Fruzons di Plume (41) giugno 2021

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Numero Numero41 40- -Giugno Marzo 2021 2020

Nus bâstin li’ mâns

Giornale Giornaleperiodico periodicoaadistribuzione distribuzionegratuita gratuita Gruppo GruppoAlpini AlpinididiSan SanGiorgio GiorgiodidiNogaro Nogaro- -Sezione SezionedidiPalmanova Palmanova

Bisogna sempre avere una meta precisa. Poi, durante il cammino, è possibile fermarsi e ammirare il panorama. cit. Paulo Coelho


Numero 41 - giugno 2021

NUS BÂSTIN LI’ MÂNS

Giornale del Gruppo Alpini di San Giorgio di Nogaro Distribuito gratuitamente ai soci. AUTORIZZAZIONE DELTRIBUNALE DI UDINE NUMERO 2/18 del 30-01-2018 DIRETTORE RESPONSABILE Massimo Blasizza massimoblasizza@gmail.com

REDAZIONE Massimo Blasizza, Davide De Piante, Giovanni Sguassero, Giulia Tami GRAFICA Fabio Baccello HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Luisella Bonetto, Davide De Prato, Maria Fanin, Lorenza Lodolo, Valentino Loi, Francesco Mastroianni, Franco Moni, Marco Zanon FOTO Piergiorgio Bramuzzo, Daniel Paciarelli E-MAIL sangiorgiodinogaro.palmanova@ana.it anasangiorgiodinogaro@pec.it CAPOGRUPPO Davide De Piante VICE CAPOGRUPPO Valentino Loi CONSIGLIERI Giancarlo Bidoggia, Piergiorgio Bramuzzo, Lino Marchi, Paolo Milan, Franco Moni, Giorgio Piccini, Giovanni Pittis, Lucio Taverna, Luciano Tavian, Fabrizio Toniutti

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Il Direttore

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Il Capogruppo

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Il XXV Aprile a San Giorgio

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2 Maggio 1945 - 2 Maggio 2021: una tragedia da ricordare per sempre

Massimo Blasizza

Davide De Piante

Valentino Loi

Marco Zanon

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Uniti per l’ambiente

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Trofeo sezionale di bocce 2021

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Tiro a segno con Garand, Memorial “Giancarlo Marson”

Davide De Piante

Giulia Tami

Giulia Tami

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La vita è fatta di tanti piccoli gesti

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Gli studenti sono al sicuro - Francesco Mastroianni La mia esperienza al centro vaccini di Martignacco - Davide De Prato

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Camminiamo insieme - Visita alle foci del Timavo

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L’anello delle Portatrici Carniche

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Cent’anni fa. Immagini a confronto

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Sensazioni

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Alla ricerca di... Armare di Stefano Finco

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Da leggere... consigliati da noi

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Il cjanton da puisie - Maria Fanin Il cjanton da rizete - Franco Moni

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I nostri Sponsor

La redazione

Massimo Blasizza

Lorenza Lodolo

Marco Zanon

Luisella Bonetto

Maria Fanin

CONSIGLIERI ESTERNI Augusto Cazzola, Samuele Del Bianco, Francesco Mastroianni

In copertina : i laghi di Fusine

STAMPA Rosso cooperativa sociale Gemona del Friuli (UD) Numero copie stampate 370

Foto di Daniel Paciarelli

Copyright © 2021 GruppoA.N.A.SanGiorgiodiNogaro

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Massimo Blasizza

Il Direttore Responsabile

anche quest’anno dopo l’esperienza del 2020, dobbiamo commentare lo slittamento dell’Adunata Nazionale... quindi a Rimini si andrà nel 2022 e, soprattutto, a Udine, nel 2023. Tutta l’organizzazione dell’Ana per la nostra adunata, si è fermata e riprenderà sicuramente il prossimo anno.

La pandemia ha profondamente limitato i nostri impegni, quasi del tutto fermato l’organizzazione delle manifestazioni associative, ma gli alpini del Gruppo di San Giorgio non si sono mai fermati: siamo stati presenti in più di un’occasione alle giornate ecologiche, abbiamo fornito il nostro supporto, a Udine al quartiere fieristico, ai nuclei che hanno messo in atto l’organizzazione e la somministrazione dei vaccini, non sono mancate le nostre collette alimentari per la Croce Rossa Italiana, siamo andati a camminare, in gruppo sia in montagna, sia sul mare, abbiamo sistemato le aree verdi degli istituti scolastici del nostro comune, siamo sempre riusciti a piazzarci nei primi posti in tutte le manifestazioni sportive organizzate in zona dall’Ana. Di tutte queste attività parleremo in questo numero del Fruzons di Plume, il secondo del 2021, che puntualmente in questo caldo mese di luglio, facciamo arrivare nelle vostre case.

In autunno ci stiamo organizzando per andare a Torino, dai “cugini” alpini

della “Taurinense”, visto che il nostro socio, il Generale Nicola Piasente, è stato destinato, dallo Stato Maggiore dell’Esercito, al comando della gloriosa “Tau”, per non fargli mancare il nostro affetto e la nostra amicizia alpina, nel momento più importante della sua carriera militare, alla cerimonia di cambio del Comandante.

La pandemia, in questo inizio d’estate, ha dato un po’ di tregua a tutti. Co munque in Italia si contano quasi 4,5 milioni di persone contagiate (quasi quanti i deceduti in tutto il Mondo), 130.000 decessi. In Friuli Venezia Giulia sono 3.800 i decessi a causa del coronavirus accertati. In questo periodo la percentuale delle persone positive è molto bassa e ci auguriamo che rimanga tale anche nei prossimi mesi. Continueremo ad essere attivi con le nostre iniziative in tutti i settori e non mancheranno le opere di solidarietà.

Buona lettura a tutti. Con amicizia

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Davide De Piante La vena pulsante del Gruppo

Chi mi conosce, sa che non risparmio tempo ed energie al volontariato, specie al nostro Gruppo Alpini. Con il blocco dovuto al Covid-19, ho apprezzato il tempo, la famiglia, la lettura e tutto quanto si può fare in casa.

In questo lasso di tempo, la “vena solidaristica” ha sempre continuato a pulsare e, come Gruppo, anche se in tono minore, abbiamo realizzato diversi eventi ed attività. Questo ci ha permesso di tenere vivo e dinamico il gruppo degli alpini ma anche di intervenire a favore dei nostri compaesani, aluni e talvolta spaesati per quanto accaduto. A metà giugno 2021, dopo una serie di telefonate, diversi scambi di mail e messaggi, mi sono rivolto a mia moglie Anastasia e, con grande soddisfazione, le ho detto: “l’ attività del Gruppo sta ripartendo!”.

Il Capogruppo

Ma non solo, gli uffici si stanno ripopolando, i luoghi di villeggiatura vedono un buon flusso di turisti,

i locali riprendono la loro funzione aggregatrice. È una certezza, il “fare per gli altri” ha ripreso a pulsare! Abbiamo così visto tanti giocatori al Trofeo Sezione di bocce o i tiratori a quello del Garand, tutti ansiosi di poter dar libero sfogo alle proprie passioni. È bastato un messaggio per fare un significativo alzabandiera il 25 aprile; in sede eravamo in tanti!

Diversi soci del Gruppo si sono messi in gioco per produrre altruismo. Da ultimo, la camminata alle Foci del Timavo non ha registrato il pienone di persone ma poter ripercorrere in sicurezza i sentieri, ascoltare le spiegazioni e, infine, gustare uno spuntino in compagnia… non ha prezzo! E in tema di “pulsazioni”, posso dire che la macchina organizzativa sta lavorando alacremente.

