PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA UILTRASPORTI CAMPANIA
ANNO 2, NUMERO 6
GIUGNO 2010
“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” (art. 16 Cost.)
Editoriale Dalle RSU nuove e rinnovate risorse per la UILT Da bambini ci dicevano che a volte pensando intensamente ad alcune cose, quasi sempre belle, poi sarebbero accadute per davvero. Spesso però ci si accorgeva che non era così, quello che avevamo desiderato per tutta la sera non lo trovavamo al risveglio perché solo ciò che realizzavamo con le nostre forze poi era vero. Avevamo avuto così la prima percezione che più del destino erano i nostri genitori a poter essere determinanti per raggiungere i nostri obiettivi, poi la nostra famiglia, l’ambiente in cui viviamo, gli amici prima e i colleghi poi, ma soprattutto noi, che, con la nostra volontà e la forza di amare le cose che facciamo, possiamo determinare il salto di qualità che operiamo scegliendo di essere attori protagonisti e non figuranti nella scena del nostro destino. Le opportunità che ci vengono offerte sono un riferimento che spesso condiziona la nostra evoluzione, non è detto che ci sia una diretta consequenzialità tra ciò che realizziamo e la bontà della base di partenza, c’è invece, quasi sempre, una buona corrispondenza tra la volontà di operare al meglio delle proprie possibilità e la qualità dei risultati ottenuti. Detta così sembra una constatazione quasi ovvia e scontata, che potrebbe non aver mai interessato il nostro sentire comune, ma se invece questa riflessione la offriamo proprio al nostro mondo ci accorgiamo di quanto sia vicina a noi, soprattutto se vista alla luce dei risultati ottenuti dalla Uiltrasporti nelle ultime elezioni della RSU nel Trasporto Pubblico Locale a Napoli. Certo, in molti potrebbero eccepire che in Campania la Uilt non è nuova a queste performance, che già in passato ci si era distinti per grandi risultati, per certi versi non proprio ricorrenti nel nostro panorama sindacale, ma quando succede è sempre diverso dalla volta precedente e questa volta lo è per davvero e per svariati motivi. Agli inizi (12 anni fa) a fronte della novità molti erano inclini a derubricare il fenomeno come frutto di particolari condizioni organizzative aziendali, poi qualcuno in preda a crisi di identità ha voluto far corrispondere i risultati della Uiltrasporti Campania a condizioni politiche favorevoli, riportando così il “merito” a giunte e consiglieri diversi; infine, annunciando catastrofi e ridimensionamenti diffusi, altri più avveduti hanno invitato e “consigliato” addirittura uscite dalla Uiltrasporti, non trovando rispondenza politica nella nostra categoria rispetto anche ad una collocazione “naturale” della Uil, come qualcuno l’ha voluta definire con qualche evidente forzatura, che come tale ha continuato a non pagare. A fronte di tutte queste gratuite attenzioni, invece, cosa poteva succedere se non che, anche questa volta, la salute e l’unità della Uiltrasporti Campania si palesassero forti e chiare agli occhi di tutti! La Uilt ha vinto ancora e si sa confermare; è sempre più difficile, anche perché è palese che non c’entrano i politici, non la politica, non le scelte libere di tanti e di ognuno, c’entrano invece l’obiettività, la capacità di analisi dei fenomeni, la ferma volontà di investire sul futuro e sui giovani. Questo è il successo che si è costruito e consolidato, ma questa volta ha un sapore speciale perché anche all’interno non tutti erano proprio convinti, dimenticando o sottovalutando la base di partenza, le opportunità ed i rapporti che si sono consolidati in questi anni e che anche le novità organizzative del congresso hanno solo ulteriormente evidenziato. Il 2010 è Pag. 2
Nuovi tagli ai servizi, ritorna la stagione degli scioperi I servizi pubblici pagano il conto con la manovra correttiva varata dal Governo All’orizzonte vede segnali di ripresa, ma non si accontenta, vuole qualcosa di più strutturale, qualcosa che aiuti a risollevare le sorti del Paese. Propone ricette concrete contro gli sprechi, tagli indiscriminati, riforme per liberare l’Italia dalla crisi, ma appena si ha la sensazione di entrare nel baratro ecco servita una nuova manovra economica, per eliminare tutto quello che è superfluo, tra cui le risorse già destinate al trasporto pubblico per il triennio 2008-2010. Così il Governo italiano intende fronteggiare il disavanzo pubblico e riequilibrare i costi delle misure fiscali da esso varate. Il decreto-legge recante "Misure urgenti finalizzate alla stabilizzazione finanziaria e alla competitività economica" varato il maggio scorso, prevede lacrime e sangue per i comparti pubblici, soprattutto per un settore già provato come quello del trasporto. Siamo alle solite, come una mannaia che decapita il collo ad un cappone, così si abbatte sui trasporti un taglio dal bilancio na-
zionale dei fondi per la promozione del tra- me agli altri Stati dell’infelice Eurolandia. E sporto pubblico con l’eliminazione in un solo se pensavamo che questo bel Paese fosse colpo di ben 353 milioni di euro precedente- arrivato al limite massimo della sofferenza, ci siamo tutti sbagliati. Quella che stiamo attraversando è sicuramente una situazione paradossale, perché non c'è recupero o riorganizzazione, non c'è aggiustamento di bilancio che possa compensare un taglio così netto alle risorse finanziarie per il trasporto pubblico. Nemmeno eliminando tutto ciò che si ritiene inutile nel settore della mobilità riusciremmo a colmare la voragine creata da anni di incapacità amministrativa. Al taglio delle voci di spesa per la mobilità pubblica c’è già chi si prepara a scendere in trincea, come l’Amministratore mente assegnati dall’attuale esecutivo. Sacri- delegato delle Ferrovie Ing. Moretti, che senza fici ritenuti necessari per la stabilizzazione troppi giri di parole dichiara Pag. 2 economica di un Paese che va a rotoli, insie- che Trenitalia dovrà rivedere
Stazione Anton Dohrn, la ricerca parla napoletano Intervista al Presidente dell’Acquario di Napoli, Professor Roberto Di Lauro Al primo piano della Stazione Zoologica Anton Dohrn, situata nello storico edificio dell’acquario di Napoli, nei cui laboratori hanno lavorato ben 19 premi Nobel, abbiamo incontrato il Professor Roberto Di Lauro. Ordinario di Genetica presso la Facoltà di Medicina dell’Università Federico II nonché Presidente della Stazione Zoologica, il Professor Di Lauro è stato definito dal neo assessore regionale all’Università e Ricerca uno dei più grandi ricercatori mondiali; sfogliando il suo curriculum ci si rende conto di essere davanti ad uno dei più importanti esempi di eccellenza napoletana. Autore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche con comitato di redazione internazionale, ex presidente dell’Italian Society of Biophysics e Molecular Biology, è membro di numerose società mondiali, tra queste l’European Molecular Biology Organization e la European Thyroid Association. Tra i numerosi premi a
lui conferiti troviamo il titolo di Fogarty Scholar del National Institutes of Health, il premio Merk dell’European Thyroid Association e lo Spinosa Professorship dell’ateneo di Amsterdam. Inoltre, nel 2007, è stato nominato dal Presidente Napolitano Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica Italiana.
Un gazebo tra lo “struscio irpino”
Professore, lei vive nel cuore pulsante della città, vicino alla centralissima Piazza Dante e, dunque, a pochi metri dai principali snodi del trasporto su ferro e su gomma. Che rapporto ha con i mezzi pubblici? Sono una persona fortunata, anche se il luogo in cui vivo non è stato scelto per caso. In generale credo che i trasporti a Napoli siano un ottimo servizio, da quando sono rientrato in Italia, nel 1991, sono migliorati tantissimo. La nuova linea metropolitana e le funicolari sono abbastanza attendibili sugli orari, solo la linea 2 non ha ancora una cadenza regolare dei passaggi. Il trasporto su gomma non lo uso molto, anche perché subisce il problema del traffico, della carenza di regole e delle corsie preferenziali che non vengono rispettate; se ci fosse un maggiore impegno a far rispettare il codice stradale probabilmente anche questo funzionerebbe bene. Qualche Pag. 2 volta uso il taxi, soprattutto per
All’interno
Rose e cioccolatini, i dipendenti CTI-ATI protestano pacificamente Sul corso del capoluogo dell’ultima provincia dell’impero, domenica mattina, ore 10.00, sole splendente, non si capisce se è tarda primavera o prima estate. Calma piatta. Signorine di buona famiglia passeggiano, giovani moderni vestiti alla moda fanno crocchio davanti ai bar. Famiglie vanno a messa, calzoni bianchi, minigonne, camicie profumate di bucato, è chiaro si fa lo struscio, quell’abitudine tutta nostra dell’Italia del sud. Tutto normale, si sale da un marciapiede e si scende da quello di fronte, si salutano gli amici, i conoscenti, i padri comprano i cannoli, i babà ma è ancora presto per i gelati, tutto normale. Calma piatta. Mentre si passeggia all’improvviso, lontano, all’orizzonte
sulla testa delle persone si intravede una gibbosità, quasi come vedere una isoletta, lontana, nell’immensità del mare calmo, un mare di teste. Seguendo il lento ritmo dello struscio, ciarlando con gli amici, ti avvicini a quella protuberanza, pian piano prende forma, è un gazebo, piccolo ma buono, senza strappi, di un bel colore bianco e verde, due tavoli e quattro sedie e, sorpresa, sui tavoli delle rose, vassoi di cioccolatini. Tu pensi ad una mobilitazione per finanziare qualche ricerca, ed invece no! Il gazebo è presidiato da signori in abito grigio con belle cravatte azzurre, ti avvicini, ti rendi conto che sono divise, sul taschino della giacca ricamato in oro Pag. 5 la dicitura ATI CTI, ma è
L’emergenza rifiuti non deve diventare crisi sociale Pag. 3
Metropolitana anche di notte? “Il gioco non vale la candela”
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ANM: un deposito sfiancato dal tempo
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Ancora modifiche al sistema pensioni Pag. 6
La pop art in mostra alla Domus Artis Pag. 7
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Nuovi tagli ai servizi, ritorna la stagione degli scioperi la propria offerta ferroviaria con tagli di servizi e licenziamenti. Difficoltà espresse anche dallo stesso Presidente ASSTRA (Associazione Trasporti), che non nasconde che i fondi eliminati dal bilancio nazionale potevano essere necessari alle attuazioni di misure tese a rafforzare il trasporto pubblico e locale e a dare un segnale forte per la riduzione dell’uso dei mezzi privati. Situazione ulteriormente aggravata dal fatto che le Regioni non sono in grado di onorare gli impegni assunti con le ferrovie, considerato che la Finanziaria 2008 ha materialmente cancellato i trasferimenti dallo Stato alle Regioni dedicati al trasporto pubblico. A questo punto, anche se i politici continuano ad assicurarci che con questa manovra correttiva non sono state messe le mani nelle tasche dei cittadini, è ragionevole temere che le operazioni chirurgiche fatte dal Ministro Tremonti finiscano con l’abbattersi non solo sui viaggiatori per via delle misure che le aziende del trasporto pubblico saranno costrette ad adottare per sopperire alle ridotte risorse monetarie, ma anche sugli stessi lavoratori del trasporto pubblico locale, caso mai questi non fossero già sottoposti a insostenibili pressioni e negazioni di diritti quali il legittimo rinnovo del CCNL scaduto da 18 mesi. In questo clima di incertezza non è difficile immaginare una nuova stagione di scioperi, quest’ultima da intendersi come unica arma per chiarire al Paese le responsabilità delle controparti che preferiscono gli da pag. 1
annunci e le minacce piuttosto che confrontarsi con le parti sociali per decidere insieme il da farsi. Il rischio che stiamo correndo è quello di una generalizzata contrazione dei servizi pubblici che potrebbe mettere in discussione la stessa ampiezza dei diritti di cittadinanza. Quello che sta accadendo nel mondo dei trasporti non molto è diverso da quanto accade nella sanità, con una crisi che pesa sensibilmente sulla quantità e sulla qualità dei servizi sanitari offerti al cittadino. In una situazione di difficoltà comune a tutto il territorio nazionale, il Mezzogiorno sembra comunque il più penalizzato da una manovra che non incentiva lo sviluppo. In territori caratterizzati da uno scarso grado di sviluppo economico, i servizi pubblici rappresentano spesso uno dei settori più consistenti per volume economico e numero di addetti. La crisi di quei servizi diventa quindi crisi sociale e di sistema, con riflessi inevitabili sulla vita delle città. Succede a Palermo, dove la debolezza dei servizi pubblici assume l’aspetto dei cumuli di rifiuti che giacciono lungo le strade. Rifiuti che si accumulano anche a Napoli, dove la pulizia della città svanisce insieme allo stipendio di
migliaia di lavoratori in tutta la Regione. Tra esigenze di bilancio e patti di stabilità, il Governo di questo Paese sembra aver perso di vista un obiettivo che nemmeno l’opposizione, ad essere sinceri, sembra aver messo a fuoco. L’Italia è una nazione che ha bisogno di lasciarsi alle spalle manovre tagliate con l’accetta e sterili polemiche politiche sulla gestione di una coperta troppo corta per coprirci tutti. Il nostro Paese ha bisogno di ripensare il governo della propria economia per organizzare i territori intorno ad un moderno sistema di infrastrutture e ad un nocciolo duro di servizi che stimolino e sostengano lo sviluppo. P e r c hé la r ipr esa dell’economia non dipende soltanto da tagli ed investimenti. Finché conteranno qualcosa anche l’assistenza sanitaria e la formazione scolastica, la mobilità di merci e persone e la qualità dell’ambiente, i servizi pubblici resteranno al centro di ogni seria politica di programmazione economica. Politica che ancora stiamo aspettando e che vorremmo veder nascere da una stagione di confronto tra le parti sociali, piuttosto che dalla perentoria richiesta di cittadini e lavoratori esasperati da una crisi che forse non c’è, ma che colpisce duramente. Francesco Di Palma - Fabio Gigli
da pag. 1 cominciato
con novità che hanno ridisegnato gli assetti della segreteria regionale della Uiltrasporti Campania e ora c’è una nuova e rinnovata forza che ci spinge ad andare avanti, questa volta lo possiamo dire: i nostri iscritti e tanti altri hanno osato più di noi, ci hanno sorpreso, sono andati più avanti della nostra stessa proposta, quasi ci hanno sfidato ed hanno vinto. L’affermazione alle RSU è il chiaro segnale che la Uilt è in grande salute e che soprattutto è indipendente dai singoli, questa è la cosa più grande che si è realizzata, certo quando si cambia si rischia, ma se fatto con convinzione si generano nuove energie con le quali i riconoscimenti di uno sono la soddisfazione di tutti, come la vittoria di tutti è il giusto riconoscimento per ognuno. Ora si è aperto un nuovo ciclo, non un ciclo nuovo, per essere all’altezza come sempre della nostra RSU non solo bisogna continuare sulla strada intrapresa nel 95’ ma, cosa importante, bisogna insistere ed andare oltre, allinearsi ai tanti che hanno ancora una volta scelto la UIL, a loro un grazie ed al gruppo dirigente complimenti, da uno che Vi conosce ogni giorno un po’ di più! Luigi Simeone
Stazione Anton Dohrn, la ricerca parla napoletano da pag. 1 arrivare in aeroporto. Capo- le”, può spiegare di cosa si tratta?
