A nord di Trento - 46

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NORDdiTrento S | anno XXVIII | dicembre 2017 | bimestrale di cultura | politica | attualità |

e... in Piazza a GARDOLO

iete disposti a dimenticare quel che avete fatto per gli Altri e a ricordare quel che gli altri hanno fatto per Voi? A ignorare quel che il mondo vi deve e a pensare a ciò che voi dovete al mondo? A mettere i vostri diritti in fondo al quadro, i vostri doveri nel mezzo e la possibilità di fare un po’ di più del vostro dovere in primo piano? Ad accorgervi che i vostri simili esistono come voi, e a cercare di guardare dietro i volti per vedere il cuore? A capire che probabilmente la sola ragione della vostra esistenza non è ciò che voi avrete dalla Vita, ma ciò che darete alla Vita? A non lamentarvi per come va l’universo e a cercare intorno a voi un luogo in cui potrete seminare qualche granello di Felicità? Siete disposti a fare queste cose sia pure per un giorno solo? Allora per voi Natale durerà per tutto l’anno. (Henry Van Dyke)

Buon Natale e felice Anno Nuovo - la Redazione -

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Quando gli immigrati siamo noi

satto,siamo, non eravamo. Quando si parla di immigrazione, una delle frasi che si sente ripetere più spesso è “gli italiani hanno la memoria corta”, espressione che si riferisce in particolare all’emigrazione di massa di fine ‘800 e inizio ‘900 verso l’America, emigrazione che pare essere caduta nel dimenticatoio della nostra storia, una storia nemmeno poi così remota. Italiani con la valigia di cartone e un biglietto di sola andata verso un sogno da realizzare, con il cuore pieno di speranze, ignari delle mille difficoltà che li avrebbero attesi nella grande America. Ci chiamavano W.O.P. (Without Papers, letteralmente “senza documenti”), all’arrivo c’era la quarantena e mille difficoltà, la lingua innanzitutto, e soprattutto il razzismo, piaga sociale che travalica il tempo e la geografia. Uomini e donne alla ricerca di una vita migliore, chi per scelta, chi per costrizione, chi per necessità. Esattamente come migliaia di persone oggi affrontano viaggi che hanno dell’inverosimile per raggiungere la rigogliosa Europa, sicuri di trovare un lavoro e delle condizioni di vita migliori, oppure solo la pace, ignari della giungla burocratica e delle difficoltà da affrontare all’arrivo.

Il paragone tra i due flussi migratori può sembrare banale, eppure lo ritengo necessario per fare luce su un’altra sfumatura moderna, quella dell’emigrazione italiana giovanile. Migliaia che ogni anno decidono di lasciare il Bel Paese per rassegnazione, disperazione, o semplicemente per la curiosità di una nuova esperienza. Fra questi giovani ci sono anch’io. Dopo sei anni vissuti in Spagna, ho deciso di lasciare tutto e partire verso la terra dei canguri, la quale rappresentava in un certo senso la mia “America”. Ho ottenuto il cosiddetto Working Holiday Visa, un visto che permette ai giovani di restare un anno in Australia lavorando con qualsiasi tipo di contratto. Il governo australiano inoltre, permette di rinnovare il visto per un altro anno a patto che si lavori 88 giorni in un’azienda agricola, nella pesca, nell’edilizia o nelle miniere (di cui li Paese è ricco) in una zona rurale dell’Australia. In pratica, a patto che si svolgano lavori che gli australiani non vogliono fare, in zone in cui gli australiani probabilmente non vogliono andare. I backpackers, ovvero i viaggiatori zaino in

spalla, costituiscono ufficialmente più del 25% della manodopera agricola, anche se credo che le cifre reali siano molto più alte. Ottenere un normale visto di lavoro in Australia è molto difficile, e da quest’anno lo è ancora di più, considerate le ulteriori restrizioni introdotte dall’attuale governo piuttosto nazionalista. Per questo motivo, le cosiddette farm (le aziende agricole) sono un buon modo per ottenere un’estensione della permanenza in Australia, anche senza particolari qualifiche scolastiche o lavorative. Migliaia di giovani di tutto il mondo sono disposti a spaccarsi la schiena facendo lavo-

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ri che probabilmente mai avrebbero immaginato di svolgere, e che quasi certamente non svolgerebbero mai nei loro Paesi d’origine. Raccogliere angurie, portare caschi di banane pesanti più di 60 kg sotto il sole tropicale, raccogliere limoni in mezzo a piante popolate da serpenti e ragni non sempre innocui, impacchettare frutta e verdura in fabbrica con turni al limite dello schiavismo, piuttosto che raccogliere pomodori. Lavori che in Italia di solito sono svolti dagli immigrati...e in Australia? Anche. Con la differenza che qui gli immigrati siamo noi. Siamo noi che veniamo spesso sfruttati, sottopagati, costretti a lavorare in condizioni che gli australiani non accetterebbero mai, in nome di un visto e di un sogno. Finora ho lavorato in tre farm, ho raccolto peperoncini inginocchiata tutto il giorno a 30 gradi con la possibilità di usare il bagno solo una volta al giorno, ho trasportato secchi di pomodori da 20 kg, tagliato mazzetti di basilico a suon di insulti e minacce di licenziamento costanti. Una farm mi deve tutt’ora mille dollari, gua[continua in pagina 2]

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Attualità

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[da pag. 1 QUANDO GLI IMMIGRATI SIAMO NOI]

dagnati sotto il sole cocente del Queensland, e per averli dovrò andare in tribunale, affrontando un labirinto di burocrazia. Qui gli immigrati siamo noi, non votiamo ma paghiamo le tasse, contribuiamo enormemente allo sviluppo del Paese (non solo nel settore agricolo) ma siamo invisibili. Abbiamo spesso una laurea e veniamo insultati da

contadini con la terza elementare che si ritengono superiori a noi solo perché sono nati qui. Diversi flussi migratori, stesse chiusure mentali, stessa paura del diverso. Vengono qui a rubarci il lavoro! Quante volte l’ho sentito dire. Sto attualmente lavorando in una fabbrica dove un turno di 9 ore viene considerato giornata corta, di solito ne facciamo 10 o 13, e ci riteniamo fortunati perché ci danno

sempre una pausa ogni tre ore e la pausa pranzo. Siamo più di 80 operai, e gli australiani sono due, le due supervisor. La settimana scorsa ho lavorato 64 ore in sei giorni, non abbiamo nemmeno avuto il tempo di fare la spesa perché non siamo mai rientriati quando i negozi erano ancora aperti. Non mi sento di rubare il lavoro a nessun australiano, anzi gli australiani che conosco dicono apertamente che non fareb-

bero mai dei turni o dei lavori del genere. Situazioni già viste, frasi già sentite, solo che ora è tutto al contrario. Giorgia Simoncelli Giorgia Simoncelli è laureata presso La Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell’Università degli Studi di Trieste. Poliglotta e instancabile viaggiatrice fin dall’infanzia.

La città di plastica

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n una città finta le regole valgono solo per qualcuno: per altri vanno “interpretate”. Qui si scambia lo spreco per efficienza. Le relazioni fra persone devono sottostare a rituali preordinati dall’alto: chi li elude è politicamente scorretto. Nella città finta chi non la pensa come la maggioranza al potere è da isolare e viene definito, con disprezzo, “anarchico” “populista” “demagogo” ”antipolitico”. Si stabilisce la bontà di un’idea solo in base a chi la propone. Qui la burocrazia prende il posto della democrazia. I problemi si risolvono discutendo ai “tavoli di lavoro”, senza farsene contaminare sul posto. Il centro storico è un gioiello e alcune periferie sembrano dei “Bronx”. A scaldare i cuori per Natale ci pensano le luminarie ed il mercatino con due mesi d’anticipo (occorre-

“A NORD DI TRENTO” Periodico bimestrale iscritto al Registro Stampa n. 1367 del Tribunale di Trento, in data 31.07.2008 PROPRIETÀ Associazione culturale “IL GRUPPO” Via Caproni 15, Roncafort (TN) il_gruppo_roncafort@yahoo.it - www.ilgrupporoncafort.org DIRETTORE RESPONSABILE Ugo Bosetti REDAZIONE c/o Anna Mussi (0461.420577) RESPONSABILE PUBBLICITÀ Gianni Angelini (0461.993046) IN REDAZIONE Renato Beber, Maria Giovanna Conci, Franco Faes, Alberto Mattedi, Anna Mussi, Luisa Nicolini, Alessandro Serra TIRATURA/DIFFUSIONE 5000 copie REALIZZAZIONE GRAFICA E STAMPA litografica - Trento - info@effeerre.tn.it

rà informare i produttori di calendari d’avvento perché si aggiornino). Per chi comanda e per relativi amici e parenti non c’è da fare la fila. Nella città finta si fanno i concorsi su misura per chi li deve vincere. Per diventare ospiti di una casa di riposo, dopo aver pagato le tasse tutta la vita, bisogna mettersi, fiduciosi, in lista, ma spesso si muore prima di essere accontentati. Pullulano gli uffici per i rapporti con il cittadino e molto spesso non danno risposte o non le sanno dare. La massima aspirazione per molti giovani è trovare un “posto” pubblico: chi ha ambizioni diverse se ne deve andare o accontentarsi di impieghi precari o malpagati. Parecchie persone hanno perso definitivamente la fiducia nella politica e, dopo ogni consultazione elettorale, i “vincitori” (che in realtà sono una minoranza) dicono di volerli recuperare. Chi fa danni coi denari pubblici, li trasforma in punti di merito da inserire nel curriculum. Nella città finta il divertimento deve essere programmato dall’alto: in alto si decide quanto destinare al “panem” e quanto al “circenses”. Per fare una festa è necessario il permesso. Se un coro vuol fare un concerto per beneficienza, arriva la SIAE e riscuote preventivamente la sua prebenda. Nella città finta ci sono un sacco di cooperative: quelle amiche degli amministratori pubblici godono di appalti assicurati in tutti i campi, altre fanno solo gli interessi dei propri vertici. La città finta si compiace di essere sempre ai primi posti in classifica per la “qualità della vita”, ma i suoi abitanti sono sempre più chiusi e malfidenti. La città finta ci rimane male se non vince il concorso di “città della cultura”, ma la gestione per l’offerta culturale resta saldamente in mano ai fedelissimi del partito. Se la gente vuole

