Anticristo e poi l'ultimo eletto

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Nella insolita storia della mia vita, Papa, papà e figli sembrano un tutt’uno, legati evidentemente, nelle date, a segnali chiarissimi di un’assoluta relazione tra la vita e la morte. Vi spiego perché: mia madre è nata il 29 giugno, lo stesso giorno dell’anno in cui i Santissimi Pietro e Paolo erano stati martirizzati. Io sono nato il 25 gennaio, in cui ricorre la Conversione dello stesso San Paolo al Cristianesimo, per avere incontrato Cristo in Croce. Mio padre incontra la sua (assieme a mia madre) all’arrivo del Papa, e accade nell’83, inverso del 38 in cui io sono nato. Gesù e la Madonna mi avevano voluto incontrare, al 29 di quella via Colletta (di me che costruivo al Colletto del mio Ortonovo tra gli ulivi, nell’Orto del Saccomani invece che del Getsemani, quanto apparteneva a Sion, monte Santo, colletto Santo di Dio). Simboli, simboli, di nomi, di cifre, che puntavano come a farmi riconoscere in che modi la Provvidenza di Dio avesse accettato che io fossi messo davvero nei panni di Cristo, in una nuova Sion, in un Nuovo Orto degli ulivi, in un nuovo Getsemani e nell’imminenza di un nuovo Calvario che stavo anch’io per patire. Tutte queste concomitanze dovevano portare me a riconoscermi come il nuovo Paolo, in una storia ciclica e ricorrente, secondo la quale sarebbe toccato, a me, di essere sacrificato (come mio padre), ma assieme anche a quel Papa Giovanni Paolo II cui la sua morte era stata agganciata. Io e il Papa Woitila saremmo morti – ed è solo Oracolo del Signore – in quel modo, il 25 maggio 2.004. Il Santo Padre in anima e corpo, io, invece, sdoppiato: in un Gesù in Comunione con me (morto assieme al Papa), e nel personaggio tutto umano di un uomo da nulla (un Paulus, che sarebbe morto 15 giorni dopo, il 9 giugno). Laddove il 5 del mese di maggio (di una morte condivisa) aggiunto ai 15 giorni correnti dal 25 fino al 9 giugno successivo, ed aggiunti a quel 9 stesso, avrebbero combinato insieme una morte complessiva, come quel 5+15+9 che portava al 29 giugno, al martirio dei SS. Pietro e Paolo, a quel complesso vincente che aveva dato origine a mia madre Mariannina, nata il 29 giugno come chi impersonasse le origini e la forza stessa della Chiesa Cattolica. Come un uomo ridotto veramente ad essere, per 15 giorni, quell’uomo da nulla che sarei, senza Cristo (un aborto), io sarei morto il giorno 9 (come l’anno 9 in cui nacque mia madre), del mese 6, quello stesso giugno in cui nacque lei. Io pure collegato a lei da quella eterna questione, di vita e di morte, che fin da piccolo avrebbe portato alla mia fine, per il suo essersi appropriata di me, se lei, Baratta, non mi avesse barattato con la simbolica figlia di un Faraone celeste! Io dovevo capire di essere un salvatore, l’ultimo, salvato io pure dalle acque come un Mosè. Entrambi messi in crisi dal controllo delle nascite, da


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