Il Valore dell'Aiuto

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Le strategie di riduzione dei rischi Sofferenze e distruzioni provocate dai disastri comportano altissimi costi umani ed economici, sia nei paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo. Nei paesi più poveri, l’impatto economico di un disastro di vaste dimensioni ha ripercussioni a lungo termine da cui spesso il paese non fa in tempo a riprendersi prima che eventuali altri disastri o shock di diversa natura lo colpiscano, andando a peggiorare ulteriormente quella situazione ancora precaria e innescando così un circolo vizioso che sembra impossibile interrompere. Un contributo fondamentale per evitare questa spirale negativa può venire da un’attuazione più ampia e puntuale di appropriate strategie di riduzione dei rischi da disastro, racchiuse nel quadro della cosiddetta Disaster Risk Reduction (DRR). Tali strategie stanno assumendo un peso sempre maggiore nel panorama degli interventi di emergenza e per lo sviluppo, grazie a una crescente consapevolezza e attenzione da parte degli operatori del settore. Nel gennaio 2005 – solo tre settimane dopo che un violento tsunami nell’Oceano Indiano uccidesse circa 250 mila persone – 168 governi si riunirono nella seconda Conferenza Mondiale sulla Riduzione dei Disastri, convocata dalle Nazioni Unite a Kobe, nella prefettura giapponese di Hyogo. In quella conferenza, venne adottato lo Hyogo Framework for Action (HFA), un piano decennale per rafforzare la resilienza di città, comunità e nazioni, e ridurre

in modo significativo le conseguenze dei disastri. L’HFA non è un documento vincolante, ma è il piano internazionale più avanzato e condiviso per fornire un approccio globale alla sfida di ridurre i rischi da disastro entro il 2015. Esso non definisce alcun obiettivo numerico da raggiungere, ma identifica cinque aree prioritarie d’azione per rendere nazioni e comunità più preparate di fronte ai disastri. Il piano di Hyogo si inserisce nella Strategia Internazionale per la Riduzione dei Disastri, la cui gestione è affidata al suo Segretariato (UNISDR United Nations International Strategy for Disaster Reduction), e che si realizza prevalentemente attraverso la costituzione di piattaforme nazionali per la riduzione del rischio, supportate da ulteriori meccanismi di coordinamento a livello regionale e globale. L’UNISDR, inoltre, gestisce una campagna globale per aumentare sensibilità e consapevolezza dell’opinione pubblica sui benefici della prevenzione dei disastri. Il dibattito sulla mitigazione dei rischi da disastro si è sviluppato negli ultimi anni mettendo al centro il concetto di resilienza nella preparazione alle emergenze4, ma anche negli interventi di ricostruzione post-emergenza5. Una particolare attenzione è stata riservata ai cosiddetti “disastri ricorrenti”, che determinano seri effetti sullo sviluppo umano e la resilienza delle popolazioni colpite6.

4 Cfr. K. Harris, Finance for emergency preparedness: links to resilience, Overseas Development Institute (ODI), background note, gennaio 2013. 5 Cfr. S. Lawry-White, Country Capacity Development for Emergency Preparedness, IASC Sub Working Group on Preparedness, Ginevra, 2012. 6 E. Ferris, D. Pets, C. Stark, The year of recurring disasters: a review of natural disasters in 2012, The Brookings Institution – London School of Economics, Project on Internal Displacement, marzo 2013. Secondo questa analisi, nel 2012 la ricorrenza di disastri di minor impatto rispetto ai “mega” terremoti del 2010 e 2011 (Haiti e Giappone) ha fatto sì che anche i fondi destinati alle emergenze per disastri naturali diminuissero drasticamente, assestandosi agli investimenti del 2009.

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