Numero 39 - Dicembre 2020
Giornale periodico a distribuzione gratuita Gruppo Alpini di San Giorgio di Nogaro - Sezione di Palmanova
NOI CON TELETHON: “DISTANTI MA UNITI”
Buone feste a tutti !
Nus bâstin li’ mâns
Dicembre 2020 LA COPERTINA Il Socio del Gruppo Francesco Cargnelutti. L’inizio della partecipazione dell’Ana di San Giorgio alla staffetta Telethon 2020.
NUS BÂSTIN LI’ MÂNS
Giornale del Gruppo Alpini di San Giorgio di Nogaro Stampato in proprio e distribuito gratuitamente ai soci. AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI UDINE NUMERO 2/18 del 30-01-2018 DIRETTORE RESPONSABILE Massimo Blasizza massimoblasizza@gmail.com REDAZIONE Massimo Blasizza, Davide De Piante, Giovanni Sguassero, Giulia Tami GRAFICA Fabio Baccello GRUPPO ALPINI DI SAN GIORGIO DI NOGARO Sezione di Palmanova (Udine) Via Carnia, 9 33058 San Giorgio di Nogaro (Ud) C.F. 90001570309 Partita IVA 02900060308 INTERNET www.anasangiorgiodinogaro.it
Foto: Massimiliano Pittis San Giorgio, 12 dicembre 2020.
In questo numero 3. Il Direttore 4. Il Capogruppo 5. Cambio del Comandante del “Feltre” (Davide De Piante) 6. Nelle mani della dottoressa Miorin la lampada “Mira” (Massimo Blasizza) 7. La solidarietà del Gruppo di San Giorgio (La Redazione) 8. Cercando l’Acqua (Lorenza Lodolo) 10. La Luminarie: la solidarietà protagonista (La Redazione) 10. Il Covid-19 non ferma la solidarietà per Telethon (Giulia Tami) 11. Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate (La Redazione) 11. Fiaccola alpina della fraternità (La Redazione) 12. Il panettone (e pandoro) degli Alpini (La Redazione) 12. I nostri Alpini ci aiutano a prenderci cura dei Bimbi (bambini scuola Materna “M. Bambina”) 13. Cent’anni fa: immagini a confronto/19 (Marco Zanon) 14. Alla ricerca di… Cinque magnifici sax: i “Ridarolax” (Maria Fanin) 16. La strage di Marzabotto (Luisella Bonetto) 17. In breve 18. Il cianton da puisie (Maria Fanin) 18. Il cianton da rizete (Franco Moni) 19. Avvisi 19. I nostri sponsor
TESSERAMENTO 2021
PER INFORMAZIONI PUOI RIVOLGERTI AI COMPONENTI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
E-MAIL sangiorgiodinogaro.palmanova@ana.it Capogruppo: De Piante Davide Vice Capogruppo: Loi Valentino Consiglieri: Bidoggia Giancarlo, Bramuzzo Piergiorgio, Marchi Lino, Milan Paolo, Moni Franco, Piccini Giorgio, Pittis Giovanni, Taverna Lucio, Tavian Luciano, Toniutti Fabrizio Consiglieri esterni: Cazzola Augusto, Del Bianco Samuele Mastroianni Francesco STAMPA Rosso Società Cooperativa Gemona del Friuli (UD) Numero copie stampate 350
Antonio Napolitano, Udine (amico degli alpini) IN ULTIMA PAGINA Bidoggia Arcangelo “Ottavio” del 1922. Lagunare del 4° Btg. San Marco. Catturato a Tolone l’8/09/1943 ed internato nei campi di concentramento tedeschi. Rientrato in patria ad agosto 1945.
n. 39 – Dicembre 2020
Carissimi lettori, i dati di questi giorni relativamente al Coronavirus, sempre più smisurati, parlano di oltre 1150 morti in regione su un totale di 35.500 casi registrati; più di 62.500 i deceduti in Italia che conta oltre 1.750.000 casi di contagio, e circa un milione e mezzo di decessi nel Mondo su quasi 70 milioni di ammalati in 230 stati (al 12 dicembre). Una pandemia che non concede tregua, fin ora, e che sicuramente verrà ricordata da tutti per sempre. Anche in questo trimestre ci siamo dovuti quasi fermare, ma perfino da fermi gli alpini hanno aiutato chi era in difficoltà, raccolto denaro per chi si trova senza lavoro, donato attrezzature ai piccoli pazienti della “nostra” dottoressa Elisabetta Miorin. All’interno il racconto della donazione di ben 4.000 euro, utilizzati per l’acquisto di un’apparecchiatura pediatrica a beneficio del reparto dell’ospedale di Latisana. Originale anche la nostra partecipazione alla Telethon 2020 di Udine: non potendoci riunire tutti quanti assieme a Udine in Piazza Primo Maggio come avvenuto negli anni precedenti, ognuno di noi ha corso autonomamente, “tracciato” dall’app di Telethon installata nel telefono, raccogliendo e offrendo così il proprio chilometraggio alla fondazione Telethon di Udine che si occupa della ricerca contro le malattie genetiche rare. Ci auguriamo che l’anno nuovo che verrà, possa essere ricordato come il periodo del rilancio definitivo verso quella che è stata la normale esistenza e che la nostra vita nell’associazione, ricca di avvenimenti, cerimonie, anniversari ed opere di solidarietà, possa riprendere, nei confronti di tutti, con il ritmo di sempre. Quest’anno il quarto numero del Fruzons di Plume entra nelle vostre case proprio durante il periodo natalizio per portarvi i nostri più cari auguri affinchè possiate trascorrere nel migliore dei modi questo Santo Natale 2020, buone feste e buon anno nuovo 2021, a tutti voi e alle vostre famiglie.