Quello che abbiamo fatto lo vedete in questo numero di Fruzons. Ma cosa faremo?

Siamo impegnati nella preparazione del Quaderno Storico sulla Ritirata di Russia con le testimonianze

dei reduci. E ancora... “Il Panettone con la Piuma”... per raccogliere fondi per i nuovi tavolini della mensa per la Scuola dell’Infanzia “Maria Bambina”. Stiamo organizzando gli eventi volti a celebrare il 90° anniversario di fondazione del nostro Gruppo nel 2022. Ma... dobbiamo fare e non “sbragare”. Un saluto! in adversa ultra adversa (Contro le avversità, oltre le avversità. Motto del 1931 del 4° Reggimento Alpini)

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La Madonna Addolorata Il XXV Aprile a San Giorgio Tra passato, presente e futuro

Valentino Loi

Il 25 Aprile rappresenta la fine dell’occupazione tedesca in Italia, del regime fascista e della seconda guerra mondiale, ma ricorda soprattutto la vittoria delle forze che hanno partecipato alla resistenza. Nonostante le restrizioni dettate dalle norme anti COVID-19 il nostro paese non ha rinunciato a celebrare questo importante anniversario. Una bella giornata soleggiata ha fatto da sfondo alla cerimonia organizzata nella nostra sede, semplice ma significativa, alla presenza di tanti soci, delle cariche comunali, di altre associazioni d’arma e di alcuni cittadini di passaggio. Dopo l’alzabandiera è seguita la lettura di un’accorata lettera inviata a tutte le sezioni dell’Associazione Nazionale Alpini dal presidente nazionale Sebastiano Favero. E’ stata l’occasione per riscoprire insieme i valori di amore per la libertà, di pace, di solidarietà e di fratellanza per i quali settantasei anni fa i nostri padri hanno lottato. La celebrazione del coraggio e dell’amore per il prossimo, risuonano ancora attualissimi e sentiti nel profondo. Il nemico che oggi ci troviamo a contrastare è invisibile e insidioso e ci costringe alla distanza e all’isolamento, ma proprio grazie ai valori che questa giornata ci suggerisce, dobbiamo trovare la forza per non arrenderci e per rimanere uniti nel profondo. Il 25 Aprile non deve essere quindi una ricorrenza annuale da celebrare come un rituale sterile, ma va ricordata tutti i giorni come l’emblema del sacrificio e del coraggio. Nel 2020 abbiamo celebrato questo giorno appendendo i tricolori alle nostre finestre e cantando dal balcone. Quest’anno il 25 Aprile ha segnato anche la vigilia del ritorno, per le regioni a basso contagio, alla libertà di lavorare, studiare, muoversi. Ma è stata soprattutto l’occasione per pensare al nostro domani, conservando nel cuore i valori che i nostri nonni e bisnonni hanno voluto lasciarci in eredità.

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2 maggio 1945 – 2 maggio 2021:

una tragedia da ricordare per sempre

di Marco Zanon

Alla presenza dei rappresentanti dell’amministrazione comunale e delle associazioni d’arma è stata ricordata la tragica vicenda dello scoppio di un ordigno della seconda guerra mondiale durante le fasi di disinnesco.

Si è svolta come di consueto (ovviamente con le limitazioni imposte dallo stato di emergenza in corso per la diffu-

sione del virus da COVID-19) la cerimonia organizzata dall’amministrazione comunale di San Giorgio di Nogaro che ricorda una tra le tragedie più drammatiche accadute nella storia della nostra nazione ovvero lo scoppio, durante le operazioni di disinnesco, di una bomba d’aereo britannica avvenuta il 2 maggio 1945 in prossimità della farmacia Toldi in via Max di Montegnacco (allora via Marittima). Gli avvenimenti sono ben conosciuti dagli abitanti di una certa età del nostro paese ma a beneficio delle nuove generazioni riepiloghiamo i passaggi più rilevanti della vicenda.

La storia ha inizio la notte del 23 febbraio 1945 quando un aereo dell’aviazione alleata, mentre sorvolava il paese di San Giorgio (si dice perché attirato dalle luci di un’officina meccanica situata in centro al paese che stava lavorando, su ordine della Todt tedesca, dopo il coprifuoco), sganciò diverse bombe che danneggiarono gravemente alcune abitazioni tra via Ammiraglio Canciani e via Max di Montegnacco. Non tutti gli ordigni esplosero all’impatto con il terreno: alcune bombe (le testimonianze parlano di 3 ordigni), finite nel giardino della farmacia di proprietà della famiglia Toldi, rimasero inesplose fino al 2 maggio 1945, giorno successivo all’arrivo delle truppe alleate che liberarono il paese. In quel giorno tre prigionieri spagnoli della Divisione Azzurra 1 (alcuni testimoni ricordano anche la presenza di due prigionieri di origine slava), in cambio della scarcerazione, si offrirono di rendere inoffensivi gli ordigni, qualificandosi come artificieri. I militari spagnoli, durante le operazioni, sfilarono la prima spoletta, dimenticandosi (o forse non sapevano della presenza) di una seconda spoletta interna che, al primo sobbalzo durante lo spostamento di una delle bombe con un carretto, innescò l’esplosione che provocò, oltre alla morte dei 3 soldati iberici, 23 morti tra la popolazione civile di San Giorgio (tra i quali diversi bambini) accorsa in massa ad assistere al disinnesco dell’ordigno 2. Tra i presenti molti furono altresì i feriti, i più gravi dei quali furono trasportati con mezzi di fortuna all’ospedale di Palmanova. Una disgrazia immane che colpì la comunità di San Giorgio nei giorni che segnarono la conclusione del secondo conflitto mondiale e la cacciata dell’esercito tedesco dal nostro territorio. Una tragedia sicuramente evitabile, non ascri-

vibile ad un evento casuale e imprevedibile, ma conseguenza di comportamenti negligenti ed imprudenti, che in un attimo hanno drammaticamente (e per sempre) segnato la vita di molte famiglie di San Giorgio.

La Divisione Azzurra, nel corso della seconda guerra mondiale, era un’unità di fanteria in forza all’esercito tedesco, costituita esclusivamente da soldati provenienti dalla Spagna. Il nome deriva dal colore della divisa dei soldati che, per distinguersi, indossavano una camicia azzurra. 2 Una lapide in pietra posta sulla facciata della farmacia Toldi riporta l’elenco dei nomi delle vittime dell’esplosione. 1

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Prosegue la pulizia del nostro Comune

Uniti per l’Ambiente

Le Educatrici dello Spassatempo

Chi lo dice che i giovani sono tutti incivili che lasciano immondizia in giro? Fortunatamente ci sono anche quelli che si rimboccano le maniche e che il sabato pomeriggio si trovano, armati di sacconi neri, guanti e pazienza, per ripulire il proprio Comune assieme agli educatori della cooperativa sociale Itaca. L’iniziativa “Uniti per l’ambiente” ha visto anche i giovani dello Spassatempo a sostegno di Alpini dell’Ana e Legambiente, nella seconda edizione di quest’anno (sabato 15 maggio). Partendo da Villa Dora, i ragazzi ed educatori hanno pulito l’area del parcheggio adiacente al proprio Centro di Aggregazione Giovanile, la ciclabile fino al cavalcavia, l’area dell’Autostazione delle corriere, l’area verde limitrofa e l’ingresso del parco del fiume Corno per concludere nel parco di via Canciani. Le aree sono state scelte assieme ai ragazzi anche in virtù del legame che i giovani hanno con quelle zone.

