Cosa leggi quest’estate?

COSA LEGGI Q U E S T ’ E S TAT E ?

I consigli dall’universo Altri Animali 2019

ALTRI ANIMALI www.altrianimali.it Caporedattori: Marco De Laurentis, Emanuele Martino, Roberta Sofia Collaboratori fissi: Stefano Friani, Roberto Galofaro, Giulia Martinez, Giuseppe Putignano, Giorgia Sallusti Silvia Seminara Editor: Leonardo Ducros, Giulia Priore Visual Design: Florinda Giannino

Illustrazione di copertina: Š Maria Nora Arnone

INDICE Editoriale 05 01. Eva Allione 02. Federica Antonacci 03. Giorgia Antonelli 04. Martino Baldi 05. Silvia Bellucci 06. Angelo Biasella 07. Giorgio Biferali 08. Gianluigi Bodi 09. Isabella Borghese 10. Andrea Cafarella 11. Edoardo Caizzi 12. Simone Caltabellota 13. Francesca Ceci 14. Alberto Cristofori 15. Marco De Laurentis 16. Francesca De Lena 17. Pietro De Vivo 18. Pier Paolo Di Mino 19. Leonardo Ducros 20. Nicola Erba 21. Carla Fiorentino 22. Stefano Friani 23. Luciano Funetta 24. Roberto Galofaro 25. Ilaria Gaspari 26. Federica Gavioli 27. Florinda Giannino 28. George F. Kaplan 29. Gianluca Liguori 30. Michele Orti Manara 31. Marco Marrucci 32. Giulia Martinez 33. Emanuele Martino 34. Alessandro Melia 35 Claudia Mencaroni 36. Matteo Miavaldi 37. Rossella Milone

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43

38. Alessandra Minervini 39. Cosimo Monari 40. Leonardo Neri 41. Luca Pantarotto 42. Fabrizio Patriarca 43. Marco Patrone 44. Marco Peano 45. Simone Pieranni 46. Stefano Pirone 47. Donato Porcarelli 48. Giulia Priore 49. Giuseppe Putignano 50. Alessandro Raveggi 51. Emanuele Rosso 52. Giorgia Sallusti 53. Vanni Santoni 54. Silvia Seminara 55. Luca Serafini 56. Antonio Sunseri 57. Roberta Sofia 58. Melissa Panarello 59. Sara Panzavolta 60. Federica Principi 61. Raffaele Riba 62. Leonardo Taiuti 63. Matteo Trevisani 64. Giorgio Vasta 65. Giulia Zavagna 66. Giuseppe Zucco

44 45 46 47 48 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 73 74

In piena estate torbida e reazionaria, tra mandati zero e conservatorismi à la page, gli addetti all’editoria tornano ad affilare armi e penne, pronti a scatenare l’inferno con consigli, suggerimenti, frecciate, strizzatine d’occhio, gelati angurie e rovesciate fuori luogo, ché a infastidir il vicino di lettino ci metti poco, quel tanto che basta per rovinargli la giornata. Ed è questo che vogliamo: rovinarti l’estate. Fa caldo, sudi, ti lamenti. E allora ecco una bella lista di libri che ti condurranno dritto dritto al piacere della lettura, dalla narrativa al saggio, dal giornalismo al classico letterario, non sia mai la smettessi di portarti in spiaggia cotanti sandali targati Billabong e virassi invece per un fresco, scabroso libro. Vale anche per il montanaro: inutile nasconderti tra stambecchi e foreste vergini.

Altri Animali ti cercherà e ti troverà.

01.

EVA ALLIONE Quest’estate, se ci riesco, leggerò La quarta parete di Sorj Chalandon (Keller editore, traduzione di Silvia Turato), perché ha una copertina che rinfresca e mi fa sentire altrove, e perché parla di cose di cui non so nulla; Il pastore d’Islanda di Gunnar Gunnarsson (Iperborea, traduzione di Maria Valeria D’Avino), perché è troppo tempo che aspetta e magari leggere di un Natale fra le nevi mi aiuterà a dimenticare l’afa; Storiette e Storiette tascabili di Luigi Malerba (Quodlibet), perché è un’edizione leggera e morbidissima, perfetta da portare in piscina; e finirò, dopo non so quanti anni perché (mea culpa) lo scordai, l’affascinante Muro di casse di Vanni Santoni.

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02.

FEDERICA ANTONACCI Il mio consiglio è un libro che ha l’estate nel titolo e non solo: La fine dell’estate di Serena Patrignanelli (NN editore) è la storia di un’amicizia fra due undicenni nello sfondo di una città e di una guerra indefinite. Mentre tutto scompare, mentre gli adulti si dissolvono, Pietro e Augusto insieme ai loro amici fanno ciò che i grandi non hanno potuto o saputo fare: trovare un modo per cavarsela e per continuare a essere comunità, sfidando il disfacimento che li circonda, imparando i sentimenti, costruendo identità e distanze, divenendo a loro volta adulti. Buona estate (e buona fine dell’estate).

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03.

GIORGIA ANTONELLI Mi piace pensare alle letture estive come uno di quei viaggi non programmati, in cui si prenota solo il volo e la prima notte, e poi si lascia fare al caso, all’istinto e al destino, muniti solo di una vaga idea di itinerario. La mia stanza prenotata è fatta da Un amore senza fine di Scott Spencer e Scrivi sempre a mezzanotte il carteggio tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West, che sto leggendo ora, quindi sarà la volta di Tutti i racconti di Kurt Vonnegut, Giù la piazza non c’è nessuno di Dolores Prato, Il dono di Nabokov, Lune di miele di Chuck Kinder e, dulcis in fundo, C’era una volta gli Americani della mia Gertrude Stein.

Mi piacerebbe anche fare un Viaggio a Echo Spring con Olivia Laing e una capatina nelle atmosfere di Sonecka insieme a Marina Cvetaeva, ma poi chissà se saranno proprio questi i libri che leggerò: l’estate è fatta per rivoluzionare tutto, e fino al 20 settembre ogni cosa può accadere.

E cosa c’è di più bello di questa infinita possibilità?

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04.

MARTINO BALDI Questa estate vorrei concedermi qualche deviazione rispetto alle letture di narrativa. Poiché mi sono innamorato dell’epica degli ultimi di Marco Pastonesi, ospitandolo a un nostro festival, leggerò almeno il suo ultimo libro ciclistico Spingi me sennò bestemmio. Storie di ultimi: maglie nere, lanterne rosse e fanalini di coda. Dalla lettura di Trieste selvatica di Luigi Nacci mi proviene invece la voglia di approfondire le storie di guerra sul Carso: leggerò La guerra bianca di Mark Thompson. Recuperi narrativi: Hitler di Genna e I fratelli Michelangelo di Vanni Santoni.

Infine ossigenazione cerebrale con un Jankélévitch: forse L’avventura, la noia, la serietà, se resisterò alla tentazione di rileggere Il non-so-che e il quasi-niente.

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05.

SILVIA BELLUCCI In un angolino dello studio si è creata una pila di libri che ho accatastato a suon di “questo lo porto in ferie”, qui – consigliati da amici, librai e amici librai – si trovano: Persone normali di Sally Rooney consigliato da Salvatore D’Alessio; Sovietistan di Erika Fatland di cui ho parlato con Chiara Calò, Cat person di Kristen Roupenian spinto da Martina Moretti; Non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano di Eleonora Antonioni e Francesca Ruggiero consigliatomi da Francesca Bianchi.

Vorrei finire la trilogia Berlin di Lutes e leggere Uno scià alla corte d’Europa di Kader Abdolah. Troppi per due settimane di ferie? Continuerò al rientro.

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06.

ANGELO BIASELLA L’estate, in genere, è il periodo in cui riesco meglio a fare scouting. Quindi, armato del mio anziano Kindle, sotto il sole che mi stupra il cervello e, verosimilmente, senza capirci un cazzo, leggo soprattutto manoscritti. Il 2018, però, con la Neo è andato bene. Indi, mi premierò dandomi il permesso di leggere due romanzi che esulano dalla materia prettamente lavorativa. Leggerò — anzi, finirò di leggere — La straniera di Claudia Durastanti, colpevolmente adagiato sul comodino da tre mesi a ’sta parte. L’autrice ha un’esattezza stilistica che mi fa ululare di approvazione (leggerei con interesse anche la sua lista della spesa). In più, le storie hanno un tiro pazzesco e divorerei i suoi libri in una notte, se non soffrissi di narcolessia congenita. Poi, cercherò di leggere Anima di Wajdi Mouawad perché me l’ha consigliato un futuro letterato italiano con cui condivido gusti e percorso. Ha detto: «Angelo, trattasi di folle viaggio nei recessi dell’animo umano, e a narrare le vicende del protagonista sono gli animali che, man mano, capitano sul suo cammino». Potrei mai vietarmelo?

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07.

GIORGIO BIFERALI Un romanzo familiare, I fratelli Michelangelo (Mondadori), a tutto mondo, destinato a rimanere nel tempo. In seicento pagine, si alternano con leggerezza e profondità i respiri, le battute, le vite, i destini di quattro fratelli che vengono invitati un giorno allo stesso appuntamento, dalla stessa persona, il loro padre, Antonio Michelangelo. Enrico, Louis, Cristiana, Rudra, che hanno in comune un cognome un po’ troppo ingombrante, come direbbe l’autore, sono i “veri giusti”, perché che si trovino a Bali, Londra, Parigi, Berlino, Roma, non smettono mai di cercare la propria identità e il proprio posto nel mondo.

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08.

GIANLUIGI BODI C’è davvero tanta letteratura lì fuori e l’estate dovrebbe durare abbastanza per permettermi di leggere tutto quello che mi pare. Siccome il tempo è un tiranno e, appena ti volti, è già autunno temo di dover limitare le mie scelte.