dichino non è ben collegata e questo è un problema. Per la sua naturale posizione geografica, Napoli è lontana dal cuore dell’Europa, ma gode di un patrimonio di risorse culturali molto attraente e per questo andrebbe fatto qualche sforzo in più per renderla realmente internazionale. Per raggiungere questo obiettivo bisognerebbe partire proprio dai trasporti ed in particolare da quello aereo. Negli ultimi tempi, invece, sono addirittura diminuiti i collegamenti diretti, soprattutto dopo il fallimento di Alitalia. Tante iniziative commerciali, scientifiche e culturali avrebbero benefici da un miglioramento dei collegamenti aerei. Il futuro del trasporto pubblico, nonostante i disagi che viviamo quotidianamente, sembra comunque indirizzato nella giusta direzione. Vedo più controllo e si sta riducendo il numero dei “portoghesi”, quindi si sta radicando il pensiero che il finanziamento del trasporto pubblico deve venire principalmente dalle tasche dei cittadini, attraverso il pagamento del biglietto. Nel suo curriculum si può leggere “la sua ricerca si occupa della regolazione dell’espressione genica e di meccanismi molecolari responsabili dello sviluppo embriona-
Gli organismi viventi sono formati da gruppi di cellule che svolgono funzioni diverse però le istruzioni che queste hanno, cioè il loro materiale genetico, sono identiche per tutte. Anche se “l’occhio fa l’occhio” ed “il fegato fa il fegato”, il corredo genetico dell’occhio e del fegato sono uguali. Durante lo sviluppo embrionale gruppi di cellule assumono funzioni diverse accendendo alcuni geni e spegnendone altri. Studiare la regolazione dell’espressione genica significa capire i meccanismi molecolari attraverso cui, ad esempio, le cellule dell’occhio mantengono accesi i geni che permettono la funzione visiva e spengono gli altri. In particolare il mio gruppo di ricerca si concentra da diversi anni sullo studio della tiroide, che produce ormoni importanti per il cervello, per l’accrescimento e per il controllo del metabolismo ed in particolare sui meccanismi attraverso cui, accendendo geni specifici, alcune cellule embrionali staminali formano quest’organo. La Stazione Zoologica di Napoli è stata di recente bersaglio della manovra finanziaria che ne minacciava la sopravvivenza. Dopo la notizia in pochissime ore sono state raccolte migliaia di firme a sostegno
dell’istituto, tra cui sei di scienziati che hanno ricevuto il Nobel. Addirittura il Presidente della Repubblica ha risposto un secco NO al sacrificio dell’ente. Secondo lei per “la stabilizzazione finanziaria e la competitività economica”, la strada deve passare anche attraverso tagli alla ricerca ed alla cultura? La manovra è nata dal bisogno di risparmiare, che è un fine ammirevole ed ho molto apprezzato il Ministro Tremonti, che in una pubblica trasmissione televisiva ha ammesso che quando si fanno delle manovre così ampie ci si può anche sbagliare. Preferisco dunque parlare del fatto che non c’è più il taglio della Stazione Zoologica. A chi ha dichiarato inutili gli enti di cultura vorrei ribadire che la ricerca produce conoscenza e non beni e servizi. Qualcosa che nell’immediato non ha frutti, ma i cui benefici si vedono a lungo termine. Il problema è: se gli effetti si vedono a lungo termine, come faccio a sapere quali sono le ricerche giuste? È su questo che siamo manchevoli. Nel nostro paese si taglia linearmente, ugualmente per tutti, soprattutto nella ricerca pubblica. Non abbiamo un efficiente sistema di valutazione che indirizzi gli investimenti nella parte strategica della ricerca. A differenza di altri paesi, in Italia conta molto l’autoreferenzialità, e la capacità di farsi servire dal politico di turno. All’estero, invece, il sistema è diverso e funziona molto bene, ad
esempio c’è la Peer Review (Revisione Paritaria) ma a ciò bisognerebbe comunque accoppiare un sistema di regole che aiuti le persone sulla base della ricerca e non degli appoggi politici. È dunque fondamentale costruire una cultura della valutazione sana che convenga a tutti. Quale sarebbe secondo lei la chiave per trattenere la fuga dei nostri migliori cervelli? Io sono rientrato in Italia spinto dall’affetto e dalla voglia di contribuire alla crescita del mio Paese, cosa che faccio tuttora con passione. Capisco bene, dunque, i problemi di coloro che vogliono ritornare. Nel dibattito sulla fuga dei cervelli si è spesso superficiali, si tiene conto di coloro che arrivano, ma poi non si considera che una volta rientrati questi perdono lo status di cervello in fuga e trovano le stesse difficoltà degli altri. Abbiamo un deficit organizzativo: il nostro sistema mette a disposizione semplicemente dei salari, mentre nei paesi più avanzati si fa molto di più, si garantiscono spazi e fondi per comprare materiali e per assumere personale, offrendo, inoltre, la possibilità di rinnovo in caso di successo. I nostri sforzi devono essere quindi indirizzati in altra direzione, verso un sistema di ricerca competitivo. Così potremmo attirare non solo i cervelli italiani, ma anche quelli di altri paesi e, nell’ambito della sana e libera Pag. 8 circolazione dei ricercatori, per
Frodi a Trenitalia, dal bagarinaggio ai bigliettai infedeli A Termini e ad Aprilia due casi di truffa alle Ferrovie: carte clonate e falsi rimborsi Agli ignari viaggiatori sarà sembrato un vendita di biglietti. L’impiegato delle Ferro- una truffa che riusciva a fruttare circa 300 caso di eccellenza il nuovo servizio offerto vie, attualmente sospeso dal servizio e de- euro al giorno. Con l’aiuto di complici, ragda Trenitalia: biglietti per la Frecciarossa nunciato per peculato, aveva messo in piedi girava turisti distratti o manometteva le evenduti ai bordi dei binari a prezzi scontatissimi. Purtroppo le Ferrovie dello Stato di tutto ciò non sapevano nulla e la vendita era stata progettata da un gruppo organizzato nella ricettazione di titoli di viaggio; al momento la Polfer di Roma ha arrestato due persone e ne ha denunciate ottantasei. I malviventi, quasi tutti di origine nigeriana, acquistavano titoli di viaggio validi in prevalenza per le tratte Salerno - Torino e Roma - Milano utilizzando carte di credito clonate, on-line o presso le biglietterie automatiche (principalmente di Napoli); successivamente comunicavano telefonicamente all’ignaro acquirente il codice per ritirarli oppure li vendevano direttamente in stazione. In un altro caso, gli uomini della Polfer, allertati da una segnalazione di Trenitalia, insospettita dall’insolita concentrazione di rimborsi richiesta negli ultimi mesi ad Aprilia, hanno scoperto una frode che ha avuto origine addirittura all’interno. In seguito all’indagine, sono state denunciate otto persone, tra cui un cinquantenne addetto alla
mettitrici di titoli di viaggio in modo da recuperare dei biglietti per i quali, dopo averli “ritoccati”, veniva chiesto il rimborso. Il bonus veniva poi utilizzato per ottenere dei ticket da rivendere ai passeggeri e l’intero incasso finiva nelle tasche del gruppo. A salvaguardia del patrimonio ferroviario operano anche gli uomini di Protezione Aziendale, la struttura che collabora strettamente con le Forze dell’Ordine nelle attività di prevenzione dei reati. La costante crescita dell’utilizzo di Internet, li ha portati a vigilare particolarmente sulle transazioni in rete. Nonostante si segnalino puntualmente agli organi di Polizia eventuali anomalie, le frodi informatiche continuano ad essere frequenti e per questo si richiede alla clientela molta attenzione nell’acquisto dei ticket. I viaggiatori sono stati invitati dalle autorità a comprare i biglietti esclusivamente attraverso i canali di vendita ufficiali (biglietterie, agenzie di viaggio, self service, call center, sito FS), al fine di evitare l’acquisto di ticket emessi a seguito di transazioni illecite, che potrebbero comportare anche la beffa di vedersi denunciati per ricettazione. Umberto Esposito
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L’emergenza rifiuti non deve diventare crisi sociale D o p o l o s c i o p e r o p r o v i n c i a l e d e l 1 5 g i u g n o p r o s e g u e l a m o b i l i t a z i o n e d e i l a v or a t o r i Il 15 giugno 2010 migliaia di operatori dell’igiene ambientale hanno partecipato, in tutta la Provincia di Napoli, allo sciopero di ventiquattro ore indetto dai Sindacati di categoria. Adesioni che in molte realtà sono state pari o superiori al 90% e che, insieme alla partecipazione di migliaia di lavoratori al corteo che ha attraversato il centro del Capoluogo Campano, hanno segnato il successo della mobilitazione organizzata dalla UILtrasporti insieme alla FP-CGIL, alla FIT-CISL ed alla FIADEL per contrastare la nuova emergenza rifiuti a Napoli e in Campania. Tutt’altro che conclusa con la scomparsa dei rifiuti dalle strade, l’emergenza si è sviluppata in una vera e propria crisi economica e sociale che limita i diritti dei cittadini ed attacca quelli dei lavoratori. Si tratta di uno scenario da brividi. Comuni indebitati per centinaia di milioni, Consorzi di Bacino allo stremo, aziende sull’orlo del fallimento, migliaia di lavoratori senza stipendio e centinaia che temono di essere espulsi dal circuito produttivo. Di fronte ad una situazione così pesante ci si sarebbe aspettati una forte assunzione di responsabilità della politica a tutti suoi livelli, dal Governo nazionale fino al Comune di Napoli. I provvedimenti regionali e na-
di igiene ambientale in tutta la città. Per mo stipendio che arriverà, forse, ”quando un’ASIA al collasso economico-finanziario, capita”. La Regione, intanto, si aprirà al la manciata di milioni proveniente dalla confronto con le parti sociali soltanto verso cessione del ramo d’azienda rappresente- la fine di giugno. Intanto proseguono i tenrebbe una preziosa boccata d’ossigeno. In tativi di aizzare l’opinione pubblica contro i molti, però, vedono nello scorporo dello lavoratori, continua un’opera di delegittispazzamento il primo elemento di una stra- mazione del Sindacato fatta di dichiarazioni ad tegia più ampia, in vista di una privatizzazio- orologeria e di resoconti giornalistici di parte. ne verso soci interessati La richiesta di un moderno ciclo integrato soltanto alla ricca partita dei rifiuti, di qualità ed economicamente dell’impiantistica. Gli equilibrato, è ormai al centro di una vertenza interessi in gioco sono sempre più difficile ed incerta, dagli ampi risvolconsistenti, è una partita ti sociali e suscettibile di conseguenze che postrategica per il futuro trebbero interessare un campo d’azione che dell’intero comparto. Il va ben oltre Napoli e la Campania. Comune di Napoli fa il I tentativi di frammentare il comparto gioco duro e reagisce dell’igiene ambientale sono noti a tutti i alla mobilitazione sinda- lavoratori già da anni. Li contrastano sin dal cale alimentando una 2006 quando, per consolidare il sistema durissima campagna normativo e contrattuale che presidia i loro di stampa contro i diritti, ottennero che l’integrità del ciclo dei lavoratori accusati di rifiuti fosse sancita da una legge dello Stato. irresponsabilità