Prendersi cura dei nostri luoghi può essere semplice e divertente, un modo diverso per trascorrere il sa-

bato pomeriggio! La speranza è che da questa piccola azione siano molti i concittadini che si uniranno all’iniziativa nei futuri appuntamenti e che cresca una sensibilità collettiva a tutela dell’ambiente.

E mentre la squadra dei ragazzi ripuliva il centro, tantissimi i mozziconi di sigarette raccolti, il gruppetto dei più grandi (ovvero gli alpini dell’Ana e Legambiente), intervenivano nella zona industriale. La pista ciclabile di via Fermi è stata ripulita dalle immondizie per circa 2 km. Oltre alle bottiglie (di vetro e plastica), alla carta e cartone, sono stati smaltite tavole in legno, guaine di catrame e rifiuti di ogni genere. Tutto ciò, che sia di buon esempio e contagioso!

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Trofeo sezionale di bocce 2021: ottimi piazzamenti per i nostri Alpini Paolo Milan e Egidio Losco, al secondo posto da protagonisti

di Giulia Tami

Grazie a una importante diminuzione dei contagi da Covid-19 che da oramai un anno e mezzo fa parte della nostra quotidianità, nel pieno rispetto delle normative vigenti in materia di contenimento dell’epidemia, dal 14 al 19 giugno presso il bocciodromo dell’Associazione Artiglieri della nostra San Giorgio si è svolto il XXI trofeo sezionale di bocce. Per cinque giorni, 17 gruppi della Sezione con 38 squadre presenti per un totale di 76 partecipanti si sono dati battaglia per trionfare ed alzare il Trofeo. Ad avere la meglio è stata la coppia del Gruppo di Campolonghetto Chiarmacis seguiti dai nostri Paolo Milan e Egidio Losco che per una manciata di punti si sono piazzati in seconda posizione, terzo posto per la seconda coppia del Gruppo di Campolonghetto Chiarmacis. Oltre alla coppia seconda classificata, il nostro amato

gruppo era presente con altre 3 coppie formate da: Carletto Dri e Luciano Tavian, Nicola dei Maio e Renato Citossi, Ilario Buso e Mauro Zadra. Contenti tutti i partecipanti, aldilà del risultato, l’importante era ritrovarsi e trascorrere qualche ora di convivialità.

Al contrario di quanto si possa pensare, il gioco delle bocce è una disciplina sportiva alquanto complessa e le sue

origini risalgono addirittura alla Turchia del 7000 a.c. Nel gioco moderno, le bocce e il pallino devono essere di forma sferica e materiale sintetico, il pallino ha un diametro di 4 cm e peso di 90 grammi mentre le bocce hanno un diamentro di 10,7 cm e peso di 920 grammi; misure e peso che cambiano per Senior, Junior e donne. Si può giocare sia individuale che in coppia come nel caso del nostro trofeo, fino a un massimo di quattro contro quattro.

I giocatori di una squadra lanciano a turno la propria boccia, alternandosi con i giocatori della squadra avversaria.

L’obiettivo del gioco è quello di avvicinarsi il più possibile con il maggior numero di bocce al pallino il quale deve essere sempre visibile ai giocatori. Anche per quanto riguarda il punteggio esistono numerose varianti. Il metodo più utilizzato è quello che prevede l’assegnazione dei punti a fine manche , detto anche scarto, dove ogni manche si dice completata quando ogni lanciatore ha finito le bocce a propria disposizione. Normalmente, si valuta quale sia la boccia più vicina al pallino, e si assegna il primo punto alla squadra che ha giocato quella boccia, quindi si valuta qual è la seconda boccia più vicina al pallino; se è della stessa squadra, si aggiunge un altro punto, altrimenti la conta dei punti s’interrompe.

Sono

quindi stati cinque giorni di grande impegno per i nostri Alpini che ora avranno il tempo per allenarsi e preparasi al meglio per la XXII edizione del Trofeo, e chissà se a qualche altro socio e amico verrà voglia di cimentarsi in questa disciplina.

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by GiuliaMarson” Sul podio gli Alpini di SanBocce Giorgio e algarand Memorial “Giancarlo Terzo gradino del podio per i nostri “tiratori scelti”

di Giulia Tami

Il 26 giugno 2021 presso il poligono “al 91 di Tarcento” si è tenuto il Memorial “Giancarlo Marson”, XIII Torneo Sezio-

nale di tiro con fucile Garand.

L’M1 Garand è un fucile semiautomatico camerato per la cartuccia, progettato presso la Springfield Armory ed usato dalle forze armate statunitensi dal 1936 al 1957. Il nome del fucile deriva dall’inventore John Garand e fu uno dei primi fucili semiautomatici adottati da un esercito nazionale. L’arma fu usata fino al 1963 con una graduale riduzione fino al 1976. Ad oggi rimane in servizio solo come arma da addestramento e/o parata. Negli anni ‘ 50, la Beretta produsse il Garand in Italia su commissione NATO, usando gli strumenti della Winchester che furono spediti dagli Stati Uniti. I fucili vennero denominati Model 1952 e la produzione italiana finì per dare origini a diverse varianti. Questi fucili possono avere la culatta riportante il marchio di diversi produttori (Breda, Beretta ecc) e riportano il marchio F.A.T. (Fabbrica Armi Terni). 16 i Gruppi in gara per un totale di 95 tiratori presenti 7 dei quali appartenti al nostro Gruppo. Lunga la lista dei premi assegnati: Tiratore assoluto al Gruppo Ana Resiutta Miglior tiratore Alpino al Gruppo Ana Buttrio Miglior tiratore della Sezione di Palmanova al Gruppo di Ruda Miglior tiratrice al Gruppo Ana Buttrio

Il Gruppo Ana Osoppo si aggiudica il primo posto. I nostri cecchini si sono aggiudicati l’ottimo terzo posto e il primo della Sezione di Palmanova.

Grande

soddisfazione dunque per i nostri soci e amici partecipanti e oltre ad aver ottenuto un grande piazzamento, per alcuni di loro è stato come ritornare ai tempi della leva poiché non imbracciavano questo tipo di arma da oltre 42 anni.

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La vita è fatta di tanti piccoli gesti

Redazione

Talvolta non sono noti ai molti ma il loro significato in-

trinseco assume un valore inestimabile. Se poi questi segnali vengono “donati” ai bambini e a chi li cura allora possiamo pensare ad un futuro roseo.

È con questa convinzione che i primi di aprile 2021, in occasione delle festività pasquali, il nostro Gruppo ha donato ai medici e alle infermiere del reparto di Pediatria dell’Ospedale di Latisana e ai piccoli pazienti, un cestino “a tema”.

Due uova di Pasqua di cioccolato fondente finemente decorato (uno “tradizionale” e uno “a dischi”), è stato realizzato da Miriana De Piante; nella confezione hanno poi trovato posto anche una decina di piccoli ovetti (di una nota marca commerciale) che sono particolarmente apprezzati dai più piccini. E con questa azione, pensiamo di aver soddisfatto uno dei motti del Gruppo che è: “Un

aiuto

per

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un

sorriso”.

