Delia
Associazione Don Paolo Tonucci - APiTO Marche Istituto Comprensivo Statale G. Padalino Fano (PU)
Delia
Associazione Don Paolo Tonucci –APiTO Marche Istituto Comprensivo Statale G. Padalino Fano (PU)
Anno scolastico 2017-2018
Delia Il libro racconta la storia di Delia Boninsegna, di doppia nazionalità, italiana e brasiliana, presidente dell’APiTO Brasile, ospite e amica da anni dell’Istituto “G.Padalino” di Fano nell’ambito del progetto “Crescer Juntos - Gemellaggio tra scuole” attivo dal 2004. Delia ha raccontato i momenti più significativi della sua vita di missionaria laica in Bahia (BR) dal 1970 ad oggi. Il racconto è stato animato dalla presenza di Marina Bragadin che ha anche sistemato le parti più importanti del testo, successivamente illustrato con diverse tecniche grafico-pittoriche dai ragazzi guidati da Cinzia Antinori . Nella seconda parte del libro sono riportate riflessioni e pensieri dei ragazzi, lettere e poesie. Il lavoro nasce dal progetto “Un libro tira l’Altro” promosso dall’Associazione APiTO Marche, con il contributo della BCC di Fano, per favorire l’incontro e la conoscenza di persone di altre culture. In questo caso hanno collaborato con noi l’insegnante Clara Primavera (referente del progetto per la scuola) e Francesca Bavosi, insegnante della seconda D, classe che ha partecipato attivamente a tutto il percorso. Paola Conversano referente progetti educativi Apito Marche Roberto Ansuini Presidente dell’Associazione APiTO
GRAZIE DELIA E APITO Il nostro Istituto ha incrociato la sua storia con quella di Don Paolo Tonucci quando egli era già malato. Dopo la sua morte, grazie a Delia Boninsegna e ad alcuni amici di Fano, tra cui le due insegnanti Paola Conversano e Luciana De Marchi, venne fondata l’associazione Apito. Paola iniziò subito un progetto interculturale “Crescer juntos” tra la Scuola dell’Infanzia “Collodi” e la scuola di Camaçari in Brasile e ben presto contagiò tutto l’Istituto, tanto che nell’estate del 2006 il sindaco della Consulta “Padalino”, Angelo Brunori, insieme alle due insegnanti, si recò in Brasile, a casa di Delia e visitò la scuola con cui da poco ci eravamo gemellati. Da questa prima esperienza sono sbocciate negli anni tante attività interculturali: mercatini di solidarietà, laboratori di “brinquedos inteligentes” (giochi logici), capoeira, videoconferenze con Camaçari, incontri ed interviste a Delia. Delia, che vive in Brasile dal 1971, ha collaborato con Don Paolo e poi, alla sua morte, ha continuato la sua attività, senza alcuna esitazione. In lei vediamo l’esempio concreto del dono, del servizio, di una grande energia e di un grande coraggio. Ogni anno, quando rientra dal Brasile, viene a trovarci nel nostro Istituto e racconta ai nostri studenti le sue esperienze con i bambini, con le mamme più in difficoltà, come pure il suo lavoro con i ragazzi più grandi, che non vogliono essere sfruttati dal narcotraffico e per i quali, grazie a Delia, possono essere realizzati progetti e corsi che ad essi danno la speranza di un futuro diverso.
Grazie, Delia! Auguri per il ventesimo compleanno della Scuola infantile Apito! Auguri all’associazione! Che tu possa continuare il tuo cammino a lungo a bordo del trenino “FEDE e SPERANZA”. Noi continueremo a sostenerti. Un grazie sincero a Paola, Cinzia e Marina, per il loro paziente contributo in questo lavoro e anche ai nostri alunni che si sono impegnati con tanto entusiasmo. Il Dirigente Scolastico Pierluigi Addarii Le insegnanti Francesca Bavosi e Clara Primavera
Con coraggio sei partita, hai amato, sorpreso e aiutato ‌
Delia e la sua famiglia Questa è la storia di Delia, la storia di una ragazza dagli occhi grandi e un cuore generoso, nata in montagna, a Merano, nella primavera del 1946 e sarà proprio la sua montagna a rendere sempre forte in lei il legame con la natura. Delia è la settima di tredici figli: 8 maschi e 5 femmine. La sua è davvero una grande famiglia dove bisogna sgomitare per farsi spazio, per di più essere settima, ossia figlia di mezzo, significa non essere considerata piccola e neppure grande. Da sorella di mezzo spesso si occupa dei fratelli più piccoli. Il suo sogno è diventare maestra d’asilo, ma non può, perché purtroppo soltanto i maschi possono studiare, così Delia deve fermarsi alla terza media. A 20 anni viene invitata in Sardegna da suo fratello sacerdote, per aiutare i figli dei minatori di Iglesias, ma non riuscirà ad andare.