per aver difeso i diritti e le La mobilitazione di Napoli e della Campagaranzie che perderebbero una volta e- nia è, quindi, la mobilitazione di tutti gli spulsi dal ciclo integrato. La Provincia di operatori dell’igiene ambientale del Paese. Napoli, destinata ad assumere la responsa- Sostenuta dalle Segreterie Nazionali della bilità dell’intero ciclo dei rifiuti a partire dal Uiltrasporti e degli altri Sindacati di categoria, 2011 e più defilata nel coro mediatico ostile la mobilitazione di Napoli e della Campania ai lavoratori, non commenta un’operazione ha raggiunto tutta l’Italia. L’importante dichiache potrebbe addirittura danneggiarla. Se razione di solidarietà giunta il 10 giugno le risorse prodotte con le attività del ciclo dall’Attivo dei quadri e delegati Lombardi integrato non alimenteranno un comparto della UILTrasporti, della FP-CGIL e della ormai allo stremo, chi pagherà il conto FIT-CISL, è stata accolta dai lavoratori napodell’emergenza? Nel frattempo i lavoratori letani come una conferma delle loro ragioni Consorzio Unico di Bacino che già sono ed uno stimolo a sostenerle con maggiore Nuove strategie per il rilancio del settore: allineare i comparti del sotto la responsabilità della Provincia aspet- determinazione, nel confronto con le IstituLe statistiche ci consegnano il 2007 come lo, dopo le stagnazioni degli ultimi mesi, si tano un piano industriale che dia sicurezza zioni come nel rapporto con i cittadini. l’ultimo anno virtuoso per eccellenza nel studiano nuovi strategie per il rilancio del setto- al loro futuro e restano in attesa del prossiF. G. settore del trasporto merci, sempre in conti- re. Progettare il futuro: la parola d’ordine. Come nua evoluzione. La recessione economica, ogni processo produttivo, anche l’intermodalità col crollo delle borse iniziato nell’autunno di si realizza con l’allineamento funzionale di tutti i un anno dopo, ha prodotto effetti deleteri comparti, dove a giocare un ruolo indefettisulla tenuta di tutti i comparti, una concausa bile sul territorio campano sono gli interpor- Come mai non sono otto? Perché manca “Lancillotto” della crisi evidente che non ha e non poteva ti, a cominciare da quello di Nola; il più imrisparmiare una regione difficile come la portante in termini di ampiezza e funzionali- Spade affilate, elmi luccicanti, nessuna ar- re, sindacali, facendo finta d’ignorare che Campania. È qui che si registra, infatti, una tà con i suoi 7 fasci di binari, cui segue quel- matura copre il petto nudo dei cavalieri gli invitati al tavolo della discussione sono generalizzata flessione nei risultati, ovunque lo di Marcianise, in attesa della realizzazione pronti ad affrontare l’ennesimo assalto al sempre le stesse persone. Io - dice - per non si guardi, con qualche eccezione che, però, del terzo, l’interporto di Battipaglia. Quanto bastione avverso. Non in cerca di ori né di complicarmi la vita farei indossare una diviconferma la regola. Nella visione sistemica rendano in termini di affluenza e defluenza gloria, solo un’irrefrenabile sete di giustizia sa di colore diverso per ogni occasione evidell’intermodalità campana, oltre ai com- queste infrastrutture e per il decongestio- ed equità sprona i nostri verso l’obiettivo: la tando cosi il rischio di confondermi. Già, parti che fanno da tradizionale volano namento stesso del traffico merci è sotto gli sacra difesa del “debole” vale ben più di perché potrebbe accadere, ad esempio, (traffico merci su gomme, portuale e maritti- occhi di tutti gli addetti. La filiera produce una ogni pubblico riconoscimento. Tesi, con che in una riunione operativa, invece di mo) emerge, netta, la difficoltà in cui si di- indiscutibile ottimizzazione del risultato inerente perle di sudore che rigano i volti, i nostri si pianificare strategie per rendere il servizio batte l’attività aeroportuale nel capoluogo alla manipolazione, la movimentazione e lo stoc- preparano ad affrontare il temibile avversa- più efficiente, si tratti invece un premio o caggio, anche grazie alla funzione del T.I.N. rio mentre tanti spettatori disinteressati l’organizzazione del lavoro oppure ore di (Terminal intermodale Nola). Dalle problemati- scommettono sull’uno o sull’altro con straordinario -sorridendo continua - ecco che dell’attività portuale e marittima si pa- l’annoiata indifferenza di chi è costretto ad perché prendo in giro il mio rappresentante lesa uno spaccato delle contraddizioni in cui “assistere” e subire la contesa. Scosso chiedendogli: ma quando fate le riunioni si muovono i porti di Napoli e Salerno, po- dall’automatico cambio di volume della sindacali di cosa parlate se vi siete già detti nendo in evidenza la carenza di dragaggio e pubblicità e dal mio squillo al campanello tutto nelle altre?” Prende un caffè e accende le ricadute che ne conseguono per della porta il nostro lavoratore si sveglia di una sigaretta inspirandone il fumo avidamenl’operatività. Può essere utile ricordare che soprassalto, mi racconta di avere ancora te, sì, adesso si è proprio svegliato, i suoi occhi nei due porti campani sono stati movimenta- l’immagine mentale di quanto elaborava tra hanno nuova luce. “Alcune settimane fa si sono ti negli ultimi 18 mesi circa 29 milioni di un dormiveglia sempre più profondo. Gli svolte le elezioni per eleggere la R.S.U. ebbene, ad tonnellate di merci con una flessione com- ultimi eventi in campo oggi ancora non sono plessiva del 15%. Sappiamo che a salvare il l a v o r a t i v o state ratificate le risultato è stata la movimentazione dei contai- l ’ a v e v a n o nomine, pare ners, in aumento del 42 %. Resta da verificare f o r t e m e n t e che qualche la tenuta della cosiddetta autostrada del mare scosso tanto organizzazione (trasporto combinato di passeggeri ed auto- da lasciargli voglia controllaveicoli) anch’essa toccata dalla crisi. La stessa una profonda re le schede dei campano. Gli osservatorii imprenditoriali e concorrenzialità può essere occasione di sti- amarezza seggi che hanno e sindacali, infatti, segnalano dati e cifre che molo alla crescita di questo comparto come quanto seguipresentato vermostrano una flessione del 21% del traffico per tutti gli altri, a patto che il fattore di ri- va in tv aveva bali incongruenmerci nell’aeroporto di Napoli, rispetto alle schio industriale sia ben ponderato nelle stra- provocato una ti. Dico, fatelo in punte massime del 2003, ed è poca cosa se tegie da assumere. Persistono diversi nodi da sorta di assofretta, non sono messo al confronto con quanto realizzato sciogliere per una ripresa dell’intermodalità in ciazione mica le elezioni di come volume di traffico dagli aeroporti del Campania, ma un aspetto che si lega intrinseca- eventi e persodel governo con Centro-Nord (Fiumicino, Malpensa e Berga- mente al corretto dipanarsi dell’intera filiera è il naggi tanto da riconomilioni di schede, mo). Conosciamo anche che l’altro punto passaggio conclusivo: la consegna porta a scere in quegli “eroi” i suoi è semplice: la comdebole, per antonomasia, dell’intermodalità porta, che realizza la logistica integrata nel rappresentanti coinvolti in battaglie missione apre il pacnon solo campana, è il trasporto merci su ro- contesto urbano. Qui, dovrà giocare una sindacali sempre più aspre. Confessa che in co, si controllano le schede, si taie, palesemente surclassato dai volumi sem- funzione imprescindibile il rapportarsi con realtà, da tempo, quei visi li ritrova uguali a fa un nuovo verbale e… o forse non è cosi pre cospicui dell’attività su gomma. Il treno le esigenze di vivibilità nelle città e, quindi, prescindere dai ruoli. Difensore e pubblico semplice come appare. In questa fase semdeve accontentarsi ancora di un target mini- fare un trasporto ecosostenibile delle merci, ministero di un unico processo, troppo spes- bra che le riunioni sindacali siano aperte a mo (in Campania, appena l’1,8%). Colpevol- la city logistics. Una politica avveniristica è chia- so anche giudice e testimone nello stesso, in tutti, basta presentarsi, nessuno chiederà mente è ancora un fanalino di coda, un limbo mata a progettare un futuro a misura d’uomo, ogni caso appare sovente come unico inte- accrediti”. Gli chiedo: “Per concludere, mi delle buone intenzioni che non riesce a mor- trovando il grimaldello per accedere alla tutela statario della fattura per le spese. Ancora dici come vedi il tuo futuro in questa sociedere fette di mercato. La Campania permane, ambientale. Ed allora urgono, sempre più confuso e sbadigliante il nostro lavoratore si tà?” “ Bèh! – mi risponde - Considerando tuttavia, un avamposto di eccellenza pressanti, misure sia per l’utilizzo di veicoli a lancia in un audace ragionamento che, og- che dal 2002 ad oggi il potere d’acquisto del nell’osmosi delle modalità trasportistiche; basso impatto ambientale che per il potenziamento gettivamente trovo impresa ardua per una mio stipendio si è ridotto notevolmente, che sappiamo tutti che la sua privilegiata posi- della cosiddetta infomobilità. Il Ministero persona appena sveglia e solo per vero, la carriera è riservata a pochi intimi, che zione geografica amplifica gli effetti positivi dell’Ambiente ha già cofinanziato in merito pro- condiviso divertimento che decido di ascol- prendo la mia gratifica a luglio e dicembre, della sua vocazione ad essere una sorta di getti a partire dal 2010 per la realizzazione di si- tarlo. “Sembra - esordisce passandosi il che le giuste rivendicazioni vengono punmacrostruttura naturale, crocevia degli stemi municipalizzati (lo SMUC a Benevento) ma dorso della mano sul viso quasi a voler valu- tualmente respinte … magari per arrotondascambi commerciali, una porta sul Mediter- anche un parcheggio di interscambio nella zona tare la crescita della barba - che la società si re finirò con lo scrivere lettere di encomio a raneo che collega Nord e Sud del mondo. E vesuviana per il bene di tutti, operatori e cittadini. diverta a distinguere le varie riunioni che di richiesta”. proprio nella consapevolezza di questo ruoArcangelo Vitale volta in volta organizza, operative, di settoVincenzo Montesarchio zionali che avrebbero dovuto innescare la riorganizzazione del ciclo integrato dei rifiuti a Napoli e in Campania, hanno portato ad una trasformazione caotica e priva di garanzie economiche e sociali. Per effetto di quei provvedimenti, la Campania si è trasformata nel laboratorio in cui si applicano vecchie strategie che puntano alla frammentazione del ciclo dei rifiuti. Si prepara la ristrutturazione dell’intero comparto per poterlo consegnare, una volta espulse le attività più povere, agli appetiti dei nuovi possibili soci privati. È la strada che potrebbe aver imboccato il Comune di Napoli quando ha deciso di assorbire i servizi di spazzamento in una nuova azienda pubblica che dovrà assorbire centinaia di lavoratori e si collocherà al di fuori del ciclo integrato dei rifiuti. Questo nuovo soggetto nasce con l’obiettivo dichiarato di salvare ASIA Napoli, l’azienda pubblica che assicura i servizi
Il futuro dell’intermodalità campana
Napolipark ed i cavalieri della tavola...