incontrarsi e discutere, deve pagare l’affitto di una sala che è stata costruita con le tasse di tutti. Se i cittadini chiedono di recuperare i terreni incolti per farci orti comunitari, le difficoltà burocratiche sono insormontabili. Nella città finta si sostituiscono gli alberi antichi con piante striminzite: raccogliere le foglie in autunno sembra molto più fastidioso che raccogliere i rifiuti abbandonati. Qui chi ruba, sporca, oltraggia, ferisce, spaccia la fa sempre franca e, anzi, riesce a passare per vittima. Nella città finta nessuno osa dire che “il re è nudo” e preferisce ritirarsi nel

suo guscio privato per non avere “rogne”. Chi si lamenta lo fa borbottando. Una schiera di persone per bene continua a far pulsare il cuore di questa città, ma spesso non ha rappresentanza nelle istituzioni. Molti rinunciano alle rassicuranti etichette pur di restare liberi: non gliene importa assolutamente nulla delle certificazioni, degli atti davanti al notaio, dei riconoscimenti ufficiali, di diventare eroi o candidati ad una medaglia; continuano a lavorare con passione, ad incontrarsi, a tessere relazioni, a rispettare gli altri e l’ambiente, a fare vera politica dal basso. Amano la loro terra, ed è come se liberassero ogni giorno la città finta dall’abbraccio di una pellicola di plastica, trasparente ma soffocante.

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MaGiCo


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Gardoloti a spasso per New York

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opo anni di turismo a chilometri zero (!?!), una folgorazione: andiamo a New York? Nonostante la città non sia “zò en font a ’na cavezaia”, per arrivarci in aereo bastano otto ore, meno di un’andata e ritorno a pè dalla Madonna di Pinè (che fa anche rima!). Per passare i controlli americani all’aeroporto ci vuole una pazienza da due – tre Giobbe: file, poliziotti impassibili con pistoloni e occhiali scuri, perquisizione, impronte digitali, video registrazione, tripla verifica incrociata dei passaporti, ispezione del bagaglio a mano. Per spostarci, l’intenzione è noleggiare un’auto di dimensioni americane, un 5.000 di cilindrata per sei-sette metri di lunghezza, tanto più che con la benzina a 2,20 dollari al gallone cioè 60 centesimi al litro, il portafoglio non rischia certo il harakiri. I costi però sono un’altra faccenda: parcheggi succhia sangue, pinze bloccaruote, rimozioni forzate per un solo minuto di ritardo e multe a grandine, comprese una nostra da 188 dollari comodamente servitaci a casa in Italia con la dicitura “Se non pagate, la prossima volta che venite qui vi facciamo un mazzo così!”. Decisamente più risparmiosa la metropolitana, aperta 24 ore su 24, a quattro-sei binari appaiati e a tre - quattro livelli sovrapposti. Per trenta dollari a settimana ti porta dappertutto ma nella fretta basta confondere piano o binario e ci si ritrova a Jersey City volendo andare dalla parte opposta, a Queens: come prendere in piazza il bus per Vigo Mean e ritrovarsi a Matarel! Neanche mangiare è un problema: pizzerie al taglio, fast food, ristoranti comuni, di lusso o etnici sono ad ogni angolo e affollatissimi. Menu standard da otto a dodici dollari: hamburger, pizza, tacos, pollo fritto con la raccomandazione di tener d’occhio le calorie, peraltro ben evidenziate sul menu: il Gran Big Mac, ad esempio, ne fa 753, le patatine 340, salsine e salsette e coca 400, il bis e il caffè altrettante per un totale di 3000! Con le stesse calorie, la vecchia draga di Campo Trentino avrebbe tirato fuori dall’Adige perlomeno due camion di ghiaia! Qualche minuto e sei servito come al bar dei Cavai en San Martin: in piedi, niente biceroti di rosso e fiete de luganega al volo bensì hamburger a triplo strato di carne alternata con strabordante formaggio fuso, coca-cola a damigiane e patatine a badilate con ketchup e

maionese: basta metterci i denti! Come ce la siamo cavata noi gardoloti tirati a crauti fatti in casa, polenta, canederli en brodo o col ragù e, all’occorrenza, pan biot? Magnificamente bene e anche di più!!! Per strada infatti, basta sniffare da 100 metri un Big Mac per mandare in tilt le papille gustative e strisciare in estasi, lingua in piena salivazione olfattiva e occhi in trance, alla cassa! E il colesterolo cattivo, la panza e il fegato preso a calci? Mmmhm... se avete di queste paturnie vuol dire che voi non avete bisogno di vacanze ma di stress!!! Per i gastrofighetti naturalmente c’è modo di attovagliarsi come conviene. Ecco un menù a la carte dalle parti di Times Square: fingerfood di crostini Lafayette e sashimi allo zenzero; poi antipasto di asparagi e ceci con pane antico; primo con filetto di bufalo acquatico dell’Arkansas; secondo spuma di formaggio di capra Appenzell e tartufo; per dessert, mousse di alga spirulina e barbabietola. Un consiglio: alla vista di un menù del genere datevi alla fuga perché il conto vi sembrerà la prima rata di un spedizione su Marte. I grattacieli, l’essenza di New York, impressionano per densità, forma e altezza. Noi, da zent sempliciotta de montagna, ci mettiamo subito a contar i piani di qualcuno alla ricerca del più alto ma arrivati al 50° gli occhi si confondono e le stornisie son garantite! Ne sono in costruzione ovunque, sempre più alti e slanciati. Ogni centimetro di area edificabile è sfruttata al massimo anche a costo di tirar su grattacieli – sardela da 40-50 pia-

ni (200 metri), per due vani più terrazzo in larghezza (12 metri). Prezzo appartamenti? È no, queste sono domande da banco degli affettati al Poli, costela de pù la bondola col pistacchio o senza? Qui, signor si sceglie, si paga e si chiude la porta, perlomeno nei grattacieli che traspirano dollari da ogni piano, schiere di portinai in divisa, ascensore privato, due piscine (per lui verde-dollaro, per lei rosa!), palestra, sauna, fitness, maggiordomo addetto a rimboccarvi le coperte senza svegliarvi, cucina con cuoco 24 ore su 24 e mance di Natale

da ritirare con la carriola. Tanto per capirci, per un attico in Park Avenue, un tale ha scucito 100 milioni di do-do-dollari!! Non abbiatene a male però se l’affare vi è sfuggito: con solo 20 in più potete mettervi in coda per un altro da 120 un po’ più in là! Mano a mano che passano i giorni, si fa sempre più largo in noi la sensazione di aver già visto la città, come se ci fossimo già stati! In effetti palazzi, grattacieli, luoghi e parchi sono ogni giorno nelle nostre case con la Tv, le cronache, i telefilm: trovarsi sul ponte di Brooklyn, sotto l’Empire, al Palazzo dell’Onu, a Times Square o Central Park rimanda quasi un’immagine familiare! È così anche per Ground Zero, forse il posto più malinconico della città: due vasche con acqua a cascata ed i nomi dei 2.600 morti ricordano il punto di collocazione delle torri crollate. Intanto sui media locali è scoppiata una polemica furibonda a proposito di Cristoforo Colombo, gen. Robert Lee e soci: oggi, anno 2017, non più gli ossequiati e ammirati scopritori, liberatori, civilizzatori, benefattori ecc... del Paese bensì aguzzini, assassini sfruttatori di popoli indigeni e di quelli portati con forza dall’Africa e dall’Asia. Beninteso, costoro sono ormai trapassati da un bel pezzo ma le loro statue li impongono a tutti in moltissime piazze e parchi di tutta l’America. Ebbene, circa la metà di quei tutti vorrebbe sfrattarli per render giustizia tardiva ai milioni di neri schiavizzati e indiani sterminati ed agevolare il melting pot (el misiot!) di esseri umani di ogni razza in arrivo ogni giorno negli Usa. La furia iconoclasta ha già fatto vittime: la statua di Colombo, “genocida seriale, razziatore, untore e suprematista”, s’è già trovato un tomahawk (accetta) in mezzo agli occhi e al generale Lee hanno portato via teste, gambe e spade. Intanto il sei luglio, ahimè XXesimo compleanno del sottoscritto, attraversiamo a piedi l’East River verso Little Italy sul Manhattan bridge, uno show di grattacieli, navi, rimorchiatori, aerei e gente in movimento. Per l’occasione intendiamo ingozzarci oltre ogni perdonabile limite di qualsiasi pietanza esali fragranze trico-