Inizio da Un sottile, selvaggio suono mercuriale di Daryl Sanders sulla genesi di Blonde on Blonde di Dylan (Jimenez Edizioni). Poi passerò a Jesmyn Ward e il suo Canta, spirito, canta (NNeditore) e infine me ne uscirò da sotto l’ombrellone tenendo in mano Christine la macchina infernale di Stephen King (Sperling & Kupfer) perché King è l’estate con la E maiuscola.

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09.

ISABELLA BORGHESE Potessi farlo e potendomi creare le condizioni adatte, da aprile a fine ottobre, persino la mia postazione di lavoro non sarebbe che al mare, intendo esattamente sulla spiaggia, al posto dei bagnini; spesso, infatti, chi lavora tra e con i libri, lo fa con quella passione e quella spinta e volontà assoluta di salvare l’editoria, i libri, questa filiera di cui facciamo parte come fosse una missione. In primavera, d’estate e in autunno per me esisterebbe solo il mare. Come ha detto J. C. Izzo, Quando non si ha niente, avere il mare – il mediterraneo – è molto. Come un tozzo di pane per chi ha fame. Quest’anno luglio mi vedrà, nei suoi ultimi giorni, in Sicilia. A Ortigia. Ho difficoltà a decidere i libri che mi faranno compagnia questa estate; il mio comodino durante l’anno si riempie di quelli che vorrei leggere per me, eppure non riesco molto, causa letture di lavoro, che in inverno sono le mie priorità. Devo dunque fare una selezione accurata, non escludo cambiamenti in corsa, per motivi tra i più disparati (o disperati, fa lo stesso). In linea di massima al momento c’è una selezione già pronta: Ho paura Torero di Lembel, mi è stato consigliato dalla mia editor e proprio ieri ho iniziato a odorare le sue pagine. Lo scorso anno ho iniziato a conoscere e ad amare profondamente la nostalgia e la disperazione dei giapponesi e vorrei dedicarmi a Morbose fantasie di Tanizaki. Quando mi allontano da Roma mi piace avere con me un libro che mi parli sempre di “Lei”, Passeggiate romane di Stendhal. Ma avrò di certo voglia di conoscere il libro di Floriana Bulfon, Casamonica. La storia segreta. Spesso d’estate mi dedico alla rilettura di un libro, Disobbedienza civile di H.D. Thoreau, è il più adatto e il più attuale (e proprio in questo momento politico vorrei poterlo consigliare e tutti quelli che ancora non lo hanno letto). Se mi avanzasse del tempo felice per leggere, io che resto sempre indietro, afferrerò dal mio comodino anche Memorie di ragazza e Mio fratello.

Mi sento sempre bene tra le pagine della Ernaux e della Kincaid. A Roma, in casa – ovunque invece io sia.

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10.

ANDREA CAFARELLA Per il secondo anno partecipo a questa rassegna, e devo dire che è molto interessante rivedere i propositi dell’Estate passata. Molti dei libri che avrei voluto leggere sono finiti in fondo a una pila di non letti. Hanno cambiato casa, posizione, hanno preso polvere e sono ripassati tra le mie mani. E forse non finiranno nemmeno tra i miei desideri delverano che mi aspetta. Vorrei andare a Madrid leggendo Unamuno e l’Unamuno di María Zambrano. Vorrei finire Le galanti di Filippo Tuena, che sto centellinando come una pozione magica. Credo che ai Quaderni di Cioran succederanno i Pensieri diversi di Wittgeinstein e a La nube della non conoscenza potrebbe seguire il Taccuino di Krishnamurti. Vorrei che i miei due libri principali dell’estate, però, fossero – uno di seguito all’altro: Magia di William Butler Yeats e Come cambiare la tua mente di Michael Pollan.

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11.

EDOARDO CAIZZI Letture da remoto per l’estate 2019: l’attesa è finita, con un bel panama d’ordinanza, tutti pronti per gustare il capitolo finale della narco trilogia del maestro Don Winslow, Il confine per Einaudi Stile libero. Per chi può viaggiare solo leggendo si prosegue con I vagabondi di Olga Tokarczuk (Bompiani), un giro infinito negli angoli del mondo. Di ben altri viaggi racconta Michael Pollan in Come cambiare la tua mente, la svolta lisergica di Adelphi per esperti di funghi e non solo.

Per qualche brivido di inquietudine lungo la via Emilia, tratto da una storia vera, Veleno di Pablo Trincia (Einaudi Stile Libero), un caso tornato diabolicamente di attualità.

E per i più bulimici, se vi rimane ancora un po’ di spazio, la monumentale e definitiva biografia Muhammad Ali, la vita di Jonathan Eig, nella magistrale traduzione di Lorenzo Vetta per 66thand2nd. Visti i tempi cupi, ci tocca ribadire ancora una volta a muso duro: «Io sono Cassius Clay».

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12.

SIMONE CALTABELLOTA “Assoluta asciuttezza di linguaggio e sempre qualche parola in meno anziché in più”: basterebbe questa massima, tratta dal bellissimo diario Roma amara e dolce per assicurare a Ercole Patti affetto e stima perpetui, e ricognizione assoluta. Così non è nel povero canone della letteratura italiana del Novecento, ma almeno la pubblicazione delle circa tremila pagine di Tutte le opere (La Nave di Teseo, cura di Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla) non permette più scuse a chi finora ha continuato vergognosamente a ignorarlo. Romanzi come Un amore a Roma e racconti quali quelli di Quartieri alti sono tra i vertici della narrativa italiana di ieri e di oggi. Leggetelo, Ercole Patti, da qualsiasi parte inizierete, godrete. Molto.

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13.

FRANCESCA CECI Come in una riscrittura della favola La cicala e la formica, durante l’estate tirerò fuori dal letargo i libri messi da parte durante l’inverno, quelli raccolti durante i viaggi o scoperti grazie ad alcuni incontri letterari, scelti dopo aver sentito la voce dell’autore e rimasti in bilico in pile instabili.

Tra loro c’è Fuenzalida di Nona Fernàndez (Gran Vía), incontrata al Festival Encuentro di Perugia mentre raccontava di ricordi e bolle di sapone. Ci sono I cento pozzi di Salaga (Marcos y Marcos) che Ayesha Harruna Attah ha portato con sé dal Ghana dell’Ottocento fino alla Basilica romana di Massenzio. E poi c’è Di perle e cicatrici (Edicola ediciones) con le brevi cronache di Pedro Lemebel che nonostante non abbia più voce continua a farsi sentire da dovunque sia oggi.

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14.

ALBERTO CRISTOFORI Nel mio computer c’è un file che si chiama «da leggere».

Contiene centinaia di autori e titoli. Malgrado io legga in continuazione, continua ad allungarsi: il consiglio di un’amica, la curiosità per un titolo, l’improvviso ricordo di classico che avevo dimenticato di mettere in elenco...

Quasi sicuramente sarà il destino anche di questo elenco di propositi per le prossime settimane: 1. Akutagawa Ryunosuke, Lucifero e altri racconti, Lindau 2. Chiara Frugoni, Uomini e animali nel Medioevo, Il Mulino 3. Mahi Binebine, Il grande salto, Rizzoli 4. Rutilio Namaziano, Il ritorno, Einaudi 5. Olga Tokarczuk, I vagabondi, Bompiani 6. Silvio Raffo, Muse del disincanto. Poesia italiana del Novecento, Castelvecchi 7. Paolo Volponi, I racconti, Einaudi 8. Wu Ch’êng-ên, Lo Scimmiotto, Adelphi 9. Karl Jaspers, La questione della colpa: sulla responsabilità politica della Germania, Cortina 10. Alarico Cassé, Il Topo Chuchundra, Elliot Più Giorgio Fontana, tutto quello che non ho ancora letto di lui.

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15.

MARCO DE LAURENTIS Il libro dell’estate l’ho letto una settimana fa, L’ultimo scalo del Tramp Steamer, un piccolo capolavoro, di Álvaro Mutis. Credo proprio che approfondirò quanto prima le altre opere dello scrittore colombiano.

Nella mia wishlist: A Sud e a Ovest di Joan Didion, uscito adesso per Il Saggiatore, Il Levante di Mircea Cartarescu, Respiro di Ted Chiang, 533 Il libro dei giorni di Nooteboom, L’assassino timido di Clara Usón, Acqua di mare di Simmons, Due delitti di Ibargüengoitia(ripubblicato adesso da La Nuova Frontiera) e Sussurro del mondo di Powers (bastano?). Per le mete esotiche consiglio sempre i libri di Lawrence Osborne, Bangkok in primis. Se invece volete rimanere nel Mediterraneo, La vedova incinta di Amis è la scelta giusta.

Capitolo graphic novel: come direbbe Arbasino, una giovane promessa come Due attese di Lacavalla, e un venerato maestro, ovvero l’ultimo di Igort, Kokoro. Berlin di Jason Lutes come jolly.

Per stare con l’attualità, un libro uscito qualche tempo fa che anticipava le cronache odierne: I demoni di Salvini del giornalista Claudio Gatti.

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16.

FRANCESCA DE LENA Da quando ho deciso di impegnarmi per non perdere il piacere di leggere («Quest’estate leggerò solo quello che voglio! Basta il lavoro sui libri!») ho scoperto di non riuscire a rinunciare all’osservazione del testo e a fare a meno del metodo interrogativo (“cosa mi dice la prima parola? E la seconda? E come lo presentano? E la copertina?): finisce che i miei consigli suonano poco passionali. Tant’è.

