MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, SOGGETTO COSTITUENTE DEL PARTITO RADICALE
POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 CONV. L. 27/2/04 N°46 ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE RACCOLTA FONDI
ANNO IV NUM. 10
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A buon Fini Pannella/Mancuso p.12 Il militante e il teologo Barack Obama p.17 L’audacia della riforma Norman Borlaug p.23 L’ecologismo vietato
L’effetto che fa esser trascinati in piazza lla prima uscita in abbinata, siamo divisi: “Terra” in piazza per la libertà d’informazione minacciata oggi in Italia; i Radicali altrove a denunciare sessant’anni di massacro della democrazia italiana. Lottiamo altrove, perché quel massacro di libertà e diritto è compiuto anche per mano di convocatori e capofila della manifestazione di oggi: Partito democratico e Sinistra Ufficiale, Partito RAI, Gruppo Espresso, Professionisti d’Ordine di regime. E nell’indifferenza del mondo del diritto, dei Bravi Professori e Giuristi per bene. Ma l’abbinata c’è comunque, e Agenda Coscioni è distribuita con Terra ai manifestanti. Che effetto ci fa, allora, essere “trascinati in piazza” con voi? In una parola: gratitudine. Perché riteniamo doveroso fare differenza tra convocatori e manifestanti. I primi, sono in buona parte espres-
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sione di una fazione, per quanto ridimensionata e perdente, del regime anti-democratico italiano. I secondi, siete vittime, insieme a tutti noi, di un attentato ai diritti civili e politici dei cittadini, che è stato perfezionato a tal punto da nascondervi fatti e misfatti della vostra stessa “parte”, quando ne avete una. Gratitudine per Terra, dunque, che ci consente di raccontare in queste pagine una sintesi di storia dei crimini dell’informazione italiana. Nella speranza che da domani non rimaniamo soli ad occuparci del fatto che da Febbraio 2008 è violata la legge che impone alla RAI di trasmettere tribune e politiche e spazi dell’accesso alle associazioni, tribune e spazi abrogati di fatto. Nella speranza che da domani ci sarà qualcuno in più a voler non solo mandare a casa il Berlusca, ma anche quel Regime sessantennale del quale è erede, continuatore, complice.
Le associazioni “Luca Coscioni” e “A buon diritto” hanno consegnato al Presidente della Camera una documentazione speciale: 2.316 persone ci avevano affidato le indicazioni su ciò che potrà e non potrà esser fatto sul loro corpo. A nostra volta abbiamo affidato quelle volontà al Presidente Fini,propriomentrel’Assembleaparlamentaredovrà decidere se violare, insieme alla Costituzione, la volontà di quelle persone e di molte altre. Per i tifosi dei trattamenti obbligatori quelle volontà non valgono nulla,nonostantelesentenzedeitribunali.IlPresidente ha accettato di custodirne una copia. Lo ringraziamo. Ora manca solo un partito d’opposizione disposto a... fare opposizione.
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LA PESTE ITALIANA
IL REGIME DELL’INFORMAZIONE
Il vero massacro del diritto alla conoscenza
LE QUESTIONI POPOLARI CANCELLATE DALL’AGENDA
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n questo regime dell’informazione, la principale preoccupazione è di negare ai cittadini la conoscenza e il dibattito politico e culturale su temi che possano mettere in difficoltà i poteri dominanti. Si ottiene questo attraverso il controllo dell'agenda televisiva, con le sue attualità ed i suoi approfondimenti. Da subito, ad esempio, viene sostanzialmente esclusa l'informazione sull'attività di organi costituzionali come la Corte costituzionale e il Consiglio superiore della magistratura. Sono accuratamente sottratte alla conoscenza vicende quali i poteri del Presidente della Repubblica (dal potere di esternazione a quello di grazia), l'assenza di plenum della Corte costituzionale e dello stesso Parlamento. […] Grazie al Centro d'ascolto dell'informazione radiotelevisiva, creato nel 1981 dal gruppo parlamentare radicale, per supplire alla mancanza di un servizio di monitoraggio pubblico dei programmi televisivi, che possa consentire un reale esercizio dei propri compiti alle istituzioni preposte al controllo e all’indirizzo della Rai, sin dai primi anni '80 sono prodotti studi statistici, incontestati, che dimostrano l' utilizzo della televisione a tal fine.
