Psichiatria maggio agosto 2012

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STABILITÀ DELLA DIAGNOSI E PROFILI DI SVILUPPO

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so un’altra categoria all’interno dello spettro autistico e l’11% che, invece, “perde” la diagnosi di DPS. Il dato sulla stabilità conferma i risultati presenti in letteratura: una recente metanalisi di Woolfenden (2012) sulle ricerche effettuate dagli anni 90 ad oggi riporta percentuali che vanno dal 54% al 73% per le diagnosi di DPS NAS effettuate tra i 3 e i 5 anni. Un dato discordante osservato nel campione è rappresentato dalla minore percentuale di soggetti rispetto alle altre ricerche (26% vs 27-41%) che si spostano verso forme più strutturate di Autismo o di Sindrome di Asperger e di conseguenza una più elevata percentuale di soggetti che non presentano più una diagnosi di DPS (11% vs 0-5%). Per quanto riguarda i profili clinici si osserva un generale miglioramento della sintomatologia autistica, congruente con i dati della letteratura (Piven et al., 1999; Fecteau et al., 2003; Starr et al., 2003; Charman et al.,2005; McGovern e Sigman, 2005; Jonsdottir et al., 2007; Shattuck et al., 2007; Moss et al., 2008; Paul et al., 2008). Analizzando nello specifico le tre aree sintomatologiche si evidenzia tuttavia una persistenza di difficoltà linguistiche che si esprime in modo particolare attraverso l’uso di frasi bizzarre, spesso associate in maniera illogica ad alcuni eventi (espressioni idiosincratiche), di ecolalie differite, di inversioni pronominali e di stereotipie verbali. Dunque anche per i bambini DPS NAS, con un buon funzionamento cognitivo e che hanno acquisito il linguaggio dopo i tre anni, si possono osservare dei deficit nelle capacità connesse alle dimensioni pragmatiche del linguaggio e della comunicazione. Tutto ciò si può osservare nella conversazione, nella narrazione e nel linguaggio figurato e dunque nell’utilizzo del linguaggio per interagire e comunicare nelle situazioni quotidiane, risolvendone le molteplici ambiguità. Le difficoltà pragmatiche sembrano quindi parte di una più generale difficoltà nel considerare gli stati mentali degli altri (Surian e Siegal, 2009). In questo gruppo di soggetti si riscontra una presenza di gesti descrittivi, strumentali e informativi, ma il diverso andamento rispetto ad un miglioramento delle abilità linguistiche fa pensare ad una scarsa integrazione tra uso del gesto come azione rappresentativo/simbolica e gli altri canali comunicativi. Sembra dunque che tali gesti mantengano caratteristiche di ecoprassia riferiti ad azioni o eventi particolari, senza riferimento ad un significato simbolico più generale. La capacità di imitazione spontanea di azioni già presente intorno ai tre anni sembra evolversi in questo gruppo nella comparsa del gioco immaginativo e del gioco sociale di imitazione, anche se tali attività rappresentative sembrano oscillare da azioni funzionali di tipo imitativo, più o meno elaborate e utilizzate con modalità stereotipa, a un’eccessiva capacità trasformativa sull’oggetto, trasformazione tuttavia poco riconoscibile dall’altro e quindi poco condivisibile (Diomede et al., 2009). Anche il miglioramento nell’area interattiva, che sembra distinguere maggiormente questo gruppo, è caratterizzato da un diverso andamento delle diverse competenze sottostanti. L’uso del contatto oculare, sebbene appaia più frequentemente, mantiene comunque delle caratteristiche di atipia. Esso infatti viene utilizzato in maniera inusuale quando il bambino tenta di iniziare l’interazione con l’altro o quando le sue espressioni facciali dirette all’interlocutore richiedono di veicolare affetti. Il


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