A nord di Trento - 52

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Anno XXX GIUGNO 2019

N UOVA GRAFICA!

52 numero

bimestrale di Cultura Politica Attualità STORIA

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Addio a "el bazarot"

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anni di attività

alla fine di maggio la piazza di Gardolo è un po’ piu triste. Infatti ha chiuso il Bazar Moser, “el bazarot” per tutti i gardoloti e, da qualche anno “Bottega storica”. Ha chiuso lasciando un senso di vuoto in tutto il paese, manca una attività presente sul territorio da quasi 100 anni, (il primo bazarot ha aperto nel 1920) e passata attraverso 4 generazioni di titolari. I miei primi ricordi risalgono a quando il negozio era situato ove ora si trova il tabacchino (sempre nella piazza di Gardolo), un locale lungo e stretto, dove, per quanto piccolo, si trovava di tutto. Mi ricordo che li’ la mia mamma mi comprava i calzini, poi io stessa mi son scelta i calzettoni traforati (si indossavano a S. Giuseppe e voleva dire che era arrivata la primavera) e poi, con grande orgoglio, le prime calze di nylon che portavo sentendomi grande. Negli anni li’ ho trovato tutto quello che serviva per la mia vita di donna e di mamma, dall’abbigliamento, alle tutine, bavaglini e grembiulini per l’asilo dei miei bimbi.Al contrario delle catene della grande distribuzione, le commesse erano sempre pronte a consigliarti , consentendoti poi di portare a casa qualche capo da provare per i mariti recalcitranti a recarsi nei negozi. Sarà difficile trovare altre commesse (non dimentichiamo però anche i ragazzi), che al momento sapevano confezionarti una rosa di seta da appuntare sull’abito, o ti calcolavano con esattezza il metraggio per la tua tenda o per il copridivano, ti consigliavano sulla lana da usare per il berrettino e la sciarpa per i nipotini. Fornitissimo il reparto cartoleria dove c’era chi si destreggiava con abilità fra quaderni a righe o quadretti e matite dai mille colori. Sicuramente il negozio non mancherà solo a me e ai gardoloti, ma anche a tutte le persone che dalle valli venivano a Gardolo per cercare e trovare “l’argagn, el coso, el pitot “ (come scritto in una locandina appesa in negozio). Concludo salutando con affetto tutte le ragazze che nel corso degli anni hanno fatto parte delle “bazarote” (così chiamavamo le commesse) augurando loro un buon avvenire. Cristina Uber

ATTUALITA’

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E' in corso la marcia “restiamo umani” : Trento – Roma

iceva il Rev. Martin L. King: “Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti.” Nei miei 26 anni di vita in Italia, mai come oggi ho vissuto un clima di paura e di odio verso il “diverso”. Ciò che, però, più mi lascia sgomento e mi fa morire dentro è la lentezza con cui la “gente per bene”, gli onesti riflettono, capiscono

e reagiscono a questa situazione che si sta instaurando nel nostro Paese e che, sempre più, spinge la gente verso l’individuazione di un nemico da combattere, un colpevole a cui addossare la responsabilità di tutti i nostri problemi, i nostri fallimenti. Ci stanno spingendo verso una guerra tra poveri, tra i più deboli ed è giunta l’ora che gli onesti si facciano sentire. E’ in questa ottica che si sta svolgendo la Marcia “Restiamo Umani” che è partita da Trento nel tardo pomeriggio/sera di giovedì 20 giugno 2019. Ma, vediamo di partire dall’inizio. Mi chiamo John Mpaliza. Sono attivista per i diritti umani e camminatore per la pace. Cittadino italiano di origine congolese, sono laureato in Ingegneria in Informatica ed ho lavorato 12 anni come programmatore per il Comune di Reggio Emilia, città dove ho vissuto 20 anni. Mi sono trasferito a Gardolo da poco più di un anno ma conoscono e frequento il Trentino-Alto Adige da quattro anni, avendolo attraversato 2 volte, nel 2015 e nel 2016, con marce per la pace che andavano rispettivamente ad Helsinki e al Parlamento Europeo a Bruxelles. Sì, altre marce! Organizzo marce nazionali ed internazionali dal 2010 per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni internazionali circa il dramma che vive il popolo congolese, legato allo sfruttamento di minerali hi-tech come ad esempio il coltan che serve

per i nostri telefonini oppure il cobalto, indispensabile per le batterie delle macchine elettriche. Ho camminato 15 mila km in tutta Italia e mezza Europa per raccontare che, nella guerra economica che dal 1996 dilania la Repubblica Democratica del Congo, più di 8 milioni di persone hanno perso la vita, circa 2 milioni di donne hanno subito violenze sessuali usati arma di guerra e centinaia di migliaia di bambini sono costretti a lavorare, senza protezione, nell’estrazione di questi minerali, considerati pericolosissimi, e molti di loro muoiono nei crolli oppure dopo tanti anni di esposizioni a queste sostanze che, a volte, pos-

sono essere radioattive. Il Dottore Denis Mukwege, medico congolese, Premio Nobel per la Pace 2018, anche chiamato “il medico che ripara le donne”, invitato a Trento da alcuni studenti del “Da Vinci” e del Galilei il 17 e 18 novembre 2017 ci ha spiegato che questi crimini, in qualche modo, sono riconducibili alla nostra tecnologia, al nostro benessere. Il Congo è davvero un paradiso terrestre, un paese ricco da morire. I congolesi però vivono l’inferno qui sulla Terra. Muoiono a causa delle loro ricchezze! Vi sembrerà strano e surreale ma, purtroppo, è tutto vero. Sono però convinto che le cose possano [continua a pagina 2]

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bimestrale

[continua dalla prima pagina] cambiare se ognuno di noi ne venisse a conoscenza, ne accettasse la sua piccola o grande responsabilità in quanto consumatore e decidesse di cambiare qualcosa, anche solo nel modo in cui guarda l’Africa e gli africani. Migliorare la vita di queste persone e di questi paesi, insieme a noi, è possibile ma bisogna agire ed iniziare ora. Per questa ragione, 4 anni fa ho lasciato tutto, lavoro, casa, macchina e

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nizia come ogni spettacolo. Il pubblico che prende posto, in sala si spengono le luci e cala il silenzio denso di attesa. Parte la musica si apre il sipario...e siamo in scena! Ma l’ avventura dei Cuccioli della Logeta, la “primavera” della ben nota compagnia teatrale di Gardolo, ha inizio alcuni mesi prima, dopo le prime repliche del nuovo spettacolo, ideato dalla regista Janna Konyaeva , che dal 2011 insegna nella filodrammatica a bambini e ragazzi dai 6 ai 15 anni. Ci troviamo a Manaro sul Panaro, in provincia di Modena per partecipare al 35° FESTIVAL NAZIONALE ed EUROPEO del TEATRO DEI RAGAZZI, come siamo arrivati qui? L’idea nasce da una mamma di uno degli attori, che entusista del nuovo spettacolo debuttato lo scorso autunno, propone di esportarlo dal circuito trentino dove fin’ora i giovani talenti hanno recitato. L’idea è stata subito colta da chi coordina e sostiene la compagnia e dalla regista Janna. Già da novembre hanno inizio i preparativi e le ricerche, per far sperimentare ai ragazzi una esperienza nuova, di crescita e di confronto. La scelta va al Festival Internazionale di Teatro di Marano. Viene inviata la domanda che viene accettata con tanta sorpresa ed emozione!. I preparativi hanno visto coinvolti i genitori ed i volontari che da anni seguono e sostengono la compagnia, assieme al presidente della fioldrammatica Federico Gozzer, che accoglie ed avvalla, fiducioso, ogni scelta. Si debbono organizzare viaggio e pernottamento, coordinarsi con gli organizzatori del festival, trovare il modo di far perdere il minor numero di ore scolastiche ai piccoli, si-

di

Cultura

Politica

Periodico bimestrale iscritto al Registro Stampa n. 1367 del Tribunale di Trento, i n data 31.07.2008

PROPRIETÀ

Attualità

Associazione culturale “IL GRUPPO” Via Caproni 15, Roncafort (TN) il_gruppo_roncafort@yahoo.it www.ilgrupporoncafort.org

DIRETTORE RESPONSABILE Ugo Bosetti

REDAZIONE

c/o Anna Mussi (0461.420577)

RESPONSABILE PUBBLICITÀ

Gianni Angelini (0461.993046)

