2010 - 04 LUGLIO

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7 luglio

Ovidio Franchi, 19 anni, da Gavassa (RE), perito tecnico, è la vittima più giovane, figlio di un operaio delle Officine Meccaniche Reggiane. Dopo la scuola di avviamento industriale, era entrato come apprendista in una piccola officina della zona. Nel frattempo, frequentava il biennio serale per conseguire l’attestato di disegnatore meccanico, che gli era stato appena recapitato. Colpito a morte sotto il portico del palazzo d’angolo tra Via Crispi e Via San Rocco. In piazza Cavour c’è Ovidio Franchi, gli sparano mentre sposta una staccionata di legno per far passare un’autoambulanza. Viene colpito da un proiettile all’addome. Cerca di tenersi su. Si aggrappa a una serranda. Un testimone dice: “Un altro, ferito lievemente, lo voleva aiutare, poi è arrivato uno in divisa e ha sparato a tutti e due”. Franchi è la vittima più giovane (classe 1941).

CINQUANT’ANNI SENZA GIUSTIZIA

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ANNIVERSARIO MORTI DEL 7 LUGLIO 1960

Emilio Reverberi, 39 anni, Reggio Emilia, operaio tornitore, ex partigiano, lascia la moglie e due figli. Licenziato perché comunista, nel 1951, dalle Officine Meccaniche Reggiane, dove era entrato all’età di 14 anni. Garibaldino nella 144a Brigata Garibaldi dislocata nella zona della Val d’Enza (commissario politico nel distaccamento “Amendola”). Nativo di Cavriago, abitava in Via Dante Zanichelli (RE), nelle case operaie oltre Crostolo. Colpito a morte sotto i portici dell’Isolato San Rocco. Emilio Reverberi, arriva al termine della galleria dell’Isolato San Rocco, davanti alla serranda del negozio di abbigliamento Zamboni. Si affaccia all’angolo per guardare in piazza Cavour (oggi Piazza Martiri del 7 luglio). Lo falcia una raffica di mitra. Si aggrappa alla serranda. Sulle maglie le impronte insanguinate delle sue mani. Un testimone dice: “Verso le ore 1717.30 mi stavo portando dal palazzo di Vetro [edificio tra Via Crispi e Via San Rocco] verso il negozio Zamboni [...] rimasi solo davanti al bar Cavour [...] vidi però molto bene che un poliziotto, arrivato di corsa, sparò una raffica a bruciapelo...”.

Il punto dove è deceduto Emilio Reverberi

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giugno-luglio 2010 notiziario anpi

Il tiro che colpisce Afro Tondelli

Afro Tondelli, 36 anni il 14 luglio, di Due Maestà (RE), dipendente dell’ospedale Santa Maria Nuova, ex partigiano della 76a Sap (nome di battaglia Bobi), lascia la moglie. È il quinto di otto fratelli, in una famiglia contadina di Gavasseto. Segretario locale dell’Anpi. Colpito a morte all’interno dei Giardini pubblici. È la quinta vittima. Ore 16.45: esce dal lavoro (Arcispedale S. Maria Nuova) con alcuni amici. Percorre Via dell’Ospedale (oggi Via Dante Alighieri) verso Via Secchi. Arriva in via Nobili a fianco del Teatro Municipale. Sono in corso gli scontri. Deve raggiungere la parte opposta della piazza. Saluta gli amici. Aggira il teatro. Si trova all’interno dei Giardini pubblici (Parco del Popolo). Un agente di PS estrae la pistola. S’inginocchia. Prende la mira e spara su un bersaglio fermo. Tondelli viene trasportato con una Fiat 1100 nera al S. Maria Nuova. Ore 17.00 si registra il suo ingresso al pronto soccorso. Prima di spirare Tondelli dice: “Mi hanno voluto ammazzare, mi sparavano addosso come alla caccia”. (g.b.)


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