Archalp 13

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Gianpaolo Arena, il torrente Mesazzo, 2015.

cui l’evento catastrofico ha alterato ogni equilibrio, spezzato la corretta e ordinata linea della scansione temporale e frammentato i luoghi, le storie e le vite. Il presente a volte è indifferente e disattento, malgrado questo ci teniamo in vita meditando sul cumulo delle tradizioni e dei ricordi che conserviamo nel cuore. In molti hanno cercato con fatica di dare una forma allo scorrere del tempo. In un certo modo, è come se l’onda avesse trascinato via con sé il passato e il futuro di una comunità di persone. Il tempo si è cristallizzato in un eterno presente.” Estratto dal testo “Un eterno presente” Calamita/à - The Walking Mountain, a cura di Gianpaolo Arena e Marina Caneve.

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Nel nostro secolo le catastrofi sono diventate elementi catalizzanti e spesso i loro simboli assumono beffardamente il valore di monumenti contemporanei. Gli anniversari e i pellegrinaggi hanno il compito involontario di definire la geografia mentale del ricordo di una collettività. «Il Vajont si è mangiato le menti» ha scritto la giornalista Lucia Vastano. Dal momento in cui l’ondata rovinosa ha innescato un processo di frantumazione del paesaggio fino ad alterare luoghi, memorie e destini, un nuovo equilibrio ha progressivamente preso forma. La linea del tempo ha poi ricomposto i frammenti rimasti e i detriti, fisici e culturali, di una popolazione ferita. Una lettura articolata e condivisa mira a produrre osservazioni autentiche e ad aprire, fra continuità e fratture, degli 29


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