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Metropolitana anche di notte? “Il gioco non vale la candela” Prolungare il servizio, un’iniziativa lodevole ma poco utile per una città che dorme Potenziare il trasporto pubblico a Napoli e pensare di prolungare l’orario notturno della metropolitana cittadina; potrebbe sembrare addirittura un obiettivo utopistico, ma se ne parla, e per il solo fatto che se ne parli, significa che i cittadini napoletani, gli utenti della linea metropolitana avvertono sempre di più la necessità di migliorare la mobilità giornaliera, per muoversi meglio, per spostarsi di più. Migliorare il trasporto in una città come Napoli significa migliorare il territorio. Perché un sistema di trasporti integrato che sia efficiente e funzionale consente di apportare benefici ad una città nevralgica dove il più delle volte si ha la sensazione di essere intrappolati. Pensare ad un trasporto su rotaia che possa sostituire quello dell’automobile privata è quindi plausibile perché si invoca da tempo una nuova politica della mobilità alternativa che dia priorità alla riduzione dell’inquinamento, alla decongestione del traffico cittadino. Questo di giorno. Per non parlare della mobilità notturna perché si invoca anche nella tarda ora qualcosa che possa scongiurare l’uso delle automobili, per ragioni di mobilità, di traffico e sicurezza stradale. Perché di fianco alla Napoli che si siede davanti alla tv nelle ore serali c’è anche una che ha voglia di uscire, socializzare, recarsi in locali e spostarsi nei vari punti cittadini. Proprio per questo target si sta ripensando ad una rete di trasporto che possa coprire tutta la città anche di notte, un sistema di mobilità che funzioni fino a
tardi, metro e funicolari aperte dopo le 24, il tutto anche per consentire uno sviluppo economico e sociale di una metropoli che si animi soprattutto in tarda serata. Ma bisogna anche pensare che il prolungamento del servizio pubblico comporta ingenti costi, in termini di personale e di sicurezza. La richiesta dei trasporti pubblici nelle ore serali e notturne è elevata ma non trova riscontro nei fatti. La metropolitana di sera
non è poi così affollata: continui flussi di viaggiatori si riscontrano sino alle ore 20.00, quando avviene il rientro dal lavoro, dopo invece cala il silenzio nelle stazioni di Metronapoli, almeno durante i giorni lavorativi è questo lo scenario a cui si assiste. Se si prolungasse l’orario a notte inoltrata chi viaggerebbe nei vagoni metropolitani? I costi sostenuti dall’azienda per tenere in funzione la struttura metropolitana non ver-
rebbero mai ammortizzati dall’esiguo numero di viaggiatori che si troverebbero ad usufruire del servizio notturno. Per l’azienda costituirebbe solo una perdita economica, quindi non è ancora prevedibile un prolungamento di orario al preesistente esercizio metropolitano. Bisogna inoltre considerare che sarebbe inutile prolungare gli orari metropolitani quando il contesto cittadino in cui si vive in quelle ore non offre alcun luogo di aggregazione e di svago: si ha la sensazione di essere in una città morta, una città che offre ben poche opportunità, una metropoli che non si rivolge a coloro che hanno voglia di vivere la notte. Che senso avrebbe far funzionare in tarda serata la linea 1 quando poi altre aziende dello stesso comparto non erogano il medesimo servizio? È evidente la mancata integrazione settoriale su questa nuova e propositiva linea politica. Durante lo svolgimento di grandi eventi che riguardano la città di Napoli è stato più volte garantito ai viaggiatori un servizio metropolitano notturno, ma qualche utente è rimasto anche “a piedi”, perché non sempre è riuscito ad usufruire del servizio pubblico a causa di questa disgregazione organizzativa. Inoltre, con lo scenario presente attualmente in azienda, dove risulta una costante mancanza di personale e continui problemi di gestione del servizio, aprire la metropolitana anche di notte è un’idea alquanto recondita. S. S.
La sicurezza non viaggia in Sepsa 40 stazioni: un programma di ordinaria manutenzione? Il necessario miglioramento della gestione del corpo di vigilanza Non è certo questa o quella città a fare di una ferrovia un ambiente sicuro o pericoloso. I classici fattori di rischio e le solite problematiche legate al mondo dei trasporti sono solitamente le stesse ovunque, senza alcuna distinzione territoriale. Magrissimo sollievo comunque per una triste constatazione a cui qualsiasi azienda ferroviaria non è sottratta, e mai lo sarà. Il motivo è semplice ed è da scovare nelle peculiarità stesse del suddetto comparto, un mondo in perenne transito che accoglie in via temporanea chiunque ne abbia necessità, reale o presunta che sia. Un fiume in piena, spesso carico di detriti, che regolarmente esonda nella stazione di turno. Ecco perché risulta fondamentale progettare e creare strutture che siano in grado di arginare con strategica prevenzione il perpetuo moto umano, sempre gonfio ed insidioso. Parole e teorie, queste ultime, che però si infrangono in una scoraggiante realtà di progetti mai sostenuti e realizzati. Una triste analisi che ben sintetizza lo stato in cui giacciono attualmente molte piccole aziende di TPL della Regione Campania. In Sepsa S.p.a., ad esempio, le strutture presenti lungo l’intera linea ferroviaria in grado di garantire le necessarie condizioni di sicurezza ad utenti ed addetti ai lavori, possono davvero contarsi sulle dita delle nostre mani. Ancora troppe le stazioni non sicure, abbandonate a loro stesse in angoli del territorio angusti e degradati; strutture fatiscenti, vecchie, quasi secolari, sprovviste di sistemi di videosorveglianza ed intollerabilmente anche di personale, dunque, delle vere e proprie zone franche, terre di nessuno. In tale ottica, per un’azienda di trasporti come Sepsa S.p.a., diviene pertanto indispensabile ricorrere ad un qualsivoglia Istituto di Vigilanza per appaltare un servizio di supporto in grado di ovviare a quei rischi insiti nelle proprie carenze strutturali. Praticamente una sorta di piccolo cerotto su una ferita grave e profonda, un piccolo tampone che
se almeno fosse utilizzato con il giusto criterio, riuscirebbe comunque a contenere in qualche modo il problema sicurezza. Ben sappiamo, però, che non tutte le equipe ai vertici delle aziende di TPL riescono nel loro operato, non tutti i loro leader posseggono intuito e lungimiranza per comprendere che non può esserci miglior deterrente, per quei detriti su citati, di un forte e compatto utilizzo di agenti di vigilanza lungo l'intera linea ferroviaria, treni compresi, ovviamente. Un ingiustificato ma colmabile vuoto scavato dalle dirigenze in cui cadono, inermi, lavoratori ed utenti, costretti a convivere quotidianamente con delle realtà a dir poco rischiose. Nonostante ciò, tutto continua ad essere uguale, nulla sembra voler cambiare. La ben pagata poltrona del gruppo EAV per la gestione e la cura della sicurezza dell’intero esercizio sembra ingiustificatamente paralizzata. Sui convogli che percorrono i chilometri della linea Cumana e Circumflegrea mai si vede, infatti, un agente preposto alla sicurezza, così come nelle stazioni ritenute dall’azienda “secondarie”; mai un agente a supportare i dipendenti alle prese in manovre di apertura/ chiusura degli impianti in orari notturni; mai un agente a presidiare le banchine delle fermate; mai un agente dove realmente occorrerebbe. Possiamo scrutarli, infatti, alle prese con i nastri contenutivi per far confluire i viaggiatori nei treni in maniera lontanamente ordinata; li troviamo ancora in ironica posizione autoritaria dinnanzi ai varchi d’accesso, puntualmente aperti e mal funzionanti, oppure è possibile verificarne presenza in strategiche posizioni per suggerire ai più distratti utenti i corretti percorsi da seguire all’interno delle stazioni. Le perplessità che ne conseguono sono molte ed assolutamente giustificate, le soluzioni invece sembrano ovvie e facilmente attuabili. Non in Sepsa però, dove i paradossi continuano a regnare sovrani. Roberto Intermoia
Un’operazione di chirurgia estetica non la si nega a nessuno Quando c’è da rinfrescare l’immagine di un qualsiasi luogo, la prima cosa a cui si pensa è una bella ritoccatina estetica. È esattamente quel che è successo in Circumvesuviana, con il Progetto “Quaranta stazioni”: un programma di restyling per la valorizzazione degli impianti dislocati lungo la linea, voluto dall’ex-Assessore ai Trasporti della Campania, in tempi di campagna elettorale, con uno stanziamento di circa 3 milioni di euro. Il progetto, partito nel novembre 2009, è suddiviso in più fasi: la prima prevedeva la riverniciatura delle strutture; poi sono subentrati la sostituzione o il riposizionamento delle tabelle pubblicitarie e delle bacheche informative; infine, è iniziata la fase di innovazione tecnologica, con la fornitura capillare a tutti gli impianti di sistemi di avviso sonori e televisivi studiati e sviluppati da personale interno. Ad oggi, sono state completate le prime parti del progetto: espletate le gare d’appalto, riverniciato tutto il verniciabile delle stazioni, reinstallate successivamente le tabelle pubblicitarie e le bacheche. Fin qui, però, sembra che non vi sia nulla di esaltante. Una stazione più pulita e fresca non è certo un gran segnale di virtù per i viaggiatori, soprattutto per chi ha sotto gli occhi una situazione di disagio continuo: fermate in stato di completo abbandono, linee intasate da erbacce e spazzatura, personale inerme di fronte all’obsolescenza dei materiali rotabili… Se esiste un programma periodico che
prevede la ristrutturazione dei fabbricati viaggiatori, non era necessario presentare in pompa magna un simile progetto, facendolo tra l’altro passare come una nuova operazione di restyling. Allo stato attuale, pare che l’Azienda abbia tralasciato completamente i veri interventi edili strutturali, se escludiamo la semplice installazione di più lampade a neon. Di sicuro, gli unici ad apprezzare i lavori di
ritinteggiatura sono i writers che alla continua ricerca degli abbinamenti cromatici trovano in casa Circum nuove mura da verniciare con spray e colori decisamente sgargianti, pronti ad accogliere lo sguardo della clientela. Ora, concluse le riverniciature, è il momento della seconda fase del progetto, quello dell’innovazione tecnologica, da cui ci si attende molto, visto l’impiego di risorse economiche messe in campo, con la speranza che gli annunci sincronizzati ed i nuovi colori sociali possano allietare l’attesa dei viaggiatori, che sembrano essere tanto cari all’azienda. S. S.