IN REDAZIONE

Maria Giovanna Conci, Franco Faes, Alberto Mattedi, Anna Mussi, Luisa Nicolini, Alessandro Serra

TIRATURA/DIFFUSIONE 5000 copie GRAFICA ed IMPAGINAZIONE

DANIELE CELVA DESIGNER info@danielecelva.com www.danielecelva.com

STAMPA

destinità tanti di noi che non la pensiamo come quelli che stanno spingendo verso l’odio e lo scontro sociale, tanti di noi che davvero siamo sensibili ai temi dell’inclusione, dell’accoglienza, della pace e dei diritti umani, tanti di noi per davvero “gente buona e per bene” ma che abbiamo paura di parlare. La Marcia “Restiamo Umani” è stata pensata per tutti noi, italiani e cittadini che vivono sul territorio italiano che siamo stanchi di

Cultura

Politica

Attualità

questo clima di paura e di odio. La partenza è stata giovedì 20 giugno da Trento e preceduta da un concerto. Questa marcia che, dopo aver toccato quasi tutta l’Italia, si concluderà 4 mesi dopo a Roma, in Piazza San Pietro. John Mpaliza

Festival internazionale a Manaro sul Panaro (MO) 5 e 6 Maggio 2019

ATTUALITA’

bimestrale

mi sono messo per strada per incontrare scuole, università, chiese, enti locali, istituzioni ed organizzazioni nazionali ed internazionali. Per sapere di più del lavoro portato avanti in questi anni, vi invito a partecipare a qualche evento che organizzerò o a cui parteciperò in città in autunno. Per tornare alla Marcia “Restiamo Umani”, ho pensato che fosse cosa buona e giusta lanciare una proposta che possa aiutare ad uscire dalla clan-

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litografica - Trento info@effeerre.tn.it

stemare scenografie e costumi. Un gran lavoro che ha visto serate intense a lavorare tra risate ed anche preoccupazioni per gli eventuali imprevisti che si affacciavano nelle menti dei “grandi”. La novità stimola invece felicemente i ragazzi ed i bambini, da subito entusiasti all’idea di confrontarsi con una realtà tanto diversa. Recitare su un palco importante, essere visti e, in qualche modo, giudicati da persone lontane e diverse non scoraggia nessuno. Arriva il giorno della partenza. Tra sorrisi ed abbracci scintillano le lacrime di chi deve restare ed accontentarsi di un reportage fatto di messaggi e foto e qualche frettolosa telefonata. Partono in 46 tra piccoli attori, truccatrici, parrucchiera, aiuto regia e tecnici e sopratutto Janna Konyaeva che con gioia a serietà guida in questa nuova avventura, nata da ore di prove, disciplina, impegno e rispetto. Perché la scuola di teatro è un po’ una scuola di vita, in cui ognuno è importante e si impara ad ascoltare. L’hotel è a pochi chilometri dal paese in cui verranno fatti gli spettacoli. Una rapida sosta per i bagagli e poi subito a teatro, per montare fondale e scenografie, scaricare i costumi, prendere confidenza con gli spazi. Si recitaranno due spettacoli, uno la sera, e uno al mattino Arriva il momento di entrare in scena, la sala è gremita anche se fuori imperversa un temporale con i fiocchi. E si registra il primo meritatissimo successo, il pubblico ride, applaude, qualcuno riconosce i personaggi della storia liberamente tratta da un famoso libro per ragazzi e si stupisce degli effetti speciali in scena. La mattina dopo ci si ritrova tutti nella sala dell’hotel a colazione. I ragazzi

ATTUALITA’

“grandi” arrivano alla spicciolata, hanno dormito con i compagni e si vedono visi soddisfatti per la nuova autonomia e sopratutto per le leccornie a disposizione sul buffet! Appena pronti, si torna a teatro per la seconda rappresentazione. I “Cuccioli della Logeta” sono formati da due cast distinti che portano avanti lo stesso spettacolo, con un gran lavoro da parte della regista e della sartoria che devono prevedere il doppio di tutto. Al Festival c’è stata la possibilità quindi di far recita-

re tutti i piccoli, ma grandi attori che orgogliosamente hanno ricevuto i complimenti degli organizzatori, assieme alla targa che attesta la presenza e ricorderà a tutti l’esperienza. Tutto è andato bene, le tensioni si sono sciolte, il viaggio in pullman si conclude con i visi sorridenti dei genitori e fratelli che accolgono il gruppo al rientro. Stanchi ma soddisfatti. Il direttivo - I Cuccioli della Logeta

Il coro di Campo trentino...tutti possono cantare! V

ale la pena di iniziare a cantare in un coro, da adulti? Ovviamente, chi fa parte di un coro lo sa già, questo. Mi rivolgo a chi mi chiede: “Io non ho mai cantato, posso entrare adesso nel coro?” Partiamo dal presupposto sostanziale che tutti possono cominciare a cantare a qualsiasi età, se lo vogliono. Certo, il coro è un impegno. Le prove sono a cadenza settimanale, di sera, dopo una giornata di lavoro. D’inverno, l’idea di dover uscire di casa dopo cena pesa un po’, fa freddo, il divano con la coperta sembra davvero affascinante. Anche in stagioni più miti l’impegno continuativo può essere faticoso… Eppure, superate le proprie “remore” mentali, ci si ritrova insieme in sala prove, si fanno i primi esercizi di warm-up e di vocalità, si sente la propria voce unirsi alle altre, così ci si dimentica il disagio e arrivano i primi risultati, sia a livello individuale che di gruppo. Dal punto di vista tecnico si assiste al miglioramento del proprio “strumento” voce, come timbro, tenuta e forza, e al miglioramento del proprio orecchio, come percezione del proprio suono dentro e in mezzo agli altri e come intonazione. Dal punto di vista fisiopsicologico migliora l’umore, grazie alla migliore ossigenazione e all’attivazione di tutto il corpo. In più si rafforza l’autostima, grazie ai progressi individuali, e si fa parte di un gruppo con cui condividere risultati piccoli e grandi e momenti particolari (ad esempio l’emozione della prima esibizione in pubblico) e superare momenti meno gradevoli, come quando, durante le prove si ripetono certi passaggi più e più volte, per studiarli. Se vale la pena di “iniziare” a cantare in un coro, dunque, si scopre solo “entrando” in un coro qualsiasi, a seconda del proprio gusto (ci sono formazioni corali di tutti i generi). Si devono portare solo la propria voce e la propria voglia di mettersi in gioco. Proprio da questo presupposto il 12 gennaio 2017 nasce ufficialmente Il Coro di Campotrentino e fa la sua prima prova lunedì 23 gennaio dello stesso anno, con una trentina di coristi e coriste sotto la guida di Anna Nicolodi, docente di musica e direttrice di coro. Nasce con l’intento di unire, di mettere insieme persone diverse per condividere una passione, quella del canto, per scoprire e valorizzare il proprio “strumento” voce, per arricchirsi dal punto di vista personale e culturale (c’è un mondo da scoprire!). Fa il suo debutto ufficiale alla 2° Rassegna Corale “Canto in Campo” e collabora con le associazioni presenti nel quartiere, in diverse iniziative. Entra a far parte della Federazione dei Cori del Trentino nel 2018 e partecipa alle iniziative per il 50° anno di fondazione della stessa. Si avvale della collaborazione di bravi musicisti trentini ed ha un repertorio vario e aperto a diverse esperienze musicali, da brani classici a canzoni tradizionali di altre culture. Anna Nicolodi, insegnante di musica e direttrice del Coro di Campotrentino.

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IL GRUPPO - RONCAFORT

"A NORD DI TRENTO" CERCA PROPRIO TE!

