Settembre 2017 - numero 2 - anno XXXIII
SOMMARIO La Casa informa
2
Riforma del welfare anziani
4
Q&B - Audit 2017
7
Cafè Alzheimer
9
Dalla parte del caregiver
15
Piano della formazione 2017
23
Stasi venosa, alcuni consigli utili
in primo piano ...
Laboratorio riciclo - Pagina 5
Progetti in rete
17
La mia esperienza
25
Coloring book
27
La mia esperienza di volontariato
27
Sandra: volontaria al Centro Diurno
Ricordi
13
Il treno
21
L’amore ai tempi dell’Alzheimer
Le cene d’estate - Pagina 19
Attività
5 19
Laboratorio riciclo La cena d’estate
In bacheca
29
Il servizio podologico per esterni
L’amore ai tempi dell’Alzheimer - Pagina 21
2
EDITORIALE
Riforma del welfare anziani di Giovanni Bertoldi Direttore Generale A.P.S.P.
I
l 31 luglio 2017 si sono conclusi i lavori del Tavolo di lavoro sulla riforma del welfare
anziani coordinato dall’Assessorato della salute e solidarietà sociale della Provincia Autonoma di Trento chiamato a delineare, in via tecnica, gli aspetti principali per l’istituzione dell’Agenzia per gli Anziani – SPAZIO ARGENTO quale soggetto chiamato alla presa in carico dei bisogni degli anziani ed alla successiva definizione dell’offerta dei servizi. L’UPIPA, in quanto rappresentante del mondo delle APSP, ha partecipato attivamente ai lavori del tavolo portando il proprio contributo determinato sulla base delle indicazioni fornite dall’assemblea dei soci ed elaborate nel corso di questo ultimo anno. Le conclusioni a cui è giunto il tavolo di lavoro sono rappresentate, da un lato dal superamento dell’obbligo delle fusioni delle APSP a livello di Comunità di Valle, e dall’altro all’individuazione di un soggetto locale specializzato nel settore welfare anziani che, superando la logica prestazionale, ha l’obiettivo di favorire la miglior qualità di vita dell’anziano e della sua famiglia attraverso la creazione di reti tra i soggetti erogatori di servizi al fine di dare la miglior risposta possibile. L’Agenzia per gli anziani – SPAZIO ARGENTO, quale funzione della Comunità di Valle e quindi con forte caratterizzazione locale e territoriale, grazie alla prossimità e vicinanza ai bisogni, sarà investita di una serie di funzioni che vanno dall’ascolto alla presa in carico dell’anziano e della sua famiglia, alla raccolta dei bisogni del territorio e alla costruzione delle reti di servizi fino ad arrivare ad attività di promozione e prevenzione volte a favorire una cultura dell’invecchiamento attivo. Allo SPAZIO ARGENTO sarà garantito l’intero budget dei servizi socio-sanitari e socioassistenziali il quale verrà gestito da un comitato di direzione al quale farà parte un Direttore di APSP rappresentante delle APSP del territorio e quindi della Comunità di Valle. Ecco che in questo modo si rafforza il ruolo delle APSP quali soggetti attivi nel processo di integrazione socio-sanitaria che le vedrà protagoniste nel welfare anziani dei prossimi anni attivando di volta in volta servizi alternativi alla residenzialità (RSA) quali assistenza domiciliare, centri diurni, alloggi protetti, pasti a domicilio nonché servizi sanitari ambulatoriali. Da questo punto di vista l’APSP “S. Spirito – Fondazione Montel” di Pergine Valsugana rap-
3
LA CASA INFORMA/EDITORIALE presenta una realtà attiva nel campo della diversificazione e differenziazione dei servizi socio-sanitari vista la molteplicità di proposte oggi offerte, ultima delle quali è rappresentata dal servizio podologico per utenti esterni il cui ambulatorio è collocato all’interno del Centro Servizi di via Pive. Anche sul fronte dell’efficientamento della spesa l’APSP di Pergine ha dimostrato negli ultimi due anni di saper utilizzare le risorse disponibili in modo efficace ed efficiente, dimostrazione ne è la progressiva riduzione della retta alberghiera a fronte del consolidamento dei parametri di personale socio-sanitario e della qualità dei servizi offerti. In attesa della definitiva approvazione della riforma welfare anziani, continueremo nel percorso di diversificazione ed implementazione dell’offerta dei servizi che vedrà nei prossimi mesi l’apertura del nuovo nucleo Alzheimer e l’attivazione di alloggi protetti a favore della comunità perginese.
Q&B—AUDIT 2017 a cura di Cristina Bolgia Nella visita in modalità Benchmarking effettuata in data 15 giugno 2017, il team di audit esterno ha approfondito l’analisi e la verifica dei determinanti del modello, procedendo alla analisi documentale, alla osservazione ambientale ed etnografica ed alla effettuazione dei focus group con Ospiti e personale. In sintesi qui di seguito gli aspetti rilevati quali “punti di forza” e quali “criticità”. Punti di forza rilevati I fattori che trovano maggiore conferma nella corrispondenza tra valutazione e autovalutazione in termini di risultati, riguardano socialità, interiorità, vivibilità e salute. Fattori per i quali si confermano i best performer.
SOCIALITA’ - Si rileva il forte impegno da parte dell’ente sia nelle forme di comunicazione con l’esterno che verso tutti i portatori di interesse, attraverso la promozione di un immagine molto curata e professionale, che attraverso la messa in trasparenza delle informazioni, che facilitano la conoscenza dell’ente (interessante la pubblicazione “La casa in Pillole” che fornisce informazioni sistematiche e frequenti sui principali avvenimenti dell’ente). Il volontariato risulta in questo momento una notevole risorsa per l’ente
INTERIORITA’ - Rilevata alta attenzione e sensibilità da parte del personale affiancata a disposizioni e strumenti organizzativi che facilitano la presa in carico umana e competente di situazioni difficili di accompagnamento al morente.
VIVIBILITA’ - La struttura appare ampia, confortevole e offre una percezione complessiva di alta vivibilità (confermata dalle parti sentite durante i focus group). Vi è un impegno sistematico nella formazione quale strumento per la crescita delle competenze del personale, curando le ricadute in termini di apprendimenti e di trasferimento sul campo. Il percorso per l’attuazione del primary nur-
4
sing ha attivato piste per l’autovalutazione e la valutazione delle competenze del personale molto interessanti. Attenzione alla conciliazione è offerta dall’ente grazie all’adesione al family audit.
SALUTE — La struttura ha intrapreso un percorso importante sulla sistematizzazione e presa in carico del rischio clinico, anche grazie alla costituzione di un comitato rischio clinico che tempestivamente interviene sulle situazioni critiche.
Altri fattori che raggiungono un buon livello di performance sono gusto e umanizzazione.
AZIONI CORRETTIVE/MIGLIORATIVE GIA’ ATTIVATE Tavolo di lavoro per la revisione del menù, in collaborazione con la dietista dott.ssa Brida, con successiva attività formativa rivolta a tutto il personale che si occupa della distribuzione sulle corrette modalità di gestione del momento del pasto, sulle attenzione da prestare agli Ospiti con particolari patologie (es. disfagici). Progetto “Presa in carico”: si occuperà di definire le modalità di inserimento ed accoglienza. Programmazione di momenti di condivisione e verifica degli obiettivi.
Criticità rilevate Autorealizzazione ‐ Cura estetica e bellezza della persona: bagno clinico potrebbe essere abbellito ulteriormente per essere utilizzato anche in una funzione “beauty” e relax, anche attivando con maggior sistematicità le attività di tocco terapeutico (che alcuni operatori fanno in modo autonomo a seguito della formazione fatta). Anche il salone della parrucchiera potrebbe essere reso più familiare per poter essere così sfruttato anche per attività individualizzate con familiari e volontari.