L’asilo svizzero Dopo essersi presa cura dei suoi fratelli, Delia prende il diploma di puericultrice e riesce a realizzare il sogno di occuparsi dei bambini accettando di fare un’esperienza di lavoro presso un Asilo svizzero nella città di Zollikofen, nei pressi di Berna. L’asilo accoglieva i figli di emigranti italiani. Era un bellissimo asilo, immerso nella natura. Lavora lì per due anni e mezzo ed è un po’ una figura tuttofare: maestra d’asilo, autista del pulmino, aiuto cuoca, giardiniera, assistente. Si appassiona tanto al lavoro e soprattutto ai bambini. Delia è felice, la sua strada e la sua aspirazione sembrano delinearsi sempre più chiaramente ma…
Rientro a Merano …. la gestione della scuola cambia improvvisamente e viene affidata a una comunità di suore con cui Delia non riesce a trovarsi d’accordo. Le regole, la severità della nuova direzione sono troppo rigide per una giovane piena di energia e piena di voglia di fare. Così, a malincuore, decide di far rientro a Merano.
L’idea di missione Delia, una volta rientrata a casa, decide di prendere il diploma di maestra d’asilo. A Merano però non poteva farlo perché non c’era la scuola, così va a studiare a Verona e raggiunge il suo scopo con grande soddisfazione. La sua passione per la cura dei bambini, la sua attenzione verso i bisogni degli altri alimentano in lei l’idea di andare in missione. In quel periodo conosce un sacerdote che le propone di andare in Brasile. Lei non conosce nulla di quel paese: né la cultura, né la lingua. Tornata da Spello, in Umbria, dove aveva partecipato con altri giovani ad un campo di lavoro, decide di frequentare un corso sull’America Latina e, nonostante la sua giovane età, matura la decisione di partire.
Da Merano a Salvador Nel freddo gennaio 1971 parte dal porto di Genova per il Brasile, come missionaria laica. Sono 12 giorni di viaggio in mare, in una grande nave passeggeri. L’accompagna per tutto il viaggio una bambola, una grande bambola che un’amica le ha regalato alla partenza. “Sirena delle nevi che si allontana, che cosa andrai a fare?” Attraversato lo stretto di Gibilterra, le isole Canarie, per 8 giorni non vede terra. Finalmente la nave entra nel porto di Rio de Janeiro, è il momento del tramonto, quell’immagine meravigliosa del cielo rosso come il fuoco le resterà sempre impressa.
La lunga strada rossa Delia non era ancora arrivata alla missione, cosĂŹ per raggiungerla prende un bus che percorre lunghe strade sconnesse di terra rossa, attraversando sconfinate coltivazioni di canna da zucchero. Durante il viaggio, il bus sollevava in aria grandi nuvole di polvere. Percorre un tragitto lungo ben 28 ore durante il quale, guardando dal finestrino, si rende conto della vastitĂ del paese .
Salvador Delia arriva alla missione a Salvador, capitale dello stato di Bahia, poco prima del mese di Aprile, il mese delle grandi e incessanti piogge. Piogge che puntualmente provocano devastazione e morte, distruggendo e trascinando via le povere case di legno che la gente (desabrigatos) costruisce sulle colline di argilla e fango prive di alberi e vegetazione ‌ A Salvador inizia la sua attività al fianco di alcuni missionari italiani che già operavano nella parte povera della città ; tra questi incontra Don Paolo Tonucci di Fano. Fino al 1982 vive e lavora nella parrocchia Nossa Senhora de Guadalupe nella periferia di Salvador. Sono anni duri e di grande impegno per sostenere le famiglie segnate da morti, alluvioni, allagamenti e malattie.
Camaçari Dopo 10 anni Delia si trasferisce a Camaçari, una città che prende il nome da una pianta detta “l’albero che piange”, perché dalle fessure del suo tronco fuoriesce della resina rossiccia che pare guarisca le ferite. Dopo la costruzione di un grande polo petrolchimico, arrivano nella città moltissime persone in cerca di lavoro , tanto che la popolazione passa, nel giro di breve tempo, da 15.000 a quasi 300.000 abitanti.
La maggior parte delle persone che giunge si costruisce baracche o case alla meno peggio. Ma l’enorme polo petrolchimico, molto inquinante, dà pochissimo lavoro e tantissima gente, delusa, rimane disoccupata, povera e disperata. Fino alla morte di Don Paolo, Delia organizza in questa città attività a sostegno delle famiglie, delle donne e soprattutto dei più piccoli che troppo spesso vivevano nell’abbandono.
