PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI CONVERSANO - MONOPOLI Anno 22 - Numero 9 - Novembre 2017 www.conversano.chiesacattolica.it
L’ESSENZIALITÀ DI UN CAMMINO CON I POVERI essere popolo “con i poveri”, per ricordarci “non a parole, ma con i fatti” che i poveri non sono utenti di servizi, ma i destinatari privilegiati del Vangelo che come Chiesa annunciamo e che sono chiamati ad essere pietre vive nella Chiesa. Questa Giornata è per la nostra conversione pastorale. Con il magistero e la testimonianza di papa Francesco, con il cammino sinodale che stiamo intraprendendo, ci accorgiamo che la conversione pastorale non è questione di mezzi nuovi o di tecniche nuove ma è seguire lo stile del Signore Gesù che ha messo al centro ogni persona, in particolare il povero. E non solo al centro di attenzioni che possono portare a derive assistenzialistiche. Mettere al centro il povero è una provocazione a rivedere i nostri cammini, le nostre liturgie, il nostro modo di accogliere, i nostri tempi, i nostri spazi, le nostre risorse, le nostre priorità. Alla scuola di Gesù, siamo invitati ad essere “sinodali”, a camminare con i poveri, scegliendo di scendere dal piedistallo di un’immagine di Chiesa che fa beneficienza, verso l’immagine viva della Chiesa che si abbassa e lava i piedi, fino a vedere nei poveri persone che portano l’immagine di Dio, carichi di dignità e potenzialità. La Giornata dei poveri è una sosta per verificare il nostro essere Chiesa e i nostri tanti servizi. Non è una Giornata per inventare altre cose. In questa semplicità accogliamo l’invito ad una conversione pastorale che mira all’essenziale racchiuso nel Discorso che lo stesso Papa ha pronunciato prima del pranzo a Bologna, con le “3P”: Parola, Pane, Poveri. don Michele Petruzzi
IN EVIDENZA
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ei nostri occhi è ancora vivo il Giubileo della misericordia, le tante visite a mense, servizi per i poveri, carceri, ospedali che i mezzi di comunicazione ci offrono durante i viaggi apostolici del Papa, fino ad arrivare al pranzo nella Basilica di San Petronio a Bologna di qualche settimana fa. I nostri occhi conservano nella memoria i gesti concreti che la nostra Chiesa diocesana e le nostre comunità parrocchiali vivono verso i poveri, segni della carità operosa che passa attraverso cuore, mente e concretezza, segni che manifestano il desiderio di seguire Gesù, il buon Samaritano dell’umanità. Perché questa nuova Giornata mondiale dei poveri? Per creare solo nuovi eventi? Per riempire un ulteriore spazio alle nostre agende? Per produrre statistiche dei nostri centri? Per stimolarci a ideare nuovi servizi? È proprio Papa Francesco che in Misericordia et misera ci consegna la finalità, potremmo dire il carattere propriamente pastorale della giornata: “Questa Giornata costituirà anche una genuina forma di nuova evangelizzazione (cfr Mt 11,5), con la quale rinnovare il volto della Chiesa nella sua perenne azione di conversione pastorale per essere testimone della misericordia”. Ancora una volta ci viene ricordato che la Giornata dei poveri non è “per i poveri”, ma è un'importante occasione per ricordarci di
Domenica 5 novembre – ore 9,30 Laboratorio per gli operatori Caritas Parrocchia S. Cuore – Monopoli Domenica 5 novembre – ore 17,00 Convegno diocesano per catechisti Chiesa di S. Domenico – Monopoli Venerdì 10 novembre – ore 19,00 Giornata diocesana degli animatori, degli educatori e dei catechisti dei giovani Chiesa di S. Domenico – Monopoli Lunedì 13 novembre – ore 18,30 Consiglio Pastorale Diocesano Parrocchia S. Anna – Monopoli 15-18 novembre – ore 18,00 Convegno teologico mariano Chiesa di S. Domenico - Monopoli
SINODALITÀ
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n questo periodo dell’anno sono ripartiti diversi incontri nelle nostre comunità: incontri di formazione e programmazione con gli operatori pastorali, incontri dei consigli pastorali, incontri con i genitori etc. Un rischio in cui possiamo imbatterci, come animatori di questi incontri, è la percezione di affaticamento, di verbosità, di poca utilità e, talvolta, anche l’idea che tutto questo non c’entri molto con il nostro essere discepoli e missionari del Vangelo. Tuttavia, cercare nel discernimento comunitario la volontà di Dio per noi oggi non è mai tempo sprecato ma fa parte del nostro compito di guide e operatori pastorali. Per fare esperienza di questa verità teorica, si potrebbe suggerire di vivere ogni incontro ripartendo da due consapevolezze di fondo, proposte dal discorso di Papa Francesco ai nuovi vescovi dello scorso 14 settembre: il discernimento è un dono dello Spirito Santo che possiamo cogliere nella preghiera personale e nell’ascolto del Popolo di
Stile sinodale
Dio, questi due elementi non andrebbero mai disgiunti perché il discernimento comunitario sia una vera esperienza spirituale. Troviamo il tempo per prepararci anche con la preghiera agli incontri che facciamo in parrocchia, per chiedere a Dio luce, ispirazione, pazienza, idee, direzione … e poi viviamo i nostri incontri
a cura di don Francesco Zaccaria
ascoltando il Signore che ci parla nella vita, nelle domande, nella voce dei fratelli che, insieme a noi, cercano di discernere la Sua volontà. È vero, nella pratica, tutto questo spesso può essere stancante, lungo, inconcludente… ma forse è bene ricordarci che la nostra missione fondamentale di evangelizzare è vicina più alle dinamiche della semina che a quelle del raccolto, più alla dimensione dell’attesa che a quella del compimento.