Operosità – Animazione qualificata e non infantile: pianificazione dell’animazione non caratterizzata da una alta varietà e contemporaneità, nonostante il numero di volontari a disposizione della struttura; non si è trovato un documento unitario dove vengono riassunte le diverse attività tra le quali i residenti possono scegliere: attività al secondo piano, attività laboratoriali ed attività personalizzate.
Affettività: raccolta biografica e storie di vita (abitudini, gusti, preferenze…) poco strutturata e valorizzata per la costruzione della progettazione individualizzata. Si rileva inoltre la necessità di maggiore integrazione della parte sociale‐affettiva‐animativa con quella sanitaria‐assistenziale.
Altri suggerimenti per intraprendere azioni migliorative Comfort ‐ Qualità complessiva dell’ambiente residenziale (RSA di via Marconi): La struttura si presenta come un ambiente ampio e spazioso, con molteplici ambienti interni e terrazze, anche se sono poco valorizzate per restituire l’idea di "casa”, danno maggiormente l’idea dell’albergo. Salottini e corridoi potrebbero diventare dei luoghi caratterizzati da fuochi attrattivi o da possibilità per attivarsi nella quotidianità (angoli di attività quotidiane, salottini riservati e familiari, spazi dove riprodurre le attività di casa); un simile organizzazione permetterebbe di ricreare “casa” ai nuclei, senza dover concentrare tutte le attività al 2 piano. Anche il tunnel di collegamento potrebbe essere maggiormente valorizzato avendo un numero maggiore di sedie/panchine per favorire la sosta dei residenti e/o ricreare ambienti che possano aiutare nella gestione delle persone affette da demenza (p.es. fermata dell’autobus).
Rispetto: uffici posti nella palazzina servizi non sono per la loro ubicazione facilitanti il contatto con i vertici istituzionali. Si consiglia di ripristinare alcuni momenti di incontro in struttura con i residenti (tipo caffè con il direttore) per il piacere di stare in compagnia e creare momenti conviviali informali con quanti desiderano prendere il “caffè con i vertici dell’ente”.
CONCLUSIONI: a conclusione della visita di audit si conferma che gli esiti rilevati validano quanto rilevato dall’ente in fase di autovalutazione. Si attribuisce pertanto la qualifica di Benchmarker, essendo l’autovalutazione validata, l’ente può usare sia l’autovalutazione che la valutazione per effettuare confronti di sistema e per rendere pubblici i propri risultati.
5
ATTIVITA’
LABORATORIO RICICLO a cura di Sonia Gottadi
La necessità aguzza l'ingegno
N
ella nostra struttura fortunatamente abbiamo molte piante. Splendidi gerani fanno capolino dai piani di via Pive all'ingresso; al 4° piano di via Pive ed al 2° di via Marconi ci sono orti pensili di discrete dimensioni; in entrambe le case ci sono piante d'appartamento. Ma abbiamo un problema: le piante sono esseri viventi e perciò ... “bevono”! Oltre al fatto che l'annaffiatura richiede tempo, come fare quando non ci siamo? La nostra collega Roberta ha visto sul web un magnifico sistema: si riempiono delle bottiglie di plastica di acqua e si fanno dei forellini nel tappo, si “piantano” le bottiglie rovesciate, con il tappo nella terra. Per osmosi la terra si autoregola attirando la quantità d'acqua che le serve. Abbiamo provato e … FUNZIONA! Finalmente possiamo far “bere” le nostre piante. Allora problema risolto, ma ... son proprio bruttine da vedere. Questa sfilza di bottiglie anonime rovina la visione di orti così curati. Detto fatto abbiamo avviato dei laboratori di pittura, base per rafforzare le bottiglie e poi via con la fantasia. Alcuni residenti si sono riscoperti novelli Van Gogh, Klimt e chi più ne ha più ne metta. Ora oltre alla foresta verde abbiamo una foresta riciclata e variopinta.
14
7
LA CASA INFORMA
SETTEMBRE:IL MESE DELL’ALZHEIMER AUTUNNO CON I NUOVI CAFE' ALZHEIMER di Paola Maria Taufer
C
on il mese di settembre riprendono gli appuntamenti con l'Alzheimer Cafè presso la nostra casa di riposo.
In vista dell'autunno abbiamo cercato di arricchire ulteriormente gli appuntamenti e quindi partiremo lunedì 4 settembre con “A che punto siamo” a cura dell'Associazione Alzheimer di Trento. Proseguiremo per quanto riguarda il Cafè Alzheimer sempre il primo lunedì del mese: ricordiamo l'orario dalle 17:00 alle 18:30 presso il Centro Servizi al piano terra di via Pive. Lunedì 2 ottobre “La memoria: un grande tesoro da custodire” a cura della dottoressa Paola Maria Taufer, psicologa e psicoterapeuta. Lunedì 6 novembre “Oltre la memoria: consigli per vivere meglio” a cura della dottoressa Giulia Virginia La Monica, neuropsicologa. Si concludono gli Alzheimer Cafè del 2017 il giorno 4 dicembre con “Natale senza memoria”, con la partecipazione della scrittrice Loretta Zanella che parlerà del suo libro e della sua esperienza con il papà malato di Alzheimer, e ci saranno alcune letture a cura di Maria Pellegrini. Oltre agli appuntamenti fissi con i Cafè Alzheimer, abbiamo pensato di aggiungere una giornata che parli di questa malattia e comunque delle demenze in una maniera molto diversa dal solito: mercoledì 20 settembre si terrà quindi “L'Alzheimer-Art” a cura dell'Associazione Artedo di Trento dove si porrà l'accento sull'importanza dell'arteterapia come tramite per migliorare la qualità di vita del malato. È un momento che si propone di stimolare i diversi canali della comunicazione oltre quello verbale attraverso le varie arti: disegno, musica, danza, teatro. Con l'approssimarsi del Natale si proporrà un ulteriore momento simile all'Alzheimer-Art, ma in versione natalizia.
È importante partecipare a questi momenti di sensibilizzazione ma anche di informazione; ed è importante che lo faccia tutta la popolazione perché malattie come l'Alzheimer e i vari tipi di demenza sono patologie a cui si può far fronte in maniera ottimale solo conoscendole meglio, più da vicino, anche se non ne siamo direttamente coinvolti.
