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24 ore in Basilicata

LunedĂŹ 12 ottobre 2009

La sera della scomparsa una Panda è passata a prenderlo: dentro i 2 amici sospettati di omicidio

Il giallo Bevilacqua in un’auto Giuseppe e Raffaele sono stati gli ultimi a vederlo vivo. Il mistero della lettera LAURIA - Quella Panda 4x4 verde era l'auto che strombazzava sotto casa di Nicola Bevilacqua la sera in cui è scomparso. Gli investigatori della Squadra mobile di Potenza l'hanno trovata e sequestrata. Il sospetto è che in quella vecchia Panda, quella sera del 2003, Nicola sia salito vivo e sia sceso morto. Secondo gli investigatori era l'auto con cui Giuseppe e Raffaele, i due amici di Lauria, sospettati di omicidio, erano andati a prenderlo sotto casa. I due sono stati gli ultimi a vederlo vivo. A Lauria, di notte, non passa inosservata un’auto che strombazza. NĂŠ due persone che urlano ÂŤscinn’, scinn’ (Scendi, scendi). Anche se è casa di "Cocola" (cosĂŹ era soprannominato Bevilacqua, perchĂŠ da bambino non pronunciava bene il suo nome), dove, raccontano, c'era un via vai a qualsiasi ora. Nicola era uno zingaro, ma non andava piĂš in giro. Ormai lui e la sua famiglia, di origini cosentine, erano residenti a Lauria, nel centro storico, rione inferiore. Non aveva delle belle amicizie. Frequentava qualche piccolo spacciatore, qualche delinquente della zona di Castrovillari. E in compagnia di certa gente non è difficile trovarsi nei guai. Lui a volte i guai se li cercava. Beveva. A volte esagerava. E spesso finiva nella caserma dei carabinieri di via provinciale della melara. Nel suo fascicolo personale sono raccolte le segnalazioni che ha collezionato sin da ragazzino. Qualche rissa, quando era sbronzo, e qualche furto, quando era a corto di soldi. Come quando cercò di organizzare una rapina in un ufficio postale. Lo raccontarono i suoi due amici ai carabinieri qualche giorno dopo la scomparsa. Dissero, ognuno a modo suo, che se erano andati a prenderlo a casa a quell’ora era perchĂŠ stavano preparando la rapina. Qualche sospetto gli investigatori giĂ ce l’avevano. Poi, però, è arrivata una lettera. ÂŤSorella mia, stai tranquilla, sto beneÂť. Firmato Nicola Bevilacqua. La sorella di Nicola la portò ai carabinieri. E i carabinieri la inviarono in procura, a Lagonegro. Ma era troppo poco per ipotizzare l'omicidio. FinĂŹ con gli altri documenti nella polvere dell'archivio. E invece era importante

Nicola Bevilacqua, scomparso nel 2003

quella lettera. PerchÊ l'indirizzo non era esatto. E Nicola sapeva bene dove abitava sua sorella. Quella lettera porta la firma dell'assassino. Chi, altrimenti, avrebbe avuto interesse a mandare una lettera spacciandosi per Nicola? La tesi dell'allontanamento volontario era perfetta. Anche perchÊ lui, qualche anno prima di sparire, aveva rilasciato un'intervista all'Eco di Lauria, sostenendo che sarebbe andato a Ragusa. C'è chi dice che lÏ aveva dei parenti. Chi, invece, che sarebbe andato in una comunità . Ma dopo quell'annuncio non è partito. E' rimasto a

Lauria. E la sua situazione economica e sociale è peggiorata. Cosa c'è dietro l'omicidio non è ancora noto. Il sostituto procuratore della Repubblica di Lagonegro Francesco Greco, intanto, ha disposto il sequestro della Panda verde. ÂŤIl proprietario - precisano gli investigatori - non c’entra nulla con il delittoÂť. La Panda, infatti, era stata venduta poco tempo dopo l'omicidio. Era intestata a un parente di Bevilacqua. Chi l'abbia data in mano ai presunti assassini stanno cercando di scoprirlo gli investigatori. Fabio Amendolara f.amendolara@luedi.it