Nel primo Libro bianco, il Centro d'ascolto analizza i radio e telegiornali Rai sotto il profilo dello spazio dato ai diversi argomenti al centro dell’agenda politica e istituzionale di quegli anni: i temi della fame nel mondo e del finanziamento pubblico dei partiti appaiono marginali rispetto allo spazio dedicato ad avvenimenti strettamente di partito come la Festa dell’amicizia e il Festival dell’Unità. Alla fame nel mondo l’informazione Rai dedica un totale di 33 minuti, mentre al finanziamento pubblico dei partiti è riservato poco più di un minuto, contro i 56 minuti dedicati al Festival dell’Unità e l’ora e 48 minuti alla Festa dell’amicizia. In pratica, l'informazione privilegia non la notizia, ma il partito. Pochi anni dopo, nel 1984, un secondo Libro bianco analizza il periodo di 9 mesi in cui si svolge il processo nei confronti di Enzo Tortora, il presentatore che sceglie di fare del suo caso un'occasione affinché il paese affronti uno dei suoi problemi più endemici, la mala giustizia, e per questo è eletto al Parlamento europeo, da cui si dimette per poter essere processato senza l'immunità parlamentare. I dati mostrano come in quei nove mesi Tortora sia stato intervistato una sola volta dal Tg1, per 38 secondi, in occasione della sua deposizione in un aula di tribunale, e analogo trattamento
viene tenuto dalla Rai nei confronti degli esponenti del Partito che sta combattendo la sua battaglia. Pochi anni dopo, in occasione del referendum radicale per una “giustizia giusta”, il popolo italiano mostra di avere in grande considerazione la questione, votando in massa per il “Sì”. Il tema giustizia è di fatto sempre cancellato dall'informazione e dall'approfondimento politico della concessionaria di servizio pubblico anche nei decenni successivi, nonostante l'inefficienza dei nostri tribunali e l'incredibile numero di condanne internazionali subite dall'Italia per la lunghezza dei processi. Stesso trattamento è riservato ai grandi successi italiani di politica internazionale degli ultimi 15 anni: sull'istituzione del Tribunale internazionale contro i crimini di guerra e contro l'umanità così come sull'approvazione all’Onu della moratoria delle esecuzioni capitali (che vedono l'Italia giocare un ruolo determinante), gli italiani hanno potuto a malapena apprenderne la notizia . Anche quando il Parlamento italiano si esprime con decisioni importanti e uniche nel panorama mondiale - ad esempio in occasione del tentativo nel 2002 di scongiurare la guerra in Iraq attraverso una seria trattativa per l'esilio di Saddam Hussein - il blocco Raiset sottrae letteralmente ogni possi-
bilità di conoscenza agli italiani e, di conseguenza, svuota la forza di quelle proposte istituzionali e politiche. Le tecniche di predeterminazione dell'agenda politica attraverso il controllo dell'agenda televisiva via via si perfezionano: quegli stessi temi che sono stati dapprima esclusi dal pubblico dibattito al fine di soffocare le spinte di riforma provenienti dalla società civile, sono dopo anni proposti solo quando si compie il processo che può aprire la strada alla “controriforma”. E’ il caso dei temi cosiddetti bioetici, cioè sulle libertà individuali. Nel 2001, quando Luca Coscioni un ricercatore universitario colpito dalla sclerosi laterale amiotrofica - diviene dirigente radicale e capolista alle elezioni politiche per dare corpo e parola all'idea di laicità della ricerca scientifica e delle istituzioni, 50 premi Nobel (tra cui il fisico inglese Stephen Hawking e lo scrittore Josè Saramago) e oltre 500 scienziati di tutto il mondo sottoscrivono un appello a sostegno della sua candidatura. Pur in presenza di uno sciopero della sete di Emma Bonino, dell'autoriduzione dei farmaci dello stesso Coscioni e di interventi pubblici del Presidente della Repubblica Ciampi e del Presidente del Consiglio Giuliano Amato, i temi della ricerca scientifica, del rapporto tra Stato ed in-
dividuo in materia di vita e di morte, sono completamente esclusi dai palinsesti televisivi di informazione e di approfondimento, salvo essere trattati a senso unico e contrario pochi giorni prima del voto su Rai 1, con 14 milioni di ascolto, nella trasmissione di Adriano Celentano, senza diritto di replica. Negli anni successivi, a dispetto delle dichiarazioni dei due principali candidati premier di allora, Berlusconi e Rutelli, che giudicano tali argomenti estranei al confronto politico perché afferenti alle coscienze, proprio quei temi saranno oggetto di importanti atti legislativi e di governo. In assenza di confronti televisivi, viene prima approvata la legge 40/2004 che vieta la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali e limita fortemente la fecondazione assistita, poi sabotati i referendum abrogativi assicurando il mancato raggiungimento del quorum. Una situazione analoga si ripete con la vicenda di Piergiorgio Welby, altro dirigente radicale affetto da distrofia muscolare e militante per la legalizzazione del testamento biologico e dell’eutanasia. Dopo che nell'inverno del 2006 la drammatica lotta di Welby per una morte degna “buca” la cortina di silenzio eretta dalle televisioni, gli italia-
LA PESTE ITALIANA
IL REGIME DELL’INFORMAZIONE
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Questo testo rappresenta una parte del capitolo 14 della “Peste Italiana” dedicato al Regime dell’informazione così come si è venuto sviluppando in questi sessant’anni di Repubblica. La Peste Italiana è il documento radicale che denuncia e dimostra come dalla caduta del regime fascista si sia passati ad un altro regime, questa volta partitocratico, eversivo nei confronti della Costituzione. Puoi leggere l’intero lavoro sul numero di maggio di Agenda Coscioni. Tutti i numeri passati di Agenda Coscioni li trovi su: www.agendacoscioni.it
