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Sport Sabato 7 marzo 2009

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Serie A Futuro incerto per il tecnico dell’Inter, che oggi affronta il Genoa con Ibra e Burdisso

Mourinho con l’Inter, poi si vedrà «Andare via a fine stagione? E chi lo sa. Sono orgoglioso di me» APPIANO GENTILE – «Mancano 86 giorni alle vacanze. Sicuramente le mie non saranno in Italia, ma in Africa, dove faccio la mia beneficenza e gioco con i bambini. Sarà in America, perché è un paese che mi piace, o in Portogallo perchè è normale, ma non sarà sicuramente in Italia». È curioso che nel periodo cruciale della stagione dell’Inter Josè Mourinho continui a contare i giorni alla fine del campionato, aspettando di scappare via lontano. Potrà forse avere il dente avvelenato con lui, ma forse Spalletti non sembra molto lontano dalla verità quando dice che secondo lui il portoghese ha perso “serenità e sicurezza”. «Io da Bonolis? Non rispondo né a Lapo Elkann né a Spalletti» la replica secca del tecnico nerazzurro. Dopo lo show di martedì ieri ad Appiano Gentile in conferenza stampa si è presentato un Mourinho completamente diverso. Scuro in volto e poca voglia di parlare: «E’ arrabbiato?», gli chiedono. «Non è l’aggettivo giusto per dire come mi sento. No, non sono arrabbiato, ma orgoglioso di me». Risposta tagliente ma poco convincente la sua, forse ispirata dalla sua solita voglia di stupire. Ma lo Special One è troppo smaliziato per lasciare le parole al caso e tra le righe sembra tradire un malessere sempre più palpabile. Qualcuno già sussurra che sia «stufo», Moratti non ci crede ma gli indizi che stia preparando già le valigie non mancano. Salvo poi disfarle in caso la Champions vada a buon fine. «Lasciare l’Italia a fine campionato? Nel calcio non sai mai, puoi restare due, tre, quattro o dieci anni, chi lo sa. Dipende...». Da cosa? «Da tutto...». Poi ha un altro moto di orgoglio: «Ma è certo che non lavoro per l’arrivo di un altro allenatore». C’è da domandarsi se non stia mettendo le mani avanti pensando a un possibile uscita dalla Champions. Perchè lo sanno perfino i sassi che Moratti l’ha chiamato con l’imperativo categorico di vincere la coppa che in bacheca manca da 44 anni. Fallita quella gli rimarrebbe lo scudetto, ma non è proprio la stessa cosa. Manchester però è ancora lontana, prima c’è il Genoa. Partita insidiosa (all’andata finì senza reti), per l’Inter che torna a Marassi per dimostrare che non è in crisi dopo il brutto scivolone con la Samp in Coppa Italia. Per l’ultimo test prima della Champions Mourinho richiama la sua squadra titolare. Tornerà al suo posto Ibrahimovic dal primo minuto, in difesa recupera Burdisso, per scelta tecnica fuori Maxwell, Obinna e Cruz. Molto probabile, dopo lo schiaffo di Cassano e co., il ritorno al 4-3-1-2. Fuori Vieira per squalifica, in difesa mancheranno Chivu e Sa-

Elezioni Aia. Apricena sconfitto

Nicchi a capo degli arbitri

muel. Mourinho dice «non sono preoccupato», ma le loro sarebbero assenze pesanti per Manchester (i due sosterranno un test domenica). «Il Genoa è una delle squadre che gioca il miglior calcio - ammette Mourinho - Ha un gioco d’attacco, di qualità, ma gioca senza pressioni. Il Genoa gioca con grande gioia e tranquillità e questo è positivo per loro». Le critiche sulle difficoltà della sua squadra nei primi tempi non lo toccano: «Non sono d’accordo. Una cosa è la squadra e la sua organizzazione, un’altra una gara sfortunata per qualche giocatore che è responsabilità di tutti, soprattutto mia». «Mi sono tagliato i capelli, mi sono fatto crescere la barba. Mi piace cambiare...» dice Mourinho confermando di essere molto sensibile al proprio look, ma forse non solo a quello. Se le cose dovessero mettersi male cosa gli vieterebbe a questo punto di piantare in asso Moratti? Il presidente è avvisato.

Ranieri: «Penso soltanto al derby col Torino» TORINO – Vietato pensare al Chelsea: il Torino basta e avanza. Scontato ma al tempo stesso sincero il messaggio che Claudio Ranieri lancia alla vigilia del derby. I motivi sono tanti: una sconfitta dell’Inter a Genova, poche ore prima, potrebbe riaprire i giochi e una bianconera annullerebbe il buon margine accumulato su Milan e Fiorentina, oltre a dare una botta negativa al morale in chiave Champions. Si riparte da giustificati mugugni e dalla scia di polemiche seguite all’esterna-

zione di Mourinho: «Avrei preferito allenarmi di più sottolinea Ranieri - Invece abbiamo dovuto giocare martedì (in semifinale di Coppa Italia con la Lazio, ndr). Non importa, l’adrenalina nel derby farà da compensazione. Le polemiche in settimana? Non influiranno per nulla e non devono essere un alibi. Pensiamo al Torino, una squadra compatta e molto carica psicologicamente, di cui rispetto tutti i giocatori. Il nostro pensiero sarà rivolto ai granata e non al risultato dell’Inter».

