativi nella gestione degli enti locali, hanno contribuito ad aggravare la crisi, soprattutto nel settore dei trasporti. Grandi aziende nazionali, come Tirrenia, Alitalia e FS sono state cancellate o destrutturate, il passaggio di competenze in materia di Traporto Locale, ferroviario e marittimo agli enti locali e alle regioni, in nome di quel federalismo tanto agognato ma non garantito dallo Stato quale elemento di ottimizzazione delle risorse e di efficacia gestionale, sta segnando disastri organizzativi. Con il decentramento si è allungata ancor di più la distanza tra Nord e Sud del Paese a causa di attenzioni e volontà politiche differenti che hanno portato al fallimento di aziende pubbliche, collasso d’imprenditori affondati dai crediti inevasi degli enti locali, esuberi, licenziamenti e negazione dei diritti di lavoratori e cittadini. È necessario rivedere il modello organizzativo del sistema poiché là dove si
è mantenuta una centralità delle responsabilità, con Autorità competenti territorialmente ma sotto la competenza di Amministrazioni centrali, come nel caso dei porti, permane la garanzia di una continuità produttiva. Bisogna ripristinare il controllo, soprattutto con il nuovo sistema di copertura dei costi attraverso la fiscalità locale. In questo scenario di continui cambiamenti dove pochi sono rimasti i punti di riferimento è indispensabile l’impegno di tutti per la massima efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa, recuperando ruoli e funzioni, ridisegnando il sistema delle competenze e delle responsabilità, anche del Sindacato, che è sempre stato in prima linea per offrire e costruire una via di uscita, assegnandosi compiti e facendosi carico di responsabilità che spesso altri evitano. La Uil, in occasione della Conferenza di Organizzazione, riforma il proprio assetto organizzativo, sia per la Confederazione che per le Categorie, per rispondere sempre meglio e in modo più completo alle nuove istanze che vengono dalla base del proprio corpo associativo. La riorganizzazione della UIL tra l’altro prevede l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse, sia umane, che economiche ed organizzative, attraverso una seria politica di riduzione degli sprechi anche con la previsione di accorpare alcune categorie e territori; l’ulteriore avanzamento dell’idea di “Sindacato dei Cittadini”, lavorando alla
realizzazione di un Sindacato a rete che si ramifica sul territorio utilizzando la diffusa presenza delle sedi Uil e che prevede una sempre più intensa integrazione tra le categorie della UIL ed i Servizi offerti dalla stessa, creando così per gli iscritti e per i loro familiari una continua possibilità di assistenza in ogni momento della loro vita, nel campo lavorativo e in quello sociale; la scelta della certificazione dei bilanci annuali e la pubblicazione on line degli stessi come risposta al problema etico che esiste nel Paese. La Uiltrasporti Campania fa proprie le direttive indicate dalle precedenti Conferenze di organizzazione ritenendone alcune già applicate, in quanto la Uiltrasporti non è nuova all’integrazione settoriale, venendo da storie che vedevano diversi comparti sindacali: autoferrotranvieri, ferrovieri, gente dell’aria, marittimi e servizi. La Uiltrasporti Campania per prima ha dovuto gestire situazioni di lavoratori con diversi contratti nazionali di riferimento, come nel caso di Metronapoli, dove autoferrotranvieri e ferrovieri svolgevano nella stessa azienda le stesse attività ma pagati in modo diverso, portando quei lavoratori ad avere le stesse regole contrattuali. I Delegati, le R.S.A e le R.S.U. Uiltrasporti sono riferimenti dei lavoratori sugli impianti indipendentemente dal comparto di provenienza. Gli stessi Segretari ed i Dipartimenti, al di là del settore lavorativo di estrazione propria, seguono i lavoratori che operano sugli impianti di giurisdizione. Anche questo ha consentito alla Uiltrasporti di ottenere ottimi risultati nei momenti elettorali: primo Sindacato nelle elezioni delle R.S.U. in gran parte delle realtà del trasporto pubblico locale campano e superamento della percentuale di rappresentanza nazionale nelle ultime elezioni R.S.U. in FS. La Uiltrasporti della Campania è impegnata a dedicare ancora maggiori risorse ed energie alla formazione ed alla comunicazione, per fornire strumenti sempre più adeguati ai tempi per chi sceglierà di dedicare il suo tempo al Sindacato. Un Sindacato capace di salvaguardare i diritti dei lavoratori insieme alla necessità di sopravvivenza e produttività delle aziende, proiettato all’aumento dell’occupazione e alla crescita in un ottica di sviluppo compatibile, per un Paese che deve riprendere a creare benessere. Annalisa Servo
La Conferenza della Uilt Campania, un momento di riflessione sentito “Capita di emozionarsi, nel nostro impegno, nel nostro mestiere e se non riusciamo a farlo non si fa bene il proprio lavoro”. Questo è l’incipit della segretaria generale regionale della Uil, Anna Rea, alla Conferenza di Organizzazione della Uilt Campania svoltasi l’11 giugno a Napoli. Quella dei trasporti in Campania è una categoria che sperimenta da tempo il dettato deciso a Bellaria, quello di partire da alcune indicazioni che non venivano lanciate dalla confederazione ma costruite all’interno della direzione da tutte le categorie e tutte le confederazioni, per poi arrivare ad operare effettivamente nei territori; qui in Campania non si utilizzano queste occasioni come episodi retorici ma diventano effettivamente un momento di riflessione comune. La priorità è investire sul decentramento, sul ruolo essenziale delle Rsu, recuperando la centralità del territorio, quale la capacità di essere presenti soprattutto sui luoghi di lavoro. Bisogna partire da questo, conoscere i territori e valorizzare ciò che le singole realtà aziendali producono. Sempre più scarsa è l’attenzione del governo ai problemi reali del Paese ed in questo il sindacato può rappresentare la differenza; la disaffezione alla politica è una costante, c’è stata poca attenzione al livello enorme di astensionismo nelle ultime elezioni, un dato allarmante e la domanda che Anna Rea si pone è, se veramente il centrosinistra abbia vinto, e se si, se ciò sia da ascrivere alle proprie capacità piuttosto che all’incapacità e ai dei demeriti degli avversari. Il settore dei trasporti è interessato da gravi e innumerevoli problemi, dai temi che riguardano la gestione dell’ambiente, al sistema dei trasporti locali e alla logistica, è necessaria una politica competente, non autoreferenziale che metta al centro delle proprie scelte e delle proprie azioni la strategia e non la tattica e gli interessi di parti. Abbiamo bisogno di un paese che determini una rappresentanza vera, i partiti così come sono si sono dimostrati ampiamenti inadeguati ad interpretare le difficoltà che viviamo, nonostante siamo il paese drammaticamente più in recessione di tutti gli altri paesi europei. Mentre in Italia si litiga logorati dal berlusconismo e dall’antiberlusconismo, in Germania si fanno le vere riforme, si investe in banche pubbliche e statali che sostengono l’economia, mentre le nostre banche hanno messo il cappio alla gola agli utenti, ai consumatori, e alle imprese. Il giornale Articolo 16 della Uiltrasporti Campania è un’esperienza editoriale importante ed i giovani che ne fanno parte hanno dimostrato una grande caratteristica, quella della costanza, che spesso manca ai giovani, e anche alla stessa Uil; spesso si hanno idee interessanti, lungimiranti, si arriva prima anche rispetto a Cgil e Cisl e poi si corre il rischio che le idee se le prendano gli altri. È dunque importante valorizzare questa
esperienza editoriale e quello che sta riuscendo a fare sul territorio, perché i delegati, gli iscritti e tutti i lavoratori, che sono la vera risorsa che ha questa organizzazione e tutti gli iscritti hanno diritto ad essere costantemente informati. Questa crisi ha negato il diritto alla mobilità, alla sanità, all’istruzione, alla vita. La manifestazione del 22 giugno è un appuntamento importante, un’iniziativa unitaria per chiedere al governo rapporti veri con il sindacato, perché i drammi che ci sono meritano risposte che quando non arrivano provocano tensioni non più sopportabili in un Paese civile. Basti pensare a quello che sta succedendo all’Eav; i lavoratori sono disperati perché non sanno quale sarà il loro futuro, e presi dall’esasperazione si rischia l’implosione sociale. Il sindacato deve fare la differenza, deve costruire una possibilità per i veri azionisti che sono gli iscritti, la
capacità della Uil di essere un sindacato riformista, laico, ha consentito di arrivare a risultati importanti, bisogna continuare puntando anche sull’unità, ma non perché stando insieme si è più forti, ma per i contenuti che ciò può esprimere. La Conferenza di Organizzazione si è svolta in una fase di crisi acuta, il mondo è cambiato, le aziende sono cambiate, si è dovuto fare i conti con la spending review, si sono determinate nuove e gravi esigenze che rischiano di non essere soddisfatte, ed il sindacato appare l’unico soggetto che può sollecitare il sistema politico, il sistema istituzionale, quello imprenditoriale, con un percorso di rilancio e sviluppo non più rimandabile. Per tutto ciò la segretaria della Uil riprende il valore della riforma organizzativa, rimarcando la soddisfazione di essere la prima organizzazione in tanti luoghi di lavoro, perché si è investito sulle persone, sui giovani che rappresentano il futuro. È vero, l’esperienza è importante ma è importante dare fiducia ai giovani perché se la Uil guarda al futuro, bisogna guardare ai giovani, alle donne, con ingressi di merito negli organismi e nelle segreterie. Il sindacato deve rimettere al centro dell’interesse di questo paese il lavoro, perché il lavoro è democrazia, è dignità, libertà e vita. Questa è la vera emozione di Anna Rea, un sindacato come impegno sociale e non un mestiere. A. S.
