Giornalino pentecoste

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Pentecoste 2016 - numero 1 - anno XXXII


SOMMARIO La Casa informa

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Centro Ascolto Alzheimer

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Volontari e caregivers

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Workshop arti...terapie

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APSP Santo Spirito...pedala!

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Concorso UPIPA 2016

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L’estate è alle porte

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Scripta manent, verba volant

in primo piano ...

Volontari e caregivers ‐ Pagina 4

Progetti

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Conoscere l’Alzheimer

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La nostra esperienza

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Intervento 19

Ricordi

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Ieri e oggi

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Il pennino

T‐essere memoria ‐ Pagina 19

Attività

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103 anni

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Il servizio animazione

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Che sorpresa!

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Il vaso della fortuna

In bacheca

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Scuola e volontariato giovanile

Intervento 19 ‐ Pagina 28


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EDITORIALE

CENTRO ASCOLTO ALZHEIMER di DIEGO PINTARELLI

C

ome avete avuto modo di verificare nei mesi scorsi l’amministrazione e la

direzione dell’A.P.S.P. presta particolare attenzione ad una delle patologie più importanti del nostro tempo, l’Alzheimer. Sempre più diffusa con l’aumento dell’età media della popolazione quasi come fosse una naturale evoluzione del cervello che nel tempo perde progressivamente le proprietà cognitive di ideazione, di emozione con l’invecchiamento neuronale e la riduzione di perfusione del microcircolo cerebrale. La nostra A.P.S.P. è stata tra le prime ad istituire il nucleo “Sorgente” dove ospitare in libertà, senza vincoli legati all’organizzazione dei servizi, soggetti deambulanti con questa patologia. Entro un anno sarà attivo il nuovo nucleo Alzheimer realizzato per consentire spazi maggiori di movimento e per organizzare attività esterne, essendo la struttura dotata di giardino sicuro. Nel frattempo, oltre ad avere favorito come detto in premessa diversi incontri aperti a tutti con professionisti del settore che hanno trattato anche gli aspetti emozionali legati a questa patologia, ci siamo aperti anche all’esterno attivando un Centro Diurno per la demenza che ospita tre persone in convenzione con l’A.P.S.S. Come amministratori di una delle A.P.S.P. migliori del Trentino, sempre attenta a nuove esigenze e disposta al confronto con altre realtà e modi di gestire nuovi bisogni, nell’otti-


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LA CASA INFORMA/EDITORIALE

ca di dare la risposta più appropriata alle aspettativa dell’ospite e dei famigliari, siamo comunque convinti che adesso, ma ancor più in futuro, la Casa di Riposo non può e non deve essere l’unica soluzione percorribile, non solo per una questione economica onerosa per l’utente e insostenibile per le finanze pubbliche ma perché con l’esperienza acquisita in questi anni crediamo che con dovuti supporti alcune o forse tante situazioni possono essere gestite a domicilio. Con la collaborazione di C.R.P. - Cooperazione Reciproca Pergine sarà istituito presso la R.S.A. di Pergine un Centro di Ascolto Alzheimer rivolto a tutti coloro che si prendono cura dei malati di Alzheimer e più in generale di demenza, con attività rivolte a famigliari, ad operatori e comunità. Più specificatamente verranno fornite gratuitamente, con uno sportello aperto una volta al mese per ora, informazioni e orientamento sulla malattia e sui servizi: -

consulenza medica, medico legale e di servizio sociale;

-

sostegno psicologico;

-

formazione per famigliari etc;

-

formazione/aggiornamento di operatori o addetti all’assistenza.

Questo centro di ascolto dispone di personale altamente qualificato con esperienza pluriennale nella gestione di demenze e disturbi comportamentali. Crediamo che questa attivazione non potrà avere la presunzione di risolvere situazioni insostenibili a domicilio, ma sarà sicuramento un aiuto concreto per gestire meglio anche dal punto di vista emozionale una patologia che può destabilizzare l’intero nucleo famigliare.


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LA CASA INFORMA

VOLONTARI E CAREGIVERS di Antonino Catanese e Roberta Russo

FIGURE A CONFRONTO

I

l miglioramento delle condizioni socio – sanitarie, l’aumento della sopravvivenza a condizioni cli-

niche un tempo fatali e l’invecchiamento della popolazione hanno portato progressivamente a una profonda modifica dello scenario di cura, con un progressivo incremento delle malattie ad andamento irreversibile. Oggi l’obiettivo principale è rappresentato dalla gestione del malato cronico e dalla definizione di nuovi percorsi assistenziali, in grado di prevenire la disabilità, garantire la continuità assistenziale ospedale – territorio e l’integrazione degli interventi socio – sanitari. Nel contesto della realtà residenziale le figure del caregiver e del volontario, fungono da risorse importanti per il miglioramento del piano di cura delle persone fragili, sempre più richieste in un contesto temporale di grandi difficoltà economiche del SSN e dal peggioramento delle condizioni psico-fisiche del residente. Il termine caregiver si riferisce a tutti coloro che si prendono cura in modo spontaneo e gratuito di un altro individuo che non riesce autonomamente a prendersi cura di se stesso. Questo ruolo molto spesso è ricoperto dal famigliare che si dedica in maniera continuativa all’assistenza e alla cura della persona non autonoma. I compiti e le responsabilità del caregiver possono variare in base al grado di disabilità e di autosufficienza degli individui in difficoltà e in relazione alla rete di supporto attorno alla famiglia. Il volontario invece è la persona che, in modo spontaneo, offre un servizio gratuito e disinteressato alle persone o ad una comunità dedicando il proprio tempo, professionalità e passione. Il volontariato può essere prestato individualmente in modo più o meno episodico (purché riconosciuto dall’Ente in cui presta le proprie azioni), o all'interno di un’organizzazione strutturata che può garantirne la formazione, il coordinamento e la continuità dei servizi. Mettendo le due figure a confronto si possono evidenziare alcune sfumature, talvolta non ben definite,


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LA CASA INFORMA/VOLONTARI E CAREGIVERS

che rendono unico il loro

rio, all’interno di strutture com-

nessere psichico del residen-

aspetto e il supporto nel pro-

plesse, segue un percorso di

te, importantissimo nel conte-

gramma di cura. Il caregiver

formazione continua, coordi-

sto in cui lavoriamo, perché se

svolge azioni di sostegno rivol-

nato da un responsabile, al

“la salute mentale è positiva”

te al benessere del proprio

fine di fornire supporto nelle

vi sarà un benessere psicolo-

caro, come: la relazione, la

terapie occupazionali. Per te-

gico, relazionale ed emotivo,

cura dell’immagine, il movi-

rapia occupazionale intendia-

se “la salute mentale è negati-

mento, l’igiene, l’alimentazio-

mo una serie di attività atte a

va” vi sarà un riscontro sfavo-

ne, la nutrizione e l’ausilio du-

ridurre la degenerazione della

revole come ansia, depressio-

rante le attività di espletamen-

funzione cognitiva, tra cui: gli

ne e perdita emotiva.

to dei bisogni fisiologici, avva-

hobby, l’attività di cucina, di

lendosi del personale sanitario

divertimento, sociali, ludiche,

laddove vi siano complessità

culturali e religiose. Queste

assistenziali, mentre il volonta-

due risorse promuovono il be-

A.P.S.P. l’ el d o ri ta n lo o v re ta en Come div REGOLAMENTO PER LO SVOLGIMENTO DI ATTIVITA’ DI VOLONTARIATO PRESSO L’APSP “S. SPIRITO – FONDAZIONE MONTEL” Art. 2 ACCESSO DEI VOLONTARI

Il privato cittadino che vuole iniziare l’attività di volontario presso l’APSP, dovrà recarsi presso l’ufficio animazione e compilare l’apposito modulo di iscrizione che verrà sottoscritto dal Direttore per l’autorizzazione. Tale autorizzazione determinerà anche la copertura assicurativa del volontario. Le associazioni di volontariato che intendono collaborare con l’APSP devono stipulare apposita convenzione sulla base dello schema predisposto dalla Direzione dell’APSP stessa. La prestazione volontaria non obbliga l’APSP ad alcun impegno economico. L’attività di volontariato non sorge alcun tipo di rapporto giuridico, ivi incluso quello di lavoro dipendente tra l’APSP e il volontario.