Con sincera amicizia
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n. 39 – Dicembre 2020
Cari Soci e lettori. Su proposta del nostro Direttore, quest’anno Fruzons di Plume viene consegnato prima delle festività natalizie. Lo abbiamo fatto per augurarvi un sereno Natale e un buon 2021 e con la speranza di dare e trasmettere un po’ di energia e di entusiasmo per affrontare il prossimo trimestre. Con Massimo Blasizza ci siamo confrontati per decidere che formato dovesse avere quest’ultimo numero del 2020; ancora una volta è stato un trimestre che ha fatto registrare diverse attività ed eventi, ragion per cui siamo riusciti produrre quanto state leggendo. Un altro anno è passato e sono stati 365 giorni di scelte e attività meditate e pesate con attenzione. Abbiamo imparato a “prendere la mira” e se abbiamo dovuto sospendere tante attività, abbiamo dovuto scegliere quelle realmente necessarie e lo abbiamo fatto nel pieno rispetto delle regole anche quando, causa le restrizioni, non abbiamo potuto accompagnare per l’ultimo saluto i nostri soci “andati avanti”. Abbiamo scoperto quanto seguito e quale riscontro positivo abbia la piuma sul cappello; la gente ci cerca e ci chiede aiuto. E’ un chiaro segnale che infondiamo fiducia. Così, nel 2020, i nostri soci hanno donato alla comunità oltre 1.300 ore di lavoro. Siamo stati più vicino ai bambini, ai giovani, agli anziani. A loro e alla nostra popolazione abbiamo voluto far sentire la nostra presenza ed abbiamo cercato di fare per dare un segnale di concretezza. Abbiamo donato quasi 8.000€. Nelle prossime pagine trovate il dettaglio che vi invito a leggere con attenzione perché anche pochi € hanno il loro significato. La nostra Protezione Civile ha lavorato (non molto) ed ha generato un filone di contagioso ottimismo; la distribuzione delle mascherine alla popolazione durante il lockdown e la presenza all’Ospedale ANA di Bergamo sono stati gli eventi più importanti. Ed abbiamo scoperto che diverse persone si stanno avvicinando alla storia tanto che abbiamo avuto un buon riscontro con il nostro 2° Quaderno dedicato agli “internati militari” e con le richieste di informazioni e chiarimenti che provengono dagli “internauti” grazie agli articoli/servizi che periodicamente pubblichiamo nel nostro sito internet. In occasione della 91^ Adunata Nazionale di Trento, nella roccia del Doss Trento era inciso il motto dell’Adunata “Per gli alpini non esiste l’impossibile” e, anche in questo momento, cercheremo di mantenere la parola d’ordine! nec descendere nec morari (Nè discendere nè indugiare: bisogna sempre avanzare motto del 1° Reggimento Alpini del 1932) Davide De Piante
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Cambio del Comandante del “Feltre” Il Tenente Colonnello Riccardo Venturini cede il Comando del Battaglione di Davide De Piante Venerdì 2 ottobre, dopo aver viaggiato sotto la pioggia, arriviamo alla Caserma "Salsa" di Belluno per assistere al cambio di comandante del Battaglione Feltre. Oggi, il nostro socio e compaesano Tenente Colonnello Riccardo Venturini, cede il comando al parigrado Riccardo Peretto per seguire un percorso di crescita professionale nell'esercito all'estero. Siamo nel furgone della Protezione Civile Sezionale di Palmanova e, in rappresentanza della Sezione, c'è il consigliere Daniele Peresutti con il vessillo al seguito; le norme covid ci impongono l'utilizzo della mascherina ma questo non limita l'entusiasmo e la voglia di stare assieme. Appena entrati in caserma, ci viene incontro il nostro socio, il Maggiore Mattia Merighi che, nel corso della giornata si intratterrà con i nostri soci. Pur mantenendo il distanziamento sociale, rivediamo i vecchi amici conosciuti nelle diverse cerimonie e ne conosciamo altri; del resto, che gli alpini siano in armi o in congedo, non importa... sono un'unica famiglia. Alle 11 precise inizia la cerimonia. Non c'è la sfilata dei reparti e nemmeno dei vessilli/gagliardetti; le norme sono rigide e tutti le rispettano. È bello vedere tutti i militari allineati, con la mascherina verde con lo stemma della Brigata Alpina Julia. Nel suo discorso, Riccardo Venturini saluta i suoi alpini puntando sui valori, sulla responsabilità individuale, sull'orgoglio di appartenere ad un Battaglione con una storia importante. Scopriremo poi che l'ultima marcia è stata fatta il giorno prima sul Monte Grappa! Il Comandante del 7° Reggimento, il Colonnello Stefano Fregona, valorizza quanto fatto da Venturini, ricordando e rimarcando la capacità di iniziativa e di coinvolgimento degli alpini. Scopriamo così che quando, a causa del lockdown, tutti erano fermi in attesa degli eventi, Riccardo Venturini ha messo a disposizione gli alpini per la distribuzione delle mascherine alla popolazione e per la sala operativa dell'Ospedale di Belluno; ha curato la pulizia dei sentieri in collaborazione con il CAI di Belluno; ha "portato" i suoi uomini a primeggiare nei "CASTA estivi". Dopo i discorsi, c'è stato il passaggio del gagliardetto del Battaglione Feltre ed è sempre un'emozione assistere a questo rituale. La cerimonia si chiude e noi ospiti ci dirigiamo verso la mensa unificata dove Riccardo Venturini fa vedere ai presenti il video con le principali attività effettuate nell'ultimo anno; le immagini rimangono più impresse di tante parole. Dopo aver mangiato qualcosa al buffet, i soci del Gruppo e i familiari di Venturini possono visitare la palazzina comando; le spiegazioni sono affidate al Caporal Maggiore Scelto Federico Patelli (appassionato di storia) e al Primo Luogotenente Leonardo Ronzani. E’ un'emozione vedere la Bandiera di Guerra del Reggimento (con la parte sommitale nella quale sono riportate le campagne alle quali ha partecipato il Reggimento) e di leggere le motivazioni delle Medaglie assegnate, compresa quella d'Oro per il disastro del Vajont. È un piacere ascoltarli ed apprezzare le caratteristiche della struttura, la sua storia e le gesta del 7° Reggimento Alpini. La bella ed intensa giornata si conclude con la visita del museo storico del 7° a Sedico; la nostra guida è il C.le Magg. Sc. Federico Patelli che con dovizia di particolari ci spiega praticamente TUTTO... dagli oggetti, alle fotografie, dalla storia della prima guerra mondiale alle recenti missioni di pace. Rientriamo a casa soddisfatti per aver passato una giornata piena di emozioni, di storia e di tanta alpinità.
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Sabato 12 dicembre in sede a San Giorgio la consegna del dispositivo pediatrico
Nelle mani della dottoressa Miorin la lampada “Mira” di Massimo Blasizza
Sabato 12 dicembre alle 15.30 ha avuto luogo la consegna di un dispositivo per la cura dell’ittero neonatale al reparto di pediatria dell’ospedale di Latisana, cerimonia che è stata organizzata nel pieno rispetto delle misure per la prevenzione e del contagio da Covid-19. Nella nostra sede di via Carnia 9, abbiamo consegnato alla dottoressa sangiorgina Elisabetta Miorin, un’apparecchiatura pediatrica, utilizzata, come detto, per la terapia dell’ittero neonatale, manifestazione fisiologica che consiste nella colorazione giallastra della pelle del neonato, che scompare in qualche giorno. In pratica, l’utilizzo della fototerapia moderna mediante l’impiego della lampada Mira che abbiamo donato alla Pediatria di Latisana aiuta a fare scendere la percentuale di bilirubina nel sangue del bambino (sostanza che deriva dal metabolismo dell’emoglobina contenuta nei globuli rossi), proprio tramite l’emissione di un fascio luminoso prodotto, e facilita la degradazione della bilirubina stessa che viene quindi eliminata più velocemente. La lampada permetterà di tenere il neonato in trattamento nella stanza assieme alla neo-mamma, senza separazione, e di conseguenza nello stesso ospedale dov’è nato; il bambino può così essere curato riducendo soprattutto i tempi del ricovero in clinica. Presenti alla cerimonia i componenti del Consiglio Direttivo del Gruppo, convocati in sede anche per la riunione del consiglio mensile, il Presidente della Sezione Ana di Palmanova, Stefano Padovan, il quale, rappresentando tutte le migliaia di soci iscritti nella Sezione della città stellata, si
è detto particolarmente fiero dell’operato del Gruppo di San Giorgio. Con grande emozione e vivissimi sentimenti di gratitudine nei confronti di tutte le penne nere sangiorgine è intervenuto anche il Sindaco del Comune di San Giorgio di Nogaro, Roberto Mattiussi: “per San Giorgio poter contare sugli Alpini del locale Gruppo, è una garanzia!”. Particolarmente emozionata, la dott.ssa Miorin ha ringraziato tutti tramite il capogruppo De Piante per la donazione che anche quest’anno il Gruppo ha voluto elargire nei confronti dei piccoli della pediatria di Latisana. Presente anche l’ingegner Daniele Testa, della ditta “Ginevri”, di Albano Laziale (Roma), che ha realizzato la lampada.