ni vengono letteralmente bombardati per due anni da messaggi di contenuto proibizionista e fondamentalista, diffusi principalmente dalla Rai. Nello stesso periodo la concessionaria pubblica riserva agli interventi del Papa e delle gerarchie vaticane, nell'informazione e nei programmi di intrattenimento, enormi spazi di presenza - addirittura superiori a quelli dei partiti sommati insieme - con modalità che non hanno precedenti nella storia italiana e persino negli stati islamici. Quando poi nel 2009 giunge a compimento un'altra storia che coinvolge gli italiani, quella di Eluana Englaro, telegiornali e programmi di approfondimento di Rai e Mediaset si mobilitano nel fornire una informazione scorretta e parziale, al fine di preparare il terreno al decreto legge del Governo che impedisca al papà di Eluana l'esercizio del diritto della figlia a rifiutare le terapie riconosciuto dall'articolo 32 della Costituzione. Un altro studio del Centro d'ascolto, effettuato dopo le elezioni politiche del 2008, mostrano le modalità con cui la questione “sicurezza” - nonostante i dati del Ministero dell'Interno certifichino una generale riduzione dei reati - diventi una delle principali questioni elettorali in conseguenza di una abnorme
sovra-rappresentazione televisiva, nei due anni precedenti il voto, delle notizie di cronaca nera, giudiziaria e di criminalità organizzata. Nei telegiornali il tempo di esposizione di tali eventi è raddoppiato dal 10,4% del 2003 al 23,7% del 2007, divenendo spesso la notizia di apertura oltre che l'argomento maggiormente trattato dalle testate giornalistiche. Le innumerevoli puntate dedicate dai programmi di approfondimento contribuiscono poi a far perdere la temporalità dell'evento e a rendere sempre attuali gli episodi criminosi. […] IL “GENOCIDIO POLITICO E CULTURALE” DEL MOVIMENTO RADICALE Nei sessantanni di Repubblica, […] proprio per la sua capacità di incardinare lotte istituzionali e politiche sui temi più popolari del paese, ancorati al vissuto dei singoli, il Partito Radicale è dapprima marginalizzato dalla radiotelevisione, poi leso nella sua immagine e identità e infine cancellato. Lo attestano quarant'anni di provvedimenti e di riconoscimenti provenienti dai massimi organismi istituzionali, giurisdizionali, politici e culturali. La prima competizione elettorale cui il Partito Radicale parte-
Dal 2000 a oggi non v'è competizione elettorale o referendaria senza che l'Autorità garante accerti ugualmente gravi violazioni della par condicio da parte dei programmi Rai e Mediaset
cipa nel 1976, è preceduta da una trasmissione ad esso riser-
vata quale simbolica riparazione riconosciuta dallo stesso Direttore generale della Rai per gli anni di ingiusta e totale assenza dalla televisione. Due anni prima, dopo essere stati protagonisti insieme con la Lid della battaglia popolare per ottenere la legge sul divorzio, venivano del tutto esclusi dalle tribune referendarie precedenti il voto. E’ Pier Paolo Pasolini a rompere il muro di silenzio che circonda l’iniziativa nonviolenta di sciopero della fame di Marco Pannella , con un articolo sul Corriere della sera nel quale sostiene che il motivo per cui “il mondo del potere – Governo e opposizione – ignora, reprime, esclude Pannella, fino al punto di fare, eventualmente, del suo amore per la vita un assassinio” è legato alla “sua prassi politica realistica. Infatti è il Partito Radicale, la Lid (e il loro leader Marco Pannella) che sono i reali vincitori del referendum del 12 maggio. Ed è per l’appunto questo che non viene loro perdonato da nessuno”. […] Se si considera il triennio 20062008, il Tg1 è condannato cinque volte per comportamenti a danno dei Radicali, il Tg2 e il Tg3 quattro volte. Le principali trasmissioni di approfondimento vedono invece Porta a Porta subire sette volte provvedimenti per il danno arrecato ai Radicali; Ballarò cinque volte; Primo Piano e Telecamere
tre volte; i programmi di Santoro due volte. Matrix, principale trasmissione di Mediaset, cinque volte. Infine, l’intera programmazione informativa della Rai è oggetto di richiamo per squilibri nei confronti dei Radicali da parte dell’Autorità nel 1999, nel 2001 e nel 2006, da parte della Commissione parlamentare di vigilanza nel 1997, nel 1998, nel 2001, nel 2002 e nel 2007. Si tratta di un unicum nel panorama italiano e forse mondiale: non esiste infatti altro soggetto politico che possa in modo anche parziale avvicinarsi per numero, gravità, varietà e durata degli accertamenti di squilibri editoriali e violazioni degli obblighi di informazione. Parimenti, non esiste caso di leader politico che sia così marginalizzato come Marco Pannella, agli ultimi posti delle classifiche di presenza sia nei telegiornali che nelle trasmissioni di approfondimento, nonostante l'oggettiva straordinaria rilevanza della sua attività politica. Nel marzo 2009, di fronte all'evidenza di questa strutturale e sistemica mancanza di apertura nei confronti della forza politica e culturale radicale, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, per la prima volta, contesta alla Rai, ai sensi dell'articolo 48 del Testo unico della radiotelevisione, l'inadempimento degli obblighi di servizio pubblico.