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LA CASA INFORMA

WORKSHOP ARTI...TERAPIE della dott.ssa Paola M. Taufer - psicologa dell’APSP

N

egli ultimi anni l’interesse per l’applicazione di modalità espressive non verbali (la musica, la danza, il colore e il segno) in ambito preventivo, riabilitativo e psicoterapeutico è progressivamente cresciuto. Si è assistito infatti ad una costante diffusione accompagnata da un sempre maggiore riconoscimento in ambito accademico e scientifico. L'idea di organizzare dei momenti formativi per gli operatori, i volontari e in definitiva per tutti coloro che desiderassero sperimentarsi in una modalità espressiva nuova mi è venuta riflettendo sulla sempre maggiore necessità di proporre incontri centrati non solo sull'assimilazione di concetti e di modalità operative, ma soprattutto sulla conoscenza di sé, aspetto imprescindibile per poter lavorare e vivere con grande benessere. Questo stare bene deriva anche dalla maggiore consapevolezza che ogni persona attinge sperimentandosi in attività creative e coinvolgenti come quelle proposte dalle artiterapie. Come psicoterapeuta e psicologa di questa A.S.P.S., sostengo l'importanza di comunicare e relazionarsi al meglio con residenti, familiari e operatori, ma anche la necessità di momenti formativi come questi in cui accrescere la consapevolezza e la conoscenza di sé. Con piacere quindi propongo in particolare l'esperienza di una danza-movimentoterapeuta in formazione nella scuola Artedo che dirigo a Trento, che ha portato questa arteterapia nel gruppo del 2 aprile.

di Silvia Fassan

E’

un debutto il mio nel mondo delle artiterapie per il Workshop che ho condotto a Pergine Valsugana lo scorso 2 aprile 2016 alla Casa di Riposo S. Spirito Fondazione Montel di Pergine Valsugana. La Cooperativa Penelope e la Scuola Artedo di Trento, alla quale sono iscritta al secondo anno di specializzazione in danzamovimentoterapia, hanno organizzato tre workshop per far conoscere e sperimentare a operatori e ospiti esterni tre varianti dei percorsi di arte terapia. Il primo incontro dedicato all’arteterapia si era svolto il 12 marzo, con il docente Angelo Prinzo, il secondo il 19 marzo riguardava la musicoterapia ed era stato condotto dalle mie compagne specializzande Elisa e Serena, e alla fine sono stata io a presentare la danzamovimentoterapia col tema “l’anima a colori”. Il tema era senza dubbio ambizioso e devo ammettere che avevo qualche timore nel proporre un percorso di esplorazione dei cinque elementi fuoco, terra, acqua, aria e etere, accostati ai colori della natura, il rosso del fuoco, le ocre, i gialli e verdi della terra, i blu e i turchesi dell’acqua, i chiari evanescenti colori dell’aria,


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LA CASA INFORMA/WORKSHOP

fino ad arrivare ad un ideale trasparenza nell’etere. Le mie fonti di ispirazione erano molteplici, sia per quanto avevo potuto apprendere in precedenza sia per quello che ho attualmente assorbito dal metodo di Maria Fux, dal suo approccio così delicato e improntato all'accoglienza e all'ascolto del corpo e delle emozioni che lo permeano. Ho scelto con molta cura e attenzione le tracce musicali, perché sono convinta che la musica sia veramente un veicolo importante per aiutare l’esplorazione dello spazio anche interiore, ma mi sono anche posta la questione su quanto potere abbia una musica di creare influenza nell’attivare il processo di immaginazione. Ho suddiviso l'attività in quadri coerentemente con l'idea del mio progetto e allestito un setting semplice e accogliente con cuscini per sedersi comodi al pavimento, un'esposizione di stoffe e veli colorati su dei tavoli laterali, il computer collegato all'impianto audio per l'utilizzo della musica. Il pomeriggio assolato e la sala ben illuminata hanno consentito la creazione di un’atmosfera che mi piace pensare luminosa e aperta. I partecipanti si sono dimostrati interessati e disponibili a sperimentare e a mettersi in gioco e questo modo di porsi ha abbattuto molte delle mie esitazioni, soprattutto per quanto riguardava la scelta della prima traccia musicale, il fuoco, che mi era sembrava forse

troppo intensa all’inizio, ma che sottolineava pienamente le immagini e le sensazioni di energia pulsante che volevo suscitare. Quindi dopo un primo momento di conoscenza e di riscaldamento corporeo è cominciato il nostro viaggio ideale. Danzare insieme agli altri per me è sempre un’esperienza catalizzante e mi è sembrato molto importante che i partecipanti, maschi e femmine non abbiano esitato a esprimersi col movimento, ognuno a modo proprio, ma ho notato con attenzione e concentrazione; per me era anche importante osservare il movimento, la libertà e come illustrato all’inizio dell’incontro, l’accettazione del limite corporeo, inteso non come barriera insormontabile, ma come punto di arrivo per il riconoscimento del corpo e di partenza per individuare nuove strategie espressive. Dalla pulsazione del fuoco alla fluidità dell’acqua, accompagnati dai canti delle balene e sotto una scrosciante pioggia che nelle intenzioni doveva portare a “lavare via” stati d’animo e pesantezze, pestando i piedi in pozzanghere immaginarie come quando, da bambini, si gusta questo trasgressivo piacere. Ancora, spinti dal vento ad aprire ali e aquiloni, cercando un primo reciproco e delicato contatto, scambiandosi i colori e le sensazioni…” di che colore è la mia anima?” “Io sono vento perché……” ho tentato di suscitare l’espressione

verbale delle sensazioni e alcuni hanno risposto al richiamo. Nella rarefazione dell’etere, come globi energetici che si toccano e si fondono finalmente, accompagnandosi recipro-


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camente nel viaggio, ho dato la consegna della fiducia, affidarsi, farsi accompagnare ad occhi chiusi dalla compagna o dal compagno nella danza, per una nuova esperienza di trasformazione persona-

le, di apertura all’altro, di gioia. Infine il divertimento puro della danza, con un ritorno alle radici della tradizione, utilizzando i suoni della tradizione araba egiziana, in omaggio alla danza orientale, che da tanti anni studio e pratico. E nel rilassamento e nella condivisione finale ho sentito il calore del gruppo, una bella sensazione di leggerezza che mi dato soddisfazione e fiducia. Tante cose sono successe in due ore, che ho cercato di equilibrare perché non diventassero troppo affaticanti dal punto di vista fisico e che consentissero di assaporare stasi e movimento, intimità e caos, condivisione e piacere di stare insieme. Volevo suscitare percezioni diverse e favorire l’emersione di stati d’animo ad esse collegati: pulsazione, calore, radicamento, cristallizzazione, fluidità, accoglienza, emozione, allegria,

serenità… spero di esserci riuscita, perché in un approccio così limitato nel tempo e non prettamente indirizzato ad aspetti terapeutici, ma piuttosto illustrativi non volevo appesantire più di tanto il clima, ma portare alla fine i partecipanti ad avere la sensazione di una nuova leggerezza, di aver lasciato andare qualcosa, fosse anche solo la stanchezza e lo stress della giornata lavorativa. Ho registrato mentalmente le impressioni condivise nei momenti di pausa e ciò che mi ha colpito in particolare è stata l’affermazione di una partecipante che alla richiesta “Cosa lasci andare?” mentre gettava nel centro del cerchio una stoffa colorata con la quale aveva appena danzato l’energia dell’aria, mi ha risposto “un dolore”. Ecco, questo è stato il momento in cui la dimensione terapeutica è comunque venuta alla luce anche se io non l’ho cercata di proposito e su questo ho riflettuto alla fine. La danzamovimentoterapia, come le altre artiterapie è uno strumento potente per aprire la consapevolezza del proprio sé interiore e per esprimere creatività e libertà in una dimensione contenitiva, mai giudicante, e empatica, senza mai perdere di vista la complessità dell'animo umano.