S O M M A R I O Editoriale L’essenzialità di un cammino con i poveri don Michele Petruzzi Sinodalità Stile sinodale a cura di don Francesco Zaccaria
A Roma per confermare la nostra fede Antonella Rotondo 7 1
Con Maria pellegrini nel tempo fra teologia e tradizione don Gianluca Dibello don Mimmo Belvito
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Essere operatori incentrati su Gesù Francesco Russo
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Reg. Tribunale di Bari n.1283 del 19.06.96 Direttore Responsabile: don Roberto Massaro
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Diocesi «Voi chi dite che io sia» (Mc 8, 29) p. Franco Annicchiario sj
Le proposte degli Uffici della Curia diocesana Francesco Russo
Periodico d’informazione della Diocesi di Conversano – Monopoli
Redazione:
don Mauro Sabino don Pierpaolo Pacello Donato Marino Lilly Menga Anna Maria Pellegrini Francesco Russo Nicola Teofilo Angelo Coletta
Zone pastorali Don Milani: parresìa e libertà di coscienza a cura di Marisa Cassone
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Apostolato biblico «Le mie parole non passeranno” (Mt 24, 25) don Leo Giuliano
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Uffici Redazione: Via Dei Paolotti, 2 - 70014 Conversano Tel. 080.4958888 - Fax 080.4955851
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Indirizzo di posta elettronica:
4 Giornata diocesana dei poveri
«Passare da 12 a 7 (ceste), ricordandosi della 13ma tribù dimenticata di Israele» Giandonato Salvia 5 Sovvenire Mons. Vito Domenico Fusillo IX centenario Il dono del cielo Michele Fanizzi
impegno@conversano.chiesacattolica.it
Voci dal seminario «Il Signore mi donò dei fratelli» Tommaso Greco
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www.conversanomonopoli.chiesacattolica.it
5 “Tu vieni in mezzo a noi” don Stefano Mazzarisi 6
Grafica e Stampa: EVI S.r.l. - Monopoli
Memorandum 11
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Sito Internet della Diocesi di Conversano-Monopoli
Si prega di far pervenire alla redazione eventuali proposte di pubblicazione entro il giorno 5 di ogni mese.
anno 22 • n. 9
«Voi chi dite che io sia» (Mc 8,29) Alcuni punti della lectio divina di padre Franco Annichiarico sj
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nizio anno pastorale di una chiesa, di una comunità cristiana, che non può che iniziare da ciò, o meglio da colui che ci tiene insieme: dal Signore Gesù e dalla sua Parola. Chiesa come popolo di Dio, discepoli e discepole del Signore. Dobbiamo riscoprire questa parola che viene dal primo gruppo di uomini e donne che hanno incontrato Gesù e hanno vissuto con lui. Il termine “cristiano”, pur vero nel suo significato più profondo, oggi, a volte designa una appartenenza generica, addirittura semplicemente una persona nei nostri dialetti. Discepolo fa riferimento a un maestro alla cui scuola ci si mette per imparare un’arte, e noi tutti vogliamo imparare l’arte tra le arti: l’arte di vivere. Lui è il maestro della Vita perché non solo ci indica la via per imparare a vivere ma ce la dona in abbondanza (cfr. “Io sono la via, la verità e la vita” Gv 14, 6). Siamo chiamati a riscoprire il nostro essere discepoli che dice essere in relazione con un maestro che ci insegna l’arte di vivere (Tt 2,11) da uomini secondo l’immagine e somiglianza di Dio Lui ci evangelizza perché ha “evangelizzato Dio”, cioè ci ha presentato un volto di Dio, finalmente “buona notizia”, amico degli uomini. Il brano che prendiamo fa da spartiacque nel racconto di Marco, tra una prima parte e una seconda. C’è un cammino dei discepoli nei capitoli precedenti dove aumenta l’incomprensione. Un segno di ciò sono i racconti delle moltiplicazioni dei
Il padre gesuita Franco Annichiarico.
pani, fino al 8,21 “non comprendete ancora?”. Quindi non lo comprendono i farisei e gli scribi, non lo comprende la famiglia, non lo comprendono i discepoli! Gesù interviene e fa un gesto di guarigione che ha un alto valore simbolico, guarisce un cieco! È questo che rende possibile la sequela: Gesù si rende conto che da soli i discepoli non possono arrivarci, deve aprire loro gli occhi. Una guarigione un po’ strana perché Gesù deve intervenire due volte. Guarire il cuore dell’uomo prende tempo, è una guarigione progressiva. Noi stiamo guarendo, siamo stati immersi nel battesimo di Cristo, siamo stati illuminati, ma abbiamo tutta una vita per assumerlo e per credere all’amore che Dio ha avuto in noi. L’apertura rende possibile il culmine del vangelo. Siamo nella parte più alta dell’itinerario geografico che Gesù compie (le sorgenti del Giordano), e interroga i suoi discepoli. In Mc molte volte alcuni domandano sull’identità di Gesù (chi è costui?), ora è Gesù che ai discepoli fa una domanda su se stesso. È in crisi di identità o vuole aiutare i suoi a fare un passo per aprire gli occhi. Dopo tutto un cammino che cosa avete capito di me? Una domanda che possiamo sentirci rivolti: dopo tanti anni di vita cristiana cosa ho capito di Gesù? Chi è per me Gesù? anno 22 • n. 9
Pietro dice: Tu sei il Cristo! Meno che in Mt dove è più lunga la risposta (Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente 16,16). Tu hai fatto i segni che ci dicono che tu sei il messia, hai guarito, hai dato da mangiare, ecc. È una risposta giusta ma ancora incompleta. Tu sei il Cristo è la prima volta non sulla bocca dei demoni, ma sulla bocca di un discepolo. Gesù l’accetta anche se chiede il silenzio. Chiede il silenzio (il segreto messianico) perché la vicenda non si è ancora conclusa, e tutta la sua vita fino alla sua morte in croce narreranno chi è che tipo di messia lui è. Così Gesù continua con un nuovo insegnamento: “cominciò a insegnare loro apertamente…” cosa che non aveva fatto nella prima parte, insegnando con un linguaggio più chiaro. Gesù inizia con quello che è il primo annuncio della passione. Parla della passione del figlio dell’uomo, un termine cristologico molto caro a Gesù, termine che si rifà a una tradizione non biblica, (nella bibbia lo ritroviamo nel Daniele) nella tradizione enochica, nel libro delle Parabole, dove il figlio dell’uomo è il giudice escatologico, quello che verrà alla fine dei tempi a restaurare tutto. Gesù si presenta come il figlio dell’uomo giudice, ma che qui deve soffrire, un giudice sofferente. Gesù che viene a condividere la nostra esistenza umana segnata dal dolore e dalla morte, come lo ha narrato già subito all'inizio del suo ministero, immergendosi nell’acqua del battesimo. Il figlio dell’uomo “deve”, patire molte cose. Gesù dice fin dall’inizio come finirà la sua storia. Perché questa necessità? Le risposte sono tante e tante anche di sbagliate…. Una necessità umana perché in un mondo ingiusto il giusto muore, è naturale che chi si oppone al male muore?