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Sono circa 8.000 gli euro donati e oltre 1.300 le ore lavorate dagli alpini sangiorgini
La solidarietà del Gruppo di San Giorgio La Redazione Le attività e le donazioni del Gruppo nel corso del 2020 sono state finalizzate al sostegno delle persone/realtà in stato di bisogno. Sono state oltre 30 le iniziative nelle quali i soci hanno prestato la propria opera - anche di piccola entità, ma di sicuro valore sociale - per un totale di oltre 1.300 ore di lavoro. In questo periodo, importante era FARE! Le elargizioni di beneficienza, pari a 7.824€, sono state così distribuite.
SCUOLE/BAMBINI
-> 5.967€
4.000€ Donazione al Reparto di Pediatria dell’Ospedale di Latisana (lampada “Mira” per la cura dell’ittero) 750€ Orchidee per l’Unicef – manifestazione nazionale 570€ Babbo Natale Alpino per i regali educativi presso le due scuole dell’infanzia e alla primaria 347€ Consegna del Tricolore (bandiera e opuscolo) ai ragazzi di 3^ della secondaria di San Giorgio 190€ Mascherine lavabili per bambini da 6 a 10 anni 110€ Lavori di sistemazione del giardino dell’asilo “Maria Bambina”
ANZIANI/SOLIDARIETA’ -> 1.857€
177€ Regali di Natale (alberi con luci, cassa acustica e panettoni) agli ospiti della Casa di Riposo “G. Chiabà” 500€ Telethon per la partecipazione del Gruppo alla Staffetta 24x1 ora e per finanziare la ricerca delle malattie rare 500€ Pro Terapia Intensiva dell’Ospedale di Udine (era il 23 marzo) 200€ Pro dotazioni di sicurezza per infermieri dell’Ospedale di Palmanova (era il 25 marzo)
e
medici
50€ Pro Centro Covid dell’Ospedale di Udine in occasione della “Staffetta Virtuale Stop Covid” (era il 13 aprile) 200€ Al Circolo Culturale di Chiarisacco per Presepe 2020 230€ “Con riconoscenza”… sacchetti con dolci per tutti i medici, infermieri e personale dell’Ospedale di Latisana e per il Distretto Sanitario di San Giorgio di Nogaro
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n. 39 – Dicembre 2020
Cercando l’acqua
Viaggio tra i più bei laghetti alpini
di Lorenza Lodolo A metà novembre, in uno splendido e limpido sabato di sole, sono salita con i miei amici in cima al Cimon di Crasulina (punta orientale della dorsale del Crostis) ad ammirare lo spettacolo del Coglians e della Chianevate, cosi vicini che quasi potevamo toccarli con un dito e tutto intorno un panorama incredibile a 360 gradi che è difficile descrivere a parole. E con oltre 4000 metri di dislivello nelle gambe in 4 giorni di ferie, camminando in 4 ambienti diversi, stare lassù accanto alla croce, è stata una grande emozione. Poco sotto i laghetti di Zuofplan che occupano il fondo di una antica conca glaciale, piccoli ma incastonati in uno scenario che, nelle giornate di sole più terse, lascia senza respiro. (Laghi di Fusine salendo alla Porticina)
(Laghetti di Zoufplan) Con l’ascesa da Cleulis al monte Cimon di Crasulina e al vicino Monte Terzo, dopo la sosta ai laghetti ho raggiunto l’obiettivo che mi ero posta in primavera: rivisitare quelli che sono i nostri più bei laghetti glaciali alpini. Avevo fatto una lista ben precisa di ciò che avrei voluto raggiungere, carta, penna, cartine Tabacco sempre aperte. Questa estate solo cime, solo boschi, ma soprattutto avevo bisogno di vedere acqua, di vedere le montagne specchiarsi dentro i laghi, di toccare con mano come l’acqua riempie tutti gli spazi che ha a disposizione, come sa adattarsi a quello che ha intorno a sé, come cambia a seconda dei momenti, delle stagioni ma come comunque rimane viva. Ho iniziato dai laghi più conosciuti. Come è arrivato giugno con le sue giornate terse, eravamo là, dopo un lungo anello, in riva al lago superiore di Fusine… il Mangart che faceva da cornice ad un gioiello che ha pochi eguali e, se non fosse stato per mia figlia che mi ricordava in continuazione che dovevamo rientrare per il mio turno di notte, non so se sarei stata capace di venir via da quello spettacolo.
Poi è stata la volta di quello che è per me il lago del cuore, il lago dell’adolescenza ma anche di tutte le altre età che ho attraversato. In un’altra bellissima giornata di giugno, partendo da Pierabech e facendo l’anello in senso orario passando anche per l’incantevole Valle di Fleons, siamo arrivati a Sella Sissanis e dopo aver fotografato il Lago Pera, piccolo ma comunque affascinante, abbiamo attraversato il ghiaione che porta a Passo Giramondo e là sotto, in tutta la sua bellezza, ho rivisto il Lago Bordaglia, secondo me il più bel laghetto alpino delle nostre montagne, un gioiello blu in mezzo ad una distesa di verde. E se da lassù vedere il lago è uno spettacolo, sedersi poi sulle sue rive, la testa appoggiata allo zaino, lo sguardo perso tra acqua e cielo… ecco in quel momento non c’erano problemi, non c’era fretta, solo il piacere di stare in compagnia di chi condivide con te la fatica di una escursione così lunga e i ricordi di anni lontani quando in riva al lago facevamo così tante scorpacciate di mirtilli da ridere poi per la nostra lingua blu.
(Lago Bordaglia - foto di Francesco Matrone)
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n. 39 – Dicembre 2020 Anche il Lago Volaja, raggiungibile agevolmente in meno di due ore partendo dal Rifugio Tolazzi (sopra Collina di Forni Avoltri) ha un suo fascino particolare, diverso dal Bordaglia, perché è collocato in un paesaggio fatto prevalentemente di roccia e di prato. Ai lati opposti del lago, circondato dalle grandiose pareti del Coglians e di Cima Capolago, si guardano tra loro due diversi rifugi, quello austriaco e quello italiano (Rifugio Lambertenghi Romanin chiuso quest’anno). E se si supera il passo, si entra in territorio austriaco e nella stagione giusta (fine giugno - inizio luglio) nel salire le cime austriache poco al di là del lago si può avere la fortuna di passare attraverso un infinito tappeto di rododendri in fiore per poi ritornare al lago con la luce calda di un tramonto estivo.
(Lago Avostanis da forcella Avostanis) E poi c’è il Lago Dimon, altra perla azzurra delle nostre montagne che si raggiunge percorrendo una comoda carrareccia di circa 6 km e 500m di dislivello. Dalla forcella tra il Monte Paularo e il Monte Dimon che sovrastano il lago, raggiunta dopo aver percorso un bellissimo sentiero e aver condiviso parte della salita con le marmotte che abitano numerose la zona, abbiamo guardato il laghetto con le nuvole che si riflettevano dentro. Ogni volta è un’emozione, ogni volta è un regalo.