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LA CASA IN RETE

APSP SANTO SPIRITO … PEDALA! di Andrea Zuccatti

E’

maggio, mese di Pentecoste, della Madonna, della fioritura delle rose, della festa dei lavoratori. Sono certo tutti avvenimenti importanti, sacri, aulici, patriottici, ma l’associazione mentale che più mi esce spontanea con questo splendido mese è quella col nazionalpopolare giro d’Italia. Le imprese epiche dei ciclisti, che sfidando i mutamenti meteorologici e le dure salite alpine, si affrontano in una sfida forse senza eguali. Ognuno di noi trentini ha dei ricordi legati al Giro. Che piaccia o no il ciclismo è parte della nostra terra ed ha similitudini con il nostro carattere aspro e operoso. E’ grande la tradizione ciclistica trentina come diffuso è l’utilizzo della bicicletta nella pratica sportiva. Nella vita di tutti i giorni, però, la bicicletta è sempre più sostituita dal mezzo a motore, anche per i piccoli spostamenti. Uno studio dell’Unione Europea ci indica che il 50% degli spostamenti in automobile si effettua per tratte inferiori ai 5 km, tratte che potrebbero tranquillamente essere percorse con la bicicletta. Ma quali sono i vantaggi dell’utilizzo delle due ruote sulla nostra salute, per la nostra economia e per l’ambiente? Cercherò di riassumerli, certo di dimenticarne qualcuno. BICICLETTA E SALUTE -

-

facilita lo sviluppo muscolare degli arti inferiori, della zona addominale e lombare con minore rischio di sovraccarico delle articolazioni rispetto alle altre attività motorie più diffuse (corsa, sport di squadra); è un toccasana per l’apparato cardio-circolatorio, allena ad una maggiore resistenza alla fatica, diminuisce la frequenza cardiaca, abbassa la pressione, migliora la circolazione venosa e linfatica a livello degli arti inferiori; aumenta la capacità respiratoria e gli altri valori della funzionalità respiratoria; è d’aiuto al nostro metabolismo. E’ uno sport aerobico, che ha un buon ritmo e praticato con costanza diminuisce il rischio di sovrappeso e obesità; come ogni attività fisica, rende felici, favorisce il benessere psicologico, lo sviluppo dell’autostima e dell’autonomia, migliora la gestione dell’ansia e delle situazioni stressanti. Aiuta a socializzare e facilita i rapporti interpersonali.

BICICLETTA E AMBIENTE l’utilizzo della bicicletta in sostituzione ai mezzi a motore riduce le emissioni di CO2, di polveri sottili e di tutte le sostanze derivanti dalla combustione degli idrocarburi; - riduzione dell’inquinamento acustico e del traffico cittadino, con maggiore vivibilità della città; - sviluppo di un turismo e di una mobilità più vicine ed attente alla cura del paesaggio. -


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BICICLETTA E PORTAFOGLIO si stima che la sostituzione totale di un mezzo a motore con la bicicletta porti a un risparmio annuo di circa 4000 euro; - secondo una stima europea, ogni euro speso in efficientamento della circolazione in bicicletta, porta nelle casse delle stato 70 euro; - diminuzione della spesa sanitaria annua per miglioramento della salute generale e diminuzione degli incidenti automobilistici, una delle maggiori cause di morte ed invalidità permanente in Italia. -

La proposta PEDALA ANCHE TU!!! Anche l’APSP Santo Spirito aderisce al cicloconcorso “Trentino pedala”. Questa iniziativa, promossa dall’assessorato alle infrastrutture e all’ambiente, ha l’obiettivo di incentivare tutti i trentini ad utilizzare la bicicletta per gli spostamenti quotidiani. Partecipare al concorso è molto semplice. E’ sufficiente collegarsi al sito www.trentinopedala.tn.it e registrarsi inserendo i propri dati alla voce “nuova registrazione”. E’ possibile iscriversi al gruppo dell’APSP Santo Spirito; la registrazione al gruppo vi permetterà di partecipare all’estrazione finale dei premi che si terrà alla fine del concorso, il 16 settembre durante la settimana della mobilità, se avrete percorso almeno 100 km prima di questa data. Per registrare i chilometri fatti con la vostra bicicletta (sia per recarvi al lavoro sia nel tempo libero) è sufficiente entrare nell’area personale del sito (“mio accesso”)ed inserire i chilometri compiuti. Per facilitare l’utilizzo del portale è disponibile anche un’applicazione gratuita, “Trentino pedala”, di immediata comprensione. Anche i molti famigliari che si recano a far visita ai loro cari con la bicicletta possono registrarsi e iscriversi al gruppo dell’APSP Santo Spirito ed anche i numerosissimi volontari. Per qualsiasi informazione in merito non esitate a contattarmi (fisioterapista Andrea). Cosa altro dire? Più siamo, più pedaliamo! Pedala anche tu!


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LA CASA INFORMA/CONCORSO UPIPA 2016

EL FILÒ… CONVERSAZIONI E NARRAZIONI NELLA MEMORIA DELLE GENERAZIONI

O

biettivo del concorso è stimolare la narrazione e la memoria dei residenti relativamente alle modalità con cui si svolgeva il “filò”, oltre che raccogliere e rielaborare i contenuti delle narrazioni tipiche (reali o fantastiche) che avvenivano in quei momenti di incontro. Filò quale occasione per rivitalizzare le forme di incontro e dialogo tra le persone, ieri ed oggi. Regolamento Il tema può essere sviluppato proponendo esperienze attuali evocative del passato o riflettendo e condividendo ricordi e memorie del passato attraverso la rievocazione di aneddoti, storie, avvenimenti e la loro rappresentazione in molteplici forme espressive. Possono iscriversi anziani o gruppi di anziani in strutture residenziali o semiresidenziali che desiderano rievocare, narrare, rappresentare i loro vissuti collegati al tema dei loro nonni o degli anziani che hanno avuto occasione di conoscere quando erano bambini. Credo sarà molto piacevole avere ulteriori occasioni di incontrarci per far filò; cercheremo in ogni modo di rendere questi momenti significativi e speciali e far emergere soprattutto le storie di vita e le esperienze dei partecipanti. Desidero fin da ora ringraziare quanti si disporranno ad aiutarci nello sviluppare tale progetto che ci può vedere coinvolti in più ambiti ed in svariate situazioni dal gruppo lettura ai gruppi amicizia, ma anche nei gruppi di discussione nelle attività domenicali, ecc..