CERCA TE! CULTURA

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Contattaci ed inviaci i tuoi articoli e le tue proposte a: il_gruppo_roncafort@yahoo.it

Famiglie. Presente! La bellezza degli incontri.

bbiamo conosciuto Francesca e Alessandro un po’ di tempo fa, quando hanno contattato la Comunità Murialdo per chiedere di partecipare al progetto Famiglie. Presente! Si tratta di una coppia abruzzese che si è trasferita a Gardolo da alcuni anni per motivi di lavoro. Hanno tre bambine piccole e tanta voglia di integrarsi in un territorio nel quale vogliono investire per il loro futuro, ma che conoscono ancora poco. La mancanza dei loro familiari ed amici, inoltre, si fa sentire da un punto di vista emotivo ma anche pratico, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle bambine. Francesca ed Alessandro ci avevano detto di sentirsi spesso soli e di desiderare di conoscere delle persone del loro quartiere con le quali creare un rapporto di fiducia e alle quali poter chiedere una mano con le bambine al bisogno. Giulia e Luca sono una giovane coppia trentina che vive a Gardolo. Non hanno figli ma amano i bambini e si sono interessati al progetto Famiglie. Presente! proprio perché erano alla ricerca di un’esperienza nella quale mettere a disposizione un po’ del proprio tempo a favore di una famiglia con bambini. Il loro desiderio era conoscere qualcuno che avesse bisogno di un supporto leggero nella gestione dei figli e che, allo stesso tempo, avesse piacere di condividere dei momenti tra adulti. Francesca, Alessandro e le loro figlie hanno conosciuto Giulia e Luca lo scorso aprile all’interno del progetto Famiglie. Presente! e hanno attivato un’esperienza di affiancamento familiare. Il progetto è promosso dalla Comunità Murialdo e favorisce la creazione di CULTURA

L

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Cerchiamo nuovi volenterosi collaboratori appassionati che, con articoli, lettere, segnalazioni, rubriche specifiche o fotografie vogliono far crescere il nostro bimestrale e fare la differenza per la comunità di Trento nord.

reti di vicinato solidale attraverso una forma innovativa di intervento sociale, l’affiancamento familiare. L’obiettivo è supportare le famiglie che, per motivi diversi, si trovano a vivere periodi di fatica nella vita quotidiana e che possono trarre benefici per sé e per i propri figli dalla creazione di nuove relazioni. L’idea è promuovere lo sviluppo di una comunità più unita, nella quale queste stesse famiglie possano essere a loro volta risorsa per gli altri. Nel concreto, le famiglie si incontrano all’interno del nostro progetto e, dopo una fase iniziale di conoscenza reciproca, definiscono insieme obiettivi, attività e durata dell’affiancamento, che vengono inseriti all’interno di un “patto”, elaborato con il supporto delle operatrici del progetto, che sosterranno la relazione tra le due famiglie per tutta la durata dell’esperienza. Tra Francesca, Alessandro, Giulia e Luca è subito nata una certa intesa e la percezione è che si stiano mettendo le basi per la costruzione di un rapporto di amicizia. Per ora, gli accordi sono che Giulia e Luca vanno a prendere la bambina più grande a scuola una volta in settimana e stanno con lei per alcune ore, alleggerendo il carico della madre che nel frattempo si occupa delle due bimbe più piccole mentre il marito è al lavoro. Nel fine settimana, poi, organizzano delle piccole scampagnate tutti insieme, oppure si incontrano a casa di uno o dell’altro per passare del tempo insieme. Francesca e Alessandro si sentono meno soli e sanno di poter chiedere una mano a qualcuno sul bisogno. Dall’altra, Giulia e Luca sono felici del legame che si sta creando e di poter diventare nel tempo figure di riferimento

Abito il mondo

per le bambine. Così come loro, altre famiglie si sono incontrate a Gardolo e in altri territori della Provincia di Trento nei quali il progetto è promosso. Con questo articolo abbiamo cercato di raccontare, attraverso una piccola narrazione, solo uno degli incontri che realmente sono avvenuti (solo i nomi sono di fantasia per una questione di privacy). Ci auguriamo che chi leggerà questo articolo possa percepire la bellezza e la spontaneità di questo progetto e degli incontri che promuove. Dall’altra, speriamo di stimolare una riflessione sulla bellezza dell’incontro e dell’aiuto reciproco in senso più generale, anche perché pensiamo sia possibile promuoverli nella vita di tutti i giorni, al di fuori di questo o

di altri progetti. Il progetto è promosso dalla Comunità Murialdo del Trentino Alto Adige con la collaborazione della Provincia Autonoma di Trento e della Fondazione Paideia. Sono partner il Comune di Trento, il Comune di Rovereto, la Comunità Alta Valsugana e Bersntol e Asif Chimelli. Famiglie. Presente! è finanziato con il “Fondo regionale per il sostegno della famiglia e dell’occupazione”. Per maggiori informazioni scrivete a famiglie@murialdo. taa.it o visitate il sito della Comunità Murialdo del Trentino Alto Adige (www. murialdo.taa.it). Laura Ciurletti

unedì 25 marzo a Casa San Francesco in via dell’Ora del Garda a Spini di Gardolo si è inaugurato un nuovo spazio di sartoria sociale. I colori e le stoffe della festa sono stati quelli dell’Officina de l’ùcia, il laboratorio del Centro Astalli Trento nato ormai tre anni fa e fino a ieri ospitato al Centro Sociale Bruno. Dietro all’idea della sartoria sociale, c’era sin dalle origini l’obiettivo di creare manufatti di tessuti africani e riciclati per valorizzare le competenze e il talento di alcuni richiedenti asilo, che in passato erano stati sarti nei loro Paesi d’origine prima di subire una migrazione forzata che li ha portati a ritrovarsi ospiti nei progetti di accoglienza in Trentino. Questa idea è piaciuta anche a Ipsia e così è partita la collaborazione per un progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e gestito da Fondazione Caritro. Ipsia si occuperà del recupero di tessuti africani di tipo sostenibile, prodotti in loco recuperandone lo stile originale, perché quelli che comunemente conosciamo e che hanno invaso anche il mercato africano sono in realtà provenienti dal Sud-Est asiatico. A Casa San Francesco, queste stoffe in arrivo dall’Africa saranno affidate alle sapienti mani di due rifugiati e di un sarto italo-senegalese coadiuvati da Franca Bertagnolli, architetta e scenografa che per lungo tempo ha lavorato sullo studio dei tessuti e che per il progetto si occuperà della parte educativa e di relazioni con un territorio, dove rispondere anche alla costante esigenza di piccole riparazioni e riuso. L’inaugurazione di lunedì, che ha visto la partecipazione di più di 100 persone, è stata accompagnata dalla danza di Murga, un gruppo di danza itinerante, che desiderava esserci anche per mostrare le nuove divise carnevalesche prodotte proprio dell’Officina de l’ùcia. Per l’occasione, Mutar, un ex ospite che ora gestisce una pizzeria vicino a Piazza Fiera, ha cucinato dei piatti africani da offrire agli invitati. Ma prima di cenare, i sarti hanno presentato alcuni dei loro lavori: vestiti su misura, riciclo di vecchi abiti e tanto altro ancora. Il presidente del Centro Astalli Trento, Stefano Graiff, ha detto che in un momento in cui si sta tagliando tutto sull’accoglienza, questa inaugurazione fa bene per continuare a tessere relazioni. La sartoria rappresenta infatti un percorso di inserimento nel mondo lavorativo che consente di dare dignità alle persone; ma, nel farlo, è significativo che si riutilizzino vecchi materiali dai nostri armadi mescolandoli con i bei tessuti che arrivano dall’Africa. Il messaggio di fondo è chiaro: chi arriva dà un contributo e rilancia la nostra comunità rinnovandone la bellezza usando proprio quello che noi avremmo scartato. Camilla Romanò, Centro Astalli Trento

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bimestrale

ATTUALITA’

di

Cultura

Politica

Attualità

Vigili del Fuoco Volontari a 20 anni: storie di giovani pompieri di Gardolo fondazione del gruppo allievi di Gardolo, ma già da prima frequentavo la caserma di Gardolo per chiedere informazioni su quando sarebbe nato il gruppo allievi. Il motivo che mi ha spinto ad entrare credo che sia lo stesso di tanti bambini, la passione fin da piccoli per tutto il mondo dei Vigili del Fuoco. Claudio: Sono entrato nel mondo dei Vigili del Fuoco come vigile Allievo dopo che con un amico avevamo sentito parlare di questa possibilità e, vista la passione comune che entrambi nutrivamo per questo mondo non abbiamo aspettato un secondo a chiedere di farne parte. Roberto: La scelta di entrare nei Vigili del Fuoco è stata guidata dal sogno che hanno quasi tutti i bambini del mondo, partendo prima con gli allievi per poi arrivare finalmente ad intraprendere l’attività interventistica vera e propria.