Rio Negro Rio negro Affronta questo viaggio su un barcone insieme a Don Paolo ed altri amici, per incontrare e conoscere le tribù degli indios che abitano Una delle avventure più emozionanti traforesta le tanteamazzonica. che le capitano lungo il corso del fiume nel cuore della in Bahia è la risalita del Riocon Negro, La spiritualità e l’essere un tutt’uno la natura un grandissimo fiume pieno di rapide e così grande sono l’essenza di questo popolo pacifico. che sembrava un mare, tanto che dal punto in cui navigavano Il silenzio religioso di grande quell’ambiente e la purezza delle persone non vicine si vedeva sponda. sono molto alla l’altra sensibilità di Delia che stabilisce con loro un forte legame.
L’Escola Infantil de APiTO Dopo la perdita prematura di Don Paolo, Delia con tutte le sue forze decide che è il momento che il suo sogno di una scuola si avveri e chiede aiuto agli amici italiani che l’avevano sempre sostenuta e che conoscevano e amavano Don Paolo. E’ il momento di costruire una struttura che possa accogliere i bambini delle famiglie più disagiate di Camaçari. Non c’erano allora asili pubblici, i bambini stavano chiusi in casa o in strada in condizioni di pericolo e assenza totale di igiene. Così, l’Escola Infantil di APiTO viene costruita nel quartiere Bairro do 46 in memoria di Don Paolo. Può ospitare 100 bambini, consentendo alle madri la possibilità di lavorare, è una scuola bella e colorata, ha un bel giardino e giochi, maestre accoglienti, una cuoca in cucina, insomma, è un’isola felice per il quartiere, un luogo dove crescere insieme e un punto di riferimento indispensabile per le famiglie. Oggi la scuola è sempre più efficiente, ed è gemellata con la scuola Collodi di Fano dal 2003/2004 con cui condivide ogni anno il progetto “Crescer Juntos”. Nel tempo, per la qualità educativa, è diventata un punto di riferimento per la Prefettura e per tutta la città di Camaçari.
Oggi la sua casa ……
e la sua vita ……
…. Delia non abita più al centro di Camaçari, si è trasferita sempre nello stesso comune, a tre chilometri dal mare in una “posada” che si chiama Villa Remanço nei pressi dell’ansa del fiume, là dove il corso d’acqua rallenta la sua velocità. Un luogo circondato da palme, alberi di cocco, cacao, cotone, manghi. Nel giardino ospita tanti animali: tucani, pappagalli, serpenti, rospi e tartarughe di tutte le dimensioni, piccole scimmie e un’ enorme iguana. Di notte le civette le tengono compagnia. Vive con Samuel che considera come suo figlio e con donna Helena che è sua amica da sempre. La sua casa è sempre aperta a tutti: volontari, amici, giovani che vogliono fare un’esperienza presso l’Associazione e che lei accoglie sempre a braccia aperte. In fondo la sua casa è davvero di tutti, lei ha imparato dagli amici indios che la terra non appartiene a nessuno ma è di tutti e dai brasiliani che l’accoglienza e la condivisione sono l’unico modo per vivere serenamente anche nelle difficoltà. A volte anche la “saudade” le fa compagnia, non è né tristezza né nostalgia, è qualcosa di dolce e malinconico, un’emozione che in Brasile prima o poi si fa sentire.
