Notiziario set ott 2015 low

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memoria Furono le due grandi tragedie della vita di Paola, alle quali se ne aggiunse una terza: la morte in un incidente stradale del figlio Roberto. Fino agli ultimi giorni di vita, Paola si dedicò con spirito quasi religioso, alla cura della memoria del padre (“che per me fu anche madre”, diceva Paola) ma non solo. Soprattutto a partire dal suo pensionamento, primi Settanta, scrisse pagine e pagine di memorie familiari, ma anche frutto di sue accurate ricerche su personaggi di Cavazzoli (la frazione di Reggio in cui Davoli era tornato a vivere, con la figlia, nel 1941, su incarico del Pci), alcune pubblicate su questo Notiziario, altre, prima ancora, su “Ricerche storiche”: cito per tutte 1898. Morte di una maestra socialista. Il primo funerale civile di Villa Cavazzoli (RS, n. 71, 1993). E proprio all’Istituto che dal 1966 pubblica “Ricerche storiche” Paola dedicò alcuni anni di impegno da volontaria non solo come dattilografa, ma anche, appunto, come preziosa raccoglitrice di memorie storiche. A cominciare da quelle, nel corso di una sorta di pellegrinaggio nella natia Saint Denis nel 1978, relative alle tracce lasciate dal Padre in quella cittadina. Dopo decenni ritornò nell’appartamento di Rue de Strasbourg, 6, che naturalmente le apparve assai più piccolo e meno “lussuoso” di quanto lo ricordava. Ne scaturì anche l’intervista ad Henry Barron, già vice sindaco comunista di Saint Denis, che aveva conosciuto Davoli negli anni Trenta: apprendiamo così che l’ orma lasciata lassù da Paul fece sì che fino a tutti gli anni Sessanta , in Rue Paul Eluard, ci fosse una sezione del Pcf dedicata appunto al nostro Paolo. Ma in quel 1978 l’edificio era già stato demolito e la sezione non esisteva più. Le pagine più dolorosamente belle Paola le ha dedicate al racconto delle visite (talvolta negate dai fascisti), assieme alla nonna Giulia, al padre carcerato nel drammatico inverno 1944-45. A Istoreco Paola lasciò anche alcuni cimeli del Padre, a partire della grande bandiera rossa nascosta da Paolo nel solaio di casa, a Cavazzoli, prima di partire per l’esilio, e a cui fece qualche volta cripticamente cenno nelle lettere ai genitori. La salma di Paola verrà inumata, come giusto che sia, accanto ai resti del Padre, nel cimitero di Villa Cavazzoli. All’ANPI ha lasciato vari scritti che sarà nostra cura valorizzare già dal prossimo numero.

Sopra il mesto corteo: Alì con la bandiera, il figlio Paolo Domenichini, Alfredo Cerioli, Brenno, 91 anni, (subentrò a Paolo Davoli nel ruolo di Intendente del Comando Piazza). Sotto stanza del commiato. Da sinistra: Anna Ferrari, venuta con la bandiera della sezione ANPI cittadina, di cui è Presidente; Gianfranco Romani, la vedova di Roberto e sua figlia Linda, Giulia (con sua madre) e Michele, figli di Paolo

PER NERO FONTANESI “BLEK”

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Alessandro Carri Ho avuto il piacere di conoscere Nero Fontanesi, quando avevo appena 14 anni, nel 1945. Venivo da Cavriago, dove ero sfollato con la famiglia e già avevo avuto modo di sapere dei partigiani. Lavoravo come garzone nella falegnameria di “Baccalà” e portavo qua e là messaggi, pacchetti, pacchettini, destinati proprio ai partigiani, dei quali ammiravo e mitizzavo l’eroismo e l’audacia. Ai miei occhi di ragazzo, erano veri eroi, alla stregua di quelli classici, quegli uomini che si battevano, armi in pugno, contro i fascisti. Dopo la Liberazione ho avuto modo di tornare su quelle giornate così difficili, ascoltando più volte il ricordo delle piccole e grandi imprese che hanno segnato la Resistenza reggiana anche in pianura. Così ho conosciuto più da vicino il Nero, che abitava in via Montebello al numero 1 e io al numero 10. Era un giovane alto, bello, ardito, sicuro di sé. Lo guardavo con sincera ammirazione, ora che sapevo ancora meglio la sua storia. Aveva fatto parte delle Brigate Garibaldi, già soldato radio telegrafista, partigiano dall’agosto del 1944 (76a Brigata Sap), partecipando all’assalto della caserma di Cavriago e a numerose azioni contro i tedeschi sulla via Emilia. La sua personale vicenda mi ha sempre particolarmente incuriosito, tanto da cercare nelle testimonianza di molti altri suoi compagni sempre maggiori notizie. Dopo l’impiego professionale in una banca cittadina, insieme all’indimenticato Ulisse Gilioli, si distinse nell’impegno sindacale dei bancari, raccogliendo sempre stima e apprezzamenti per la serietà del suo operato. Inevitabilmente, con il passare degli anni, ci siamo persi di vista, ma avevamo un luogo comune di riferimento, come un “centro di gravità permanente”, che ci consentiva di ritrovarci, come una casa dalle porte sempre aperte: il Circolo del Gattaglio. Nelle innumerevoli attività sportive, ricreative, culturali, a cui il Nero dava uno straordiset-ott 2015

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