IN BREVE

Pd, si chiudono le liste. Restaino al “Don Bosco�

Dec, oggi terza tappa a Moliterno

Lasme, incontro al Ministero

IL PARTITO democratico di Basilicata chiude la sua prima fase congressuale, dedicata agli iscritti. Da oggi si apre la fase conclusiva, con l’avvio della campagna vera e propria delle primarie: è oggi, infatti, il termine ultimo per la presentazione delle candidature delle liste collegate ai candidati a segretario, da cui partiranno gli ultimi giorni che porteranno al 25 ottobre, data in cui tutti gli elettori ed i simpatizzanti potranno partecipare al voto per la scelta dei propri rappresentanti negli organismi dirigenti del partito. Intanto oggi, a partire dalle 18 nel cineteatro "Don Bosco", la mozione regionale del Pd "Franceschini-Restaino", presenta la candidatura alla segreteria regionale di Erminio Restaino. Alla serata, parteciperanno Margiotta, Santarsiero, Giuzio e Latorraca.

I DIRIGENTI dei “Democratici e Cattoliciâ€?incontrano i simpatizzanti e la cittadinanza della Val D'Agri e della Valle del Sauro. Tocca a Moliterno accogliere la manifestazione “Il nostro futuro è la Basilicata‌pensiamoci beneâ€?, iniziativa organizzata dal movimento politico DeC, che oggi celebrerĂ la sua terza tappa. Parteciperanno all'incontro, Rocco Orlando, segretario cittadino DeC di Moliterno, Aurelio Pace, coordinatore provinciale, Carmine Lombardi, vice segretario regionale DeC, nonchĂŠ dirigenti e simpatizzanti dell'area. L'appuntamento è per le 19 presso il Cine-teatro Bar Pino. Il segretario regionale, Roberto Falotico che concluderĂ l'evento spiega come ÂŤquesta manifestazione itinerante ha dimostrato fin ora la soliditĂ del sano rapporto fra cittadini e movimentoÂť.

OGGI a Roma, al ministero per lo Sviluppo economico, è previsto l’attesoincontro per discutere della situazione dei lavoratori Lasme. L’azienda dovrebbe, in questa sede, formalizzare le sue proposte, ovvero mantenimento del presidio lavorativo a San Nicola di Melfi e trasformazione del provvedimento di cassa integrazione straordinaria in ordinaria. Una speranza, quindi, per i lavoratori che avrebbero qualche certezza in piĂš di poter tornare al lavoro dopo il periodo di cigo. ÂŤAbbiamo condiviso con rispetto, con partecipazione e in prima linea - dice Giuseppe Giordano, della segreteria regionale UGL metalmeccanici della Basilicata - per tutto ciò che si poteva fare a sostegno dei 174 lavoratori della Lasme di Melfi fino alla scelta di scioperare, ma restiamo convinti che questo sia il momento giusto per chiudere questa vertenzaÂť.

segue dalla prima Le carte di questa vicenda furono anche utilizzate da Luigi De Magistris che ne fece il pilastro della sua inchiesta nota come “toghe lucaneâ€? che si è conclusa di recente con una specie di archiviazione tombale. Un clamoroso flop dell'attuale europarlamentare dell'IdV che aveva ipotizzato fantasiosi comitati d'affari, poi puntualmente smentiti dal collega magistrato che ha preso in mano e continuato il suo lavoro. Una vicenda che ha avuto una evidenza mediatica enorme, in cui le persone coinvolte sono state sbattute in prima pagina come il classico mostro per settimane e settimane. Non ci risulta che Filippo Bubbico e Vito De Filippo, messi sotto il torchio giudiziario e mediatico, abbiano mai parlato di complotto o abbiano mai attaccato i magistrati che li indagavano. Hanno sempre manifestato dignitĂ , rispetto per il lavoro degli inquirenti a cui hanno solo chiesto -semmai- di fare presto. Uno stile e un atteggiamento rispettoso delle diverse competenze che non è lonta-