LE PAROLE CHIAVE DELLA VITA DI DELIA: STARE INSIEME NELLA DIVERSITA’ E NELLA CONDIVISIONE
Lettere scritte da Betty e Lucia,
madre e figlia che si sono incontrate grazie a Delia Che dire di Delia? Che è un meraviglioso mix Merano-Salvador. Testa dura, chiusa, molto pratica, e con un cuore enorme, accogliente e generosa. Quando immagina un progetto, non si ferma di fronte alle difficoltà, mai. Basta andare con lei nell’asilo che ha realizzato e vedere le espressioni di gioia e adorazione che i bimbi manifestano quando la vedono, e i bimbi, si sa, non fingono. E probabilmente è esattamente per questo che Delia ha voluto spendere la sua vita principalmente per loro. Perché sono sinceri, perché la ripagano con i loro sorrisi di tanta fatica spesa e tante lotte fatte. Di contro, come spesso succede alle persone che si prodigano tanto per il prossimo, credo che Delia conceda a se stessa uno spazio molto limitato, che non si prenda cura di se con la stessa passione con la quale si prende cura degli altri, che a volte si dimentichi di occuparsi dei suoi problemi e dei pesi nel cuore che ha. Per tanti Delia è un faro nel buio, un punto di riferimento, addirittura una seconda mamma. Questo ha sempre implicato grosse responsabilità, che lei ha sempre affrontato con estrema semplicità, naturalezza e soprattutto amore … tanto amore. Lei ha dato una grossa mano ai miei genitori nel momento della mia adozione, e molto probabilmente se non ci fosse stata lei, io non sarei qui oggi. L’ho sempre stimata tanto. Credo che il mio paese avrebbe bisogno di tante “Delie” per funzionare un po’ meglio. Grazie Delia di tutto quello che hai fatto e farai per il mio Brasile, e grazie per la persona eccezionale che sei! Lucia Casatta
Delia … la dolcissima dura Delia è forte, dura, inflessibile su molti aspetti della vita e nelle relazioni umane. Non
fa sconti, appare con occhi ben aperti al mondo che la circonda, entra di petto e con tutta se stessa nelle vicende e nelle situazioni che accadono attorno a lei. Delia non si risparmia mai quando c’è da intervenire e lo fa con forza, determinazione, coraggio. Tutti coloro che la conoscono bene e che hanno vissuto con lei e accanto a lei sanno che è un panzer, un carro armato nella lotta per la giustizia, per l’equità, per la parità, per la generosità. Fa tutto senza auto gratificarsi, senza parlare mai delle sue difficoltà, dei suoi problemi, delle sue emozioni.. Per lei è tutto naturale e tutto dovuto senza se e senza ma. Non ci sono ostacoli che non si possano superare. Delia c’è, sempre e, soprattutto, dove c’è bisogno. Ma Delia parla poco di sé, anzi, non ci riesce proprio (caratteristica della famiglia Boninsegna). Dopo tanti anni di amicizia, di assidua frequentazione sia in Italia che in Brasile posso dire che Delia è per me una sorella (in famiglia mi chiamano la sesta sorella!). Io con lei parlo, racconto anche le mie emozioni, il mio interiore: Delia ascolta ma non parla di se stessa. Io la capisco e so di lei molte cose perché il suo sguardo, le sue espressioni, i suoi silenzi magari davanti ad una finestra a guardare lontano fumando una sigaretta dietro l’altra parlano per lei e raccontano molte cose. Delia è timida, riservata, contenuta nelle manifestazioni, a volte fragile e questo può sembrare in contraddizione con la sua indole combattiva e risoluta. E’ solo l’altra faccia della medaglia, ed entrambi gli aspetti, messi insieme, fanno di lei una persona straordinaria. L’immagine che ho di lei e che voglio portare a tutti è Delia a braccia spalancate, magari con l’espressione un po’ cupa ma con gli occhi che brillano. Le braccia sono spalancate per accogliere tutti: la famiglia, gli amici, i conoscenti e gli sconosciuti, i grandi, i vecchi, i bambini a cui ha dedicato la sua vita, i belli e i brutti, i bianchi, i neri, i gialli e persino i verdi se un giorno si dovessero presentare ….. Accanto alla durezza apparente e a volte, sostanziale, c’è un’infinita dolcezza d’animo che la guida nella sua grande bontà e nella sua incondizionata accoglienza verso il mondo intero nella sua bellezza. Betty Casatta Mattolini
Poesie SORRISI SOLO SOGNATI Sorrisi, sorrisi di inverno. Sorrisi ghiacciati da troppe delusioni. Sorrisi nascosti da misere lacrime. Lacrime dure, che formano umidi solchi nelle guance scarne. Sorrisi rari, inesistenti talvolta. Sorrisi desiderati, solo sognati. MANI Mani bianche. Ossute e consumate. Ruvide al tatto. Bagnate talvolta da rossa rugiada. Che fuoriesce lenta e calma senza gemiti ne lamenti. Mani scure e nascoste da una robusta schiena. Mani intrecciate, dall’orgoglio celate. Fredde e magre. Sporche di duro lavoro. Bagnate da troppa fatica. Camilla Copparoni
A DELIA “Sono un ragazzo fortunato perché mi hanno regalato un sogno.”, canta una canzone. Ma tutto quello che ho non è merito mio, è un vero e proprio dono di Dio. Anche tu, forse, alla mia età, eri come me. Poi hai capito che potevi far parte di un grande progetto di Dio: servire i suoi figli più amati, i poveri, i bambini in difficoltà. Con coraggio sei partita, hai amato, sorpreso e aiutato. Oggi una cosa ho capito bene: dopo il verbo “amare” il verbo “aiutare” è il più bello del mondo. Giulia Pavan
Riflessioni dei ragazzi sulla vita di Delia e sul Brasile: le riflessioni sono in parte riferibili al racconto di Delia, in parte frutto di ricerche dei ragazzi sul Brasile, in parte considerazioni nate dal confronto tra ragazzi nell’ambito della classe.