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l percorso per diventare Vigili del Fuoco volontari può iniziare dall’età di 12 anni entrando a far parte del gruppo allievi, al cui interno vengono svolte molte attività per imparare le nozioni di base del mondo pompieristico, ma – cosa più essenziale – attraverso cui si viene a contatto fin da piccoli con i valori dell’altruismo, dell’amicizia e dello spirito di gruppo. Principi essenziali, solide fondamenta su cui costruire il domani di questa forma di volontariato e garantirne il ricambio generazionale. Sul piano individuale, invece, rappresenta una valida opportunità di crescita e di responsabilizzazione dei giovani, di educazione alla cultura della sicurezza, da portare con sé anche in ambito familiare. Al compimento dei 18 anni si può scegliere di proseguire il percorso diventando Vigile e prestando servizio attivo. Questo momento viene vissuto dai futuri pompieri come un appuntamento molto importante: l’ingresso nella vita del Corpo significa una responsabilità verso i propri concittadini, il mettere a disposizione se stessi, il proprio tempo e le proprie abilità. Responsabilità, ma anche continua crescita personale e di squadra, fatta di rapporti, scambio di esperienze, tanta CULTURA

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formazione per saper gestire al meglio le diverse operazioni di soccorso. Alla base di tutto ciò stanno quei valori che oggi, in questo mondo esclusivamente materialista, sembrano venir meno, come l’altruismo e la generosità, per i quali i Vigili del Fuoco vogliono essere un punto di riferimento. Tutto questo a volte non viene percepito fino in fondo dalla gente che sta al di fuori, che ha avuto poche occasioni per conoscere questo mondo. È dunque essenziale far loro sapere chi sono i Vigili del Fuoco Volontari, la loro vicinanza alla popolazione, e come è iniziata la loro esperienza. Per questo motivo abbiamo raccolto la testimonianza di tre Vigili del Fuoco di Gardolo con l’esperienza di allievi alle spalle. Attraverso tre semplici domande abbiamo cercato di mostrare un po’ di più di chi sta dietro quelle divise che spesso vediamo in azione sul nostro territorio, che cosa li ha spinti ad intraprendere un percorso carico di responsabilità ed impegno, che cosa li motiva ad andare avanti e quali sensazioni provano nel far parte del loro Corpo. Come e perché sei entrato nel mondo dei VVF? Simone: Sono entrato nel 2009, anno di

Cosa spinge un giovane di 19-20 anni, al giorno d’oggi, a sacrificare il proprio tempo per il territorio e la comunità? Simone: Quando mi pongono questa domanda mi piace sempre dare due risposte: il primo motivo credo che sia la voglia di tramandare una bellissima tradizione austriaca che abbiamo ereditato; il secondo motivo credo sia la voglia di imparare. In questo mondo c’è e ci sarà sempre tanto da imparare. Claudio: Essere Vigile del Fuoco è il sogno di molti bambini ma oltre a questo c’è la voglia di dedicare del tempo ad altre persone che ne hanno bisogno e continuare ad acquisire competenze necessarie anche alla vita di tutti i giorni. Alla nostra età dove le “distrazioni” posso essere molte, con la passione e la voglia di crescere unite alla forza del gruppo si riescono ad ottenere grandi risultati che in primis giovano a chi richiede il nostro aiuto.» Roberto: Più che venire sacrificato questo tempo lo investo per provare a portare un aiuto al prossimo, un valore che purtroppo sta andando a sparire nelle coscienze della gente.» Qual è la cosa che ti piace di più dei VVF? Simone: Credo che in questo momento la cosa che più mi affascina di questo mondo sia la voglia di innovazione, la possibilità di sperimentare e ricercare nuove tecniche, cosa che ci porta ad effettuare continui scambi culturali e di

tecniche con colleghi Vigili del Fuoco da tutta l’Europa. Claudio: Non posso dire di avere qualcosa che mi piace più di qualcos’altro nella nostra attività ma l’insieme delle emozioni che si provano dopo aver portato anche il minimo aiuto a qualcuno di bisognoso è gratificante. Roberto: La scarica di adrenalina che porta un’uscita in emergenza è innegabilmente un’emozione molto forte, però la cosa che più mi piace è il bagaglio di conoscenza ed esperienza che porta al seguito questa attività perché crea una seconda famiglia e aiuta a fare molte conoscenze ed allacciare nuovo rapporti interpersonali. Attraverso queste parole cariche di entusiasmo si può capire come questi ragazzi abbiano coltivato una passione sin da piccoli, che anno dopo anno diventa sempre più forte. Un impegno che ci si sente dentro, che nasce da una tradizione del territorio trentino, essenziale e fortemente radicata nel cuore della Comunità. Un sogno nato prendendo come riferimento la figura del pompiere, eroe dell’infanzia. L’aspirazione a diventare un giorno uno di loro, indossare l’uniforme, sfrecciare a sirene spiegate per le strade del proprio paese per andare ad aiutare chi ha bisogno. Attraverso i primi passi con gli allievi questo sogno si concretizza, inizia ad essere costruito. Si entra a poco a poco nella “seconda famiglia”, quella del Corpo. Si intrecciano legami forti, si crea fiducia reciproca, fattori fondamentali e motivanti soprattutto per i più giovani che trovano nell’affiatamento del gruppo uno stimolo per dedicare il proprio tempo a questa attività e di apprendere sempre più. L’attività del Vigile del Fuoco richiede infatti una continua formazione, sia dal lato delle conoscenze tecniche che da quello personale. Non basta dunque saper domare le fiamme, ma è fondamentale il conoscere e migliorare se stessi, la propria squadra, e saper essere vicini alla gente. L’aiutare, il mettersi a disposizione crea un’emozione molto forte e gratificante, non viene visto come perdita di tempo, ma diventa occasione di generosità, un valore aggiunto per la Comunità di cui si fa parte. Daniele Bertagnolli

“Come era e com’è “

apitello S. Giovanni Nepomuceno - È situato al principio della via omonima, che portava al Maso Tosetti (maso del Capelan) ed è dedicato a S. Giovanni Nepomuceno. Questo santo nasce a Nepomuck in Boemia (donde l’appellativo di Nepomuceno) tra il 1340 e il 1350, si laurea in diritto canonico e viene ordinato sacerdote. La regina Giovanna di Baviera, moglie del re Venceslao, lo scelse a suo confessore. Il re, tipo geloso, vuol sapere da Giovanni quel che la regina gli manifesta in confessione. Non volendo tradire il segreto sacramentale, è arrestato e, dopo interrogatori e torture, condannato a morte per annegamento nelle acque della Moldava. Si narra che, mentre il fiume trasporta lentamente il corpo del martire, un fuoco misterioso lo accompagni. Da quel giorno, nell’attraversare il ponte sulla Moldava, i cittadini di Praga si scoprono il capo e sostano qualche istante in preghiera, in segno di omaggio al celeste protettore di coloro che sono esposti al pericolo delle acque. Da qui la devozione del popolo che espone la sua immagine a capo dei ponti o nelle vicinanze di rivi. (Testo tratto dal libro “alle radici di Gardolo dal Piano” di don Pietro Micheli.) Una curiosità che forse non tutti conoscono: il capitello è stato eretto proprio in quel sito perché, prima del posizionamento della linea ferroviaria ,che con il suo terrapieno costituiva una barriera, l’Adige, esondando arrivava proprio fino all’incrocio di via Aeroporto con via Nepomuceno. Il capitello è stato restaurato nel 1993 e l’immagine del santo è stata affrescata e donata alla comunità dall’ artista Luigi Bevilacqua. Recentemente l’interno del capitello è stato ridipinto e all’affresco ridati i colori originali, sempre per mano dell’autore. C.U.

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Piccola rubrica della musica

CULTURA

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Cari lettori e care lettrici, eccoci di nuovo al nostro appuntamento con la rubrica musicale. La scorsa volta abbiamo spiegato cos’è la Music Learning Theory e che cos’è l’Audiation, oggi voglio provare a farvi capire perché è importante avvicinare i bambini sin da piccolissimi all’ascolto della musica. NON SARA’ TROPPO PICCOLO?

