ArcVision 17

Page 31

28

Projects

CONFINI D’ACQUA WATER BOUNDARIES

Se in passato l’acqua rappresentava per l’architettura un limite insormontabile, negli ultimi decenni è stata invece occasione per espandere il costruito oltre la terraferma. Grazie alle nuove tecnologie costruttive, l’acqua rappresenta un nuovo territorio su cui realizzare grandi opere. Confini fluidi che si dilatano e si trasformano. Mari, laghi e fiumi che diventano spazio compositivo, nuovi modi di pensare e progettare la risorsa acqua nel rispetto delle più avanzate valutazioni tecnico-scientifiche collegate alla sostenibilità: non più mero utilizzo scenografico e decorativo ma necessario approccio etico. Once an insurmountable limit for architecture, in recent years water has come to be seen as an opportunity to extend buildings beyond the confines of dry land. Thanks to advances in building technologies, water is a new territory for exciting projects. Fluid boundaries that expand and change. Oceans, lakes and rivers form a compositional space as new concepts develop that plan water as a resource compatibly with the latest technical and scientific theories on sustainability: not just for ornamental or decorative purposes, but for necessary ethical reasons.

Progettare l’acqua: etica e ricerca Planning Water: Ethics and Research Luigi Centola*

F

onte insostituibile di vita, patrimonio dell’umanità, diritto inalienabile e universale… La risorsa acqua è causa di gravi emergenze in vaste aree del pianeta: ogni giorno circa 30.000 persone muoiono per cause connesse alla scarsità d’acqua o alla sua cattiva qualità e igiene. Per contrastare questa inaccettabile condizione molteplici iniziative politiche e umanitarie sono sempre più spesso dedicate alla diffusione del messaggio di solidarietà orientato alla raccolta di fondi e all’intervento immediato in soccorso di quel 25 per cento della popolazione mondiale che non ha accesso alla quantità minima di acqua potabile indispensabile per la sopravvivenza. Nonostante si pensi comunemente all’acqua come l’elemento più diffuso in natura, l’acqua dolce rappresenta solo il 2,5 per cento del volume totale dell’acqua sulla terra, oltre 2/3 risulta imprigionata nei ghiacciai, un ulteriore 30 per cento è presente in riserve sotterranee e solo meno dell’1 per cento si trova in laghi, fiumi o bacini ed è quindi facilmente accessibile. Come ci avvertono i più recenti e autorevoli rapporti scientifici il trend non è positivo: negli ultimi anni tutti i maggiori fiumi hanno subito drastiche diminuzioni della portata mentre laghi e bacini vedono decrescere pericolosamente il loro livello. Sarà anche un ciclo fisiologico particolarmente negativo al quale Gaia saprà ri-adattarsi più o meno velocemente, tuttavia il livello di allerta e preoccupazione rimane alto. In ogni caso l’effetto tangibile è la desertificazione che avanza, complice talvolta la scelleratezza dell’uomo, aumentando le difficoltà di molte aree geografiche a rischio e, nei casi più gravi, mettendo in discussione la sopravvivenza stessa di intere popolazioni. Non secondario inoltre appare, in un periodo di costante aumento di richiesta energetica, l’effetto collaterale di diminuzione progressiva della produzione di energia idroelettrica. In questo delicato contesto di riferimento si impone a tutti – politici, professionisti, imprenditori, agricoltori, cittadini – una nuova sensibilità in direzione di strategie e tecniche adeguate per prevenire e far fronte all’emergenza in qualsiasi gestione e trasformazione responsabile del territorio. È auspicabile quindi, ovunque, la massima tutela della risorsa e il superamento di qualsiasi spreco nelle azioni locali in modo da lanciare messaggi facilmente trasferibili e replicabili a scala globale. Il livello di sensibilizzazione circa lo sviluppo sostenibile del pianeta è, in questi ultimi anni, per fortuna o per necessità, approdato a un livello considerevole raggiungendo, grazie al prezioso lavoro di movimenti e associazioni indipendenti, buona parte dell’opinione pubblica e della società