lori, lasagne bolognesi, fettuccine al ragù d’oca, frittura alla zì Gennaro, caciucco alla livornese, polipetti guazzati in sugo... da svenimento!! Little Italy era cent’anni fa il quartiere d’approdo degli italiani a New York: tutto qui è all’insegna del tricolore e perfino il menù è esclusivamente in italiano ma basta tendere l’orecchio o dar un’occhiata per scorger solo orientali, thailandesi, pakistani, cinesi! I tavoli all’esterno, rigorosamente con tovaglie a quadretti bianchi e rossi, sono tutti occupati pur essendo le 11 di sera. Azzardiamo la richiesta in un ristorantino ma il proprietario, uno simil-indiano, spiaccica in italiano soltanto “buon giorno” anche all’ora di chiusura e di nostrano ha soltanto i prezzi! In ogni caso, please portate la vostra fam da un’altra parte: lì dietro c’è un MacDonald’s! Con le vacanze “al fum dele candele” torniamo un’ultima volta a Time Square, definita dai newyorkesi la piazza del mondo. Qui qualsiasi ora del giorno o della notte potrebbe essere qualsiasi altra: grattacieli luccicanti di insegne fino al 60 piiano, negozi e gioiellerie da ricchissimi, teatri e music hall, MacDonald’s e pizzerie al taglio e via vai di folla sgomitante: chi si fa un selfie, orientali in videochiamata con chissà dove, ragazzi con chitarra in mano, donne arabe in niqab, uno che dà per certo il ritorno di Cristo, tre – quattro Superman in pose da cartone animato, un Uomo Ragno con un gomitolo di ragnatele e un Batman con hot dog in bocca. Un Superman un po’ troppo mingherlino per la parte, ci invita al suo fianco per una foto gratis (a New York è proibitissimo chiedere soldi per strada a qualsiasi titolo) ma poi ci scruta quasi asfissiante come ad invitare noi a metterci in posa con “qualcosa”! Gli allunghiamo un mezzo dollaro, uno dei pochi ancora in giro per le tasche, ma lui per rinfacciarci la pidocchieria, mima un morso alla moneta come un sospettoso cambiasoldi d’oro di trecento anni fa. Però, le tre di mattina! Ce la facciamo una brioche? Macché, pretesa irragionevole: solo Mac Donald e affini, con fuori la stessa coda di mezzogiorno! Beh… con New York abbiamo finito e domani, cioè oggi tra otto ore, all’aeroporto di Newark: si vola a Miami!

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4 Le preoccupazioni di chi si occupa di richiedenti asilo, anche se dovrebbero essere preoccupazioni di chiunque si definisca cittadino sovrano.

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’era una volta il diritto d’asilo. Oggi quel diritto potremmo definirlo un privilegio concesso dallo Stato: il pericoloso viaggio verso l’Europa ne è il principale prerequisito. Lo abbiamo ricordato nelle piazze di Trento il 3 ottobre, la Giornata Nazionale per le Vittime dell’Immigrazione: per quel prerequisito si rischia di morire e si muore ancora (2785 al 25 ottobre da inizio 2017). Dopo anni in queste condizioni “emergenziali”, gli Stati membri dell’Unione Europea sarebbero chiamati a fare la loro minima parte in un mondo in cui cresce costantemente il numero dei profughi, ma anche la loro emarginazione come sfollati interni o come emigrati in altri Paesi poveri. Invece, dimenticando il principio di solidarietà sulla quale si erano elevati

a Comunità, gli Stati membri UE hanno scelto deliberatamente di aggirare il famoso dovere di non-refoulement: non potendo respingere chi bussa alla porta, ci si è inventati i cosiddetti “accordi di non-entrée”. Come funzionano? Valendo il principio che “occhio non vede, cuore non duole”, ci si è purtroppo resi conto che bloccando le persone prima che riescano a bussare, possiamo fare a meno di aprire la porta: e così oggi i nostri confini si spostano, si esternalizzano in Africa e alle porte dell’Anatolia. Insomma, nel 2002 all’ultima Cattedra dei Non Credenti, il cardinal Martini ci domandava sulla questione della giustizia aprendo uno sguardo alle diseguaglianze del mondo; oggi a quindici anni di distanza, abbiamo da una parte un

“L’ordine delle cose” diritto d’asilo come privilegio concesso dallo Stato e dall’altra il tentativo di eliminarne il prerequisito: il viaggio nel Mediterraneo. Sarebbe necessario un visto d’ingresso per motivi umanitari: la cittadinanza e l’associazionismo potrebbero fare molto e sono ad oggi le uniche ad essersi impegnati per i canali umanitari: Tavolo Valdese e Comunità Sant’Egidio hanno completamente autofinanziato alcuni corridoi. Poche migliaia di persone. Un inizio completamente rispettoso delle normative, una strada da continuare. Ma la direzione politica generale scelta è opposta.

Nel 2016, il più famoso degli “accordi di non-entrée” è stato l’Accordo con la Turchia. Considerandola paese terzo sicuro, si è compiuto il patto discriminatorio: miliardi al regime di Erdogan e l’applicazione del criterio “un siriano insediato in UE per ogni siriano rinviato in Turchia”. Il Parlamento Europeo è stato completamente ignorato, la rotta balcanica ridotta ai minimi termini, l’emorragia del Medio Oriente tale e quale a prima. Quest’anno è arrivato anche l’accordo dell’Italia con la Libia: la Corte di Assise di Milano riconosce le torture nei campi di detenzione in Libia (Asgi, 11 ottobre 2017); in nessuna area della Libia sussiste un sistema giuridico effettivo (Asgi); in Libia la

milizia appoggiata dall’Italia ha persino perso in battaglia (Il Post, 9 ottobre 2017); nei campi avvengono palesi violazioni dei diritti umani e crimini inauditi denunciati da UNHCR, Medici senza Frontiere, Amnesty International, Conferenza degli istituti missionari italiani e tanti altri. Ciononostante ci siamo accordati con governi provvisori ed instabili e con tribù legate ai trafficanti di esseri umani. L’obiettivo era chiudere il mare; probabilmente arriverà presto una nuova condanna del governo italiano presso la CEDU, la Corte Europea per i diritti dell’Uomo. Purtroppo però il privilegio del diritto d’asilo non si estingue oltre mare: anche la lunga procedura per la richiesta d’asilo una volta arrivati qui è una variabile che mette molto in difficoltà le persone migranti forzati. Sembra una sorta di secondo viaggio fatto non a piedi, ma con le mani tra documenti, impronte digitali, firme e fotocopie incastrate in qualche cartellina, negli zaini, negli archivi della Commissione, nei portafogli aperti alla rinfusa davanti ad un poliziotto. A Bolzano, con una circolare a firma del direttore di Ripartizione politiche sociali Luca Critelli, in violazione di svariati diritti, anche

fondamentali, una ricca Provincia Autonoma ha deciso di revocare la possibilità di essere accolti a tutti coloro i quali, benché vulnerabili, siano arrivati sul territorio per chiedere asilo senza essere inviati direttamente dal Ministero (Melting Pot, 3 ottobre 2016): si tratta di una palese inversione della “gerarchia delle fonti”, base di studio per qualsiasi alunno di Giurisprudenza alle prese con il primo esame di diritto privato- in alto la Costituzione, la prima da applicare- in basso i regolamenti. Per quattro giorni Adan, un ragazzino iracheno costretto dalla distrofia muscolare a vivere in carrozzina, arrivato con i genitori e tre fratellini più piccoli a Bolzano perché rifiutato dalla Svezia, non ha trovato una struttura in cui essere accolto in attesa che si facessero tutte le pratiche che si richiedono ai profughi. Adan è morto per le complicazioni seguite a una operazione agli arti inferiori dopo una caduta dalla sedia a rotelle. Perché non è stato accolto? Per via di quella circolare. A quanto pare stiamo perdendo la bussola. Applichiamo una circolare, siamo attenti al regolamento, ma dimentichiamo Simone Weil: “In ogni uomo c’è qualcosa di sacro. Non è la sua persona. E neppure la persona umana. È semplicemente lui, quell’uomo. Ecco un passante: ha lunghe braccia, occhi celesti, una mente attraversata da pensieri che ignoro, ma che forse sono mediocri. Ciò che per me è sacro non è né la sua persona né la persona umana che è in lui. È lui. Lui nella sua interezza. Braccia, occhi, pensieri, tutto”. Giorgio Romagnoni,

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’associazione culturale “il Gruppo” sta preparando per il prossimo aprile 2018 una mostra storico cultutale sulla frana di Melta. Domenica 17 aprile 1977 verso le ore 14,50 una grossa frana cadde a Melta dove c’era una cava. Due case vennero distrutte, per fortuna non ci furono vittime ma una ventina di famiglie dovettero abbandonare le case per più di 2 anni. Stiamo ricercando FOTO, DOCUMENTI, FILMATI ecc... contattando nelle ore serali ALBERTO 340.7921309 o CLAUDIO 335.5316388. Fiduciosi di una vostra collaborazione ringraziamo.

1977 domenica 17 aprile ore 14,50 il momento del distacco della frana


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ti aspettiamo ai Mercatini di Natale di Trento

conclusione di un anno ricco di appuntamenti e iniziative come “OUT: dentro, la qualità”, evento sull’economia carceraria organizzato in collaborazione con Impact Hub, e la fiera “Fà la cosa giusta”, La Sfera è presente come espositore ai mercatini di Natale di Trento. Condividiamo uno stand con l’azienda agricola biologica Debiasi, con la quale collaboriamo da tempo per la lavora-

L’Adige di lunedi 18 aprile 1977

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zione e la trasformazione in crauti dei cavoli coltivati in carcere nell’ambito del progetto Galeorto. Sotto l’insegna “Biologico locale dal sapore sociale” accanto alle composte, alle marmellate e ai succhi biologici di un’azienda agricola che fa della qualità e della genuinità le chiavi di volta della propria attività, proponiamo prodotti che raccontano storie di inclusione, umanità e nuove possibilità. Il marchio Galeorto nasce dalla volontà della cooperativa La Sfera di far conoscere e portare fuori dal carcere ciò che di positivo viene costruito al suo interno attraverso un progetto di agricoltura sociale che da ormai tre anni vive del lavoro dei detenuti, affiancati dagli operatori della cooperativa La Sfera e dal personale della Casa circondariale di Trento. Così Zafferana, la birra prodotta con il birrificio Argenteum di Cortesano, che unisce sapientemente lo zafferano Galeorto alla propria birra artigianale, si trasforma ora in dono natalizio dal sapore sociale. Lo stesso “oro rosso” Galeorto, disponibile in stimmi essiccati e confezionati pazientemente dai detenuti, profuma il Natale di