8
Programma
9
LA CASA INFORMA/SETTEMBRE MESE DELL’ALZHEIMER
DALLA PARTE DEL CAREGIVER Il costo del prendersi cura a cura della dott.ssa La Monica Giulia Virginia, Psicologa
L
a demenza è quella condizione medica che porta la persona a perdere alcune funzionalità intellettive (memoria, linguaggio, attenzione, ecc.) per cui non è più in grado di adempiere ad attività in cui prima era capace. Esistono differenti tipologie di demenza: quelle di natura degenerativa (ad es. malattia di Alzheimer e di Pick), vascolare (ad es. multi-infartuale, emorragica) e le forme miste. Uno stato di demenza può anche insorgere in seguito a eventi come traumi, intossicazione, infezioni e in tal senso può avere carattere di reversibilità, diversamente dalle forme precedentemente elencate. La demenza di Alzheimer (che colpisce la corteccia del cervello in cui hanno collocazione le attività più complesse della mente) è una delle demenze maggiormente diffuse. La sua insorgenza è silente e spesso i primissimi esordi si hanno anche 10-15 anni prima del palesarsi della sintomatologia. Quello che inizialmente può essere confuso come un normale “perder colpi” dell’anziano si dimostra essere una prima fase della malattia in cui vengono progressivamente intaccate le capacità intellettive. Nel film “Still Alice” (2014) la giovane protagonista malata di Alzheimer spiega così alla figlia come lei vive la malattia: “vedi… non è sempre lo stesso. Voglio dire, ho.. ho dei giorni buoni e dei giorni brutti. Nei miei giorni buoni mi sento, come dire, come una persona normale, in quelli brutti mi sento, come se non riuscissi a ritrovare me stessa, insomma …. io mi sono sempre, definita in base alla mia.. intelligenza, alla proprietà di linguaggio, alla capacità di argomentare e adesso, certe volte, ho la sensazione di vedere le parole che galleggiano davanti a me e non riesco a raggiungerle, così mi perdo e non so chi sono e cosa perderò ancora….” “certo.. è orribile” risponde la figlia. Nello stesso film la protagonista racconta commossa ad un pubblico più ampio cosa significa vivere e lottare con questa malattia: “...so di essere viva. Ho delle persone che amo profondamente, ho delle cose che voglio fare nella vita…. Me la prendo con me stessa perché non riesco a ricordarmi le
DEMENZA DI ALZHEIMER : dalla parte del
malato
10
cose, ma ho ancora dei momenti, nella giornata, di pura allegria, di gioia .. e vi prego non pensiate che io sto solo soffrendo.. se pure sto soffrendo, io mi sto battendo.. sto lottando, per restare parte della realtà. Per restare in contatto con quella che ero una volta …. Così, vivi il momento, è quello che mi dico … è davvero tutto quello che posso fare. Vivere il momento. E non massacrarmi più del necessario e non massacrarmi più del necessario per imparare, l’arte di perdere….”. Con il trascorrere del tempo la demenza di Alzheimer (AD) peggiora le performance cognitive del malato e insorgono disturbi del comportamento che possono ulteriormente alterare la rappresentazione che la persona ha di se e quella che gli altri hanno di lei. Nella relazione tra sé e l’altro ciò che ha un impatto maggiore è proprio il vissuto di perdita, che inizialmente si associa ai deficit di memoria. Infatti, con lo sfumare di questa, il “sig. Alzheimer” [“Ritorno al padre”] si impadronisce di frammenti di vita che scemano dall’identità del malato riflettendosi anche nella relazione e nei ricordi dei parenti.
I
n molte malattie, soprattutto in quelle legate all’invecchiamento, l’assistenza che si dedica nella cura di un proprio caro risulta sempre molto onerosa sia da un punto di vista fisico che emotivo. Nella condizione di AD ciò risulta ulteriormente gravoso poiché sono contemporaneamente presenti importanti problematiche concrete che complicano la quotidianità (infatti, progressivamente, la persona malata perde la propria autonomia necessitando di assistenza continua); allo stesso tempo il caregiver (ovvero quella figura che si occupa principalmente del malato, solitamente un parente) vive un senso di perdita-lutto che necessita di una grande capacità riadattiva sia rispetto a ciò che è il presente che per quanto riguarda l’incerto futuro. Nell’assistere la persona con AD è importante riuscire a soppesare le differenti modalità di sostegno e aiuto utili o necessarie alla persona, in quanto il decorso della malattia porta ad uno sbilanciamento dell’equilibrio capacitàdifficoltà propendendo per la progressiva insufficienza. In una prima fase, durante la quale l’ammalato può vivere un sentimento di sconforto con aspetti depressivi in quanto è spesso consapevole delle proprie mancanze, potrebbe risultare utile un sostegno “velato” che non risulti ulteriormente squalificante per la persona ma appaia come un suggerimento. In quest’ottica, dove l’obiettivo è anche quello di un sostegno morale, risulta molto
DEMENZA DI ALZHEIMER : dalla parte del familiare
11
LA CASA INFORMA/DALLA PARTE DEL CAREGIVER utile l’utilizzo dell’ironia. Questa infatti permette di rompere il momento di blocco-crisi pratico ed emotivo potendo comunque proporre una soluzione alla difficoltà. Man a mano che la malattia decorre e il disagio aumenta, il caregiver deve rimodulare anche altri elementi come ad esempio il riadattamento dei ruoli familiari (ad es. da figlio a genitore, da compagno a genitore), aspetti di natura economica (ad es. l’assistenza al proprio caro può comportare un proprio adattamento lavorativo, il dover sostenere costi aggiuntivi per un ausilio, ecc.), modifiche degli ambienti domestici (ad es. con la messa in sicurezza e alcune accortezze a tutela del proprio caro sempre più disorientato e confuso), degli spazi (ad es. il malato rientra nel nucleo familiare) e dei tempi (ad es. la persona con AD risulterà sempre più rallentata nello svolgimento di qualsiasi attività, nell’organizzazione e spostamenti presso attività diurne fuori casa). Come accennato, con il progredire della malattia sfumano progressivamente le capacità cognitive (memoria, linguaggio, attenzione, capacità di programmazione ecc.) e possono incorrere disturbi del comportamento (aggressività, vagabondaggio, disturbi del sonno o dell’alimentazione, deliri, allucinazioni ecc.). Se per il malato ogni minima attività, come il comprendere cosa gli viene detto, diviene molto complesso la questione cambia anche per il caregiver che spesso è costretto ad assumere un ruolo sempre più centrale nella relazione e in aspetti decisionali, come ad esempio il valutare un inserimento presso una struttura adeguatamente organizzata. Emerge quindi quanto la situazione di malattia non coinvolga esclusivamente la persona che ne viene colpita, ma l’intero nucleo familiare (“Alzheimer’s disease is called a family disease” (la malattia di Alzheimer è chiamata la malattia della famiglia). [Alzheimer’s Disease and caregiving]
Vivere a contatto con “il signor Alzheimer” [“Ritorno al padre”] risulta impattante per cui spesso emergono vissuti di fallimento rispetto all’aspettativa che il familiare può avere del proprio intervento e al mantenimento di alcune, complesse problematiche. Il carattere instabile del sig. Alzheimer fa si che uno stratagemma possa funzionare un momento e non quello successivo rendendo difficile aiutare il proprio caro e ciò che può emergere è un sentimento di impotenza. Il caregiver può vivere anche sentimenti di: vergogna legati a comportamenti (verbali o azioni) di disinibizione (ad. es. parolacce o defecare nei locali della casa); rabbia rivolta in generale alla difficile situazione, nei riguardi di se stesso, del parente o dei servizi sanitari; sensi di colpa per l’impressione di non aver fatto abbastanza, per reazioni brusche che alimentano lo stress nel malato oppure nella presa di alcune decisione (istituzionalizzazione); depressione e vissuti di angoscia per il vivere ogni giorno la perdita della persona amata a causa dello sgretolarsi della sua identità; solitudine nel gestire molte complessità quotidiane o perché la cura del caro prevale sulle proprie relazioni personali e la relazione può tendere all’esclusività. Quello che risulta necessario durante questa fase di presa in cura è di evitare di dimenticarsi della propria persona. Spesso accade che il caregiver viva in funzione dei bisogni del malato e, sulla base di questi, organizzi le proprie giornate. Risulta invece essenziale ricordare queste parole: “The care you give to yourself is the care you give to your loved one.” (la cura che dai a te stesso e ciò che dai al tuo caro) [Alzheimer’s Disease and caregi-
12
ving]; ovvero il benessere psicofisico di chi assiste
il malato si riflette inevitabilmente sulla relazione e quindi sulle condizioni di benessere del malato di AD. Per evitare il sovraffaticamento-esaurimento (burnout) appare quindi utile attuare alcune piccole strategie come ad esempio: mantenere il più possibile le proprie passioni e momenti di svago; coinvolgere altri familiari, o eventualmente professionisti sanitari, nella presa in cura del proprio caro così da potersi sgravare da alcune criticità, mantenere i propri legami sociali che possono essere un’occasione per vivere una relazione paritaria e avere carattere supportivo; rivolgersi a personale sanitario (ad es. la figura dello psicologo) per un sostegno in un momento particolarmente complesso potendo definire sia obiettivi di supporto alla propria persona che di definizione di alcuni stratagemmi da utilizzare nella gestione quotidiana. Sulla base di quanto sin qui presentato si ricorda che nel progetto “Ginnastica per la tua mente 5” è previsto uno spazio con cadenza mensile in cui i familiari dei partecipanti al progetto possano trascorrere del tempo con i propri cari durante lo svolgimento di attività gruppali di stimolazione co-
gnitiva. Tale iniziativa è stata pensata nell’ottica di incrementare il reciproco piacere nel relazionarsi con il proprio caro in un contesto protetto al fine di ridurre il più possibile i momenti di stress e disagio e collezionarne di nuovi ricchi di condivisione e sinergia. Durante le attività la psicologa sarà anche a disposizione per fornire informazioni approfondendo curiosità o relativamente difficoltà riportate dal caregiver. Questo appuntamento può considerarsi anche un’opportunità per cogliere qualche strategia relazionale riproponibile anche in contesti differenti.
