IL TULLIANISMO - di Enzo Palmesano - GIANFRANCO FINI SFIDA A BERLUSCONI

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l'emblema non solo di una nuova vita privata, ma anche di una nuova politica di Gianfranco Fini, non più catalogabile nel suo schieramento naturale. (…). Una volta si diceva che anche il privato è politico, roba vecchia, da impegno politico totalizzante tipo anni Settanta; per Elisabetta il tempo sembra non essere passato, nessun aggiornamento se, avendo dichiarato che Fini cambia i pannolini alle figlie, il presidente della Camera vi è sentito chiedere conferma da Lucia Annunziata, in un'intervista per la trasmissione di RaiTre, “In mezz'ora”. “Ma la questione – ha risposto Fini – non è di destra né di sinistra, è solo una questione di essere un buon papa”. Già, perché cambiare i pannolini ai figli è “di sinistra” nella vulgata giornalistica. Il Fini femminista, che cambia i pannolini, ha colpito non poco l'immaginario di estimatori ed avversari, tra questi ultimi l'intellettuale e scrittore di destra Marcello Veneziani, autore di una serie di articoli dai toni molto aspri (pubblicati su “il Giornale” e “Libero”) tendente a demolire il “traditore” Gianfranco Fini. Come è avvenuto su “Libero” il 5 febbraio 2008, in risposta all'ennesima svolta di Fini, stavolta sul '68, che per l'ex leader missino rappresentò “un'occasione perduta per la destra”. “Su Fini mi convinco sempre di più che la sua destra è una sinistra in ritardo – ha scritto, tra l'altro, Marcello Veneziani -. L'avrei capito vent'anni fa quando il vecchio Msi era emarginato all'opposizione e doveva liberarsi dal neofascismo. Non sul piano dei principi, che a Fini del resto non interessano, ma dall'efficacia politica. Ma dirlo vent'anni dopo, con assoluta mancanza di tempismo, nell'epoca di Sarkozy e di Ratzinger, il bipolarismo culturale e di elezioni, di dibattito sulla famiglia e sull'aborto, è una sciocchezza suicida. La controprova è lo sponsor, il Corriere della Sera che ha sbattuto Fini 68ino in prima pagina e anziché dare ai lettori un controcanto della destra estesa che non la pensa come lui, ha fornito a fianco un piffero di accompagnamento, per elogiare Fini e la sua autodemolizione”. Per concludere, l'insulto personale e i pannolini (anch'essi “di sinistra”): “Fini si è bevuto il cervello. E ovviamente non gli è bastato per dissetarsi. Cambi i pannolini alla creatura, piuttosto che i connotati della storia”. Marcello Veneziani è sicuramente un uomo di cultura, un intellettuale di primo piano della destra italiana. Ma quando scrive del nuovo Fini vede – manco a dirlo – rosso, rosso fuoco. E sono bordate ad alzo zero. Non usa il fioretto, ma la scimitarra; e non gli viene in mente di pensare che ci possa essere una destra diversa da come la intende lui. Né che Fini (padronissimo) potrebbe essere, consapevolmente o meno, essere avviato lungo una strada per uscire non solo dal Partito della libertà ma anche dalla destra intesa in senso più largo. Dovrebbe e potrebbe essere oggetto di analisi e di critica, Fini, non di semplici anatemi. Marcello Veneziani deve essersi convinto, come altri, che Elisabetta Tulliani abbia contribuito a “fuorviare” Gianfranco Fini, a fargli lasciare il sentiero dritto della destra; e così l'ha tirata in ballo (con la evocazione della sigla ET) dedicando un articolo all'applauditissimo intervento del presidente della Camera dei deputati alla festa del Pd di Genova, a fine agosto 2009. Un attacco tanto veemente che ancora il 21 ottobre 2009 veniva citato dal “Secolo d'Italia”, in un articolo a firma di Filippo Rossi (direttore di www.ffwebmagazine.it) titolato “E se i veri traditori fossero quelli che lo chiamano 'traditore'?”. “Lungamente sospirato – scriveva un arrabbiatissimo Marcello Veneziani -, arrivò in un pomeriggio d'agosto all'altare della sinistra perduta, la Sposa del


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