Mario Cresci La fotografia del no

Page 77

75

Tra tradizione e sperimentazione: film e video

Claudia Zanfi è storica dell’arte e promotrice culturale. Si interessa di arte, fotografia, nuovi paesaggi. Ha fondato la piattaforma internazionale aMAZElab (www.amaze.it), che dirige dal 2000. Collabora con istituzioni nazionali ed estere e con riviste d’arte; è autrice di testi per pubblicazioni collettive e monografiche. Promuove progetti culturali ed editoriali, con particolare attenzione a temi di interesse sociale e al rapporto comunità/territorio. Ha ideato Going Public, progetto sulla sfera pubblica nell’area del Mediterraneo, dei Balcani e del Medioriente; Green Island, sull’ecologia e biodiversità urbana. Ha curato l’intera opera film e video dell’Archivio Franco Vaccari. Collabora con vari fotografi e archivi fotografici. Ha insegnato al master Arti Visive presso Accademia Belle Arti di Brera; al Master Internazionale Urban Vision and Architectural Design, presso Domus Academy di Milano; è visiting professor alla Middlesex University di Londra. Dal 1999, è chief curator dell’Archivio Fotografico Bill Owens, Milano/USA.

Claudia Zanfi

Dalle prove di Anton Giulio Bragaglia all’apogeo di Nam June Paik, fino alla ridiscussione del figurativo e dell’astratto, del narrativo e dell’autoreferenziale, la video-arte snoda la sua fulminea storia attraverso la sperimentazione di nuove tecnologie che rendono l’artista sempre più selezionatore e modificatore delle immagini. A partire dalla fine degli anni Sessanta, il video assorbe molte delle pulsioni che sono state tipiche del cinema sperimentale e d’avanguardia. Questo avviene per la maggiore agibilità e immediatezza del nuovo mezzo e per la particolare dimensione che assumono la luce e il tempo. La presenza del sonoro, il valore del tempo reale, l’immissione in uno spazio sociale sono gli elementi principali del nuovo media. L’esperienza del quotidiano è, così, al centro della nuova ricerca, a cui si aggiunge la presenza dello spettatore all’interno dell’opera, conseguenza necessaria di una radicale trasformazione culturale in atto. L’attenzione degli artisti si sposta, quindi, verso il mondo esterno, con le sue dinamiche sociali, e l’opera d’arte si trasforma totalmente per diventare evento, ambiente, azione, proiezione. La prima importante produzione video avviene all’inizio degli anni Settanta, in un clima culturale e artistico in cui il concetto di opera è rimesso completamente in discussione. Il video viene percepito come il mezzo più diretto per arrivare alla democratizzazione dell’arte. La video-arte si sviluppa, quindi, in un contesto in cui i linguaggi tradizionali sono rifiutati, a favore delle sperimentazioni di nuovi mezzi, a cui si aggiunge l’interesse per il sociale. Lo sviluppo tecnologico apre agli artisti nuove possibilità per la sperimentazione, così come accadde con l’avvento della fotografia. Ed è proprio in questo contesto che prende forma la prima opera video di Mario Cresci. Si tratta di Cronistorie (1970), un racconto in pellicola (16 millimetri), con l’uso di rigorosi toni di grigio, girato dall’autore nei pressi di Matera Figg. 39–40. Terra densa di storie, la Basilicata, di fatti sociali e di cronache. In quegli anni (1967-1984), Cresci svolge, con sistematicità, una profonda ricognizione fotografica sulla Basilicata. È una delle prime esperienze di azione politica e sociale, un intervento d’artista che desidera fortemente affermare il proprio impegno socio-culturale. Cronistorie è un’opera che si rivela come uno dei primi momenti di indagine sulle culture popolari e si inserisce, in modo significativo, nell’ambito di ricerche sul territorio. Fin dagli esordi, l’opera video di Mario Cresci deve essere intesa come un laboratorio di sperimentazione, importante incrocio tra tradizione e avanguardia. Nelle sue immagini in movimento si condensano raccolta e classificazione di materiali,


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.