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ANM: un deposito sfiancato dal tempo Un gazebo tra lo “struscio irpino” Le carenze qualitative della rimessa di Cavalleggeri Rose e cioccolatini, i dipendenti CTI-ATI protestano pacificamente Dallo scorso quattro marzo - giorno in cui l'autorimessa dell'Azienda Napoletana Mobilità di Via Posillipo è stata sottoposta a sequestro preventivo dell'Autorità Giudiziaria su mandato del Gip del Tribunale di Napoli - sono trascorsi più di tre mesi e l'ingarbugliato groviglio legale emerso ancora non porta quiete sulla scottante diatriba partenopea. Ancora nessun risvolto, ancora nessuna sentenza, ancora nessuna responsabilità, ancora nulla di nulla. Ed è in questo strano clima di lunga transizione, dunque, che, mentre la collina posillipina, imbavagliata dai sigilli, continua a tacere, Cavalleggeri d'Aosta inizia a tossire rumorosamente, quasi a voler esternare un sentito e scomodo malessere. Era prevedibile, e se in tempi non sospetti si ipotizzavano le difficoltà che avrebbero dovuto fronteggiare i dipendenti ANM in seguito allo spostamento provvisorio del loro luogo di lavoro, oggi invece appuriamo con grande amarezza che quelle previsioni, azzardate e negative, rasentavano in realtà un solido ottimismo. Lo spostamento degli autobus dalla rimessa di Posillipo a quella di Cavalleggeri, infatti, non solo è riuscito a stravolgere le percorrenze di servizio, ma anche e soprattutto ad incidere in modo sostanziale sulla qualità delle ore lavorative trascorse per forza di cose in un deposito non certo in salute. Già, l'eufemismo è d'obbligo, il degrado e le anomalie che la struttura presenta possono essere nascoste soltanto da una figura retorica in grado di attenuare il carico espressivo di ciò che realmente andrebbe detto... o scritto. Vecchia, fatiscente ed obsoleta, la rimessa di Cavalleggeri soffre palesemente di anzianità non assistita, sindrome che la porta oggi ad apparire inevitabilmente in tutto il suo malanno. Il provvisorio dislocamento degli automezzi di Posillipo ha col-
mato quanto più possibile la struttura, ormai satura in ogni suo spazio. Lo scenario che si presenta agli occhi dei dipendenti nelle ore di inizio e fine servizio, quando la capienza massima del deposito è praticamente raggiunta, è tanto allarmante quanto claustrofobico. I prestabiliti percorsi di fuga, fondamentali per fronteggiare incendi ed altre situazioni d'emergenza, corrono il rischio di essere intralciati dagli automezzi in provvisoria giacenza; i gas di scarico, logicamente raddoppiati, innalzano pericolosamente il livello di polveri sottili che restano ad incombere sulla salute dei lavoratori. Il loro smaltimento e la loro riduzione è infatti ostacolata dal lento ed inefficace lavoro degli aeratori interni, ormai vecchi e mal funzionanti, incapaci di restituire vivibilità ad un ambiente affetto da smog e rumore. Se a tutto ciò si aggiunge il degradante stato in cui giacciono spogliatoi e servizi igienici, è facile supporre quanto poco alta sia la qualità della vita lavorativa del personale aziendale di Cavalleggeri. Augurarsi dunque che la vicenda giudiziaria legata al deposito ANM di Posillipo possa ben presto risolversi e concludersi con esiti positivi e propositivi è più che mai fondamentale. Non esaustiva però. Cavalleggeri necessita interventi migliorativi e sanatori, indispensabili per la salvaguardia psico-fisica del personale, risorsa primaria di un'azienda da sempre attenta ed encomiabile in materia. Sempre più frequenti, infatti, sono gli incontri dell’azienda con il Comune per concretizzare il progetto di rivalutazione del sito, ormai da troppo in cantiere. Non resta quindi che sperare in una drastica e repentina accelerazione dei soliti tempi legati ai lenti e tortuosi percorsi burocratici da completare. I lavoratori non possono più attendere. R. I.
da pag. 1 chiaro! Sono gli autoferro semplicemente non parlandone. Alla faccia
dei servizi urbani del capoluogo. Vai e vedi che omaggiano le signore con una rosa pregandole di leggere un volantino, molto sintetico, molto snello, danno torroncini ai bimbi che passeggiano con i genitori, con molto garbo spiegano ai padri il loro scritto, si scusano dei disagi che nel recente passato hanno arrecato alla clientela e l’informano del nuovo sciopero che hanno programmato di li a qualche giorno, che bello! Con i fiori, con i torroncini, ma che succede? Come nel Paese di Alice non va tutto bene? Ma allora la calma non è così piatta, la superficie si increspa, ma guarda un po’ che brezza c’è! Alle domande della gente i tranvieri spiegavano che l’iniziativa per loro era molto appagante, anche grazie al contatto diretto con la clientela. Ma c’era anche un’altra necessità, quella che loro chiamavano “LA CONGIURA DEL SILENZIO”. Che cosa era questa storia? Gesù, sembra quasi il titolo di un romanzo, e invece no! Loro, i tranvieri, spiegavano che in qualche modo misterioso qualcosa impediva alle televisioni ed ai giornali locali di diffondere la notizia della loro protesta, impedendo che la cittadinanza conoscesse le loro ragioni. Oibò! A queste parole scomparivano le rose, i torroncini, i modi garbati, i calzoni bianchi, le minigonne, le signorine, i giovanotti e ripiombavi nella calma piatta di piccola città, dove non è vero che nulla succede, ma dove è certo che quelle cose non gradite a qualcuno non debbano avvenire,
dell’informazione, alla faccia della libertà, alla faccia del diritto di conoscere le cose. Ed ecco che i mali dell’Impero arrivano anche nell’ultima Provincia. Ma che si pensa? Che qui, perché il centro è piccolo, il potere non intervenga? Solo perché al “corso”, durante lo struscio, si parla di chi ha tradito chi, di chi ce le ha più grandi, ci si compiace dell’aria ancora pulita in città, di come sia lontano dalle nostre case il crimine organizzato e così tra un cicaleccio e l’altro, tiri avanti affogando in un mare di ipocrisia. Altro che calma piatta! E bravi i tranvieri, che buona idea! Combattere l’occulto potere con le rose ed i cioccolatini. Perché, strisciante, ambiguo, soffocante, anche una domenica mattina alle 10.00 si cerca di zittire chi non la pensa come te, non ha importanza se è tarda primavera o prima estate, non conta molto se si usano mezzi più nuovi e moderni rispetto ai manganelli di antica memoria, quel che conta è che non se ne parli. Quel che da fastidio al potere non deve filtrare, l’immagine non deve essere intaccata, che i vizi restino privati, si esaltino solo le virtù, vere o presunte, ma siano pubbliche solo le virtù. E ti viene spontaneo dire, bravi tranvieri andate avanti! Piero Loggia
ELEZIONI RSU - RLS 2010 TRASPORTO PUBBLICO LOCALE Ecco in sintesi il riepilogo dei dati relativi alle elezioni delle RSU a Napoli nel TPL, la Uilt si conferma ancora una volta il primo sindacato, risultando prima in importanti realtà come ANM, SEPSA, Metronapoli e raggiungendo con scarti minimi il secondo posto con risultati lusinghieri in Circumvesuviana, Metrocampania Nord Est, EAV. Ancora una volta un grande risultato, anche nel pieno di grandi difficoltà in cui versa il settore in Campania. Ancora una volta i lavoratori hanno scelto i candidati della Uil per la rappresentanza libera che si sono voluti dare per i prossimi tre anni, una conferma non scontata ed una grande iniezione di fiducia. A tutte e a tutti gli eletti i complimenti della redazione ed un in bocca al lupo per un futuro sempre più roseo nella UIL. SINDACATO
RSU
RLS
TOTALE
SEGGI
%
SEGGI
%
UILT
76
34%
10
28%
86
33%
FIT CISL
74
33%
10
28%
84
32%
FILT CGIL ALTRI
66 8
29% 4%
11 5
31% 14%
77 13
30% 5%
I dati potrebbero variare per ballottaggio in corso in alcune aziende. I risultati definitivi saranno pubblicati su www.uilt.campania.it
CTP, troppi ritardi e mancate partenze per la delocalizzazione del terminal bus ADOC: “St u d i a r e e realizzare nuove soluzioni per arginare il problema” Un’azienda di mobilità che eroga servizi indispensabili per la comunità ha come obiettivo primario la “soddisfazione” della propria clientela. Proprio per tastare il grado di appagamento degli utenti sul servizio erogato, la CTP pone in essere delle iniziative di “Customer Satisfaction” atte a misurare il grado di efficienza globale della sua Carta della Mobilità. Da anni, però, gli utenti hanno evoluto il loro grado di intraprendenza costituendosi in associazioni e rivolgendosi direttamente ad associazioni storiche per la difesa dei consumatori. Una di queste è l’Adoc. Costituita nel 1988, l’Adoc ha circa 65.000 iscritti ed è presente in tutti i capoluoghi provinciali con volontari esperti nel diritto del consumatore. Fra i primi posti in Italia per qualità ed esperienza è un prezioso strumento per i cittadini in cerca di risposte; i suoi esperti sono abilitati alle procedure di conciliazione ed arbitrato, pronti ad assistere direttamente gli iscritti in qualunque tipo di controversia. Incrociando la vita e le virtù della CTP, l’Adoc Campania, pone in evidenza l’aumento delle vertenze emerse negli ultimi 10 mesi. Tanti e diversificati motivi hanno posto l’Adoc in una posizione di allarme. Allora Presidente Del Fico, quante richieste da parte degli utenti ha
ricevuto in relazione alla CTP? “È bene specificare che l’Adoc nasce all’interno di un sindacato (la UIL) e le maggiori pressioni provengono da lavoratori-viaggiatori che si definiscono dei focal-point che raccolgono le lamentele di una diversificata varietà di utenti. Noi dell’Adoc, abbiamo avuto un ruolo di filtro fra la categoria sindacale che segue il
settore e gli stessi utenti. Questo filtro produce una serie di controversie che cerchiamo di risolvere, in maniera oculata con le aziende interessate”. Quali sono le maggiori lamentele che pervengono nei vostri uffici? “I primi in classifica sono i disservizi causati dalle mancate partenze e dai ritardi accumulati sulle stesse. A seguire la pulizia
degli autobus, che, seppur migliorata tantissimo negli ultimi anni, si pone in maniera prepotente agli occhi degli utenti. Poi c’è la scarsa attenzione che l’azienda pone nei confronti dei consumatori”. Riallacciandoci ai ritardi sulle corse, come denunciano gli utenti, è da prendere in considerazione lo spostamento del Terminal Bus da Piazza Garibaldi a Ponte della Maddalena? “Assolutamente si! È stato un vero e proprio sconvolgimento improvviso dell’intero assetto organizzativo. Proprio questo allungamento del tragitto, ha portato un considerevole aumento delle problematiche. Le notevoli e conosciute questioni che affliggono la viabilità in via Marina stanno mettendo a rischio il fattibile uso dei mezzi pubblici della CTP. La catastrofica previsione, fatta dall’Adoc, in tempi non sospetti, non ha avuto le dovute risposte. Ora credo sia arrivato il momento di stringere una vera e propria collaborazione fattiva fra Amministratori Locali e rappresentanti dei consumatori. Sappiamo bene che la CTP sulla carta ha un’organizzazione impeccabile, ma l’applicazione delle regole viene sovente disattesa. Di questo ne pagano le spese tutti, gli utenti, i lavoratori e l’immagine della CTP”. Quali rimedi secondo Lei possono essere messi in campo per alienare questa situazione? “Serve una pianificazione di
percorsi più scorrevoli, capaci di attenuare i ritardi e, in concerto con il Comando dei VV.UU., studiare seri rimedi per la viabilità. Dobbiamo porci l’obiettivo comune di far raggiungere in tempo ragionevole Piazza Garibaldi agli utenti che provengono dalla provincia, magari modificando alcune linee e rendendole circolari. So già che si sta attuando una simile condizione con la A20 (ArzanoNapoli) e che i risultati sono buoni. Allora, perché non estendere questa condizione anche a linee come la A27 (Grumo NevanoNapoli), A4R (Afragola-Napoli IKEA), la A3N (Afragola-Napoli) e la M22 (Casoria-Napoli)? Un altro elemento di disturbo è la mancanza di un information point della CTP al centro della città. Nell’ottica del rifacimento della stazione di Napoli Centrale e di Piazza Garibaldi, perché non predisporre già da ora, anticipando i tempi, un info-point capace di dare informazioni dettagliate sia ai turisti che agli utenti? Da sempre chiediamo a tutte le aziende di mobilità di rispettare la Carta della Mobilità, ma non sempre quello che dettagliatamente viene scritto nella stessa è onorato.” Se l’azienda vi proponesse un tavolo di studio, sareste disposti a sedervi e a discutere di reali e fattibili soluzioni? “Certo che sì, sarebbe l’occasione utile per portare l’intera voce dell’utenza agli enti interessati. Discutere, capire, realizzare progetti capaci di far evolvere al meglio ogni situazione di criticità è l’obiettivo dell’Adoc”. Gennaro Gambardella
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Ancora modifiche al sistema pensioni
Detrazioni per la riqualificazione energetica
La manovra economica duole ai lavoratori dipendenti
L’agevolazione fiscale che alleggerisce la tassazione
Considerato il clima che tira in Europa e riconosciuta la necessità di emanare disposizioni per il contenimento della spesa pubblica ai fini della stabilizzazione finanziaria, il 31 maggio scorso è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 125 il decreto legge che recepisce la manovra finanziaria disegnata dall’attuale Ministro dell'Economia e delle Finanze Giulio Tremonti e firmata senza indugio dal Presidente della Repubblica. Numerose sono le novità introdotte dal Mi dispiace, sto provvedimento ap“correndo” a lavoro! provato dal Consiglio dei Ministri, tra cui, tanto per cambiare, modifiche sostanziali al sistema pensionistico italiano, sia nel pubblico impiego che in quello privato. Pur senza variare requisiti e quote per l'età pensionabile, la manovra da 24,9 miliardi avrà un pesante impatto sulle pensioni. Prima di ogni altra cosa, considerato quanto scritto nel decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri, i lavoratori dipendenti (sia pubblici che privati) con l'introduzione della "finestra unica" potranno andare in pensione dodici mesi dopo la maturazione dei requisiti, portando di fatto a 41 gli anni di contributi per andare in pensione. Mesi che ai fini pensionistici contribuiscono in maniera infinitesimale ad aumentare la pensione e non apportano il benché minimo vantaggio per il lavoratore. Inoltre, l’età minima per accedere alle pensioni di anzianità e di vecchiaia sale a 66 anni per gli uomini e 61 anni per le donne, purché queste ultime non lavorino nel pubblico impiego. Infatti la pensione di anzianità del gentil sesso impiegata nel settore pubblico sarà elevata da 60 a 65 anni entro
il 2016. Ciliegina sulla torta, dal 1 gennaio 2015 l'età pensionabile sarà legata all'aspettativa di vita media, vorrà dire che più alta sarà l'aspettativa di vita media in Italia e più tardi si andrà in pensione. Ma se la pensione ritarderà per tutti, per i dipendenti pubblici l'attesa sarà ancor più amara, visto che il decreto legge stabilisce che il Trattamento di Fine Rapporto deve essere per loro rateizzato in due Salve, si unisce a noi? rate per i buoni uscita da 90 a 150 mila euro ed in tre rate se la somma va oltre i 150 mila euro. C'è poi il capitolo dell'invalidità, che alla luce dei numerosi casi di falsi invalidi, ha spinto il Governo a tirare la cinghia ai requisiti, annunciando che il diritto all'assegno mensile di invalidità scatta solo quando al beneficiario è riconosciuta una invalidità dell'85% e non più del 74%, come previsto dalle norme attuali. Tradotto in altre parole vuol dire che l'assegno di invalidità non potrà più essere concesso per moltissime patologie. Eppure, nonostante si annunci che la crisi è ormai alle spalle, si chiedono ancora una volta duri sacrifici a coloro che da tempo attendono di godersi una vita consumata dal lavoro e a coloro che soffrono di pesanti disfunzioni fisiche. L’Italia non può essere salvata solo dalle classi più deboli in quanto più numerose ma è necessario un gesto di responsabilità anche da quella piccolissima parte di italiani da sempre considerati più fortunati rispetto al resto del Paese. F. D.