Le pari opportunità nella UILT di domani. Laura Pulcini traccia il percorso La responsabile del CPO Nazionale chiede maggiore attenzione alle eccellenze ignorate Le donne sono ancora troppo poco rappresentate all’interno della UILT e per questo spesso costrette a reclamare il giusto spazio. Sarebbe riduttivo parlare semplicemente di quote rosa, il Coordinamento Pari Opportunità e politiche di genere nasce con un obiettivo più alto e molto chiaro, dare piena rappresentanza ad una classe che attualmente rappresenta ben il 40% della categoria. Una fetta molto cospicua, soprattutto se rapportata al sostegno economico che offre
ad un’organizzazione che al momento conta negli organismi direttivi nazionali solo il 4% di donne. Il CPO è improntato come organizzazione a matrice che vede l’intersezione di due dimensioni, quella regionale, ed è per questo che i coordinamenti sono presenti in tutte le regioni d’Italia, e quella settoriale. L’obiettivo è analizzare le problematiche come tematiche riferite all’intera galassia dei trasporti, rendendo possibile lo sviluppo di una contrattazione di politiche attive di genere che
aiuti non solo le donne, ma tutta la categoria, perché inerenti la quotidianità riferita ad esigenze condivise. Da settembre sarà incentivata la formazione mirata ad incrementare il numero di donne all’interno dell’organizzazione, una politica che va oltre il semplicistico discorso delle quote rosa e che segue la nuova linea tracciata dallo statuto che favorisce la possibilità di entrare in tutti gli organismi del sindacato. Lo scopo è quello di fare in modo che siano le eccellenze a fornire un contributo attivo alla UILT e questa filosofia sarà l’obiettivo prioritario in vista del congresso. Questo rinnovamento dovrà partire ovviamente dai territori e la speranza è di poter contare pienamente nella disponibilità e nel sostegno delle segreterie regionali. U. E.
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La Conferenza di Organizzazione della UILTrasporti Campania - Gli interventi Pierino Ferraiuolo - Dipartimento Regionale TPL
Pasquale Cerza - R.S.A. ATITECH
L'intervento di Pierino Ferraiuolo, dipendente della CTP e giovane Dipartimentista della Uiltrasporti, pone gli accenti su come riorganizzare il sindacato per rispondere ancora meglio ed in maniera concreta alle esigenze dei cittadini e alla tutela dei diritti dei Lavoratori. Ferraiuolo auspica che sempre maggiore tempo e risorse siano destinate ai piani formativi, per completare le conoscenze e le competenze dei quadri sindacali. Ribadisce l'importanza della comunicazione, percorso già affrontato dalla UILTRASPORTI della Campania mediante la produzione e la distribuzione del mensile di informazione "Articolo 16". L'intervento prosegue riferendosi al taglio che il trasporto pubblico locale ha subito, dal 2010 a oggi, e che ha prodotto circa il 25% dei servizi in meno. In particolare la CTP in ragione dei tagli ha subito una diminuzione chilometrica di circa 5 milioni, che economicamente significano circa 13 milioni di euro in meno, con la forza in organico che si è ridotta da 1200 unità presenti nel 2010 alle attuali 1000. Questa rilevante contrazione ha causato una considerevole riduzione delle corse giornaliere che ha provocato non pochi danni all'utenza. Ctp, prosegue Ferraiuolo, a fronte della crisi dalla quale è stata investita, con un piano industriale condiviso dalle organizzazioni sindacali, ha avviato processi di esodi incentivati ed è ricorsa all'istituto dei contratti di solidarietà difensiva per evitare misure traumatiche al personale dichiarato in esubero. L'intervento si conclude con richiamo alle altre organizzazioni sindacali ad essere meno politicizzate e più pragmatiche negli approcci ai tavoli di confronto e con un invito alle Delegate ed ai Delegati della UIL di continuare ad essere orgogliosi di far parte di un'organizzazione sindacale, moderna, democratica e riformista.
Se il trasporto aereo in generale non gode di buona salute, Atitech di certo c non se la passa meglio. Gli hangar vuoti di oggi sono il risultato di disgrazie trasscorse, iniziate innanzitutto con il fallimento di Alitalia. Ma nonostante l'accordo di salvag guardia del sito partenopeo siglato a Palazzo Chigi, che prevedeva la garanzia di continuittà nelle operazioni di manutenzione sugli aeromobili Alitalia/Cai, sette anni di ammortiizzatori sociali, la disponibilità della Regione circa i fondi per la riqualificazione del perrsonale e l'opportunità di cedere parte di esso all'Alenia, tutto resta ancora inattuato. Tra la politica del governo Monti che ha prodotto un numero cospicuo di esodati dal futu uro incerto e la promessa del presidente Atitech Lettieri di salvare solo 400 dei 630 dip pendenti, ecco che per la Campania, dopo aver perso aziende strategicamente imporrtanti, il dover rinunciare ad un altro tassello del polo aeronautico assumerebbe sign nificati ben più gravi di 230 nuovi disoccupati. Vorrebbe dire continuare ad offrire ai prop pri cittadini un luogo in cui vivere senza futuro.
Maurizio Barbarino - R.L.S. ANM Seppur vero, come ben noto ormai, che la crisi economica nazionale ed il lungo periodo di recessione che l'accompagna abbiano ridotto drasticamente le risorse economiche da destinare alle aziende, non può essere certo tollerato il grave cancro che si ripercuote sull'occupazione e sulla sicurezza, minando indegnamente i luoghi di lavoro in termini di prevenzione e protezione. Con meno fondi a disposizione le imprese tendono a risparmiare su tutto, così anche sulle misure da adottare per evitare le cosiddette morti bianche. Ed è da qui che nasce forte l'esigenza assoluta di una condivisone politica ed istituzionale che ponga in prima piano la sicurezza dei lavoratori, una strategia comune in grado di formulare le opportune soluzioni che prevedano, ad esempio, sgravi per le aziende virtuose e soprattutto un sistema rigido di controllo a cui si accompagnino con efficacia i relativi criteri sanzionatori.
Vincenzo Terracciano - R.S.A. Consorzio Unico di Bacino È un momento delicato per il comparto dell'igiene ambientale in Campania. C’è bisogno di un sindacato coraggioso per rappresentare i diritti dei lavoratori, sempre più negati dalla crisi e da una politica che non riesce ad essere all'altezza dei problemi da risolvere. Per i lavoratori dei Consorzi di Bacino il bisogno negato si chiama stipendio e sicurezza del posto di lavoro. Il 30 giugno scade l'ultima proroga che il Governo ha concesso alla Campania per riorganizzare il ciclo dei rifiuti. La Regione dovrebbe approvare entro quella data una legge di riordino in cui siano previsti ambiti territoriali, forme di aggregazione tra i vari Comuni, indirizzi per la corretta gestione di impianti, attività e personale. Dovrebbe chiarire in che modo e con quali garanzie per i lavoratori le Amministrazioni Comunali dovranno assumersi le loro responsabilità verso i Consorzi di Bacino. La nuova legge regionale deve prevedere, per i Comuni, l'obbligo di utilizzare i lavoratori dei Consorzi nelle attività che serviranno a chiudere il ciclo dei rifiuti, assumendoli nelle società pubbliche o inserendoli negli appalti affidati ai privati. Senza una norma regionale chiara su questo punto, il futuro di migliaia di persone resta appeso a un filo.