TESTAMENTO BIOLOGICO
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LEGGE E REGISTRO
A BUON DIRITTO E ASSOCIAZIONE COSCIONI DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA
2316 biotestamenti validi... a tutti i Fini Non è un sondaggio. E’ molto di più. Sono migliaia di persone che hanno scelto. Non hanno “espresso u n’ o p i n i o n e”. Hanno deciso per sé, usando i moduli che, assieme all’associazione “A buon diritto” di Luigi Manconi, abbiamo messo a disposizione su Internet. A seguito della sentenza Englaro, sono biotestamenti validi a tutti gli effetti e vincolanti anche giuridicamente, pur nell’incertezza del nondiritto italiano. In particolare, potrebbero essere utilizzati quale prova documentale delle volontà individuali, con ciò evitando o limitando le complessità e le lungaggini derivanti dall’accertamento delle volontà mediante testimoni. Siamo convinti che basterebbe il rifiuto di una sola persona a qualsiasi trattamento per imporre allo Stato libe-
rale il rispetto della sua volontà. Abbiamo individuato quattro modalità per redigere e rendere valido il testamento biologico.1) Recarsi da un notaio; 2) Deposito presso uno dei registri dei testamenti biologici istituiti in alcuni comuni italiani (es. Roma X e XI municipio, Pisa, Genova etc. ); 3) all’ufficio postale inviare il documento come raccomandata a se’ stessi ; 4) in Comune muniti dell'originale della dichiarazione e della fotocopia chiedere all'ufficiale comunale l'autentica della fotocopia. Per informazioni più dettagliate inviare una mail a info@lucacoscioni.it
LE VOLONTÀ IN NUMERI Sono 2.316 i testamenti biologici di cui è stata fatta digitalizzazione dei dati anagrafici e scansione dei documenti firmati. Sulla base dei dati digitalizzati a seguire le principali statistiche su sesso, età, residenza (regione e provincia) oltre a informazioni sul testamento: nomina fiduciario e consenso nutrizione. A seguire la tabella di riepilogo dei testamenti digitalizzati in base al sesso dei sottoscrittori:
Uomini 1.065 Donne 1.251
46% 54%
A seguire la tabella di riepilogo dei testamenti digitalizzati in base all’età dei sottoscrittori in base alle seguenti fasce di età: fino a 30 anni da 31 a 40 anni da 41 a 50 anni da 51 a 60 anni da 61 a 70 anni maggiore di 70 anni età non disponibile
105 154 273 482 747 499 56
4,5% 6,6% 11,8% 20,8% 32,3% 21,5% 2,4%
A seguire la tabella di riepilogo dei testamenti indicanti il fiduciario: Con nomina Senza nomina
2.179 137
94% 6%
A seguire la tabella di riepilogo dei testamenti in cui è indicato il consenso alla nutrizione:
SÌ NO
23 2.293
1% 99%
INTERVISTA A M.A.FARINA COSCIONI
Cure palliative imperfette
SIMONETTA DEZI E’ passata sotto assoluto silenzio mediatico l’approvazione all’unanimità, da parte della Camera, del disegno di legge che tutela il diritto alle cure palliative e alle terapie del dolore non solo per i malati terminali. Strano, per un provvedimento, che, sebbene con alcuni limiti, cerca di risolvere alcuni nodi che fanno dell’Italia uno dei Paesi ancora troppo indietro, dal punto di vista culturale e sanitario, nell'approccio al dolore fisico. Il sì definitivo comunque, ancora non c’è stato e ora il testo passerà all’esame del Senato, con il rischio di modifiche che non è detto andranno nella direzione del miglioramento. Tra le principali innovazioni: la costituzione di una rete di hospice, la semplificazione dell'accesso ai farmaci contro il dolore e una certa attenzione alla specifica preparazione professionale de-
TESTAMENTO BIOLOGICO
LEGGE E REGISTRO
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INTERVISTA ALL’ON. DE ANGELIS (PDL)