Le conseguenze del burnout Gestire al meglio le risorse umane per prevenire lo stress Lo stress lavorativo a lungo termine può danneggiare la salute psicofisica, creando non pochi problemi all’individuo che ne soffre. Il burnout è una risposta estrema ad un ambiente lavorativo molto esigente, soprattutto in termini emotivi, per cui l’individuo subisce un esaurimento e sperimenta un’incapacità a continuare l’attività lavorativa. Esso può essere considerato una forma di stress occupazionale il cui fattore caratteristico è la sua causa: l’interazione sociale fra l’operatore ed il destinatario dell’aiuto. La persona colpita si sente sfinita, svuotata, le sue risorse emozionali sono consumate e non c’è una sorgente da cui attingerle nuovamente. Inizialmente il burnout era frequente nelle professioni d’aiuto, poi si è esteso a tutte quelle professioni in cui il contatto diretto con il cliente ha un significato profondo ed emotigeno. Gestire al meglio le risorse professionali diventa un impegno necessario soprattutto in quelle attività dove il carico emotivo è considerevole. Laddove le risorse umane non siano gestite in modo consono, i danni, sia per gli operatori stessi che per gli utenti, sono talvolta ingenti e onerosi sotto l’aspetto emotivo per l’operatore e da un punto di vista economico per l’azienda di cui fa parte. Lo stress che deriva da un’attività svolta sotto varie pressioni finalizzate al raggiungimento di obiettivi sempre più alti, ha un effetto dannoso a lungo termine in quanto una situazione lavorativa pesante demotiva, esaspera e suscita difese sterili e ciniche degli operatori sia nei confronti degli utenti che dei colleghi: cau-
sa stress che riduce le performance e può paralizzare un’attività creativa per la massiccia quantità di aggressività che smobilita. Le conseguenze a lungo termine del burnout sono: deterioramento dell’impegno nei confronti del lavoro; deterioramento delle emozioni associate originariamente al lavoro; problema di adattamento tra persona e lavoro a causa delle sue eccessive richieste. Le persone che si trovano a sperimentare su se stesse gli effetti di un sovraccarico di stress esperiscono inaridimento, esaurimento, disaffezione al proprio lavoro nonché risposte fredde ed impersonali nei confronti degli altri. Tali sensazioni sono, talvolta, vissute come forti frustrazioni che, laddove non sono riconosciute, trovano espressione anche con la comparsa di somatizzazioni. Burnout quindi come sintomo o come malattia? Cosa fare per trattarlo e soprattutto prevenirlo? Certamente il malessere sperimentato può essere un sintomo ma quando il suo perdurare nel tempo cronicizza situazioni e vissuti logoranti diventa una vera e propria malattia che compromette seriamente il benessere dell’individuo rendendolo vulnerabile sotto molti aspetti sia fisici che relazionali. Prevenire il burnout significa risolvere la tensione emotiva che via via si viene a creare da parte degli operatori costruendo sempre un clima armonico ed uno spazio d’appartenenza. Mara Porcaro La Dottoressa Porcaro (Psicologa) è a disposizione per ogni Vs. quesito che potrete inoltrare al seguente indirizzo e-mail: maraporcaro@yahoo.it
Fino al 31 dicembre 2010 è possibile usufruire di un’agevolazione fiscale per le spese sostenute in relazione ad interventi finalizzati al risparmio energetico degli edifici esistenti, di qualsiasi categoria catastale, anche rurale. In particolare, l’agevolazione consiste nel riconoscimento, entro il limite massimo previsto per ciascuna tipologia di intervento, di una detrazione d’imposta del 55%, che può essere ripartita in un numero di quote annuali di pari importo non inferiore a tre e non superiore a dieci. I soggetti che possono fruire della detrazione sono coloro che possiedono o detengono sulla base di un titolo idoneo (ad esempio proprietà, concessione demaniale, locazione o comodato) l’immobile sul quale sono stati effettuati gli interventi per conseguire il risparmio energetico e i condomini nel caso di interventi effettuati sulle parti comuni condominiali. Sono ammessi a fruire della detrazione anche il familiare convivente del possessore o d etentor e d el l ’ i mmobi l e og g etto dell’intervento purché abbia sostenuto le spese per la realizzazione dei lavori di riqualificazione energetica. E nel caso di morte del titolare il diritto alla detrazione si trasmette all’erede che conserva la detenzione materiale e diretta del bene.
Mentre, se le spese sono state sostenute dall’inquilino la cessazione dello stato di locazione non fa venir meno il diritto alla detrazione in capo allo stesso. Per fruire dell’agevolazione fiscale sulle spese energetiche, il contribuente deve essere in possesso della fattura in cui sia indicato il costo della manodopera utilizzata per la realizzazione dell’intervento, l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti che l’opera realizzata è conforme ai requisiti tecnici richiesti, l’attestato di certificazione energetica, prodotto al termine dei lavori e la scheda informativa relativa agli interventi realizzati. Condizione indispensabile per fruire dell’agevolazione é il pagamento a mezzo bonifico bancario o postale di tutte le spese, da cui deve risultare la causale del versamento, il codice fiscale del soggetto che paga ed il codice fiscale o partita iva del beneficiario del pagamento. Infine è bene ricordare che come tutte le altre detrazioni d’imposta, l’agevolazione fiscale è ammessa entro il limite che trova capienza nell’imposta annua derivante dalla dichiarazione dei redditi, pertanto, se la somma della detrazione eccede l’imposta fiscale prevista, la somma eventualmente eccedente non può essere chiesta a rimborso. Francesco Di Palma
TIPO DI INTERVENTO
DETRAZIONE MASSIMA
Riqualificazione energetica di edifici esistenti
100.000 € (55% di 181.818,18 €)
Involucro edifici (pareti, finestre, compresi gli infissi, su edifici esistenti)
60.000 € (55% di 109.090,90 €)
Installazione di pannelli solari
60.000 €(55% di 109.090,90 €)
Sostituzione degli impianti di climatizzazione
30.000 €(55% di 54.545,45 €)
Eurovision Song Festival Trasm ess o all’estero, sn obbato i n Italia Si è conclusa recentemente, con la finale del 29 Maggio, un'altra edizione dell’Eurovision Song Festival, che quest'anno ha avuto sede a Oslo, in Norvegia. La nazione che è uscita vincitrice dalla manifestazione è stata la Germania, con la canzone ”Satellite”, in lingua inglese, della cantante Lena. Ora la maggior parte dei lettori sarà confusa, non avendo probabilmente idea dell'argomento di questo articolo. Non è tanto strano, visto che sono tredici anni che l'Italia, pur essendo uno dei paesi fondatori di questo festival, non vi partecipa, non lo trasmette e non ne parla. L’Eurovision Song Festival fu creato nel 1956 per risollevare il morale di un’Europa ancora in ripresa dalla seconda guerra mondiale e per creare un punto di connubio della allora nascente comunità europea. Da allora, ogni anno, ha messo una di fronte all’altra le migliori voci d’Europa, diventando col tempo la manifestazione non sportiva più seguita nel mondo, visto che è trasmessa anche in paesi fuori dell’Unione Europea, come il Canada, il Brasile, il Giappone, l'Australia e dal 2006 anche in diretta su Internet. Rappresenta punti di lancio per l’estero dei vari artisti in gara, l’esempio più clamoroso la vittoria degli ABBA nel 1974 con “Waterloo”, evento che li rese noti in tutto il mondo. L’Italia ha al suo attivo due vittorie con “Non ho l'età” di Gigliola Cinquetti, la canzone più votata come vincitrice nella finale di tutta la storia del festival, e “Insieme: 1992” di Toto Cutugno. Tuttavia, mentre nazioni come la Lituania hanno fatto i salti mortali per partecipare all’edizione di quest’anno, l’Italia non è presente dal 1997. Viene da chiedersi: come mai? Forse per presunzione? Consideriamo un festival a
livello internazionale, seguito in tutti i continenti del mondo, inferiore al nostro Festival di Sanremo, la cui qualità è andata declinando sempre di più col passare degli anni? Forse è il contrario, mancano i cantanti di un livello appropriato per concorrere a livello europeo? Anche se il festival italiano non è più espressione di questo da tanto tempo, l’Italia ha tantissimi artisti di altissimo livello, alcuni conosciuti anche all’estero (principe il bluesman Zucchero) che sarebbero concorrenti ideali per il festival, che inoltre approva canzoni cantate in qualunque lingua o anche solo strumentali (esempio famoso la canzone “Nocturne” dei Secret Garden, che vinse il festival per la Norvegia nel 1995). Purtroppo le varie piste non portano altro che al solito colpevole: il denaro, in questo caso quello della Rai. L’organizzazione che si deve occupare della selezione e della sponsorizzazione del concorrente è quasi sempre l’ente televisivo pubblico di ogni nazione. Magari questo sacrificherebbe denaro prezioso utile ad invitare ospiti internazionali (Ron Moss, il Ridge di Beautiful, è stato concorrente a Ballando con le stelle, ovviamente dietro compenso) ed a pagare gli stipendi milionari dei presentatori delle trasmissioni “nostrane”. Inoltre c'è il rischio rappresentato dal fatto che la nazione vincitrice del festival, da regolamento, deve poi ospitare la manifestazione l’anno successivo a sue spese, al punto che si è sospettato che l’Italia si sia auto-boicottata nelle edizioni del 1993 (concorrente Enrico Ruggeri con “Sole d'Europa”) e del 1997 (concorrenti i Jalisse con ”Fiumi di parole”, favoriti per la vittoria) per non vincere. Dio ce ne scampi e liberi? Non serve Dio, basta la Rai. Simone Simeone
ANNO 2, NUMERO 6
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La pop art in mostra alla Domus Artis
Al cinema con la sciarpa: il mondiale di calcio in 3D
Le opere del genio Andy Warhol protagoniste a Napoli
Nelle sale la possibilità di assistere alle partite in Real-D