Leggerò e consiglio di leggere: • Io, lei, Manhattan di Adam Gopnik (traduzione di Isabella C. Blum, Guanda). Mi ha convinta a poche pagine dall’inizio, qui: «Quarant’anni è il tempo di gestazione naturale della nostalgia, l’intervallo necessario perché un periodo del passato diventi un tempo perduto e, a volte, un’età aurea. La spiegazione è semplice […]» segue una spiegazione bellissima.

• Petali e altri racconti scomodi di Guadalupe Nettel (traduzione di Federica Niola, La nuova frontiera). Primo racconto affascinante perché ha un ottimo dosaggio corpo/concetto. Il terzo meno, perché sfocia in un surreale-bizzarro-romantico che non è più quello che cerco, ma resta ottimamente scritto.

• Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh (traduzione di Gioa Guerzoni, Feltrinelli). Letta fin qui neanche una parola, mi aspetto che non mi piaccia la scrittura e di trovarlo un inganno, ma non riesco a frenare la curiosità sul tentativo della protagonista di dormire per un anno. Sarà volontà di immedesimazione la fregatura più grande della letteratura, direbbe Nabokov.

• Musulmani di tutto il mondo, unitevi! La sinistra di fronte all’islam di Jean Birnbaum, traduzione di Julie Sciardis, Leg. Potrebbe avere un sapore un po’ fascio, ma in quarta giurano che l’autore sia progressista e io ho un grosso-grosso problema con le religioni quindi chi le critica ottiene la mia attenzione.

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17.

PIETRO DE VIVO Iniziamo con La legge del mare di Annalisa Camilli (Rizzoli, 2019), saggio che smonta le retoriche tossiche che da troppo tempo sono vomitate contro chi salva la vita di chi viaggia in mare in cerca di un futuro migliore o in fuga da un presente peggiore.

Motivazioni diverse tra loro spingono a rischiare tutto e abbandonare i propri luoghi di origine. Dimmi come va a finire di Valeria Luiselli (La nuova frontiera, 2017) dà la parola ai minorenni fermati alla frontiera degli Stati Uniti e in cerca di un permesso di soggiorno, ricordandoci attraverso la loro voce che dietro i numeri ci sono delle persone.

Anche la scelta del luogo di arrivo dipende da vari fattori. Spesso chi proviene da ex colonie si dirige verso i vecchi paesi colonizzatori per via dei legami creati dagli eventi storici. Invece tendiamo a rimuovere una delle ragioni per cui molti eritrei, etiopi, somali e libici vengono in Italia: sono stati nostri colonizzati. Vicende espunte dalla coscienza nazionale italiana ma che hanno lasciato tracce nelle nostre città. Igiaba Scego, in Roma negata (Ediesse, 2014, foto di Rino Bianchi) racconta i luoghi della capitale infestati dagli spettri del passato coloniale.

Anche Cronache dalla polvere del collettivo Zoya Barontini (Bompiani, 2019) affronta il rimosso coloniale raccontando la sanguinaria occupazione italiana in Etiopia e la resistenza degli arbegnuoc attraverso un intreccio continuo di storie e personaggi.

Infine La macchina del vento di Wu Ming 1 (Einaudi, 2019). Ricostruzione storica e invenzione narrativa, macchine del tempo e divinità greche, si intrecciano per raccontare vita e resistenza dei confinati a Ventotene durante il fascismo, mostrando che per uscire da queste secche bisogna lavorare insieme. Perché «non siamo all’ergastolo in isolamento, non devi stare sempre solo. Fai qualcosa insieme agli altri. Stando da soli si fa un favore ai fascisti».

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18.

PIER PAOLO DI MINO Questa estate rifletterò intensamente sulla questione politica, parola con la quale si intende la gestione della nostra realtà. Quindi, penso che rileggerò due libri. Il primo è Sogni, illusioni e altre realtà di Wendy Doniger. Questo libro indaga vanitosamente su cosa sia la realtà quando si lasciano i luoghi rassicuranti del senso comune, e, oggi, la sua lettura è particolarmente interessante dal momento che il nostro senso comune non ha più nulla di rassicurante, e la nostra realtà è un (brutto) sogno dentro un (brutto) sogno. Il secondo è Etymologiarum sive Originum libri XX di Isidoro di Siviglia. La tesi del libro è che una realtà è possibile solo quando i suoi oggetti siano connessi a parole vivificate da una sintassi significante: un popolo, afferma Isidoro, può sopravvivere solo per mezzo della sua capacità di nominare e quindi organizzare la realtà.

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19.

LEONARDO DUCROS Ora che si sta abbassando il polverone delle recensioni sensazionalistiche ho deciso di leggere i due romanzi di Sally Rooney e confrontarli con le aspettative. Rileggerò L’arte di correre di Murakami (Haruki), perché sono stato convinto – non ho ancora capito come – a iscrivermi a una maratona e ho bisogno di motivarmi o finisce che non la finisco. Leggerò anche Il viaggio di un cuoco di Anthony Bourdain, personaggio che incarna due cose che amo: la cucina e il suicidio. Poi passerò ai Fatti inquietanti di Wilcock, e se trovo il tempo proverò a finire una serie di raccolte che ho iniziato negli ultimi mesi, dando la priorità a: Il punto di David Means, A casa quando è buio di James Purdy, La felicità è come l’acqua di Chinelo Okparanta e Intuizioni di Alexandra Kleeman.

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20.

NICOLA ERBA Aspromonte terra di grandi scrittori: ieri Corrado Alvaro e Leonida Repaci, oggi Gioacchino Criaco con le sue Anime nere. Aggiungo Mimmo Gangemi, ingegnere della scrittura. Dopo il sontuoso La signora di Ellis Island e il successo del ciclo de Il giudice meschino, Gangemi torna con Marzo per gli agnelli (Piemme), un noir che avvicina la Calabria alla Sicilia di Sciascia, dove l’apparenza inganna. Sempre.

Luca Pisapia, già biografo del Rombo di Tuono, Gigi Riva, si ripropone con Uccidi Paul Breitner (Alegre), un’opera ibrida, fra lo storytelling a tema sportivo e l’inchiesta fantapolitica sul calcio marcio, tema tristemente attuale col «caso Platini». È scomparso da poco Nello Governato, ex calciatore, ex Ds della Lazio di Cragnotti e stimato scrittore di sport con Un caso da gol con Giampaolo Ormezzano nel 1976, e Gioco Sporco, nel 2004, proprio due anni prima di «Calciopoli». Luca Pisapia irrompe a gamba tesa nel sottobosco di noi calciofili critici.

Terza scelta è il Premio Strega europeo 2019, Fratelli d’Anima di David Diop, edito da Neri Pozza, una delle case editrici che più prediligo. David Diop, nato a Parigi ma cresciuto in Senegal, riporta a galla la vicenda rimossa dei 130mila «tiratori senegalesi», arruolati nell’esercito francese per combattere in Europa, durante la Prima Guerra Mondiale. Persone, cancellate dalla storia, che dalle campagne africane, finirono sbattute in una guerra industriale micidiale.

Chiudo con un libro edito ancora da Neri Pozza. L’autore è Emilio Jona, classe 1927, avvocato, scrittore, poeta, firma autorevole di ricerche sulla storia popolare e esperto di cultura ebraica, oltre che raffinato romanziere. L’ultimo suo lavoro, Il fregio della vita, una storia d’amore che ci riporta al dramma vissuto dall’Austria negli anni ’30, il tramonto di un’era, le scintille del nazismo che, divenute fiamme, avrebbero poi incendiato l’Europa. Consiglio di leggerlo in coppia con Il morto del bunker di Martin Pollack, ristampato dalla Keller.

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21.

CARLA FIORENTINO Quel che si vede da qui di Mariana Leky, Keller editore.

Quando Selma sogna un Okapi, tutti nel paese sanno che qualcuno morirà, ma non sanno chi e l’ansia si scatena. Così inizia il racconto lieve e sorprendente delle avventure di Louise e di sua nonna Selma e dell’ottico che la ama da una vita ma non ha il coraggio di rivelarlo, di Elzbet che cura i malesseri con le sue pozioni, e di Alaska, il cane terapeutico che il padre di Luise ha preso, sotto consiglio del suo psicologo, prima di sparire per girare il mondo. Un libro inusuale, capace di farci ridere e piangere nella stessa pagina e di portarci in un mondo delicato, dove l’amore tiene legate le persone più diverse, in un concetto di famiglia allargata così moderno e perfetto da sembrare surreale.

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22.

STEFANO FRIANI Non c’è tirannide più inflessibile di quella autoesercitata, così per non farmi mancare nulla, anche quest’anno mi sono imbarcato nell’impresa di leggere quante più cose possibili mi capitassero a tiro del paese che visiterò quest’estate. Nella fattispecie, sono cose turche, letteralmente. Finiti l’incasinato L’impronta di Hasan Ali Toptas, l’immancabile Istanbul di Pamuk, La madonna col cappotto di pelliccia di Sabahattin Ali (che non mantiene buone promesse) e la caper story vecchia maniera Topkapi di Eric Ambler, mi appresto a addentare i più voluminosi Ancóra di Hakan Gunday, Ada d’ambra di Buket Uzuner, L’albero dei giannizzeri di Jason Goodwin, La città ai confini del cielo di Elif Shafak, e soprattutto L’istituto per la regolazione degli orologi di Tanpinar che mi cullo da qualche anno nella sezione della libreria riservata alle Letture Einaudi.

Il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà diceva il filosofo più citato da Fusaro, Žižek e Marine Le Pen, ma adesso che guardo la pila che si va ammonticchiando sul comodino mi sento di preferire la variante craxiana del motto, orbato della prima parte.

28

23.