Bibliografia: - Alzheimer’s Disease and caregiving (https://www.caregiver.org/alzheimers-diseasecaregiving) - What you can do to Avoid Caregiver Burnout. E. Metcalf, MPH - (http://www.webmd.com/alzheimers/features/ca regiver-burnout#1) - Ritorno al padre (2011). L. Zanella. Ibiskos Editrice Risolo - La malattia di Alzheimer. Una guida alle famiglie (http://www.alzheimeronlus.org/documenti/File/guida-alzheimerwebX.pdf)
imento
Materiale di approfond Film: “Lontano da lei” regia S. Polley, 2006 “Still Alice” regia W. Westmoreland e R. Glatzer, 2015 Cortometraggio: “Ti ho incontrata domani”, regista M. Toscani Fotografia: Alex ten Napel nel progetto fotografico intitolato "Alzheimer". (http://www.repubblica.it/salute/2014/09/17/foto/alzheimer-95902878/1/#18) Intervista: “Intervista a Padre Giancarlo Politi”, Siamo noi
13
RICORDI
IL TRENO di Bruna Nadalini
D
ove abitavo da bambina, dal poggiolo di casa mia, vedevo passare in lontananza ai piedi del monte Celva il treno. Lo sentivo da lontano che sbuffava era un treno a vapore, all'inizio avevo paura mi sembrava un mostro che usciva dalle gallerie, poi vedevo salire il fumo dal camino, e faceva: tu...tu...tu... Quel treno tanti anni fa, lo guidava mio zio. La tratta era Trento-Venezia, andata e ritorno. Quel tratto di linea della Valsugana, venne fatto costruire ancora da Francesco Giuseppe durante il dominio austriaco, un tempo molti anni fa. Dove ora ci sono le gallerie dei Crozi, guardando la ferrovia sul lato opposto c'è ancora una piccola casetta, era una fermata del treno. Ogni giorno a una certa ora lo vedevo passare in lontananza con quel suo ciuf...ciuf e poi tu...tu... Tremavo dalla paura, e fra me dicevo arriva il mostro, poi un giorno venne questo zio a trovarci ci raccontò del treno io ero incantata ad ascoltarlo, così mi spiegò chi guidava il mostro, da quella volta non ebbi più paura, quando a una certa ora del giorno, lui passava e faceva: tu...tu...tu..., era il suo segnale per salutarci. Quel tu... tu... tu...non lo sentii per tanti anni, perché lui morì. Ogni tanto quando vedo un treno mi viene in mente quel ciuf...ciuf... tu... tu...
14
15
LA CASA INFORMA
PIANO DELLA FORMAZIONE 2017 LO YOGA DELLA RISATA a cura della dott.ssa Elisa Gelsomino
T
utti noi sappiamo che ridere fa bene alla salute, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo. Situazioni difficili, stress, impegni e troppo lavoro, ci hanno portato a ridere sempre di meno. Studi dimostrano che i bambini ridono dalle 300 alle 400 volte al giorno. Crescendo, la consapevolezza, i condizionamenti esterni, le pressioni culturali, i pregiudizi, ci portano ad avere un concetto sul ridere, un opinione, quello che dovrebbe avvenire spontaneamente, perde la sua naturalezza. Nel marzo 1995 un medico indiano, il Dottor Madan Kataria, stava scrivendo un articolo intitolato “Ridere: la miglior medicina”. Nella sua ricerca scoprì un gran numero di studi scientifici che descrivevano in dettaglio i numerosi benefici della risata sul corpo e sulla mente. In particolare, il Dr. Kataria rimase impressionato dal libro di Norman Cousins “Anatomia di una malattia” in cui l’autore descriveva un male potenzialmente mortale che egli stesso contrasse nel 1964 e la sua scoperta dei benefici della comicità e di altre emozioni positive durante la sua battaglia contro questo male teoricamente incurabile. Cousin scoprì, per esempio, che dieci minuti di risate potenti riuscivano a garantirgli due ore di sonno senza dolore. La sua storia incuriosì la comunità scientifica e fece partire un gran numero di progetti di ricerca. Profondamente ispirato, il Dr. Kataria, essendo un uomo d’azione, decise di testare sul campo l’impatto della risata su se stesso e sugli altri. Alle sette del mattino del 13 marzo 1995, si recò in un parco pubblico a Mumbay, dove abitualmente andava a correre e cercò di convincere quattro persone a unirsi a lui per dare il via a un “Club della Risata”. Risero insieme nel parco quel giorno e quel gruppetto crebbe rapidamente, fino a oltrepassare il numero di 50 partecipanti in pochi giorni. Negli incontri iniziali se ne stavano in cerchio mentre uno, a turno, si metteva al centro a raccontare una barzelletta. Tutti si divertivano e si sentivano bene per il resto della giornata. Dopo due settimane ci fu un intoppo. Il bagaglio di barzellette di qualità si esaurì e cominciarono a emergere storielle negative, in grado di urtare la suscettibilità di qualcuno. A questo punto, il Dr. Kataria chiese ai membri del club di dargli un giorno di tempo per sviluppare un’idea innovativa, che potesse risolvere la crisi. Quella notte riprese il lavoro di ricerca e finalmente trovò la risposta: il corpo non distingue tra
una risata vera e una simulata. Entrambe sono in grado di produrre la stessa “chimica della felicità”. Il mattino seguente, spiegò questo al gruppo e chiese a tutti di interpretare la risata, senza uso di comicità alcuna, con lui, per un minuto. Un po’ scettici all’inizio, acconsentirono e il risultato fu sorprendente. Per qualcuno la risata simulata si trasformò rapidamente in risata autentica. Poiché questa è contagiosa, presto, anche gli altri fecero seguito. Questa idea rivoluzionaria segnò la nascita dello Yoga della Risata. Comprendendo che c’erano modi diversi dalla comicità per stimolare la risata, il Dr. Kataria sviluppò una serie di esercizi che includevano elementi di role-play e altre tecniche che si ispiravano al tempo della sua esperienza come attore amatoriale. Cos’è quindi lo Yoga della Risata? Lo Yoga della Risata è una pratica unica che combina la risata incondizionata con la respirazione yogica (Pranayama). Tutti possono ridere senza bisogno di comicità, barzellette o commedie. La risata, all’inizio, viene simulata come se si trattasse di un esercizio fisico, mentre si mantiene il contatto visivo con gli altri nel gruppo e si incoraggia la gio-
16
cosità. Nella maggior parte dei casi, questo porta presto a una risata naturale e contagiosa. La scienza ha dimostrato che il corpo non distingue tra risata finta e risata vera. Lo Yoga della Risata è la sola tecnica che consente agli adulti di produrre una risata potente e prolungata senza bisogno
aumentando la produzione di immuno globuline IgA e IgG), aumento dell'attività interferomonica e delle cellule NK antitumorali. Ridere in maniera prolungata porta anche ad una stabilizzazione del ciclo della dopamina (regolatrice dei processi dell'apprendimento, della ricom-
minali, cosa che non è semplicissima. Immagina quale potrebbe essere il metodo più facile per espi-
