Artists for Amnesty

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La continua violenza alla quale le donne sono soggette, la dice lunga su quanto certi meccanismi di potere mantengano inalterati certi squilibri a favore delle classi sociali, dei generi sessuali, delle nazioni e dei poteri dominanti. È innegabile, che ci sono stati indubbi miglioramenti nella condizione femminile, specie nei paesi industrializzati, ma queste conquiste non rappresentano un dato di fatto, un diritto acquisito ad Aeternum. L’abuso nei confronti dei più deboli, è una pratica costantemente in agguato e le donne, soprattutto quelle più povere e meno colte, sono tuttora quelle più esposte. Saranno le donne a fare la pace? Dice David Grossman nel suo libro “A un cerbiatto somiglia il mio amore”. Noi non possiamo che augurarcelo, ma per fare la pace le donne devono abbracciare la via della disobbedienza nei confronti di un sistema politico promotore di valori eterni, iniziando a riiutare il linguaggio astratto ed ideale per calarsi in una dimensione maggiormente corporea ed emozionale, ripristinando e valorizzando le sue naturali capacità di empatia. La ricerca della pace è soprattutto un ainamento di sensibilità, solo grazie ad essa infatti possiamo renderci conto di quanto la conoscenza abbia bisogno di minare l’ignoranza; la compassione di dissolvere l’intolleranza; l’attivismo coordinato di sostituire l’accettazione passiva e la disperazione; il dialogo di sostituire la sterile recriminazione; la giustizia innovativa di prendere il posto della vendetta; la moralità di sostituire le aride speculazioni del commercio e degli afari; ed il riconoscimento della universalità dei diritti umani di divenire una piattaforma comune imprescindibile ed inalienabile. Antonella Iurilli Duhamel

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