Alla luce delle difficoltà che attraversa il Paese, sotto il profilo del mercato del lavoro, economico, sociale e politico, non c'e' altra via per venirne fuori se non quella indirizzata al rinnovamento. Ma non si può intraprenderla se prima non si inquadra cosa però ci ha spinto a questo stato di cose, non fosse altro per non ripetere gli stessi errori. Comprendere poi le vere motivazioni per le quali oggi i sistemi di aggregazione, sindacali e politici, non fungono più da collante e volano per l'interpretazione dei bisogni collettivi. Tornare a parlare di riconversione industriale, rompendo l'indegno silenzio sul declino delle realtà produttive del Nord e dell'eterna vicenda sullo sviluppo del Mezzogiorno. E così la tassazione sul costo del lavoro, di cui continua a discutersi da anni senza che però smetta di segnare il valore più alto dell'intera Europa. Ecco perché, al di là che a governarci sia o meno un governo "amico", bisogna avere il coraggio e l'audacia di denunciare gli sprechi e gli abusi. Così nella politica, così nel mondo del trasporto, al quale apparteniamo.
Roberto Intermoia - Direttore “Articolo 16” Non era una presentazione. Non poteva e non voleva certo esserla. Articolo 16, periodico d'informazione della Uil Trasporti Campania, in vita ormai da ben cinque anni, con 60 pubblicazioni e diverse edizioni straordinarie all'attivo, viaggia ormai con familiarità tale tra gli ambienti del tpl locale che a nessuno dei presenti poteva certo risultare inedito. Ribadirne il senso però, la finalità, la mission ed il lavoro prezioso che con costanza e professionalità arricchisce le otto pagine che lo compongono era assolutamente doveroso. Pertanto, al di là di colori o ideologie politiche, Articolo 16 racconta ai suoi lettori la quotidianità del settore trasporti regionale senza filtri e censure, ossequiando la verità, attraverso il coraggio di dire e la libertà di comunicare, veri e propri comandamenti della linea editoriale. Un progetto informativo che oggi fa la differenza, soprattutto per l'attualità dei metodi, che coinvolge i giovani, formandoli alla vita sindacale. Un progetto, dunque, che non smette mai di guardare al futuro.
Gennaro Scarano - Segretario Generale UILT Salerno
Rosa Fornaro - R.S.U. Eav ex Circumvesuvianaa
Giulio Colonna - Dipendente Trenitalia
Umberto Esposito - Dipendente RFI
Tra i numerosi interventi, particolare interesse ha suscitato quello di una a giovane RSU, che da dipendente di una delle aziende di tpl denuncia le pesanti ripe ercussioni sul personale del piano di ristrutturazione avviato dal management per riisanare la società. Particolare attenzione è stata posta sugli impiegati, che, considera ati indiretti, sono stati costretti a dover cambiare mansione per evitare di essere sotto oposti alla scure dei contratti di solidarietà. “Oggi fare sindacato vuol dire guardare alla a crisi e difendere l’occupazione stessa” queste le parole pungenti di Rosa Fornaro o, che non sottraendosi alle responsabilità degli errori commessi in passato dal sindac cato, incita la platea a non soffermarsi su battaglie anacronistiche in difesa di privile egi, ormai decaduti. Perché, in un momento di crisi acuta, secondo la Fornaro, l’obie ettivo primario di qualunque delegato è quello di salvaguardare i posti di lavoro, anche al costo di rinunciare a qualche prerogativa conquistata dopo anni di lotta. Conclude C l’intervento, con apprezzata schiettezza, quando dal palco afferma che no on è più il tempo di guardare il sindacato come la via più breve per ottenere vantaggii personali, ma è indispensabile fare sinergia e uscire fuori dalla logica della “propriia categoria”, per contrattazioni forti e di più ampio respiro.
Il Segretario Provinciale della Uiltrasporti di Salerno Gennaro Scarano, in sintonia con quanto espresso fino a quel momento dagli intervenuti alla Conferenza, da dipendente del trasporto pubblico locale e da sindacalista, rivendica la primogenitura di un accordo difensivo, che seppur doloroso, ha permesso di salvaguardare non solo i livelli occupazionali ma anche una società del tpl centenaria come CSTP. “Grazie a quel sacrificio salariale chiesto ai dipendenti” dichiara Scarano “è stato possibile ridare respiro ad un’azienda che era stata posta in liquidazione volontaria dalla proprietà, piuttosto che ricapitalizzarla, sebbene si trattasse di una società coi conti in ordine e tra le migliori organizzate nel panorama nazionale”. Affermazioni che confermano la necessità di un sindacato rinnovato ed al passo coi tempi, dove non sono più permessi errori con una crisi come quella che sta soffocando poco a poco le imprese del tpl campano, coscienti che senza una analoga presa di coscienza degli enti locali e dei governi ogni sforzo dei lavoratori e delle OO.SS. è destinato a naufragare.
Ettore Piscopo - R.S.U. Trenitalia
Una favola quella di Metronapoli che un lieto fine non ha. Quel servizio tanto decantato subisce un contraccolpo, la scure di una crisi inarrestabile colpisce l’ultimo baluardo del trasporto pubblico. Niente più treni, manutenzione sempre più scarsa, debiti crescenti verso i fornitori con conseguenti tagli, danni alla sicurezza, risparmi sulla pulizia. Incerto appare il futuro di questa azienda anche con la fusione a freddo con Napolipark e Anm l'obiettivo di razionalizzare il settore dei trasporti, appare sempre più evanescente soprattutto se si considera la metropolitana di Napoli come un pezzo a se stante di un processo che invece la dovrebbe vedere al centro di un sistema su ferro integrato dell’intera Regione. Al momento la linea 1 della metropolitana, a causa dei tanti treni fermi in attesa di manutenzione, ha frequenze diradate, spesso anche ogni 15 o 20 minuti, più simili a quelle di treni regionali che proprie di una metropolitana. Occorre ridare la possibilità di erogare un trasporto pubblico che garantisca efficienza e mobilità. Importante è restituire affidabili punti di riferimento a quei giovani che devono ritrovare nel lavoro, quando ce l’hanno, la loro realizzazione e non la continua frustrazione. Ridare fiducia a coloro che costituiscono il futuro del Paese, delle aziende e anche delle nostre organizzazioni sindacali, vuol dire agire per superare le attuali difficoltà con una visione prospettica che punti al rinnovamento e alla crescita.
Le nuove categorie di lavoratori generate dalla crisi hanno creato la necessità di rivedere le rappresentanze. Allontanando gli egoismi è necessario ripartire dai luoghi di lavoro, riscoprendo il principio di territorialità e sobrietà, fornendo soluzioni concrete, senza rinunciare al sano conflitto tra mente e cuore. Il rinnovamento passa attraverso collaborazione e sinergia mirato a far convergere dinamica e conoscenza. La chiave è nelle rappresentanze di base, freelance nell’epicentro del disagio sociale, e nel recupero dei valori distintivi. La UILT deve proporsi come movimento aperto, spazio pubblico democratico in cui sia possibile convergere costruttivamente, recuperando fiducia nei giovani e nei cittadini. Solo un sindacato aperto al dialogo, in particolar modo con le istituzioni e le organizzazioni confederali, può produrre un progetto condiviso ed indicare la strada per uscire dalla crisi. La UILT deve fornire un’immagine di volontà costruttiva che abbia consapevolezza delle scelte, guardando al futuro con il coraggio di mettersi in discussione.
Maria Luisa Esposito - R.S.A. ASIA NAPOLI Come tutte le aziende partecipate dal Comune, anche Asia Napoli non si esime oggi dal soccombere alla grave crisi economica e finanziaria che attraversa il Paese. Le sue difficoltà però non nascono solo dalle problematiche derivanti dal Comune, molte dipendono dal fatto che l’Azienda mai è riuscita a riorganizzarsi con equilibrio e solidità dopo gli anni dell’emergenza. Con un contratto di servizio in attesa di firma, la stabilità dell’Azienda e delle risorse economiche a sostegno resta pertanto ancora un sogno a cui tendere. Da qui la necessità di voler affrontare con il Comune e l’Azienda stessa quelle tematiche relative al rilancio di Asia senza arrivare ad azioni di sciopero, le cui conseguenze altro non farebbero che gravare ancor di più sui cittadini, che pagano tasse salatissime per un servizio non sempre all’altezza di questo nome.