di coinvolgere le abilità cognitive. Letteralmente ignora il sistema intellettuale che normalmente agisce come un freno alla risata naturale. Lo Yoga della Risata nasce come pratica di benessere psicofisico da praticare in gruppo ed è in questa condizione che, grazie al contributo dei neuroni specchio, si ottengono i massimi benefici. Praticando lo Yoga della Risata in gruppo si crea un effetto sinergico, aumentando ulteriormente lo stato di benessere prodotto. I Benefici Psicologico-Relazionali portano ad una riduzione dello stress, qualunque ne sia la causa,
pensa, della motivazione e del benessere). La principale caratteristica dello Yoga della Risata che deriva dallo YOGA “CLASSICO” è il Pranayama, ossia la respira-
risata, favorendo l’uso dei muscoli addominali. Ciò è molto in sintonia con i principi dello yoga. Abbiamo bisogno di ridere, perché, in un mondo sempre più competitivo, dove si vive sempre sotto pressione, stiamo perdendo la voglia di farlo. Oltre il 70-80% delle malattie e dei disturbi è riconducibile allo stress. È una bella sfida combattere lo stress e mantenersi in buona salute! Le persone hanno perso il diritto di ridere. Portare più risate nella propria vita è una scelta che coinvolge anche l’ambito lavorativo. Lo Yoga della Risata è mano tesa, porsi con un atteg-
favorisce un aumento dell'autostima e della sicurezza in sé, aumenta le capacità di attenzione e concentrazione, migliora le capacità di ascolto e di assertività, ancora, rigenera le risorse fisiche e neurobiologiche necessarie a superare momenti difficili nella vita personale, familiare, sociale e lavorativa. Inoltre vi è un incremento della produzione endogena di betaendorfine (antidolorifici naturali), serotonina (antidepressivo), ossitocina (empatia), encefaline (rinforzano il sistema immunitario
“se tu ridi, tu cambi! Se tu cambi, il mondo cambia insieme a te!” dottor Kataria
zione yogica, dove i polmoni si liberano dall’aria residua che viene sostituita da aria fresca, con un più alto tasso di ossigeno. Il segreto della respirazione profonda sta nel fatto che l’espirazione dovrebbe essere più lunga dell’inspirazione. Ciò aiuta a sbarazzarsi dell’aria residua nei polmoni, che contiene più anidride carbonica. Nelle tecniche di respirazione yoga, si insegna a espirare più a lungo contraendo i muscoli addo-
rare più a lungo? Ridere. La risata è il metodo più rapido e semplice per espirare più a lungo e ripulire i polmoni. Lo Yoga della Risata si concentra sull’allenamento del diaframma per il respiro e la
giamento gioioso nei confronti della vita, questo non vuol dire negare la tristezza o l’infelicità di un momento, vuol dire imparare ad accettare anche lati della vita che non sempre ci piacciono, aiutarci a sorridere quando non abbiamo bisogno di compiangerci. Il dottor Kataria dice “se tu ridi, tu cambi! Se tu cambi, il mondo cambia insieme a te!”
17
PROGETTI IN RETE
LA MIA ESPERIENZA a cura di Giada Martinelli
Ciao a tutti! Mi chiamo Giada e voglio raccontarvi della mia esperienza di volontariato presso la Casa di Riposo di Pergine. Sono una studentessa di 23 anni di Pergine e anche quest’estate ho voluto rendermi utile impegnandomi come volontaria. Ho aderito per la seconda volta al progetto giovani di zona, quest’anno denominato “Giovani volontari 2017” e ho deciso così di buttarmi a capofitto in una nuova esperienza che non avevo mai avuto il coraggio di percorrere fino ad ora. Non avevo mai sperimentato qualcosa che andasse al di là dell’ambito infantile e per me lavorare in Casa di Riposo rappresentava un grande passo, un mondo nuovo da scoprire. Tra incertezze e paure, ma anche con una buona dose di determinazione, ho prestato servizio nella struttura e ho iniziato i miei quindici giorni di lavoro con tanto ottimismo. Ho imparato tantissime cose tutte molto interessanti, sia stando a contatto costante-
18
mente con gli ospiti anziani, sia grazie ai vari operatori. In particolare ho capito che gli anziani necessitano di molte attenzioni, soprattutto a livello relazionale. Desiderano essere ascoltati, capiti e passare del tempo con qualcuno o fare qualche attività interessante che possa così spezzare la monotonia della giornata. Le attività laboratoriali e ricreative sono quelle che più ho apprezzato. Grazie ad esse ho potuto interagire in maniera più approfondita con gli ospiti ascoltando il loro vissuto e raccontando anche qualcosa di me. Inoltre ho potuto sfogare il mio estro creativo e nel contempo osservare ciò che esprimevano gli utenti attraverso, ad esempio, l’attività di costruzione e decorazione di bottiglie utilizzate poi come annaffiatoi naturali. Insomma, la Casa di Riposo non è affatto un ambiente tetro e malinconico o una struttura dove “abbandonare” il proprio caro alle cure degli altri, anzi! Vi sono una miriade di attività da poter fare, dove gliOospiti si divertono, socializzano e imparano cose nuove. Si va dai laboratori creativi come l’esempio citato in precedenza, alla ginnastica, fino ad arrivare alla lettura e analisi dei quotidiani, senza dimenticare l’ambito estetico come la manicure e la cura dei capelli. Questi sono tutti momenti dove si può cogliere l’opportunità di relazionarsi al meglio con l’anziano dando così il via ad un’interazione, ad un confronto, dove non si può far altro che arricchirsi ulteriormente. Un altro aspetto che da questa esperienza ho potuto imparare è il fatto che gli anziani hanno sempre qualcosa da insegnare a noi giovani. Anche se sono anziani non sono da “buttare”, da non considerare. Grazie alle loro storie si scopre sempre qualcosa di nuovo, di utile e interessante. Loro non pretendono molto, anche le piccole cose ai loro occhi appaiono enormi e sono sempre pronti a ringraziarti e a sommergerti di sinceri complimenti. Solamente spingerli con la carrozzina, parlare loro del più e del meno o aiutarli in qualche attività ha per loro molto valore. Ho apprezzato molto il fatto che essi trovano la felicità nelle piccole cose: è da ciò che noi giovani dovremmo prendere esempio. In conclusione, voglio dire che questa meravigliosa esperienza la porterò con me tutta la vita, ricordando e ringraziando in particolar modo tutti coloro (animatori in primis) che mi hanno accolta calorosamente, facendomi sentire a mio agio in ogni situazione, rendendomi partecipe del loro lavoro, permettendomi così di conoscere anche gli aspetti più difficili e controversi della professione. Ho trascorso due settimane fantastiche, un’esperienza sicuramente da rifare e che consiglio caldamente a tutti!