Dal Pdl una voce contro il Ddl Calabrò: “svuota il testamento biologico” Oggi il dibattito sul fine vita “è ancora aperto perché un ‘vip’ - Gianfranco Fini ha tenuto alta l’attenzione dei media sull’argomento”. TINA SANTORO Il deputato Marcello De Angelis è uno di quei deputati del Popolo della Libertà che la propria libertà di coscienza la esercita pienamente: ha deciso di schierarsi contro il disegno di legge Calabrò,manifesto di come può essere scritta una legge illiberale, e si è pronunciato anche con Agenda Coscioni per rivedere in senso liberale questo testo. È un liberale di destra? In verità ho difficoltà nell’identificarmi in posizioni politiche “aggettivate”. Non provengo da una cultura liberale, potrei forse sentirmi più libertario. Ma oggi sono tutti termini che non hanno utilità politica, sospetto anzi che anche i sostantivi – ad esempio destra, sinistra e centro – non abbiano più particolare significato se non per gli accademici, che a me non interessano molto. Quindi, è ovvio, non credo che esista una “corrente liberale di destra”. Sia lei che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, però vi siete espressi contro il Disegno di legge Calabrò. Come pensa che in futuro le decisioni in materia di bioetica debbano essere affrontate? Esistono molti uomini e donne che assumono responsabilmente il proprio ruolo istituzionale e credono che il loro dovere sia dare risposte concrete ai problemi che pone la realtà in cui viviamo e rifiutano categoricamente qualsiasi tentativo di forzare la realtà entro schemi dottrinari, ideologici o semplicemente utopici. Il termine “bioeti-
gli operatori. Il disegno di legge, inoltre specifica che sono ''cure palliative'' l'insieme degli interventi finalizzati al benessere dei malati terminali, per i quali le cure non servono più ai fini della guarigione, mentre le ''terapie del dolore'' sono quelle applicate alle ''forme morbose croniche'' e servono al controllo del dolore. Temi fondamentali, che avrebbero bisogno di scelte ancora più coraggiose soprattutto per quel che riguarda i finanziamenti, la formazione universitaria del personale sanitario e la disponibilità dei farmaci cannabinoidi. Di "compromesso al ribasso" e di "legge da perfezionare al Senato" parla il deputato radicale
ca” lo considero enormemente inappropriato e fuorviante. L’etica si vive nella propria interiorità. Esistono ciò che Faucoult ebbe a definire “biopolitiche” in un’epoca, come la nostra, in cui la politica pretende di intervenire nella gestione del corpo dei singoli cittadini. Queste interferenze vanno ovviamente arginate con gli strumenti del buon senso e della buona comunicazione, strumenti che nell’attuale dibattito sul biotestamento sono mancati. In che modo questo schieramento potrà affrancarsi dalle logiche della maggioranza? La maggioranza parlamentare viene meno nel momento in cui si chiede di votare secondo coscienza. Se un numero sufficiente di parlamentari antepone la propria coscienza agli ordini di scuderia, determinati provvedimenti semplicemente non passano. Il legislatore attento sempre ai sondaggi, è però disinteressato a quel che dicono sulla bioetica. Con quali mezzi crede che il cittadino possa far pressione sulla classe politica in queste materie? Ci sono numerose proposte di legge presentate alle Camere sul testamento biologico, non solo la cosiddetta bozza Calabrò che è quella passata al Senato e che, di fatto, è l’unica che svuota di senso l’esistenza stessa del testamento. Paradossalmente credo che oggi, con la politica tristemente ostaggio dei media, ci vorrebbero tanti più sondaggi su queste materie sensibili, perché la maggior parte dei politici
Maria Antonietta Farina Coscioni . ‘’In Italia – afferma la parlamentare - è evidente che la cultura medica considera la sofferenza altrui come un valore da preservare, infatti il nostro paese si colloca al 101° posto al mondo per consumo di morfina, 46 dosi medie quotidiane per milione di abitanti contro le 1.462 della vicinissima Francia e le 6.430 della Danimarca. In questa graduatoria dell'indifferenza e della non curanza, siamo preceduti anche dall'Eritrea, dal Congo e dalla Cambogia’’. Secondo l’on. Coscioni è positiva l`approvazione dell’emendamento sulla prescrizione semplificata, per il quale il medico potrà prescrivere gli an-
non se la sente di andare contro la volontà della maggioranza. Sicuramente non funzionano più le mobilitazioni di settore e i comitati, perché purtroppo non riescono ad intercettare per un tempo sufficiente l’attenzione dei media. Oggi il dibattito sulla Dat è ancora aperto perché un “vip” Gianfranco Fini - ha tenuto alta l’attenzione dei media sull’argomento.