Eva D’Oriano - R.S.U. ANM
Mario Cozzolino - R.S.A. Eav Bus
Paola Arrighini - Dipendente Metronapoli
Cosa cercano i lavoratori dal sindacato? Innanzitutto la possibilità di essere supportati in ogni esigenza legata al mondo del lavoro. Tra le priorità: assistenza, consulenza e rappresentanza. Quest'ultima sembra essere la criticità più avvertita, a causa di un ravvisato scollamento tra vertice e base. È dunque questa la sfida per il futuro, da combattere magari anche attraverso un graduale ed intelligente ricambio generazionale mirato ad incrementare la sintonia tra giovani leve e mondo sindacale, ed avendo particolar cura delle periferie, spesso trascurate, ma arterie fondamentali per mantenere vivo il battito del cuore pulsante dell'organizzazione. Realizzando il tutto anche attraverso iniziative culturali e ricreative, atte a sviluppare una virtuosa forza centripeta. Tendere l'orecchio alle esigenze degli iscritti resta un imperativo imprescindibile, perché sono loro a sostenere l'intera struttura ed il nostro impegno dovrà essere quello di essere costantemente pronti a fornire risposte competenti, magari spiazzanti, ma necessarie, perché non c'è nulla che faccia più rumore del silenzio del sindacato di fronte alla domanda di un lavoratore.
Crescita, in questo vocabolo la sintesi dell'intervento della RSA di EAV BUS, Mario Cozzolino, che sottolinea come superare la crisi attraverso un processo di crescita sia nei sistemi politici che in quelli sin ndacali. Un'analisi atta ad individuare i responsabili della crisi, delle incapacità e delle insipienze della d politica, che resta sempre l'espressione di coloro che la votano, che ne sono quindi almeno responsabili. r Il tema della nuova struttura organizzativa che il sindacato si vuole dare, diventa ele emento centrale per poter assumere le responsabilità e le decisioni nel prossimo futuro. Un sindacato o meno autoreferenziale, più efficace ed efficiente, che sappia cogliere le istanze che provengono o dalle sue periferie per riconquistare quello spazio dovuto al lavoro sempre più vituperato nella crissi diffusa del Paese, Il sindacato deve essere attore protagonista nei luoghi di lavoro, valorizzando il suo front line, ossia le Rsu ed Rsa. Gli uomini che fanno parte del sindacato devono essere inform mati e formati, devono studiare di più, tenersi aggiornati, perché questo è il costo che dobbiamo allla crescita. EAV BUS S è l'unica azienda di TPL fallita in Italia, data in affitto a EAV srl, e il rischio della perdita del posto di lavoro per i 1300 dipendenti non è scongiurato. L'attuale assessore regionale ai trasporti è reo di non aver saputo sviluppare un piano sui trasporti che conssentisse la ripresa del settore e la conseguente crescita necessaria per superare la crisi, ma a distanzza di tre anni ancora ci regala perle di saggezza mentre il settore va a rotoli.
É il tempo di chiedere con forza un intervento urgente e straordinario a livello nazionale che metta al centro il tpl e che destini risorse adeguate al servizio di cui i cittadini hanno bisogno. Assicurare le risorse economiche atte a garantire la fornitura dei servizi ausiliari e dei pezzi di ricambio necessari al ripristino dell’efficienza dell’intera flotta di bus nonché la sicurezza della retribuzione dei lavoratori. L’istituzione di un tavolo regionale con la presenza enti locali, aziende e parti sociali per affrontare la grave crisi debitoria delle aziende pubbliche, per evitare ulteriori fallimenti come quello della Acms di Caserta, la liquidazione del Cstp di Salerno con migliaia di posti di lavoro a rischio. Grave è la situazione delle aziende regionali del gruppo Eav e delle aziende del Ctp di Napoli nonché delle aziende di proprietà del comune di Napoli Anm, Metronapoli e Napolipark. No al fallimento delle aziende! Sì al trasporto efficiente di qualità come è giusto che sia!
Sabrina Tiralongo - Coordinatrice CPO Uilt Campania Dare maggiore spazio alle donne nel lavoro, nella politica, nelle istituzioni, nelle imprese, eliminando gli ostacoli oggi esistenti alla loro piena partecipazione, arricchisce il sistema di professionalità e competenze e produce lavoro e ricchezza. Dare maggior spazio alle donne anche nel sindacato vuol dire far crescere tutta l’organizzazione, nei numeri, nelle competenze e nelle proposte sindacali. Una maggiore presenza di donne negli organismi UILT è necessaria non solo per riequilibrare la rappresentanza, ma anche per incrementare la capacità propositiva e le rivendicazioni della categoria. Per le donne della UILT un Sindacato rinnovato, riformato in un’ottica di genere significa prestare attenzione alla contrattazione aziendale e territoriale; Formazione mirata per le donne UILT sulla contrattazione aziendale con proposte di genere; Azioni per incrementare le politiche di conciliazione, a tutti i livelli; Formazione sulla previdenza, con attenzione alla specificità di genere; Formazione per le donne UILT alla comunicazione, alla contrattazione e all’attività sindacale, incrementando la loro partecipazione ed aumentando la loro presenza negli organismi UILT, a tutti i livelli. Questi gli obiettivi auspicati dalla Coordinatrice Regionale P.O. della Uilt Campania, Sabrina Tiralongo, realizzabili da un sindacato essenziale, rinnovato e moderno.
SPECIALE CONFERENZA DI ORGANIZZAZIONE UILT CAMPANIA
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Il rinnovamento e rimodellamento della Uilt L’analisi dei lavori del Segretario Regionale Ottonelli: l'esigenza di risposte tagliate sul territorio
Esposito: un lucido richiamo agli interventi della giornata
L’esigenza di rinnovarsi, espressa anche nella relazione introduttiva è un elemento di cui chiarire bene il senso e la motivazione secondo Salvatore Ottonelli, Segretario Organizzativo della Uiltrasporti Nazionale. La UILT si occupa di sociale, di rapporti contrattuali, di tutela del mondo del lavoro e dei cittadini e la priorità è riuscire a cogliere i bisogni ed i cambiamenti del mondo che ci circonda. La necessità di rinnovarsi nasce dalla presa di coscienza che le condizioni, che legittimavano il nostro modo di essere sono cambiate e quindi anche la nostra struttura organizzativa, va ripensata Si consideri ad esempio che esistono 107 strutture provinciali, di cui ben 54 non raggiungono 200 iscritti, gravosi centri di costo che oggi non si è più in grado di sostenere, ma che opportunamente riarticolati potranno rappresentare un elemento di forte spinta al rinnovamento. Rivedendo le funzioni delle strutture, avviando virtuose sinergie tra categorie e confederazione, e ridisegnando un assetto più snello la Uil ha concepito un nuovo statuto che individua livelli e competenze ben tagliati sul territorio e su questo che si innesti un sistema a rete in cui si integrano strutture verticali ed orizzontali, soprattutto in termini di opportunità e rappresentanza. Il rimodellamento delle strutture punta ad avere meno sedi statutarie e più presidi, in cui sia possibile fare da elemento di congiunzione tra chiunque abbia un problema contrattuale, sindacale o di vita quotidiana e chi deve aiutarlo e supportarlo, sia dal punto di vista organizzativo che finanziario. L'idea generale di accorpamento investirà anche il modo di formare i futuri quadri sindacali, capaci cioè di rappresentare complessivamente l’organizzazione, e proprio il settore della mobilità ha rappresentato il primo momento di attacco e di allargamento delle competenze. Gli strumenti utili a raggiungere gli obiettivi descritti passano innanzitutto attraverso la comunicazione, ricercando immediatezza e competenza, e la partecipazione. Il problema del rinnovamento non è generazionale, non si è giovani solo per l’anagrafica, ma per la capacità di leggere ed interpretare la realtà, indirizzando poi gli organi esecutivi verso politiche più efficaci. Non sempre questo è stato fatto ed è stato dunque promosso in