LUCIANO FUNETTA Non so cosa leggerò, non lo so davvero. Vorrei solo starmene mezzo sdraiato su un balcone affacciato su Roma rabbiosa e liquefatta a bere tè freddo, rum e foglie di menta. Ieri sono tornato a casa con l’asfalto di via Casilina incollato alle scarpe. Quasi ogni mattina una zingara di duecento anni entra in negozio, mi scrocca una sigaretta e poi mi fa il trucco della mano sinistra. Mi rassicura avere dalla mia parte una truffatrice, una maga, così faccio finta di cascarci pressoché tutte le volte, e la vecchia se ne torna a trascinare il suo carrello nella calura con in tasca cinquanta cents ben guadagnati. Ci sono libri che mi attirano come una falsa profezia: tra gli ultimi usciti Besprizornye di Mecacci e Nuova era oscura di Bridle, oppure un bel po’ di roba a tema Sarajevo che è entrata in casa mia di recente, come per esempio Il centro del mondo di Dzevad Karahasan, che leggerò sicuramente, così come di sicuro passerò qualche ora con La presenza dei gatti di Wolfgang Hilbig, che contiene un racconto che finisce così: «Una volta eliminati i castagni, al posto delle nebbie era entrata la morte», il che mi sembra una ragione più che sufficiente per dedicargli attenzione. Poi qualche vecchio testo sacro a cui è bene ritornare quando l’aria si fa fetida: La trilogia nera di Leo Malet e le poesie di Simone Cattaneo. Roba che dovreste proprio avere a portata di mano nel caso in cui, mettiamo, rimaniate bloccati nell’ascensore di un palazzo vuoto o ad agosto vi tocchi restare soli nel cuore di una città deserta.

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24.

ROBERTO GALOFARO Questa sarà per me l’estate di Oliver Sacks (1933-2015).

Ho appena cominciato L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello e di lì in avanti li leggerò tutti, a rotta di collo, ripercorrendo l’umana avventura dell’autore, insieme scientifica, letteraria e spirituale, in un viaggio sorprendente e illuminante tra i concetti di coscienza, identità, memoria, mente, corpo, fisiologia, neurologia, psicologia e psichiatria: L’occhio della mente, Allucinazioni, Emicrania, Vedere voci, per finire con Risvegli (da cui il film famoso con Robin Williams) e Il fiume della coscienza (che uscì dopo la sua morte). Sono tutti pubblicati da Adelphi, anche in edizione economica.

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25.

ILARIA GASPARI La vita segreta della bambola solitaria è la storia di una scrittrice-fotografa che nascose indizi della sua infelicità in una serie di libri per bambini; Jean Nathan, ottima detective, ha saputo ricostruire la sua incredibile biografia.

La volontà del male di Dan Chaon è un thriller psicologico davvero magnetico, difatti vi consiglierei di assicurarvi di non avere impegni impellenti quando lo iniziate.

Ottima terapia d’urto per gli ipocondriaci (d’estate stiamo peggio) è Nemesi di Philip Roth. Dentro trovate: Newark, afa, poliomelite.

Ti ho sposato per allegria, di Natalia Ginzburg, leggetelo per allegria, per noia, per caldo; non ve ne pentirete.

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FEDERICA GAVIOLI Per me l’estate è quella stagione immaginaria in cui sogno di tuffarmi in un mare caraibico e invece mi ritrovo ad annaspare davanti al computer tra una consegna e l’altra. O al massimo a infilare cautamente i piedi nelle acque grigio marroni dei lidi ferraresi nei momenti di pausa.

E alla fine rimando sempre la vacanza, e perciò molte letture. Ma tornando ai Caraibi, il mio consiglio per l’estate è un classico, anzi, il doppio di un classico: Il grande mare dei sargassi di Jean Rhys, una risposta tagliente a Jane Eyre che sovverte la prospettiva del romanzo di partenza. Rhys sceglie come protagonista una figura marginale nell’opera di Brontë, la prima moglie di Mr Rochester che vive rinchiusa nel sottotetto, e ne racconta l’infanzia e la giovinezza nei Caraibi. Restando invece fedele all’altro mare, tra i programmi di lettura estivi c’è L’Agnese va a morire di Renata Viganò, una storia partigiana nelle valli di Comacchio. Altri due libri che vorrei mettere nella mia valigia inesistente: Barracoon di Zora Neale Hurston e Cosa resta della notte di Ersi Sotiropoulos.

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FLORINDA GIANNINO Il suono dei passi nasconde molte più informazioni di quanto possiamo immaginare di una persona, così come la scelta di un libro può silenziosamente raccontarci qualcosa di più di ciascuno di noi. Adesso inclinate la testa – come si fa in bus, metro, aereo – per dare un’occhiata furtiva al titolo che porterei in viaggio con me.

Atlantide. Viaggio alla ricerca della bellezza di Carlo e Renzo Piano, Feltrinelli, 2019. Lasciati prendere per mano, pronti a salpare sulla Ammiraglio Magnaghi alla ricerca ciascuno della propria Atlantide. Adatto a chi manca il profumo e le ragioni del mare, a chi è alla ricerca della perfezione perduta, a chi è mosso da curiosità progettuali, siano esse città, parole, rapporti o immagini, basta inseguire il mito della bellezza.

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GEORGE F. KAPLAN La scelta delle letture estive dipende molto da quale meta si è scelti per le vacanze. Se hai affittato una casetta dei pescatori nell’isola greca di 2 km quadrati sperduta nel Mediterraneo non puoi permetterti il minimo errore.

Non è il caso delle mie vacanze pugliesi, ma nondimeno partirò equipaggiato per non farmi trovare impreparato, non vorrei aggirarmi sotto il sole cocente in cerca di una bancarella di libri usati. Il numero giusto di libri da portarsi in vacanza è tre, più uno di riserva, quelli che ho scelto sanno già che verranno in vacanza e ne sono molto contenti. Lasciano il comodino, dove hanno soggiornato per quasi un anno e si preparano a vedere il mare.

Il primo, Odio volare. 17 storie turbolente è una raccolta di racconti horror, curata da Stephen King e Bev Vincent, che hanno un particolare filo conduttore: sono tutti ambientati ad alta quota. Il secondo è il romanzo di Lorenza Pieri, Il giardino dei mostri, l’autrice sa intrecciare le storie dei personaggi con la Storia con la S maiuscola in modo unico e appassionante. Il terzo, su suggerimento di mia moglie che è molto più curiosa di me sulle letture, è un classico dimenticato: Il Padrino di Mario Puzo, uscito cinquant’anni fa ma assolutamente da leggere. La riserva sarà l’acquisto dell’ultimo minuto, rimarrà sul comodino un anno e sarà il primo libro delle vacanze 2020.

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GIANLUCA LIGUORI I libri che leggerò in estate? Non voglio dirveli, è materiale di studio per una cosa che sto scrivendo e mantengo riserbo. In alternativa posso consigliarvi, se non lo avete fatto, di leggere innanzitutto Hamburg, l’esordio di Marco Lupo per i tipi de Il Saggiatore, perché l’homo sapiens, questo animale fatto di biologia e finzioni, che non riesce a emanciparsi dal perpetuare orrore, ha due armi per difendersi da se stesso: rappresentazione e memoria. Sempre dal catalogo del Saggiatore non potete perdere Le galanti di Filippo Tuena, che essendo uno dei migliori scrittori italiani contemporanei andrebbe a mio avviso considerato patrimonio della nazione e della nostra lingua. Restando dunque ai nostri grandi autori viventi, leggete anche le nuove opere di Francesco Pecoraro (Lo stradone, Ponte alle grazie) e Tommaso Pincio (Il dono di saper vivere, Einaudi Stile Libero). Visto l’elenco, mi sembra doverosa una menzione per le interviste a Michele Mari e Walter Siti di Carlo Mazza Galanti (Scuola di demoni, minimum fax).

Concludo la mia lista, avendo di fatto già sforato i limiti, con L’ora del mondo (Hacca) di Matteo Meschiari, perché si tratta di un prezioso gioiello di rara finezza.

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MICHELE ORTI MANARA Queste vacanze mi dedicherò a Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay di Michael Chabon, autore di cui non ho ancora mai letto nulla ma da cui mi aspetto molto.

Voglio dire: supereroi, escapologia, cosa volere di più?

Prima di dedicarmici, però, dovrò finire quel libro bellissimo, labirintico e spiazzante che è Little, Big di John Crowley.

Dopo avere iniziato a leggerlo, cercando qualche informazione sull’autore, mi sono imbattuto in questa frase: «There are some people — and I’m one of them — for whom life consists only of passing time between novels

by John Crowley».

L’ha scritta Michael Chabon, e insomma, neanche a farlo apposta, tutto torna.

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MARCO MARRUCCI Lo scorso anno, rispondendo alla mobilitazione di Altri Animali, avevo licenziato il mio vademecum dei buoni propositi con formula dubitativa. Presagivo che le letture non sarebbero state proprio quelle che mi figuravo, e soprattutto che qualche titolo sarebbe rimasto fuori per ragioni di tempo e di mancata attitudine. Dal momento che presagivo bene, addobberò con lo stesso mantello di precarietà anche l’odierna cinquina. Che non mi si accusi di mentire o strafare.

La città e i cani di Mario Vargas Llosa, perché lo avevo menzionato nella classifica 2018 e poi non s’è schiodato dalla libreria.

Ultimo parallelo di Filippo Tuena, dal quale mi aspetto bellezza e refrigerio.

I lanciafiamme di Roberto Arlt, per assicurare una continuazione e un finale alle traversie di Erdosain.

La casa della fame di Dambudzo Marechera, che inaugura la collana delle novelle di Racconti Edizioni e al posto dell’incipit ha uno schiaffo in faccia.

Una teoria della giustizia di John Rawls, per un’estate benedetta dal velo d’ignoranza e dal criterio del maximin.