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UNA QUESTIONE DI STILE namente paragonabile a quello iroso e vendicativo a cui ci ha abituato da anni il premier e i suoi ultras, ogni qual volta la magistratura si è accinta a fare il proprio mestiere in presenza di notizie di reato che lo riguardano. Ogni volta strilla e urla, accusa di complotto e recita della parte del perseguitato. Eppure le vicende con cui si è cercato di colpire negli anni la credibilità della classe di governo lucana sono state numerose è molto insidiose. Spesso sono state accompagnate da vere e proprie campagne di stampa su organi nazionali e che hanno avuto casse di risonanza persino nei massimi telegiornali. Chi sapeva di essere innocente avrebbe potuto reagire con veemenza, alzare la voce, nel sentirsi ingiustamente accusato. E invece no. Hanno preferito mantenere un corretto profilo istituzionale ed attendere lo svolgimento dei pro-

cessi, come ogni altro cittadino. Nulla a che vedere con il Berlusconi che ancora ieri ripeteva in tutti i TG nazionali che : “i processi di Milano quelli a cui dovrebbe sottoporsi- sono autentiche farse, andrò in TV e lo spiegherò agli elettoriâ€?. Lui i processi se li fa da soli. Fa l'imputato e il giudice di se stesso, ovviamente assolvendosi in via preventiva. Due stili, due modi di concepire le proprie funzioni, il proprio ruolo e il rispetto per quello degli altri. Due concezioni e due modi diversi di interpretare la funzione di rappresentante del popolo. C'è chi pensa che avere il voto dei cittadini significa avere il diritto a non rispondere delle proprie azioni dinanzi alla legge (per questo si fa addirittura leggi su misura per evitare di farsi processare) e chi, invece, come gli uomini di governo lucani -ma anche personalitĂ nazionali come Fini- si sotto-

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pongono tranquillamente e serenamente al giudizio dei giudici. Lo stile piagnone del premier, per altro, non fa che aumentare i sospetti che i fatti a lui contestati siano veri e che quindi questo suo cercare in tutti i modi di evitare di risolvere le cose nelle aule dei tribunali nasconda la paura di condanne certe. A noi non piacciono i processi mediatici e siamo sempre convinti dell'innocenza di tutti sino a prova contraria. Sancita da un tribunale della repubblica con una sentenzache, nondimentichiamolo, quella sĂŹ è pronunciata “in nome del popolo italianoâ€?. Siamo convinti, inoltre, che la azione istituzionale degli inquisiti deve poter andare avanti, in assenza di condanne, perchĂŠ la giustizia si muove su un altro piano rispetto alla politica. Due piani che non devono interferire fra loro e, questo, tocca ai soggetti in campo inverarlo. Ma il premier, invece di pensare a governare, passa il tempo a fare la vittima (dei giudici comunisti della Corte costituzionale e del Presidente della Repubblica comunista anche lui) e a vantare il suo essere primo, sempre e comunque, con dichiarazioni del tipo “io sono il migliore premier di sempreâ€? e poi “sono in assoluto il maggiore perseguitato dalla magistratura di tutta la storia di tutte le epoche del mondoâ€?. Nel contempo si prepara alla vendetta con l'accelerazione della riforma sulla

giustizia che, sembra, investirĂ il Consiglio superiore della magistratura, la separazione delle carriere e -ovviamentela stessa Corte Costituzionale. Insomma,“chianghie e fotteâ€? direbbero a Napoli. Scusate la battutaccia, ma è proprio il caso di dirlo. A proposito di stile, poi. In merito alla bassezza con cui Berlusconi ha apostrofato Rosy Bindi nel corso di Porta Porta, Massimo Granellini (sulla Stampa) ha opposto un Winston Churchil d'annata che, alla sua Rosy Bindi, che si chiamava Lady Astor e gli aveva appena detto in Parlamento ÂŤse io fossi vostra moglie, vi metterei del veleno nel tè, rispose impassibile: ÂŤE se io fossi vostro marito, lo berreiÂť. Enorme la differenza fral'ironia diquel perfido scambio di battute e il sarcasmo becero e sessista di espressioni come quella usata da un premier che, pure, sostiene di rappresentare lo stesso elettorato di Churchill. Ancora una questione di stile. Ma esso non può essere, evidentemente, appannaggio di chi, piuttosto che rappresentare “la buona borghesiaâ€?, perbenista e un po' ipocrita, ma solida e laboriosa italiana, è il capostipite di chi l'ha spazzata via. Una classe di arrampicatori spregiudicati e volgari che preferiscono Feltri al Corriere, troppo moderato e non abbastanza truculento per i loro gusti. I ÂŤbuoni borghesiÂť di un tempo amavano anch'essi il piacere e il denaro, ma ne arginavano gli eccessi con l'educazione, senza contrabbandare l'ostentazione continua del proprio interesse privato. Altra storia , altro stile, altra Italia. Vito Bubbico

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