Esser investito della disamina di un confronto è si affar di prestigio, ma anche di elevata responsabilità. Vagliare pensieri conclusivi in grado di richiamare ogni singolo intervento di giornata non può infatti prescindere da elementi quali massima attenzione, acuta percezione e capacità di sintesi, ed Enzo Esposito, segretario generale della Uiltrasporti Campania, nel suo intervento alla Conferenza di Organizzazione non è risultato affatto carente in nessuno di essi. In pochi minuti ha ritemprato la platea, richiamando con energia l'attenzione di tutti. E l'ha fatto ripercorrendo l'intero programma-interventi, attraverso le diverse argomentazioni affrontate, concedendo risposte esaustive ad ognuna di esse. Con dati alla mano ha replicato e smentito chi troppo duramente ha parlato di "anno zero", di numero di rsu ed rsa, di donne e di eventuali quote rosa. Argomenti importanti ma di certo non da proporre all'interno di un'organizzazione sindacale che vanta tra i membri del proprio Consiglio Direttivo 15 presenze femminili e ben 40 tra rsu ed rsa. Ha ribadito il rifiuto categorico per il concetto di "quote rosa" da assicurare alle donne, innalzando invece quello di "passione", la passione per il sindacato che di certo prescinde dal genere, l'unico vero motore, alimentato negli anni da sacrifici e tanta abnegazione, che ha consentito proprio a lui, un semplice delegato di porto, di divenire segretario generale. Ed è da qui che ha trovato poi lo spunto per rivolgersi a chi tanto parla di ricambio generazionale, ai molti giovani che ancora temono per la propria crescita all'interno dell'organizzazione a causa dei pochi spazi che vedono aprirsi:
"Senza dimenticare che già da tempo ci affidiamo alle nuove generazioni attraverso la sperimentazione diretta sul campo, invito i giovani ad abbandonare le sterili rivendicazioni sul tema, per incitarli piuttosto a darsi e darci forza per migliorare sempre, perché a loro, e solo a loro, appartiene il futuro. Abbiamo da tempo puntato su giovani, informazione e formazione, ed i risultati sono anche oggi qui in questa sala, la nostra crescita viene da lontano, dal lavoro di tutti quelli che hanno rinunciato ad un po’ del proprio essere per costruire un pezzo di quello che siamo e vogliamo continuare ad essere. Il futuro sarà affidato a chi realmente lo merita, al di là del numero di mandati stabiliti dallo statuto, perché il tempo del fare e quello della fine, come in ogni altra cosa, arriva sempre per tutti". Esser, però, sempre pronti a ricevere quell'importantissimo testimone grazie non solo alle proprie attitudini ed alla passione profusa, ma anche e soprattutto ai preziosi consigli di chi li avrà preceduti, indispensabili per indicargli la giusta rotta da seguire. Questo il saggio comandamento che l'esperto segretario infonde oggi alle future leve. Doveroso dunque il richiamo al proprio predecessore, al quale rivolge parole di elogio e ringraziamento, per il lavoro svolto ma soprattutto per quel suo essere sempre in anticipo sui tempi grazie ad idee innovative e riformiste che ancora oggi fanno la differenza in casa Uilt. "I lavoratori lo sanno, ed è il loro preferirci in gran parte delle realtà territoriali che ci consente di proseguire con orgoglio verso i nostri obiettivi, senza dover mai correr dietro a nessuno". Roberto Intermoia
sumi, la produzione e gli investimenti, recuperando risorse dai tagli ai costi della politica e dalla lotta all’evasione fiscale, affinché sia possibile liberare risorse necessarie a consentire una maggiore capacità di spesa alle famiglie e ai pensionati, e al tempo stesso a riconoscere quel credito di imposta alle imprese, senza il quale non riescono a garantire un’occupazione salutare per il Paese. Occorre assolutamente invertire il processo di impoverimento attraverso il rilancio dei consumi che, a giudizio di Tarlazzi, può portare ad una ripresa della produzione e dell’occupazione, in modo da contrastare in maniera decisiva il drammatico trend negativo dei livelli occupazioni ed abbandonare il ricorso di massa agli ammortizzatori sociali oramai diffusi anche per quelle categorie di lavoratori che fino a questo momento non si ritenevano destinatari di misure finalizzate al sostegno del reddito. Per il Segretario della Uiltrasporti, a fronte di uno scenario politico-economico precario, il sistema di trasporto può dare quel contributo che serve all’Italia per ripartire, concepito non solo per essere la dimostrazione di un Paese moderno e civile ma anche come vero volano di sviluppo del territorio nazionale. La questione del trasporto pubblico locale, che deve essere all’altezza di un paese industrializzato, va affrontato in via prioritaria non solo da un punto di vista di rinnovo contrattuale ma anche organizzativo, in quanto la razionalizzazione dei servizi non può essere operata a danno del diritto alla mobilità. Per questo motivo, la Uiltrasporti rivendica attraverso la sua più alta rappresentanza, la necessità di un piano organico del sistema dei trasporti, funzionale alla crescita del Paese, che sia strutturato sulla sintesi integrata delle mobilità di trasporto e che abbia in sé l’organicità per eliminare le
diseconomie e sostenere un diritto inalienabile. “Bisogna evitare le sovrapposizioni, con un quadro strategico sinergico affinché il mondo dei trasporti diventi un punto fondamentale per la crescita del nostro Paese” affermazioni potenti ed efficaci che danno il senso del discorso. In tutto questo, anche la contrattazione è fondamentale, intesa come equilibrio e coniugazione tra la necessità di avere una retribuzione in linea con il potere di acquisto e difesa dell’occupazione. Contrattazione vista come elemento dinamico da utilizzare nei momenti più difficili, soprattutto quando c’è il rischio di perdere un posto di lavoro ad un età considerata elevata per un eventuale re-impiego nel mondo del lavoro. A conclusione del suo intervento, il Segretario Generale della Uiltrasporti, non ha dubbi quando afferma che per affrontare questo delicato momento, è indispensabile un processo di cambiamento diretto ad una razionalizzazione e ottimizzazione della struttura dell’organizzazione, in cui aumenti la presenza di giovani e donne, per un sindacato al passo con i tempi e sempre più presente nei territori e nei luoghi di lavoro. Per questo motivo la UIL, consapevole di doverlo fare, per una migliore tutela di chi si rappresenta, ha deciso da tempo di investire sulle proprie risorse umane, affinché le stesse siano capaci di affrontare un mercato del lavoro in continua evoluzione per dare risposte chiare alla gente, che ha bisogno di uomini competenti, che nell’attività sindacale ci mettano cuore e passione. “Spazio alle eccellenze delle donne, spazio ai giovani nel sindacato” così termina Claudio Tarlazzi il suo intervento, lasciando la sala tra uno scroscio di applausi, a conferma della voglia della Uiltrasporti di lanciare all’esterno un chiaro segnale di cambiamento. F. D.
