Jazz in time: intervista ad Antonio Masoni

Page 2

D.: Dopo tutto questo gran bel

ispiri

bagaglio e con l’enorme esperienza acquisita tra lo studio e le tante performance, a chi ti ispiravi come pianista quando hai approcciato lo studio del pianoforte e a chi ti oggi? C’è stata una “evoluzione” di punti di riferimento?

R: Il mio approccio con il jazz risale ai primi anni 80, un carissimo amico all'epoca mi regalò un LP del chitarrista Pat Metheny. Per quanto un grandissimo musicista, quello che più mi colpì della sua band fu il pianista, Lyle Mays. Rimasi colpito dal suo tocco cristallino, dal suo modo di armonizzare, accompagnare e dal suo fraseggio nell'improvvisazione. Ricordo ancora la mia esclamazione al primo ascolto: "voglio suonare come lui"! Per quanto in quegli anni non c'erano i mezzi mediatici come adesso (internet, Wikipedia, YouTube, Spotify ecc.) iniziai a documentarmi comprando riviste specializzate, spendendo i miei risparmi in dischi, libri e metodi jazz... ....in seguito la scoperta di tanti grandi del pianismo jazz, tutti quanti ispiratori e formativi nel mio percorso jazzistico. Cito solo i primi che mi vengono in mente: Art Tatum, Eroll Garner, Thelonius Monk, Bill Evan, Oscar Peterson, Horace Silver, Keith Jarrett, Chick Corea, Herbie Hancock ecc. A chi mi ispiro oggi? Mi mettete in difficoltà, forse quelli che sento più vicino al mio modo di suonare sono Lyle Mays e Herbie Hancock. Certo che nel corso degli anni c'è stata una evoluzione e tantissimi i punti di riferimento, non solo nei pianisti ma anche in altri musicisti. Anche qui faccio qualche nome: Miles Davis, Chet Baker, Charlie Mingus, Charlie Parker, John Coltrane, Pat Metheny, Kenny Wheeler.

Parliamo nello specifico di Jazz. Il Jazz nasce propriamente in America. La vera


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.