baradell-2008-n-3

Page 14

14

L’impronta della SMALP

Inaugurazione solenne al Contrin

Perché ricordarla al Rifugio Contrin La Sezione di Como in prima fila Si è tanto discusso sull’abolizione del servizio di leva, sulla validità di tale decisione e con essa ovviamente la fine degli Ufficiali di Complemento. Quindi anche della Nostra Scuola Militare Alpina di Aosta. Francamente non so quale contributo nell’attuale Esercito professionista avrebbero potuto dare ingegneri, avvocati, dottori, giornalisti, ecc... che componevano l’ossatura dei Corsi di Aosta. Eravamo più o meno tutti giovani studenti universitari che avevano scelto volontariamente quel tipo di servizio militare, perché comunque di servizio si trattava. In un modo o nell’altro, era dovuto al Paese e quindi andava fatto.Chi aveva scelto gli Alpini lo aveva fatto per amore verso la montagna in tutte le sue sfumature sia estive che invernali. ma sono convinto che la maggioranza di noi non sapeva a cosa sarebbe andato incontro e quale impronta avrebbe lasciato nel futuro di tutti noi.Personalmente la “Pennite” (malattia da cui tutti siamo stati colpiti) mi è entrata nel sangue a piccolissime dosi tanto che me ne sono accorto solo quando ne ero irrimediabilmente contagiato. Non so quindi dire cosa noi abbiamo dato all’Esercito e alla Patria (ai miei tempi si chiamava così), certamente tanta fatica e sudore ma ne abbiamo ricevuto in cambio un’ “impronta” che ci ha poi accompagnato in una vita di lavoro. Il bilancio si può certamente chiudere in attivo. Sì la SMA ha dato a tutti quelli che hanno avuto il privilegio e le capacità di superare quei 5 mesi incredibili, un’impronta speciale indipendentemente dal numero di Corso che hanno frequentato a due o tre cifre. Un’impronta riconoscibile anche a distanza di anni, non conta l ’età anagrafica, che ci accomuna tutti. Ci ha insegnato a non mollare mai, ad ignorare caldo o freddo, ad essere impassibili nell’affrontare le difficoltà perché dovevamo dare l’esempio, essere sempre un passo avanti ai nostri Alpini, soldati speciali, che solo in questo modo si potevano “governare”. La stelletta o i “baffi” negli Alpini non contavano molto, la cosa importante era l’esempio. Solo con quello si poteva ottenere il rispetto di quei fantastici ragazzi che abbiamo avuto il privilegio di

comandare. Con il rispetto si cementava l’amicizia, l’affiatamento e tutte le altre componenti che, unite, creano il particolare Spirito di Corpo che contraddistingue da sempre le truppe alpine.Tutto questo ci è stato inculcato da Comandanti che ancora oggi ricordiamo con stima ed affetto, con i quali continuiamo a mantenere i contatti. Così come facciamo con i nostri Alpini. Da qui nasce l’ANA, le nostre Adunate, la Protezione Civile e tutto il resto: Alpini a vent’anni, Alpini sempre! Questo modo di essere, una volta appeso il Cappello al chiodo, rimane parte integrale del nostro carattere e ci è servito anche nella vita “civile”, nel lavoro, nel rapporto con gli altri. La SMA prima e la naja alpina poi si è rivelata una importantissima scuola di vita, una scuola che ricordiamo perché ci ha arricchito e “costruito” come persone. Che peccato: i nostri figli non potranno avere questa possibilità. I compagni di Corso dei vent’anni sono anche gli Amici di oggi, i Fradis, ci si sente regolarmente e appena possibile si organizza una rimpatriata. Abbiamo condiviso solo cinque mesi, poco o niente paragonati ad una vita intera, eppure così pregnanti da legarci in modo significativo. Per questo e tanto altro ricordiamo la Scuola Militare Alpina di Aosta. Non è nostalgia dei perduti ventanni, ma riconoscenza verso un’istituzione che purtroppo l’Esercito ha deciso di sopprimere, un’esperienza di vita per noi irripetibile. Con essa vogliamo ricordare i nostri Comandanti che in così poco tempo sono stati capaci di insegnare a dei giovani, scapestrati studenti a diventare: Alpini, uomini e comandanti di altri Uomini, in montagna. Ecco perché al Contrin, con i proventi del libro “DNA Alpino” al quale mi preme ricordare molti della nostra Sezione hanno contribuito, abbiamo posto una targa a ricordo di tutti gli Alpini che a vario titolo hanno prestato servizio alla Caserma Cesare Battisti. per RICORDARE! Grazie, cara vecchia SMA, noi non ti dimenticheremo MAI!. Aldo Maero Capo progetto DNA Alpino

di Carlo Gobbi

Contrin, nome sacro per gli Alpini. Disposti a una bella sfacchinata, provare per credere, per arrivare fino lassù, al rifugio, 2.015 m., in Val di Fassa. Non su una bella comoda strada asfaltata, ma per una mulattiera erta, sassosa, insidiosa, che soprattutto nella prima parte, in salita, e nella seconda, in discesa, ha rinverdito i ricordi della truppa. Niente zaini, muli, stare sotto, avanti-avanti, nè ufficiale di coda per incitare quella lunga fila, che fin dall’alba ha cominciato a scarpinare come ai bei tempi, quando «andava al confine». Una processione di ogni età e per chi va sugli anta e abbonda, certo non è una passeggiata, quando gambe e fiato stentano già sulle prime rampe tremende (in salita), ma ancor più sulle ultime (in discesa).Il Contrin, ristrutturato, ha chiamato a raccolta migliaia di Alpini. Sulla spianata, incantevole il paesaggio, fittissima la fila di vessilli e gagliardetti di sezioni e gruppi, permesso, stringiamoci, ci stiamo anche noi. L’officiante, lui pure Alpino, ci ha fatti sentire più vicini a Dio. Anche per chi si godeva il fresco sotto gli alberi, o se ne stava appollaiato lassù, abbronzandosi al sole, più in alto ancora, o più in basso celebrava con un boccale di birra o un gotto di vino, nel crepitare delle grigliate che spandevano su per l’aere un profumo invitante, data l’ora.Pezzo forte, nell’inaugurazione del rifugio rinnovato, la targa dedicata agli AUC della SMALP di Aosta, autori di «DNA Alpino», i proventi (50mila euro) versati all’ANA. Passo marziale, cadenzato, inquadrato, ma che effetto, il consiglio direttivo guidato dal presidente Perona. Pareva il cortile della Chiarle, poi Battisti. Como c’è. Con sette autori (Canepa, Capriotti, Di Dato, Gaffuri, Gregori, Gobbi, Maero), e con Edoardo Viganò di Alzate, AUC del 36°, che ha donato la targa. Con Aldo Maero, 49°, che ha avuto l’alto onore di togliere il tricolore su quelle parole che resteranno scolpite per sempre. E questa è storia. Negandogli però l’arringa celebrativa dell’evento. Colpa del rancio? E con Francesco, alpino del Susa, nipote di Nelson Cenci, reduce di Russia e medaglia d’argento al Vestone, in prima fila. Con il cappello del nonno in testa. E questa è poesia!


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.