ogni territorio l'ingresso di figure nuove, innanzitutto donne. Se si considera che nel Consiglio Nazionale la rappresentanza femminile è al 4%, questa è una chiara evidenza che il problema di saper interpretare e cogliere quello che è intorno a noi è reale. Bisogna dunque cambiare in tal senso ed anche dando più peso alle strutture di base. Nei posti di lavoro e nei territori ci sono delegati RSU, RSA, RLS, rappresentanti di sito o semplici iscritti membri del GAU che devono necessariamente avere più peso negli organi dirigenti, perché sono loro che ci "mettono la faccia" nel rapporto con la gente comune e per questo non possono restare fuori dagli organismi in cui si decide. Il rinnovamento investirà anche la concezione dei bilanci. I nostri dovranno continuare ad essere corretti, certificati e diventare intellegibili a tutti, dove sia possibile comprendere chiaramente le fonti di finanziamento, le uscite ed il modo di gestirle. L'obiettivo per il prossimo anno è che i bilanci diventino di pubblico dominio ed indirizzati rispetto agli obiettivi. Nei giorni scorsi si è siglato tra le nostre confederazioni un importante accordo sulla rappresentanza e rappresentatività, primo importante passo che mira a valorizzare la contrattazione decentrata ed attenta alle questioni specifiche aziendali e del territorio. L'occasione sarà utile a valutare il nostro valore ed a legittimare la nostra presenza ai tavoli. Tale verifica, però, dovrà investire tutti, anche e soprattutto coloro che pretendono di poter rappresentare i lavoratori e definirsi sindacato solo perché abili a creare uno statuto ed a farlo vidimare da un notaio, arrogandosi poi il diritto di decidere del futuro non solo dei propri iscritti, ma di tutto il comparto. Essere sindacato è molto più complicato, non basta trovare un padrone compiacente e fare accordi contrattuali, è un terreno minato dove ogni iniziativa deve attraversare mille burocrazie prima di vedersi attuata, si veda ad esempio uno sciopero, e dove è facile trovarsi fuori dai tavoli, essere multati o richiamati dalla commissione di garanzia. Per questo tra gli obiettivi esiste la necessità di rivalutare il concetto di rappresentanza e rappresentatività evitando di far pagare queste responsabilità ai soliti noti. Umberto Esposito
Il sistema trasporti volano dell’economia nazionale Tarlazzi: indispensabile imprimere una svolta decisiva al Paese “Alla Uiltrasporti serve la passione” così inizia l’intervento conclusivo del Segretario Generale Nazionale della UILT Claudio Tarlazzi, che ha chiuso i lavori della prima Conferenza di Organizzazione della Uiltrasporti Campania, tenutasi l’11 giugno presso la sede regionale di Napoli. “Per superare questo momento di grande difficoltà nazionale, dettata da una drammatica crisi occupazionale, di reddito e di benessere cittadino, bisogna avere il coraggio di puntare alla crescita, alla coesione e soprattutto alla meritocrazia, partendo dai punti di forza già presenti nel sindacato e migliorando quello che c’è ancora da migliorare”. Queste le parole che il Segretario Generale ha voluto usare nella parte introduttiva del suo intervento, per sgombrare subito il campo dalle ansie di come superare una drammatica crisi, diffusa nel mondo del lavoro e testimoniata con forza dai numerosi interventi fatti durante la Conferenza, grazie alla quale è stata data voce a tanti delegati, che, appartenenti ai diversi settori del trasporto, hanno potuto testimoniare il difficile momento che sta attraversando l’intero comparto. “La metà dei contribuenti italiani” continua il Segretario Generale “non ha un reddito che supera i 15 mila euro, un dato inquietante legato principalmente al fatto che l’economia italiana è basata per quattro quinti sul
mercato interno, e non sulle esportazioni” che secondo i massimi esperti economici avrebbero potuto affievolire la crisi economica che oggi attanaglia il belpaese. Secondo Tarlazzi, la crisi non nasce ora, ma viene da lontano, quando la politica non ebbe la forza ed il coraggio di avviare un vero e concreto processo di modernizzazione del Paese, preferendo agli investimenti, la svalutazione monetaria. Politiche economiche miopi e deboli che col tempo hanno condannato l’Italia ad essere un paese con una crescita lenta e meno competitiva rispetto ad altre nazioni comunitarie, che oggi sono considerate le locomotive dell’intera Unione Europea. Se questo Governo - prosegue vuole imprimere una svolta nel senso della crescita del lavoro e della giustizia sociale, deve agire con urgenza sugli elementi fondamentali per far ripartire questo Paese. Tra questi ci sono battaglie che la UIL ha sempre portato avanti, come il doveroso taglio agli sprechi, l’abolizione delle Province, la riduzione delle auto blu e di tutto ciò che rende la macchina statale farraginosa e poco funzionale, per ricostruire insieme un modello di servizi pubblici locali che non sia fonte di spreco e di moltiplicazione delle poltrone, bensì simbolo di efficienza e di qualità nel territorio”. Indispensabile ridurre la pressione fiscale per far ripartire i con-
ANNO 5, NUMERO 6/7
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Riforma condominio: le novità da sapere
Femminicidio: pensiamoci anche noi
Cosa cambia nelle case degli italiani
Dalla divinità ad oggetto, un passo deplorevole
Il 18 giugno, con la legge 220/2012, è entrata in vigore la nuova riforma del condominio, una revisione delle regole che interessa circa 30 milioni di italiani e alcune migliaia di amministratori condominiali. Le principali novità interessano l’assemblea, le sanzioni, l’amministratore, il conto corrente e gli animali domestici. Per quanto riguarda l’assemblea, una innovazione importante è il limite imposto all’uso eccessivo delle “deleghe” in quanto il delegato non potrà rappresentare più di un quinto dei condomini o del valore proporzionale di 200 millesimi. Cambiano anche i quorum per la validità dell'assemblea e delle sue delibere. Infatti, per la costituzione in prima convocazione: 50% +1 dei condomini e 2/3 dei millesimi; per la seconda convocazione (quella effettiva): 1/3 dei condomini e 1/3 dei millesimi; per le delibere: 50% +1 dei partecipanti e 1/3 dei millesimi. Se si vuole cambiare la destinazione di una parte comune, è prevista in seconda convocazione una maggioranza speciale (quattro quinti dei condomini o dei millesimi), mentre prima la giurisprudenza richiedeva l'unanimità, che d'ora in poi rimane solo per alcuni casi, come la vendita di una porzione comune di stabile. La convocazione dell’assemblea, che deve deliberare in merito, deve rimanere affissa per non meno di 30 giorni consecutivi nei locali di maggior uso comune o negli spazi a tal fine destinati, mentre la comunicazione deve effettuarsi mediante lettera racco-
mandata o posta elettronica certificata, in modo da pervenire almeno 20 giorni prima della data di convocazione. Se il condominio ha più di 11 unità immobiliari può nominare un consiglio di condominio di 3 membri con funzioni consultive e di controllo sull'operato dell'amministratore. In merito all’Amministratore è obbligatorio averlo quando ci sono più di otto condomini e resterà in carica 2 anni (salvo rinnovo), non deve avere precedenti penali per reati contro il patrimonio, né risultare protestato, deve avere un diploma di scuola superiore e aver frequentato un corso di formazione specifico,a meno che svolga questa professione da oltre 1 anno. Inoltre, oltre ai suoi comuni obblighi, lo stesso ha precisi obblighi di trasparenza sulla gestione finanziaria dovrà specificare nel dettaglio le componenti del suo stipendio e avrà diritto ad altri compensi se non deliberati dell'assemblea. È stato imposto l’obbligo di aprire un conto corrente bancario intestato al condominio e di istituire un fondo speciale per la realizzazione delle opere di manutenzione straordinaria. Infine, si è posto termine a tante diatribe sul punto, recependo una recente sentenza della corte di cassazione che ha riconosciuto il diritto soggettivo all’animale di compagnia in quanto si è stabilito il divieto di impedire con regolamento condominiale la presenza di animali domestici nelle abitazioni. avv. Antonietta Minichino