“Il filò si faceva principalmente nelle stalle, in quanto, era l’ambiente più caldo. Era il luogo in cui ci si riuniva per stare insieme, gli uomini più anziani erano quelli che potevano parlare, ed i ragazzi dovevano restare ad ascoltare. C’era il momento serio anche di preghiera, si recitava tutti insieme la corona e poi il momento più divertente dei racconti e delle storie o delle barzellette. Si passava il tempo a “scartar sfoiazi”, a ricamare, a filare, a lavorare a maglia o all’uncinetto; gli uomini aggiustavano attrezzi o giocavano a carte e i giovani giocavano alla capusara: un gioco che prevedeva la penitenza che spesso diventava strumento per il corteggiamento.” (Cit. dai ricordi della Signora Alma)


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IERI ED OGGI di Leone Chilovi

L

o scorrere dei ricordi mi porta a ritroso nel tempo, quando nella dignitosa

povertà, si trovava sempre gioia nella piccole cose, una grande amicizia e rispetto reciproco. il modo e il luogo dove esternare questi sentimenti e allo "stare assieme" era "il filò". Si raccontavano storie di un tempo o vicende e argomenti del momento. Gli uomini discutevano di bachi da seta, dei lavori dei campi, dell'allevamento del bestiame, mentre le donne parlavano delle piccole grandi fatiche domestiche, dei lavori a maglia, di come usare al meglio le verdure dell'orto ecc. Oggi però è tutto cambiato. Abbiamo a disposizione radio, televisione, tablet, iPhone, smartphone che al mattino ci informano dettagliatamente di tutto ancora prima di uscire dalla porta di casa. E, a proposito di porte, ai tempi del filò, quelle di entrata nelle abitazioni erano aperte di giorno e di notte. oggi, invece, se non c'è la porta blindata non si va nemmeno nell'orto. Si cerca di modernizzare tutto. Addirittura svecchiare (ma di fatto rimangono le stesse) certe attività e professioni cambiandone il nome. Lo spazzino/operatore ecologico, il bidello/collaboratore scolastico, il vigile urbano/poliziotto municipale, la serva/collaboratrice domestica o badante ecc.

Un capitolo a parte meriterebbe il "bio". Ai tempi del filò non esistevano sofisticazioni di alcun tipo, tutto era assolutamente genuino. I ricordi del "vecchio filò", ci riportano indietro nel tempo quando eravamo povera gente ma felici. Purtroppo oggi si è perso il piacere di condividere il modo di vivere o più semplicemente il modo di "stare assieme". Sono proprio i ricordi che ci spingono a rievocare un mondo irrimediabilmente perduto. Ogni singola vicenda si trasforma in una speciale occasione per gli adulti di riportare alla memoria uno spensierato e gioioso vissuto, magari lontano ma sempre nel cuore, per i più giovani scoprire un mondo sconosciuto e affascinante, di cui magari hanno solo sentito i racconti dai nonni.


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LA CASA INFORMA

L’ESTATE È ALLE PORTE: CIBI E BEVANDE PER AFFRONTARLA AL MEGLIO di Lorenzo Vinante (medico R.S.A.)

S

embrerà forse strano, ma tutti noi siano costituiti soprattutto d’acqua. Circa il 70% del corpo di una persona adulta e il 60% di un anziano è infatti costituito da questa preziosa sostanza. Essa viene assunta bevendo, ma anche durante il pasto in quanto si trova in tutti i cibi, soprattutto nella frutta e nella verdura. Ecco quindi i tre pilastri di una buona dieta estiva: acqua, verdura e frutta. Va tenuto infatti conto che con l’aumento delle temperature anche il fabbisogno idrico è maggiore, in quanto una buona parte dei liquidi viene persa con la sudorazione. Per lo stesso motivo anche la febbre risulta essere una condizione che richiede di bere di più rispetto al normale. Purtroppo spesso la persona anziana non percepisce più lo stimolo della sete, ecco quindi che tutti, personale, famigliari e ospiti, sono chiamati a collaborare per garantire un’idratazione migliore. La quantità minima di liquidi da assumere dovrebbe essere di 1 litro al giorno, che equivale a due bottigliette e a circa 5 bicchieri. Come ogni anno a partire dal me-

E IL MEDICO RISPOND Alcuni dubbi riguardo all’assunzione di acqua vanno poi sfatati: Domanda: Bere acqua durante i pasti gonfia? Risposta: No, anzi diluendo i nutrienti ne favorisce l’assorbimento Domanda: L’acqua in bottiglia è più sicura? Risposta: No, l’acqua del rubinetto è in genere più controllata e quindi più si-

cura.


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se di giugno verrà cambiato menù, passando a quello estivo. Esso tenderà a privilegiare maggiormente gli ortaggi di stagione, riducendo inoltre l’apporto di grassi rispetto alla stagione invernale. Le proteine sia animali (carne e pesce) che vegetali (legumi) saranno invece sempre ben rappresentante, in quanto nell’anziano risultano spesso carenti. Infine vorrei dare un primo riscontro riguardo alle variazioni dietetiche apportate da inizio anno, che hanno sinora coinvolto le colazioni, le merende e l’ultima portata della cena. Tali variazioni

nascevano dalla necessità di migliorare la regolarità intestinale, ricorrendo in misura minore ai lassativi e ai clisteri. Inoltre si voleva migliorare il controllo glicemico soprattutto nelle persone diabetiche. Per quanto riguarda il primo aspetto, nei primi quattro mesi del 2016 abbiamo riscontrato un calo del ricorso ai clisteri, passando da un consumo di circa 1000 mensile del 2015 a circa 700 del 2016 (30%). Per quanto riguarda invece i pazienti diabetici, è stato possibile ridurre e in alcuni casi anche sospendere la terapia ipoglicemiz-

zante in 10 ospiti su 40 (25%). Nessun nuovo caso di diabete è stato diagnosticato in struttura. I primi risultati sono sinora lusinghieri e fanno pertanto ben sperare sulla bontà della strada intrapresa. Colgo l’occasione per augurare a tutti una buona estate e un meritato periodo di vacanza.

Domanda: Se bevo tanto poi sudo troppo? Risposta: No, il meccanismo della sudorazione si attiva indipendentemente dal

bere. Anzi, devo bere per compensare le perdite con il sudore. Domanda: L’acqua ricca di minerali fa venire i calcoli? Risposta: No, viceversa, bere riduce il rischio di calcoli renali e il calcio disciolto

è importante per prevenire la demineralizzazione ossea.


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LA CASA INFORMA

SCRIPTA MANENT, VERBA VOLANT di Massimo Dorigoni Socio Accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) Relatore al 64° Trento Film Festival

S

cripta manent, verba volant. Questa è forse la missione che muove gli scrittori. Il loro compito è quello di essere testimoni, quello di lasciare traccia ai posteri. Un compito non sempre facile e felice questo. A volte ci si trova a scrivere di cose belle e piacevoli, altre volte invece di cose un po’ meno leggere e di più responsabilità. Quante volte mi sono chiesto, e probabilmente vi sarete chiesti: Cosa lasceremo in dote ai nostri figli, ai nostri nipoti…? Eppure noi abbiamo trovato un mondo relativamente poco inquinato, con dei luoghi ancora inesplorati e colmi di tanta bellezza e ricchezza. Forse dovremmo fare un passo indietro per poter poi, con più serenità guardare al futuro. Questa è una cosa sicuramente non facile, la società tende a trasportare spesso nella direzione sbagliata, ma se ognuno di noi dà il suo contributo, anche l’andare controcorrente non sarà poi tanto faticoso. Da esperienza personale, molto spesso, dopo delle passeggiate in montagna ritorno a ca-

sa, non solo con l’entusiasmo e la felicità di aver trascorso una bella giornata in compagnia, con la gioia di aver camminato, ma anche con un sacco nero o con una borsina contenente la spazzatura, di chi, incurante dell’ambiente e del prossimo, ha pensato bene di sbarazzarsene, lasciandola ai bordi del sentiero o dispersa nella vegetazione. La spazzatura è lo specchio del comportamento di