Delia è una donna speciale, coraggiosa e leale: ha dedicato la sua vita al Brasile insieme a Don Paolo Tonucci. Dopo che Don Paolo se ne è andato, in Delia si è rafforzata l’idea che la sua vera casa era lì, in Brasile, per dare speranza e felicità ai bambini con l’escola infantil de Apito, asilo nato da un progetto di Don Paolo e reso possibile da Delia. Da molti anni ed ancora oggi, dona con il suo lavoro quotidiano, felicità a chi non la possiede grazie alla sua scuola meravigliosa, colorata e accogliente. Un altro motivo per cui Delia è rimasta in Brasile è la lotta a difesa degli Indios, la cui vita è messa in pericolo dalle attività di deforestazione della Foresta Amazzonica. Delia di certo non sta ferma a guardare: lotta ogni giorno per la sua scuola e per i diritti degli Indios. Agata Campolongo Fin dalla scoperta della America gli Indios del Brasile, come anche tutte le altre popolazioni indigene dell’America, sono state sottomesse e sfruttate e tutto questo va avanti tuttora. Oggi in particolare sono le multinazionali a continuare queste tremende e ingiuste azioni di sfruttamento, cercando soprattutto manodopera tra i bambini. In pratica uomini che lavorano per le multinazionali vanno a casa delle famiglie più povere e in cambio di una somma di denaro minima convincono i genitori a consegnare loro i propri figli, che vengono allontanati dalla loro casa e portati in campi di lavoro con altri bambini. Le fatiche a cui sono sottoposti i bambini in questi campi possono portarli a uno sviluppo non equilibrato e anche alla morte. Secondo noi questo, oltre che tremendo, è anche ingiusto perché tutti i bambini dovrebbero avere il diritto di andare a scuola e divertirsi senza dover lavorare tutto il giorno sotto il sole o sotto le intemperie. È proprio per raggiungere in modo sempre più efficace questo nobilissimo e prioritario obiettivo che lavora Delia, prendendosi cura dei bambini che toglie dalla strada e dalla povertà e accoglie nell’ asilo di Apito,fornendo loro un accesso alla istruzione e alla cura della persona. Greta Marchetti e Margherita Brunori
Spesso si pensa che lo schiavismo sia un fatto solo dell’antichità e che esso sia finito perché siamo in un mondo più democratico e più rispettoso dei diritti umani. Non è così, purtroppo perché ancora oggi esistono luoghi, come il Brasile, in cui esistono lo sfruttamento e il sopruso. Fortunatamente ci sono state in passato e ci sono tuttora persone che si battono per appoggiare e difendere le classi più disagiate. La storia ci parla di Bartolomeo De Las Casas, prima encomenderos e poi sacerdote e difensore degli Indios. Noi conosciamo Delia Boninsegna, che ha scelto la via della solidarietà, dell’aiuto ai più poveri, del dare tutta se stessa per un mondo più giusto ed equo. E per noi questi sono i veri eroi, quelli che combattono senza armi, ma con in mano la bandiera della pace. Lorenzo Falcucci e Andrea Gagliardi L’incontro con Delia mi è servito per capire quanto sia diversa rispetto alla nostra la vita in Brasile. Mentre noi andiamo a scuola, molti ragazzini brasiliani vanno a lavorare in luoghi pericolosi come le miniere. Loro lavorano per avere qualcosa da mangiare, per poter sopravvivere... Le parole di Delia mi sono dunque servite per rendermi conto di quanto sono fortunata ed in me è nata la voglia di fare qualcosa, piccola o grande che sia, per aiutare e sostenere le popolazioni del Brasile. Morgana Serfilippi Oltre quarant’anni fa Delia Boninsegna ebbe il coraggio di lasciare tutto e andare a vivere in Brasile insieme a don Paolo Tonucci per aiutare le popolazioni più bisognose e tuttora sfruttate. Secondo me Delia è una grande persona, una donna coraggiosa, una vera eroina. Sono orgoglioso del fatto che la nostra scuola, gemellata da circa vent’anni con l’asilo brasiliano Apito nella città di Camaçari, possa sostenere il progetto per il quale don Paolo ha speso la sua vita e Delia lo sta tuttora facendo. Pietro Carboni