Una mostra organizzata negli spazi della galleria “Domus Artis” di via Cuoco alla riviera di Chiaia, sul grande Andy Warhol, si terrà dal 21 maggio al 28 giugno. Omaggio a Warhol, il famoso pittore, regista, produttore e scultore americano che spazia dai Flowers dei primi anni ’60 ai noti ritratti di Marylin Monroe e Mao Tse Tung, sino ad arrivare a Vesuvius. Il vero guru della pop art è quindi il protagonista indiscusso di questa rassegna artistica organizzata dal gallerista napoletano Andrea Ingenito, che ha scelto di chiamarlo anche lui Drella (dall’unione di Dracula e Cinderella), proprio per indicare l’ambivalenza del suo carattere e intitolargli una mostra a Napoli. Una selezione accurata delle opere del grande maestro della pop art offre un rilevante apporto al suo genio dissacrante, opere che l’autore riproduceva in serie, metodo che poi si è rilevato la chiave del suo successo. Grosse tele utilizzate per riprodurre svariate volte la stessa immagine, grazie all’uso dello strumento serigrafico, alterandone i colori, gradazioni cromatiche in genere vivaci, forti e contrastanti. L’artista ha utilizzato spesso immagini pubblicitarie di grandi marchi commerciali, famosissime le sue bottiglie di Coca Cola, svuotando di significato le figure che rappresentava proprio grazie alla ripetizione dell’oggetto su vasta scala. Un modo il suo, di dire, di raccontare, di consumare l’arte come un generico prodotto commerciale. Questo genio della pop art, questa icona culturale degli anni ’70 è finalmente in mostra in città con quaranta opere che dimostrano ai visitatori della rassegna artistica come la sua personalità sia provocatoria e come si possano
cambiare le regole del fare incidendo sull’estetica e sulla società contemporanea. Un avvenimento imperdibile che potrà essere vissuto in uno spazio espositivo moderno e dinamico, occasione unica per poter visitare il mondo dell’artista in tutte le sue sfaccettature, grazie ad un canale di
comunicazione che coinvolge il pubblico sin dal primo momento in cui si entra in contatto con l’opera dell’artista. Un omaggio all’artista che rappresenta il più grande tributo al genio della pop art mai realizzato a Napoli, un modo di vivere un luogo dove sovrana è la condivisione degli spazi, di idee, creatività spontanea fuori dal comune; una mostra che è anche allo stesso tempo fenomeno culturale che potrebbe addirittura condizionare la visione storica ed artistica dei visitatori. Una gamma di sensazioni che avvolgono l’osservatore in un viaggio quasi esoterico ma di grande impatto, un incontro con un’arte che potrebbe non affascinare tutti, ma che inevitabilmente coinvolge e lascia attoniti anche i visitatori più increduli. Paola Arrighini
La Nigeria in balia del suo petrolio La strategia del Mend : efficace e controproducente Il solito e triste gioco delle parti tra tiranni e schiavi, oppressori ed oppressi, in Nigeria regna più che mai sovrano nonostante il decennale sfondo democratico che aleggia sull’intero paese. Siamo in Africa, ma questa volta cultura, storia, fame, sete, etnie ed assurdi genocidi c’entrano ben poco. Il demone nigeriano nasce dalla terra, quella più profonda, lì dove l’uomo non arriva con le braccia ma soltanto con la cieca avidità. Nella parte più a sud del paese, infatti, dalle terre del Delta del Niger sgorga un preziosissimo petrolio leggero che, grazie al suo basso contenuto di zolfo e di idrogeno, è più facile da raffinare e perciò molto ricercato sui mercati mondiali. In questa regione di settantamila chilometri quadrati, formata dalla rete di estuari del suddetto fiume che sfociano nel golfo della Guinea, le estrazioni di petrolio hanno destabilizzato le comunità locali (30 milioni di persone) distruggendo completamente l’ecosistema. La Nigeria è l'ottavo esportatore mondiale di petrolio e tre quarti delle risorse del paese (2 milioni di barili al giorno) provengono dal Delta del Niger. Ecco il motivo per cui questa zona, povera ed inquinata, è divenuta nel tempo lo scenario di un conflitto armato tra il governo e i ribelli del Mend (Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, fondato nel 2005) che si oppongono allo sfruttamento delle risorse petrolifere da parte delle multinazionali straniere, come la Shell e l’Agip. Per esse la Nigeria non è uno stato ma soltanto un’industria, una macchina per far soldi, un intrico di violenza, miseria e corruzione; i militanti del Mend accusano il governo per gli abusi di potere e per i danni ambientali causati dall’attività estrattiva, lo accusano per il “laissez faire” concesso alle società petrolifere che agiscono nella regione corrompendo le amministrazioni locali a fior di quattrini. Secondo alcune stime, l’operato del Mend, negli ultimi anni, è riuscito a ridurre di quasi un terzo la produ-
zione petrolifera nazionale, un importante risultato frutto dei loro efficaci metodi tattici volti al sabotaggio degli impianti estrattivi e al rapimento dei dipendenti delle multinazionali. Per destabilizzare i prezzi globali del petrolio, infatti, sembra che bastino le loro minacce di attaccare oleodotti e stazioni di pompaggio. Questi giovani ribelli, pur essendo un solido gruppo ben armato, non hanno mai compiuto alcun tipo di atrocità nei confronti della popolazione civile e le perdite umane provocate dai loro attacchi sono a dir poco esigue. La capacità di resistenza dettata da una strategica struttura decentrata è la loro vera arma; il Mend, più che un’organizzazione di persone, è divenuta una forte ideologia condivisa da molti nigeriani, ed è per questo che qualsiasi gruppo locale in grado di compiere incursioni belliche a danno delle potenti società petrolifere può rivendicare la propria appartenenza al movimento. Il conflitto del Delta vive e prosegue nell’indifferenza globale, di sicuro non cesserà, la posta in palio è troppo grande così come le conseguenze. Già, le conseguenze, il vero triste risvolto di questa amara vicenda che rende vittima per l’ennesima volta il continente africano. Considerando, infatti, la portata dei problemi ambientali causati nella regione dall’estrazione del petrolio, la strategia adottata dal Mend di far esplodere stazioni di pompaggio, petroliere ed oleodotti sembra davvero un atto di autolesionismo: nell’ecosistema del territorio si sono riversati circa 400 milioni di litri di petrolio ed il 75% delle risorse di gas naturale è stato bruciato in innumerevoli esplosioni che hanno causato piogge acide portatrici di malattie mortali. Le uniche cifre a mancare, quindi, sono come sempre quelle relative agli introiti delle multinazionali. Non ce ne facciamo un cruccio però, ad ogni modo sarebbe stato impossibile quantificarle. R. I.
In Italia tutto è cominciato il 5 maggio 2010 con la finalissima della Tim Cup tra Roma ed Inter, il primo evento sportivo trasmesso interamente in 3D. Una sperimentazione che ha registrato nei cinema interessati il tutto esaurito in sole 12 ore. I primi film in Real-D sono stati invece proiettati a partire dal 2009, i precursori sono stati l’horror San Valentino di sangue e l’avventuroso Viaggio al centro della terra, mentre la vetta più alta è rappresentata sicuramente dal fantascientifico Avatar. Questa tecnologia usa la proiezione stereoscopica tridimensionale e si è affermata a livello mondiale come il nuovo standard per il cinema 3D. Un modo di vivere lo spettacolo che abbandona le classiche lenti bicolore ed utilizza occhiali a polarizzazione circolare. Quest’estate c’è un appuntamento da non perdere per tutti quelli che non solo si sono innamorati delle meraviglie visive di Avatar, ma che hanno urlato di gioia al rigore di Grosso la sera del 9 luglio 2006. Grazie all’accordo siglato tra The Space Cinema e Fifa World Cup South Africa, alcune partite dei Mondiali di Calcio saranno proiettate in 3D in diretta in venti sale cinematografiche italiane. “Abbiamo voluto fortemente questo accordo”, dichiara Giuseppe Corrado, presidente ed A.d. di The Space Cinema, “e teniamo a ringraziare la FIFA per aver creduto nel nostro progetto”. In Campania saranno a Salerno, Nola e Napoli le sale interessate dall’iniziativa, ma purtroppo dovremo aspettare il 24 giugno per vedere il primo match dei mondiali in tre dimensioni; in occasione della sfida tutta napoletana tra Quagliarella ed Hamsik potremo assistere in diretta alla partita Italia – Slovacchia. Quest’ultima sarà giocata in uno dei cinque stadi sudafricani in cui la FIFA ha implementato la tecnologia 3D. Successivamente, il programma prevede altre undici partite: Brasile - Portogallo, tre ottavi di finale, tre quarti di finale, le due semifinali, la finale per il terzo e quarto posto ed infine la finalissima dell’11 di luglio. Al momento si valuta anche la possibilità di offrire ulteriori partite della fase eliminatoria.
Agli spettatori che assisteranno ai match in 3D, per i quali è previsto un costo del biglietto compreso tra i 10 ed i 15€, sarà offerta un’esperienza del tutto nuova rispetto alla classica partita in TV. Non solo perché all’alta definizione sarà aggiunta la profondità della ripresa stereoscopica, ma cambierà totalmente il modo di assistere all’evento sportivo. La tecnologia utilizzata, marchiata Sony, per mantenere la compatibilità con le trasmissioni regolari, non prevede un 3D molto pronunciato, ma punta ad amplificare la separazione tra primo piano e sfondo, donando maggiore fedeltà alle dinamiche di gioco. Per offrire agli spettatori la sensazione di essere allo stadio, le riprese saranno più “monotone”, con
p oc hi zoom e limitate angolature di ripresa. Questo per rendere il tutto ancora più reale. Di sicuro il coinvolgimento emotivo del RealD, amplificato dal fatto di condividere l’ambiente con centinaia di persone, sarà altissimo e renderà ogni partita un’esperienza unica. “Vogliamo trasformare lo schermo cinematografico, a seconda degli eventi, in palcoscenico teatrale, orchestra, palco musicale o, come nel caso dei mondiali sudafricani, nel più tecnologico e realistico stadio di calcio virtuale”, questo è il futuro disegnato da Giovanni Canepa, direttore generale di The Space Cinema. Dopo la crisi degli ultimi anni, il 3D ha donato alle sale cinematografiche nuova linfa e agli spettatori una rivoluzionaria, coinvolgente esperienza. Non ci resta che approfittarne, ci vediamo dunque al cinema per urlare insieme: “Forza Azzurri”. U. E.