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GIULIA MARTINEZ Nel mio agosto in Sicilia, aiutata dal vento d’Africa che soffia da quelle parti, vorrei dedicarmi a Barracoon (66thand2nd), pubblicato recentemente ma scritto nel 1931 dall’intensa scrittrice afroamericana Zora Neale Hurston di cui consiglio anche lo splendido volumetto Tre quarti di dollaro dorati (Marsilio). E già che mi trovo su un’isola, vorrei finalmente leggere L’iguana (Adelphi) di Anna Maria Ortese, che racconta di un’isola e di viaggi, di bestie, di uomini. Vorrei poi portare a termine quella Bibbia degli anni ’80 che è Un weekend postmoderno (Bompiani) dell’amato Pier Vittorio Tondelli, in cui l’estate italiana è spesso narrata in tutta la sua splendida decadenza pop.

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EMANUELE MARTINO Vivrò la sciatteria esistenziale tipica del periodo estivo nell’unico posto che conserva in sé ogni sussulto dell’animo umano: Pomezia. Tre i libreschi obiettivi per amarla e onorarla: finire Cronache Mediorientali di Robert Fisk, raccolta dei suoi migliori reportage di guerra; bere dalla sorgente dell’internazionalismo anticapitalista con Poetry from the Future: Why a Global Liberation Movement Is Our Civilisation’s Last Chance di Srecko Horvat, epigone zizekiano tutto roccherroll’ e utopia; infine vorrei esperire almeno una di queste due ossessioni: leggermi ogni cosa di Danil Charms, o uscire randomico per Pomezia Sud – Via della Maggiona, magari da solo, magari a ferragosto, giusto per vedere, giuro solo per vedere cos’è Via della Maggiona.

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ALESSANDRO MELIA Il tempo, la morte, il viaggio. Sono le cose che cerco nei libri (d’altronde cos’altro conta? La letteratura è la vita, e la vita è fatta di questi tre elementi). Poesia, memorie, saggi sono dunque i generi da cui traggo nutrimento. Durante le vacanze leggerò 533. Il libro dei giorni di Cees Noteboom (le opere dello scrittore olandese – grande poeta – sono «fatti» dal tempo, dalla morte e dal viaggio); Il teatro di Sabbath di Philip Roth (è uno dei pochi che mi manca); Viaggio in Portogallo di José Saramago (ad agosto girerò il Portogallo e voglio arrivarci preparato. Ps: l’ho sbirciato, è bellissimo).

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CLAUDIA MENCARONI Quest’anno torno in Grecia.

Tutte le vacanze della mia infanzia le ho trascorse in una di quelle minuscole isole arse ammarate nel Mediterraneo, così pregne di bellezza selvaggia e così simili al mio meridione. E quest’anno ci torno.

Non vedo l’ora. È da giorni (e notti) che poso sul comodino un tomo di poesie di Kavafis (Einaudi 2015), che in dosi omeopatiche mi sta traghettando giù, attraverso lo Ionio, fin nell’Egeo; mi sono poi procurata The passenger Grecia (Iperborea 2019); infine porterò con me, nell’esile bagaglio che un viaggio in barca a vela consente, parole dall’antichità.

Quest’inverno mi sono imbattuta ne La misura eroica di Andrea Marcolongo (Mondadori 2018) e sono stata investita dalla nostalgia per quelle storie che hanno ancora molto da dirci; così tornerò anche lì, prima di tutto ai miei tragici, Eschilo Sofocle ed Euripide, e poi, visto che navigando toccheremo Itaca, azzarderò una lettura a voce alta dell’Odissea con i miei bambini: non è mai troppo presto per esplorare l’umanità che ci è radice e comprendere chi vogliamo essere.

Per il resto, farò scorta di azzurri e profumi.

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MATTEO MIAVALDI The Wet and the Dry: A Drinker’s Journey di Lawrence Osborne percorre i viaggi del noto scrittore e giornalista britannico attraverso paesi e comunità islamiche di mezzo mondo, osservate attraverso la lente dell’alcol.

Dove manca, perché manca, dove trovarlo quando sembra mancare, che persone si incontrano cercando alcol dove sarebbe meglio non farlo. Attorno a questi quesiti Osborne, che è paroliere sopraffino e alcolista dichiarato, muove ragionamenti tra fede ed ebbrezza capendoci poco della prima e molto della seconda. È un libro divertente, provocatorio e un po’ paraculo, con passaggi intimi e personali tragici, ma mai pietosi. Scritto, per quanto mi riguarda, divinamente.

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ROSSELLA MILONE Quando un uomo cade dal cielo è il titolo di una bellissima raccolta di racconti pubblicata da Sem. L’ha scritta Lesley Nneka Arimah, nata in Inghilterra e cresciuta in Nigeria. Freschezza, fascinazione, piglio linguistico e destrezza sono gli aspetti lampanti di questi racconti, che l’autrice sa costruire con uno sguardo del tutto anomalo, e nuovo. Qualcosa che davvero non si era mai letto prima: una specie di punto e a capo che la narratrice crea intorno alla forma breve, scavando negli abissi che il racconto permette, puntando una luce sui suoi angoli più appuntiti e dolorosi. Dodici racconti che raccontano la familiarità della casa, cosa comporta l’essere legati ad altri esseri umani, e come, questi legami, creino differenza di classe, scontri di etnie, producano guerre.

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ALESSANDRA MINERVINI Nei due mesi che considero liberi (o quasi) dalle letture professionali (o quasi), mi aspettano i libri che ho stipato con cura, nei mesi freddi, in attesa di dar loro lo spazio che desidero. Questi sono innanzitutto due regali inattesi e molto graditi: Norwegian wood di Haruki Murakami (Einaudi) e Gli imperdonabili di Cristina Campo (Adelphi); recupererò un cult che mi manca: Cecità di José Saramago (Feltrinelli), infine, darò libero sfogo alla mia passione segreta (manco tanto): le lettere e i diari letterari. In particolare leggerò Diari di Sylvia Plath e due epistolari: Caro Bul di Cristina Campo e Scrivere lettere è sempre pericoloso, la corrispondenza segreta tra Elizabeth Bishop e Robert Lowell (tutti e tre Adelphi).

Infine, anche se l’ho appena iniziato, so già quale sarà per me il libro dell’estate: Maternità di Sheila Heti (Sellerio), l’ho iniziato la scorsa settimana e conto di portarlo a termine lentamente per tutta la bella stagione.

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COSIMO MONARI Tra tutti i libri che ho qua sulla scrivania, l’occhio in modalità estiva mi cade su Piccola antologia in lingua italiana (Quodlibet, 2019). Raffaello Baldini, romagnolo prestato a Milano per la sua intera vita, che qui si distacca dal dialetto ma tinteggia sempre un’umanità dialettale, quotidiana, un po’ persa, come quello che non ricorda chi è Coso, o quell’ansia di chi non riesce a rispondere in tempo al telefono. Problemi che sono cazzate, ma che sotto sotto, dietro alla corsa del quotidiano, rivelano con la loro banalità la sfuggente materia che giace sotto la scorza del mondo. Un bestiario di poetici luloni.

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LEONARDO NERI «Uno zombie si aggira per l’Europa: è la sinistra di destra. [...] Un morto-che-cammina sinistrofago che succhia i cervelli delle persone». Non è il nuovo b-movie a sfondo geopolitico di Rodriguez (idea geniale sarebbe) ma un estratto da La sinistra di destra di Mauro Vanetti pubblicato da Alegre e presto da me divorato.

Cinacittà perché soffro di pincismo e perché il libro non viene più ristampato... qualcosa che ha a che fare col pincismo... anche se purtroppo poi andrà alla Juventus.

Chissà che succederà ora. Diari di bambini e adolescenti italiani durante la seconda guerra mondiale di Michelangelo Ciminale perché potenzialmente era un titolo che non avrei mai letto ma mi sbagliavo potentemente e ora lo voglio finire.

L’avversario di Carrère perché letteratura e cronaca nera tengono a bada la mia voglia di mentire per anni alla mia famiglia fingendo di essere un ricercatore dell’Oms e poi per paura di essere scoperto...

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LUCA PANTAROTTO È davvero incredibile la sfacciataggine con cui ogni anno mi presento qui su Altri animali con la mia bella lista di libri che voglio, sempre voglio, fortissimamente voglio leggere nelle vacanze estive, quando in realtà so benissimo che finirò per non aprirne neanche uno, distratto da altre decine di titoli che avrò accumulato nel frattempo. Chissà come andrà quest’anno, mah, chi può dirlo. In ogni caso, ecco i miei tre: • Sam Millar, I cani di Belfast (traduzione di Marta Milani, Milieu): perché ne ho sentito parlare a una cena in questi termini (cito): «Un romanzo bellissimo, Millar è un pazzo»; • Matt Haig, Vita su un pianeta nervoso (traduzione di Silvia Castoldi, e/o): perché con questa storia della rete stiamo perdendo tutti la brocca ed è interessante leggere cosa ne pensa chi se ne sta accorgendo; • Ling Ma, Febbre (traduzione di Anna Mioni, Codice): perché parla di un sacco di cose belle come il tracollo della civiltà, la zombificazione della società e la fine del mondo come lo conosciamo, cioè tutte cose che una volta si chiamavano «apocalisse» e oggi si chiamano «cronaca».