Trovo che la vita di Delia sia una vera avventura, che non capita a tutti di vivere. Lei se l’è scelta questa vita, seguendo il desiderio sia di esplorare posti nuovi sia di aiutare persone davvero in difficoltà. Oggigiorno le persone viaggiano soprattutto per divertimento o per lavoro, ma dobbiamo ricordarci che esistono ancora le missioni e le associazioni per la beneficenza e l’aiuto alle persone più povere. Delia ha potuto far parte di una delle prime vere organizzazioni di questo tipo, ha lasciato la sua vita non molto agiata che le stava stretta e ha trovato una sistemazione corrispondente alla sua idea di cos’è veramente la vita, che potesse darle una nuova famiglia. Questa donna da sola ha vissuto cose più straordinarie di tutti noi messi insieme, ha conosciuto molte persone e aiutato moltissime famiglie. Possiamo solo immaginare i luoghi che ha visitato e gli oceani che ha navigato, ma soprattutto non riusciamo a figurarci in tutta la sua grandezza il bene che ha seminato e raccolto. Camilla Copparoni Dal racconto che Delia ha voluto regalarci, abbiamo compreso che la sua vita è stata piena di avventure e di alti e bassi, ma, nonostante tutto, lei è riuscita a realizzare i suoi sogni e a regalare sogni anche agli altri. Giulia Battisti Delia Boninsegna è a nostro parere una donna coraggiosa e valorosa. Siamo contenti di aver potuto conoscerla e la stimiamo perché ha lasciato tutti i suoi cari per intraprendere un’esperienza in Brasile che le dà molto onore. La caratteristica che ci ha più colpito di lei è la sua forte e coraggiosa generosità: andando in Brasile, dove la vita per molti è difficile, nell’asilo che ha realizzato gestisce e aiuta i bambini piccoli che saranno il futuro di questa Nazione. Ci è sembrata una persona soddisfatta di quello che ha realizzato, ma con la voglia e il bisogno di lottare ancora a fianco dei più poveri. Giulia Lezza e Sveva Zaffini
Quando, il 20 ottobre 2017, la nostra classe ha incontrato nell’aula magna del nostro Istituto Delia Boninsegna, questa donna forte e coraggiosa ci ha parlato della sua vita in Brasile e di che cosa ha fatto e sta facendo in questo Paese pieno di sofferenze. Quello che ci ha detto ci è servito ad aprire gli occhi ancora di più sul mondo che sta fuori di noi. Ci siamo resi conto che siamo fortunati a vivere in tranquillità e serenità, mentre in Brasile ci sono bambini che soffrono per l’eccessivo lavoro e che vengono sfruttati ingiustamente solo per guadagnare qualche soldo e poco cibo per aiutare la loro famiglia. Costruendo un “grande” asilo, con la sola forza della sua volontà, Delia è riuscita a creare un luogo in cui i bambini possono andare quando i loro genitori sono al lavoro. Inoltre ha ispirato con il suo esempio altre persone a dare il meglio di sé e ad aiutare il prossimo. La determinazione di Delia e quello che ha fatto per quarant’anni in Brasile ci insegnano cosa vuol dire amare il prossimo e mantenere la forza del coraggio. Giulia Pavan e Virginia Macci
Fin dal 1492 gli uomini europei cominciarono a schiavizzare i popoli più deboli dell’America centrale e meridionale per aumentare i loro profitti economici e senza attenzione al valore della persona umana e ai diritti di ogni uomo. Tale situazione di ingiustizia e prevaricazione permane tutt’oggi. Infatti le multinazionali sfruttano i poveri del Sud del mondo per arricchirsi a scapito dei bisogni altrui. Tutto questo porta alla crescita esponenziale del divario tra l’emisfero boreale e quello australe a favore del Nord del mondo. Delia ha lasciato il suo paese d’origine per vivere accanto alle persone in difficoltà, al fine di dare istruzione e aiuto ai bambini e per impedire che essi vengano costretti a lavorare o vivere in strada. Cerca di aiutare le famiglie ridotte in povertà per dare loro una vita migliore. I suoi gesti regalano un futuro più dignitoso ai più bisognosi e sono quelli che la storia dovrebbe davvero ricordare. Mattia Sergio e Gianmarco Diotalevi
Per noi Delia è una persona con un cuore enorme perché ha lasciato indietro la sua vita qui in Italia per andare in Brasile ad aiutare i popoli che da cinquecento anni subiscono lo sfruttamento degli Europei e, più in generale, del mondo ricco. Quando Delia è venuta nella nostra scuola per raccontarci la sua vita in Brasile, ci siamo trovati a riflettere sul fatto che noi europei dobbiamo essere più consapevoli degli atti disumani che stiamo compiendo nei confronti delle popolazioni del Sud del mondo. L’attenzione per i bambini che sono costretti a lavorare o che vivono per strada è ancora troppo poca, Delia ci ha fatto capire che cooperando con tutti i membri dell’ A.C.S nel campo dell’educazione si può sperare in un futuro migliore e dare fiducia alle nuove generazioni. Riccardo