L’Adige di giovedì 21 aprile 1977

no inoltre i formaggi biologici dell’azienda agricola Maso Pan di Caderzone Terme, che con il latte di vacche di razza Rendena produce burro e formaggi biologici di altissima qualità valorizzando le risorse locali e del territorio. L’unione tra l’alta qualità della materia prima, la professionalità e la passione delle diverse realtà coinvolte e il grandissimo valore sociale aggiunto fa sì che i prodotti dello stand che condividiamo con l’azienda agricola Debiasi si facciano veicolo di concetti come salute, gusto e sostenibilità.

piazza Fiera con il suo aroma dalle note calde e caratteristiche, ricordo di terre e culture lontane. L’abbinamento con il riso biologico è un’ottima idea regalo per condividere momenti gustosi di convivialità a tavola. I simpatici biglietti “preziosi” contenenti pratiche confezioni di zafferano aggiungono una sfumatura speziata all’augurio per un sereno Natale. Per gli amanti delle specialità casearie vi so-

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Associazioni

50° del Coro Alpino Trentino di Gardolo

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opo l’omaggio del Coro SAT, con il prestigioso concerto del 25 febbraio nella chiesa di Gardolo, altri due importanti manifestazioni hanno segnato le celebrazioni del 50° anniversario del Coro Alpino Trentino. A settembre, durante “Tut Gardol ‘n festa” è stata allestita una mostra fotografica che con quasi 300 scatti ha voluto raccontare la storia, i concerti, gli incontri, ma soprattutto i personaggi che nel corso degli anni hanno cantato e contribuito con impegno e passione ai successi del Coro. La mostra ha visto impegnati numerosi coristi, nel difficile lavoro di selezione e nel successivo allestimento, supportati però da un grande esperto - Alberto Mattedi- che ha contribuito in modo determinante al raggiungimento dell’obbiettivo. È stato anche predisposto

da Eugenio Mosna , su un supporto televisivo, un’altra raccolta di immagini, che hanno continuato a scorrere i tanti momenti significativi e divertenti dell’attività del Coro. All’inaugurazione, il 7 settembre, il Direttivo del Coro ha voluto invitare gli oltre 40 ex coristi, per ricordare assieme i concerti, le trasferte, le amicizie e soprattutto quei coristi che, come dicono gli alpini, “sono andati avanti”, a cominciare da Alfeo Caracristi, maestro fondatore del Coro. Prima dell’apertura della mostra, il coro ha proposto alcuni brani ed ha presentato il nuovo C/D che raccoglie alcuni canti delle precedenti incisioni, oltre a due nuovi brani. Il 21 ottobre, il Coro ha proposto una Serata Speciale 50°, nel teatro “Gigi Cona” di Gardolo. I coristi hanno raccontato, in modo divertente, alcuni episodi della storia del coro, tan-

ti ricordi di concerti e le serate di prove, con battute, discussioni e la simpatica presentazione di tutti i componenti. Sotto la sapiente regia di Antonia Dalpiaz, la simpatica scenetta ha sopreso e divertito il pubblico che ha gremito la sala, sicuramente troppo piccola per un’occasione cosi importante. Nella seconda parte il Coro ha proposto 13 brani di 13 autori ed armonizzatori diversi, brani più conosciuti, come “Son dai Monti e “La maitinade del Nane Periot” ed altri pressochè esclusivi, come “la piaza del Dom” e “Monte Cupolo, quest’ultimo elaborato appositamente per il coro dal maestro Camillo Moser. Sono stati premiati 4 coristi fondatori del Coro nel 1967 e tuttora colonne importanti dell’associazione: Angelo Mosna, Eugenio Mosna, Giuseppe Battistata e Renzo Pegoretti. Il presidente onorario, comm.Mario Eichta,

ha posto l’accento, non senza emozione, sulle trasferte del Coro in Alta Austria, nei luoghi di deportazione della gente trentina, durante la prima guerra mondiale, ma anche i tanti concerti e gli incontri in oltre 37 anni di collaborazione con il complesso corale. Sono intervenuti: la presidente della Circoscrizione di Gardolo e il senatore on.Franco Panizza, che hanno voluto complimentarsi con i coristi e soprattutto con il maestro Franco Tomasi, per la simpatica scenetta e per la qualità dei brani proposti. Era presente una delegazione del Deutsche Alpenverein di Altdorf (Norimberga) associazione alpinistica gemellata con il coro da 41 anni. Il presidente del Coro, Tiziano Mattedi, ha infine ringraziato il pubblico per la calorosa partecipazione, la specialissima partecipazione di Antonia Dalpiaz, ma soprattutto l’impegno dei coristi, più o meno giovani che continuano a portare avanti la tradizione corale a Gardolo. Tiziano Mattedi

Autunno di FUOCO... per i Vigili del Fuoco Volontari di Gardolo

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nche quest’anno l’impegno del Corpo dei VVF di Gardolo sul territorio è stato sempre costante e considerevole. Tra gli ultimi interventi in cui è risaltato il valore umano e tecnico dei Vigili possiamo ricordare l’incendio boschivo alla “Logeta”, intervento reso particolarmente difficile dalla zona impervia in cui si è sviluppato l’incendio e dal calar della notte. La chiamata è giunta il 28 ottobre intorno alle 18.30; prontamente la varie squadre hanno cercato il punto più breve per attaccare il

fronte che avanzava. Si è deciso di affrontare il fuoco sia dal basso, arrampicandosi fino a raggiungere i primi focolari, che dall’alto, zona “Moser”, evitando l’avanzare delle fiamme e circoscrivendo la zona. Domato il pericolo non restava che presidiare la zona durante tutta la notte per evitare che altri piccoli focolai facessero ripartire le fiamme. Il mattino seguente si è infine provveduto a fare un sopralluogo per le operazioni di bonifica, reso possibile grazie alla luce diurna. In questo intervento un doveroso ringraziamento va rivolto anche ai Corpi di Meano, Cognola, Ravina e al Corpo Permanente di Trento, che sono stati chiamati in supporto e accorsi celermente. Da ricordare e raccontare è anche l’incendio appartamento sviluppatosi a Canova pochi giorni dopo: attorno alle 17.00 del 4 novembre, il Corpo è stato allertato per un incendio appartamento ed è stata chiara fin da subito la gravità dell’evento. In collaborazione con il vigili del Fuoco Permanenti di Trento si è concordata la tattica di attacco all’incendio e della messa in sicurezza delle numerose persone presenti negli appartamenti limitrofi. La rapidità e la sinergia con cui si è svolto l’intervento ha evitato che i danni potessero diventare molto più gravi. Infine, il 19 novembre, attorno alle 10.30, il corpo è stato impegnato nello spegnimento di un capanno

agricolo in fiamme presso via delle Palazzine. La paura che il fuoco raggiungesse l’abitazione confinante era alta, ma grazie alla buona conoscenza del territorio è stato possibile effettuare un immediato ed efficace intervento di spegnimento. All’arrivo dei Vigili Permanenti si sono ricercate le cause dell’innesco. Questi sono solo alcuni esempi che raccontano la sinergia attiva tra i vari Corpi dei Vigili del Fuoco, Volontari e non. In queste occasioni risalta il valore di queste persone che, in momenti di difficoltà, fanno di tutto per rispondere alle emergenze e aiutare chi è in difficoltà. Fare il vigile del Fuoco Volontario è un impegno, una responsabilità e un dovere verso il prossimo in continuo crescere. Ovviamente la buona volontà non è sufficien-

te, al giorno d’oggi la tecnologia, le tecniche e i materiali cambiano velocemente e di conseguenza anche i Nostri Vigili devono fare del loro meglio per stare al passo e per non deludere le aspettative che la nostra comunità ripone in noi. Per questo motivo ogni Martedì e Venerdì sera il Corpo si ritrova per mettersi alla prova, per migliorare le manovre e per cercare di comprendere come risolvere al meglio le difficoltà che si possono presentare durante gli interventi. I cancelli della Caserma di Gardolo sono sempre aperti per chi fosse interessato a fare parte di questo mondo ricco di esperienze, forti valori e grandi amicizie. Come in tutte le cose pensiamo anche ai giovani, futuro della Nostra comunità: vogliamo quindi ricordare il prezioso lavoro del gruppo dei Vigili del Fuoco Allievi di Gardolo e dei loro istruttori, che guidano il gruppo nell’acquisizione dei valori e del significato di essere un Vigile del Fuoco Volontario e dell’importanza di essere d’aiuto alle persone, anche nei piccoli gesti quotidiani. Infine vi ricordiamo che nelle prossime settimane i Vigli del Fuoco di Gardolo e gli allievi faranno visita nelle vostre case per la vendita dei calendari. Acquistando il calendario sosterrete il Corpo e i suoi Vigili e sosterrete anche la nostra comunità. Buon Natale e felice e tranquillo Anno Nuovo!


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Treni ad alta velocità a Gardolo e Roncafort: il punto

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distanza di qualche mese dall’ultimo intervento, il comitato NO TAV di Trento è felice di tornare a scrivere su questo giornale. E torniamo facendo per prima cosa un breve resoconto del quinto campeggio NO TAV, svoltosi nel primo week end di settembre, presso il terreno di Acquaviva e Resistente, a sud di Mattarello. Il campo, acquistato da più di settecento persone, è stato protagonista di tre giorni di discussioni, incontri e divertimento, incentrati su come sia più utile opporsi all’opera, cercando di capire anche come si stia sviluppando il progetto, dato che è ancora tenuto ben nascosto da chi (leggasi P.A.T.) l’opera la vuole e la finanzia. Molto interessante è stato l’incontro di sabato, strutturato su tre tavoli di discussione che hanno toccato vari aspetti: dal sistema di finanziamento, alla pro-

paganda (ovvero come giornali e politica dipingono il TAV come utile e necessario), fino ad un ragionamento su quale tipo di sviluppo porterebbe questo tipo di infrastruttura per il territorio trentino e altrove Ritornare a parlare dell’opera in queste pagine, in questa zona, è doveroso. Sia per un motivo generale, di interesse pubblico, sia perché la realizzazione di quest’opera coinvolgerebbe massicciamente gli abitati di Gardolo e Roncafort. E questo per chi abita a Trento nord, e conosce la sua storia passata non può certo passare inosservato; l’eredità della SLOI, della Ferriera e della Carbochimica e ciò che hanno causato a livello ambientale e sociale negli anni passati, rimangono lì a perenne monito per il futuro. Noi del Comitato No TAV di Trento crediamo che un’opera di tali dimensioni e con delle conseguenze devastanti per il territorio debba essere conosciuta dalla popolazione locale. La questione della realizzazione della linea ad alta velocità in Trentino, e più specificatamente a Trento, pian piano trova sempre più conferme, basta prestare attenzione al sempre maggiore spazio che il tema occupa nei giornali locali.