(Lago Volaja) Diverso ancora, ma di un fascino egualmente appagante, è il Lago Avostanis raggiungibile senza nessuna difficoltà da Casera Pramosio bassa, in poco più di un’ora lungo una carrareccia militare che portava i soldati lassù sulle trincee di Creta di Timau e di Cima Avostanis. E dal Passo Avostanis, avvolti in un paesaggio straordinario che spazia da una parte sulle montagne carniche e dall’altra su quelle austriache… da lassù il lago ci è apparso in tutta la sua bellezza.
(Lago Dimon - foto di Francesco Matrone) Non ho raggiunto i Laghi d’Olbe (sopra Sappada) questa estate, non li avevo messi in lista, già mi sembravano troppe le escursioni segnate tra laghi, anelli da percorrere e croci di cima da fotografare col cuore. Spero e conto di andarci la prossima estate perché di acqua, di capacità di adattamento, di forza e di quiete ne abbiamo sempre bisogno, ora più che mai.
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La Luminarie: la solidarietà protagonista La Redazione Prendendo spunto da quanto scriveva Manzoni ne "I Promessi Sposi", sembrava che questa Luminarie "non s'ha da fare, né domani, né mai". E invece, la forza di volontà ha fatto sì che la sfilata con pochissime persone ma di forte impatto simbolico, venisse comunque effettuata nel rispetto delle norme. Così, il 15 novembre alle 17 in diretta facebook (sulla pagina della Luminarie) abbiamo trasmesso il saluto del Sig. Sindaco, Roberto Mattiussi e del Presidente di "Una Mano per Vivere", Gianfelice Colonna ed abbiamo fatto la sfilata alla presenza del vessillo di "Una Mano per Vivere" e di una candela in "rappresentanza" dei lumini che sono stati accesi nelle finestre delle abitazioni sangiorgine (e non solo). Concretamente, l'evento è stato realizzato dagli Alpini, dai Donatori di Sangue e dall'Ass.ne Famiglie di Famiglie con Giorgio Miolo ma siamo certi che alle nostre spalle ci siano state tutte le oltre 30 associazioni e realtà locali che, in condizioni normali, sostengono l'evento. Oltre all’opera di sensibilizzazione, il Comitato Organizzatore della Luminarie l’8 dicembre ha donato 3.323,40€ così distribuiti: 2.123,40€ a Una Mano per Vivere e 200€ a testa a Stella Maris, Centro di Ascolto della Caritas, Misericordia Bassa Friulana, Campp, Ass.ne Diabetici Bassa Friulana, Famiglie di Famiglie/Aiutiamoli a Vivere. La cerimonia di consegna è stata effettuata con un evento particolarmente significativo in una sala consigliare alla presenza di poche persone.
Il COVID-19 non ferma la solidarietà per Telethon di Giulia Tami “Distanti ma Uniti” è il motto di questa “strana” edizione di Telethon. A differenza degli anni scorsi infatti, viste le attuali restrizioni per la pandemia in atto, non ci si riunisce nelle vie del centro di Udine addobbato per l’occasione, ma ci si unisce virtualmente tramite un’applicazione creata ad hoc per la staffetta di quest’anno, ed ogni partecipante di ogni squadra iscritta completa la sua ora di corsa in completa “solitudine”. Il nostro Gruppo alpini, non ha voluto mancare a questo appuntamento, dal 12 al 20 dicembre con il pettorale numero 285, Pessina Maurizio, Ferazzin Antonio, Tami Giulia, Del Pin Stefano, Burlon Tommaso, Venturini Barbara, Sartori Roberta, Moro Alessandro, Del Bianco Samuele, Cargnelutti Francesco, Loi Valentino, Miani Romina, Del Bianco Daniele, Fornasa Arianna, Dri Michele, Vicentini Chiara, Wright Robert, Garbuio Tarcisio, Franco Simone, Stella Anastasia, Lodolo Lorenza, Pigani Guido e Garbuio Giuseppe, scenderanno in campo per la loro ora di corsa o camminata e cercheranno di raggiungere il miglior risultato possibile. Nel prossimo numero, i dati sui chilometri effettuati e le somme raccolte. A dare il via ufficiale alla manifestazione per il Gruppo di San Giorgio è stato il nostro socio e consigliere Francesco Cargnelutti partito dalla sede, incitato dal tifo di alcuni soci giunti per l’occasione, dal capogruppo e anche dal Primo Cittadino di San Giorgio che è voluto essere presente in questa occasione. Telethon non è una gara, vince solo la solidarietà, per ogni chilometro percorso da ogni squadra, viene donata una somma di denaro a favore della ricerca sulle malattie genetiche rare. Siamo certi che anche nel nostro piccolo contribuiremo a rendere felice una famiglia, la nostra partecipazione varrà per loro un piccolo sorriso e un passo verso la speranza di un futuro migliore. (FOTO archivio Gruppo ANA di San Giorgio, Udine, TELETHON 2019)
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Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate La Redazione Una presenza tacita e emblematica da parte dei rappresentanti delle Ass.ni d’Arma e delle Forze dell’Ordine sangiorgine ha fatto da cornice alla Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate che a San Giorgio è stata celebrata sabato 7 novembre. La ricorrenza fu istituita nel 1919, il 4 novembre per ricordare l'Armistizio di Villa Giusti (entrato in vigore nel 1918), che permise agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste e portare a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale. Le rappresentanze, rispettando le normative anti covid, hanno dapprima svolto l’alzabandiera e l’onore ai caduti a Villanova poi, in rapida successione, il saluto presso i monumenti dei bersaglieri, marinai e alpini. La tappa finale è stata nel piazzale del Municipio e presso la lapide all’interno della casa comunale. Non ci sono stati discorsi; il suono dell’inno nazionale e il silenzio della tromba l’hanno fatta da padroni. Era giusto farlo!
A Villanova
Presso il nostro Memoriale
In Piazza del Municipio
Fiaccola Alpina della Fraternità La Redazione La prima edizione risale al 1957 e da allora la “Fiaccola Alpina della Fraternità” - fino al 1985 si chiamava “Fiaccola dei cimiteri di guerra” - ha legato indissolubilmente la montagna, precisamente Timau, al Carso, con il Sacrario di Redipuglia. Anche quest’anno, caratterizzato da molti eventi cancellati, gli alpini della Sezione ANA di Gorizia hanno mantenuto fede all’appuntamento del 1° novembre e la fiaccola ha fatto tappa anche a Palmanova (presso il monumento sotto la loggia e al cimitero austro-ungarico). Non c’era la “calca” degli altri anni ma il rispetto per il momento e per la ricorrenza hanno creato quella alea di riflessione e di meditazione. Per la cronaca segnaliamo che, grazie al Gruppo ANA 8° Reggimento di Venzone, per la prima volta, la fiaccola ha fatto tappa alla Caserma “Feruglio” di Venzone.