Dal Fronte della Gioventù...
Temo che i partiti siano difficilmente “educabili” da parte dei cittadini, se non con il bastone e la carota del consenso elettorale. Oggi però, con i partiti che sono diventati dei contenitori estremamente ampi, si possono trovare dei parlamentari che accettano di sposare e fare proprie certe istanze, traendone anche il vantaggio di caratterizzarsi ed uscire dall’anonimato. Bisogna identificare questi uomini e donne di buona volontà, informarli, sostenerli e farli conoscere.
è un deputato della Popolo della Libertà. È anche un cantautore e leader dei 270bis, gruppo di musica alternativa di destra. La sua militanza politica è molto travagliata. Dopo aver militato nel Fronte della gioventù, esce nello stesso anno in cui vi è entrato (1974). Nel 1977 con il fratello maggiore Nazareno ("Nanni") entra in Lotta Studentesca, dalla cui costola nascerà, nel 1978, Terza Posizione. Dopo la strage di Bologna del 1980, Terza Posizione è messa al bando, alcuni leader del movimento sono oggetto di mandati di cattura per associazione sovversiva a banda armata e De Angelis, venuto a conoscenza che alcuni suoi amici latitanti a Londra stanno per essere arrestati, parte col treno per avvisarli, ma viene arrestato e per 6 mesi resta nel carcere di massima sicurezza Brixton. I giudici inglesi negano l'estradizione in Italia, e De Angelis, uscito di prigione, inizia a lavorare come grafico. Tuttavia vuole tornare in Italia e decide di costituirsi, viene condannato a 5 anni di reclusione e ne sconta 3. Uscito dal carcere nel 1989
tidolorifici sul ricettario ordinario e il farmacista dovrà conservare per due anni una fotocopia della ricetta. ‘’E’ necessario che in Senato – incalza la parlamentare – venga approvata l`introduzione della libera importazione dei cannabinoidi reperibili solo all`estero, il Dronabinol e il Nabilone, utilizzati in terapie farmacologiche, non sono ancora sul mercato nazionale. Il malato è costretto a richiederli all'estero a suo carico, tranne nei casi di somministrazione in regime di ricovero ospedaliere o ad ammalarsi in città, come Bolzano, Crotone e Roma, le cui aziende sanitarie locali prevedono un rimborso’’
Tra i limiti della legge, sottolinea l’on. Coscioni ‘’è proprio quello di non aver costituito una vera rete nazionale, ma di aver lasciato di fatto un assetto regionale che non cancellerà quella tradizionale disomogeneità tra Nord e Sud’’. Per assicurare le cure palliative e le terapie del dolore, che sono inserite nel Piano sanitario nazionale come obiettivo prioritario, viene istituita infatti su base regionale una apposita ''rete'' dei centri per le cure terminali (hospice) e l’assistenza domiciliare. La rete, che in teoria dovrebbe essere omogenea a livello nazionale, è costituita dall'insieme delle strutture sanitarie, sia ospedaliere che territoriali, e
É possibile che in temi di bioetica si possa migliorare la comunicazione tra cittadini e partiti?
scopre che le canzoni che aveva registrato su una cassetta, sono molto ascoltate negli ambienti della destra. Fonda quindi il gruppo musicale 270bis. 270 bis è l'articolo del codice penale riguardante associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico. Riprende a fare politica. Dirige con l'ex leader di Prima Linea Maurice Bignami un giornale intitolato La spina nel fianco, che si propone come luogo di superamento degli opposti estremismi. Entra in Alleanza Nazionale sin dalla fondazione e continua a svolgere l'attività di giornalista, illustratore e grafico. Collabora dalla fondazione con L'Italia settimanale diretto da Marcello Veneziani. Dal 1996 è il direttore del mensile Area. Nel 2004 viene pubblicato il suo libro "Otto anni in Area di rigore", edito da Minotauro. Nelle Elezioni Politiche del 2006, viene eletto tra i capilista di Alleanza Nazionale per il Senato della Repubblica nella circoscrizione Abruzzo. Nelle Elezioni Politiche del 2008 viene eletto tra i capilista del Popolo della Libertà nella lista della Camera , sempre in Abruzzo.
assistenziali, nonché delle figure professionali, che provvedono all'erogazione delle cure: non sono previste figure specifiche e specializzate. Manca, fa notare l’on. Coscioni , una formazione autonoma universitaria. Infine, per quanto riguarda i fondi la legge stanzia una quota fissa di 50 milioni di euro, piu' 100 milioni di euro inseriti dal 2009 tra gli obiettivi di piano del fondo sanitario nazionale. Perche' le risorse vengano effettivamente destinate alla cura del dolore, la nuova legge prevede che le Regioni inadempienti non potranno accedere per l'anno successivo ai finanziamenti sanitari nazionali.