Ultimamente si è ad esempio parlato del rinnovo della concessione per l’A22 alle provincie di Trento e Bolzano. Non è un mistero quale sia il prezzo che le due Province pagheranno per aggiudicarsi direttamente (evitando la gara pubblica come prevedrebbe la normativa europea) la concessione trentennale dell’autostrada: la cessione di un “tesoretto” di seicento milioni, accumulato negli anni dalla società che gestisce l’autostrada, da destinarsi appunto alla realizzazione dell’Alta Velocità (L’Adige, 14-11-2017). Com’è possibile che l’autostrada finanzi il TAV, ossia l’infrastruttura che secondo i suoi promotori dovrebbe essere la sua maggiore concorrente? Come mai gli introiti dell’A22, che continuano ad essere elevati grazie ad una politica di bassi pedaggi che attraggono TIR e inquinamento, vengono usati per un’opera che (sostengono i promotori) tra trent’anni contribuirà a diminuire il traffico su gomma? Perché non si alzano quei pedaggi autostradali per ottenere subito e senza spesa lo stesso obiettivo? Ma quello che appare una contraddizione dal punto di vista della salute dei trentini e della tutela ambientale, non lo è evidentemente dal punto di vista di chi è interessato solo allo sfruttamento del territorio e alla spartizione di risorse pubbliche. Altre conferme della volontà

SOLUZIONE CRUCIVERBA A PAGINA 12

dei politici trentini di realizzare l’opera si trovano sempre fra le righe dei vari articoli dei giornali locali, per quanto riguarda la stesura del nuovo PRG (piano regolatore generale) della città di Trento. La zona nord sarà interessata da questo progetto: l’uscita della galleria in zona ex scalo Filzi e la continuazione della nuova linea ferroviaria fino a Roncafort in trincea (L’Adige, 14-4-2017). Queste notizie dimostrano che chi vuole l’opera non se ne sta con le mani in mano. An-

zi. Nel prossimo periodo quindi vogliamo tornare a confrontarci con chi ha a cuore le sorti di queste zone. Lo faremo in varie maniere, tra cui un cineforum sulle tematiche ambientali che pubblicizzeremo a breve. C’è bisogno di discutere, trovarsi e parlarne. Pensiamo che tali tipologie di infrastrutture siano nocive sotto ogni dimensione le si voglia considerare. Verrà il momento in cui si porrà di fronte a chiunque un bivio. Scegliere di aspettare come evolverà il progetto, affidandoci nelle mani della Provincia (senza sapere come e quando, a che costo e con quali soldi verrà realizzata l’opera) o attivarsi, confrontarsi, cercare di capire a chi giova questa ennesima grande opera, in che modo cambierà l’assetto del nostro territorio e la nostra vita quotidiana. Riprendiamoci la libertà di poter scegliere come modellare il tessuto urbano per i nostri reali bisogni, come difendere il patrimonio ambientale dalle speculazioni, lottando per la nostra terra affinché il nostro rapporto con essa non sia svenduta per il lucro di pochi.

B O N O R I F C O S T A R

Comitato NO TAV

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Attualità

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A S S T S I O S R T T I I T I O R A E I Z R O E G


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Associazioni

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ACLI a Gardolo, una realtà del territorio

ono molte le attività messe in campo dal circolo ACLI di Gardolo, in questo 2017 che, peraltro, sta per finire. Oltre alle solite attività di base proposte assieme alle Acli Provinciali, che spaziano dalle dichiarazioni dei redditi con presenza settimanale di un’operatrice presso la sede di via Feininger,4 e alle consulenze in tema di lavoro e pensione, il circolo gardoloto ha promosso alcune iniziative sul territorio, che sono state apprezzate dalla cittadinanza, vista la partecipazione numerosa. Diversi i momenti culturali proposti, con alcune presentazioni di libri nuovi che hanno dato spazio ad autori gardoloti, come il prof. Christian Giacomozzi che ha portato il suo recente lavoro su S.Romedio e Barbara Gerlich con il suo “Gardolo che fu”, percorso storico molto interessante e ricco di informazioni, anche ignote a molti gardoloti doc, proprio sul nostro sobborgo. Non solo eventi culturali, ma anche informazione e approfondimento di temi sociali, come la serata organizzata assieme alla FAP (Federazione anziani e pensionati) a tema la riforma del welfare, con particolare riferimento alla gestione della futura assistenza agli anziani.; questa serata, molto apprezzata dalla cittadinanza, vista la numerosa partecipazione, ha permesso anche di collaborare con la stessa FAP nella raccolta di proposte e idee per comporre il documento finale che è stato, poi, trasmesso all’assessore alla sanità provinciale, con il proposito di sollecitare la politica nell’analisi dei fabbisogni delle persone anziane e relative famiglie. Anche in tema di solidarietà, il circolo si è attivato con alcune iniziative di aiuto alla Somalia, colpita da una siccità davvero profonda, che ha causato molte morti e molta miseria, in un paese peraltro già duramente colpito da una guerra civile che sembra-

va avviarsi sulla strada della risolunominato “Let’s Talk”; una serata dezione ma che, proprio in questi ultimi dicata alla conversazione in inglese, mesi dell’anno, ha visto riaccenderper chi vuole mantenere le proprie ACLI GARDOLO si focolai di attentati terroristici concapacità relazionali nella lingua usata tro un governo che cerca di far uscire la na- nel mondo per le comunicazioni scientifiche zione dal pantano, senza però trovare molto e commerciali. Non è una lezione di inglese, conforto e aiuto da parte della comunità in- ma una possibilità di dialogare tra i presenti, ternazionale, che pare “non vedere” ciò che rigorosamente in inglese, su vari temi proposta accadendo, restando indifferente. Anche sti di volta in volta da un moderatore. su questi temi, il circolo ha saputo esprimere Molte altre iniziative sono in programma per il meglio, organizzando una lotteria a scopo il futuro, considerando poi che il circolo, nel

tando davanti alla sede, si possono conoscere le iniziative in tempo reale anche consultando il monitor nella vetrina della sede stessa, dando prova di un’attenzione particolare anche alle nuove tecnologie come mezzo di comunicazione. La tecnologia aiuta a raggiungere tutti, quindi restate connessi, anche considerando che il circolo Acli di Gardolo ha un proprio blog, dove vengono pubblicizzate le iniziative: www.acligardolo.blogspot.it. Inoltre, esiste una presenza anche sui social

di raccolta fondi, nel mese di maggio e proponendo una cena etnica a fine ottobre, allo scopo di un’ulteriore raccolta fondi di solidarietà per l’associazione “Una scuola per la vita”, che opera proprio in Somalia, nel proposito di dare una formazione ed un futuro alle giovani generazioni di questo paese sofferente. Il riconoscimento a don Bepi Grosselli, culminato con una serata dedicata al sacerdote da sempre amico delle Acli, è stato uno dei momenti più coinvolgenti proposti dal circolo di Gardolo; con lo stesso don Bepi a fare da vero e proprio conduttore della serata, abbiamo percorso circa settant’anni di vita dello stesso prelato, legato alla storia del Trentino e del sobborgo gardoloto. Una proposta “internazionale” è nata in queste ultime settimane, con l’attivazione dell’english point, de-

club, come Facebook, dove trovate il circolo alla pagina: https://www.facebook.com/ acligardolo/. Segnaliamo, che dopo le vacanze natalizie, presso il circolo, sarà possibile rinnovare o sottoscrivere l’adesione al circolo ACLI di Gardolo, con orari e giornate che saranno pubblicizzate quanto prima sul monitor della sede stessa. Come conclusione, tutto il circolo Acli di Gardolo, desidera esprimere ai cari amici e alle care amiche “gardolote”, i migliori auguri per un lieto e sereno Natale, unitamente agli auspici per un proficuo e ancora migliore nuovo anno!