Si tratta di parossismo maschile oppure ha ragione quella fetta di gente che incolpa anche la persistente esposizione del corpo femminile come miglior forma di pubblicità. Parliamo della violenza sulle donne, un cancro ormai ben conosciuto mentre per assurdo, in un Paese che si definisce civile, non dovrebbe essere così. Oggi si parla di avanzamento culturale, di viaggi sulla luna come se fossero vacanze per l’elitè e di meccanismi informatici che gestiscono quasi (per fortuna) ogni gesto della nostra giornata. Siamo così avanti eppure tanto indietro. Come andati fuori di testa. E chi non la pensa così? Ma questa idea non giustifica e mai dovrà farlo. Ad oggi sono circa 62 le donne uccise dall’inizio del 2013, una donna ogni tre giorni solo in Italia. Il 38,6% dei femminicidi è imputabile a partner, mentre il 6,3% degli omicidi maschili avviene per mano della compagna, fa sapere l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Donne dai 15 anni in su vittime dell’insania dell’uomo, di chi dichiarava di “amarle”. Alessandra accoltellata per strada dall’ex compagno; Fabiana 16enne uccisa dal fidanzatino; Ilaria 19enne strangolata mentre tornava a casa da lavoro e Chiara uccisa dal marito, una guardia giurata che dopo il folle gesto ha deciso di suicidarsi. Questi sono solo alcuni nomi delle ultime vittime, ma quanti ce ne servono ancora per vedere realizzato, concretamente, un progetto di lotta alla violenza sulle donne? Non bastano le tante associazioni che si battono, servono fondi ed in particolare urge l’interesse delle Istituzioni. Parossismo maschile come acuto momento della manifestazione di una malattia, colma di sovreccitazione (in tal caso la malattia degli uomini, verso le donne); donnamerce o chissà cos’altro. Sta a noi deciderlo o stabilirlo attraverso i comportamenti e
le abitudini, in particolare quelle che trasmettiamo ai nostri figli. Il dito che oggi puntiamo va verso diverso cause, gran parte tutte consistenti. Ma il problema resta ed è sempre più intessuto: forse siamo così evoluti da essere tornati primitivi, donna-oggetto e uomo-animale. Non si tratta di femminismo, ma di cruda realtà confermata dai fatti che ogni giorno si consumano sotto i nostri occhi. Ma una riflessione vien da fare: dov’è finito
quell’innalzamento della donna a divinità, tanto decantata dagli antichi filosofi e di chi è realmente la colpa di questo male? Parossismo, maschilismo, crudeltà, pazzia, amore ed anche la nostalgia delle “vecchie” donne tutto casa e chiesa. Oggi pronte a rincorrere la carriera, i sogni, ma anche i figli e la casa. Con il risultato di apparire più forti e minacciose per gli uomini. Cosa ci hanno guadagnato queste donne? Solo tanta fatica e frenesia nel voler fare di più. Questo purtroppo è il pensiero di tante persone che inconsciamente, quasi fosse una dovuta punizione, si ribellano a tanta voglia di vita, di fare e di capacità, violentando ed uccidendo il loro “oggetto del desiderio”. Ciò accade senza pensare che oggi, più di ieri, le donne andrebbero esaltate per le loro capacità ed i risultati raggiunti nel tempo. Tania Cioce
Bonus del 50% per chi acquista l’arredo
2° in campionato e ritorno in Champions
Più sconti fiscali per chi vuole rinnovare casa
Napoli, da dove ripartire per iniziare a vincere
L’articolo 16 del decreto 63 del 4 giugno 2013, emanato dal governo delle larghe intese, riconosce ai contribuenti che fruiscono dell'agevolazione per il recupero del patrimonio edilizio, un’ulteriore detrazione del 50% delle spese sostenute e documentate per l'acquisto di mobili finalizzati all'arredo dell'abitazione oggetto di ristrutturazione. Si tratta, in sostanza, di un'agevolazione cumulabile con lo sconto principale della ristrutturazione che è stato prorogato fino al 31 dicembre 2013. Anche questa detrazione, come quella ottenuta per la ristrutturazione dell’immobile, va ripartita in dieci quote annuali di pari
importo ed è calcolata su un ammontare complessivo non superiore a 10.000 euro. Ciò significa che la detrazione massima riconosciuta al contribuente sull’imposta non potrà superare i 5.000 euro, per ciascuna unità immobiliare oggetto di ristrutturazione. Condizione principale per ottenere la detrazione del 50% è rappresentata dal fatto che i mobili acquistati devono essere finalizzati all'arredamento dell'unità abitativa sottoposta ad interventi di ristrutturazione. Infatti, non possono essere portati a detrazione i mobili non finalizzati all’arredamento dell’unità abitativa che viene
restaurata: di conseguenza chi rinnova l’arredamento senza ulteriori interventi di ristrutturazione dell’immobile o chi acquista mobili per una casa nuova non ha diritto al bonus fiscale. Una precisazione che sembrerebbe banale, ma che per il legislatore è fondamentale per il riconoscimento dello sconto sull’imposta da versare. Chi intende beneficiare della detrazione sull’acquisto dell’arredamento deve osservare una serie di vincoli, considerati necessari per l’ammissione al bonus fiscale. Innanzitutto, le spese vanno sostenute entro il 31 dicembre di quest’anno, inoltre è indispensabile che il contribuente conservi tutta la documentazione che le comprovi ed è necessario che l'acquisto sia effettuato tramite bonifico bancario o postale, dal quale deve risultare la causale del versamento, il codice fiscale del soggetto che paga ed il codice fiscale o il numero di partita Iva del beneficiario del pagamento. La normativa prevede quindi che i pagamenti debbano essere tracciabili, cogliendo così anche l'obiettivo di ridurre il fenomeno dell'evasione fiscale. La nuova versione del bonus fiscale per l’acquisto dell’arredamento rappresenta una riedizione di quella già introdotta con il decreto anti-crisi del febbraio 2009 (D.L. 5/2009), ma con differenze rilevanti, visto che il Decreto Legge 63/2013 genera sconti annuali più ricchi rispetto a quelli previsti precedentemente, con un ammortamento più lungo. Insomma, lo Stato cerca di mettere in moto l’economia attraverso incentivi fiscali diretti a stimolare la produzione di beni e servizi, anche se con la crisi di liquidità che sta attraversando il Paese, pochi saranno i contribuenti che effettivamente si avvarranno di questa ghiotta opportunità fiscale. F. D.
La stagione 2012–2013 è terminata come la maggior parte degli addetti ai lavori avevano previsto, Napoli unico vero antagonista della Juventus, certo, se non vi fosse stata la flessione di metà campionato, il Napoli avrebbe potuto giocarsela fino all’ultimo minuto, e, la flessione, oltre che ad episodi sfortunati, come nel caso del retropassaggio di Aronica, è stata determinata, a mio modo di vedere, dall’atteggiamento dell’allenatore, che nei suoi limiti caratteriali, ha spesso tarpato le ali dei talenti a sua disposizione. Non a caso, il periodo di crisi è successivo alla partita pareggiata in casa con il Milan, e chi non ricorda quando, sul 2 a 0, Insigne, solo davanti al portiere, con il timore di ricevere l’ennesima ramanzina dal Mister, anziché siglare il terzo goal che avrebbe chiuso la partita, passò lateralmente la palla a Cavani che si fece anticipare dal difensore. Il breve episodio descritto, racchiude i veri limiti che hanno impedito quel salto di qualità necessario per avvicinarsi ai TOP
Club europei. Ora il Presidente, forse l'unico fuoriclasse insieme ad Hamisk, ha deciso di dare la svolta, la scelta è caduta su un allenatore internazionale vincente, Benitez, che oltre al bagaglio di esperienza dovrà portare alla squadra quell' "appel" utile a richiamare i veri top player europei, che dovranno essere fieri di venire in una squadra costruita per vincere in Italia, e perché no, in Europa. E a proposito di fierezza, bisognerebbe ricordare al Matador, che tanto desidera la "camiseta blanca", che il cielo è azzurro perché Dio è tifoso del Napoli, e che giocare nel tempio che ha ospitato il giocatore più forte di tutti i tempi, dovrebbe essere un onore e non un onere, andando da un'altra parte correrebbe il rischio di ritornare semplicemente Cavani, perché per essere il Matador c'è bisogno della passione, quella vera, colorata, perché la passione non può essere ne bianca ne tantomeno bianconera. A. A.
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FORTUNATI!