Cimitero austro-ungarico
Loggia in Piazza Grande
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Il Panettone (e pandoro) degli Alpini “aiuta gli alpini ad aiutare”, questo è il motto dell’iniziativa, avviata dalla Sede Nazionale dell’ANA e collegata alla vendita dei panettoni per questo 2020 i cui proventi, saranno destinati ad interventi a sostegno dell’emergenza Covid. Sarà il periodo favorevole a noi alpini, sarà per una rinnovata fiducia ma quest’anno con grande sorpresa, il nostro Gruppo ha distribuito circa 100 panettoni. E’ bastato un post nella nostra pagina facebook, assieme al passaparola e in due settimane avevamo esaurito le nostre
Tarcisio Pantanali
Bruno Battistella
Graziano Sguazzin
Franco Bortoluzzi
scorte. Oltre ai soci, desiderosi di un ricordo “alpino”, la confezione è stata richiesta da amici e da concittadini. Inoltre, come da tradizione, lo abbiamo consegnato ai nostri soci ultra 85enni ma anche ai rappresentanti degli istituti scolastici, della casa di riposo e al Reparto di Pediatria dell’Ospedale di Latisana. Con la pubblicazione delle loro foto, vogliamo testimoniare la vicinanza del Gruppo. ---Ricordiamo che la vendita del “Panettone degli alpini” durante tutto il 2019 in Italia ha fruttato 126mila euro che sono stati consegnati nelle mani del Presidente della Fondazione Nikolajewka di Brescia, Massimo Cortesi. La scuola Nikolajewka ospita 120 persone con disabilità gravi.
Mario Aiza
Elio Del Frate
I nostri alpini ci aiutano a prenderci cura dei bimbi A noi bambini piace arrampicarci sugli alberi, ci divertiamo e ci sentiamo grandi. Arrampicarsi sugli alberi ci permette anche di sviluppare la coordinazione, ci insegna a rispettare il turno e gli amici. Gli alpini arrivano e ci tagliano le ramaglie, fanno in modo che ci possiamo arrampicare in sicurezza. Dai tronchi e dai rami ricavati ci regalano materiali naturali che usiamo per costruire, inventare, progettare sia in giardino che in classe... Con cura ed attenzione con i tronchi ci preparano anche dei seggiolini che usiamo per fare gli equilibristi o per metterci comodi ad ascoltare storie. Quando c'è qualcosa che rende il nostro giardino disordinato arrivano loro in aiuto, ad ottobre ad esempio ci hanno donato una bella rete ombreggiante nuova. Quest'anno abbiamo ricevuto in regalo dei banchi che però erano troppo alti per noi bimbi ed i nostri Alpini ce li hanno tagliati a misura ed ora sono diventati parte preziosa della nostra scuola. Grazie Cari Alpini per il lavoro, i sorrisi, la gentilezza ed il tempo prezioso che ci donate. Vi salutiamo con grande affetto e gratitudine, i bambini della Scuola Materna "Maria Bambina"
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Cent’anni fa: immagini a confronto/19 Continua la rubrica che mette a confronto le foto dei luoghi di San Giorgio di Nogaro scattate cent’anni fa con le immagini degli stessi luoghi ai giorni nostri di Marco Zanon
Pubblichiamo in questo numero di Fruzons di Plume un’immagine un po' malinconica che però descrive bene la difficile situazione che caratterizzava il nostro paese nel corso del primo conflitto mondiale e, molto probabilmente, anche degli anni immediatamente successivi. L’immagine ritrae un gruppo di abitanti del luogo (probabilmente appartenenti alla stessa famiglia) fotografati lungo via Marittima (ora via Max di Montegnacco) sulla quale si affacciano molti edifici dove sono ben visibili gli effetti drammatici degli eventi bellici della guerra: tetti sfondati, case abbattute, macerie un po' ovunque per effetto dei bombardamenti e dell’avanzare dell’esercito nemico. In tale desolante contesto va segnalato che all’inizio del secolo scorso via Marittima risultava essere una delle vie più animate di San Giorgio dove erano presenti molteplici attività commerciali e artigianali. Oltre alla dimora storica della famiglia Vucetic (probabile sede del circolo ufficiali durante la Grande Guerra), lungo la strada si trovavano la trattoria “Al Friuli” di Domenico Dell’Olio, la fabbrica di gazzose di Carlo Maran, la farmacia Businelli (poi Toldi), il barbiere Toni Pistrin (il cui negozio si trovava all’angolo con piazza Plebiscito). A queste attività, nel dopoguerra, ma soprattutto negli anni del boom economico, se ne sono aggiunte molte altre: a puro titolo esemplificativo ricordiamo il supermercato Despar di Giusto Zanin, il barbiere Giorgio Pavan, lo studio fotografico di Roberto Piccini, l’edicola di Laura Pavon, il bar “Ai combattenti” e il piccolo negozio di tessuti/mercerie entrambi inseriti nel contesto di villa Vucetic-Frangipane e il negozio di generi alimentari e casalinghi della famiglia Varone posto all’angolo con via Lovar.
In anni più recenti lungo la via erano operativi anche il salone di parrucchiera gestito dalla sig.ra Elsa Sguassero e l’ambulatorio del medico dottor Leonardo Butà. Va anche ricordato che il 2 maggio 1945 lungo la via si verificò una delle tragedie più drammatiche della storia della nostra nazione: a causa dello scoppio di una bomba durante le operazioni di disinnesco morirono 23 sangiorgini (tra cui diversi bambini) e tre militari spagnoli che si erano offerti di disinnescare l’ordigno bellico. La bomba, un ordigno di più di un metro e mezzo di altezza con decine di chili di esplosivo all’interno, era caduta senza esplodere nel cortile della farmacia Toldi durante i bombardamenti aerei su San Giorgio. Prigionieri spagnoli della Divisione Azzurra, in cambio della libertà, si offrirono di rendere inoffensiva la bomba, qualificandosi come artificieri. I militari spagnoli, durante le operazioni, sfilarono la prima spoletta, dimenticandosi di quella interna che, al primo sobbalzo durante lo spostamento con un carretto, innescò l’esplosione che provocò, oltre ai 26 morti, tantissimi feriti. L’immagine attuale ci restituisce una strada molto meno vivace rispetto al passato. La costruzione tra il 1995 e il 1996 del sottopasso (che ha preso il posto del vecchio passaggio a livello) ha cambiato radicalmente la viabilità lungo la strada: di fatto non vi è più la possibilità di accedere direttamente da via Marittima con la conseguenza che l’ultimo tratto di via Max di Montegnacco è diventato a senso unico, cambiamenti questi che se da un lato hanno notevolmente limitato l’afflusso di automezzi lungo la strada (con l’evidente effetto positivo di riduzione dei rumori e del traffico), dall’altro ha comportato una riduzione della frequentazione della strada da parte dei cittadini con conseguente diminuzione delle attività commerciali ivi presenti.