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Gli studenti sono... al sicuro

Francesco Mastroianni

Sono Francesco Mastroianni e sono un Alpino volontario della vigilanza cittadina e collaboro con le Forze dell’ordine. Dal 2010 ho intrapreso un servizio di assistenza, sicurezza alla mobilità presso la scuola dell’infanzia del PEEP e, viste le disposizioni di entrata e di uscita delle scuole primaria e secondaria, a partire dal 2016 sono stato sollecitato ad intraprendere il servizio di vigilanza fuori dalle sopraccitate strutture. Ogni giorno, anche con il brutto tempo, ho presenziato dalle 7.30 alle 8.30, dalle 12.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 16. Diverse le attestazioni di stima che ho ricevuto e che mi danno lo stimolo a fare sempre di più. Quest’anno scolastico, travagliato dal Covid, dopo aver concluso il mio servizio, sono stato ringraziato sia dai docenti che dai genitori e nonni che hanno percepito la sicurezza dei loro figli e nipoti. Inoltre, non posso non citare il favoloso rapporto creatosi con gli studenti che, sorridendo, rispettosamente mi ringraziavano per il supporto. Ci vediamo l’anno prossimo. Buone vacanze a tutti!

La mia esperienza al centro vaccini di Martignacco come di Davide De Prato volontario Ana della Protezione Civile Il 2019 è stato di certo un anno che ci ricorderemo per sempre e noi ne saremo testimoni. Una semplice influenza mutata in qualcosa che ci ha cambiato e resi consapevoli delle nostre debolezze ; ci ha fatto cambiare come non mai, anche noi come il virus siamo mutati e ci siamo adattati ma di certo nemmeno questa volta scompariremo. Siamo a luglio 2021, ancora non è finita e dovremo lottare a lungo. Noi personale sanitario siamo stati i primi a testare il vaccino e a dare l’esempio e come sempre noi Alpini siamo stati in prima linea fin dall’inizio ad aiutare gli altri con diverse iniziative. Una delle tante è il supporto alla campagna vaccinale che ANA FVG ha dato alla Regione Friuli Venezia Giulia in due fine settimana al centro di Udine presso la Fiera di Martignacco. Tanti volontari con diverse funzioni logistiche, amministrative e sanitarie si sono alternati con altri operatori della PC ed Associazioni varie per la buona riuscita dell’evento. Dopo la telefonata del nostro Coordinatore Regionale Luigi Rosolen ed il riposo dall’attività lavorativa ho dato la disponibilità ed ho aderito anche io alle giornate vaccinali. Ovviamente e come sempre anche il volontariato non può essere fatto superficialmente e per quanto mi riguarda ho dovuto sostenere un “corso di formazione” di 16 ore per essere preparato ad affrontare il mio impegno. Accreditato e superato i test. La giornata è stata intensa; ero di servizio all’accettazione. In tutti ho visto la voglia di lottare contro il virus e la speranza negli occhi di vincere. Le persone lasciavano trasparire la loro voglia di combattere; e poi la friulanità… quando chiedevo se alla prima dose avessero avuto qualche effetto indesiderato in molti hanno risposto che a paragone di chi è stato male o è stato ricoverato, non avevano nulla. In molti avevano avuto parenti che non hanno potuto salutare e rivedere ma erano tutti convinti che questo vaccino serve a tutti. Personalmente e professionalmente in prima linea, il virus è stato devastante anche per noi che ci lavoriamo tutti i giorni, le tute bianche, il non poter avere un contatto viso-viso con le persone, l’isolamento. Non un saluto, non una carezza a chi è andato avanti… ma possiamo continuare a lottare… con i vaccini… la nostra unica arma... Anche questa volta gli Alpini c’erano, ci sono e ci saranno.

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CAMMINIAMO INSIEME Dal 2019 più di 250 penne nere

Un gruppetto di alpini con le famiglie accompagnato dall’esperto Paolo Pollanzi, ha trascorso una splendida giornata sulle rive del Timavo, scoprendo, a pochi chilometri da casa, segreti che il Carso ci tiene ben conservati in zone dove si sono consumate le battaglie più feroci dei nostri conflitti mondiali. Ecco alcune indicazioni e note storiche dell’escursione di fine giugno, raccolte proprio da Paolo. L’escursione del 27 giugno 2021 ha toccato luoghi poco conosciuti del fronte della prima guerra mondiale, cioè la zona del fiume Timavo, estremo punto meridionale del fronte italo-austriaco e area di combattimenti soltanto durante le ultime offensive italiane, cioè la decima e l’ undicesima battaglia dell’Isonzo. Il Timavo è fiume storicamente importante per la cultura italiana, perché citato e cantato da Virgilio in varie opere tra cui l’Eneide. È un fiume dalle caratteristiche straordinarie, in quanto il suo corso, di complessivi 90 km, è largamente sotterraneo. Nasce infatti in Croazia sul monte Nevoso, entra in Slovenia e si immerge in profondità una volta raggiunte le grotte di San Canziano, per percorrere ben 39 chilometri sotto terra e riemergere in quattro rami distinti a soli 2 chilometri dalla foce in territorio italiano. Sul piano della classificazione idrografica è quindi il più corto fiume d’Italia. Anche l’ultimo tratto, quello superficiale, segue un percorso anomalo, procedendo per un chilometro parallelamente alla costa e girando poi a sud fino alla foce. Il tratto finale, anch’esso di circa un chilometro, prende tuttavia oggi il nome di Lokavac. Il 23 maggio 1917 aveva inizio sul fronte del Basso Isonzo la seconda parte della decima offensiva italiana, che a questa latitudine aveva come obiettivo finale la conquista - irrealizzata - del Monte Ermada. Vicino alla costa le truppe italiane erano ancora ferme ai punti raggiunti subito dopo l’occupazione di Monfalcone, nelle prime giornate di giugno di due anni prima, e più precisamente le officine Adria (Adriawerke, più tardi Solvay). Nel suo complesso, l’avanzata si concentrò qui su un fronte che, da nord a sud, andava da Jamiano alla costa, ed ebbe un buon successo iniziale, consentendo alle truppe italiane di raggiungere Medeazza, ai pie-

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i primi due Gruppi di militari in servizio

Visita alle Timavo nelle Sezioni Ana afoci L’Aquila edel Gemona

di M. Blasizza

di dell’Ermada, le alture del Flondar e, più vicino al mare, le basse colline di Quota 21, Quota 12 (la località detta Fornace), la sponda destra del fiume Timavo e il paese di San Giovanni di Duino. Restava però in mani austriache la collina e sud dell’ansa (Quota 28, oggi più nota come Promontorio Bratina), che formava un saliente rispetto alle linee nemiche e costituiva una spina nel fianco destro dello schieramento italiano, inducendo il comando supremo a tentare di occuparlo, per impedire agli austriaci la vista sul rovescio delle posizioni italiane. L’incarico fu dato alla Brigata “Trapani” e a due battaglioni della Brigata “Toscana”, uno dei quali comandato dal famoso Maggiore Giovanni Randaccio. Complessivamente passarono sulla riva sinistra del fiume circa 800 soldati, dopodiché la passerella andò distrutta dalle acque. Prese di infilata dal fuoco delle mitragliatrici austriache, le truppe italiane si arresero, quelle più avanzate su Quota 28 verso l’alba, quelle più arretrate solo dopo aver esaurito le munizioni. Pochissimi riuscirono a riattraversare a nuoto il fiume, e nel tentativo di metterli in salvo il Maggiore Randaccio fu ferito mortalmente dal fuoco austriaco, venendo trasferito a Quota 12 e morendo quel giorno stesso all’Ospedale 057 di Monfalcone. Sul Timavo gli italiani mantennero per lo meno il possesso della sponda destra e quello delle Quote 12 e 21.