La spazzatura è lo specchio del comportamento di chi la montagna non riesce a viverla con il cuore

chi la montagna non riesce a viverla con il cuore, magari perché “maleducato”, o forse perché “mai educato”. Girovagando per i monti vediamo che non solo l’inquinamento ambientale, ma anche l’inquinamento acustico è diffuso. Tra le crode infatti si trovano persone che al silenzio preferiscono gli

schiamazzi, alle parole preferiscono le “bestemmie”. Il tutto porta ad un disequilibrio pressoché totale dell’ambiente alpino. Questo ambiente così delicato e fragile viene ferito in ogni suo aspetto. All’accademia della montagna sita in Trento già si è iniziato un progetto di sensibilizzazione verso i giovani. Il fatto che gli stessi vengano accompagnati responsabilmente ai rifugi stimolandoli a capire e percepire un ambiente essenziale penso sia un buon passo in avanti. Si, certo, a volte si fanno discorsi planetari, giudicando e puntando il dito verso le grandi multinazionali che inquinano l’atmosfera o gli oceani. Ma penso che per quanto possiamo prodigarci nel parlarne ci sarà difficile cavarne un ragno dal buco. Penso invece che se ognuno di noi, nel proprio piccolo, contribuisse ad insegnare alle nuove generazioni la “buona educazione” ambientale…, ecco, allora non avremmo fatto tantissimo, ma l’habitat in cui viviamo col tempo ci sarà più amico. A noi scrittori, in quanto tali, è destinato il compito di fare da “ponte” tra le vecchie e le nuove generazioni mettendo su carta la nostra esperienza per


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fare in modo che tutti ne possano usufruire come spunto di riflessione per un presente ed un futuro migliore. Testimone più vivida ne è la collana di etica dell’alpinismo promossa e proposta dal Gruppo Italiano Scrittori di Montagna che in alcuni suoi numeri approfondisce anche il tema ambientale, mai giudicando, ma suggerendo... Questi quaderni servono a far riflettere ed a trasmettere al lettore degli input. “Il silenzio, custode di poesia” ed “Il rifugio perduto” ne possono essere esempio. Ne “il rifugio perduto” Primo Levi fa emergere quanto l’ambiente montano possa essere impregnato di sacralità: “Le sere passate al rifugio contano fra le più alte e intense della mia intera esistenza…”, mentre l’alpinista

Gaston Rèbuffat con semplici parole ne esalta la semplicità “E’ mezzogiorno quando arriviamo alla capanna Hörnli; dopo le privazioni della notte ci sediamo con piacere davanti alla colazione. Siamo pervasi da una gioia incomparabile. Il gusto amaro della birra, la minestra bollente, i muri spessi del rifugio…profumo di prosciutto, vino del paese: come è simpatico tutto questo, e che bello mordere un frutto! Mentre ne: “Il silenzio, custode di poesia” il silenzio è vivo e si materializza attraverso la poesia che gli dà voce. Si, ma non solo attraverso la poesia, il silenzio è vivo anche grazie alle testimonianze di chi ne parla nelle conferenze, nelle omelie o grazie a chi lo cita nei propri scritti. Nel mio quaderno di etica dell’alpinismo “Il silenzio,

custode di poesia” ho voluto dare un valore prezioso al silenzio stesso citando poeti, papi ed alpinisti. Loro ne hanno fatto una bandiera per sensibilizzare le persone che non sanno cosa sia e che ne ignorano l’esistenza. Ho menzionato il silenzio, certo, ma non solo quello dei boschi e della montagna ma anche quello interiore. Quel silenzio che ci aiuta a riflettere e che ci arricchisce l’anima per farci affrontare con più serenità le “salite” della vita. A conclusione vorrei citare le profonde parole di Papa Francesco: “Il silenzio è quello che custodisce il nostro rapporto con Dio, del nostro cammino, della nostra salvezza”.


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ATTIVITA’

103 ANNI di Sonia e Simonetta

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a nostra struttura ha il privilegio di avere più persone che hanno solcato la soglia dei cent'anni. In particolare in via Pive al quarto piano vi sono ben tre centenarie: la signora Pierina di 103 anni la signora Maria di 101 e la signora Livia che compirà 100 anni tra qualche mese. Abbiamo chiesto alle signore il segreto della loro lunga vita. Maria alla domanda "Come sta?" risponde ridendo "Da centenaria, e giorno dopo giorno si arriva a centouno. Sono felice di festeggiare i centouno ed auguro a tutti di arrivarci come ci sono arrivata io”. Alla richiesta di che regalo volesse risponde che è abituata a vivere in modo modesto poiché nel dopoguerra era povera ed il regalo più bello è quello di continuare a vivere così con semplicità. Il consiglio che dà agli altri per vivere così a lungo è quello di vivere nella grazia di Dio anche nell'avversità della vita. “Ci si stufa di vivere così a lungo?” abbiamo chiesto “No se si resta sempre occupati, adesso la mia occupazione principale è vivere nella preghiera.” ci ha risposto Maria. La signora Livia invece alla domanda “Come sta?” risponde con un antico detto "Do boi 'na cavala e nessun che tira". Livia compirà 100 anni il due di giugno e secondo lei ha vissuto così a lungo perché di razza longeva, anche la sua mamma infatti visse a lungo. La signora più longeva è però Pierina (che vediamo nella fotografia) ha già festeggiato 103 anni. Ha festeggiato con i famigliari, in particolare il figlio e la nuora e con la presenza dei nostri amministratori, al suono della fisarmonica hanno potuto gustare una fetta di torta in compagnia.


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PROGETTO

CONOSCERE L’ALZHEIMER di Giovanna Meneghini

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onoscere l'Alzheimer per vincere la paura. Che la nostra A.P.S.P. abbia particolare sensibilità e attenzione rispetto alla malattia di Alzheimer è abbastanza noto. Da qualche anno, ha realizzato un nucleo dedicato che ospita persone che ancora deam-

T-ESSERE MEMORIA In primavera è partito, anche, il progetto “T-Essere Memoria” proposto dalla archeologa Luisa Moser, rappresentante dei Servizi Educativi dell'Ufficio Beni Archeologici della Soprintendenza ai Beni Culturali, con l'idea di coinvolgere i residenti del nucleo Alzheimer offrendo la partecipazione a laboratori al nucleo e incontri presso il Museo e l'area archeologica di Fiavè con l'obiettivo di stimolare esperienze emotivamente coinvolgenti e piacevoli che rie-

vochino ricordi e vissuti esperienziali dei partecipanti al fine di offrire momenti di benessere ed appagamento. Sono stati invitati a collaborare attivamente al progetto i famigliari e dei volontari in modo da affiancare i residenti durante le diverse attività e laboratori ed è stato chiesto ad alcuni operatori di rendersi disponibile a fare da referenti di tutto il percorso, in modo da dare continuità e senso a quanto proposto. Interessante è stato il coinvolgimento in parallelo di

una classe elementare di Zivignago che ha visto i bambini in un percorso molto simile al nostro con incontri intergenerazionali al nucleo sorgente . Attualmente il progetto è in fase di verifica e della chiusura che prevede ancora l'incontro tra residenti e bambini con la consegna di due libroni tattili che riassumono e rievocano il percorso intrapreso dai due gruppi e che ha permesso questo insolito “incrocio” di relazioni ed emozioni.