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FABRIZIO PATRIARCA Ai buoni libri basta una frase, anche stringata, per portarci subito lontano – sentite qui: «La nave per Bali era salpata da Surabaya nel tardo pomeriggio». È l’incipit di Una casa a Bali del canadese Colin McPhee, romanzo del ’44 da leggere in italiano nell’edizione Neri Pozza, e naturalmente la parola più seducente di quel suo incipit è “Surabaya”, che subito ti intrappola in un gorgo di citazioni, da Conrad alla brechtiana Surabaya Johnny musicata da Kurt Weill (1929) alle eruzioni di Krakatoa est di Giava di Bernard Kowalski (Usa, 1969), che rimane un segnacolo nella storia del cinema esotista in primo luogo perché il Krakatoa è a ovest di Giava e per il tema senz’altro leopardiano del 48

vulcano sterminatore. Come lettura estiva può aprirti il classico “momento tropicale” o peggio un “momento Gauguin”: il primo ti spedisce in sogno verso l’India e i Mari del Sud, il secondo ti spedisce fisicamente alle Marchesi dopo averti fatto abbandonare la famiglia. È dunque un buon viatico per la fuga, il libro di McPhee, se non altro perché racconta Bali prima della trasformazione in emporio globale innalzatosi come una cancrena sulle ansie selvaggio-primitiviste e spiritual-marinaresche di scrittori, artisti e viaggiatori degli anni Trenta. Per questo gli accosterei due letture diciamo di sostegno: Un pellegrino ad Angkor di Pierre Loti (1912, uscito in Italia da ObarraO nel 2012). Gauguin a suo tempo scelse Tahiti dopo aver letto Le mariage di Loti: un sogno di giovinezza realizzato, due mesi a Papeete che ricordano, sul versante dell’attrazione per le ragazze locali, il fortunato naufragio di Baudelaire a Mauritius.

Un pellegrino ad Angkor è invece il racconto di come Loti arriva in Cambogia dopo aver visto le immagini del tempio Angkor Wat, da ragazzo, su una rivista coloniale: dunque un «presentimento della propria vita futura» che forse rappresenta al meglio le inquietudini di chi si mette in viaggio per posti così lontani.

L’ultimo volume volume è Taipi di Melville, all’incrocio tra saggistica, diario di viaggio e tensione romanzesca, negli Oscar Mondadori: ambientato a Nuku Hiva, la più grande delle Marchesi, è il libro giusto per avvicinarsi all’umore endogeno della Polinesia, che è spesso marcio, liquescente, deciduo, e già in questo libro del 1846 brilla in maniera sinistra il senso di contraddizione e catastrofe che sta legato al contatto col primitivo. La rotta è comunque gauguiniana, nel senso che si viaggia verso l’Altro per sfuggire a una qualche Disperazione e ciò che si trova dall’altra parte del mondo è immancabilmente la Disperazione dell’Altro. Tre libri che disegnano dei tropici immaginari, invisibili per certi versi, affetti da una malattia che lo sguardo occidentale rileva con sgomento: la Distanza Azzerata, il sogno solido, conseguenze anche nefaste di un desiderio dell’intollerabile.

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MARCO PATRONE Le liste estive sono per me un modo di mettere insieme suggerimenti di lettura e propri personali propositi. Inizio con Il sussurro del mondo (La nave di Teseo) del grande Richard Powers (premio Pulitzer), romanzo lussureggiante che sta cambiando il mio modo di guardare un bosco.

Come «classico» ecco la novella di Ivan Turgenev, Primo amore (Rizzoli) a cui Charles Simmons si è ispirato per il suo Acqua di mare (Sur). Poi i racconti di Inciampi, di Gian Marco Griffi per la collana Sidekar di Arkadia, che mi pare partita benissimo. Infine un saggio-narrativo, Trans-Europe Express (Einaudi) di Owen Hatherley, ovvero l´Europa di oggi raccontata attraverso le proprie capitali.

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MARCO PEANO Ho sempre pensato a Donna Tartt come a quei registi che distillano la propria opera nel tempo: Terrence Malick, ad esempio, prima che la furia di inanellare un film dopo l’altro lo cogliesse. Il piccolo amico lo lessi quando uscì, all’inizio degli anni Duemila; ricordo che di quella storia m’impressionò la capacità di esplorare così a fondo il dolore senza mai lasciare spazio al sentimentalismo. Quel bambolotto malinconico che occhieggiava in copertina mi tenne compagnia per un po’, e quando raggiunsi l’ultima pagina recuperai avido Dio di illusioni – l’esordio della Tartt – in tascabile. La copertina stavolta era tutt’altro che memorabile: la storia me la sono fatta nuovamente raccontare qualche tempo fa da chi lo stava leggendo, anche di quella serbavo poche tracce. A quanto pare è questa, per me, l’estate in cui affronterò finalmente Il cardellino. Sarà un’estate on the road, fra il Portogallo e la Galizia spagnola: con le sue quasi ottocento pagine, Il cardellino mi permetterà di arrivare preparato all’uscita del film (che no, non sarà diretto da Malick). Questa sua copertina squarciata, poi, mi piace vederla come un segno. Il cambiamento accade quando siamo distratti: e cosa distrae più e meglio di una buona lettura?

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SIMONE PIERANNI Conosciamo poco l’Indonesia pur essendo il paese più popoloso al mondo a maggioranza musulmana. Ancora meno sappiamo della sua letteratura, caratterizzata dalla potente capacità di trasfigurare il reale con il fantastico, consentendo così l’irruzione di miti, credenze e racconto popolare nella storia ufficiale. Eka Kurniawan è di sicuro l’autore del momento in Indonesia e con La bellezza è una ferita (Marsilio, 2017) ci regala un classico che attraversa la vita di donne e di un luogo immaginario all’interno delle travagliate vicende storiche indonesiane. Add editore di recente ha invece pubblicato Non è mica la Vergine Maria di Feby Indirani: racconti sarcastici e surreali per raccontare l’ambiguità delle regole di vita islamiche.

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STEFANO PIRONE Quest’anno poco mare, tanta casa. Un vantaggio di ciò è che le 700 pagine di un libro non rappresentano uno svantaggio. Liveblog di Megan Boyle, edito negli Stati Uniti da Tyrant Books, è sempre lì sul comodino, mastodontico nel suo spessore e psichedelico nella sua copertina, a ricordarmi il mio proposito di finirlo entro l’anno. Liveblog è esattamente quello che suggerisce il titolo. Nel 2013, la scrittrice Megan Boyle era profondamente infelice della sua vita e decise di documentarla su un blog online raccontandola nel dettaglio, minuto per minuto. La sua speranza era che, sottoponendo la propria condotta al giudizio del Web, sarebbe stata costretta a comportarsi in maniera più consona alla vita che desiderava. Questo esperimento lungo sei mesi ha quindi acquisito una dimensione cartacea nel 2018. Il risultato sarebbe potuto essere facilmente illeggibile, e invece risulta un’esperienza di lettura illuminante e coinvolgente, facilitata dal talento della scrittrice, con inaspettati sprazzi di poesia.

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DONATO PORCARELLI Ciao ragazzi, quest’estate sarò impegnato.

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GIULIA PRIORE Voglio, quest’estate, portare avanti discorsi che ho percorso durante l’anno, a singhiozzi e che ho lasciato in sospeso per tanti motivi.

Per rievocare l’Ostalgia proverò ad arrivare in fondo a Eravamo dei grandissimi (Keller) di Clemens Meyer, storia di rabbia e violenza a Lipsia subito dopo la caduta del muro, dopo aver letto l’ottima raccolta di racconti Il silenzio dei satelliti (Keller), sempre dell’ipertatuato Meyer.

Per invitare alla traduzione in italiano di Ariana Harwicz, scrittrice argentina contemporanea, leggerò Matate, amor.

Per provare a ritrovare, infine, la febbricitante voce ossessiva che ho assecondato in Memorie dal sottosuolo di Fëdor Dostoevskij, preso in mano per caso ultimamente e che mi mancava, leggerò La mite (Adelphi) o, forse ancora meglio, Il giocatore.

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GIUSEPPE PUTIGNANO L’estate è il momento dei grandi rimossi, perché di regola ci sarebbe tutto il tempo di leggerli, no? E allora tiro fuori dalla libreria Ubik di Philip K. Dick, Le particelle elementari di Michel Houllebecq e, ahimè, Lolita di Vladimir Nabokov. Ecco, solo a scriverne i titoli mi è passata la voglia di leggerli. Un programma più realistico prevede I sette pazzi di Roberto Arlt, La nube purpurea di M.P. Shiel e Jakob Von Gunten di Robert Walser.

Poi un saggio recente che, se qualcuno me lo regalasse, sarebbe Tra le ceneri di questo pianeta di Eugene Thacker. L’unica certezza è che leggerò e rileggerò tutti gli albi mancanti di Sandman di Neil Gaiman. A proposito, qualcuno sa dirmi perché il numero 6 è introvabile?

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ALESSANDRO RAVEGGI Sarà un’estate di letture strane, oblique e riletture di decompressione – visto che però si parla già di caldo assurdo eviterei per un po’ la letteratura distopica. Ancora non ho preparato la lista, ma so che in lista c’è già, a partire da questa settimana, Michael Pollan, Come cambiare la tua mente (Adelphi) assieme a La mente del corvo di Bernd Heinrich, che ho già iniziato (sempre Adelphi). Sicuramente sarà l’estate di Beppe Fenoglio, sia Il Libro di Johnny che Una questione privata (Einaudi). Sempre per rimanere in casa Einaudi, ci sarà Aracoeli di Elsa Morante. Poi penso che passerò a Nabokov, di cui ho ri-divorato Pnin, di lui mi piacerebbe rileggere 2-3 libri. Ancora mi devo però mettere in pari sulle uscite spagnole e in inglese – l’estate è un buon momento per mettere testa ai libri in lingua originale – sebbene abbia già pensato di leggere Mantra di Rodrigo Fresán (però non vale, sei monotono! dirà qualcuno), l’autrice Amy Sackville. Passione degli ultimi tempi, andrò sicuramente alla ricerca di qualche biografia sui generis, proprio come ha fatto la Sackville con Diego Velazquez. Vorrei presto leggere anche Foucault in California, memoir sul filosofo francese che va nella Valle della Morte a provare LSD. Poi ci sarà sicuramente qualche rivista, White Review, Revista Universidad, etc. ideali da portare in spiaggia o nelle profondità di un parco.