… una necessità divina, adempiere alle scritture? Profonda comunione della realtà umana, Gesù muore perché noi moriamo, soffre perché noi soffriamo. Si è caricato dei nostri dolori. Scrive Isacco di Ninive: «Dio ha voluto vivere l’esperienza della croce per mostrare fino a che punto ci amava e perché noi guardando la croce potessimo capire il suo amore e imparare ad amarlo». Una necessità che narra cos’è l’amore di Dio che ci ama non in misura della nostra risposta, ma che ci ama gratuitamente, e nessun rifiuto, neanche quello estremo della morte, può fermare questo mistero dell’amore! Questo annuncio scatena una reazione: Pietro porta Gesù in disparte e lo rimprovera. Gesù voltandosi verso gli altri risponde a Pietro e rimprovera Pietro. Qui è usato il verbo con cui Gesù rimprovera i demoni, e lo chiama satana, e lo invita non ad allontanarsi ma a mettersi dietro, lui è discepolo e non maestro. Lo chiama satana, nemico, colui che mette divisione. Facendo così Pietro si distanzia dal suo maestro, e vuole dire lui come Gesù deve essere messia, questo stravolgimento della messianicità di Gesù e quindi del volto di Dio che lo ha inviato e che il messia narra, può essere fatto anche da un discepolo. Pietro ha confessato ma deve ancora capire, bisogna capire cosa professiamo, l’insieme di quello che crediamo che aderenza ha al nostro modo di pensare, e di vivere? Abbiamo bisogno di essere illuminati e di nuovo illuminati, quasi come il cieco che ha bisogno di due interventi di Gesù. Pietro arriva a dire che Gesù è il messia, ma ha bisogno di tempo per arrivare a capire che tipo di messia si tratta. Ciò che preoccupa Pietro non è la messianicità astratta di Gesù, ma la sua sorte perché è il suo maestro che ci configura in un modo o in un altro. Accettare quel tipo di messianicità significa accettare quel tipo di cristianesimo. Dal messia dipende la chiesa. p. Franco Annicchiario sj
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Essere operatori incentrati su Gesù L’Assemblea diocesana degli operatori pastorali
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peratori pastorali a raccolta giovedì 12 ottobre per l’assemblea diocesana, vissuta nella parrocchia di Sant’Anna a Monopoli alla presenza del vescovo Giuseppe sul tema “Ma voi, chi dite che io sia? – Essere operatori pastorali incentrati su Gesù”. Dopo la preghiera comunitaria del vespro, mons. Favale nella sua introduzione ha spiegato la scelta del tema del nuovo anno pastorale, ispirato dal passo evangelico di San Marco (Mc 8, 27-33). “Abbiamo vissuto un anno intenso in cui abbiamo riscoperto la dimensione sinodale della Chiesa – ha esordito il vescovo, riferendosi al cammino sul tema della sinodalità compiuto dalla diocesi nello scorso anno pastorale e conclusosi con il convegno a Putignano – Ho voluto che la comunità diocesana si ritrovasse intorno alla persona di Gesù e riscoprisse la bellezza del Suo volto: vorrei che le nostre comunità orientassero il proprio sguardo su Gesù”. Indicazione che è resa esplicita da “Respicite ad Dominum”, il motto
scelto da mons. Favale per il suo stemma episcopale. “La gente, chi dice che io sia? Ma voi, chi dite che io sia? Due domande – ha sottolineato il vescovo – per interrogarci su quello che la gente pensa di Gesù e su quello che noi pensiamo di Lui”. Al fianco di mons. Favale in veste di relatori Padre Franco Annichiarico sj, che ha guidato i presenti nella lectio divina sul brano dell’anno, offrendo particolari spunti per la vita comunitaria, e don Francesco Zaccaria, coordinatore degli uffici pastorali diocesani, che ha presentato le proposte degli uffici di curia per il 2017/ 2018. Al termine, dal vescovo Giuseppe l’invito ad evangelizzare, a “dare carne nella storia al progetto d’amore di Dio.
Dobbiamo investire di più sulla comunione tra le parrocchie e superare la frammentarietà”: di qui l’appello a tutti i vicari zonali per la costituzione e convocazione del consiglio pastorale zonale entro la metà di novembre. “Superate tutte le barriere – ha rimarcato in chiusura mons. Favale – Credo nel valore del camminare insieme”. Francesco Russo
Le proposte degli Uffici della Curia diocesana
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ono quattro i “cantieri pastorali” che identificano le proposte degli uffici diocesani per il 2017/2018, frutto del discernimento sinodale dello scorso anno pastorale e in particolare dei laboratori del convegno di Putignano nel solco tracciato dalla riflessione del Convegno Ecclesiale di Firenze sugli ambiti tematici: “Accompagnare la vita”, “Sostenere la vita”, “Impegnare la vita” e “Nutrire la vita”. La Chiesa di Conversano-Monopoli fa proprio lo stile sinodale per divenire un “cantiere”, un laboratorio permanente, a sostegno delle parrocchie e zone pastorali, con l'obiettivo di convertirsi verso una pastorale missionaria che annuncia il Vangelo di Gesù Cristo e di partire dalla vita delle persone per metterla in dialogo e farla incontrare con Gesù. Particolare attenzione sarà riservata ai giovani e alla formazione in vista del Sinodo dei Vescovi di ottobre 2018, ai fidanzati e alle famiglie, agli educatori e accompagnatori, a quanti vivono le fragilità della vita (sofferenze e dipendenze), alle povertà economiche e sociali, alla formazione politica, alla dimensione sociale della missione evangelizzatrice e alla valorizzazione del patrimonio artistico cristiano e della pietà popolare. Le proposte saranno pubblicate prossimamente. f.r.
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«Passare da 12 a 7 (ceste), ricordandosi della 13ma tribù dimenticata d’Israele».
Testimonianza nelle scuole di Maria Soave Buscemi.