bulano e a cui non sarebbe possibile offrire una qualità di vita dignitosa e valorizzante negli altri nuclei assistenziali, in quanto non sarebbe possibile garantire il rispetto delle autonomie fisiche e le capacità di movimento che ancora sono ben presenti. A tale proposito è in fase di realizzazione, il nuovo nucleo Alzheimer al piano terra della palazzina di via Pive. Per dare ulteriore valore a questa realtà, che ci vede sempre più coinvolti anche a livello territoriale locale, abbiamo iniziato un percorso di sensibilizzazione, sul tema dell'Alzheimer, con una serata aperta al territorio dove è stato presentato un cortometraggio, diretto dal regista piacentino Marco Toscani, dal titolo “Ti ho incontrata domani” dove viene raccontato lo smarrimento dell'i-

dentità cui conduce l'Alzheimer, e un altro smarrimento, quello di chi resta, di chi vede trasformare il compagno di un cammino condiviso in un ologramma. Marco Toscani affronta e svela con coraggio e ironia le conseguenze dell’Alzheimer, con l’intento di indirizzare l’attenzione del pubblico verso questo tipo di tematiche, di sconcertante attualità̀ , e al contempo offrire allo spettatore un'occasione per riflettere: chi siamo quando la geografia della nostra vita si trasforma in un codice indecifrabile a noi stessi, una noce senza gheriglio, quando i ricordi e la vita stessa svaniscono, cancellando, come una di quelle foto che nessuno usa più̀ , i contorni di ogni cosa e, alla fine, noi? (cit. dal Web) La serata è stata arricchita da altri interventi, come quello del-

la Dott.ssa Taufer, consulente 20 Psicologa della nostra A.P.S.P., che ha fatto da “ponte” tra interno ed esterno. Ci sono state poi alcune testimonianze e una breve rappresentazione teatrale. A questo incontro abbiamo avuto, inoltre, l'onore di ospitare anche il noto neurologo Ferdinando Schiavo che ha presentato il suo libro “Malati per forza” , un volume rivolto a tutti coloro che hanno la responsabilità professionale della cura, in qualsiasi ruolo, medico, infermiere, OSS, badante , con un richiamo all'attenzione ad usare i farmaci con scienza e coscienza e ad accompagnarli con una corretta informazione. In conclusione c’è stato un interessate dibattito tra i relatori e alcuni presenti del pubblico.


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ATTIVITA’

IL SERIVIZO ANIMAZIONE di Giovanna Meneghini

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uongiorno, mi chiamo Meneghini Giovanna, sono un animatore socio educativo, dal 2010 con mansione di responsabile del servizio animazione della A.P.S.P. “S. Spirito - Fondazione Montel” di Pergine. Desidero presentare l’animazione nella nostra realtà, quello che di positivo apporta nella vita dei nostri residenti grazie alla preparazione e sensibilità dei colleghi animatori, degli operatori della cooperativa “Intervento 19” e anche alla presenza dei numerosi volontari, quali supporto per i residenti, ma anche per l’organizzazione. La nostra amministrazione ha creduto da sempre all’importanza di questo servizio e nel tempo ha investito sempre molte risorse per cercare di migliorare la qualità di vita in R.S.A. Le finalità dell’animazione sono molteplici: il suo primo, anche in senso storico-cronologico, è stato quello di constatare e superare il senso diffuso di immobilità e disagio fisico che affligge le persone anziane costrette nella propria invalidità. Animazione, quindi, come “movimento”, “apertura” che si oppone all’atmosfera immobile delle case protette e alla passività abbandonica degli anziani. Altrettanto rilevanti sono gli altri obiettivi quali: il contenimento dell’azione omologante dell’istituzione nei confronti degli stili di vita e dell’unicità dei singoli ospiti, promuovendo e valorizzando un concetto di vecchiaia più individuale e attento alle diversità, attraverso la personalizzazione con i P.A.I.; la presa in carico del disagio dell’anziano, tentando di arrestare il processo di svuotamento psicologico della malattia e della morte. Inoltre le attività proposte dall’animazione tendono al mantenimento delle capacità fondamentali per l’autonomia dell’anziano: il patrimonio individuale di capacità sensoriali, di funzioni cognitive, di processi mnestici, di processi di analisi e sintesi, di capacità visive, spaziali e uditive, spesso pesantemente compromesso dall’avanzata età degli ospiti e dalla presenza di numerose patologie di carattere involutivo. Muovendo da queste finalità, risulta evidente che l’animazione è impegnata a contrastare anche i paradigmi culturali che assegnano ai servizi per gli anziani contenuti prevalentemente assistenzialistici. Si tenta invece di creare spazi e condizioni psicologici e ambientali che consentano all’anziano di vivere la R.S.A. come propria “residenza” e non come presidio sanitario, rispettando i suoi tempi, i suoi ritmi, le sue filosofie di vita.

MA IN SOSTANZ

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timologicamente, animazione, significa: “dare anima”; “infondere vita”; “mettere in movimento”. È una pratica sociale che si occupa di relazioni, attività, collegamenti, ecc… Si occupa della sfera socio-relazionale dell’individuo nel contesto in cui vive e nei suoi rapporti con gli altri. Nel linguaggio comune quando si parla di “animazione” si pensa ad attività come il gioco, l’intrattenimento, il passatempo, la ricreazione, lo svago, il divertimento oppure a una serie di attività e tecniche come teatro, musica, danza, spettacoli, laboratori, lotterie, corsi, ecc. Sicuramente “fare animazione“ significa utilizzare delle tecniche, ma non solo. L’essenza di ogni attività animativa sta nella sua capacità di far emergere ed esprimere (appunto) “l’anima” delle persone. In modo meno impegnativo potremmo dire che una autentica attività animativa tenta di sviluppare le potenzialità umane. Fare animazione con persone anziane rappresenta una occasione delicata e importante per aiutare le persone a migliorare il rapporto con sé, con gli altri e con l’ambiente. La straordinaria importanza dell’animazione con gli


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ZA COS’È L’ANIMAZIONE anziani ha soprattutto il significato di riconquistare o valorizzare la loro qualità di vita, offrendo stimoli e occasioni di scoperta e protagonismo.

QUALI OBIETTIVI PERSEGUE L’ANIMAZIONE IN R.S.A.? Migliorare la qualità di vita ed il benessere delle persone, attraverso i rapporti interpersonali, le attività, le relazioni. - Creare interesse e partecipazione, “movimento” e “apertura”. - Formare opportunità di scelta, di decisione, di autorealizzazione ed autodeterminazione. - Alleggerire il carico assistenziale. - Portare la propria competenza professionale nei Progetti Assistenziali Individualizzati e all’interno di un metodo di lavoro d’èquipe multidisciplinare. L’animazione è una pratica di gruppo, progettata e condivisa. Prevede una programmazione settimanale per l’organizzazione di attività, progetti ed eventi, prevedendo il coinvolgimento e il coordinamento degli operatori e dei volontari. -