19
ATTIVITA’
LE CENE D’ESTATE Anche quest'anno abbiamo riproposto le cene estive con l'intento di regalare una bella serata all'aperto nella magnifica estate. Purtroppo in via Marconi il tempo non ci ha sorriso ed abbiamo dovuto accontentarci della sala interna, comunque la buona musica del gruppo “Noi per Voi” e la magnifica cucina dei nostri cuochi ha fatto sì che la serata sia riuscita benissimo, ed è stata molto gradita dai nostri residenti. In via Pive invece nonostante minacciasse pioggia fino all'ultimo siamo riusciti a cenare all'aperto, la temperatura gradevole, l'ottima cucina e la sempre coinvolgente musica dei “Noi per Voi” hanno reso bellissima la serata ed infatti sia residenti che familiari hanno espresso il loro apprezzamento .
… Buon appetito!!!
!
Al tavolo 14 siamo pronte per la cena!!
20
Brutto tempo: abbiano dovuto spos tare la cena all’interno! Ed anch e quest’anno non abbiamo potuto goderci la nost ra terrazza!!!!
21
RICORDI
L’AMORE AI TEMPI DELL’ALZHEIMER a cura di Simonetta Parrotto
L
ui ha più di 90 anni, piccolo di statura ma dritto e altero avanza su un bastone da passeg-
gio. Ha baffi curati, occhi vispi e sguardo intenso. Sfoggia un’abbronzatura e un cappellino da marinaio. Lei ha quasi 90 anni, probabilmente in una fase iniziale di demenza che la rende simpaticamente svampita. Racconta di “giovani” ottantenni, cerca mille volte le chiavi di casa, controlla più e più volte di aver chiuso i rubinetti e ride di quelle che lei definisce manie. Ha labbra carnose, rughe modellate dai sorrisi che le donano sempre un’espressione serena e buona. Un giorno si sono incontrati. Lui un seduttore nato, le racconta di grandi imprese passate, abbassa di un tono la voce e le regala un complimento inaspettato. Lei colta di sorpresa lo guarda e rispolvera qualche vecchia tecnica di ritrosia mista ad imbarazzo…”ma non vede che sono una povera vecchia?”. Si ritrae. Altro giorno: Lui sorride parlando di lei e con lei. Lei sorride parlando di lui e con lui. Altro giorno: Lui le indica una grossa moto che la mattina è sempre parcheggiata lungo il muro. Lascia il bastone, allarga le braccia e mima un’accelerata... “ ti porto a fare un giro!” Lei lo guarda divertita..”valà che sei vecchio!” distoglie lo sguardo e mantiene il sorriso. Altro giorno: E’ mattino, lui chiede di lei nascondendo il suo interesse tra altri discorsi. Lei arriva e da lontano lo cerca con lo sguardo. Lei gli si siede accanto e con tono quasi infastidito dice: ”ah, c’è anche lui?” Lo sguardo dice tutt’altro. Lei allunga una mano fino a sfiorare il ginocchio di lui ma si ferma due secondi in più, UNO, DUE. Due secondi in più su un ginocchio che non è il tuo…Lui avrà capito? Altro giorno: Lui la prende in giro perché lei oggi ha messo una gonna. Lei gli risponde per le rime e mette il broncio. Lui in un sussurro dice: “scherzo!” Dallo specchietto retrovisore assisto ad un valzer provato tante volte e messo in scena in un’epoca diversa.
22
Altro giorno: Lei si illumina quando lui arriva. Lui fa roteare il bastone. Lei:” Buongiorno Capitano!”. Lui la chiama amore mio. Lei fa un passo indietro e gli rifila un “valà, valà!” poi si guardano con tenerezza e si sorridono. Altro giorno: Il tentativo di scambiarsi i numeri di telefono fallisce miseramente e si conclude con un “non lo ricordo”. L’amore senile è anche questo, un numero di telefono che si confonde tra mille numeri. Ancora dopo: “Buongiorno Capitano!” Lui: “ Se avessi avuto il tuo numero t’avrei dato la buona notte”. Le conversazioni si infittiscono e diventano sussurri, riesco a cogliere poche frasi. “stai meglio? Mi hai fatto preoccupare” “ ma se esci non guardare gli altri” “se avessi la macchina verrei a trovarti e ti porterei a cena fuori” Altro giorno: Specchietto retrovisore, mani da marinaio, mani chiare. Foglietti bianchi si muovono come farfalle…prego che siano i numeri di telefono. Lui la chiama, si danno la buonanotte e a domani… Altro giorno: Lui è preoccupato, ieri sera lei non ha risposto al telefono. Sotto casa non risponde al citofono. Lui insiste. In una mano un telefonino dai grossi numeri stampati e nell’altra una farfalla bianca. Non risponde. Il posto di lei accanto a lui rimane vuoto per un po’. In altri giorni, come se pensasse ad alta voce chiede: ”Chissà che fine ha fatto?” Io non so se lui ha ancora provato a chiamare, dallo specchietto vedo ancora l’espressione vispa del marinaio ma alle volte si incupisce. Ogni mattina passiamo dalla stessa strada con la moto parcheggiata lungo il muro ma lui non la guarda più.
23
LA CASA INFORMA
STASI VENOSA, ALCUNI CONSIGLI UTILI a cura di Andrea Zuccatti
I
l sangue veicola, attraverso le arterie, l'ossigeno e sostanze nutritive alle cellule, che costituiscono i tessuti, per il loro mantenimento e sviluppo e per l'attività degli organi. Il sangue di ritorno, invece, carico di scorie, viene riportato, tramite le vene, ai polmoni per la sua riossigenazione e ai reni per la sua depurazione: ricostruisce inoltre, da altri organi, i suoi elementi vitali. Questo è il concetto di circolazione, che nella sua regolare funzione, permette all'uomo di vivere sano. In posizione sdraiata l'azione del cuore è più facile, poiché più favorevole a riportare il sangue venoso al cuore stesso; in posizione seduta o in piedi, statica, questa azione risulta più complicata per effetto della forza di gravità. La deambulazione favorisce per effetto dei muscoli questo ritorno, come per azione di una pompa. Il ritorno venoso richiede vene sane, valide nelle loro pareti e valvole, aiutate dalla buona azione della muscolatura degli arti inferiori. Se c'è qualche deficit imputabile a tali strutture si formano stasi, ossia arresti della circolazione venosa. Le principali conseguenze della stasi venosa sono:
formazione di varici;
edemi;
ulcere varicose;
predisposizione alla trombosi
24
Alcuni consigli per evitare la stasi venosa possono essere i seguenti: 1.
poco seduti, poco in piedi, coricati o in movimento: fare più movimento, passeggiare, salire e scendere le scale, fare ginnastica, usare la bicicletta, nuotare, praticare uno sport che eserciti l'utilizzo delle gambe;
2.
esercitare la pompa muscolare del polpaccio: se non è possibile evitare la prolungata posizione seduta o in piedi,in queste posizioni stimolare anche con piccoli movimenti di flesso-estensione del piede, l'effetto pompaggio;
3.
piedi più alti del cuore: significa poter scaricare le vene sollevando più frequentemente le gambe. Di giorno posizionare le gambe più alte su una sedia; di notte mettere un cuscino sotto il materasso o sollevare la parte finale del letto;
4.
evitare temperature eccessive: evitare bagni troppo caldi, esposizione prolungata al sole e bruciature. Sono anche consigliate docce fredde giornaliere alle gambe, iniziando dai piedi e proseguendo verso l'alto;
5.
eliminare il sovrappeso: sovraccarica il cuore, arterie e vene. Mangiare correttamente e mangiare meno;
6.
se la stasi venosa è prolungata, su consiglio del medico, può essere utile utilizzare calze a compressione graduata, in caso di postumi di trombosi venosa, in gravidanza, con evidenti varici;
7.
evitare escoriazioni della pelle: in presenza di varici o insufficienza venosa consultare il medico anche in presenza di piccole escoriazioni per evitarne il peggioramento.
