Le foto sono state realizzate da Fabiana Lubelli
PaLazzo granaFei nervegna La beLLezza rivaLutata di Fabiana Lubelli
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alla riscoperta di Palazzo granafei nervegna, nel cuore di brindisi
BRINSDISI. Per Platone, la bellezza con cui noi entriamo in contatto ogni giorno è copia di una bellezza ideale, che ha la sua sede nell’Iperuranio. Il fatto che essa si trovi lontano dal nostro mondo spinge l’uomo, per ricongiungersi a essa, a intraprendere un percorso che mira al superamento della realtà contingente e mutevole per accedere a qualcosa di superiore. In questo senso, la Bellezza è la strada maestra per la conoscenza. Trasponendo il dualismo platonico ai nostri giorni e allargandone la lezione, risulta chiaro come valutare le bellezze architettoniche e paesaggistiche di un territorio sia un modo per iniziare un cammino di consapevolezza e miglioramento dell’uomo e del cittadino. Il percorso, tuttavia, potrebbe essere particolarmente
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arduo in un territorio, come quello del brindisino, che per anni ha vissuto l’abbandono e lo svilimento del suo patrimonio, in una sorta di letargo da cui si sta risvegliando gradualmente. Un esempio di questa ripresa è il Palazzo GranafeiNervegna, situato sulla strada che, nel centro storico di Brindisi, conduce al Duomo. L’intitolazione del palazzo svela la doppia appartenenza della struttura nel corso dei secoli: il nucleo originario fu costruito dalla famiglia Granafei, proveniente da Costantinopoli ma fuggita dalla città con l’arrivo di Maometto II. La famiglia, che si fermò a Brindisi dal XVI al XVIII, fece edificare il palazzo nel 1565, sull’antica sede della chiesa si S. Pelino, per poi cederlo, a seguito del suo trasferimento, per cinquemila ducati ai fratelli Dome-
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