Spesso quando parliamo di bambini, si pensa che, essendo loro molto piccoli, non siano in grado di capire o apprezzare una buona musica, per questo in molti casi ci si riduce a far ascoltare loro musichette “da bambini” semplici e banali. Ebbene, non è così! I bambini, soprattutto molto piccoli (e per molto piccoli intendo proprio di pochissimi giorni, settimane o mesi), sono gli ascoltatori migliori che un musicista possa sperare di incontrare. Proprio perché sono piccoli, ascoltano con molta attenzione perché tutto ciò che è nuovo è molto interessante. Non so se vi è mai capitato di osservare un bambino mentre ascolta musica: ognuno ha il suo modo di ascoltare, ma un atteggiamento tipico è quello di stare fermi immobili con gli occhi spalancati, o con le manine ed i piedini tesi verso l’esterno, quasi volessero bere e prendere con il corpo tutto quello che sentono. ATTUALITA’

ESSERE ASCOLTATORI CONSAPEVOLI

Nell’articolo precedente abbiamo paragonato il processo di Audiation con quanto avviene con il linguaggio verbale: quando ascoltiamo qualcuno parlare tratteniamo dentro di noi i suoni delle parole e diamo loro significato in relazione alle nostre capacità di comprensione del linguaggio verbale. Con la musica dovrebbe accadere lo stesso: quando ascoltiamo qualcuno cantare o suonare, dovremmo essere in grado di organizzare dentro di noi i suoni appena ascoltati per attribuirgli un significato. Questo nel nostro Paese non è scontato che accada: quanti di noi riescono a comprendere davvero la musica? Come posso pretendere di avere un ascolto consapevole se mai nessuno mi fa ascoltare musica di diverso genere, o se non ho occasione di ascoltare qualcuno che canta o suona per me dal vivo in modo accurato? Finchè la musica viene concepita come una “cosa” da leggere ed eseguire, non posso avere questa pretesa. Sarebbe come pretendere che i nostri figli parlassero una lingua straniera senza averla mai sentita prima. Pensiamo sempre al linguaggio verbale: per quanto tempo un bambino ascolta molte persone attorno a sé parlare la lingua madre prima di parlare? Quanti tentativi ed “errori” ha compiuto prima

importante è che una loro figura di riferimento, soprattutto mamma e papà, cantino per loro. MUSICA PER TUTTI NON PER POCHI Nella nostra mente spesso è forte il pensiero che la musica sia solo per quelle poche persone che hanno la fortuna di studiare, ma non è così: la musica è per tutti e di tutti, ed io vi esorto a superare le vostre convinzioni di non essere in grado dicantare o stare nella musica, di guardarvi intorno perché sul territorio ci sono molte realtà (cori popolari o parrocchiali per esempio), dove poter stare nella musica in una dimensione collettiva che ti supporta e ti aiuta a superare le tue paure. Luana Cestari

POMODOLO

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vete letto bene: pomodolo. E’ così che dovremmo chiamarlo visto che l’ortaggio rosso è sempre meno un prodotto italiano e sempre più un prodotto cinese. ll colosso comunista è infatti il primo esportatore mondiale di concentrato di pomodoro. In meno di trent’anni è diventato “il principale concorrente degli Italianisoprattutto nei mercati africani”. Per vendere i suoi stock, la Cina compra fabbriche in tutto il mondo. In questo può contare anche sull’aiuto dell’Italia il ‘paese del pomodoro’, per vendere le sue scorte sul mercato mondiale con – come bonus – un’immagine di qualità. Per fare ciò, basta approfittare della politica doganale europea. La logica di questa legislazione è semplice: un industriale Ue, che importa materie prime dall’Asia per la fabbricazione dei suoi prodotti, è esente da dazi doganali sulle materie prime se esporta fuori dall’Ue i prodotti per i quali è stata utilizzata la materia prima. Questo sistema doganale, se aiuta l’industriale migliorando la sua competitività, indebolisce d’altra parte le società europee che potrebbero produrre le stesse materie prime: il loro concorrente asiatico è ormai in grado di sfidarle, senza barriere doganali, sui loro propri mercati. È così che l’Europa, oltre a creare dumping economico tra i suoi agricoltori e quelli del resto del mondo, consente all’Italia di esportare prodotti di pomodoro cinesi in tutto il mondo. Ufficialmente, nel 2015, 90.000 tonnellate di concentrato estero sono arrivate nel sud Italia per essere modificate ed esportate, in particolare in Medio Oriente e Africa. E 107.000 tonnellate, secondo la normale procedura doganale, sono state inviate sul mercato europeo. Scatole che possono vantare con orgoglio l’etichetta ‘Made in Italy’ ma che non menzionano la loro origine cinese. Un’operazione che serve molto bene anche il sistema mafioso italiano con i sodalizi criminali del Sud (camorra, cosa nostra, ndrangheta e sacra corona unita) che trovano nell’agrobusiness un modo perfetto per riciclare denaro: il fatturato delle attività di mafia nell’agricoltura italiana è stato stimato nel 2011 a 12,6 miliardi di euro. Dietro questa produzione di massa, le condizioni di lavoro sono spesso terrificanti, specialmente in Italia: molti migranti che vengono in Italia per sopravvivere, vendono la loro forza lavoro in agricoltura. È il segreto non detto della competitività dell’agricoltura italiana: decine di migliaia di uomini, ogni estate, fanno il raccolto in Puglia, in Calabria, in Sicilia, ma anche molto più vicino a noi, guadagnando dai 20 ai 30 euro al giorno. Gli industriali del sud Italia acquistano il pomodoro solo a otto centesimi al chilo, quindi necessariamente, a questo prezzo, i piccoli produttori non hanno altra scelta che assumere migranti e sfruttarli, in condizioni di vera e propria schiavitù moderna. Il fatto che aspri episodi di caporalato in Italia appaiano nelle prime pagine dei giornali una volta ogni tanto non sta affatto a significare che lo sfruttamento avvenga una volta ogni tanto. E’ la regola, e dovremmo averlo ben presente ogni volta che mangiamo un prodotto la cui origine non è tracciabile in maniera trasparente. L’alternativa che abbiamo come consumatori al pomodoro o l’arancia macchiata di sangue? Noi del GASfort facciamo un paio di ordini l’anno di passata Sfruttazero, un prodotto dalla filiera pulita, dalla semina alla trasformazione dei pomodori, che nasce da un progetto di tipo cooperativo e mutualistico che vede direttamente protagonisti migranti, contadini, giovani precari e disoccupati pugliesi. Per le arance ci approvvigioniamo presso SOS Rosarno, progetto simile di agricoltura sostenibile in Calabria prodotti simili sono disponibili nelle botteghe del commercio equo e solidale. alla Cina (ricordiamo che nei Laogai, gli oltre mille prigioni-lager comunisti viene prodotta da lavoratori forzati e a costo zero una buona parte dei prodotti made in China) al Centro-Sud Italia, combattiamo lo sfruttamento e l’ingiustizia! Le informazioni che avete letto sopra sono contenute nel libro Rosso Marcio” di Jean-Baptiste Malet, pubblicato in Italia da Piemme ma presto ritirato dal mercato a causa di una diffida da parte di un’azienda italiana. Luisa Nicolini

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di pronunciare le parole in modo accurato? Per quanti anni parla il bambino prima di arrivare a leggere e scrivere? Tantissimi…e mai nessuno si aspetta che un bimbo piccolo parli pronunciando fin da subito tutte le lettere o non sbagli declinazione dei verbi, nessuno pretende che un bimbo prima dell’età scolare sappia impugnare una penna correttamente per scrivere. Con la musica invece ci aspettiamo che un bimbo che ha ascoltato pochissima musica (e probabilmente quella poca che ha ascoltato era tutta uguale e banale sia a livello armonico che ritmico), suoni uno strumento partendo dalla lettura delle note, dimenticando completamente che la musica è prima di tutto un mezzo attraverso il quale possiamo esprimerci comunicando agli altri chi siamo. Ecco perché è importante far ascoltare tanta musica ai bambini, ed ancora più

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Rilevare, luogo,giorno,ora della chiamata, ora di arrivo della pattuglia, orario dell'intervento della manutenzione; fare delle foto al veicolo danneggiato, alla strada, acquisire testimonianze. Sulla base degli eccessivi tempi d'arrivo della manutenzione dalla notizia del fatto, e' possibile ottenere il risarcimento del danno. Si può fare riparare il veicolo prima del risarcimento, consegnando le ricevute della spesa. Fare richiesta di risarcimento ad autostrade per l'Italia da inviare con r/r o con posta elettronica, meglio attraverso associazioni aderenti. Se la richiesta viene ignorata o respinta si può accedere alla procedura di conciliazione gratuita, inoltrando la domanda solo su apposito modello scaricabile da autostrade per l'Italia. Nella domanda indicare quanto fatto e accertato dalla Polizia, copia del reclamo inviato e la risposta ricevuta, a ufficio di conciliazione di via Bergamini 50 00159 Roma. Se dopo aver fatto ciò ma non era soddisfacente la risposta, la stessa pratica, viene esaminata da una commissione. In caso di mancato accordo si potrà ricorrere al G.D.P. La società tende ad invocare il caso fortuito, dimostrando che l'incidente e il danno si e' verificato per causa improvvisa e inevitabile cio' indipendenti dalla sfera di custodia, che sono state violate norme stradali. Buon viaggio, Giovanni Corazza