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EMANUELE ROSSO Questa per me è l’estate dell’approfondimento «socio-politico». Non le classiche letture sotto l’ombrellone, direi. Sarà che non c’è nessun ombrellone all’orizzonte, e l’estate la passerò chiuso a casa a disegnare.

I tempi sono alquanto plumbei e critici, e sento forte il bisogno di approfondire, per cercare di capire, almeno un po’, dove sta andando il nostro paese, ma anche l’umanità tutta. Ecco quindi un quadrivio di letture di recente pubblicazione, che mi sta accompagnando negli ultimi due mesi: • La democrazia del narcisismo di Giovanni Orsini (Marsilio, 2018); • La guerra di tutti di Raffaele Alberto Ventura (Minimum Fax, 2019); • La buona educazione degli oppressi. Breve storia del decoro di Wolf Bukowski (Alegre, 2019); • Contro l’identità italiana di Christian Raimo (Einaudi, 2019).

Pur nella diversità degli approfondimenti, l’intersezione di argomenti e tendenze è davvero affascinante (o preoccupante, a seconda dei punti di vista).

Bonus track più letteraria e meno politica, per alleggerire l’umore (ma temo non sia garantito): Scuola di demoni. Conversazioni con Michele Mari e Walter Siti (Minimum Fax, 2019).

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GIORGIA SALLUSTI Ci si orienta tra le infinite uscite editoriali come nel futebol arte, gli occhi sulla palla, scartate le fascette, dribblate le torri di bestseller, siete in porta: Elogio della finta (Neri Pozza), un libriccino scritto da Olivier Guez sulle gesta di Garrincha, faccia da galeotto, spalle da lottatore, «gambe sbilenche come virgole storte» e probabilmente il dribblatore più pazzo e geniale mai visto sui campi da calcio. Siete in vantaggio, c’è spazio per un altro goal a chiudere la partita: portatevi da casa la tristezza ricamata nei racconti di Yiyun Li in Ragazzo d’oro, ragazza di smeraldo (NN), perché l’estate, come tutte le cose belle, finisce, e «ogni giorno finisce come un pulcino che si rifiuta di farsi rinfilare nel guscio».

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VANNI SANTONI Direi prima di tutto, quasi ineludibilmente, Come cambiare la tua mente di Michael Pollan (Adelphi), il vero “game-changer” saggistico di quest’anno, che mi ha portato a rileggere, tra gli altri (ecco un altro consiglio), Al paese dei Tarahumara di Antonin Artaud, sempre edito Adelphi. Per una non-fiction più narrativa andrei su Storie della farfalla di William T. Vollmann, che minimum fax ha meritoriamente riportato in libreria, e ci sono poi due libri, usciti entrambi per Ledizioni, firmati da due delle persone più sveglie che abbiamo in Italia, consigliatissimi: il saggio Cortocircuito (come politica, social media e post-ironia ci hanno fottuto il cervello) di Gabriele Ferraresi e l’inclassificabile ibrido – tra storia, giornalismo, fiction e viaggio spaziotemporale – imbastito da Andrea Coccia con I giorni più lunghi del secolo breve.

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SILVIA SEMINARA Ogni estate ha le sue letture.

Per le estati al sole > Viaggio in Portogallo di José Saramago. Meglio con volo d’andata per Lisbona e una macchina a noleggio.

Per le estati all’ombra > Storie di alberi e bonsai di Alejandro Zambra. Che hanno rami delicati.

Per le estati rocciose > Trilogia della città di K. di Agota Kristof. Con una buona protezione contro le scottature.

Io invece, che vado incontro a un’estate romana, mi farò ispirare dai consigli in questa lista e dai libri non letti ma quasi che occhieggiano tra libreria e comodino: Ferito a morte di Raffaele La Capria, Lo stereoscopio dei solitari di J. Rodolfo Wilcock, L’alfabeto di fuoco di Ben Marcus.

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LUCA SERAFINI Per mettere in campo politiche efficaci sull’immigrazione è necessario capire le esigenze del paese reale, si dice. Verissimo, ma il discorso vale anche al contrario.

Per comprendere cosa spinge davvero un essere umano a salire su un barcone abbiamo bisogno di qualcuno che sappia raccontarcelo. È certamente il caso di Ali Ehsani, ragazzino afghano che fugge dalla guerra e raggiunge l’Italia passando per Pakistan, Iran e Grecia.

In Stanotte guardiamo le stelle (Feltrinelli) narra un’epopea che, orfano dei genitori, affronta con l’aiuto del fratello maggiore, eroe tragico che sacrifica tutto pur di consentire ad Ali di costruire una vita dignitosa lontano dalle bombe. Una storia vera che, al di fuori di qualsiasi retorica e con la mera forza realistica del vissuto, ci costringe a posare lo sguardo al di là del recinto spesso troppo angusto della realpolitik.

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ANTONIO SUNSERI Nell’estate del Song ‘nu ‘guapp ‘e carton, me crir descrizione politica e personale della realtà io starò nell’unica città comunista d’Italia a detta del Presidente Cinese Xi Jinping: Palermo.

E lì, tra un’arancina e una panella, proverò tra ripescaggi e novità a scivolare sulla superficie delle cose.

Il primo titolo è un ripescaggio, Glamorama di Bret Easton Ellis, Einaudi Editore, disperata allegoria satirica sulla spersonalizzazione alienante della celebrità ricercata ad ogni costo e sulla società dei consumi che sta ormai esalando i suoi ultimi rantoli, temi quanto mai attuali.

Poi leggerò Oltre i sogni di Colin Wilson, Atlantide edizioni, autobiografia di un genio che ci permette di accedere, sotto la superficie della mente, al nostro strato di felicità.

Un titolo Adelphi non poteva mancare e per questo scelgo tra i costumi di portarmi anche Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan, saggio lucidissimo sul sistema alimentare occidentale e di disvelamento delle nostre abitudini alimentari.

E infine concluderò con Sogni di sangue di Tiziano Sclavi, Camunia Editore, raccolta di racconti dello scrittore italiano più surrealista e visionario.

Quattro geni eccentrici che mi dovrebbero regalare nuovi punti di vista dai quali guardare il mondo, nell’estate che scioglierà ogni cosa.

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ROBERTA SOFIA Chi fa un lavoro culturale lamenta sempre di non avere abbastanza tempo per leggere, così finisce per fare liste infinite dei libri che vorrebbe leggere in estate e le valigie diventano zavorre da trascinare in giro per il mondo con l’illusione che le vacanze durino quanto la vita di Leopardi rinchiuso nella biblioteca paterna a Recanati.

Quest’anno ho deciso di non infliggermi questa inutile pena portando con me in vacanza questi due titoli che guardo da lontano da un po’: I fratelli Tanner di Robert Walser e Tutto quello che è un uomo di David Szalay.

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MELISSA PANARELLO Non sono mai stata una lettrice interessata alle ultime uscite, rifuggo dalle mode anche in ambito editoriale. Per questo, come sempre, leggerò libri fuori moda aspettando che gli attuali bestseller diventino datati.

Una garanzia in ogni estate della mia vita è William Somerset Maugham, leggo non più di un paio di libri suoi all’anno per non rimanere orfana troppo giovane. Questo è l’anno deputato alla lettura de Il mago.

Rileggerò Il gattopardo e forse anche I Vicerè, non come ho finto di fare in seconda liceo (la professoressa è ancora convinta che lo abbia letto). Un solo romanzo contemporaneo: In tutto c’è stata bellezza.

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SARA PANZAVOLTA Daniel Clowes, The Death-Ray, Coconino Press I fumetti valgono come letture estive? Daniel Clowes sotto l’ombrellone per guardare con cinismo tutti quelli che passano e, se capita, colpirli con il raggio della morte ereditato da un parente. Andy dà il primo tiro di sigaretta a sedici anni e scopre – proprio grazie al fumo – di avere un potere incredibile: può prendere a pugni il bullo della scuola e disintegrare gli scoiattoli in giardino senza alcuno sforzo. Cosa c’è di meno eroico, però, di un eroe senza missione? Di Andy che aspetta che gli capiti qualcosa e nel frattempo si innamora della propria domestica cinquantenne, uccide un barista di uno squallido pub qualunque e intrattiene una relazione con una ragazza per corrispondenza? Ancora più americano di Ghost World, Danny guarda dritto in macchina il lettore-spettatore e fa scegliere a lui il finale. «Cosa ne pensate di Andy (ancora)?».

Shirley Jackson, La lotteria, Adelphi Piccola raccolta di racconti dell’autrice dell’horror e del perturbante. Atmosfere quotidiane, provincia americana anonima, donne in procinto di sposarsi o dallo psicologo o a un bizzarro cabaret, comunità di campagna con pochi abitanti e una lotteria annuale molto attesa. Poi lo scarto, i racconti si fanno sinistri, qualcosa non torna: il futuro marito in abito blu sembra scomparso tra le vie identiche della città, lo spettacolo serale del ventriloquo non è troppo divertente, il nervosismo per l’estrazione della lotteria nasconde una verità di cui tutti, nel villaggio, sono a conoscenza. Per chi legge solo racconti perfetti, per chi vuole sapere cosa c’è in palio alle tombole del New England, per chi, trovandosi di fronte una porta chiusa (dalla Jackson), non è certo di voler scoprire cosa c’è dietro – ma continua comunque ad aspettare sul pianerottolo.