2018, compirà 70 anni! Una bella età, ma che sarà valorizzata con una festa, programmata nel prossimo settembre 2018, la settimana successiva a “Tut Gardol en festa”, con il momento clou previsto per domenica 16 settembre 2018. Altre attività di formazione e informazione, con momenti di proposta relativi al benessere e alla salute del cittadino, alla riforma del welfare, agli sgravi fiscali possibili, saranno calendarizzate nei prossimi mesi dell’anno nuovo che sta arrivando. Il circolo promuove le proprie attività con la promulgazione di appositi volantini, come metodo tradizionale, unitamente al periodico semestrale inviato a tutti i soci e, per i non soci, ritirabile gratuitamente presso la sede in via Feininger,4 a Gardolo. Da qualche mese, come qualcuno avrà potuto notare transi-

Marco Ianes Presidente del circolo Acli di Gardolo

Corpo musicale di Gardolo... concerto di fine estate al parco

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l Corpo Musicale di Gardolo ha aderito con entusiasmo alla proposta del presidente della COMMISSIONE CULTURA E TEMPO LIBERO della Circoscrizione di Gardolo, ANGELO SPINELLI, dichiarandosi disponibile a partecipare alla manifestazione musicale “CONCERTO DI FINE ESTA-

TE A PARCO”. L’iniziativa si è concretata presso il PARCO di MELTA sabato 30 settembre dalle ore 16.30 in poi. Il concerto ha voluto essere, per il Corpo Musicale di Gardolo, un’ulteriore occasione per promuovere un momento di condivisione e conoscenza dell’attività culturale, educativa

e sociale che la nostra associazione (iscritta al Registro Provinciale delle Associazioni di Promozione Sociale dal 2013) attua nel sobborgo di Gardolo, anche con i corsi musicali che ogni anno coinvolgono allievi giovani e meno giovani. Nel contempo il Corpo Musicale di Gardolo, ritiene la proposta musicale come una breve ma significativa proposta di aggregazione culturale e sociale per gli utenti del bellissimo Parco di Melta. Parco che è di tutti i cittadini che lo frequentano valorizzandolo ulteriormente e rispettandolo in tutte le sue specificità contribuiscono alla sua funzione di spazio verde adatto per molteplici attività ricreative, sportive e di relax. Bruno Robol

Presidente del Corpo Musicale di Gardolo


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l cammino è più leggero se lo si fa in compagnia, le fatiche pesano meno, i passi degli altri sostengono i nostri, simili, e se qualcuno cammina più piano trova chi è disposto a rallentare un po’. E così succede negli spazi del progetto PinK – persone in cammino, in maniera metaforica nell’incontro con l’Altro ma anche in quella letterale delle lunghe passeggiate condivise.

Ma facciamo un po’ di ordine: che cos’è il progetto PinK? Il Progetto PinK il lunedì mattinaè Persone in Cammino, un gruppo di camminata che, in partenza alle nove dalla piazza di Canova condivide un paio di ore di passeggiata (immancabile pausa caffé inclusa). Passeggiando si scoprono piacevoli angoli inesplorati del quartiere e, perché no, delle persone che ci vivono. Il Progetto PinK il mercoledì mattina è Laboratorio di Idee, uno spazio aperto di creatività e incontro, che dalle 9.30 alle 11.30 anima la nuova sala circoscrizionale di via Paludi 34/a. Non è un corso creativo, ma un luogo dove chi sa può insegnare, chi vuole può provare e chi non vuole può passare per un saluto e una chiacchiera, ‘ché la creatività è anche una bella scusa per stare insieme. Il Progetto PinK è anche Sportello Sponda, luogo di ascolto, sostegno emotivo e di orientamento su lavoro, casa, servizi, tempo libero e socialità. Anche chi ha pensato il progetto ha deciso di fare il cammino in compagnia: l’associazione di volontariato Germogli ha riunito le esperienze e le risorse di Associazione Carpe Di-

Associazioni

Progetto PINK. Persone in cammino... verso gli altri! em, Ca’ Solare –Centro Astalli Trento e Associazione A.M.A. per condividere fatiche e bellezze di questo percorso, iniziato grazie al sostegno del bando Intrecci Possibili di Fondazione Trentina del Volontariato Sociale e Non Profit Network. Un progetto nato dal territorio, dalla voglia delle persone di stare insieme, incontrarsi, scoprire simili dolori e simili gioie nei passi degli altri. Aspettiamo chiunque abbia voglia di fare un pezzetto di strada insieme, sarà bello.

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Quella volta che Babbo Natale non si svegliò in tempo

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ubert, l’anziano Babbo Natale, saltò giù dal letto: accipicchia, non si era svegliato in tempo! Era già la vigilia di Natale, e non c’era ancora nulla di pronto, nemmeno un pacchettino! Dappertutto sul pavimento erano sparse in disordine le molte letterine di Natale che il postino aveva fatto passare attraverso una fessura della porta. Quasi contemporaneamente qualcuno bussò alla porta e la renna Max, fedele assistente di Hubert, entrò puntuale come ogni anno. “E che cosa faccio adesso?” si lamentò Hubert. “La sveglia non h a suonato!”. “Chiedi a Otto, il mago, se può fermare il tempo, cosi tu potresti procurarti ancora tutti i regali”, suggerì la renna Max.

“Otto sa soltanto far apparire conigli dal cilindro!” brontolò arrabbiato Hubert. “E per di più soltanto bianchi!” “Allora portiamoci dietro la cassa dei travestimenti”, disse la renna Max. La cassa dei travestimenti era un baule enorme e pesante, piena di vecchi costumi, fazzoletti colorati, cappelli, scarpe e scialli che Hubert, anni prima, aveva ricevuto in regalo da una compa-

Rizzardi colori e cornici srl non pensare in bianco e nero!

gnia teatrale. Quando la caricarono sulla slitta, questa si ruppe nel mezzo. “E adesso che faccio?” si lamentò Hubert. “Portiamola a mano” Sbuffò la renna Max. Si sfregò gli zoccoli prima di mettersi a lavoro e trasportarono la cassa così per tutta la strada fino in città... per fortuna era in discesa. Tutti i bambini stavano già aspettando con ansia i regali di Natale. Ma quell’anno Hubert e Max, al posto dei regali, fecero una divertente rappresentazione teatrale. E non ebbero niente in contrario quando, uno dopo l’altro, i bambini si misero anch’essi a recitare. Si narrava di un Babbo Natale stanco e arruffato... e l’inizio faceva cosi: Hubert, l’anziano Babbo Natale, saltò

giù dal letto: “Accipicchia, non si era svegliato in tempo!” di Thomas Matthaeus Muller

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Attualità

Cambiare auto senza problemi

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e verifiche da fare acquistando auto usate: acquisti da privati, da concessionarie, officine, online. Comprare l’autovettura dai privati si risparmia ma non si hanno garanzie, mentre servirsi attraverso online, rispetto alla concessionaria o all’officina, l’acquirente si deve arrangiare per verificare se ci sono fregature. Importante è sapere se l’auto ha subito sinistri; per questo rivolgersi alla propria compagnia assicuratrice che possiede un’anagrafe dei sinistri, funziona come un archivio interno, tramite cui con i dati della targa, fornisce queste notizie.

Per controllare se un’auto è rubata basta recarsi al P.R.A e chiedere il certificato di proprietà anche per conoscere se la vettura è di chi la vende o è gravata da ipoteche. Questa operazione la può fare chiunque ne abbia interesse al costo di 6-7 euro. Si può anche interpellare la Polizia per verificare se è rubata. Recarsi poi all’Agenzia delle Entrate per appurare se l’auto è sottoposta a fermo amministrativo per debiti. Nell’acquisto di auto usate è necessario farsi rilasciare dal venditore un certificato dello stato d’uso dell’auto a comprova che il mezzo è sicuro; il documento deve contenere i Km percorsi - se ha subito incidenti - garantire il regolare assetto delle ruote - che il motore è quello originale. Se non viene fornito il certificato, significa che non sono stati fatti i dovuti controlli. Note varie: acquistando il veicolo da una concessionaria o un’officina, per evitare il pin pong sulle responsabilità e sulle garanzie, rivolgersi al venditore l’unico referente.

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La garanzia dell’usato è di 2 anni, può essere concordata ad un anno; non risponde per avarie dovute alla normale usura; se compro un’auto con oltre 130.000 km e salta fuori un difetto o un guasto, la garanzia non risponde perchè rientra “nell’usura normale”. Quando emerge un’anomalia al mezzo, si hanno due mesi di tempo per denunciarlo. Dare acconti solo dopo approfondito esame dell’auto; mentre per la tassa di possesso (bollo auto) rivolgersi all’A.C.I. In caso di problematiche o dubbi sulla garanzia, contattare il sito www.Adiconsum.it.

e siete passati nelle scorse settimane davanti alla casa di Riposo Stella del Mattino di Gardolo, avrete forse sentito uno strano ticchettio... Era il rumore di tanti ferri da calza tutti impegnati nel confezionamento di una meravigliosa sciarpa, accessorio indispensabile per l’in­verno in arrivo. L’idea era quella di coinvolgere ospiti, parenti e volontari in questa attività rilassante ma allo stesso tempo di grande coesione empatica. Infatti molti ospiti e esterni hanno partecipato con piacere e interesse. Grande Maestra di questa iniziativa è stata Renza Bertolini, dimostrando come sempre grande disponibilità e competenza. Cristina Uber

...e dopo viaggiate tranquilli! Giovanni Corazza

Imparare a perdonare

olti di noi sono restii a perdonare. Coccoliamo i torti ricevuti perché ci fanno sentire moralmente superiori. Rifiutare il perdono ci dà una sensazione di potere, spesso su qualcuno che altrimenti ci farebbe sentire impotenti. L’unico potere che abbiamo su di loro è di rimanere in collera. (...) Il ruolo della vittima ci può dare una certa soddisfazione emotiva, ma è negativo per due ragioni. Primo, ci estrania da una persona alla quale potremmo essere vicini. Secondo, fa sì che ci sentiamo vittime: indifese, passive e preda di altri. Vale la pena di sentirsi in questo modo per una sciocca sensazione di superiorità morale? Nel momento in cui perdoniamo e consideriamo il torto ricevuto non come cattiveria o noncuranza verso i nostri sentimenti, ma come risultato della debolezza, dell’impazienza e dell’im-

perfezione dell’uomo, liberiamo l’altra persona dal ruolo di cattivo, ma contemporaneamente riscattiamo noi stessi da quello di vittime. Felicità significa concedere agli altri il diritto di essere umani, deboli, egoisti e di tanto in tanto smemorati, e renderci conto che non abbiamo alternativa se non quella di convivere con persone imperfette. (...) Un’ostinata ricerca di giustizia ci isola dagli altri; la ricerca della felicità ci consente di superare i nostri difetti e di entrare in contatto con gli altri. E per quanto possa sembrare strano, forse la felicità è un valore più autenticamente religioso del senso di giustizia. Harold S. Kushner (scrittore e rabbino americano) “Nessuno ci chiede di essere perfetti” - ed. Neri Pozza, 1997

Spalle... la bellezza dell’allungarsi in una forma verticale Il movimento esprime un allungamento che non avviene con forza e fatica ma si sviluppa dalla coordinazione ben misurata. Per realizzarlo si può usare il mezzo della ripetizione, non solo nella pratica ma anche nel guardare ripetutamente la forma con questo diventare più consapevoli del movimento da fare. In modo analogo si può anche cercare nelle attività quotidiane una coordinazione ben misurata e con questo più “estetica” nelle azioni, nel modo di parlare ecc. mediante la preparazione ripetuta, osservazioni e riflessioni su quello che si vuole raggiungere.