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oi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi" Sabato 30 marzo una nutrita squadra di volontari, coordinata dal "Gruppo", ha provveduto a raccogliere i rifiuti dalle aree e dalle strade pubbliche di Roncafort. Qualche giorno prima, l'analoga associazione spontanea "PuliAMO Canova" aveva generosamente sconfinato in quel di Roncafort per riportare alla decenza un'area incolta in via dell'Asilo, invasa da sterpaglie, rovi e – soprattutto – immondizie di ogni genere, cosicché il gruppo di Roncafort ha potuto dedicarsi al resto della frazione. Le sorprese positive non sono mancate: all'appello si sono presentate famiglie intere, tanti giovani (soprattutto ragazze), bambi-

SOLUZIONE CRUCIVERBA A PAGINA 8

AUTOTRASPORTI NOLEGGIO AUTOGRÙ e TRASPORTI ECCEZIONALI

ni, nonni, segno tangibile di un'educazione ecologica che attraversa tutte le generazioni. Il motto "PuliAMO (Spini, Canova, Roncafort....) si adatta perfettamente all'occasione ed esprime in una parola il sincero desiderio di rendere e preservare bella la casa comune in cui si vive. Muniti di guanti, scope, ramazze, pattumiere, sacchi e bidoni per la raccolta differenziata e suddivisi in sottogruppi di 7/8 persone, ci siamo dedicati a settori differenti ed è cominciata la "caccia al rifiuto" che ha rivelato quanta ignoranza e malafede alberghi ancora in troppe persone. Sono stati raccolti: pile esauste, batterie per auto, mobiletti sfasciati, stracci, metalli, sacchetti di indifferenziato depositati nei cestini posti alle fermate dell'autobus, bottiglie e vasi di vetro non sempre integri, una quantità industriale di imballaggi leggeri e di carta, pacchetti e mozziconi di sigaretta, escrementi di cane lasciati in mezzo ai marciapiedi, addirittura un sacco pieno di.... cacca! Le specie dei rifiuti indicano inequivocabilmente che gli stessi sono stati abbandonati quasi nella totalità da persone adulte: c'è forse bisogno che le nostre bambine, sul modello di Greta Thunberg, facciano lo sciopero settimanale davanti ai palazzi, al Municipio, alle scuole per pretendere più attenzione all'ambiente? Durante le manovre è stato possibile scambiare opinioni e raccogliere commenti dai

S M A C A F A M

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er danni al veicolo dovuti alla presenza di buche o crepe pericolose o strada fortemente dissestata,normalmente si ottiene il risarcimento. Per le suddette anomalie o se si urta contro un pneumatico perduto da un tir, va subito chiamata la polizia stradale che svolge i dovuti accertamenti. Ecco cosa bisogna fare in questi casi. Chiedere agli agenti a quale Reparto appartengono, e annotare il nome dell'operatore al quale e' stato chiesto l'intervento. Chiedere alla pattuglia che interpelli la società autostradale in merito al pneumatico.

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Cos’è DEKORA MICROCEMENTO? E’ un prodotto altamente innovativo studiato appositamente per darvi nuove opportunità nell’arredare e nel rinnovare appunto pareti, pavimenti, bagni, cucine, docce, vasche e piccoli balconi. Dekora Microcoment si adatta quindi sia su superfici verticali che orizzontali. Attraverso un ciclo di prodotti da rasatura potrete rivestire le preesistenti piastrelle (o andare direttamente su apposito massetto se la casa è di nuova costruzione) senza necessariamente dover andare a demolire con tutti i conseguenti oneri dovuti ad un intervento invasivo non necessario (eccessivi costi di smaltimento, fastidiosi rumori e spor-

M E E C R I A M S A O R I C A

Ente accreditato FAMILY IN TRENTINO

Buongiorno a tutti, sono Hermann Rizzardi del Colorificio Rizzardi Colori e Cornici. Oggi vi scrivo per condividere con voi la risposta ad un quesito che spesso i miei clienti mi pongono qui in negozio: “ E’ possibile rinnovare i rivestimenti di bagni, cucine, pavimenti senza dover per forza demolire piastrelle o altro? ”. La risposta è si, e aggiungo che non solo è possibile ma lo si può fare in modo veloce, efficace e soprattutto adottando un design attuale come suggeriscono gli architetti più in voga naturalmente rispettando il vostro gusto. Premetto che dopo tanti anni nel settore dell’edilizia sono perfettamente con-

A R I A

Spesso ci si chiede quale sia lo sport migliore per un bambino, quale attività fisica possa farlo crescere come persona ancor prima che come atleta. La risposta più semplice è anche forse la più immediata: il gioco! Ed il gioco andrebbe ricercato e proposto in ogni attività sportiva, perché in una fascia d’età sensibile come quella delle elementari e delle medie è importante che ogni bambino/ragazzo possa trovare il suo spazio per potersi esprimere in ogni forma di movimento e di emozione. Giocare permette ai più piccoli di sperimentare e mettere alla prova le proprie capacità senza sentirsi giudicati e senza dover rendere conto a noi adulti di una “prestazione” o di un “risultato”. Il gioco ha solo un obiettivo per il bambino: il divertimento! Come minibasket siamo dislocati in varie palestre: da Vigolo Vattaro, passando per Villazzano, Gabbiolo e Povo, scendendo di un po’ a Cognola ed ancora più giù in realtà più vicine alla città ed a Cristo Re per poi arrivare fino a Terlago. La fascia di età coinvolta nel minibasket va dai 6 ai 12 anni, dalla categoria Pulcini a quella Esordienti ed ogni palestra ha i suoi giorni ed orari di allenamento che potete trovare sul nostro sito www. arcobalenobasket.com. I bambini, dalla prima alla quarta elementare, hanno due allenamenti dedicati alla settimana passando al

PAROLA D’ORDINE: RINNOVARE SENZA DEMOLIRE! sapevole che i gusti cambiano, che gli stili si adattano alle mode del momento, che le tonalità si abbinano in modo differente e che i prodotti si evolvono e migliorano. Rimane però una certezza: la Casa rappresenta da sempre noi e la nostra famiglia e quindi non può che essere il bene più prezioso che abbiamo. Per questo è fondamentale che sia confortevole, sana, bella e ben costruita: il teatro perfetto dei momenti più belli della nostra vita. Quindi, se state pensando di rinnovare un bagno, la cucina, o i pavimenti di casa vostra, siete nel posto giusto perchè oggi vi parlo di MICROCEMENTO DEKORA, la risposta alle vostre domande.

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Cari lettori, questo numero presenta una bella novità che verrà mantenuta per tutto l'anno! Hermann Rizzardi del Colorificio Rizzardi Colori e Cornici ha deciso di tenere una rubrica per darvi qualche consigli nel campo dell'edilizia leggera e del design d'interni così da semplificarvi la vita con i lavori fai da te e con la scelta del prodotto giusto! La rubrica si intitola #nonpensareinbiancoenero, che è anche il motto del Colorificio nonchè il loro modo di lavorare. Seguite i consigli e approfittate degli sconti che il Colorificio metterà a disposizione di tutti voi! Buona lettura!

H E B N A A T R Z E R E R A Z B A N O R I

IÙ SPORT PER TUTTI nasce dall’idea di poter proporre sui 365 giorni l’anno (maggiormente nel periodo estivo) delle attività che possano interessare e coinvolgere bambini e ragazzi in un ambito sportivo vario, arricchito da attività parallele ludiche e ricreative. Nello specifico SPORT ESTATE INSIEME e JUNIOR SPORT sono proposte di attività estiva diurna ludica, ricreativa e sportiva per bambini/e e ragazzi/e dai 5 ai 14 anni. In particolare Sport Estate Insieme è rivolta ai bambini più piccoli con esigenze di gioco e tanto divertimento sociale e motorio, mentre Junior Sport è indirizzata ai ragazzi dalla quinta elementare alle medie che hanno esigenze sofisticate e di carattere più avventuroso. L’idea ed il progetto sono quelli di trascorrere assieme una o più settimane (dal lunedì al venerdì) durante il periodo estivo e nell’arco di questo tempo socializzare con nuovi amici, fare attività all’aria aperta, praticare sport, visitare e conoscere qualche posto nuovo della nostra provincia e località turistiche. Il tutto sotto la guida attenta di istruttori provenienti da più discipline sportive ed animatori qualificati (istruttori qualificati delle F.S.N., laureati in Scienze Motorie, diplomati ISEF e diplomati educatori professionali), motivati, con voglia di stare con i bambini, in modo da offrire un’esperienza sempre nuova, diversificata e nel complesso polivalente, sia nello sport che nella socializzazione.