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ono le parole di Maria Soave Buscemi che, da giovedì 19 a sabato 21 ottobre, ha animato la nostra diocesi in preparazione della 91ma Giornata Missionaria Mondiale. Maria Soave è una biblista nata a Nardò ma vissuta 23 anni a Milano. Oggi è laica missionaria in Brasile e da 31 anni è a servizio della Chiesa e dei poveri del sud America; una scelta concretizzata pienamente 10 anni fa, quando ha deciso di rinunciare alla propria cittadinanza italiana per farsi naturalizzare brasiliana e passare, così, da un passaporto “forte” ad uno più “debole”. Le tre giornate di animazione missionaria si sono suddivise tra le testimonianze nelle scuole e gli incontri di preghiera. Nelle serate, presso la Cattedrale di Conversano, ci si è incontrati pregando il rosario, celebrando la messa e spezzando la Parola. In particolare la prima sera, Soave ha presentato la vita di missione commentando il miracolo della moltiplicazione dei 5 pani e 2 pesci operato da Gesù e raccontato per ben due volte dall’evangelista Marco (cap. 6 e cap. 8). Soffermandosi sul significato delle ceste avanzate, dodici nel primo miracolo e sette nel secondo, Soave ha spiegato che Gesù non è venuto solo per “i nostri” ma per tutti. Con una lettura particolarmente attenta verso il dramma della povertà nel mondo, Soave, ci ha ricordato come, in realtà, le tribù d’Israele non siano 12 bensì 13. La tredicesima è Dina, l’unica figlia femmina di Giacobbe, spesso dimenticata così come lo sono i poveri e gli ultimi nel mondo. Al termine della veglia il Vescovo ha ringraziato Maria Soave per la sua presenza e quanti hanno collaborato all’organizzazione, a cominciare da Maria Soave Buscemi in Cattedrale a Conversano. fra Francesco Cicorella, responsabile delle missioni dei frati minori di Puglia e Molise, e da don Giancarlo Carbonara, direttore dell’ufficio missionario diocesano. Un ringraziamento è giunto anche a don Felice e don Giuseppe per l’accoglienza riservata. La veglia si è conclusa con un momento di fraternità curato da Giuseppe Lippolis. Giandonato Salvia anno 22 • n. 9
Sovvenire Importanza di UNA FIRMA e di UNA OFFERTA “Sovvenire”, “8xmille”, “Offerte per i sacerdoti” sono termini ed espressioni che da oltre 30 anni ci dicono modalità e finalità del sostegno economico alla Chiesa. Col termine “sovvenire” si intende un atteggiamento della mente e del cuore volto a contribuire, ciascuno secondo le proprie possibilità, alle necessità economiche della Chiesa perché possa svolgere la sua missione di salvezza mediante la predicazione e i sacramenti, mediante le opere di carità, mediante il servizio e la piena disponibilità di ministri ordinati. Chi crede a questa missione salvifica della Chiesa o anche chi ritiene la presenza e l’opera della Chiesa benemerita per la società, deve o può contribuire alle sue necessità economiche. I modi sono diversi: offerte, collette, donazioni e altre iniziative. A queste modalità sempre attuali, da circa 30 anni si sono aggiunte due modalità, per così dire, istituzionali: l'8xmille e le offerte per i sacerdoti. Che cosa è l’8x1000 (ottopermille)? È una parte del gettito complessivo dell’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche) che lo Stato Italiano mette a disposizione per “scopi sociali o umanitari” a gestione statale. Oppure per “scopi religiosi e caritativi” gestiti da confessioni religiose. Ogni anno, mediante la firma sulla dichiarazione o sull’attestato del reddito, ogni contribuente indica come deve essere destinata questa parte dell’imposta. I soggetti destinatari dell’8xmille sono sette: Stato italiano, Chiesa Cattolica, Unione Chiese Cristiane Avventiste del 7o giorno, Assemblea di Dio in Italia, Chiesa Evangelica Valdese, Chiesa Evangelica Luterana, Unione Comunità Ebraiche Italiane. La ripartizione dell’intera somma derivata dall’otto per mille viene suddivisa tra i diversi soggetti in proporzione alla percentuale delle firme apposte nella dichiarazione annuale dei redditi. Per questo la firma per destinare l’8x1000 è importante per tutti i contribuenti come forma di partecipazione democratica nella gestione di una parte delle imposte, ma, per ogni credente cattolico, la firma per la Chiesa Cattolica è anche un dovere. Firmare non costa nulla: non è una imposta aggiuntiva. Cosa sono le offerte per i sacerdoti? Sono un modo per aiutare non solo i sacerdoti della propria Parrocchia ma tutti i sacerdoti, anche quelli a cui sono affidate Parrocchie lontane, piccole e povere. Lo Stato riconosce il valore di queste offerte e le agevola, consentendo, a chi lo desidera, di dedurle dal proprio reddito complessivo, ai fini del calcolo dell’Irpef fino a un massimo di 1.032,91 euro all’anno. Le offerte vanno versate all’Istituto centrale sostentamento clero, che ogni mese provvede ad accreditare la remunerazione ai sacerdoti. I modi per fare l’offerta sono diversi. Internet Per saperne di più si possono visitare i seguenti siti web: www.sovvenire.it ; www.www.8x1000.it ; www.chiediloaloro.it ; www.insiemeaisacerdoti.it; e altri siti collegati. Nell’inserto allegato a questo Notiziario “Impegno” di Novembre 2017, sono indicate tutte le modalità per poter fare la propria offerta. Nello stesso inserto sono riportati anche i dati relativi alla quota dell’8xmille assegnata alla nostra Diocesi per il 2016 e alla sua destinazione. Mons. Vito Domenico Fusillo Incaricato Diocesano
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IX CENTENARIO
Il dono del cielo Un componimento drammatico sulla Madonna della Madia, datato 1774
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ell’agosto del 1774 il giorno dell’Assunzione di Maria, festività della Madonna della Madia, a Monopoli veniva rappresentato il componimento drammatico “Il Dono del Cielo”. Il testo poetico era stato scritto da Padre Pasquale Maria Freda dell’ordine del Minimi, già noto per aver composto l'oratorio “San Francesco da Paola alla corte di Francia” eseguito a Lecce nella Chiesa di S. Maria degli Angeli il 1750. La musica di questo componimento era stata composta da Onofrio Van Westerhout, bisnonno del più famoso Nicolò, che era succeduto come maestro di cappella della Cattedrale monopolitana al suo maestro Francesco Paolo Insanguine, genitore del grande Giacomo. Il libretto, stampato in Napoli il 1774, recava il titolo “Componimento drammatico per la prodigiosa venuta di Maria nella Città di Monopoli. Da cantarsi sulle scene della città medesima in agosto 1774. Nel dì festivo dell’Assunzione di Maria” . Dei due esemplari sopravvissuti del libretto, uno si conserva presso l’A.U.D. di Monopoli, ma è mancante di alcune pagine; l’altro, integro, è custodito presso la Biblioteca Comunale di Monopoli, già appartenuto al Sen. Luigi Russo. Purtroppo la musica di Van Westerhout non è stato possibile rintracciarla e ci si augura che le continue ricerche portino finalmente alla sua scoperta. In occasione del IX Centenario dell’approdo della Madonna della Madia,
