Guglielmi-Pala

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in caso di attentato, si è assistito al ritrarsi dell’architettura in una dimensione chiusa e protetta, come, nella prassi di tutti i giorni, quella dei centri commerciali che si negano all’interazione con la polis, e tutto ciò per timore dell’imprevedibilità insita nell’esperienza genuinamente politica. Il flusso dei migranti è percepito come una di queste minacce in quanto insidia l’inviolabilità del confine, dove questo è inteso come limite comune, separazione fra spazi contigui, ma soprattutto sanzione della proprietà su un luogo. In questo caso tutti gli spazi coinvolti da un lato o l’altro del confine sono potenzialmente fruibili per quei processi simbolici attraverso i quali si costituisce una comunità, immaginandola «come insieme limitata e sovrana» (Anderson 1996: 25). Il confine diventa frontiera, ovvero spazio ultimo, invalicabile, quando non si limita a separare ambiti diversi, ma ne sottolinea l’opposizione; la frontiera, però, a differenza del confine, è instabile, mobile, allude ad un’aspirazione, uno slancio invece congelato dal confine. La distinzione fra “border” e “frontier” tende ad indebolirsi quando si vuole designare un territorio di frontiera che resta nei limiti del confine: ad esempio, l’idea di “Mark” nella lingua tedesca designava aree che, seppure sulla frontiera, restavano all’interno della zona di pertinenza dell’etnia teutonica. Abbiamo così passato in rassegna diverse variazioni sul tema del confine, e tutte rientrano in quel racconto del confine orientale italiano ad opera di Ivan Verč, dove alla cangiante conformazione geopolitica si somma la variabile temporale: per riassumere dunque non solo ciò che questo confine rappresenta, ma anche ciò che ha rappresentato e come esso si potrebbe configurare in futuro. La storia del confine orientale, nella sua asciutta oggettività, è un esempio di decostruzione dell’idea di confine; oltre che un’esposizione esemplare delle aberrazioni che hanno accompagnato la nascita e l’affermazione del nazionalismo moderno, considerato nella sua doppia natura, già teorizzata da Renan, di ricettacolo di memoria e costruzione di consenso. Il primo aspetto di questo dualismo è ovviamente statico, mentre il secondo, indispensabile 15


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