civile. Contemporaneamente la politica “Verde” e i temi connessi alla tutela delle risorse e del patrimonio ambientale portati all’attenzione con sempre maggior efficacia da giovani politici, spesso con responsabilità di governo, in Inghilterra, Germania, Francia, Spagna e Italia sembrano aver finalmente riportato una svolta vincente dopo aver superato lo sterile ostruzionismo degli anni ‘90. I successi di critica e al botteghino del film-documentario Una scomoda verità dell’ex vicepresidente americano Al Gore premiato con l’Oscar e Still Life di Jia Zhang Ke, Leone d’Oro all’ultima Biennale di Venezia, testimoniano la sensibilità oramai diffusa. Una serie di best-seller editoriali come Gaia, una nuova idea della vita sulla terra di James Lovelock, La rete della vita, una nuova visione della natura e della scienza di Fritjof Capra, H20, una biografia dell’acqua di Philip Ball e L’acqua e il pianeta, la lotta per la vita di Yves Lacoste hanno contribuito con efficacia alla diffusione ed al coinvolgimento popolare. Per quanto riguarda l’Italia, sempre più spesso la Rai (Ambiente Italia, Report, Gaia, AnnoZero…), alcuni quotidiani e settimanali, in particolare La Repubblica, L’Espresso e Il Venerdì dedicano speciali, approfondimenti e pagine intere ad argomenti di ispirazione ecologista: gli allarmanti rapporti sul clima, l’effetto serra, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari, la diminuzione della portata dei maggiori fiumi del mondo. Troppo di frequente l’attenzione dei media è, però, rivolta esclusivamente a inchieste sull’intreccio tra politica e malaffare o a facili elementi di catastrofismo di sicuro effetto giornalistico più che all’illustrazione di soluzioni e progetti esemplari che possano contribuire a tracciare i necessari riferimenti operativi. Paradossalmente, talvolta, i meno direttamente coinvolti in questa campagna d’opinione globale sono proprio i professionisti impegnati nella reale trasformazione del territorio. Urbanisti, pianificatori, architetti, ingegneri, paesaggisti, geologi, botanici e agronomi, non sempre dimostrano nei loro piani e progetti quella sensibilità e quel grado di ricerca e innovazione richiesto dal delicato momento storico e oramai prassi indispensabile anche per la collettività. Politica, ricerca, programmazione e pratica progettuale sembrano ancora non incontrarsi su un territorio comune, sicuramente non a causa dei presunti costi aggiuntivi di un lavoro multidisciplinare integrato, ma soprattutto per la scarsa propensione alla collaborazione tecnico-scientifica di molti progettisti-artisti. Se esiste un oscar riconosciuto per la costruzione sostenibile, lo stesso non è ancora accaduto per la progettazione specifica della risorsa acqua. Il Water

Prize istituito dall’International Water Institute di Stoccolma è destinato, forse giustamente, più agli sviluppi della ricerca pura o applicata che alla tutela attiva e alle trasformazioni di eccellenza. A una serie di lodevoli iniziative umanitarie promosse da istituzioni e associazioni di rilievo internazionale come la Giornata Mondiale dell’Acqua, il Forum Mondiale dell’Acqua, il Decennio Mondiale dell’Acqua e la Settimana dell’Acqua, non corrispondono esempi altrettanto convincenti e concreti nella pianificazione, nei masterplan e nei progetti locali. In ogni caso un pugno di progettisti illuminati, spesso supportati da istituti di ricerca di fama internazionale o da team multidisciplinari di tecnici e scienziati, perseguono una serie di nuovi concetti nello sviluppo delle città, nelle infrastrutture, nell’architettura, nel paesaggio e nel design. Alcuni come Pietro Laureano, autore tra l’altro di Atlante d’acqua, conoscenze tradizionali per la lotta alla desertificazione, propongono di partire dalle conoscenze tradizionali basate sull’esperienza millenaria del costruire con la natura tipica delle antiche civiltà, altri sostengono vere e proprie innovazioni tecniche e tecnologiche attraverso ricerche e intuizioni originali. Entrambe le soluzioni sembrano perseguibili con successo, nei casi più fortunati la sintonia passato-futuro risulterà straordinariamente fertile. A seguire dunque alcuni esempi paradigmatici del nuovo modo di pensare e progettare la risorsa acqua dalla forte caratterizzazione politica, sociale e culturale che si contrappongono al mero utilizzo “scenografico” e “decorativo” o, nel peggiore dei casi, alla totale indifferenza. - Un’ambiziosa infrastruttura promette di riportare uno spiraglio di pace tra i popoli, da troppo tempo in conflitto, di Giordania, Palestina e Israele. Secondo indiscrezioni rese note da autorevoli quotidiani inglesi Norman Foster, con la consulenza dell’ingegnere Guy Battle, ha elaborato un progetto per il Canale della Pace, collegamento di oltre 200 chilometri di lunghezza e 400 metri di dislivello tra il Mar Rosso e il Mar Morto che, oltre a salvare il Mar Morto dall’evaporazione (30% negli ultimi quarant’anni), consentirebbe, superando una serie di dislivelli, la produzione di notevoli quantità di energia rinnovabile. - Un approccio al paesaggio con un concetto radicalmente nuovo è il Parco di 39 ettari nella periferia di Madrid progettato da Toyo Ito con il supporto del Mikiko Ishikawa Study Group della Keio University. Punto di partenza non è più l’estetica del disegno ma l’esigenza di conservare l’acqua per far crescere la vegetazione in una zona particolarmente arida e presto densamente popolata: il “Water