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L’anello delle

Lorenza Lodolo

Una ripristinata mulattiera Era tanto che non salivo sul Pal Piccolo… a dire il vero ci ero salita col cuore lo scorso autunno quando ho letto “Fiore di roccia” di Ilaria Tuti e mentre, tra le righe di questo romanzo, percorrevo le vecchie mulattiere assieme alle Portatrici Carniche, mi ero ripromessa che, non appena la neve avesse lasciato il posto ai primi anemoni e alle prime genziane, sarei tornata lassù lungo il nuovo anello delle Portatrici Carniche che parte dalla Casa Cantoniera al quarto tornante della strada che porta al Passo di Monte Croce Carnico. Ed eccomi qui nella rigenerante solitudine di una assolata giornata di inizio estate, pronta a calpestare la ripristinata mulattiera a cui è stata assegnata la numerazione CAI 401c. Da quando ho letto il libro sentivo che dovevo venire a Timau il prima possibile, lo dovevo a loro, volevo ripercorrere una volta ancora i loro passi, lo desideravo per la profonda ammirazione che provo per loro e per il debito di riconoscenza che abbiamo tutti nei loro confronti. Con il loro esempio, la loro tenacia, con l’amore per la loro terra e l’encomiabile devozione alla causa a cui si erano sacrificate, queste donne carniche hanno scritto, tra l’agosto del 1915 e l’ottobre del 1917, una pagina sicuramente unica nella storia dei conflitti armati. La guerra in quel periodo si combatteva sulle montagne e i rifornimenti ai vari reparti dovevano essere portati a spalla, ma vista la ferocia dei combattimenti in quei territori, non potevano essere sottratti soldati al fronte per provvedere ai rifornimenti di viveri e munizioni. Le donne di Paluzza risposero perciò subito alla richiesta di aiuto fatta dai comandi militari. Abituate da sempre alla fatica della difficile vita di montagna, caricarono per oltre due anni la loro preziosa gerla con viveri, medicinali o munizioni per portarli nelle trincee delle loro montagne….Gerle che pesavano 30 e anche 40 kg. Si alzavano nel buio della notte per rientrare il prima possibile in paese dove le attendevano i bambini, i vecchi e i lavori di casa e dei campi. Ed è pensando a loro che parto della Casa Cantoniera, scarponi nuovi, zaino leggero in spalla… nulla a che vedere con le gerle pe-

santi che portavano loro e soprattutto imbocco il sentiero oggi, in tempo di pace, quando a portarmi in trincea non è il dovere morale di sfamare i soldati lassù o di portare le munizioni ma è l’amore per la montagna e la gioia che mi dà il poter camminare sui sentieri e conquistare le cime. Parto però con l’obbligo morale di non dimenticare quanto queste donne hanno fatto, di insegnarlo alle mie figlie e di trasmetterlo a chi mi vorrà leggere o vorrà venire con me quassù.

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Il sentiero parte subito ripido in un bel bosco di faggi fino a raggiungere a quota 1450 m circa la zona sacra dell’ex cimitero di guerra. Al bivio dove inizia il CAI 401c la pendenza si fa più dolce e il sentiero diventa una comoda mulattiera che mi permette di attraversare un panoramico traverso per condurmi al bivio principale dell’anello che decido di percorrere in senso orario imboccando il sentiero a sinistra. Già dopo poco la vista si apre sul “Cavernone”, sono i ruderi di un

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Portatrici Carniche

di guerra porta sul Pal Piccolo

no di una di queste e si guarda verso quella nemica si può almeno in parte immaginare quanto duro deve essere stato quassù il conflitto tra i due fronti. Inizio la discesa per chiudere il giro di questo anello molto suggestivo, molto panoramico, non troppo impegnativo e assolutamente da fare. Lo percorro pensando spesso alle Portatrici che ci sono passate così tante volte che quasi se ne sente ancora la presenza. Lungo la mulattiera si cammina immersi in un ambiente naturale che cambia e che affascina, si incontrano spesso resti di edifici bellici, ma soprattutto si respira la vita di uomini e di donne che hanno dovuto loro malgrado scrivere la storia che poi è anche la mia, anche la nostra.

imponente edificio bellico costruito all’interno di una cavità naturale. È un luogo molto panoramico ma soprattutto molto suggestivo. Mi fermo un po’ a contemplare questo edificio o meglio quel che ne resta. Le Portatrici Carniche si saranno fermate qui chissà quante volte nei loro viaggi. La caserma sarà stata un brulicare di soldati, di ordini, di decisioni ma anche di emozioni e di sofferenza. Riprendo il cammino fino ad incon-

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trare, dopo un tratto in discesa, il sentiero CAI 401 che sale dal Passo per raggiungere il Pal Piccolo. Raggiunto il museo storico all’aperto quassù in cima, d’obbligo una visita alle trincee. È la prima volta che mi trovo qui in totale solitudine, una esperienza davvero unica, tra incredulità ed emozione, tra bellissimi scorci e imponenti insediamenti bellici. Il Trincerone italiano e la linea difensiva austro-ungarica sono tra loro così vicini che quando si è all’inter-

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Cent’anni fa: immagini a confronto/20 di Marco Zanon Continua la rubrica che mette a confronto le foto dei luoghi di San Giorgio di Nogaro scattate cent’anni fa con le immagini degli stessi luoghi ai giorni nostri.

L’immagine di questo numero ci conduce nella frazione di Porto Nogaro con una foto che attesta come il nostro territorio ha subito nel corso degli anni (e in alcuni casi) radicali cambiamenti. Nello specifico nella foto è ben visibile un tratto del corso fiume Corno che scorre lento di fronte alla quattrocentesca chiesetta intitolata a San Leonardo di Noblac. Fino alla metà del secolo scorso infatti il fiume Corno nel suo percorso descriveva dinanzi all’edificio cultuale un’ampia curva che delimitava un isolotto ricco di vegetazione spontanea (in parte visibile anche dall’immagine) tra la quale spiccavano diversi alberi di carrube. Quest’ansa nel corso degli anni si è in parte prosciugata per il diminuito afflusso d’acqua e in parte è stata riempita con i fanghi provenienti dai dragaggi del fiume condotti in prossimità del porto vecchio creando in questo modo un grande piazzale ad oggi intitolato a Costante Taverna (detto Amos) per molti anni rappresentante del locale Circolo Culturale “Nojar” e tra gli organizzatori di una frequentatissima festa paesana programmata la prima settimana di agosto in occasione della festività della Beata Vergine della Neve. Sullo sfondo è presente la chiesa di Porto Nogaro, dedicata a San Leonardo, probabilmente edificata (o meglio riedificata) nel corso del XV secolo come attestato da un’iscrizione presente in una delle pietre di sostegno dell’antica acquasantiera che riporta la data del 18 marzo 1467. Come risulta chiaro dalla foto, l’antico edificio era caratterizzato da un corpo centrale a pianta rettangolare cui era assegnata un’abside di forma semi esagonale e un corpo avanzante laterale che conteneva l’altare della Madonna della Neve (non visibile dall’immagine perché posizionato sul lato opposto da cui è stata scattata l’immagine). Sopra la facciata principale era inoltre presente un campanile a vela (con doppia campana), mentre accanto alla chiesa (lato fiume) c’era il piccolo cimitero della comunità nogarese delimitato da un recinto ben visibile nella foto. La chiesa mantenne la strutturazione quattrocentesca fino alla fine degli anni ’40 del secolo scorso, quando una serie di lavori modificarono l’impianto originario dell’edificio: la chiesa venne allungata, vennero poi costruiti due corpi laterali e il campanile a vela sostituito da uno a pianta quadrata costruito accanto all’edificio. L’edificio attuale è caratterizzato da una facciata suddivisa in tre parti: quella centrale comprende il portale di ingresso mentre quelle laterali vedono la presenza di due grandi finestre a tutto sesto. Per concludere un breve riferimento agli edifici che fanno da sfondo all’immagine; in particolare l’edificio che oggi ospita la canonica, all’inizio del XX secolo era di proprietà della famiglia Tiraboschi che qui gestiva “L’Osteria al porto”. I coniugi Tiraboschi, non avendo figli, espressero il desiderio di lasciare il fabbricato alla chiesa perché venisse messo a disposizione della comunità di Nogaro. L’edificio, nel corso del secondo conflitto mondiale, subì gravi danni a seguito di un bombardamento aereo nel marzo del 1944; nel dopoguerra venne ristrutturato con i fondi per la ricostruzione, diventando definitivamente la sede della Parrocchia di San Leonardo nel corso del 1951.

