andy magazine #3

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Intervista: Domenico Cogliandro

Soggetto: Beatrice Feo Filangeri

Luogo: Palermo

Foto: Mario Virga

Web: www.artmajeur.com/beatricefeo

L’ARTE E L’AMORE PER LA CULTURA SONO IL LEITMOTIV DELLA SUA VITA DI ARTISTA E MECENATE, TRA INCANTI BAROCCHI E SUGGESTIONI CONTEMPORANEE La Sicilia è la sua terra d’origine, quella Sicilia superbamente raffinata, con i suoi splendidi palazzi barocchi animati dalle eleganti movenze di nobili dame e principi. L’amore e la passione per l’arte fanno parte del suo dna da svariate generazioni, lei è Beatrice Feo Filangeri, artista e mecenate che, con grande determinazione e innegabile talento, è diventata un’operatrice di primo piano della vita culturale palermitana. Beatrice si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo con lode, e successivamente frequenta l’Accademia di Salisburgo. Vive tra Palermo e Roma. Per iniziare, mi racconta qualcosa di Lei? La decisione di diventare art director, e dunque investire tempo e passioni lungo una direttrice progettuale, ha attinenze con la storia della sua famiglia o lei si sta inoltrando in percorsi non battuti? Nella mia famiglia ci sono stati altri mecenati. La pinacoteca Filangeri era una delle più raffinate e prestigiose d’Italia, io sono cresciuta attorniata da cose belle, da opere d’arte e dall’amore e dal rispetto per il bello in tutte le sue forme. Giuseppe Tomasi di Lampedusa era cugino di mia nonna, i Piccolo di Calanovella anche: Lucio fu poeta squisito e Casimiro disegnatore eccelso. Poi, tre Viceré, la cantante lirica Teresa Merli Clerici e Alessandro Filangeri (il “principe rosso” che dilapidò un patrimonio per i suoi ideali socialisti). Buon sangue non mente: si chiama memoria genetica! Poi, ho studiato 22 anni specializzandomi nelle migliori accademie con grande rigore. Pensi che avrei voluto anche fare il medico, che rimane una passione ancora viva. Sono inoltre un’appassionata di semiotica, la ritengo la chiave di lettura per ogni forma d’arte sulla terra: affina l’intuito, si diventa quasi sensitivi! Di me, tutti sanno tutto e nulla. Ho molti segreti e tante verità! Sono autoironica e teatrale, ottimista, spesso solitaria, e sono innamorata. Nell’uomo non cerco bellezza, ma intelligenza e presupponenza, adoro chi esce dalla norma. Anche questo è arte! Palazzo Resuttano, residenza storica siciliana, è diventato un luogo dove si sono incrociati giovani artisti e dove lei ha curato eventi e attività nel

segno dell’arte. Quali prospettive ha questa forma di mecenatismo? Palazzo Resuttano è stato utilizzato per un periodo come spazio espositivo: ho lavorato notte e giorno, come una pazza, ho creato dal nulla questa realtà che è diventata un’idea apprezzata in Italia e oltre, ma credo che in quel luogo oggi non ci siano più, per quanto mi riguarda, le condizioni per organizzare eventi. Le parlerò invece dell’idea che oggi vorrei estendere a molte dimore siciliane, storiche e aristocratiche e, in modo esteso, a tutta la città di Palermo. L’arte contemporanea, come io la intendo, deve interagire con la Storia, con il tessuto urbano, con la gente, con tutto, pure con gli agenti atmosferici! Ho formulato una proposta chiara ad esponenti delle istituzioni, le cui risposte stanno per arrivare. Il semplice palazzo non basta più. Fino ad ora ha curato mostre con artisti emergenti. Mi sembra sia la conditio sine qua non del suo percorso, nel senso che emerge una precisa scelta. Quali criteri utilizza per la ricerca di giovani talenti? Va sempre in giro per il mondo, oppure si rivolge a qualcuno che la consiglia? Io stessa sono prima di tutto un’artista e quindi so bene cosa vuol dire, da giovanissimi, trovare qualcuno che ti agevoli, che ti dia visibilità. Gli artisti li ho sempre scelti da sola, fidandomi della mia ventennale esperienza culturale. In questo mestiere molti cercano di improvvisarsi, ma un occhio esperto capisce subito chi c’è dietro una scelta artistica. Come promotrice di eventi, quelli che ha curato e quelli che verranno, lei afferma di conoscere molto bene le dinamiche del mercato dell’arte, ma ha anche familiarità con l’arte e le sue tendenze attuali. In questo momento, secondo lei, è l’arte ad assecondare il mercato o è l’utenza disposta a seguire le tendenze artistiche? Un bel dilemma! Il mercato dell’arte è composto da tanti elementi. La grande qualità artistica oggi è indispensabile quando devo confrontare (parlo del grande mercato) “mostri” come Mueck, Hirst, Saville... artisti che operano con un perfezionamento tecnico

folle. Poi esistono tre o quattro grandi che decidono chi, come e dove. Credo che l’Inghilterra oggi detti legge al mondo intero, e anche le nuove frontiere dell’arte cinese: quotazioni da paura, ma opere supreme. Entrare nelle grazie di un grande gallerista è la fortuna per un artista. È l’inizio dell’accesso alla Storia dell’arte. Achille Bonito Oliva ha fatto “la” Storia dell’arte, e ha fatto business. Larry Gagosian, per esempio, ha creato mostri sacri! La scelta di inoltrarsi in una esperienza di genere, come questa, in una città come Palermo ha difficoltà oggettive, per essere in qualche modo “lontani” da un panorama internazionale, benché sia stata anche il cardine di esperienze collettive e pubbliche di rara evidenza, come i primi Kals’Art. Pensa sia una scelta comunque vincente, o la ritiene una tappa temporanea del suo percorso di art director? Sa cos’è? Una battaglia contro tutti e tutto. Chi arriva, e vuole fare il tuo stesso mestiere, vorrebbe scalzarti dall’oggi al domani; c’è poca conoscenza dell’arte contemporanea, molto arrivismo sociale ed individualismi, spesso mediocrità e invidia. Ma ci sono persone attente, meravigliose, tanta gente che mi segue e che vuole da me ciò che ho promesso: arte, e arte di qualità. Una bella responsabilità! Lo scontro con la realtà è duro, mancano i fondi, la volontà e talvolta l’entusiasmo. Spesso, infatti, ho la tentazione di mollare tutto e tornare a produrre le mie opere. Ma continuerò, qui, a Palermo! Perché, nonostante tutto, è qui che ho trovato, per esempio, nel Presidente dell’ARS, Francesco Cascio, una persona disponibile e sensibile all’arte contemporanea, che ha sostenuto sia il progetto “b&art” che lo sviluppo di un’importante expo per un giovane artista pugliese. Certo, avverto le minacce, gli ostruzionismi e palesi scorrettezze da parte di personaggi “meteora” (degli sconosciuti nel difficile mondo dell’arte) che cadono nel ridicolo pur di percorrere la mia via. Non ci faccio caso, ci sono abituata, perché l’amore per l’arte mi pervade da quando avevo 12 anni, capisco che è una passione incurabile, ma so anche che è il mio punto di forza. Una vita non basta per conoscere l’arte!

BEATRICE FEO FILANGERI 18


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