ALLENAMENTI E PARTITE NON MANCANO!!!

#NonPensareInBiancoEnero

R E I N O T N A E N T S P A A R T E L G R G I N A R E Z U C A D E E T C R A I R E O A L S A N M E T S T O Z E I L L U S

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L’iniziativa, nata per risolvere il problema di quelle famiglie che per varie ragioni hanno la necessità dell’assistenza e sorveglianza dei figli durante le fasce orarie di lavoro, ha riscontrato un notevole successo anche fra coloro che desiderano solo far passare delle settimane sportive e dinamiche ai propri figli durante le vacanze estive. Sono previste diverse opzioni a seconda delle esigenze familiari: FULL TIME, PART TIME o la possibilità anche del PART TIME con PRANZO. Sono previste più sedi di attività situate a Trento, Terlago e San Michele all’Adige e nello specifico di Trento la possibilità di punti di ritrovo esterni a GARDOLO e TRENTO SUD QUARTIERE LE ALBERE, per facilitare le famiglie con la garanzia di un trasporto accompagnato senza dover appositamente raggiungere la sede principale. Le attività sportive e ricreative proposte vanno dal calcio, al minibasket, alla pallavolo; giornate in piscina, uscite in bicicletta, escursioni in montagna; ludoteca, laboratori manuali ed artistici, incontri con associazioni del posto ed altro ancora come l’aiuto compiti e settimane tematiche per offrire nuove esperienze. Oltre ai centri estivi, proponiamo la possibilità di due camp specifici. CAPOEIRARTE è un camp di cinque giorni intensivi in cui l'attività principale è la capoeira affiancata dall'arte circense: movimento, musica, giochi, acrobatica ed anche attività artistiche legate al tema del corpo in movimento. A TUTTO BASKET è un camp dedicato esclusivamente al basket, con l’occa-

gioco-sport MiniBasket dove è fondamentale appunto il gioco per imparare a palleggiare, tirare a canestro e passare la palla, quindi pian piano avvicinarsi sempre “a misura di bambino” alle partite. Dalla quinta elementare, poi, gli allenamenti diventano tre cercando di garantire il più possibile la crescita educativa e tecnica di ogni giovane atleta. Parallelamente abbiamo le proposte di ESPLORAZIONE MOTORIA e Baby Basket. Nello specifico i corsi di esplorazione motoria interessano i fanciulli della scuola dell’infanzia dai 3 ai 5 anni, mentre i corsi di baby basket sono un avviamento molto ponderato all’uso della palla a spicchi per i bimbi dell’ultimo anno di materna. Il gioco resta il fulcro per poter fare esperienze motorie che nascono spontaneamente attraverso uno strumento meraviglioso: la fantasia! Ma un gioco risulta divertente quando vengono rispettate le regole, quando si condivide l’esperienza con gli amici; ecco quindi che il gioco diventa per il bambino anche l’ambiente sociale in cui imparare a muoversi, a riconoscersi come persona ed a rispettare gli spazi e gli altri.

| NUMERO 52 | GIUGNO 2019

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LE ISCRIZIONI SONO APERTE PER TUTTA L’ESTATE!!!

Attualità

C E L E T

sione di divertirsi e perfezionarsi con la pallacanestro, unendo il tutto ad attività alternative nei momenti liberi e di svago.

Politica

E S T E R E

ESTATE CON +SPORTxTUTTI e A.D. ARCOBALENO BASKET

Cultura

G A L O R I S A R A T E R U R E M E N A T S U R A C E D I G O A R S S T I V O S E L

SPORT

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bimestrale

SANTONI S.R.L. Via Alto Adige, 82 38121 TRENTO tel. 0461.990100 fax 0461.992444 info@santoniautogru.com www.santoniautogru.com

co non previsto, senza contare i disagi abitativi prolungati dovuti ad eventuali traslochi o alle possibili lamentele da parte dei vicini). Lo spessore che andrete ad avere è pari a 3 mm quindi non avrete nemmeno il problema del poco spazio! Quello che otterrete sarà un ambiente nuovo, caldo ed accogliente, che a seconda della finitura liscia o materica scelta risulterà essere rustico, classico, moderno o contemporaneo. Potrete scegliere tra tantissimi colori e innumerevoli effetti come: legno, urban cemento, pietra spaccata, travertino, pietra lunare, metallico, spatolato, velato e altro ancora. Oltre alla versatilità del suo design, Dekora Microcemento è pratico perchè senza fughe (e voi sapete quanto faticoso e dispendioso in termini di tempo ed energia è pulire le fughe), altamente pulibile, antimacchia e igienico, resistente agli urti e all’usura, impermeabile all’acqua, certificato CE e anche naturale! Non ci credi? Ecco alcuni esempi!

residenti: l'invito ad unirsi al gruppo dei pUliziotti, rivolto alle persone accampate a nord della frazione (sono circa 45), dove è stata raccolta immondizia in gran quantità, è stato - è proprio il caso di dirlo! - rifiutato (avevano altro da fare); qualcuno ha proposto di piazzare un cestino per piccoli rifiuti (es. involucri di merendine) all'entrata della scuola materna; qualcun altro ha ringraziato i volontari; molti hanno osservato che non è giusto far lavorare gratis i volontari considerato quanto si paga in bolletta per la raccolta dei rifiuti; diversi cittadini hanno constatato come, al di là delle indicazioni capillarmente diffuse da Dolomiti Ambiente, ci siano ancora molti utenti maleducati che si ostinano a depositare i sacchi dell'immondizia in giorni, modi e involucri non corretti, favorendo il proliferare di ratti; alcuni hanno proposto di passare finalmente dai proclami ai fatti in relazione alle multe promesse dall'amministrazione comunale a chi abbandona rifiuti. Resta il fatto che il primo, vero, unico responsabile per la sporcizia prodotta e abbandonata non è il vento di Roncafort (come ha venti-lato qualcuno), ma piuttosto quel/quella cittadino/a menefreghista e vile, che vede il futuro non più distante di un metro davanti a sè, che butta le cicche dove capita, che dice di amare il proprio cane ma gli fa schifo raccoglierne gli escrementi, che acquista prodotti-spazzatura per liberarsene prima possibile, che non riesce a convincersi che la bellezza, la convivenza, l'ambiente accogliente, la salute, il futuro dipendono anche da lui/lei, dalle sue azioni quotidiane, dalle sue scelte in tema di acquisti e di consumi. Ben poco possono valere, contro questo suo atteggiamento, opuscoli, vade-

mecum, leggi promulgate e mai fatte rispettare, appelli, minacce di riprese con video-camere: lui/lei è e rimane ignorante e lurido/a, perchè l'unica orma del suo passaggio su questa terra, che vuole lasciare in eredità agli altri, è solo un'enorme discarica o il gas venefico di un inceneritore. MA.GI.CO


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Un po’ di storia di Gardolo e dintorni attraverso le sue vie: Via Warsavia.a cura di Ugo Bosetti

Spesso abitiamo in vie o piazze intitolate a persone il cui nome non ci dice assolutamente nulla oppure trae origine da toponimi locali per noi totalmente privi di significato. Un esempio a Trento Nord? via Giuseppe Tosetti, via Gaspare Crivelli, via Crosare, via Giarete... Da qui la proposta di Fabio Giacomoni: presentare il "titolare" (con attenzione speciale ai Gardoloti!), il perché, il dov’è e il cos’è di una via o piazza di Gardolo, Roncafort, Canova ecc.. ed il motivo di tanto riconoscimento! Questa volta tocca ad una città di quello che una volta era considerata la porta dell’est Europa: Varsavia. La via: da via Budapest al muro della casa circondariale (oltre via Beccaria).