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n. 39 – Dicembre 2020
Alla ricerca di…
Cinque magnifici Sax, i “Ridarolax”
di Maria Fanin Sono cinque, sono lì che • RAOUL: Innanzi tutto sono suonano e la musica dilaga molto contento che la nostra potente. La stanza è semplice, sezione di Sassofoni abbia un c’è solo un pentagramma proprio gruppo, oltre a quello disegnato sul muro con le note della Banda, che ci consente non di una melodia appena solo di suonare di più, ma imparata. Eppure diventa una soprattutto di sperimentare brani sala senza pareti, amplificata e stili che non potrebbero essere dai suoni che la portano in alto, eseguiti normalmente ad un e si rincorrono, si intrecciano, concerto. La cosa migliore del svolgendo un’antica danza, una nostro gruppo è che l'atmosfera è Immagine di repertorio sinfonia, un canto sacro. sempre rilassata e costruttiva, le Cinque suonatori, tre appena cose più importanti per noi sono divertirci ed imparare usciti dai giochi dell’infanzia, una ancora nel tepore del assieme, e (quando sarà di nuovo possibile) intrattenere nido, e il loro maestro, hanno scelto di stare insieme a il nostro pubblico. Oltre a Lia, che è entrata da poco a far tessere armonie… Quattro di loro risponderanno alle parte del mondo della musica, ci conosciamo tutti da molti nostre domande, il quinto apparirà tra le righe… anni ed abbiamo un buon rapporto di amicizia anche fuori dalle lezioni. Siamo amici, e oltre ad andare d'accordo, Cosa pensi del gruppo e dell’atmosfera che c’è fra di voi? abbiamo la stessa passione per la musica che, suonata • LIA: Tra di noi c'è una bella sintonia, mi sono sempre assieme, è sempre più divertente. sentita inclusa nonostante sia la più piccola e la meno esperta. Sono tutti comprensivi, simpatici e bravissimi Come vivi questo momento in cui non potete suonare ovviamente. È un bel gruppo. insieme? • NOEMI: Il nostro gruppo lo definisco magico. È un gruppo • LIA: E’ stato un periodo difficile per tutti, in tutto il mondo, divertente, dove si ride più che suonare, siamo sempre e ci sono stati degli ostacoli che ci hanno impedito di sinceri gli uni con gli altri e sempre pronti a tirarci su di trovarci. È già la seconda volta che succede, infatti morale. Nessuno giudica per gli errori, anzi spesso qualche giorno prima della mia prima prova in assoluto cerchiamo di darci consigli in modo da migliorare con il quintetto siamo entrati in quarantena. Io c’ero assieme. L'atmosfera che si crea ogni volta è molto bella rimasta un po’ male perché era un nuovo scalino della mia e lo ripeto, è magica, si riescono a percepire emozioni vita che potevo fare. Alla fine l’ho fatto comunque, ma solo diverse che fanno venire la pelle d'oca! Tra di noi siamo un anno dopo. Tornando alla domanda principale, è tutto molto legati, grazie innanzi tutto alla musica che ci diverso, perché siamo di nuovo alla lezione a distanza, permette di stare assieme, ci tiene uniti come le note in quindi fare prove con il quintetto è ancora più un pentagramma e di questo sono felice. Personalmente irrealizzabile. Ma non bisogna demoralizzarsi. mi sono trovata sempre molto bene e sono contenta • NOEMI: Non poter suonare insieme ai Ridarolax, ma anche della nuova arrivata perché si è subito integrata nel anche insieme alla Banda dove siamo cresciuti, mi nostro gruppo di pazzi! Poi, un grazie speciale va anche rende abbastanza infelice, mi manca un sacco, però ora al maestro che è stato in grado di trasmetterci la sua è importante rispettare le regole in modo che un domani passione per la musica e non solo… anche per il pane saremo ancora più carichi e invogliati a dare il meglio e il salame! e ad emozionare le persone. • MIRIANA: Il nostro gruppo si basa su una solida amicizia • MIRIANA: Ci manca il piacere di suonare insieme, di che va avanti da anni, per questo l’atmosfera che c’è fra mangiare insieme e soprattutto di ridere insieme. In un noi è sempre stata scherzosa, tanto che, quando Lia è momento come questo, costretti a stare chiusi in casa, entrata a farne parte, si è subito ambientata. Ogni volta possiamo definirci come coloro che non aspettano altro che suoniamo assieme possiamo definirci una cosa sola, che di essere liberi per poter ricominciare da dove perché alla fine impariamo sia ad avere rispetto uno per abbiamo lasciato. Di sicuro non ci demoralizziamo e l’altro, sia a crescere come musicisti e come persone. Fra siamo pronti a riprendere i nostri posti. noi Roberto, il maestro, è il primo che fa ridere perché tira • RAOUL: Devo ammettere che prima dell'arrivo del Covid, fuori il suo lato giovane che è simpaticissimo. Quando ci ero felice di avere un giorno a settimana da dedicare ha proposto di suonare insieme era il 2016, allora puramente al piacere di suonare, senza pressioni, eravamo un quartetto: - Mettiamo in pratica quello che assieme ai miei compagni. Era sempre bello partecipare impariamo, anche se magari in futuro questo non sarà il alle prove e passare del tempo con gli altri. Purtroppo ora nostro lavoro - disse. Ma non avevamo ancora un nome. fare prove d'insieme da remoto è impossibile a causa Ebbene, durante una prova, Roberto aveva suonato il sax della scarsa qualità delle infrastrutture presenti in regione, soprano, e il suono era talmente nuovo, con una tonalità per cui non esiste alternativa per ricreare l'atmosfera che così acuta, tipo oboe, che abbiamo riso fino alle lacrime. si è andata a perdere da quando è sopraggiunta la Ridarolax, ha gridato Noemi. Ecco, il nome era stato quarantena. Le emozioni che si provano quando si suona trovato! (il pezzo era Noi siamo Zingarelle / Chorus of in un gruppo non possono essere (ancora) ricreate Gipsies, Giuseppe Verdi- arr. Bernard Dewagtere). digitalmente.