Servizio ambulatoriali L'apertura di alcuni servizi di carattere ambulatoriale all'esterno mira all'integrazione della nostra Azienda nel tessuto sociale della Comunità. Tra i servizi forniti alla Comunità ci sono quello di recupero e rieducazione funzionale, che si esplicita nella fisioterapia per utenti esterni e il servizio di assistenza odontoiatrica. E' presente, inoltre, un progetto di prevenzione sanitaria, “Occhio alla salute" , con l'obiettivo di sponsorizzare l'opera di prevenzione delle complicazioni legate all'ipertensione arteriosa e al diabete. Attivato uno Sportello di sostegno e consulenza psicologia per anziani che si propone come punto di riferimento per tutti i disagi legati all'invecchiamento proprio o di un familiare, a sofferenze in seguito a separazione o lutti, a difficoltà di comunicazione con familiari e amici, al sostegno psicologico nell'ambito dell'insorgenze o dell'evoluzione di malattie (es. demenze). Di nuova attivazione il servizio podologico (vedi presentazione del servizio a pag. 29) che si occupa della cura del piede. Le prestazioni vengono effettuate da personale dipendenti dell'APSP e da personale medico/specialistico convenzionato.
25
PROGETTI DI RETE
COLORING BOOK di Simonetta Parrotto
E
letta ha la sua base creativa al terzo piano di via Pive. Nella grande sala comune è sempre seduta davanti al solito tavolo circondata da fili di cotone, pennelli, colla e piantine fiorite. Dalla sua postazione centrale ha il controllo della sala e tutti possono vederla al lavoro. Lei dice che lo fa per passare il tempo ma lo fa con la dedizione e la passione dell’artista e come tale ha tanta voglia di esporsi e di mettere in mostra i suoi lavori. Di tutta la sua produzione nulla è rimasto dimenticato in un cassetto: finestre, pareti, vetrine e composizioni di rami secchi sono diventati il suo campo espositivo, le sale comuni il suo atelier. Lavorare con lei è spesso impegnativo perché è sempre alla ricerca di nuovi modi per esprimersi. Con lei il mio compito è quello di suggerire lavori adatti alle sue capacità manuali, che possono essere stimolanti e naturalmente reperire il materiale. Casualmente mi sono imbattuta nel Coloring Book della Biblioteca Comunale di Trento. Il Coloring Book è un album da colorare e non solo. In questo libretto sono raccolte alcune stampe antiche tratte dai preziosi libri custoditi nell’archivio della Biblioteca Comunale di Trento. Il Coloring book quindi non è solo un libro da colorare” è un gioco, un passatempo e un rimedio antistress…dove adulti possono esercitare la loro creatività colorando le preziose immagini”. Eletta ha colorato tutte le illustrazioni con una tecnica certosina alternando colori tenui ad altri più marcati. Alla fine abbiamo attaccato ogni singolo disegno su fogli colorati e li abbiamo esposti nella sala, in fila come in una mostra affinché tutti potessero ammirarli. Nell’ultima pagina del libretto c’era scritto: “potete anche inviare le foto delle stampe colorate al nostro indirizzo e-mail e saranno pubblicate sulla pagina Facebook della Biblioteca Comunale di Trento”. Eletta è sempre felice quando parenti, operatori o volontari si soffermano a guardare i suoi lavori e le fanno i complimenti, le ho proposto di inviare le foto delle stampe alla biblioteca. Lei ha subito accettato. Non è semplice spiegare ad un anziano il funzionamento di internet e di un social come facebook, ci ho provato con esempi concreti e la signora mi è sembrata entusiasta!
26
Il post sui lavori di Eletta è stato pubblicato sulla pagina facebook della Biblioteca Comunale di Trento il 13 giugno, è stato condiviso da altri utenti ed ha collezionato un numero discreto di “like” (è un modo per gli iscritti alla pagina per esprimere il loro apprezzamento). Su uno smartphone le ho fatto vedere quello che succedeva su facebook e i commenti di perfetti sconosciuti che si congratulavano per la sua bravura. Il fulcro di quest’esperienza, non è stato solo il “mettere in mostra” o il dare evidenza al suo lavoro svolto ma la consapevolezza di averla accompagnata per qualche passo verso obiettivi importanti come la conquista dell’autostima e l’autorealizzazione. Perché come dice Oscar Wilde “amare se stessi è l’inizio di
un idillio che dura tutta la vita”.
Biblioteca comunale di
Trento
Dalla pagine facebook della Biblioteca comuane di Trento:
Biblioteca comunale di Trento ha aggiunto 8 nuove foto. 13 giugno 2017 Ringraziamo di cuore la signora Eletta Osler, 96 anni, ospite della APSP Santo Spirito di Pergine, che con tanta cura e fantasia ha colorato tutti i disegni del #coloringbook con i disegni tratti dai libri antichi della biblioteca. E' stata una bellissima sorpresa per tutti noi vedere questi capolavori e sapere che sono esposti in una piccola mostra nella residenza per anziani di Pergine. Grazie anche all'operatrice Simonetta per averci inviato queste bellissime foto! Se volete provare anche voi, qui trovate il libro da colorare: https://commons.wikimedia.org/…/File:ColoringBookTrentoPubl… #bctcolouringbook
27
PROGETTI DI RETE
LA MIA ESPERIENZA DI VOLONTARIATO di Ana Lena
Ciao, Hello, Salut, Hallo a tutti! Come qualcuno di voi magari sa sono Anna Lena, la volontaria tedesca che è stata da Settembre 2016 fino ad Agosto 2017 a Pergine per fare un Servizio Civile internazionale soprattutto nel Centro Giovani #Kairos, ma anche nell´asilo di Roncogno ed anche in questa Casa di Riposo. Alla fine d´agosto sono ritornata a casa in Germania e adesso desidero raccontarvi la mia esperienza. Sono arrivata in Settembre l´anno scorso con pochissime competenze d’italiano, però con motivazione ed entusiasmo, così ho provato a trovare il mio posto qui, in Italia e precisamente a Pergine dove ho conosciuto alcuni di voi. All’inizio sapevo solo la base della lingua italiana, era nuova ed è stata la cosa più difficile per me. Alla mia domanda: “Ehm, scusa, parli inglese o tedesco? ”seguiva spesso la risposta: “cosa vuoi? L’italiano o il dialetto trentino?” Anche se la mia conversazione con gli anziani all´inizio trattava solo di cose semplici, per esempio il meteo o come si sentivano nella loro giornata, mi rendevo conto che anche le cose piccole li rendono felice. Loro si mostravano contenti che li ascoltavo e che provavo sempre ad aiutarli quando c´era bisogno. Studiando, miglioravano le mie competenze dell’italiano, tutto diventava più semplice. Menomale. Perché aiutare una persona è veramente più facile quando la capisci. Con il progresso della comunicazione nell´italiano stava anche lo sviluppo delle mie competenze sociali e mentali riguardo al comportamento con gli anziani. Finalmente potevo aiutarli e parlargli di più, avevo più responsabilità e potevo fare più cose autonomamente, e tutto questo mi sta piacendo tanto. Un progetto che mi