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arsavia (Warszawa), poco più di 3 milioni di abitanti, è la capitale della Polonia situata a cavallo del fiume Vistola. Il paesaggio caratteristico della città è costituito dalla pianura e da alcune collinette artificiali tirate su con le macerie della seconda guerra mondiale come il Tumulo della rivolta di Varsavia e lo Szczesliwicki. Il clima è paragonabile a quello di un paese trentino sui 1000 metri: la neve dura al suolo almeno tre mesi, il freddo è intenso fino a -20° e il caldo fino a 30°. In compenso piove poco, non oltre i 500 millimetri all'anno: per un confronto, qui a Gardolo ne cadono circa 1000. Nato come piccolo borgo di pescatori, le prime tracce del suo nome appaioVenite dall'ufficio stressati dalle scartoffie o dall'orto stanchi di vanga e zappa? Un po' di relax allora e cosa di più rilassante di un bel cruciverba? Stavolta sono poche le parole "de 'na volta" ma qualcuna vi metterà lo stesso in difficoltà, tipo 1 orizzontale! Note per i solutori: un asterisco (*) per le parole dialettali di uso ancora comune; due (**) per quelle sull'orlo del dimenticatoio; tre (***) per quelle di chi ha passato, ahilui (e me...) tapino, più volte gli "anta"!! Grazie per la collaborazione a Rosy, Marco ed a chiunque ci segnali parole dialettali ormai scordate scrivendo a il_gruppo_roncafort@yahoo.it Questi i principali testi utilizzati per le parole in dialetto: “Vocabolario trentino – italiano” di Vittorio Ricci, 1904; “Dizionario dell’antico dialetto Trentino” di Aldo Bertoluzza, 1997; “Vocabolario della parlata dialettale contemporanea della Città di Trento “ di Elio Fox; “Tracce tedesche nei dialetti trentini” di Giuseppe Osti (www.vivoscuola.it); "Vocabolario etimologico Pianigiani" (www.etimo.it).

ORIZZONTALI: 1- Le scarpe in foto (**). 8- Alta mortalità di migliaia di animali. 9- Simbolo chimico del "Indio", un metallo. 10Lasciare (*). 11- Cotto (*). 12- La Santa di Siena patrona d'Italia. 14- Un fortissimo ciclista sardo. 15- In conclusione di una preghiera. 16- C'è quella dei conti, quella al nemico o la restituzione. 18Gradevole, piacevole, specie paesaggio. 21- Di "Se e di..." son piene le fosse! 22Interiora di animale, pancia esagerata (*). 25- Tappo di sughero (**). 27- Manifesto da muro, tabellone con indicazioni (*). 28- Grande quantità di fumo, nebbione

no nel XIV secolo come Warseuiensis (1321) dal nome dei proprietari dei terreni su cui oggi sorge il centro storico della città. Solo nel 1569, il re Sigismondo III la scelse come capitale della Polonia per la comodità di raggiungerla da tutto il regno. Certo, abituati alle nostre città con millenni sulle spalle, i soli sette secoli di Warsavia sembrano pochi ma, in compenso, ne fanno una delle città più giovani del continente. Nel 1818, con la scusa di cacciare Napoleone, gli Zar di tutte le Russie ne fecero per cento anni il proprio pied a terre in Europa. Riacquisita nel 1918 l’indipendenza, la città divenne il centro più importante della Polonia facendo da traino con il suo dinamismo a tutte le tendenze politiche, economiche e sociali dell’epoca. Nel ’39, però, gli “Hitler Boys” tentarono di papparsela con poca spesa bombardandola con accanimento. Le distruzioni furono completate nel ‘44 quando per reprimere la rivolta degli ebrei rinchiusi nel ghetto, gli occupanti demolirono la città al 90%. Le armate del “tovarish” Stalin la liberarono nel gennaio ’45 ma oltre alla libertà portarono con sé il comunismo: il sistema economico passò da quello capitalista a quello dell'economia pianificata collassando gran parte delle attività su cui poggiava la città. Le autorità puntarono tutto su acciaierie e industria pesante come Huta Warszawa (Acciaierie di Varsavia) e Ursus (automobili). Con i cannoni a riposo, i varsaviesi restaurarono il centro storico come era e

dove era tanto che la città fu chiamata la “Città della Fenice” ossia del mitico uccello che risorge dalle proprie ceneri. Oggi la parte ricostruita è anche la principale attrazione turistica della città ed è abitata particolarmente da studenti. È stato inserito nel 1980 tra i patrimoni dell'umanità dall'Unesco. Nel 1989 una nuova svolta: l’esperimento comunista chiuse bottega causa fallimento e la Polonia e Varsavia divennero finalmente padrone di se stesse: la città riprese con grande slancio il proprio sviluppo, puntando su affari, banche, università, commerci, media, editoria, pubblicità, intrattenimento, informatica e ricerca scientifica, information brokering, management, marketing, banking... Un po’ di troppo inglese ma, grazie alla sua posizione geografica tra Berlino e Mosca, molte aziende internazionali vi hanno dislocato le proprie sedi orientate ai mercati emergenti dell'Europa dell'Est. La Varsavia di oggi offre un vastissimo numero di spazi verdi estesi su quasi un quarto della superficie della città tra cui piccoli parchi di quartiere e lungo le strade viali alberati, aree naturali protette e foreste urbane appena a ridosso delle periferie. Le piste ciclabili (separate dal traffico da barriere come quelle lungo

(*). 35- Macchie (*). 36- Contenere un fiume o un torrente con una "rosta". 38Andare (*). 39- Scorre sotto i ponti di Trento. 41- Colpi involontari alla testa (*). 42- Entrate spaziose di edifici. 43- Tua (*). 44- Genuino, puro, non mescolato (*). 46- Supporto che si mette come uno zaino per portare cose pesanti (***). 48- Sigla di "Umidità Relativa". 49Impianto d'ascolto con due canali di amplificazione. 51- Ieri sera (*). 52- Pezzo di legno da bruciare (**). 53- Equivale ad un milionesimo di millimetro (sigla). 55- L'extraterrestre del famoso film di Spielberg. 57- Astio, rancore, rabbia velenosa. 59- Contenitore per spostare liquidi o uva in quantità. (***). 61- Legno pregiato e nerissimo. 64- Uccellini (*). 65- Ingannevole, che ci fa percepire l'apparenza come realtà.

di testa (**). 37- Il contrario di virtuale. 40- Straniere, non italiane. 42- E' preceduto da "No sta romper le…" (*). 45- Secchio per il latte (**). 47- Lo stesso (*). 49- Rifugio antiaereo (**). 50- Unti,

VERTICALE: 1- Piatto tipico della cucina trentina (*). 2Gridare (*). 3- Dissodamenti dei terreni prima della semina. 4- Circolavano prima dell'Euro. 5- Sulle targhe di Messina. 6- Un quartiere della città. 7- Intanto, per adesso (*). 11- Vetta più alta di una montagna. 13- Rasoio (*). 17Impacciato, goffo (*). 19- Chi coltivava una volta la terra di altri (*). 20- Campo coltivato ad asparagi (*). 23- Diminutivo di Ludovica. 24- Perspicace, spiritoso, faceto. 26- Ago per cucire (*). 28- Si alterna al "Tac". 29- L'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile (sigla). 30- Tubo con cui si "ciuccia" da damigiane e serbatoi (**). 31- La città di Cristoforo Colombo (sigla). 32- Alternare, mettere di tanto in tanto (**). 33- Asta di legno o di metallo. 34- E' composta di ossigeno, elio e azoto. 35- Pazzerello, un po' fuori

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a cura di Ugo Bosetti

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specialmente di olio ma anche di vino (*)!- 52- Sigla della Svezia. 54- Molle (*). 56- Coda (*). 58- Sulle targhe di Isernia. 60- I negri Zulu senza... gemelle! 62- Era il "motore" del carro (*). 63- Nè Sì nè No.

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la Gardolo – Trento) e le corsie ciclabili (percorso solo dipinto sulla strada) si sviluppano per 275 km. Se andrete in vacanza lassù, quindi, procuratevi una bici e… pedalate!!! Se poi farete finta di averla desmentegada a Gardol, sappiate che come scusa non vale una beata cicca: Varsavia offre un sistema di bike sharing chiamato "Veturilo", con più di 3.000 biciclette comodamente affittabili per brevi e medie distanze. Nel 2016 Varsavia ospitava 21.000 stranieri, anche se il numero effettivo potrebbe essere 60.000, più del 3% di tutta popolazione cittadina (Gardolo, per dire, 10%). Di questi, i più numerosi sono ucraini, vietnamiti, armeni, bielorussi e russi e circa 600 italiani, perlopiù studenti e imprenditori.

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