Spqr Sport n. 3 - 2010

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spq ort quanto Capitale di un paese che sta letteralmente volando e che tutto il mondo guarda con ammirazione coniando l’espressione di “miracolo economico italiano” o, indulgendo alla nascente moda dei termini anglosassoni, di “boom economico”. Sembra che la guerra e le sue macerie materiali e morali siano dimenticate, oramai il passato è passato e gli Italiani che partirono dalle macerie della guerra stanno arrivando – con il lavoro, i sacrifici ma anche con la fantasia e la gioia di vivere – a quello che fu chiamato il ‘miracolo italiano’: un processo di trasformazione economica che sorprese il mondo e che portò l’Italia al rango dei paesi industrialmente più avanzati. I 15 anni che ci separano dalla fine della seconda guerra mondiale sono stati anni della ricostruzione materiale e morale del Paese, ma sono stati anche gli anni del Grande Torino, del Totocalcio, della rivalità fra Bartali e Coppi, della Vespa, della Seicento, della Cinquecento, della radio e dei primi Festival di Sanremo, di Nilla Pizzi e di Claudio Villa e poi di Domenico Modugno, che rivoluzionerà la musica leggera e ci accompagnerà, con la sua strepitosa canzone Volare, nel ‘grande volo’ verso il benessere degli anni Sessanta. Sono gli anni in cui nasce la televisione, quando milioni di persone affollano i locali pubblici per assistere al miracolo della ‘radio che si vede’, di Lascia o raddoppia e de Il Musichiere. Ma sono anche gli anni del grande cinema, dei film di Rossellini, di De Sica, di Visconti e del primo Fellini, ma anche

di Totò, di Rascel, di Walter Chiari e del primo strepitoso Alberto Sordi. Ma a guidare lo sviluppo economico e la profonda rivoluzione sociale che porterà l’Italia ad essere, da paese agricolo una potenza industriale, è proprio la televisione, che sta veicolando modelli di comportamento comuni, ma anche induce consumi e riunifica l’Italia finanche nella lingua. E con le trasmissioni del maestro Alberto Manzi, Non è mai troppo tardi, abbatte quell’alto tasso di analfabeti-

La musica degli anni ’60 è stata la colonna sonora per molte generazioni. Talenti come Adriano Celentano, Modugno, Morandi, Ranieri, Buscaglione, Rita Pavone e via dicendo hanno fatto la storia della musica in Italia. smo che costituisce una vergogna per l’Italia. Sono passati tempi di Lascia o raddoppia, quando i televisori erano pochi e gli italiani andavano a vedere questa meraviglia che portava il mondo nelle case, nei bar o radunandosi nelle case dei pochi fortunati che possedevano il prezioso apparecchio. Ora, ricorrendo alla cambiale, uno dei

E in radio nasce Tutto il calcio… Radio Olimpia, nata per volere della Rai nel 1959 con lo scopo di seguire i Giochi di Roma, con le sue 93 ore e 40 minuti di trasmissione è la voce narrante della manifestazione. Il servizio pubblico mette in campo una grande ed esperta squadra di giornalisti. Alcuni di questi radiocronisti sono noti al popolo dei tifosi di calcio: Paolo Valenti, Nando Martellini, Enrico Ameri e Nicolò Carosio. È affidata a Paolo Valenti, ad esempio, la radiocronaca della vittoria di Livio Berruti nei 200 metri. E nel 1960 nasce una trasmissione destinata a fare la storia dei programmi sportivi radiofonici: Tutto il calcio minuto per minuto. (s.c.)

1960 LE OLIMPIADI DI ROMA | 97

Riccardo Paladini il primo speaker del Telegiornale della Rai

motori dello sviluppo economico, stanno realizzando il desiderio di possesso del magico apparecchio. Nel suo annuario del 1960, la Siae fa sapere che gli italiani comprano 1500 televisori al giorno, per vedere le trasmissioni di quella RAI, che gradualmente esce dagli studi televisivi e comincia le riprese “in esterna”. Alla fine del 1959 inizia infatti Campanile sera, diretto da Mike Bongiorno, Renato Tagliani ed un giovane Enzo Tortora. È il primo esempio di gioco collettivo, in cui il pubblico partecipa attivamente a quiz e prove di abilità, coinvolgendo anche le piazze dei piccoli comuni del nord e del sud Italia. Ma il grande momento arriva anche per la televisione italiana, che ha soltanto sei anni di vita ma è già pronta per affrontare la prima Olimpiade effettivamente televisiva, che la porteranno all’attenzione e all’ammirazione del mondo. Per la prima volta le immagini delle gare vengono trasmesse in TV in tutta Europa, la RAI che produce più di 100 ore di trasmissione, sfruttando anche l’avvento dei cronometraggi elettronici ed il “FotoFinish”, che lascia immagini di frazioni di secondo, ancora oggi indimenticabili. E se ai posteri sono state tramandate immagini che documentano imprese mirabolanti, come le vittorie di Abebe Bikila, di Berruti, di Wilma Rudolph e di Cassius Clay lo si deve alla televisione italiana, che in quel 1960 diventò adulta e si impose come una delle televisioni più importanti del mondo. E proprio durante le Olimpiadi la televisione perde Mario Riva, uno dei suoi eroi più fulgidi che aveva, insieme a Mike Bongiorno, fatto conoscere il nuovo mezzo agli italiani con il Musichiere, uno di quei programmi che facevano fermare il paese. Mario Riva cade dal palcoscenico dell’Arena di Verona proprio durante la trasmissione del Musichiere e muore poco dopo in ospedale.


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