l’AVIS sez. Com. “A. Menga” di Monopoli, che è ben radicata da oltre 50 anni nel territorio, ha pensato di offrire, quale suo contributo all’importante evento del IX Centenario, la ripubblicazione del libretto “Il Dono del Cielo” in forma anastatica e in numero limitato, anche nella speranza che venga nuovamente musicato e rappresentato. Questo componimento si inquadra tra gli oratori sacri diffusi nel 1600 e 1700: un genere di ispirazione religiosa che intendeva costituire un momento di formazione e di edificazione spirituale. In forma di rappresentazioni spettacolari, attraverso l’emotività da esse ispirate, queste potevano essere la via più immediata per la spinta verso la devozione e la conversione. La celebrazione di eventi locali, quali festività liturgiche in onore del patrono o cerimonie importanti ecc., offrivano l’occasione per la composizioCopertina del componimento drammatico Il dono del cielo. ne poetica e musicale di tali oratori. I soggetti ricorrenti proprio tra questi ultimi argomenti che degli oratori riguardavano episodi tratti si inserisce “Il Dono del Cielo”. Ci vuole dalla vita dei santi, brani della Bibbia e rappresentare il miracoloso approdo del Vangelo, in particolare il racconto della Madonna su quelle travi tanto provdella Passione ed episodi riguardanti la videnziali per il completamento del vita della Madonna e suoi prodigi. Ed è costruendo Duomo romanico. L’opera, strutturata in due parti e formata da 778 versi, prevedeva un duetto a conclusione della prima parte e 14 arie. Nel testo sono inserite anche 17 didascalie riguardanti l’azione scenica dei personaggi: Mercurio, Vescovo Romualdo, Fede, Angelo e demonio. Il libretto è preceduto dalla dedica dell’Abate della Parrocchia di S. Pietro, Francesco Paolo Zaccaria, rivolta al Vescovo Giuseppe Cacace, in cui, dopo aver esaltato il componimento “per lo merito suo proprio e per l’opinione che si ha del suo Autore sarà dagli uomini di gusto con gradimento non ordinario ricevuto”, esprime la finalità della composizione: “Questo sacro dramma è composto col solo intento di promuovere il culto della Santa Vergine e di accendere l’amore della Religione nel cuore del gregge”. Michele Fanizzi
M. Signorile, Processione con la sacra immagine e le travi, 1732.
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IX CENTENARIO
A Roma per confermare la nostra fede Il pellegrinaggio diocesano per i 900 anni della Madonna della Madia
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ercoledì 18 ottobre 2017 all’alba, circa 600 pellegrini, provenienti da tutta la diocesi di Conversano-Monopoli, accompagnati da numerosi sacerdoti, si sono ritrovati a Roma, in piazza San Pietro, per l’udienza del Santo Padre, accolti dall’abbraccio del colonnato, trepidanti nel presentare l’icona della Madonna della Madia al santo Padre. Verso le 9.15, tra acclamazioni e applausi, il papa, a bordo della papamobile, salutava i circa 40000 fedeli presenti, giunti da tutto il mondo. Alle 9 . 5 0 l ’ a r r ivo s u l sagrato, dove era stata collocata l’icona della Madia, e si è dato inizio all’udienza. La catechesi di questo mercoledì è stata centrata sulla speranza, anche di fronte al grande mistero della morte. Gioiosa la risposta dei pellegrini della diocesi presenti, dislocati in più punti dell’immensa piazza, al saluto rivolto dal Santo Padre alla nostra diocesi e al nostro vescovo Giuseppe, per la ricorrenza del IX centenario dell’approdo dell’icona sacra. Emozionante osservare il Santo Padre sostare in raccoglimento e poi impartire la benedizione all’icona della Madonna della Madia. Subito dopo papa Francesco ha salutato personalmente il sindaco di Monopoli, Emilio Romani, il parroco della Cattedrale, don Peppino Cito e don Oronzo Negletto, in qualità di rappresentanti del comitato per il centenario. Finita l’udienza, sollecitamente tutti i pellegrini della dioce-
si si sono ritrovati presso la chiesa di Santo Spirito in Sassia, nei pressi di via della Conciliazione, dove il Vescovo Giuseppe ha celebrato la Santa Messa. Il riferimento a S. Luca, l’evangelista della misericordia, è stato evidenziato dal Vescovo durante l’omelia, appunto nel giorno della sua Festa liturgica, contestualmente al riferimento a S. Faustina Kowalska venerata in particolare nella Chiesa ove si svolgeva la solenne celebrazione. Antonella Rotondo
Con Maria pellegrini nel tempo fra teologia e tradizione Convegno diocesano di Mariologia a Monopoli
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iscoprire l’autentico significato del culto a Maria nella Chiesa del nostro tempo, approfondire le dinamiche sociologiche e religiose della devozione quasi millenaria alla Madonna della Madia, senza trascurare la prospettiva ecumenica, cogliendo il valore religioso e cultuale dell’Icona nella tradizione liturgico-teologica bizantina ed ortodossa, sono gli intenti di fondo del Convegno diocesano di Mariologia organizzato nell’ambito delle celebrazioni per il IX centenario dell’approdo dell’icona della Madonna della Madia a Monopoli. Quattro serate arricchite della autorevole presenza di illustri teologi e di uno studioso di sociologia della religione, nonché del Prelato della Pontificia Basilica di Pompei, costituiscono un’occasione per verificare, rinnovare, riaffermare la devozione del popolo di Dio della nostra diocesi verso la Madre del Salvatore, alla luce degli studi più recenti in materia, saldamente radicati nella Sacra Scrittura e in piena fedeltà al Magistero della Chiesa, elementi imprescindibili nella vita del credente per un’autentica riflessione sui contenuti della fede cristiana che siamo chiamati ad annunciare e a vivere. Al prof. Salvatore Perrella, docente di Teologia dogmatica e Mariologia, fino a qualche mese fa Preside della Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma, il compito di aiutarci a riflettere sulla presenza di “Maria nella coscienza ecclesiale oggi”; il prof. Roberto Cipriani, ordinario di Sociologia all’Università Roma Tre, con il suo intervento “La presenza di Maria nella società del nostro tempo”, ci offrirà spunti di riflessione circa le implicanze sociologiche della devozione mariana nella nostra società anche alla luce dei cambiamenti culturali e antropologici che stiamo vivendo. Infine il prof. Michele Antonio Ziccheddu, teologo e iconografo, ci accompagnerà nel meraviglioso viaggio alla scoperta della teologia bizantina-ortodossa del culto delle icone e di quelle mariane in particolare, per poi offrirci una lettura ortodossa dell’icona della Madonna della Madia. Queste serate di riflessione e studio saranno infine coronate dalla Celebrazione Eucaristica conclusiva in Cattedrale presieduta da S.E.R. Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo-Prelato di Pompei, città mariana legata a Monopoli attraverso la figura di Marianna Farnararo, di origini monopolitane, moglie del beato Bartolo Longo e cofondatrice del Santuario pompeiano. La Schola cantorum “Laudate Dominum” eseguirà, al termine della celebrazione, un concerto di canti della tradizione musicale della Madonna della Madia. L’appuntamento è per i giorni 15,16,17 novembre alle ore 19 nella chiesa di S. Domenico e il 18 novembre alla 18,30 nella Basilica Cattedrale. don Gianluca Dibello e don Mimmo Belvito
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Don Lorenzo Milani: parresìa e libertà di coscienza Colloquio con il professor Sergio Tanzarella
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o scorso 10 ottobre, presso l’auditorium dell’Istituto “Leonardo Da Vinci” di Fasano, la fondazione “Gaudium et Spes” e le zone pastorali di Fasano e Fasano Sud, hanno promosso un incontro dal titolo “Don Lorenzo Milani – Parresìa e libertà della coscienza”, incentrato sulla figura di Don Milani in occasione del 50esimo anniversario della sua scomparsa. Sacerdote fiorentino vissuto tra il 1923 e il 1967, parroco di Barbiana, docente, scrittore e soprattutto educatore, Don Milani rappresenta ancora oggi una grande testimonianza di fede per tutta la comunità cristiana. L’incontro, aperto dai saluti del priore di Fasano Don Sandro Ramirez e della dirigente scolastica del “Da Vinci” Maria Stella Carparelli, è stato presieduto dal vescovo della diocesi di ConversanoMonopoli mons. Giuseppe Favale. Relatore della serata è stato il prof. Sergio Tanzarella, ordinario di Storia della Chiesa presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, che ha gentilmente concesso una breve intervista. Ciò che identifica principalmente Don Lorenzo Milani è la sua parresìa, ovvero quel suo modo di parlare con franchezza esprimendo solo verità. Questo riporta quindi ad un concetto di “libertà di parola”. Qual è il suo giudizio a riguardo? La libertà di parola per Milani, come detto, è la parresìa, che non è solo libertà di parola ma l’assumersi le conseguenze che questa ricerca della verità comporta. Conseguenze intese come ogni forma di persecuzione, come quelle che Don Milani ha patito direttamente con l’isolamento e con l’esilio di Barbiana. Tutto gira intorno alle lettere di Don Milani del febbraio1965 ai cap-
pellani militari e quella del 18 ottobre dello stesso anno ai giudici. “Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osser varle quando sono giuste. Quando invece vedranno che non sono giuste essi dovranno battersi perché siano cambiate”. Cosa spingeva Don Milani a divulgare queste lettere, pur conoscendo il rischio a cui andava incontro? Apparentemente è soltanto il tema della difesa dell’obiettore di coscienza, argomento importantissimo, ma che Milani considera secondario perché ciò che conta è soprattutto il primato dell’autonomia della coscienza. L’aspetto dell’obiezione di coscienza è importante ma è un aspetto accidentale. In ogni cosa vale prima la libertà della coscienza, la quale esprime un giudizio di responsabilità. Dinanzi ai criminali nazisti infatti, che proprio in quegli anni avevano affermato di aver ubbidito agli ordini eliminando milioni di esseri umani, Milani contesta questa risposta: ognuno è responsabile delle scelte che fa e non può attribuire questa responsabilità agli ordini ricevuti e a chi li da. Grazie al suo lavoro, le due lettere di Milani sono accompagnate da note che ne chiariscono il senso e le relazioni con il resto dei suoi scritti. Nel libro si ricostruisce lo svilupparsi del
processo subìto da Milani sia in aula sia sulla stampa e ne viene esaminata la corrispondenza. Il suo contributo critico diventa così anche indagine storica dove prendono corpo gli avvenimenti e il tutto viene illustrato con autenticità. Cosa l’ha fatta avvicinare alla figura di Don Milani? Si tratta di un interesse remoto, della gioventù, affiancato soprattutto dal servizio che ora rendo ai miei studenti della facoltà teologica del corso di storia contemporanea, proponendo questa figura da molti anni. Il tutto naturalmente insieme all’impegno che ho avuto fin dagli anni del mio primo lavoro riguardante la corrispondenza con un pugliese, Tommaso Fiore di Altamura, che scrive a Milani nel gennaio 1959. Circa dieci anni fa ho pubblicato un libro su questo carteggio, ai tempi inedito, dopodiché sono stato incaricato di occuparmi insieme ad una collega, la prof.ssa Anna Carfora, di curare l’epistolario che oggi è composto di 1106 lettere, di cui 129 inedite. Altro discorso sono invece le lettere ai cappellani e ai giudici, già stampate, per le quali abbiamo preparato un apparato di note e una contestualizzazione. Possiamo quindi affermare che il pensiero di Don Milani è sempre attuale? Attualissimo il pensiero, attualissimi i temi delle lettere ai cappellani e ai giudici. Ritengo che in qualche modo si può intravedere con concretezza la Pastorale di Papa Francesco come realizzazione e sviluppo delle grandi intuizioni di Milani. a cura di Marisa Cassone
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APOSTOLATO BIBLICO
«Le mie parole non passeranno» (Mt 24, 35) Il Discorso escatologico del vangelo di Matteo