stava a cuore era il Progetto Intergenerazionale: Giovani e anziani si incontrano. Un pomeriggio pieno di musica, di fotografie, di creatività e soprattutto l’approccio tra i giovani del Centro Giovani #Kairos e gli anziani che abitano in Casa di Riposo. Non solo con gli anziani sviluppavo una relazione più stretta, ma anche con gli operatori e i volontari. Penso che sono stata fortunata ad avere collaboratori cosi carini e disponibili con cui mi sentivo nella stessa equipe e che mi consigliavano sempre le cose migliore riguardo al lavoro, ma anche alle cose fuori del lavoro. Alla mia domande “cosa significa in italiano?” rispondevate sempre tranquillamente e gentilmente. Visto che tante persone presenti saprebbero molto bene il dialetto trentino e preferirebbero anche parlarlo, decidevo di imparalo un pochettino. Questa è stata la cosa, oh scusa, intendevo la “roba” divertentissima! Dopo un po´ di tempo ho imparato che per creare una conversazione più efficiente e più bella è meglio di dire “Nen a disnar?” invece di “Andiamo a mangiare?” o pure “Vei che nen!” invece di “Andiamo!”. Le mie poche conoscenze del dialetto aiutavano a svolgere
28
una comunicazione e collaborazione migliori sia con gli anziani sia con gli operatori. Ovviamente, è stato molto interessante e divertente per me conoscere questo dialetto che assimiglia un pò la mia madrelingua. Il contatto con gli anziani con cui creavo una relazione sempre più stretta, tanto vero che mi raccontavano tanto della loro vita e che mi chiamavano “la mia nipote”, è stata una cosa meravigliosa. È stato bellissimo vedere la gioia e soprattutto la gratitudine degli anziani! Quando entravo nella sala e alcuni anziani erano contenti di vedermi e dicevano: “ecco, la mia carina tedesca” ha mosso il mio cuore. Mi sono molto affezionata agli anziani, operatori, volontari ed anche ai parenti. Sono grata che ho avuto l´opportunità per fare quest´anno all´estero con tutto quanto. Nella casa di riposo ho imparato tante cose, sono diventata più aperta, responsabile, piena di riguardo, e comunicativa rispetto al comportamento con le persone anziane. Questo lavoro mi ha fatto tanta gioia e divertimento grazie a tutte le persone che si muovano dentro la casa e che fanno un ambiente bello, caldo e cordiale. La cosa che mi ha impressionato tantissimo e che non dimenticherò mai è che un sorriso o un abbraccio può essere più importante che 1000 parole e conta tantissimo perché la lingua del cuore e più forte della lingua comunicativa. Finendo, è stato un piacere, una grande gioia, divertimento ed esperienza conoscervi tutti e passare il mio tempo con voi! GRAZIE a tutti che hanno fatto quest´anno cosi bello, le persone con cui ridevo, parlavo, mi divertivo, passavo il tempo insieme e mangiavo insieme (Grazie a Andrea, Michele e Elena che mi avete insegnato la cultura e lingua italiana- spero che godervi ancora i vostri pezzettini di cavallo e di coniglio. ;)). GRAZIE ai miei colleghi dell´animazione e Giovanna Meneghini! È stato un piacere lavorare insieme con voi! Penso che mi ricorderò per sempre i vostri sorrisi e i bei ricordi di voi, siete speciali vi voglio bene! Spero di rivedervi presto! Un saluto dalla Germania,
Sandra (volontaria del Centro
Diurno)
M
i chiamo Sandra e sono una volontaria. Dal mese di giugno, un’ora alla settimana, mi ritrovo assieme agli utenti del Centro Diurno “il Girasole” di via Marconi, per conversare e soprattutto ascoltare le storie, i ricordi del tempo passato. Ogni volta che partecipo mi arricchisco il cuore di tanta emozione e percepisco il profumo di un tempo, semplice, fatto di tanta fatica e povertà ma ricco di valori, di fraternità, fede e serenità. Io dono poco ma in cambio ricevo molto… grazie di cuore a tutti voi.
29
In bacheca
IL SERVIZIO PODOLOGICO PER ESTERNI L’A.P.S.P. “S. Spirito - Fondazione Montel” è stata autorizzata per l’erogazione delle prestazioni podologiche a favore dell’utenza esterna. Tale attività podologica per utenti esterni sarà effettuata da personale in convenzione con la Santo Spirito secondo le modalità indicate dal tariffario delle prestazioni specialistiche approvato annualmente dal Consiglio di Amministrazione.
CHE SERVIZI OFFRE La Santo Spirito si avvale di professionalità esterne altamente qualificate per questo servizio, dotate di idonee specializzazioni, che si occupano della cura del piede. Il podologo tratta gli stati algici del piede, le ipercheratosi (callosità), le patologie dell´unghia, le deformazioni e le malformazioni del piede. Su indicazione medica cura le verruche plantari, esegue lo screening del piede diabetico e medica le ulcere del piede diabetico.
A CHI SI RIVOLGE Tale iniziativa consiste in un servizio sanitario specialistico rivolto a tutta la popolazione.
MODALITA' DI ACCESSO Per la prenotazione è possibile compilare il modulo di richiesta disponibile presso l’Ufficio Segreteria/U.R.P. dell’A.P.S.P. o scaricabile direttamente dal sito dell’A.P.S.P.: http://www.apsppergine.it. Per maggiori informazioni è possibile contattare l’Ufficio Segreteria/U.R.P. dell’A.P.S.P. al numero 0461/53 10 02 oppure tramite indirizzo e-mail a amministrazione@apsp-pergine.it.
ORARIO DEL SERVIZIO Ogni 1° mercoledì del mese (solo su appuntamento) Il servizio sarà attivato a partire da mercoledì 6 settembre 2017
SEDE DEL SERVIZIO Le prestazioni saranno effettuate presso il Centro Servizi - ambulatorio podologico al piano terra della struttura di Via Pive n. 7 – Pergine Valsugana E’ possibile scaricare la brochure di presentazione del servizio al seguente link: http:// www.apsp-pergine.it/it/Principale/SERVIZI_AMBULATORIALI/Servizio_podologico/ Servizio_podologico.aspx
30
staff
Comitato editoriale Presidente: Giovanni dott. Bertoldi Direttore: Cristina Bolgia In redazione: Fabrizio Cestari Giovanna Meneghini Andrea Zuccatti Cura redazionale e impostazione grafica: Cristina Bolgia Giovanna Meneghini Fotografie: Archivio Servizio animazione
Redazione presso: S. Spirito - Fondazione Montel Azienda Pubblica di Servizi alla Persona
38057 - Pergine Valsugana (TN) Via Marconi n. 4 tel. 0461/531002 fax 0461/532971 E-mail: redazioneilponte@apsp-pergine.it Sito: www.apsp-pergine.it
Stampa: Grafica Pasquali snc di Pasquali Paolo e Silvano www.graficapasquali.it
Distribuzione gratuita Si ringraziano tutti coloro che hanno dato il loro apporto per la realizzazione del periodico
ANCHE SU www.apsp-pergine.it
S. Spirito - Fondazione Montel Azienda Pubblica di Servizi alla Persona
Sede legale: Via Marconi n. 4 - 38057 Pergine Valsugana (TN) Tel. 0461/53 10 02 Fax 0461/53 29 71 www.apsp-pergine.it E-mail: amministrazione@apsp-pergine.it Sedi operative: Struttura Via Pive Via Pive n. 7 - 38057 Pergine Valsugana (TN) Struttura Via Marconi Via Marconi n. 55 - 38057 Pergine Valsugana (TN)