TIPI DI ATTIVITÀ PROPOSTE: Ludico-ricreative (feste per ricorrenze varie, giochi di società, uscite/gite, manifestazioni, concerti, ecc.) Culturali (gruppi incontro e discussione, lettura quotidiani, libri, visione di films e documentari, scambi intergenerazionali, ecc.). Occupazionali di mantenimento e/o recupero capacità motorio/cognitive (laboratori maglia e cucito, bricolage, ginnastica di gruppo, bosco multisensoriale, orto sinergico, ecc.). Artistico-Espressive (laboratorio colore, laboratorio musicale, realizzazione oggetti artigianali). Nel 2015 nella nostra A.P.S.P. abbiamo potuto contare sulla presenza di circa 100 volontari di cui 80 circa in modo continuativo e costante: con almeno una presenza settimanale di 2 ore, alcuni volontari, accedono anche più volte alla settimana o quotidianamente. L’età media: 61 anni. Le più giovani: 16 anni. La più anziana: 95 anni. 54 donne 26 uomini. Volontariato spontaneo: per progetti personalizzati orto terapia, pollice verde, sostegno nella relazione ascolto e dialogo per laboratori manuali, attività serale, per i gruppi di lettura, animazione spirituale, ecc… I Volontari che operano nelle nostre strutture, quindi, rappresentano una risorsa rilevante. Pertanto, come istituzione, riteniamo, necessario il coinvolgimento degli stessi, nelle dinamiche e strategie perseguite per produrre miglioramento nei vari progetti e nella quotidianità considerando indispensabile condividere i “sentieri” intrapresi dall’amministrazione, per dare senso e significato alle azioni e alle attività che vengono avviati riconoscendo la peculiarità ed unicità di tutti gli amici volontari che si mettono a disposizione per rendere possibile determinate attività, progetti, o semplicemente con la propria vicinanza “accompagnando” i nostri ospiti in quella che potrebbe essere ”la migliore possibilità” per vivere con pienezza e dignità gli ultimi anni della propria vita.


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ATTIVITA’

CHE SORPRESA! di classi 4A e 4B di Zivignano

ercoledì 2 dicembre stavamo progettando dei lavoretti per il mercatino quando hanno bussato alla porta. Che sorpresa!!!! E' entrata una signora anziana in carrozzina accompagnata dalla mamma di Gabriele che lavora alla Casa di Riposo. Ci ha salutati e si è presentata , poi ha consegnato una borsa a Francesco , un bambino educato che non ci ha sbirciato dentro. Dopo un po' , incoraggiati dalla signora , l'abbiamo aperta e … delle bellissime coroncine colorate sono apparse ai nostri occhi. Sono state realizzate dai nonni della Casa di Riposo con tappi di bottiglia, filo grosso e un fiocchetto decorativo. La signora Evelina ci ha spiegato che erano un regalo per il nostro mercatino di Natale. Poco dopo ci ha detto che va ancora a scuola: frequenta l'università della terza età per recuperare gli anni che ha perso durante la guerra. Ha raccontato che quando lei era piccola i bambini a Natale ricevevano soltanto cose utili come: zoccoli di legno e calzettoni fatti a mano. Dopo un po' si è alzata e si è seduta su una sedia. Evelina e la mamma di Gabriele si sono fermate ancora per vederci cucire e darci dei consigli sulla stoffa da usare e i colori. Alla fine è tornata sulla carrozzina, ci ha salutato e purtroppo è dovuta ritornare alla Casa di Riposo. Noi però le abbiamo promesso che le faremo visita sia a lei che agli altri nonni prima della fine della scuola.


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Relazione sull’iniziativa: “Vaso della Fortuna” in collaborazione con la Casa di Riposo Santo Spirito di Pergine Valsugana Carnevale 2016

L’Associazione di Volontariato: “Un Futuro per Leer (Sud Sudan) e Dintorni” in collaborazione con la Casa di Riposo Santo Spirito ha organizzato un “Vaso della Fortuna” nella giornata del 07-02-2016 presso la sede di via Pive e nella giornata del 09-02-2016 presso la struttura di via Marconi. Lo scopo dell’iniziativa è stato di raccogliere fondi per donne e studenti del Sudan del Sud, sfollati a causa della guerra, da inviare alla Comboniana suor Lorena Morales e al Comboniano padre Francesco Chemello, che coraggiosamente passano di villaggio in villaggio a sostegno di persone che hanno perso tutto: casa, animali, i loro campi e soprattutto molti familiari. Allo stesso tempo siamo state felici di aver potuto intrattenere e rallegrare gli anziani e anziane ospiti, assieme ai loro parenti e amici, presenti nei due pomeriggi. Un particolare ringraziamento va alla signora Giovanna Menegnini e al signor Giorgio Dalmaso che ci hanno aiutato con consigli e aiuto pratico. Un grazie di cuore a tutti i loro collaboratori e volontari che hanno permesso lo svolgersi della festa di Carnevale per poter stare assieme in allegria. Nella speranza di essere riuscite a far felici per un po’ di tempo i nostri nonni e nonne desideriamo informare sull’esito economico per la nostra Associazione: per il Vaso della Fortuna abbiamo incassato € 492.10 più € 48.00 di offerte per un totale di € 540.10 Ancora grazie a tutti, per l’Associazione la Presidentessa Silvana Conci

Pergine Valsugana, il 12-02-2016


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RICORDI

IL PENNINO dai ricordi di Margherita Pallaoro

Il pennino andava andava sulla carta tratteggiava una cara letterina la guidava una manina che tremava del timor di cadere in qualche error. Era bravo quel pennino ma ghiottone e birichino troppo spesso al calamaio se ne andava lesto e gaio. Bevi bevi si ubriacò e poi la carta la macchiò, sulla bella letterina sulla carta bianca e fina cadder giù due lacrimoni di due occhi bricconi, il pennino allor capì troppo tardi si pentì.


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BRUNO E LA SUA BARBERIA dai ricordi di Bruno Corradi

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rima della guerra ero uno scolaro, poi quando mio padre è stato portato a Cismon del Grappa dai tedeschi, ho cominciato a lavorare giovanissimo nel negozio di barbiere di mio padre. Avendo solo 10 anni e mezzo, i primi tempi insaponavo solo le teste; poi ho potuto cominciare a fare le barbe, i clienti erano incerti a vedere un bimbo così piccolo con il rasoio, ma dopo avermi provato tornavano chiedendo che fossi io a raderli; i capelli invece ho cominciato a tagliarli dopo qualche anno. In seguito facevo tutto da solo, avevo tanti clienti e c'erano gli abbonati che, con due barbe a settimana (la barba costava 80 centesimi), alla fine del mese avevano un taglio di capelli gratis. In tutta Pergine eravamo in cinque barbieri e si lavorava tanto. Per un anno e mezzo ho dovuto chiudere il negozio per fare il militare. Ero soldato di aviazione a Casale Monferrato. Quando ho potuto riaprire la bottega i clienti son ritornati un po' alla volta. Cominciavo a lavorare alle 7.00 del mattino fino alle 19.00 d'inverno e alle 20.00 d'estate; si faceva solo una pausa per il pranzo. Si lavorava tutti i giorni ed anche la domenica mattina, in particolare il sabato perché c'era il mercato, infatti io ero in una bella zona, sul “marcadel”. Il barbiere era come una specie di padre confessore e tutti mi raccontavano tutto. Un giorno un amico mi chiese di scrivere una lettera per una ragazza che gli piaceva, in quanto come barbiere ero “esperto delle cose” e potevo aiutarlo a conquistarla. Non ero mai andato in ferie, solo dopo essermi sposato a 39 anni ho cominciato ad andare ad Andalo per 15 giorni l'estate e non essendoci abituato mi sentivo un po' spaesato, sono stato al mare una sola volta a Jesolo ma non mi è piaciuto perché si vedeva solo acqua. Sono andato in pensione a 69 anni e quando ho chiuso la bottega il quotidiano “L'Adige” ha scritto un articolo su di me con una foto, questo riconoscimento mi ha fatto molto piacere.