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Sensazioni

di Luisella Bonetto

Abbiamo attraversato la Val Chisone che

si trova in Piemonte in Provincia di Torino e siamo in prossimità di Fenestrelle. Alzando lo sguardo, sulle pendici del monte Orsiera, i nostri occhi incontrano la fortificazione alpina più grande d’Europa. Un gigante di pietra che si estende per circa 5 km e copre un dislivello di quasi 700 m. È una vista davvero impressionante offerta da questa grandiosa opera difensiva che i Re di Sardegna costruirono nel XVIII secolo per difendersi dalla Francia. Una splendida opera di sbarramento in pietra e muratura che si inerpica sul costone del monte detta anche “Grande Muraglia Piemontese” che però non fu mai coinvolta in battaglie. Non unica fortificazione, bensì un insieme di più forti (Forte San Carlo, Tre Denti, delle Valli), polveriere, magazzini, ridotte e possenti cannoniere uniti da quella mirabile opera che rende il forte di Fenestrelle ancora più unico e suggestivo. Parliamo della Scala Coperta con i suoi 4.000 gradini che salgono sul crinale della montagna, tutti in galleria artificiale; poi c’è anche la Scala Reale esterna. Nel 1728 venne posata la prima pietra al Forte delle Valli a 1800 m di altitudine e, scendendo con i lavori il Forte Tre Denti, nel 1850 viene costruito l’ultimo edificio, il Carlo Alberto. Il forte è dotato anche di una chiesa e di una colombaia. Con l’occupazione napoleonica diventa uno dei più importanti luoghi di pena francesi. Dopo la caduta di Napoleone (1815) continua ad essere un grande reclusorio militare e una grande prigione politica. Nel 1860 diventa campo di concentramento a danno dei soldati papalini e napoletani catturati dai piemontesi; nonostante siano trascorsi 160 anni da questi fatti, ultimamente sono sorte delle discrepanze fra gli storici. Infatti, negli ultimi anni il Forte di Fenestrelle è passato agli onori della cronaca a causa della “denuncia” da parte di una “storiografia revisionista” secondo cui nel carcere, nel decennio tra il 1860 e il 1870, furono deportati militari dell’ex Regno delle Due Sicilie, si dice oltre 24.000, la cui colpa sarebbe stata quella di opporsi all’annessione del neonato Regno d’Italia, reclusi che sarebbero stati tenuti in pessime condizioni tanto da morirne. Per farli sparire, i loro corpi sarebbero stati disciolti nella calce viva, ma gli storici asseriscono che a quei tempi era prassi porre la calce sui cadaveri per motivi d’igiene e che i prigionieri borbonici furono circa 1.000 di cui solo 4 morirono durante la detenzione. Comunque si cercano ancora chiarimenti e documenti inconfutabili. La sua funzione continua fino al 1920 incarcerando 400 uomini per reati commessi durante la guerra 1915-18. Verso la fine degli anni ’40 viene definitivamente abbandonato dall’esercito italiano. Per la rinascita, occorre attendere i primi anni ’90 allorchè un gruppo di appassionati riunitisi nell’Associazione “Progetto San Carlo Onlus” si pone l’obiettivo di recuperare la struttura e di valorizzarla turisticamente. Ora siamo arrivati al Forte, lo ricordavo bene così imponente, così grigio, anche un po’ greve. C’è un bel piazzale antistante il ponte levatoio e decidiamo di trascorrere la notte lì con il camper, così la mattina seguente saremo stati pronti per la visita guidata. Scegliamo quella che dura 3 ore e in attesa del nostro orario, visitiamo il piano nobile del Palazzo del Governatore dove è presente una collezione di animali imbalsamati. Il Forte San Carlo è il complesso più importante, iniziamo la salita dalla Porta Reale e attraversiamo il Palazzo del Governatore che comprende 44 stanze, vediamo i quartieri per l’alloggiamento di truppa e forzati, i sotterranei, l’ospedale, gli edifici sono a gradoni come un’enorme scalinata. Attraverso la Scala Coperta – 4.000 gradini in galleria artificiale – saliamo al Forte Tre Denti e alla polveriera più importante. Si visitano casematte e risalti fino alla Garitta del Diavolo, volendo si può continuare fino al Forte delle Valli a 1800 metri. Il Forte di Fenestrelle è unico fra i forti piemontesi del XVIII sec. a presentare ancora l’architettura originale e dal 1999 è monumento simbolo della Provincia di Torino, fu anche sede del Battaglione Alpini Fenestrelle inquadrato nel 3° Reggimento Alpini. Una bella esperienza, insolita, come pensò anche DE AMICIS nel 1883 quando vide la fortezza e disse: uno dei più straordinari edifizi che un pittore di paesaggi fantastici possa aver mai immaginato, una sorta di gradinata titanica che dalla cima di un monte alto quasi duemila metri vien giù fin nella valle. Anche questa è storia, magari meno conosciuta, ma anche qui morirono persone che hanno diritto di essere ricordate e la scritta che abbiamo letto sui muri di quella fortezza mi ha procurato un senso di angoscia e mi ha indotto a raccontare questo frammento di storia; recita così “OGNUNO VALE NON IN QUANTO È, MA IN QUANTO PRODUCE”, forse premonizione di quanto sarebbe accaduto nella Seconda Guerra Mondiale.

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Alla ricerca di... Stefano Finco, fondatore e attuale Amministratore Unico dell’Armare Ropes, a lui poniamo alcune domande.

Come si chiama e di che cosa si occupa la tua Azienda?

Radicamento nel territorio e oltre due secoli di tradizione familiare nella produzione di cordami, tra artigianalità e innovazione, hanno permesso ad Armare Srl di ottenere riconoscibilità a livello internazionale. Oggi l’azienda di San Giorgio di Nogaro opera in Italia e all’estero confrontandosi con competitors di affermata fama mondiale, ottenendo importanti risultati sia in termini economici che di notorietà, tanto da diventare uno dei fornitori ufficiali del rinomato Emirates Team New Zealand, squadra vincitrice nel 2021 e nel 2017 della Coppa America sempre con a bordo cime Armare. L’azienda è specializzata nella produzione di cordami, cime, cavi, accessori e attrezzature di alta qualità, principalmente per la nautica da diporto e Super Yacht, fornendo prodotti di punta anche per le più prestigiose barche da regata. Oltre all’ambito nautico, nel corso degli anni Armare ha saputo differenziare la propria produzione, riuscendo a soddisfare le richieste di altri settori, come l’industria e la pesca professionale, e l’impiego in ambiti ancor più particolari, quali l’aerospaziale, il militare e il medicale.