Baldelli e Giacomo Clini Quando l’abbiamo incontrata a scuola, Delia ci ha insegnato tantissime cose sul Brasile. Tra esse due in particolare ci hanno colpito. Per prima cosa Delia ci ha ricordato che le ricchezze derivanti dalle abbondanti risorse del sottosuolo e dalle coltivazioni presenti in questo Paese purtroppo non sono destinate ai Brasiliani, ma agli Stati del Nord del mondo, che fin dalla scoperta dell’America hanno sfruttato e ridotto in schiavitù le popolazioni indigene. Delia è una donna coraggiosa perché ha contrastato questo ingiusto sistema dedicando la sua vita al Brasile e a continuare l’impresa di Don Paolo Tonucci. Ha aperto un asilo a tempo pieno per ridurre i pericoli della strada, della droga, della prostituzione, conseguenze tremende della povertà. In secondo luogo, Delia ha sottolineato il problema della deforestazione dell’Amazzonia che mette in pericolo gli insediamenti degli Indios. Anche per questo lei sta lottando e ci chiede di non dimenticare questo problema. Sabatino Coppola e Davide Corneli
Fin dalla sua scoperta, l’America è sempre stato un continente sfruttato. In particolare in Brasile la situazione è tuttora molto grave. È bello che persone come Delia, che lavorano tra l’altro come volontari, aiutino anche se nel loro piccolo la popolazione brasiliana. Senza l’ Associazione Apito molti bambini di Camaçari sarebbero rimasti in stato di abbandono, chiusi in casa o per strada. Sandu Cricimari e Alessandro Abennante
Siamo contenti che Delia sia venuta a incontrarci a scuola e ci abbia parlato di come è difficile la vita per la maggior parte della popolazione del Brasile. Purtroppo questo Paese si è impoverito per via delle multinazionali che sottomettono i più poveri, molti bambini lavorano per guadagnare pochi spiccioli al giorno e trascurano la scuola. Insieme a don Paolo Tonucci, Delia ha dedicato la sua vita ad aiutare le persone senza speranza, le persone dimenticate. Si è trasferita in Brasile, lasciando la sua famiglia e le cose che amava in Italia, proprio perché sentiva il bisogno di lottare contro le ingiustizie . Grazie al suo impegno e alla scuola che ha aperto, molti bambini e i ragazzi possono avere sogni e speranze. Sofia Omiccioli e F. Aurora Leone
Quando abbiamo incontrato a scuola Delia Boninsegna, la missionaria ci ha parlato di argomenti che conoscevo ancora poco e ora realizzo che ci ha aperto gli occhi. Finalmente ho ben capito perché nel Brasile e, più generalmente nel Sud del mondo, la situazione è così critica; mi stupisco che non siamo ancora riusciti a risolvere la piaga che affligge questi popoli da più di cinque secoli. E’ vergognoso come i Paesi più sviluppati, per arricchirsi e diventare potenti, sono stati la rovina di altri. Come diceva Giambattista Vico, la storia è fatta di corsi e ricorsi e in Brasile, come in altri Paesi del Sud del mondo, si ripetono ancora oggi gli errori commessi molto tempo fa: ingiustizie e sfruttamento non rispettoso dell’uomo. Trovo invece straordinariamente umano il fatto che ci siano persone come Delia e Don Paolo Tonucci che si sono sacrificate per aiutare i poveri della Terra e per ristabilire l’equità fra le Nazioni. Per questo ammiro Delia e sono felice che abbia condiviso con la mia classe la sua esperienza e che noi ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Padalino” possiamo collaborare con lei. Agnese Vignoni Dalle lettere che le migliori amiche di Delia hanno scritto e che abbiamo letto a scuola ho capito che lei è una persona silenziosa che tiene nascoste le sue fatiche e preoccupazioni ma anche che è una donna davvero forte e determinata. Nella sua vita, infatti, Delia, non ha mollato mai. Ha realizzato il suo sogno di diventare insegnante d’asilo. Poi, lasciando l’Italia, ha seguito il richiamo che aveva verso di lei il Brasile, questa terra piena di meraviglie e di sofferenze. Jessica Md Sanjida Sultana
Riflessione sullo sfruttamento. La storia ci insegna che i Paesi occidentali hanno ricavato grandi quantità di materie prime utili per il processo di industrializzazione sul dolore e la povertà di altri popoli che hanno combattuto, ma inutilmente poiché i Paesi del Nord del Mondo erano tecnologicamente più avanzati. Uno degli aspetti più terribili è che le tecnologie europee non sono state usate per scopi benefici ma per creare morte e distruzione. Delia Boninsegna rappresenta tutti coloro che tra gli Europei e gli Italiani hanno speso e stanno spendendo la propria vita per ripristinare un equilibrio tra Nord e Sud rispettoso di tutti i popoli, di tutte le economie e di tutte le persone. Leonardo Chiocci