Peppe Barra, un incantesimo napoletano
Alle volte è il “fato” che rimedia
Un magico viaggio in una notte d’inizio estate
Sembra quasi che alcuni di noi nascano con la camicia. Così si soleva indicare quei soggetti ai quali la dea bendata era propizia. Ebbene, immaginate come già da queste pagine si è ipotizzato tempo fa. Immaginate la pena di “Sisifo” che avrebbe dilaniato la coscienza dei candidati alla poltrona di Sindaco della nostra beneamata Avellino. Tutti conoscono le necessità e le lacerazioni del tessuto civico, con cui il “primo cittadino” deve fare i conti nella realtà avellinese, al di là dei “nuscani” venti liberati da Eolo. Or dunque, si sono paventati drammi morali rispetto alle priorità verso cui indirizzare la maggior parte di energie. Il fato ha deciso, al di là della volontà dei singoli; non è fortuna questa? Ad un pubblico adulto e partecipe. Una di quelle che riscuote maggior successo, parla di un imprenditore prestato alla politica, il quale condannato in appello organizza manifestazioni contro i “togati” per affermare la propria innocenza. Denunciando così la persecuzione politica instaurata nei suoi confronti. Tutto altamente nobile. L’interprete di cotanta rappresentazione, nel “privato”, riceve nella sua abitazione la signora Karima El Mafrang, principale testimone in un altro processo che lo vede imputato. Questo nell’algido tentativo di affermare principi di democrazia e libertà. Questa “sceneggiata” mi ricorda una frase di Elbert Hublard:” non è mai esistito un tiranno che non credesse nella libertà… per se stesso”. Poi certo ce ne sono altre con altri interpreti, anch’esse di successo, come quelle del “comico” che si è dato al popolo, il quale arringa la folla come quando lavorava alla Rai. No, non ha mire politiche o di potere, si limita ad “inviare” in Parlamento decine di suoi supporters . C’è anche quella intitolata “Mai con lui” portata sul proscenio nazionale dalla compagnia instabile”. “Pochi e Desolati”, ma poi con “lui” ci vanno. Esiste anche una forma di “sceneggiata” collettiva, coinvolge quasi sessanta milioni di persone, il titolo? Lo Stallone! Ci affidiamo allo “Stallone” noi popolo di Santi, Eroi, Navigatori ecc. La fortuna ci ha sempre arriso grazie alla nostra buona stella. Ma cosa è la buona stella, lo “Stallone” italico che nei momenti peggiori salva l’Italia e gli italiani? È forse uno scaramantico segno zodiacale, sia pur ufficioso, non contemplato nel panteon dello zodiaco? È forse l’individuazione in senso lato dell’entità trascendentale che da “lassù” ci guarda e ci protegge? O la fortuna collettiva di un popolo abituato ad arrangiarsi? Sono convinto che del fondo di verità è insito in queste “sceneggiate” pregne di saggezza “popolar-universale”. Ma se è vero il detto che vuole che ad ogni popolo i governanti che si merita, esiste pur sempre un’eccezione confermante la regola! Or dunque senza ombra di dubbio l’eccezione è il popolo d’Italia. La maggioranza di esso è “sono” onesto, al punto tale di essere lui la fortuna dei governanti. Nonostante l’incapacità e l’ignavia della classe “politico-dirigente” italiana, la gran massa di cittadini “canta e porta la croce”, la sua e quella dei boriosi quanto vuoti membri della cosiddetta classe “dirigente”. La “sceneggiata” continua, dopo venti anni di degrado politico e sociale, grazie ai milioni di sig. Bianchi e sig. Rossi, i quali interpretano la “sceneggiata” detta delle “Tre scimmiette” non vedo, non sento, non parlo. Nonostante tutte queste rappresentazioni, si fa sì che la nostra saccheggiata e bistrattata nazione sia il terzo contribuente della U.E., sia tra i primi sostenitori della F.A.O., tra i più importanti sovvenzionatori dell’O.N.U., membro a pieno titolo della N.A.T.O. Culla di cultura e di buon gusto, massimo detentore del patrimonio archeologico mondiale. Primo produttore di cene eleganti di imbolsiti cavalieri (coloro che vanno a cavallo) e per finire di vuoti ed insulsi “P-O-L-I-T-I-C-I-A-N-I”. I nostri governi sono stati e sono i maggiori azionisti degli italici imprenditori “privati”. Non venite a dirmi che la “sceneggiata” oramai è finita e relegata solo nella città di Pulcinella. Vi saluto e sono l’Autoferroagricolo
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Assistere ad uno spettacolo di Peppe Barra è un vero e proprio viaggio nell'intero patrimonio culturale partenopeo. Ed il viaggio si è ripetuto alla Mostra d'Oltremare di Napoli il 21 giugno scorso, dove la magia del solstizio d'estate ha incontrato quella della tradizione napoletana grazie alla versatilità del Maestro Barra. Peppe Barra incarna la sua Napoli, con le sue varie anime che si alternano tra ironia e tragedia, tra cantato e recitato, con le sue variazioni di toni dal drammatico al carnevalesco con una inalterata leggerezza narrativa. Attraverso le sue esibizioni si percorre un cammino ideale nei meandri della storia di Napoli, partendo dai testi più antichi della Napoli barocca, passando per Viviani con i suoi personaggi da strada ed E.A. Mario, fino ai giorni d'oggi con un omaggio a Gaber. Il magico viaggio è partito dalle radici più antiche della canzone napoletana con “Jesce sole”, risalente al 1200, un'invocazione, un canto d'auspicio che esprime ancora oggi un'estrema attualità. “Si spera sempre che questo sole esca!” afferma Barra quando alla fine dello spettacolo ci ospita in camerino con massima cordialità e disponibilità e gli chiediamo un parere sulla situazione che vive oggi la nostra città. “Bisogna cambiare le teste, si cerca di cambiarle, ma, purtroppo vedo che si va sempre più indietro. Ricordo nella mia memoria una Napoli molto più bella, più piena di cultura e di cose da dire. Purtroppo adesso la Città si sta addormentando e
ciò è molto triste. - ci confessa amareggiato - Però c'è sempre la speranza che qualcosa cambi... Come nel mito di Pandora l'ultima cosa che rimase nel vaso era la speranza, io continuo a sperare. La speranza è l'ultima a morire ed è riposta nei giovani, a cui va tutta la mia fiducia, che però vanno aiutati, sostenuti ed introdotti verso un buon cammino”. E molti erano anche i giovani e persino bambini tra il pubblico che Barra ha ammaliato con racconti ed aneddoti, citazioni e ricordi. Uno dei momenti più coinvolgenti di questa magica notte è stato quando con la maestria e la passione che lo contraddistinguono ha raccontato la storia de “La vecchia scortecata” tratta dal “Pentamerone” di Gianbattista Basile. Una favola, una vicenda tragicomica che Barra ha fatto propria mettendo in scena una esilarante narrazione che ha conquistato tutti i presenti. Immancabili l'omaggio a mamma Concetta ed alla sua Isola di Procida e la conclusione con la sua impareggiabile versione di “Tammurriata nera”, dove Barra dà tutto sé stesso. Un artista che ha messo a nudo la sua vita di cantante di romanze, di favole e di tammurriate, partecipando alla tutela ed alla divulgazione di quella cultura che – come asserisce - non è patrimonio esclusivo del Sud d'Italia, ma insegnamento per tutti. Una notte d'inizio estate in cui tradizione, musica, canto e parole si sono fuse in un'unica entità che ci ha guidato in un magico viaggio da ricordare, raccontare, ripercorrere... A. S.
Nel cuore di Napoli nasce il Nuovo Teatro Sanità Un progetto di Mario Gelardi e Vincenzo Pirozzi Nel cuore di Napoli, in uno dei quartieri più difficili della città, “Il rione Sanità”, scenario che ha ospitato molte pièce teatrali e film di spessore come “L’oro di Napoli” e “ Ieri oggi e domani”, il quartiere che ha dato i natali a Totò, proprio lì, in un peridio di crisi culturale generale dove chiudono i teatri e gli spazi dedicati all’arte, nasce oggi “ntS” acronimo di ” Nuovo Teatro Sanità”. Un clima un po’ oscuro e fresco, tipico delle chiese, sì, perché è proprio in una chiesa sconsacrata che c’è “ntS”. Ad inventarlo, è proprio il caso di dire, sono stati due signori che provengono da formazioni non tanto diverse tra loro. Mario Gelardi, drammaturgo, regista, sceneggiatore e scrittore partenopeo (tra le sue innumerevoli esperienze, come autore e regista ha firmato l’allestimento teatrale di “Gomorra” di Roberto Saviano; dal 2007 al 2010 ha curato la direzione artistica della rassegna “Teatri della legalità”; nel 2012 ha portato in scena “Le guardie del suo corpo”, liberamente ispirato alle vicende dell’ex premier Silvio Berlusconi), che afferma con forza “Il teatro a Napoli deve ritornare ad essere l’identità di un popolo. Non un teatro autoreferenziale in cui gli operatori si avvicendano, di volta in volta, tra palcoscenico e platea, ma uno spazio aperto allo scambio tra artisti e pubblico, puntando sulla sensibilità degli stessi operatori teatrali di farsi portavoce delle istanze che nascono dalla società civile.” È l’associazione “Sott’ o ponte”, già operante nel quartiere insieme ad un gruppo di privati, che ha creato il teatro. Una sala di 100 posti attrezzata a regola d’arte. L’intento di questa nuova realtà teatrale è di dare alla città un palcoscenico aperto e più ricettivo alle istanze teatrali e culturali
che negli ultimi anni sono diventate vera e propria emergenza. Una casa comune che possa offrire agli artisti uno spazio dignitoso e professionale. Insomma, una sfida, quella di aprire un nuovo teatro e di farlo nella Sanità, una sfida che vuole vedere uniti artisti e professionisti della cultura che potranno trovare nel “Nuovo Teatro Sanità” un luogo lontano da logiche di schieramento. E, nella nuova sfida, ad affiancare Gelardi sarà il giovane attore e regista Vincenzo
Pirozzi, già “padrone di casa” nella struttura di piazzetta San Vincenzo alla Sanità. Reduce dal debutto dietro la macchina da presa sul grande schermo con “Sodoma, l’altra faccia di Gomorra”, premio per la miglior regia al New York City International Film Festival, Pirozzi – che è direttore del teatro – ha accolto con entusiasmo la venuta di Gelardi. “Vogliamo che alla Sanità vengano a vedere i nostri spettacoli tanto l’anziana casalinga, quanto l’operaio o l’avvocato. Il nostro teatro non sarà elitario, né avrà una programmazione monotematica. L’intento è quello di riportare in auge la cultura in luoghi finora sconosciuti e con artisti che spesso non trovano spazi adeguati alle loro messinscene teatrali”. Martina Mignano