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VII CONGRESSO ONLINE
INTERVENTI
DALLA RELAZIONE DEL SEGRETARIO
LA RIFLESSIONE CHE HA APERTO IL DIBATTITO
La candidatura radicale al governo
Sul futuro della “Coscioni”
MARCO CAPPATO Segretario Associazione Coscioni
Corbellini scuote il congresso: “ha senso tenere in vita questa associazione?”
Per quanto ottime possano essere le nostre ragioni, non possiamo pensare di ottenere riforme laiche e liberali significative se non riusciremo a liberarci da un regime che da sessant'anni occupa le istituzioni italiane calpestando sistematicamente la democrazia e lo Stato di diritto. Il nostro sforzo nell'elaborare proposte di governo deve proseguire, perché ottenuto risultati concreti: sulla RU486, sui registri comunali del testamento biologico, sulla legge in materia di fecondazione assistita e sui comunicatori per i disabili gravi. Ma non dobbiamo illuderci che una svolta laica e antifodamentalista possa prescindere da un'alternativa "di sistema", che riguardi il modello istituzionale e il rispetto dei diritti civili e politici . Per questo, ritengo necessario che l'Associazione Luca Coscioni faccia proprio l'obiettivo dei Radicali di porre fine al Sessantennio partitocratico candidandosi al governo del Paese. Sembra un'esagerazione o una velleità, ma è un progetto che si basa sulla profonda sintonia che -a partire dai temi "coscioniani"- abbiamo sempre mantenuto con la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica.
DALLA RELAZIONE DEL TESORIERE
Coinvolgere tutto lo stadio ROCCO BERARDO Tesoriere Associazione Coscioni Quanti siamo: 47.267 sono le persone che l’Associazione Luca Coscioni può contattare in diverse forme. Questo numero rappresenta, se così si può dire, i simpatizzanti complessivi che l’associazione è riuscita attraverso appelli, iniziative politiche e altro a coinvolgere dalla data della sua fondazione (20 settembre 2002) ad oggi. A questo numero va aggiunto il numero di simpatizzanti nella Rete Sociale: 14.000 utenti di facebook, infatti, hanno deciso di seguirci. 8.080 sono le persone che fra i simpatizzanti hanno deciso di versare dal 2002 ad oggi almeno un euro all’Associazione Luca Coscioni. Insomma, immaginando uno stadio di calcio, lo abbiamo riempito, ma solo uno spicchio (una curva diciamo così) ha deciso di contribuire alle nostre iniziative. Proposte: 1 - Considerando che l’età media degli iscritti all’Associazione Luca Coscioni è di 54 anni, potremmo ripensare a una norma transitoria che consenta ai più giovani di potersi iscriversi a una somma minore. 2 - Considerando inoltre che le entrate da autofinanziamento attraverso il pagamento in contanti risulta molto basso, potremmo immaginare che le iscrizioni acquisite in contanti direttamente dalla Cellula Coscioni potranno essere in parte trattenute dai tesorieri delle cellule.
GILBERTO CORBELLINI Co-Presidente Ass. Luca Coscioni Cari Amici, non posso nascondere un senso crescente di frustrazione e delusione per l’evoluzione o, meglio l’involuzione, della discussione politico-culturale in seno all’Associazione. La cosa non mi meraviglia, perché non vendo alcun’altra sede politica in Italia dove si parli con una certa pertinenza, e in modo documentato della situazione culturale, economica e civile reale di questo paese. A me la relazione di Marco non è piaciuta, perché non contiene alcuna analisi politica realistica, si limita ad elencare iniziative fatte e in fieri, e a lanciare una provocazione che dal mio punto di vista lascia una po’ il tempo che trova. Inoltre, la relazione di Marco lascia in buona evidenza trasparire da dietro l’elenco delle ‘vittorie’, una realtà statica e con poche prospettive di evoluzione. Soprattutto se la si legge alla luce dei dati esposti da Rocco. Di fatto, ormai, l’Associazione esiste solo perché ogni tanto qualche sentenza della magistratura fornisce lo spunto per dire ‘l’avevamo detto’. E per rivendicare una qualche “vittoria” o sul fronte della legge 40, piuttosto che su quello delle direttive anticipate piuttosto che sulla RU486. L’Associazione in questi anni ha messo sul tavolo decine di temi, idee e iniziative, e ha catalizzato per prima o spinto altri a esporsi all’attenzione su questioni importanti come la ricerca sulle staminali embrionali o l’esigenza di diffondere nella distribuzione dei finanziamenti alla ricerca e nell’arruolamento dei docenti e ricercatori dei criteri oggettivi e basati sul merito. Ma come abbiamo più volte verificato e ci siamo detti, almeno Marco e me, noi lanciavano idee o ci esponevano pubblicamente prendendo posizione, ma poi i giochi venivano portati avanti da