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PROGETTI DI RETE

LA NOSTRA ESPERIENZA

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nche quest’anno l’esperienza è giunta alla sua conclusione e ci sembrava brutto terminare senza prima esprimere la nostra gratitudine per la possibi-

lità dataci. Volevamo innanzitutto ringraziare la referente Giovanna Meneghini che ci ha accolte, ci ha mostrato la struttura e come approcciarci con gli ospiti. Siamo particolarmente riconoscente anche agli animatori, che ci hanno seguito personalmente nel nostro percorso, in particolare Francesca, Roberta e Giorgio. Un pensiero va anche agli amici volontari che nel loro piccolo hanno contribuito alla nostra formazione. Ci tenevamo a dire che quest’esperienza ci è stata di grande aiuto, ci ha arricchito e fatto crescere. Abbiamo conosciuto una realtà nuova e questo ci ha portato a riflettere su molti aspetti.

Nei loro occhi si poteva notare la gioia dell’essere interpellati e al centro dell’attenzione, sentendosi meno soli, per questo non ci siamo pentite della scelta fatta! Ringraziamo ancora una volta tutti e rivolgiamo un caro saluto a tutti gli anziani; ci mancherà la loro simpatia!

ALESSIA e GIADA

Inizialmente eravamo un po’ spaesate, non sapevamo bene come entrare in contatto con gli ospiti e come trattarli, poi però, prendendo come punti di nostro agio. Affrontare personalmente gli ospiti, interagire e comunicare con loro ci ha dato molte soddisfazioni.


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INTERVENTO 19: IMPEGNATI A REALIZZARE BI-SOGNI di Simonetta Parrotto

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utti la conoscono al terzo piano, percorre in carrozzina i lunghi corridoi e parla volentieri con tutti quelli che incontra. Non ricordo di averla mai vista arrabbiata o triste. Ha il viso tondo, i capelli folti e candidi e una bocca che facilmente si stende in un sorriso. Gira per i corridoi forse perché così ha la possibilità di incontrare più persone un OSS, un infermiere, un visitatore. Ha una parola, un sorriso e una battuta per tutti. Ha una grande capacità comunicativa che non è data dai racconti spesso ridondanti della terza età ma da tecniche affinate da anni ed anni di filò, di caffè bevuti con le vicine di casa e discorsi tra paesani. Racconta spesso di casa sua e nei suoi racconti la sua casa è sempre piena di voci, di amici attorno al tavolo della cucina con una moka sempre calda! "Sapesse quant'è buono il mio caffè!" ripete fiera "mi piacerebbe un giorno poterla invitare". Venerdì pomeriggio percorrevo il corridoio con falcate veloci, mi portavo da casa dei pensieri e

riorganizzavo le idee sulle attività pomeridiane. Il suo sorriso ha frenato la mia andatura e i miei pensieri. "Buongiorno" le dico "come sta?" "Oh, buongiorno signora...che dice mettiamo su un caffè?" è stato un attimo e in quella semplice domanda ho letto molto di più. Ho letto un bisogno che andava aldilà della voglia di una tazzina di caffè. Il suo mi sembrava più il desiderio di rivivere una convivialità passata. Ho pensato .."Perché no!" "signora proprio qui vicino c'è una cucina, non è bella come la sua ma c'è una moka, del caffè e la tranquillità per fare due

chiacchere”. Ho chiesto alla signora se poteva prepararlo lei...perché il suo caffè si sa è il più buono! E per pochi e lenti minuti ci siamo ritrovate sospese nel tempo. In una cucina che poteva essere la mia o la sua e noi due amiche o due vicine di casa. Lei avvitava la moka, io sistemavo le tazzine di porcellana sul tavolo scusandomi perché non avevo "il servizio buono", e i non si preoccupi, e i discorsi, e gli aneddoti che si rincorrevano mescolati al borbottio della caffettiera. "Ora è tardi, devo andare, tra un pò arriva mio figlio, grazie ancora per il


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In bacheca

caffè e complimenti per la casa". Ormai sola, mentre lavavo le tazze riflettevo su quello che è il mio lavoro. Quella della signora non era una richiesta di aiuto, non mi chiedeva di soddisfare un bisogno fondamentale. Avrei potuto cercare una risposta sbrigativa e tornare ai miei pensieri e organizzare con calma l'attività pomeridiana ma l'aspetto entusiasmante del mio lavoro è proprio questo. Riuscire a individuare dei bisogni, delle necessità che non devono essere per forza indispensabili ma che si possono trasformare in momenti di benessere. Una passeggiata, bere un caffè al bar, fare due chiacchiere, una partita a carte ecc non sono indispensabili ma fanno stare bene. E noi operatori dell’“Intervento 19” inseguiamo prima di tutto questo obiettivo. "Tutti questi momenti accessori e integrativi alle attività istituzionali, sono organizzati, oltre che per offrire occasioni di svago e per passare bene il tempo, per contribuire a creare un clima di amicizia e di relazioni positive all'interno dell'RSA e per stimolare forme di compagnia e, se possibile, di mutuo aiuto a livello di azione solidale-volontaria, ovviamente nel rispetto delle esigenze di autonomia, di privacy e di intimità di ciascuna persona." Con la fine di marzo è ripartito il progetto di Intervento 19. Un progetto arricchito da nuove e "vecchie" presenze distribuite tra la Casa di via Marconi, il Centro Diurno e la Casa di via Pive. Ci sono gli operatori conosciuti come Ivana che è una solida presenza negli ultimi due anni in via Marconi. Richard che con il suo entusiasmo e la sua allegria ha conquistato i residenti del quarto piano di via Pive. Simonetta, io, che intreccio amicizie e legami con gli ospiti del terzo piano di via Pive, al primo piano invece una nuova presenza è Maria Grazia. che in poche settimane ha ottenuto la fiducia di molti residenti, Maria Cristina e Marisa si alternano al secondo piano portando con loro la freschezza di nuove idee. Infine al Centro Diurno ci sono Fernanda sempre affidabile e rassicurante ed Annalisa che fin da subito si è fatta notare per la sua dolcezza e riservatezza. Una bella squadra, affiatata e disponibile che rimarrà a disposizione dei residenti fino alla fine di dicembre.

PGT SCUOLA E VOLONTARIATO GIOVANILE “Oltre il Cancello” Organizzato dal C.S.V. in collaborazione con Caritas, il progetto “ " Scuola e volontariato giovanile" ha visto il coinvolgimento di ragazzi delle scuole superiori ( classi terze e quarte ) in esperienze di volontariato. Gli studenti hanno svolto circa 20 ore di servizio. La Caritas ha inizialmente previsto degli incontri a scuola per sensibilizzare i ragazzi sul tema del volontariato e per presentare gli enti sul territorio trentino che aderivano all'iniziativa. Successivamente, i ragazzi hanno potuto visitare e scegliere l’Ente in cui avrebbero preferito svolgere le ore di volontariato. Nella nostra A.P.S.P. abbiamo avuto l'opportunità di accogliere cinque ragazze di 17 anni che ogni settimana, chi di mercoledì, chi di venerdì, hanno fatto compagnia ai nostri residenti affiancandoli nelle diverse attività, di animazione pomeridiana, quali la tombola, il gioco delle carte o in progetti particolari come per esempio i laboratori del “Bosco” o “T-Essere Memoria”. Per i nostri residenti è stata una bellissima opportunità di confronto e si sono relazionati molto volentieri con queste giovani ragazze che hanno portato una ventata di novità ed allegria.


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