Ogra XII / Laborinto

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che spesso per anni, spesso coprendo interi settori di cronaca, hanno dimostrato sul campo di essere veri giornalisti. E invece che cosa è accaduto negli ultimi anni? Un proliferare, frequentemente incontrollato, di scuole, corsi, facoltà universitarie di giornalismo e comunicazione. Fabbriche, nella stragrande maggioranza dei casi, di false promesse, altra precarietà, disoccupazione. Basta pensare al boom di una facoltà come quella di Scienze della Comunicazione. Tre o cinque anni, molta, troppa teoria. E poca o nulla pratica. Ci sono eccezioni virtuose. Alcune scuole, alcuni corsi sono

con piccoli periodici o quotidiani locali. Iscriversi a una facoltà umanistica. Puntare anche su pubblicazioni on line, internet-media. Inserirsi in quelle cartacee auogestite, periodici free-press. E poi “inventarsi” – maturando esperienze soprattutto sul campo - un’attività professionale nella comunicazione su più fronti: non solo giornali, ma radio, tv, uffici stampa, consulenze mediatiche, coordinamento di giornali e corsi di informazione nelle scuole. Con la prospettiva, quindi, di poter fare il giornalista costruendo un reddito attraverso diverse fonti di retribuzione. In attesa del colpo di fortuna o

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riconosciuti dall’Ordine. Sono biennali, gli iscritti redigono un loro periodico, la frequenza sostituisce il praticantato e abilita all’esame di Stato. In molte altre scuole gli studenti frequentano stage, effettuano tirocini nelle redazioni. Ma, anche in questi casi, gli editori ci hanno marciato sopra. Invece di sostituire i professionisti in ferie assumendo precari o disoccuppati, coprono quei vuoti di organico con corsisti e stagisti a costo zero. Ma i corsisti e gli stagisti dovrebbero imparare dai redattori, non sostituirli! Un sistema bloccato e in costante involuzione, dunque. Che deve fare, quindi, chi nonostante tutto vuol provare a vivere di giornalismo? Scrivere, scrivere, scrivere. Anticipare il più possibile la gavetta. Cominciando magari già in un giornale scolastico. Chiedendo di collaborare

dell’occasione giusta (spesso le due cose coincidono) di un contratto a tempo indeterminato. Sconfiggere il precariato? La battaglia si può vincere solo con l’aiuto di un forte intervento delle forze politiche, dello Stato. Alcune idee: tagli dei finanziamenti milionari a molte testate (spesso di gruppi parlamentari) tali solo di facciata, lette da quattro gatti, che tutto svolgono fuorché una funzione di pubblica informazione; contributi e agevolazioni per cooperative e associazioni di giornalisti o aspiranti tali; imporre agli editori la fine delle assunzioni arbitrarie, con una legge che li obblighi a stipulare almeno una quota di contratti selezionando i giornalisti attraverso concorsi seri; costituire più fondi sociali di garanzia per sostenere economicamente free-lance, pubblicisti, collaboratori precari.


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