Josè Mourinho

ROMA – E' stata competizione vera e solo per tre voti Marcello Nicchi, il nuovo presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, ha evitato il ballottaggio con Matteo Antonio Apricena. Alla fine, il dirigente di banca toscano, quasi 56enne, l’ha spuntata con 163 preferenze (il quorum, a maggioranza assoluta, era fissato a 160, la metà più uno dei 319 sui 329 aventi diritto) contro le 155 del suo rivale, una “contesa” decisa dall’Assemblea Generale dell’Aia andata in scena all’Hilton Rome Airport di Fiumicino (Rm). Ma, appena celebrata la sua elezione, l’ex fischietto internazionale, nato ad Arezzo, fa nascere quasi un caso attorno a Pierluigi Collina. Il designatore unico è in sala ed ascolta attento le parole a caldo del successore di Cesare Gussoni, che però, a domanda precisa, lascia dei dubbi sulla eventuale conferma dell’(ex) arbitro più bravo del mondo nel ruolo che occupa da circa una stagione e mezzo. «Ho tempo sino al 30 giugno», dice Nicchi riferendosi alla scandenza dei contratti degli organi tecnici. Prima aveva anche detto che, sempre a giugno, «inizierà un processo di rinnovamento, non di esclusione», ricordando come Collina l’avesse voluto lui, che ora pare (ma questo è gossip) gli preferirebbe Braschi o il suo vice Trentalange. «Farò le cose con calma - prosegue sul tema - Bisogna assicurare la tranquillità a tutti i campionati di calcio per arrivare serenamente a fine stagione. A giugno - riferito alla stampa - se ci sono cose da fare, ve lo

comunicherò». Il mistero resta, così come è vago sul tema dei rapporti arbitro-pubblico televisivo, da costruire in fretta per mettere un argine alle tante polemiche della domenica sera. «Non siamo stati molto bravi nella comunicazione e nel marketing - le parole di Nicchi - Io feci un’esperienza positiva (da moviolista tv, ndr) che poi fu abortita con mio dispiacere: non terremo gli arbitri segregati in casa, è bene che la gente li conosca, anche se dovranno andare all’esterno persone capaci di farlo. E poi - sempre rivolto ai giornalisti - più ci aiuterete e più avrete arbitri a disposizione». Il suo sogno è che un giorno, all’ingresso delle squadre in campo, il pubblico applauda anche il direttore di gara. Più che un sogno è un utopia, anche se per Nicchi gli arbitri italiani sono sempre i più bravi: «All’estero darebbero loro medaglie d’oro tutte le domeniche. Noi però lavoriamo in un contesto difficile, in stadi dove poco tempo fa c’era la guerra, mentre all’estero si gioca al calcio senza recinzioni». Manca dunque la cultura della sconfitta, perchè può starci l’errore arbitrale che condizioni una partita così come quelli, più numerosi, dei protagonisti in campo. «Ma quando tireranno dentro gli arbitri, da domani non avrò difficoltà a dire ciò che penso». Infine, una battuta su calciopoli. «Non è mai il momento di abbassare la guardia - termina Nicchi - Da domattina prenderò i provvedimenti necessari per tutelare tutti gli arbitri».

Galliani: «L’ipotesi del super manager è tramontata». E non scarta l’ipotesi Matarrese

Lega, il 18 marzo il nuovo presidente MILANO – «Abbiamo deliberato all’unanimità il nuovo peso con il 60% per la A e 40% per la B, stiamo andando a modificare i regolamenti e andremo a spostare le elezioni del presidente e degli altri membri del Consiglio di Lega dopo l’approvazione del nuovo regolamento al quale abbiamo già cominciato a lavorare. Venerdì 13 ci sarà una riunione informale delle squadre di serie A per andare poi mercoledì 18 prima all’approvazione del nuovo regolamento e poi all’elezio-

ne di tutte le cariche». Così ieri Adriano Galliani, all’uscita dalla Lega Calcio, ha ufficializzato la nuova data che dovrebbe essere quella giusta per la scelta del nuovo presidente, che non sarà un super manager. «L’ipotesi del supermanager - ha detto Galliani - è definitivamente tramontata, credo che nessuno più di noi stessi abbia la possibilità di gestire la cosa più importante che è la vendita al meglio dei diritti televisivi. Quindi credo che l’assetto futuro sia quello che

prevede adesso il nuovo regolamento e cioè un presidente, un vicepresidente vicario e così via». Galliani non ha escluso che potrebbe essere dunque ancora Matarrese a fare il presidente, magari con qualche potere in meno. «Con i ruoli certamente ridotti nel senso che moltissimi poteri saranno passati all’assemblea perchè apportando le società il 70% del loro fatturato alla Lega evidentemente diventa fondamentale l’assemblea di categoria di A».


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