Tree” assolve a queste funzioni. La gestione dell’acqua, la tutela della biodiversità e le attività dell’uomo guidano il progetto che offrirà presto spazi vitali ai nuovi abitanti della periferia di Madrid. - Una critica al concetto tradizionale di masterplan e una forte attenzione al ciclo e alla gestione delle acque si ritrova in molti progetti recenti di Arup, soprattutto quelli orientati allo sviluppo di nuovi insediamenti urbani, in particolare nell’area metropolitana di Shanghai, dove attraverso un pragmatico approccio di Urbanistica Integrata le più avanzate valutazioni tecnico-scientifiche collegate alla sostenibilità si fondono con la partecipazione attiva dei residenti. - Alcune architetture sperimentano invece l’utilizzo innovativo dell’acqua per la climatizzazione naturale degli spazi, per esempio il padiglione spagnolo per l’Expo di Saragozza 2008 di Francisco Mangado e la sede Arpa di Reggio Emilia di Behnisch & Partners. Se nel primo progetto una selva di “Colonne Ceramiche” ideate e testate con la consulenza del centro di ricerche Cener di Pamplona raccolgono e conservano l’acqua a temperatura costante per poi nebulizzarla verso la zona bassa del portico rinfrescando gli spazi, nel secondo, il sistema Water Wall, sviluppato in collaborazione con i tecnici tedeschi di TransSolar, costituisce un velo d’acqua che scorre sulle vetrate a temperature diverse d’inverno e d’estate, consentendo di mantenere la temperatura interna costante. Esemplificativa del nuovo approccio al progetto etico dell’acqua è la mostra collettiva “H2O, nuovi scenari per la sopravvivenza” curata da Roberto Marcatti e organizzata da un’associazione no-profit con lo scopo di proporre soluzioni efficaci per contrastare le emergenze. L’esposizione itinerante partita dall’Italia porterà in tutto il mondo un messaggio concreto di riflessione e di solidarietà. Basterebbe davvero poco per salvare un gran numero di vite umane attraverso la realizzazione di piccoli pozzi, la manutenzione, la pulizia e la corretta gestione dell’acqua captata. Molti volontari, associazioni e organizzazioni hanno lanciato e intensificheranno campagne di scavo e assistenza alle popolazioni in difficoltà che meritano ampio sostegno. Tuttavia, anche senza essere dotati di particolari vocazioni progettuali o missionarie, tutti noi cittadini dovremmo, nel quotidiano, usare quei piccoli accorgimenti che ci consentirebbero di contribuire al risparmio dell’acqua, così come facciamo comunemente per l’energia, per contrastare dal basso le probabili guerre dell’oro blu che si profilano all’orizzonte in sostituzione di quelle oggi in atto per l’oro nero.

29

* Luigi Centola si laurea in Architettura a Napoli nel ‘93, nel ‘96 riceve a Londra il Graduate Design Diploma dall’Architectural Association di Londra, nel ‘98 vince la borsa di studio Fulbright presso l’American Academy di Roma. Nel 2001 fonda Centola & Associati. Lo studio si caratterizza per l’elaborazione di masterplan strategici e progetti architettonici dall’approccio sistemico dove la sostenibilità è posta al centro di una indispensabile riunificazione tra pianificazione, ecologia e paesaggio. Dal 2004 coordina il programma territoriale per il recupero degli opifici dismessi della Costiera Amalfitana. Nel 2005 a Ginevra il masterplan WaterPower per la Valle dei Mulini di Amalfi & Scala vince gli Holcim European Awards per l’architettura sostenibile e nel 2006 a Bangkok è secondo ai Global Awards. È editore di newitalianblood.com, portale interattivo di architettura, paesaggio e design.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.