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a sezione interessata di per sé comprende anche il c. 23, in cui Gesù si scaglia contro gli scribi e i farisei. Nello stesso tempo, però, tra il c. 23 e i successivi vi è una cesura che è data dal cambio dei destinatari e dal contesto: Gesù non si rivolge più agli esponenti religiosi del giudaismo del tempo, ma ha dinanzi a sé i discepoli e non è più nel tempio ma sul monte degli Ulivi. È il quinto e ultimo Discorso che, insieme con gli altri, costituisce l’impianto di tutto il Vangelo di Matteo. Lo sguardo è incentrato sul compimento del Regno dei cieli, inaugurato da Gesù con il suo ministero e in particolar modo con la sua passionemorte-risurrezione. Il cuore del Discorso in questione ha al centro “le cose ultime”. Mt rielabora il materiale comune a Mc e a Lc con una forte concentrazione cristologica e non solo. Dell’insegnamento di Gesù, infatti, l’evangelista sottolinea la sua portata esortativa. L’etica nuova del Regno (Mt 5, 7), ora che gli ultimi tempi si avvicinano, si fa conseguenza necessaria del compimento della promessa rassicurante del Signore Gesù. Alla base c'è la convinzione della “venuta nella gloria” del Signore, il che impegna i credenti ad attendere e a vigilare in attesa che tutto si compia. Tutti dovranno trovarsi pronti al momento del ritorno di Gesù, superando ogni sorta di avversità e persecuzione, senza temere il giudizio degli uomini. I credenti in Cristo non dovranno temere nulla, perché alla “consumazione” di questo secolo il Signore verrà, fedele alla sua promessa: “Ecco, io sono con voi fino alla fine dei giorni” (Mt 28,10). La rassicurazione del Maestro, che ritroviamo alla fine del vangelo, attraversa in realtà tutto il Vangelo: Gesù è l’Emmanuele (= Dio con noi) (Mt 1, 23); egli è vivo e opera lì dove “due o tre sono riuniti nel suo nome” (cf. Mt 18, 20); Lui non verrà meno alla sua fedeltà, che è poi la stessa del Padre. La prima unità (Mt 24, 4-35), appartenente al genere apocalittico, è segnata da diversi “riquadri”: Gesù mette in guardia i suoi discepoli dal pericolo dei falsi profeti e, nello stesso tempo, li prepara alle persecuzioni future alle quali andranno incontro a motivo del suo nome (vv. 4-14), prospetta la grande tribolazione (vv. 15-28), il suo ritorno (vv. 29-31) e il tempo della fine (vv. 32-35), lasciato naturalmente all’indeterminatezza quanto al suo momento preciso. La venuta del Figlio uomo-giudice è al centro di tutto il Discorso: il segno per eccellenza posto da Dio per gli uomini. Essa rappresenta il momento del compimento e
P. von Cornelius, Le dieci vergini, 1813
della pienezza del Regno: giorno della liberazione definitiva. Egli vince le potenze del male e la sua vittoria è un annuncio di speranza per i credenti che continuano il loro pellegrinaggio terreno, mentre si muovono verso la definitività del tempo. Non resta, allora, che vigilare. Ecco la seconda sezione letteraria di Mt, dedicata alla parenesi (= esortazione): “Vigilate!” (24,3744). L'invito è accompagnato dal racconto di tre parabole: 1. “il maggiordomo” (24,45-51); 2. “le dieci vergini” (25,1-13); 3. “i talenti” (vv. 14-30). Segue e chiude la sezione interessata, il giudizio finale (25,31-46), esclusiva e propria di Mt: il re e giudice della storia è pienamente identificato con i più piccoli-ultimi. Questa identificazione caratterizza particolarmente il Discorso escatologico, conferendo allo stesso una connotazione cristologica nuova e originale. L’atteggiamento di Gesù verso i piccoli dovrà diventare l’atteggiamento proprio dei discepoli del Regno: attenzione, cura, premura, impegno concreto a favore di questi ultimi, perché in loro Gesù continua a vivere e a farsi presente. Il Lezionario domenicale del T.O. riprenderà solo il c. 25: XXXII Domenica: Mt 25,1-13 (parabola delle dieci vergini); XXXIII Domenica: Mt 25,14-30 (parabola dei talenti); XXXIV (Solennità di Cristo Re - conclusione dell’Anno liturgico): Mt 25,31-46 (giudizio finale). don Leo Giuliano
GIORNATA DIOCESANA DEI POVERI
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n occasione della Giornata mondiale dei poveri, a livello diocesano vivremo un momento di condivisione e di fraternità in cui possiamo coinvolgere i nostri fratelli e sorelle che vivono nella povertà, gli operatori delle Caritas parrocchiali e tutti coloro che vogliono vivere questa esperienza. L’accoglienza è alle ore 11.00 presso il sagrato della Concattedrale di Monopoli. Seguirà un percorso artistico e spirituale per Monopoli a cura dell’Ufficio catechistico diocesano. Subito dopo il pranzo a sacco, nello stile della condivisione e alle ore 16.00 la Celebrazione eucaristica presieduta dal nostro Vescovo Giuseppe in Concattedrale. Si prega di segnalare il numero dei partecipanti presso la segreteria della Caritas Diocesana entro il 10 novembre, attraverso telefonata (080.9306865) o email (caritasmon@libero.it). Domenica 5 novembre. Laboratorio per le Caritas parrocchiali. Parrocchia S. Cuore – Monopoli, ore 9,30-16,30
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VOCI DAL SEMINARIO
«Il Signore mi donò dei fratelli» Un anno alla (ri)scoperta della fraternità
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ià nelle prime pagine della Bibbia si legge la storia di due fratelli, Caino e Abele, a voler indicare quanto sia importante per la nostra vita la dimensione della fraternità e quanto il modo di vivere questa dimensione sia fondativo nel nostro cammino di uomini. È proprio questo il tema della traccia formativa proposta quest’anno dal nostro Seminario Regionale, che prende come testimone San Francesco d’Assisi, il quale, nel suo testamento spirituale, ripensando ai doni di Dio nella sua vita, scrive: «il Signore mi donò dei fratelli». È evidente che qui non si parla di una fraternità di sangue, ma di una fraternità spirituale. Ci si può riconoscere tutti fratelli solo se prima ci si riconosce figli di Dio Padre e quindi tutti accomunati dalla stessa fede. Solo così le parole che Caino rivolge come risposta a Dio possono spronarci ad interrogare le nostre vite. La domanda «sono forse il custode di mio fratello?» (Gn 4, 9) dovrebbe risuonare nei nostri cuori come un invito a prenderci cura dei nostri fratelli, magari proprio di
quelli che spesso sono dimenticati da tutti, esclusi dalla società, esclusi tante volte anche dalle nostre parrocchie, come il buon samaritano che nel Vangelo si prende cura di uno sconosciuto lasciato agonizzante per strada da tutti quelli passati prima di lui (cfr. Lc 10, 25-37). Nella nostra comunità del seminario siamo chiamati a costruire relazioni fraterne in particolare nei singoli gruppi e soprattutto nel contesto diocesano. Non è da sottovalutare, infatti, l’aspetto della fraternità presbiterale che si inizia a costruire già dal tempo della formazione seminariale. Riconoscerci fratelli ci spinge non solo ad avere cura l’uno dell’altro ma anche ad aprirgli il nostro cuore per poter gioire ed anche soffrire insieme. Ma la fraternità non si costruisce solo con la spiritualità o con la preghiera reciproca, che sono comunque fondamentali, bensì anche con atteggiamenti concreti ben delineati nella nostra traccia formativa. Innanzitutto è importante aprirsi all’ascolto dell’altro per poter accogliere non solo la sua presenza fisica, ma anche i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue emozioni. Non può essere scissa dall’ascolto la sospensione del giudizio altrimenti si rischia di allontanare il fratello o di costruire relazioni poco vere. Siamo chiamati anche ad essere gentili tra di noi:
solo la gentilezza favorisce una sana accoglienza; la superficialità, la fretta, l’indelicatezza non favoriscono la nascita di relazioni autentiche. Essere fratelli significa anche lasciare all’altro uno spazio di libertà in modo tale che non si senta imprigionato dalla nostra presenza, essendo disposti anche a perderlo se questo può condurlo alla felicità. Inoltre, alla base della fraternità deve esserci la misericordia, il perdono, che ci libera dall’imputare colpe al fratello per gli sbagli commessi ma ci spinge ad amarlo sempre di più, senza far sì che eventuali sbagli od offese ledano la fiducia, la stima e l’affetto reciproco. Perdonare l'altro significa riuscire a guardarlo, nella preghiera, con gli stessi occhi di Dio, gli stessi del Padre Misericordioso che fa festa quando il figlio, dopo aver sperperato tutti i suoi beni, ritorna a casa. Sembra quasi una sfida quella di vivere la fraternità, perché troppo spesso siamo rinchiusi nel nostro egoismo e nell’invidia ma solo se ci si apre completamente alla dimensione fraterna possiamo diventare comunità cristiana che cammina insieme fianco a fianco incontro all’Unico Padre. Solo se come seminaristi condiocesani scegliamo di prenderci cura dei fratelli, che non abbiamo scelto ma che ci sono stati donati, potremo, un domani, se Dio vorrà, da preti, testimoniare con la vita l'amore gratuito di Dio, un amore che non è selettivo ma che sulla Croce è stato donato indistintamente a tutta l’umanità. Tommaso Greco
Tu vieni in mezzo a noi Una nuova proposta per arricchire il repertorio liturgico-musicale dell’ Avvento
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u vieni in mezzo a noi: le musiche suggestive e coinvolgenti del compositore Martino Palmitessa e i testi incisivi e nello stesso tempo poetici di Stefano Mazzarisi caratterizzano quest'opera dedicata all'Avvento, tempo liturgico d'attesa per tutti i fedeli, di cammino verso il Natale, di preparazione alla nascita e alla rinascita. I temi sono quelli classici della preparazione al Natale, in cui si respira l'attesa, la speranza e la gioia per la venuta del Salvatore. Gli arrangiamenti e le delicate esecuzioni vocali, a cura di Fabrizio Palma, contribuiscono a caratterizzare questa proposta musicale come un riuscito connubio di sobrietà classica e sonorità moderne. Questo rende i canti adatti non solo alle assemblee di giovani, per i quali sono nati, ma davvero a tutti: una grande adattabilità, quindi, a diversi gusti ed esigenze, grazie alla gradevole cantabilità e a un equilibrato stile musicale. Un'occasione per rinnovare e arricchire il repertorio di canti liturgici nelle chiese, con brani conformi ai riti e utilizzabili da tutte le assemblee, che potranno così partecipare alle celebrazioni attraverso il canto. Stefano Mazzarisi scrive così nella pagina di presentazione dell'opera: “Ritorna l'Avvento. A farci ri-appropriare del grido della Sposa, la Chiesa: Maranathà, vieni Signore Gesù! (Cf. Ap 22,17.20) che non è il "tormentone" di questo tempo liturgico, ma il canto della nostra quotidianità, di tutta la nostra vita, dell'esistenza palpitante di tutta la creazione. don Stefano Mazzarisi
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MEMORANDUM
Appuntamenti Novembre 4 16,15 5
09,30 11,30 17,00
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09,30 19,00
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09,00
13-17 13 18,30 17 09,30 19 11,30 16,30 21 17,00 24
18,00
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09,30-15,00
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13,45-21,30
18,30
10,30
DICEMBRE 2 19,00 3
17,30 18,30
Conferenza Consigli Parrocchiali di Azione Cattolica Seminario, Conversano Laboratorio per gli operatori Caritas Parrocchia S. Cuore, Monopoli Cresime – Parrocchia S. Leone Magno, Castellana Convegno diocesano per catechisti Chiesa di S. Domenico, Monopoli Ritiro del Clero – Abbazia Madonna della Scala, Noci Giornata diocesana degli animatori, educatori e catechisti dei giovani – Monopoli Assemblea diocesana di Azione Cattolica Casa delle Arti, Conversano Settimana di vita comune Consiglio Pastorale Diocesano – Parrocchia Sant’Anna, Monopoli Aggiornamento del clero – Oasi S. Maria dell’Isola, Conversano Cresime – Parrocchia Maria SS.ma Addolorata, Triggianello S. Messa per la giornata dei poveri – Concattedrale, Monopoli S. Messa per la giornata pro orantibus Monastero dell’Immacolata – Castellana Incontro incaricati parrocchiali di Sovvenire Parrocchia S. Anna, Monopoli Concerto cori in onore di Santa Cecilia – Cattedrale, Conversano Gruppo Samuel e Myriam Seminario, Conversano Cresime – Parrocchia S. Antonio Abate, Fasano Open day – Seminario, Conversano
Celebrazione per la discesa dell’Icona della Madonna della Madia – Concattedrale, Monopoli Inaugurazione anno oronziano Parrocchia S. Maria Assunta, Turi Celebrazione d’inizio del giubileo parrocchiale
DIOCESI DI CONVERSANO-MONOPOLI UFFICIO PER LE CONFRATERNITE
LE CONFRATERNITE IN CAMMINO... Auditorium Parrocchia S. Filippo Neri Putignano ore 16,30-18,30 INCONTRI DIOCESANI DI FORMAZIONE Sabato 4 novembre 2017 Uomini e donne incentrati su Gesù Mc 8, 27-31 Sac. Nicola D’Onghia Sabato 2 dicembre 2017 Confraternita e catechesi Sac. Giuseppe Cito Sabato 13 gennaio 2018 Il Primato della Liturgia Sac. Davide Garganese Sabato 24 febbraio 2018 Il Linguaggio della Pietà popolare Sac. Francesco Zaccaria Sabato 3 marzo 2018 Giovani e nuove vocazioni per le Confraternita Sac. Stefano Mazzarisi Sabato 14 aprile 2018 “La carità non avrà mai fine” 1Cor 13, 8 Sac. Michele Petruzzi Sabato 23 giugno 2018 Problematiche amministrative e di gestione economica nelle Confraternite. Presentazione di un prontuario per la vita delle confraternite Sac.Vanni D’Onghia Sac. Giuseppe Goffredo
don Giuseppe Goffredo
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