Descrizione della posizione sulle spalle: il corpo è capovolto, il tronco è sollevato dal suolo, le mani sostengono la schiena nella zona renale, le gambe sono unite, la testa e la nuca riposano rilassate sul pavimento. Il corpo non viene costretto nella linea verticale ma condotto lentamente nell’innalzamento capovolto. In sarvangasana (il nome in lingua sanscrito per la posizione sulle spalle) si crea un flusso verso l’alto contro le forze della gravità, simile al movimento verso il cielo che vediamo in un fiore. Caratteristico in tutte le due è che il movimento non avviene con forza e contrazione muscolare ma con leggerezza. Non siamo come fiori, non creiamo questo movimento automaticamente e possiamo rag-

giungere una leggerezza simile a quella del fiore mediante la ripetizione pratica e anche mediante la preparazione mentale, per esempio osservando nei fiori il flusso verso alto e imitare poi questa dinamica con il proprio corpo. Barbara Holzer Pedagoga, esperta per movimenti e Yoga

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Come prevenire la malattia e le SINDROMI INFLUENZALI

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’è differenza tra le due tipologie: la malattia influenzale è trasmessa da un virus che si chiama virus influenzale mentre la sindrome influenzale è trasmessa da alcune centinaia di tipi e sottotipi di virus respiratori patogeni. Entrambe non sono distinguibili dal punto di vista dei sintomi fisici. Fonti epidemiologiche autorevoli sostengono che sulla base di dati statistici, i virus influenzali quest’anno, saranno nella norma per cui ogni allarmismo va allontanato. La prevenzione è l’arma vincente. Vediamo in che cosa consiste l’approccio omeopatico in casi come quelli descritti. L’omeopatia stimola la capacità reattiva di ogni singolo organismo e a tal fine il medico omeopata deve indirizzare il paziente verso una cura personalizzata. Questo vale per le forme influenzali eterogenee nelle quali ogni paziente sviluppa sintomi propri diversissimi tra loro. In alcune occasioni, nelle forme influenzali particolarmente violente, i sintomi sono comuni a tutti quelli colpiti. In questi casi i rimedi scelti saranno indirizzati ai sintomi caratteristici dell’epidemia. Non sempre è possibile identificare con precisione una sintomatologia prevalente e comune per una data forma influenzale e può essere fatto solo da un medico esperto in omeopatia. Ne consegue che a causa di questo, sono state messe in commercio specialità omeopatiche a formula fissa, cioè brevettate dalle singole aziende produttrici, costituite da una miscela di medicinali più comunemente utilizzate nelle forme influenzali come ad esempio Aconitum, Belladonna, Eupatorium Perfoliatum ecc., oppure derivati da organi che sono caratterizzati dallo stimolare gli anticorpi come fegato di anatra e simili o associazioni di entrambe le miscele. Queste prodotti che sono in commercio producono una stimolazione non individualizzata. In questo caso l’approccio alla malattia si discosta da quello della medicina omeopatica classica perché non è richiesta alcuna individualizzazione della cura. Sono consigliati dal farmacista o come automedicazione. Naturalmente sono stati bollati come farmaci che non hanno l’imprimatur della scientificità.

La questione è ancora sotto esame ma recentemente studi di buona qualità hanno evidenziato una certa validità per questi prodotti. Bryonia Alba - La febbre sale lentamente verso le ore 21 caratterizzata da un senso di freddo con brividi, la testa è molto calda e il volto è rosso e diventa pallido alzandosi e può svenire o avere nausea. Il malato non vuole essere disturbato e preferisce stare da solo appare scontento e irritabile nonostante le premure prestate. Non vuole parlare e non vuole che gli si parli. È molto aggravato dal movimento. I dolori sono trafittivi in varie parti del corpo. La cefalea si accompagna a dolore oculare quando si premono i bulbi oculari oppure solo ammiccando. Il paziente desidera bere molto. Ci possono essere dolori di stomaco ed eruttazioni brucianti. Il paziente fa fatica ad andare di corpo e le feci sono dure come sassi. Eupatorium Perfoliatum - La febbre è ad esordio mattutino accompagnata da dolori costanti con senso di ossa rotte come bastonate nel dorso, nei polsi, e nelle caviglie, aggravati dal minimo movimento e il malato si lamenta continuamente dei dolori. Esordisce con brividi e tremori ma la sudorazione è scarsa. L’innalzamento della temperatura è rapido, la febbre è continua e la sete è insaziabile. I sintomi possono associarsi a nausea che può provocare vomito amaro. Il paziente preferisce restare immobile per via dei dolori. Mal di testa più forte nella parte che tocca il cuscino, indolenzimento dei globi oculari con il movimento. La raucedine provoca dolore al laringe alla trachea e ai bronchi, la tosse esacerba il dolore alla testa e lacera il petto. Ferrum Phosphoricum - Si usa nello stadio iniziale dell’influenza, quando i sintomi non sono ancora chiari vaghi e generici. Quando la febbre è alta il viso è arrossato soprattutto sulle guance che appaiono rosse e rotonde specialmente quando tossisce o deve parlare e sparisce a riposo. Le secrezioni nasali possono essere striate di sangue. La febbre è alta e peggiora di notte verso le 4-6 del mattino. Il polso è rapido e scoccante. La sete è intensa e il paziente desidera acqua fredda.

Gelsenium Sempervirens - I disturbi insorgono dopo una paura o ansia da prestazione o dopo preoccupazioni o cattive notizie. Il paziente si sente debole tende a sdraiarsi appena può si accascia sul letto è come se cedessero i muscoli non ha la forza di alzare un bicchiere. Non c’è sete le braccia sporte in avanti tremano per la stanchezza al minimo sforzo. C’è indolenzimento muscolare. L’esordio è lento, la sudorazione abbondante. Il paziente desidera stare diste-

so perfettamente immobile. La sete è poca o assente. Torpore mentale, sonnolenza, non vuole essere disturbato, apatia mentale, tutto costa fatica. È abbattuto depresso e scoraggiato. La febbre non è elevata e si accompagna a senso di freddo e brividi lungo la schiena, pesantezza palpebrale, dolori muscolari. a cura della Dott. Angela Trigilia angela.trigilia@gmail.com - cell.3383166787

Fitoterapia: ERICA e ROSMARINO

L’estratto di erica multiflora per la ricrescita dei capelli

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’Erica multiflora è un piccolo arbusto appartenente alla famiglia delle Ericaceae, predilige terreni calcarei e cresce spontanea nell’area centrale e meridionale dell’Italia. Dal punto di vista fitoterapico la pianta, seppur poco conosciuta ed utilizzata, è dotata di spiccate proprietà diuretiche, ipolipidemiche, ipotensive, antiossidanti ed antinfiammatorie. Il gruppo di ricerca condotto dal Prof. Mitsuko Kawano ha dimostrato che l’estratto dall’Erica multiflora è capace di stimolare la proliferazione delle cellule della papilla dermica ed indurre la crescita dei capelli. In 3 settimane la somministrazione (via iniettiva sottocutanea) di 500 mcg/ml di estratto ha determinato un aumento della crescita dei capelli del 9% mentre alla concentrazione di 5000 mcg/ml di oltre il 40%. Si ritiene che l’estratto di Erica multiflora possa promuovere il passaggio dalla fase telogen a quella anagen del capello, tuttavia non è stato ancora possibile identificare i principi attivi responsabili di tale proprietà farmacologica.

Il rosmarino nel trattamento del dolore neuropatico

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l rosmarino (Rosmarinus officinalis) è un piccolo arbusto sempreverde, originario dell’Asia e dell’Africa, appartenente alla famiglia delle Lamiaceae. La pianta può raggiungere fino ai 2 metri di altezza e cresce spontanea soprattutto

nelle aree litorali del bacino del mediterraneo. La droga, costituita dalle foglie e dai fiori, contiene un insieme molto variegato di molecole tra cui: flavonoidi, acidi triterpenici, derivati dell’acido cinnamico, fenoli diterpenici, canfora e cineolo. Dal punto di vista fitoterapico il rosmarino viene consigliato per il trattamento dei disturbi digestivi (es. gonfiore gastrico, flatulenza, intestino pigro, eruttazione), delle epatiti, delle affezioni dell’apparato respiratorio (es. sinusiti, otiti, bronchiti), per stabilizzare l’umore in caso di depressione lieve e per migliorare le funzioni cognitive (azione anti-neurodegenerativa). Il gruppo di ricerca condotto dal Prof. Mahboobeh Ghasemzadeh Rahbardar ha dimostrato che l’estratto etanolico di rosmarino, titolato in acido rosmarinico, è capace di ridurre i livelli circolanti di molti fattori dell’infiammazione (COX2, PGE-2, IL-1 beta, MMP-2, NO). I risultati ottenuti dagli studi in vivo sono stati molto incoraggianti; l’estratto di rosmarino ha dimi­­­nuito in modo significativo la percezione del dolore neuropatico e potrebbe rivelarsi una nuova arma per il trattamento di molti disturbi neurologici associati ai processi infiammatori. Note generali sull’utilizzo, salvo diversa prescrizione medica: Estratto fluido: 10 gocce tre volte al giorno - Tintura madre: 30 gocce tre volte al giorno - Infuso: 1 g. di droga secca per 100 g. di acqua bollente VOXAL CORPORATION - info@voxalcorporation.com