Della vita di Delia ci hanno colpito diversi aspetti: per prima cosa il fatto che lei ha lasciato tutto, la sua famiglia, i suoi amici, i suoi stessi alunni italiani, per ricominciare “un’altra vita” in Brasile; poi la sua voglia di lavorare con bambini, ragazzi, in generale persone in difficoltà, bisognose, povere o malate; infine la sua determinazione a raggiungere, talvolta anche senza il sostegno di nessuno, nemmeno delle forze dell’ordine, l’obiettivo di far vivere in un mondo migliore i bambini e i ragazzi che ha aiutato e che sta ancora aiutando. Riccardo De Luca, Matteo Marchionni e Francesco Ricci
Hanno collaborato come illustratori e commentatori del racconto di Delia Abbenante Alessandro Baldelli Riccardo Battisti Giulia Brunori Margherita Campolongo Agata Carboni Pietro Chiocci Leonardo Clini Giacomo Copparoni Camilla Coppola Sabatino Corneli Davide Cricimari Sandu De Luca Riccardo Diotalevi Gianmarco Falcucci Lorenzo Gagliardi Andrea Leone Francesca Aurora Lezza Giulia Macci Virginia Marchetti Greta Marchionni Matteo MD Sanjida Sultana Jessica Omiccioli Sofia Pavan Giulia Ricci Francesco Serfilippi Morgana Sergio Mattia Vignoni Agnese Zaffini Sveva e inoltre Aderlizi ludovica Giovagnoli Federico Lorusso Francesca Pryiatama Saroha Staffolani Mattia Betty Casatta Mattolini lucia Casatta sotto la guida di Cinzia Antinori, Marina Bragadin, Clara Primavera, Francesca Bavosi e Paola Conversano
BACK STAGE
ASSOCIAZIONE DON PAOLO TONUCCI APiTO Marche Chi siamo e in cosa crediamo Siamo persone che hanno in comune il ricordo e la stima per don Paolo Tonucci, missionario fanese che ha fatto della sua vita una ragione d’incontro con la difficile realtà del Brasile più povero, più sofferente, più violento dagli anni sessanta fino al 1994. Una vita spesa per condividere, accogliere e sostenere gli ultimi e i dimenticati. Oggi la sua missione continua in Brasile dove l’Associazione APiTO Brasile attiva progetti educativi e gestisce la Escola Infantil de Apito a Camaçari (BR) con il sostegno dell’APiTO Italia. Nel contempo l’ APiTO Marche è attivo con progettualità legate al nostro territorio. Siamo infatti certi che la situazione storica e sociale in cui viviamo abbia bisogno di persone accoglienti, responsabili e fiduciose nella costruzione di un mondo diverso, di pace e fratellanza. I nostri progetti: quali sono e quali saranno Attiviamo iniziative a carattere interculturale, su diversità, accoglienza, disagio, a volte anche in condivisione con associazioni del territorio con cui abbiamo in comune obiettivi e finalità. “Piacere di conoscerti” é Il progetto educativo che abbiamo avviato da qualche anno, si basa sulla disponibilità e sull’incontro con persone di origine straniera che vivono stabilmente o sono di passaggio nel nostro territorio; persone disposte a raccontare la propria storia o storie della tradizione dei paesi d’origine, racconti che, con attività di laboratorio, diventano libri elaborati ed illustrati da chi ascolta. Abbiamo chiamato questo contenitore educativo “Un libro tira l’Altro” quando per Altro intendiamo chi non conosciamo e abbiamo il desiderio d’incontrare. Crescer juntos: progetto di gemellaggio tra scuole Dal 2004 la Escola Infantil de Apito è gemellata con ICS Padalino di Fano attraverso un progetto di sostegno e condivisione di obiettivi e finalità che hanno dato e continuano a dare ricchezza di stimoli positivi in entrambe le realtà. Il gemellaggio prevede e consente scambi di materiale, di progettazioni, visite di insegnanti, attività parallele e condivise dando sorprese e vivacità alle attività didattiche. I bambini sono consapevoli dell’amicizia con i compagni lontani e si scambiano giochi e doni, in particolare libri preparati e costruiti apposta per essere inviati e condivisi. Periodicamente insegnanti della scuola brasiliana visitano e fanno esperienze nella scuola italiana mantenendo contatti costanti e proficui.
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Delia
realizzato da APiTO Marche e ICS G.Padalino Stampa Febbraio 2018 Fano (PU)
Progetto
Un libro tira l’Altro
con il contributo di