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n. 39 – Dicembre 2020 Quali sono i prossimi progetti che vorresti seguire? • LIA: Sinceramente non ne ho idea, qualsiasi cosa mi proporranno io la accetterò. • NOEMI: Progetti sicuri ancora non ne abbiamo, però abbiamo ricevuto delle bellissime proposte dal nostro Presidente della Banda, Luigi Indri e dal Direttivo, ai quali va un ringraziamento veramente grande e speciale perché ci hanno sempre sostenuto e appoggiato. Ci stanno aiutando a realizzare i nostri sogni. Ritengo inoltre che siano persone bellissime anche al di fuori della musica e auguro che per loro la vita conservi il meglio... Ritornando alla domanda, spero un giorno di poter andare anche fuori dal nostro piccolo paese per fare conoscere alle persone questi magnifici strumenti che suoniamo. • MIRIANA: Mi piacerebbe andare in altri paesi a suonare, ma per ora non abbiamo nessun progetto. Eravamo soliti esibirci in occasione dei Saggi di fine anno della Scuola di musica, ma prima dovrà passare questo periodo. In ogni caso abbiamo dato la nostra disponibilità a collaborare con gli eventi culturali organizzati a S. Giorgio di Nogaro a Villa Dora. Aspettiamo eventuali chiamate. • RAOUL: Sarebbe senz'altro bello avere un'occasione per un evento in cui proporre magari un repertorio vario di musica moderna, qualche brano che tutti conoscono ed altri che non sono molto conosciuti ma che possano comunque essere apprezzati da tutti. In tal senso il nostro Comune, almeno prima del cambio dell’Amministrazione, è sempre stato disposto a fornire alla banda opportunità di esibirsi ogni anno. Per cui credo che anche con la nuova Amministrazione non dovrebbe essere un problema organizzare un pomeriggio dedicato alla musica, almeno nel caso in cui la situazione Covid dovesse calmarsi. Come si trasforma, dal punto di vista emozionale, la stanza in cui vi trovate a suonare tutti e cinque? • LIA: No, il modo in cui suoniamo non cambia molto il luogo in cui ci troviamo. Penso che se una persona ama davvero fare una determinata cosa, che sia suonare, cantare o quello che è, si divertirebbe anche se lo facesse in uno sgabuzzino. Ovviamente non è proprio così, ma con questa espressione intendo dire che non servono stanze enormi, sale professionali, ecc, per provare ci basta solo un locale abbastanza ampio, possibilmente con leggii e sedie. • NOEMI: Per me, nel momento in cui iniziamo a suonare non ci sono limiti di pareti, ma questo in generale, sia che io suoni da sola che in gruppo. 1
Lia Burgnich Raoul Barranca Noemi Baldo Miriana De Piante Roberto Folla - maestro
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13 anni 19 anni 18 anni 19 anni 55 anni
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Sax contralto ④ Sax contralto ④ Sax baritono ③ Sax tenore ① Sax contralto ④ /soprano ②
E’ una cosa difficile da descrivere, ma è come se la mente aprisse una porta e ti facesse viaggiare in un mondo bellissimo e surreale, come se volesse raccontarti una storia. Quando suoniamo assieme la stanza non assume una forma ma svanisce. Come hanno detto benissimo gli altri, la stanza può essere piccola o grande, può essere calda o fredda ma non c'è differenza, la musica riesce a colmare benissimo lo spazio. A livello oggettivo possiamo ritenerci veramente fortunati perché il nostro Centro di Educazione Musicale ci offre bellissime aule nella palazzina ex G.I.L. di via N. Sauro, dove poter studiare, perché il suono non si disperde ma si compatta fino a creare un sound perfetto e piacevole da ascoltare. • MIRIANA: E’ bello poter ridere sugli errori e questo facciamo, senza stancarci di ripetere i brani. Lo spazio che il Comune ha messo a disposizione della Nuova Banda Comunale di San Giorgio, ci ha permesso di avere un posto dove provare e sperimentare. La nostra aula non ci ha mai limitati, anzi, spesso ci ha suggerito l’ispirazione per quanto riguarda la scelta del repertorio. • RAOUL: Se tralasciamo l'ambito sonoro e la bontà dell'insonorizzazione, avere a disposizione un locale per noi, dimostra come la Banda tenga al fatto che noi possiamo divertirci con la musica, e come il Direttivo si impegni a fare il proprio lavoro mettendoci non solo l’attenzione, ma anche il cuore. Quando suoniamo, i muri non sono un limite o una fonte di pressione, complice la felice e rilassata atmosfera che vi si genera. Da semplice stanza, diventa il luogo dove passare un'ora assieme, divertendosi. Avendo suonato con altri miei amici in ambienti molto più piccoli, posso confermare che, nonostante il luogo in cui si suona possa essere a volte limitativo, la musica è in grado di renderlo comunque bellissimo, e capace di diffondere emozioni indimenticabili non solo tra chi ascolta, ma anche tra chi suona. Sono sempre cinque, i suonatori, ma ora ognuno suona da solo col suo Sax, diventato una controparte con cui dialogare nella lingua meravigliosa dei suoni, nell’attesa paziente che per il mondo intero torni una speranza. Serenità nelle loro parole, a dimostrare un fortissimo senso di appartenenza e di squadra, e la volontà di far conoscere il loro amore per la musica, divenuta un collante imponente per la loro amicizia. PARTITURE RIDAROLAX Già suonate: - Funk Four, B. Lochs - Highway Blues, B. Lochs - Miller Magic - Au Traveil Suis, Jean de Ockeghem - Noi siamo Zingarelle (Chorus of Gipsies), Giuseppe Verdi- arr. Bernard Dewagtere - Moon River, Henry Mancini- arr. Roberto Di Marino - Banana Rag, Christian Daguet - Libertango, Astor Piazzola- arr. L. Marcolina In fase di sviluppo: - Chinese Rag, Jean Matitia - La Virgen de la Macarena, B. Bautista Monteverde- arr. Juan Ramon Arias - California Dreaming, J. Philips & M Gilliam- arr. Inka Kruse - The Entertainer, S. Joplin- arr. G. Wiebe - Birdland, Josed Zawinul- arr. Ulrich Sthamer - September, Al McKay & Maurice White- arr. Inka Kruse - Hallelujah, Leonard Cohen- arr. Frederic Quinet - Cantina Band (From Star Wars)
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La strage di Marzabotto Gli occhi che parlano di Luisella Bonetto Ho ancora negli occhi le meraviglie viste in questo viaggio in Toscana, una fra tutte i pavimenti di marmo intarsiato del Duomo di Siena eccezionalmente scoperti. Il tempo è così bello che ci viene l’idea di fermarci ancora un giorno, ma dove? Ed ecco ci viene in mente Marzabotto, di nuovo la storia ci viene incontro come sempre nei nostri viaggi. Si trova pochi km a sud di Bologna lungo la dorsale appenninica, lì c’è stato un episodio terribile durante la seconda Guerra Mondiale! Arriviamo a Marzabotto e cerchiamo subito il Sacrario. Una signora, custode gentilissima, ci racconta in modo “vissuto “ perchè lei è del posto, le vicende ascoltate dai diretti interessati, i pochi scampati all’eccidio. In queste zone, durante l’occupazione nazista, operava la Brigata Partigiana “Stella Rossa“. Il Maresciallo Kesserling che già aveva ordinato l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, in Toscana, avvenuta il 2 agosto 1944 che aveva distrutto quasi l’intera popolazione, inizia quella che viene ricordata come “la Marcia della Morte“. Scopo era fare terra bruciata attorno alle formazioni partigiane nelle retrovie della linea gotica sterminando le popolazioni che le appoggiavano. Capo dell’operazione fu nominato il Maggiore Walter Reder. Ogni località, ogni frazione, ogni casolare fu setacciato dai soldati nazisti guidati da italiani fascisti. Nessuno fu risparmiato e lo fecero con crudeltà inaudita: bambini gettati vivi tra le fiamme, neonati decapitati in braccio alle loro mamme, anziani uccisi freddamente. Le persone venivano chiuse nelle