Quando e dove è nata, e quante maestranze vi lavorano?

Da svariate generazioni la famiglia Finco, originaria del Veneto, trasforma e lavora le fibre tessili. Una volta si eseguivano a mano tutte le lavorazioni dalla coltivazione della canapa fino alla produzione di cordami destinati al mercato regionale e del triveneto, prevalentemente per uso agricolo, marino e per la pesca. Il nonno del sig. Stefano Finco, si trasferì nei primi del Novecento a San Giorgio di Nogaro e continuò la già lunga tradizione famigliare coinvolgendo il figlio Giuseppe (padre di Stefano) e le altre sei figlie. Loro sono stati artefici e testimoni della grande trasformazione avvenuta dopo gli anni Cinquanta, cioè il passaggio dalla faticosa produzione manuale di cordami in fibre naturali a quella con l’ausilio di macchinari e l’utilizzo di fibre sintetiche. Attualmente in totale siamo in 38 fra addetti di produzione, impiegati tecnici e commerciali. Due impiegati commerciali lavorano presso la ns. unità operativa di Genova, dove abbiamo un ufficio tecnico a servizio della forte presenza di aziende nautiche fra Liguria e Toscana.

Quali sono le materie prime lavorate, a chi è rivolto il prodotto finale?

Fino agli anni 50 tutte le corde erano realizzate con fibre naturali quali canapa, lino e iuta, oggi soppiantate da quelle sintetiche, nylon, poliestere, polietilene e polipropilene, con caratteristiche tecniche decisamente superiori rispetto alle fibre vegetali. In particolare Armare si è specializzata nella produzione di cordami e cavi speciali prodotti con fibre tecniche ad alte prestazioni, quali il PBO®-Zylon, il Vectran®, il Kevlar, il Dyneema® e il Technora®. I clienti che si rivolgono ad Armare cercano risposte innovative a vecchi problemi, oggi risolvibili grazie all’avanzamento di nuove tecnologie costruttive dei cordami e delle fibre ad alto modulo. Le funi tessili realizzate con queste fibre hanno diametri ridotti, sono leggere e possiedono resistenze meccaniche, fisiche e chimiche comparabili con gli acciai più apprezzati. I cavi tessili che produciamo sostituiscono quelli in acciaio, ad esempio sulle sartie che sostengono gli alberi delle barche a vela; inoltre possono essere utilizzati anche sui satelliti perché sono leggeri, resistenti e non essendo metallici, non creano campi magnetici. Ad esempio, nel settore del sollevamento, da molti anni si utilizzano cavi tessili per la movimentazione degli ascensori, garantendo durata e sicurezza di gran lunga maggiore rispetto ai cavi metallici; l’estrema leggerezza di questi cavi ne facilita l’impiego e l’installazione anche su edifici di altezze incredibili (in particolare negli USA).

Il periodo 2020-2021 di chiusura per la pandemia ha influito sulla produzione?

Armare si è contraddistinta negli anni per la capacità di personalizzare con finiture e lavorazioni artigianali la vasta gamma disponibile: questa offerta unica consente a tutti gli operatori di soddisfare ogni loro possibile esigenza. Tale peculiarità, sommata al vantaggio di avere l’intera produzione in loco, al continuo investimento nel campo della ricerca e dell’innovazione e alla velocità di risposta, impiegando

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Armare di Stefano Finco

di Maria Fanin

pochissimi giorni tra il progetto e la consegna, hanno consentito ad Armare di superare i momenti di crisi che si sono susseguiti negli anni passati, così come la recente pandemia, con l’allargamento delle vendite dapprima verso i paesi europei e poi extra europei, permettendo di guardare con ottimismo al futuro.

A quali eventi l’ Azienda ha partecipato, e in quali paesi?

rinomati.

Da sempre Armare è presente alle fiere del settore nautico, come il Salone Nautico di Genova o il METS di Amsterdam, il più grande evento al mondo inerente al settore marino, oltre ad alte manifestazioni sia a livello europeo che internazionale. A questo si aggiunge poi la partecipazione alle più importanti regate, sia con la presenza diretta sul campo, che attraverso collaborazioni con i team velici più

Un aneddoto che ti piace ricordare.

Quando Armare non era ancora un marchio noto, fornivamo cordami, da noi studiati e prodotti, a molti nostri competitor stranieri, i quali non avevano le competenze e la tecnologia per realizzare cordami così sofisticati. Mi recavo con regolarità in visita a clienti italiani e stranieri per proporre i nostri prodotti, e sovente i clienti mi dicevano che preferivano acquistare i cordami da aziende straniere che fornivano prodotti di alta qualità... che guarda caso erano le proprio cime da noi studiate, prodotte e confezionate nel nostro stabilimento già con il marchio del nostro concorrente. La cosa mi faceva bollire il sangue, ma la correttezza professionale non mi permetteva di dire al cliente che chi aveva inventato e costruito quei cordami ero proprio io. Infatti i rotoli di cima venivano inviati in Germania, Austria, Svezia a diverse aziende che poi li rivendevano in tutta Europa a caro prezzo. Lì capii che sul mercato il “marketing” era più importante della qualità! Era giunto il momento di focalizzarci sul rafforzamento del nostro marchio, visto che i prodotti erano già stati approvati dalla clientela internazionale.

Quali sono le attuali prospettive?

Il processo produttivo Armare Ropes negli anni si è sviluppato quanto rapidamente è cambiato il mercato, mantenendo comunque una dimensione quasi artigianale, voluta per raggiungere un livello tecnologico di assoluta eccellenza, accresciuto nel tempo con impegno, costanti investimenti e seguendo un sogno: “Armare, prima di essere la continuazione di una tradizione familiare, è stata un sogno, che poi ho trasformato nel mio personale progetto di vita, con l’obiettivo di farla diventare un’azienda leader. La mia visione di “leader” non significa necessariamente leader di mercato, ma leader nella politica aziendale, che significa instaurare e mantenere rapporti puliti e corretti con clienti e fornitori, ma soprattutto con i collaboratori, che ogni giorno lavorano per far crescere questo progetto. Nella nostra azienda la persona, cliente / fornitore / collaboratore è al centro di tutto, collegata ed interconnessa ai valori in cui credo e che quotidianamente cerco di trasmettere anche ai miei figli.” Armare continuerà la sua collaborazione con Emirates Team New Zealand, che combatterà nel ruolo di defender alla trentasettesima Americas’ Cup. Un’opportunità unica, che sicuramente le permetterà di accrescere ulteriormente le già elevate conoscenze e competenze tecniche e sviluppare soluzioni ancora più originali ed efficaci. Inoltre, l’azienda, da sempre attenta al rispetto del territorio e alla tutela dell’ambiente, è tra le pochissime aziende europee produttrici di cordami che possono vantare numeri incredibilmente alti in fatto di riciclo, il 95% dei materiali risultanti dalla produzione vengono riciclati, attraverso processi costosi per l’azienda, ma doverosi e necessari, indicatori di un forte senso di responsabilità e solidi valori. Il rispetto verso l’ambiente è frutto, infatti, di una coscienza ecologica maturata nel tempo e tramandata da una storia familiare. Armare sostiene anche diversi progetti contro l’inquinamento del mare, la salvaguardia di un mare più pulito, la riduzione dell’impatto ambientale e la tutela degli ecosistemi marini e della biodiversità. Inoltre pone un’attenzione particolare alla scelta delle materie prime, in particolare con un graduale processo di sostituzione delle fibre impiegate per la costruzione delle cime, passando, per l’intera gamma di prodotti realizzati in Dyneema®, alla nuova variante Bio-Based Dyneema®, che garantisce la stessa forza e affidabilità della versione standard, ma contribuisce in modo sostanziale alla protezione del clima.