Dott. Michele Moggio Laurea Specialistica in Farmacia Master in Naturopatia e Terapie Complementari

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Omeopatia Fitoterapia

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NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO

Storia

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Un po’ di storia di Gardolo attraverso le sue vie

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’attuale via Castello di Gardolo è l’ultima versione della strada che porta dal fondovalle a Gardolo di Mezzo. Il percorso, a tratti ripidissimo e con quattro curve secche, offre panorami rilassanti su monti, vigneti e la valle dell’Adige. È un’irresistibile calamita per tanti ciclisti, con pancetta e rampichino al carbonio da 8 mila euro, disposti a tirar le cuoia per infarto pur di raccontare in giro di averla percorsa senza metter giù un piede! Arrivati in cima ecco Gardolo di Mezzo, altitudine da 350 metri fino a 600, in ammollo tra filari di vigne perfettamente coltivati e separati un dall’altro da macchie di bosco. I primi Gardoloti de Mez furono dei parenti di Fred Flinstone, nel senso che capitarono qui quattro mila anni fa in cerca di metalli. Ebbero ‘na baza de fortuna: alla busa del pomar, l’argento saltò fuori a carriolate. Oggi i residenti, perlopiù pendolari, sono 400 circa e in continuo aumento data la tranquillità e la posizione soleggiata dell’abitato. Prima della costruzione di questa strada-via si raggiungeva il paese per sentieri e mulattiere ancora più ripide come la Via Crucis, percorsa per centinaia di anni da devoti viandanti pronti a metter giù un ginocchio per un Pater, un’Ave e Gloria davanti ad ognuno dei suoi 14 capitelli (oggi al massimo un selfie!). La vecchia strada passava attraverso le poche case del paese lungo via della Cavada e poi proseguiva per Meano e la via Claudia Augusta lungo un tratto dell’odierna via del Malgar. Fin verso l’anno 1000 Gardolo si trovava lassù poiché l’attuale area del paese era impraticabile causa sorgive, rogge e piene di Avisio e Adige che ad ogni esondazione trasformavano il terreno in un unico grande bombozzer, buono per rane, zanzare e qualche is-cia ma non certo per un’agricoltura sistematica. I nostri veci di mille anni fa se ne stavano al sicuro in collina e scendevano a valle solo per coltivare piccoli coriandoli di terra strappati alla ghiaia. Oltretutto, a quel tempo la vita non era facile poiché guerre per le investiture, per le libertà comunali e scontri per questioni dinastiche erano all’ordine del giorno. I signorotti difendevano la propria roba con castelli e

a cura di Ugo Bosetti

fortificazioni come quello tirato su a Gardolo di Mezzo a difesa della via Rossa, la strada per la val di Cembra. Posizionato in costera sul doss della Purga (per altre fonti: doss de la Luna), non era molto grande e probabilmente fu costruito lì poiché era già presente una torre di guardia alla sottostante via Claudia Augusta. Viene citato per la prima volta in un documento del 1161 del principe vescovo di Trento Adelpreto II. Il testo di difficile lettura per la scombiccherata grafia dell’italiano di 700 anni fa parla di feudatari e infeudazioni e cita testualmente “Presente quella stessa Carta lo afferma altresì a’ 16. del Dicembre di questo medesimo anno 1161 nella via Rossa non guari (non molto, ndr.) sopra Trento, sotto il castello di Gardolo”. Più avanti un tale, a propria benemerenza, ricorda la sua amicizia con un certo “Federico” e “uno dei favoriti di Federico”. Correndo il 1161 è molto probabile che si trattasse di Federico Barbarossa in cerca di alleati nella sua lotta contro i Comuni italiani. Nel 1184 il vescovo Alberto Madruzzo acquisì il feudo e una parte del castello da Wasengerino di Gardolo (miga el Bepi dai Paiari!) per quaranta marche d’argento. Tanto interesse “de quei da Trent” per le pendici del Calisio era dovuta a nuovi metodi di escavazione dei minerali portati qui dai canopi, minatori provenienti perlopiù dalla Germania centrale. Cominciò per Trento un periodo di prosperità che la trasformò in una delle città più ricche ed importanti dell’impero. Nel novembre 1212 il castello divenne interamente proprietà dell’avveduto ma pessimo nuotatore principe - vescovo Federico Vanga (Friedrich von Wangen) figlio di Adelperone da Burgusio (Bz) che scucì 2.200 lire veronesi a Guitoldo (Witold) di Trento per la parte di castello non ancora nelle sue in mani. Un po’ alla volta il castello si ridusse a semplice abitazione di contadini o più probabilmente di servi della gleba e di lui dopo il 1376 non si seppe più nulla. Fuori mano e malagevole, perse ancor più importanza dopo la scoperta delle miniere d’argento e piombo a Schwaz nel Tirolo del Nord. Infine abbandonato, diventò un rudere e le sue pietre utilizzate per altre costruzioni.

CRUCIVERBA “italo-trentino-gardoloto” S​ iamo all’ultimo cruciverba dell’anno, ci sono alcuni giorni di vacanze e il tempo libero è molto: cosa allora meglio di un cruciveba gigante di ben 240 caselle e 79 efinizioni? In verità non abbiamo calcato troppo la mano anche se sappiamo che le nonnine sono velocissime a completarlo! Alla definizione numero 46 troverete i nostri auguri per le feste! Questi i principali testi utilizzati per le parole in dialetto: “Vocabolario trentino - italiano” di Vittorio Ricci, 1904; “Dizionario dell’antico dialetto Trentino” di Aldo Bertoluzza, 1997; “Vocabolario della parlata dialettale contemporanea della Città di Trento” di Elio Fox; “Tracce tedesche nei dialetti trentini” di Giuseppe Osti (www.vivoscuola.it); Vocabolario etimologico Pianigiani (www.etimo.it). Nota per i solutori: un asterisco (*) per le parole dialettali di uso ancora comune; due (**) per quelle utilizzate più raramente; tre (***) per quelle di chi ha passato, ahilui, più volte gli... Grazie per la collaborazione a Rosy, Marco ed a chiunque ci segnali parole dialettali ormai scordate scrivendo a: > il_gruppo_roncafort@yahoo.it <

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Arnesi per scivolare 67 68 sulla neve. 44- Lo sono gli animali preisto- 73 rici. 46- Gli auguri del giornale per le feste. 77 (*). 51- Grande famiglia di scimmie da cui discende anche l’uomo. 52- Aquila (*). 53- L’Imposta sul Valore Aggiunto. 54- Orlo, margine (*). 55- Telegiornale, rubrica di notizie. 57- Inganno premeditato, frode. 59- Ciclista sardo attuale campione d’Italia. 61- Componimento lirico

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ORIZZONTALI: 1- Baco da seta (**). 9- Tipico dolce trentino di Natale (*). 12- Autorimessa, BoxAuto (*). 17 - Metallo per fedi. 18- Una metà di “inno”. 19- Miagolare (**). 21- Mosto (*). 22Scivolone (**). 24- Salvadanaio. 25- Le ossa degli animali. 26- Il nome della rosa gialla. 27- Si esprime il proprio alle elezioni. 28- Che è adatto ad essere seminato. 29- Simbolo chimico dell’”osmio”. 30- Ape (*). 31- Vermiciattolo (*). 32Competizioni. 33- Si fa quella della legna (*). 35- La Pubblica Amministrazione. 36 - Targa di Varese. 38- Breve, non lunga. 39- Fagioli. 41-

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dal tono solenne. 62- Nome abbreviato di Ildegarda. 63- Simbolo chimico del ferro. 64- Tredici (*). 67- Nome classico per cani. 69- Simbolo grafico della scrittura cinese. 71- Bagnato fradicio, più che maturo (*). 73 - Città russa degli Urali. 74- Che ha perso la tinta. 75 - Metallo per paioli (*). 76- Imbroglione, truffatore. 77- Fetta (*). 78- Prepararsi, mettersi in ordine (*). 79- Intero o... impacciato (*). VERTICALI: 1- Aver un prezzo, costare (*). 2Animale ancora in fase di allevamento (**). 3Desiderio, brama, intenzione (*). 4- Leggeri, soffici. 5- Ingorgato, intasato, tappato (*). 6- Sigla per “Zero Gradi”. 7- Innamorato cotto, infatuato (***). 8- Nome della cantante Pausini. 9- Tagliare i capelli, rapare, 10- Insieme di persone considerate autorevoli e di prestigio. 11- Ne aveva sette Biancaneve. 13- Trappola per pesci con esca. 14- Il terzo colore della nostra bandiera (*). 15Di tipo vario e diverso, mescolato. 16- Quest’e-

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state (*). 19- Maniglia (***). 20- Rapa (*). 23- Il doppio di tre più due (*). 31- Contadini con molta terra (*). 33- Salite ripide (*). 34- Il re di mago Merlino. 35- Che si pente, che confessa i propri peccati. 36- Il plurale di “vinaio”. 37- Un punto cardinale. 38- Fregatura, truffa (*). 39- Mobiletti da camera da letto. 40- All’opposto della fine. 41- Scolorito, dai colori affievoliti. 42- Targa di Como. 43- Rovistare, frugare, setacciare (**). 44- Elogiare, acclamare, decantare. 45- Ehi tu! (*). 46- Che si sveglia presto al mattino, precoce (*). 47- Prefisso per impresa costruttrice di case. 48- Iniziali dell’Ezio conduttore di “Striscia la notizia”. 49- Egli, lui (*). 50- Irritazione, collera, furia. 56- Radice (*). 58- Impronta, traccia, pesta. 60- Fiutare, annusare, odorare (***). 63- Stizza, arrabbiatura (**). 65- Tra la elle e la enne. 66Altro nome dell’Irlanda. 68- Gatto (*). 70- L’Ente Nazionale per gli Idrocarburi. 72- Gioco (*). 76Sigla per “Bassa Tensione”.


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