chiese, nelle cantine e poi ci lanciavano dentro le bombe, i pochi che si salvarono rimasero ore e ore sotto i cadaveri, oppure si erano rifugiati nei boschi circostanti, ci sono testimonianze. La strage di Marzabotto o più correttamente Eccidio di Monte Sole, fu un insieme di stragi compiute dalle truppe nazifasciste in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944. Nei Comuni di Grizzana Morandi, Monzuno e Marzabotto morirono 775 persone perlopiù civili e fu annientata anche la Brigata Partigiana “Stella Rossa“. La signora ci racconta la storia del Sacrario che il Ministero della Difesa vorrebbe chiudere, ma come far capire ai ragazzi delle scuole che vanno a Marzabotto, se non vedono? Lì ci sono i resti di 775 persone, per la maggior parte civili, alcuni non identificati; ci ha fatto notare che ci sono anche 10 persone con lo stesso cognome, famiglie intere distrutte, bimbi di pochi mesi. Evidenzia un loculo con il nome di una giovane mamma e sotto c’è il nome di una creatura che portava in grembo (omettiamo la cruda testimonianza del fratello sopravvissuto Pietro Zerbi, nel ricordo di orrori indicibili che furono commessi dai giapponesi quando entrarono a Nanchino in Cina nel 1937). C’è dolore in questi racconti; ci parla di Monte Sole, ci andiamo e ci immergiamo nei luoghi delle esecuzioni. Ora è tutto ben tenuto, bello come il nome, nei dintorni si accompagnano le scolaresche per vedere e spiegare la storia dei piccoli borghi distrutti dai tedeschi. Ma i sopravvissuti per tutta la vita hanno dovuto convivere con l’orrore vissuto, con queste esperienze drammatiche, indimenticabili, hanno partecipato a processi infiniti, senza ottenere giustizia. Mi chiedo come avranno fatto Kesserling, condannato a morte per crimini di guerra, non è stato fucilato per l’intervento del Governo Britannico; Walter Reder condannato all’ergastolo per crimini di guerra è stato liberato nel 1985 e nel 1986 ha ritrattato la richiesta di perdono fatta agli abitanti di Marzabotto. I processi hanno accertato la collaborazione tra nazisti e SS nelle stragi. Nel 1994 in seguito al ritrovamento dell’ “armadio della vergogna“ che conteneva documenti di denuncia per numerose SS, furono condannati all’ergastolo 10 imputati per l’eccidio di Monte Sole: tutti in contumacia! A gennaio 2020, in un paese della bassa friulana, ho avuto il piacere di ascoltare Ferruccio Laffi (91 anni), un sopravvissuto all’eccidio di Marzabotto; la sua faccia è cotta dal sole di una persona che vive in campagna. La sala consigliare era piena di gente. Per 50 anni non ha parlato, fino al ritrovamento dell’ “armadio della vergogna“; da allora ha iniziato a raccontare la sua vita martoriata dai ricordi e non si è più fermato. Il 30 settembre 1944, a Marzabotto sulle colline di Bologna dove lui abitava con la famiglia, avevano appena pranzato quando hanno visto arrivare truppe tedesche, arruolavano tutti gli uomini. Lui aveva 16 anni era ormai un uomo e i genitori lo mandarono con 2 fratelli nel bosco. Calato il buio sono tornati e hanno visto la casa bruciare, hanno pensato che i tedeschi avessero portato via tutti. Quando è arrivato a questo punto del racconto, l’angoscia di Ferruccio era palpabile, nella sala si poteva ascoltare il silenzio… e poi disse che tutta la sua famiglia era stata trucidata, 14 persone più 4 sfollati. Gli animali del cortile che si erano salvati, sì perché i tedeschi uccidevano anche quelli, beccavano e rovistavano nei poveri resti, in un angolo c’era suo padre ridotto a un mucchietto e senza vestiti. Mentre scrivo mi scendono le lacrime. I tre fratelli seppellirono tutti, poi vennero a sapere che i tedeschi avevano fatto lo stesso in tutte le case dei dintorni. Dopo fughe e prigionia si stabilisce a Bologna, nel 1980 compra casa a Marzabotto, coltiva l’orto e racconta la sua storia specie ai ragazzi, ma anche agli adulti che non sanno. Ha detto “io non odio nessuno, la religione perdona tutti, il perdono degli uomini è personale“. Io ho avuto il privilegio di ascoltare e parlare con Ferruccio, i suoi occhi velati di lacrime ma lucidi e pieni di ricordi, rimarranno per sempre nel mio cuore.
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In breve…
Festa dell’Albero Non potendolo fare con gli alunni di 1^ elementare, il 21 novembre alpini e Legambiente hanno messo a dimora un albero (gentilmente donato da Garden di Franco Foghini) con una semplice cerimonia. Le tradizioni non devono essere abbandonate!
Il Babbo Natale Alpino alla Casa di Riposo Il 5 dicembre, il Babbo Natale Alpino fatto tappa all'ASP Chiabà per portare due Alberi di Natale e le luci, una cassa karaoke, panettoni e pandori. Al Presidente Ivan Franco abbiamo donato “Il Panettone degli Alpini”. Ai nonni... divisi dal vetro, abbiamo regalato il saluto e il “contatto” con le mani di Babbo Natale �
ANNIVERSARIO 10-07-2010 / 10-07-2020 Nozze di stagno per Debora e Valentino Loi. Ma perché proprio lo stagno per ricordare i 10 anni di matrimonio? Lo stagno è un materiale molto malleabile. Molto resistente alla corrosione, all’ossidazione, e, soprattutto, sempre flessibile, adattabile alle esigenze di chi deve utilizzarlo. Emanuele e Sofia Anna ne sono la diretta testimonianza!
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IL CIANTON DA PUISIE
IL CIANTON DA RIZETE
(di Maria Fanin)
(di Franco Moni)
Ravioli con fonduta di parmigiano Bramadis vôs…
Voci bramate
Si fȃs dongje Nadȃl in zornadis scaturidis di paure e di dolôr, tal dubi che nol sedi un lôc dulà dispasemȃsi, nancje tal Presepi.
Si avvicina il Natale in giorni spaventosi di sgomento e dolore, nel dubbio che non ci sia un rifugio in cui alleviare lo spasimo, neppure nel Presepe.
Ah, une volte bramadis vôs di Agnui, cun bearie di piorutis, figuris di pastôrs, Re Magjos e camei, e Mari-Stele tun zîl sborfȃt di lusôr…
Ah, un tempo bramate voci di Angeli, con belati di pecorelle, figure di pastori, re Magi e cammelli, e nel cielo sfolgorante la Cometa…
Ma al vignarà chist an il Bambinut Diu da speranze
Ma verrà quest’anno il Bambinello Dio della speranza,
e ta Gnot Sante nus fasarà nassi cun Lui inta Sô scune.
e nella Notte Santa ci farà nascere con Lui nella Sua culla.
Ingredienti per 4 persone: 400 g di farina 4 uova 1 tuorlo Olio essenziale di arancia 300 g di burro 400 g di parmigiano grattugiato ½ litro di latte La buccia di un’arancia Sale
Preparazione: Lavorate la farina con un pizzico di sale e le uova fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo. Formate una palla, copritela con un canovaccio e lasciatela riposare per una mezz’ora. Versate il latte in una casseruola, unite il parmigiano e fate scaldare. Unite il tuorlo e mescolate per non farlo rapprendere. Levate e lasciate raffreddare. Stendete la pasta in una sfoglia sottile e, con una rotella dentata, tagliate dei quadrati di 4 cm. Farcitene metà con il composto. Coprite con i quadrati rimasti e premete i bordi per sigillarli. Disponete i ravioli su un canovaccio e fateli riposare. Fondete il burro in una padella e versate l’olio essenziale di arancia. Scolate i ravioli nella padella con il burro e fateli cuocere per un minuto ancora (eventualmente unite un cucchiaio dell’acqua di cottura). Levateli e serviteli, guarniti con la buccia d’arancia tagliata a julienne. Buon appetito!
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n. 39 – Dicembre 2020
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LE NOSTRE STORIE... PER LA STORIA
Bidoggia Arcangelo “Ottavio” del 1922. Lagunare del 4° Btg San Marco Catturato a Tolone l’8/09/1943 ed internato nei campi di concentramento tedeschi. Rientrato in patria ad agosto 1945.