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FEDERICA PRINCIPI Non amo il caldo e d’estate scappo volentieri in Trentino. Quest’anno non posso, così a giugno ho letto i racconti di Lalla Romano racchiusi in Pralève e altri racconti di montagna (Lindau): i suoi soggiorni in Valle d’Aosta attraverso le persone incontrate ogni anno, una storia bellissima di come «sono gli uomini che fanno i luoghi».

Completamente diverse le storie di Carmen Maria Machado in Il suo corpo e altre feste (Codice, trad. di Gioia Guerzoni), che racconta cosa significhi essere donna, tra corpi violati da uomini che vogliono sempre di più, e altri che svaniscono alla fine del mondo.

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RAFFAELE RIBA Mi sa che ho troppe poche parole a disposizione per elenco e spiegazione dei perché, quindi vado per sommi capi: le mie letture saranno divise in due tronconi, il primo per “studio personale” e riguarda il mondo delle piante, cito due titoli a mo’ di campione: Quel che una pianta sa, di Daniel Chatmovitz e Cacciatori di piante, di Mary e John Gribbin, entrambi Raffaello Cortina Editore.

L’altro troncone riguarda libri usciti o in uscita che mi hanno incuriosito: Lost Children Archive di Valeria Luiselli, ma non so se esce per l’estate (la Nuova Frontiera), poi Chi ha ucciso mio padre (Bompiani), di Luis Edouard; poi di Manuel Vilas: In tutto c’è stata bellezza (Guanda); poi: Stati nervosi, di William Davies (Einaudi); e infine I giorni di Jacques, di Curzia Ferrari.

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LEONARDO TAIUTI A livello di letture mi piace arrivare “dopo i fuochi”, come si dice qui a Firenze, ossia in ritardissimo. Pertanto mi metterò finalmente in pari con la trilogia di Don Winslow, di cui ahimé ho letto solo il primo capitolo.

Non amo i romanzi “di genere”, ma per questo scrittore straordinario un’eccezione è il minimo. In lista d’attesa sul mio comodino, per quando mi verrà voglia di fare un bel viaggio (niente vacanze fino a ottobre, mannaggia), c’è Ultima esperanza di Paolo Cuniberti, consigliatomi con il cuore dall’amico Paolo (Primavera), editore di Edicola Ediciones. Distanza ravvicinata di Annie Proulx lo sto finendo, consigliatissimo, e consiglio anche Quando un uomo cade dal cielo di Lesley Nneka Arimah, un libro di cui mi sono proprio innamorato (grazie Teresa).

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MATTEO TREVISANI La prima volta che lessi Il maestro e Margherita era d’agosto: lo finii sulla riva di un’isola in mezzo al Pacifico. Mai avrei pensato di ritrovarmi in una situazione tanto disomogenea, e forse è per quello che da allora i libri che leggo durante l’estate mi provocano sempre una sensazione di dissonante ambiguità. In ogni caso l’estate, più che allo studio, è dedicata ai libri che “mi vergogno di non aver letto”: Canetti, La lingua salvata; Austen, Orgoglio e Pregiudizio; Givone, Il bibliotecario di Leibniz; Bonus: Lerner, The Topeka School; Heinrich, La mente del corvo; Anedda, Historiae.

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GIORGIO VASTA Quelli a cui ho pensato sono due libri sullo sprigionarsi – insieme comico e drammatico – di quella cosa che chiamiamo “identità”. Due libri che la cosa “identità” la attraversano, la capovolgono, la sbriciolano, e nello sbriciolarla ci rendono chiaro che la sua condizione naturale è proprio quella, il frammento in tensione verso una polverizzazione ancora più radicale, e non la forma piena e compatta, ancora meno il monumento.

Nella prima parte di L’assassino timido (Sellerio, traduzione di Silvia Sichel), Clara Usón individua due termini tradizionali: qualcuno che dice io, la stessa Usón, e qualcun altro che è oggetto della narrazione dell’io, un personaggio femminile, “lei”, Sandra Mozarovski, una giovane attrice che ebbe una discreta riconoscibilità nel cinema spagnolo degli anni ’70, gravitando nei pressi di piccole produzioni che nella loro disinvoltura, nella strategica 71

messinscena del corpo nudo femminile, servivano come emblema di un’idea di modernità. Se, come detto, nella prima parte del romanzo “io” ricostruisce la storia di “lei”, nella seconda, dopo un punto di collasso indispensabile ma pressoché invisibile, i due pronomi cominciano a mescolarsi, le storie personali si mescolano una all’altra, Clara e Sandra sono prese in un coagulo. La nostra storia personale, viene in mente leggendo, non è una linea netta, limpida, separabile dalle altre, bensì un garbuglio, un grumo: siamo io tanto quanto siamo lei, siamo noi così come (o proprio perché) siamo gli altri.

In tal senso, come cerniera che separa e unisce il primo e il secondo titolo, ricordo una scritta che campeggiava decenni fa su un muro: UNA VOLTA ERO SCHIZOFRENICO, ADESSO SIAMO GUARITI. Lizzie (Adelphi, traduzione di Laura Noulian) di Shirley Jackson racconta la storia di una donna, Elizabeth, acerba se non insignificante, che però non è solo Elizabeth, dentro di lei c’è anche Beth, tenera e gentile, ma poi fa capolino anche la spudoratissima Betsy, e dopo di lei Bess, altera e sprezzante, ognuna impegnata a dire io, sono io, io sono quella vera, io sono l’intero e non la parte, pulcini rinchiusi in una scatola intrapsichica dalla quale viene fuori, continuo e beffardo, l’eco di un pigolio (-io, -io, -io, -io). Shirley Jackson è magnifica nel dare forma a pagine in cui Lizzie è contemporaneamente le sue diverse personalità, raramente complici e quasi sempre in reciproco conflitto. Il presupposto è quello di un horror psicologico (questa la direzione in cui si muoverà la versione cinematografica del romanzo, La donna delle tenebre, del 1957), mentre il libro di Jackson procede attraverso una tonalità sempre lieve, sempre ironica, divertendosi al cospetto della tragicomica goffaggine di un organismo vivente che per attestare la propria autenticità passa il tempo a dire io (tornando alla scritta sul muro, dopo la lettura di Jackson si potrebbe scrivere: UNA VOLTA SIAMO SCHIZOFRENICI, DUNQUE ADESSO E PER SEMPRE SIAMO LIZZIE).

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GIULIA ZAVAGNA Di solito d’estate succede questo: pellegrinaggio per tutte le arene di Roma nel disperato tentativo di recuperare tutti i film persi nel corso della stagione, e sistematico recupero delle letture mancate. Il programma è serrato, e non viene portato a termine quasi mai. Più che una lista di letture è l’ultima possibilità di smaltire la pila accumulata sul comodino nei mesi scorsi.

In ordine di curiosità, a settembre mi piacerebbe spostare nello scaffale dei libri letti almeno questi tre: La straniera di Claudia Durastanti, I vagabondi di Olga Tokarczuk (traduzione di Barbara Delfino) e 4321 di Paul Auster (traduzione di Cristiana Mennella). Ce la faranno i nostri eroi?

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GIUSEPPE ZUCCO Per mesi non ho fatto altro che leggere gli scrittori russi dell’Ottocento. Soprattutto Gogol e Dostoevskij. In particolare Dostoevskij. Da cima a fondo. Non tralasciando i libri meno battuti – tipo L’eterno marito (Einaudi, 2016), una delle sue cosiddette “opere minori”, da cui però se ne esce terribilmente invischiati, e che se fosse stato pubblicato oggi farebbe gridare al miracolo.

Così mi sono preoccupato. Restavo tutta la notte incollato a quei libri. E non riuscivo a leggere altro. Nessunaltra scrittura aveva il potere di strapparmi tanto 74

violentemente da me stesso. E mi sentivo scosso, rapito, colmato, affollato, senza riuscire a capire cosa mi stesse capitando. Poi mi sono imbattuto in queste frasi di Giorgio Manganelli: «Leggere i russi» è un’esperienza che molti fanno nell’adolescenza, più o meno al tempo delle sigarette e dei primi, sani desideri di scappare da casa e andare a fare il mozzo. Di questi desideri «i russi» sono i più tenaci, e se sono poche le possibilità che ci si dedichi a correre lungo i moli in cerca di un brigantino, assai minori sono quelli di liberarsi di un Dostoevskij una volta che vi è entrato nel sangue. Ma non è solo lui; non esistono disintossicanti da Gogol, ed è molto più facile dimenticare il numero di telefono del primo amore che la prima lettura della Sonata a Kreutzer di Tolstoj o della Steppa ˇ di Cechov.

Così accade che, periodicamente, nella vita, veniamo accolti da un attacco di “leggere i russi” [...].

Allora, è così, ho pensato. Non sono il primo a cui è successo. Quei libri mi avevano attaccato una febbre addosso – solo che, al contrario di ogni malattia, questa non mi esauriva, ma mi accresceva, non mi spegneva, ma mi accendeva, non mi precipitava schifosamente dentro una bara, ma disseminava la mia vita in altre mille vite ancora, così imprevedibili e vaste, dentro cui risuonava il borbottio sinistro di una voce interiore che aveva però il potere di illuminare i più intimi recessi del cuore umano.

Così, spinto da questa febbre, ho messo da parte per le vacanze d’agosto I demoni (Mondadori, 2016) di Doˇ stoevskij, Oblomov (Mondadori, 2017) di Goncarov, Il colombo d’argento (Fazi, 2018) di Belyj. Magari li leggerete presto. Magari li avrete già letti. Ma c’è un modo più strano di augurarvi una vita al colmo delle sue possibilità se non sperare che presto vi si attacchi addosso una malattia? Non credo. Buona febbre russa a tutti.

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Š Maria Nora Arnone