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Da leggere... Titolo: Dalle Alpi Giulie al Mare, viaggio nella biodiversità Autori: Umberto Sarcinelli, Franco Perco e Lucio Tolar Anno: 2020 Un viaggio nel cuore dell’Alpe Adria, dove la biodiversità è massima e dove le culture si fondono e si confrontano. Dalle Alpi Giulie alla Laguna per ammirare il riassunto della bellezza naturale e l’assoluta necessità di preservarla per il futuro della Terra. Un camoscio sulla roccia o un pezzo di calcare non sono un indizio di essere montagna nel territorio che va dalle Alpi Giulie all’Adriatico. Si trovano in entrambe le zone, ma questa continuità non è monotona, per quanto sorprendente, ma contiene una notevole biodiversità data dall’incontro di molte regioni biogeografiche. E al pari della natura, la cultura e la storia tra l’Alpe e l’Adria si incontrano, scontrano e incrociano in uno straordinario territorio, compendio di Europa. Fotografie di Lucio Tolar Testi di Franco Perco e Umberto Sarcinelli TIGLIO edizioni di Udine

Titolo: Associazione Nazionale Alpini. Un secolo di Storia Autore: Gianni Oliva Anno: 2019 Un viaggio nel tempo per celebrare i cent’anni dell’Associazione Nazionale Alpini, nata all’indomani di Vittorio Veneto per onorare gli elementi costituitivi di questo corpo da montagna: senso del dovere, attaccamento alle tradizioni, orgoglio degli emblemi che lo caratterizzano, spirito di corpo, solidarietà fra commilitoni e la continuità di questi valori anche una volta in congedo. In cent’anni di attività, l’ANA ha visto i suoi membri impegnati in un conflitto mondiale e inviati nelle missioni ONU, si è distinta per la solidarietà e la prontezza con cui ha reagito alle emergenze che hanno colpito il nostro Paese. Dalla nascita dell’associazione in una birreria di Milano sino ai giorni nostri, storie, protagonisti ed eventi della storia delle Penne Nere. Con un apparato iconografico d’epoca e attuale, e tanti approfondimenti

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consigliati da noi Titolo: Gli ultimi giorni del confine orientale. Sei storie ed un epilogo Autore: Andrea Romoli Anno 2019 Dove stanno andando tre ragazzi riuniti dopo sessant’anni per un appuntamento che non si può più rimandare? Un uomo con una pistola in mano è davanti alla scelta che chiuderà il cerchio della sua intera esistenza. Cosa spinge una donna a compiere il gesto che legherà inevitabilmente il presente con il passato? Sei racconti, che sembrano slegati tra loro, raccontano la tragiche vicende del confine orientale d’Italia tra il secondo conflitto mondiale e la fine della guerra fredda. Una favola per adulti per capire la grande storia partendo dal cuore degli uomini che l’hanno vissuta. Andrea Romoli, goriziano, è un giornalista professionista, attualmente nella redazione di Rai 2. Ufficiale della riserva selezionata dell’Esercito, ha preso parte a quasi tutte le principali missioni internazionali: in Afghanistan, in Kosovo e in Libano. È stato anche in servizio negli alpini, al 14° reggimento di Venzone.

Titolo: Piccole patrie Autore: Tony Capuozzo Anno: 2020 «Le piccole patrie sono molte, in una vita girovaga. Sono un giornalista per caso, e mi ha sorpreso trovare tra le carte che stavo rovistando per mettere assieme questo libro un biglietto di mio padre. Accompagnava il dono di una stilografica Pelikan e conteneva un augurio: “Al futuro giornalista, il papà, con tanti affettuosi auguri, offre il ferro del mestiere”. La mia risposta, con una grafia e una firma ancora infantile (Tonino) era vaga: “Con tante grazie al mio adorato papà inizio a usare il dono con la speranza che mi porti fortuna”. Era il regalo per il mio quattordicesimo compleanno, nel 1962... Avrei impiegato molti anni - e molti lavori - per accorgermi che il giornalismo poteva pagare le due mie passioni: viaggiare e scrivere. Un battesimo del fuoco - alla lettera, perché era il tempo della fallita insurrezione sandinista in Nicaragua - mi ha segnato per sempre. E ovunque andassi, dal quotidiano dei miei esordi Lotta Continua a Panorama Mese, da Epoca ai telegiornali Mediaset, sono stato un reporter di guerra, anche se non ho mai amato la definizione, perché mi sembra iettatoria e povera, insieme. In “Piccole Patrie” ho raccontato tutto quello che mi ha incuriosito: viaggi e persone, guerre e catastrofi naturali, piccole storie e cronache nere, amori e avventure... Sono friulano e mi sono sentito a casa in tante parti del mondo, da Roma a Sarajevo, dall’America Latina al Golfo: piccole patrie.»

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Il cjanton da puisie

di Maria Fanin

...e ere une zornade

...era una giornata

…e ere une zornade di nûi taronts ator pal zîl come balunuts strissinȃts da mans dai fruts,

…era una giornata di tonde nubi vaganti nel cielo, simili a palloncini trascinati dalle mani dei bambini,

e al pareve di sedi drenti intune storie zelestine, là che nol coventave bevi ni mangjȃ, ni lavorȃ…

e sembrava di trovarsi dentro una storia azzurrina, dove non occorreva bere né mangiare, né lavorare…

bastave stȃ sintȃts a scoltȃ e a contȃ

bastava stare seduti ad ascoltare e a raccontare

flabis.

fiabe

Il cjanton da rizete

di Franco Moni

Tortelli farciti su maionese di broccolo Ingredienti per 4 persone: - 400 g di farina - 7 uova - 2 salsicce - 2 patate - 500 g di broccolo romano già lessato - Olio extravergine di oliva e sale

Preparazione. Preparatae l’impasto come di consueto, lavorando la farina con 4 uova e un pizzico di sale. Dategli forma di palla e lasciatelo riposare per una mezz’ora. Nel frattempo lessate le patate, sbucciatele e schiacciatele con una forchetta. Spellate le salsicce, sgranatele e fatele rosolare in padella con l’olio. Infine incorporatele al passato di patate. Stendete la pasta in una sfoglia sottile e ritagliate tanti dischi di 6-7 cm di diametro. Distribuite il ripieno su metà dei dischi, coprite con gli altri dischi e sigillate i bordi. Frullate il broccolo lessato e ben scolato e versate il passato in una casseruola. Incorporate le uova rimaste e fate cuocere per qualche minuto. Passate di nuovo al frullatore per ottenere un impasto cremoso. Lessate i tortelli in abbondante acqua bollente salata. Scolateli al dente e fateli cuocere per qualche minuto in una padella con poco olio e un cucchiaio della loro acqua di cottura. Velate i piatti individuati con la “maionese” di broccolo, distribuite i ravioli e servite. Buon appetito!

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