Smoke on the water successo mondiale L’hard-rock diventa un fenomeno da hit-parade Il 1972 si conclude con l’uscita del doppio album dei Rolling Stones “Exile On Man St.”. Il titolo del disco è un’allusione al loro esilio in Costa Azzurra in seguito a problemi seri col fisco. Segue un tour americano con Stevie Wonder come guest-star. Il 1973 apre con i successi di due artiste australiane: la prima è Olivia Newton-John che viene alla ribalta con hits di genere country, fra cui “Banks of Ohio”; l’altra è Hellen Reddy con “Delta Dawn”. Nello scenario politico intanto, la notizia più tragica è il colpo di stato avvenuto in Cile. Il presidente Salvator Allende viene assassinato all’interno del palazzo presidenziale. Negli Stati Uniti il presidente Nixon annuncia la fine della lunga ed amara guerra in Vietnam e viene coinvolto in un “furto di poca importanza” avvenuto nell’Hotel Watergate di Washington che si trasforma in un grosso scandalo nazionale. Intanto, un nuovo gruppo di Los Angeles, Steely Dan, vende oltre un milione di copie con il loro singolo “Do It Again”. Il nome della band, di genere jazz-rock-funk, ha un’origine curiosa: è ripreso da un termine utilizzato nell’opera di W.Burroughs “Il Pasto Nudo” che indica un vibratore a vapore! Il gruppo originario è composto da un nucleo di 5 persone, Donald Fagen voce e tastiera, Walter Becker alla chitarra e al basso. Nel
’73, tra le superstars, scoppia la moda di scrivere brani e dedicarseli vicendevolmente. Tra i brani più noti si ricordano “Layla” di Eric Clapton, dedicata alla moglie di George Harrison, ed “Angie” dei Rolling Stones, dedicata alla moglie di David Bowie. Ennesimo hit d’oro per la popstar Elton John, con il suo brano, successo mondiale, “Crocodile Rock”, il primo di Elton a toccare la vetta delle classifiche americane. Il gruppo inglese Deep Purple, nato nel ’68, pioniere dell’heavy metal (un rock dal suono più aggressivo), ottiene un successo internazionale con la canzone “Smoke on the Water”, ispirata ad un fatto realmente accaduto, ossia un incendio avvenuto nel 1971 in un Casino di Montreaux in Svizzera, dopo un concerto di Frank Zappa, durante il Montreaux Jazz Festival. Sempre nel 1973, Kool DJ Herc tiene la sua prima festa nel Bronx, in un centro sociale. É la nascita dell’hip-hop. Per la musica dance, il brano “Soul Makossa” di Manu Dibango entra nelle classifiche pop dopo essere diventato uno dei pezzi musicali più richiesti nei locali notturni di New York. Divertimento assicurato nel tour americano dei Led Zeppelin: cocaina, alcool e groupies. Il loro manager Peter Grant ama spaccare il viso ai fabbricanti di dischi pirata, ovvero i bootlegs. Rosario Mammola
Sudafrica 2010: molto più di un mondiale Per la prima volta è l'Africa ad ospitare la manifestazione sportiva Per la prima volta nella storia dei mondiali di calcio il gradino dei vincitori è stato calpestato con fierezza ed orgoglio ancor prima che la manifestazione sportiva avesse inizio. É accaduto quest'anno in Sudafrica, primo stato del continente africano ad ospitare la competizione calcistica dopo ottanta anni dalla sua nascita. Un'attesa quasi secolare, ben diciannove edizioni per scrivere un passo indelebile nella storia sportiva e non solo. Non importa, dunque, chi a breve alzerà al cielo l'ambitissimo trofeo, la vera vittoria questa volta non sarà quella di valorosi e famelici atleti in calzoncini ma di un intero paese che mai è stato al centro dell'attenzione sportiva. E mentre ventitre nazioni esulteranno ai gol dei propri beniamini, il Sudafrica lo farà anche senza veder nessun pallone in fondo ad una rete, lo farà per un motivo ben più nobile, la sua definitiva riconciliazione con quel mondo sportivo che lo ha emarginato durante gli anni più bui dell'apartheid. Ora su questa terra splende finalmente una luce nuova, calda e rassicurante, una speranza che allontana diversità e discriminazioni per abbracciare il sogno integrazione troppo a lungo inseguito. Ora è tutto vero e lo si assapora in ogni colpo d'occhio che gli stadi, gremiti in ogni loro posto, offrono a noi spettatori. Una vera gioia per gli occhi vedere queste strutture animarsi di colori e rumori ad un ritmo tanto vivo e partecipativo
da distogliere l'attenzione dai prati verdi. Un entusiasmo in costante ascesa, un folklore puro e primordiale, incontaminato da qualsivoglia fare schematico ed organizzato del cinico mondo globalizzato. Spettatori mai ostili, né nel pensare ad atleti dai conti in banca in grado di sfamare un intero stato, né tanto meno ai sacrifici e alle rinunce da affrontare per poter acquistare un tagliando per assistere ad una singola partita. No, non ora che per una volta, e forse l'unica nella loro vita, possono sentirsi cittadini del mondo, spettatori di platea alla stregua delle arroganti ed egoiste superpotenze occidentali. Ogni mondiale ha un suo vincitore, ed anche questa volta ci sarà un “undici” che, alzando quell'agognata coppa, segnerà la storia sportiva. Lo farà però in una data, in un luogo, in delle circostanze uniche che gli renderanno ancor più onore al di là di ogni merito sportivo. Dunque, in attesa dei vincitori, non resta che continuare a goderci lo spettacolo. Buon mondiale e buon’Africa a tutti. R. I.
L’AUTOFERROAGRICOLO Incredibile! Aveva fatto il blitz, secondo lui un miracolo di democrazia e di coerenza, per il bene dei lavoratori. Ora lui, per ritemprare il corpo e lo spirito se ne era andato lasciando i fedelissimi “PRETORIANI” a calmare le acque. Come? Con la controinformazione, pensare che ai tempi del K.G.B. di staliniana memoria si chiamavano “Operazioni di intossicazione”. Il nostro si comportava come se il parere dei lavoratori, le loro domande, le loro accezioni a nulla servissero, perché nella sua visione di quello che una volta era la classe operaia essa andava guidata, indirizzata e perché no plagiata, ma soprattutto plagiata a fin di bene, si capisce, badate con spirito umanitario, sapete poverini, di fatto avevano la necessità di essere guidati. Sì avete capito bene, guidati come massa belante DOVEVANO procedere lungo il tratturo della transumanza esistenziale. Chissà, forse si vedeva come un pastore, nell’accezione più antica del termine, pastore = Guida, già Guida, quasi si confonde con Giuda, ma quella è un’altra storia. Già che grande stress, portare alle masse la luce. Dall’alto della sua autorevolezza morale, come nocchiero nella tempesta, con lo sguardo fiero sfidava gli elementi per condurre quel che considerava il suo gregge oltre l’orizzonte, verso la salvezza. Poco importa se la sua via non è condivisa, che c’entra se altri non sono d’accordo, tanto sono solo provocatori e qualunquisti, perché il meglio per i lavoratori solo lui sa quale sia. Quel che conta, a parte la sua visione del mondo e delle vita è la totale convergenza con le controparti, quelle parti che una volta si chiamavano padroni, ed ora si chiamano manager, ma tutto questo sia chiaro per il bene delle masse. E dove andava a riposare il “MESTIERANTE”? Ma nella patria stessa della democrazia, là dov’essa era nata, là dove Atene aveva insegnato alle genti la partecipazione di tutti alle decisioni collettive nell’interesse di ognuno. La democrazia, appunto. Quale migliore occasione per rigenerarsi dalle fatiche fatte, dimenticando il dissenso di chi non voleva capire, di chi aveva secondo lui una ristretta mentalità. Dato che c’era, valeva la pena di andar in visita per musei, là dove i reperti storici scandivano l’evoluzioni del genere umano. Ma la cosa che più lo colpì fu un particolare manufatto, esposto presso il museo nazionale di Atene. Esso era quello definito lo “SCUDO DI TALOS” appartenuto ad un condottiero Ellenico dell’VIII secolo A.C.; la cosa che lasciò esterrefatto il “MESTIERANTE” fu nel vedere riflessa l’immagine del proprio volto sul vetro della teca che conteneva lo scudo, la pelle del viso e la superficie dell’oggetto avevano lo stesso colore, sembravano fatti dello stesso materiale, il “BRONZO”.
L’azienda: un mondo fatto da adulti? Stazione Anton Dohrn, la ricerca parla napoletano Le relazioni umane sul lavoro avvelenate per la mancata gestione delle Risorse Umane Quanti di noi hanno fatto il proprio ingresso in azienda in giovane età? Fatta salva l’elasticità con cui si considera a che età si è giovani o meno, statisticamente si inizia un percorso lavorativo alla soglia dei quaranta anni, dunque, diciamo pure che l’età dell’infanzia è di sicuro superata da un pezzo: siamo adulti, siamo responsabilizzati, abbiamo sviluppato ampiamente le nostre competenze relazionali e il nostro saper vivere, quando entriamo in azienda. Eppure l’ambiente lavorativo offre spesso delle dinamiche di comportamento meno equilibrate del previsto: spesso le azioni e reazioni tra colleghi sono ben lontane dal comportamento adulto. Chi può negarlo? Solo a titolo esemplificatvo, succede che ogni tanto, tra colleghi, qualcuno tenga il broncio per motivi ignoti oppure può accadere che qualcuno neghi di avere questa o quella mansione o affermi di avere mansioni diverse da quelle reali. Ancora, c’è chi vanta titoli di studio che non ha mai conseguito e di tanto in tanto qualcuno smette di salutare i vicini di scrivania. Qualcuno afferma cose inesistenti, diffondendo informazioni deleterie mentre qualcuno solidarizza con altri semplicemente per condividere antipatia personale verso un collega o un superiore. Alzi la mano chi non ha mai assistito a scene simili sul luogo di lavoro! Possiamo parlare, allora, di una sorta di regressione dei comportamenti, che finiscono per snaturare e rovinare le relazioni che abbiamo costruito sul lavoro fin dal giorno dell’assunzione. Tutti quanti noi, in qualsiasi ambiente di lavoro ci troviamo, siamo sottoposti a queste dinamiche: dalle bagarre tra docenti universitari, alle ripicche tra luminari della medicina, fino ad arrivare alle scaramucce tra impiegati di una azienda di trasporti. Siamo tutti più o meno toccati. Ma
come è possibile arrivare a simile decadenza? È forse il lavoro stesso che genera questa involuzione? O forse, invece, bisognerebbe pensare che nel tempo, in tutti gli ambienti di occupazione, si creino nel tempo delle frustrazioni pericolose? È proprio qui il punto: è dalle quotidiane insoddisfazioni, piccole, molto piccole, che si arriva poi alla rovina dei rapporti umani sul luogo di lavoro. Un lavoratore non contento della propria situazione aziendale crea circoli viziosi, dapprima invisibili, poi man mano sempre più evidenti. Viviamo situazioni grottesche, paradossali, a causa di un avvelenamento costante, che a piccole dosi snatura i nostri comportamenti. E fin quando la vita extralavorativa resta soddisfacente e stimolante, allora tutto resta nei limiti dell’accettabilità, in equilibrio, senza conseguenze sui comportamenti o sulle prestazioni lavorative. Arriva però il momento in cui un dipendente insoddisfatto, se mal gestito, può giungere a comportamenti estremi, intollerabili, con ricadute negative anche sul circondario: sui colleghi, sui collaboratori, sui superiori diretti. Ecco, quindi, che andare al lavoro può generare dei mali per sé e per i vicini, se il dipendente coltiva astio e agitazione, se innesca dei circoli viziosi talvolta irreparabili. Da ciò, arriviamo a parlare di stress lavoro-correlato, di mobbing, di ulcere, tachicardie e quant’altro. Per queste situazioni pare proprio che la vera ragione e l’unica soluzione consista nell’effettiva gestione delle Risorse Umane. Allora, in nome del benessere umano, oltre che aziendale, saremmo tenuti a valutare maggiormente gli aspetti umani del lavoro. Solo in tal modo è possibile evitare problemi di ordine quotidiano che in ultima analisi sono dannosi alla salute dei lavoratori. Rossella Fornaro
da pag. 2 uno che va ce ne potranno ho apprezzato il modo in cui la nuova giunta è
essere altri che arrivano. Il nostro ente è sempre stato all’avanguardia in questo, fin dall’800 abbiamo promosso l’internalizzazione della ricerca. In Campania nel campo delle biotecnologie siamo collocati molto bene, abbiamo una storia e ci sono tradizioni di grandi istituti. Purtroppo, però, c’è una pericolosa tendenza a spostare il baricentro della ricerca biologica verso il Nord, dove ci sono anche ingenti investimenti privati. I margini di crescita ci sono, soprattutto nei rapporti di collaborazione tra ricerca ed aziende, ma consiglio ai giovani che vogliono fare ricerca di affrontare questo mestiere solo se mossi da una grande passione. Il ricercatore non è un mestiere remunerativo, ma è creativo e può dare grandi soddisfazioni. Inoltre ci vuole la disponibilità a diventare cittadini del mondo, perché è probabile che non si riesca a trovare un lavoro nel posto in cui si è nati o ci si è formati. Dopo diversi anni è stata inaugurata una nuova stagione politica. Come vede la nuova Giunta regionale? Se potesse dare solo un consiglio, quale sarebbe? Secondo me la priorità è che in questa regione si rispettino le regole e la legge. Devo dire che
stata fatta, ho ammirato soprattutto il coraggio del Presidente della Regione nel formare una giunta in autonomia scegliendo persone molto competenti. Qualcuna di queste è stata ingiustamente accusata di trasformismo, come ad esempio l’assessore all’Università: la volontà di accettare l’invito ad entrare nella giunta la trovo una scelta fatta con spirito di servizio, perché il supporto alla ricerca ed alla cultura deve essere trasversale. Ho apprezzato molto anche il fatto che un governatore di centrodestra abbia invitato un tecnico dichiaratamente di centrosinistra ad occuparsi dell’università e della ricerca. Io penso che ogni tanto, senza entrare nel merito dell’operato della vecchia giunta, la quale ha fatto cose buone e certamente anche dei grandi errori, un cambiamento è salutare. L’entusiasmo è forse diverso da quello precedente e questo va tutto a nostro vantaggio. La competizione, così come sul libero mercato, anche nella cosa pubblica può andare nell’interesse del cittadino. Nella giunta ci sono altre persone di spicco, colleghi universitari che sono di primissimo ordine, vedo segnali positivi, soprattutto se si considera che le condizioni in cui si trovano ad operare sono pessime, speriamo bene. U. E.
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