altre parti. La prospettiva del Congresso Mondiale, per non ridursi a un incontro periodico dove ci si raccontano le proprie diverse opinioni sulla situazione della libertà di ricerca, richiederebbe un salto di qualità sul piano dell’organizzazione e soprattutto sul piano economico. Ma non intravvedo la possibilità di creare queste condizioni, dato che il problema della libertà di ricerca è poco avvertito come emergenza a livello politico ed economico Credo di averlo già detto, che a me la politica per la politica interessa ben poco. Mi interessa la politica da un punto di vista scientifico. Il che a qualcuno suonerà un’eresia o un’insensatezza: ma è così. E sono così presuntuoso da pensare penso anche che, se non si comincia a guardare la politica da questo punto di vista, non si andrà molto lontano. Ovvero il futuro che ci aspetta sarà quello a cui già stiamo assistendo in Italia e nel mondo. Ci si potrà sempre soddisfare solipsisticamente o gregariamemente, masturbandosi davanti ai giochi di prestigio di qualche dinosauro politico. Che è già estinto. Ma ovviamente non può saperlo. Non sono quindi modo interessato a discutere di strategie di sopravvivenza
La relazione di Marco non mi è piaciuta, lascia in buona evidenza trasparire da dietro l’elenco delle “vittorie” una realtà statica e con poche prospettive di evoluzione visti anche i dati esposti da Rocco.
politica basate di alleanze di assistenzialismo reciproco. Infatti, non capisco perché non debba valere in politica quello che dovrebbe valere in economia. Ci si lamenta quando lo stato usa i nostri soldi per salvare decotte e non lascia che siano le regole del mercato a far la selezione, e poi si vogliono invece salvare a tutti i costi delle esperienze e idee politiche che forse sono nelle stesse condizioni della aziende di cui sopra. Non è perché l’Associazione o i Radicali hanno fatto questo e quest’altro o dicono questo o quest’altro che devono continuare a esistere o sono necessari: lo decide la competizione elettorale se alcune idee devono trovare uno spazio rappresentativo incarnandosi in individui che saranno votati. Qualcuno ovviamente dirà che la competizione non è equa, e che le nostre idee vengono silenziate da tutti. E’ anche vero che se i cittadini ci tenessero davvero si manifesterebbero con un maggior numero di iscrizioni. O una maggiore partecipazione a manifestazioni di lotta. Il che non è. Quindi, per me, ragionando come trovo a me congeniale cioè individualisticamente, le possibilità sono due. O rimango un sostenitore dell’Associazione per affezione. Ho trovato qui alcune persone più simpatiche e motivate che in altri contesti politici. Senza però continuare a proporre spunti di riflessione che in buona sostanza constato che interessano solo a me. Quindi, sugli aspetti scientifici della politica faccio le mie ricerche, scrivo i miei libri e se poi a qualcuno interesseranno se li leggerà. Magari trovando conferma che sono cazzate. Ma è producendo numerosi cazzata che ogni tanto viene anche qualche idea buona. Non viceversa. E comunque tra persone che giudicano le reciproche posizioni prive di interesse è da coglioni continuare e cercare di discutere. Quindi non starei a perdere tempo a scrivere per l’Agen-
da Coscioni o a preparare documenti o altro, quando in realtà in merito ai contenuti non c’è discussione. Quando, cioè, il parlare politico soprattutto a sinistra è stantio. Anzi puzza già di cadavere. E mi dà un po’ nausea. L’esperienza del dibattito che ho fatto su “L’altro” quest’estate, a partire dagli ogm e poi su “sinistra e scienza” è stata per me assai istruttiva, e mi ha fatto capire molto anche dell’esperienza di questi ultimi anni vissuti nell’Associazione Coscioni. L’alternativa, che però non vedo all’orizzonte, è tornare a discutere di alcuni presupposti dell’azione politica che sta sviluppando l’Associazione. Si tratterebbe di darci un taglio o di chiarirsi su una serie di equivoci sulla natura della scienza e le ragioni per cui l’Associazione si batte per la libertà di ricerca scientifica. Per questo ci vuole anche tempo, e soprattutto voglia di rimettersi a studiare e documentarsi. Si dovrebbe cominciare a pensare non schizofrenicamente ma sincreticamente a più livelli, sia rispetto ai temi e alle battaglie immediate e sia rispetto ai tempi lunghi e alla formazione di figure in grado di dar sostanza tra qualche tempo a un’auto-candidatura per il governo del paese. Intanto si tratterebbe anche di discutere se non sia il caso di cambiare alcune strategie, perché è proprio sul fronte dell’accreditamento scientifico che si stanno facendo passare alcune politiche illiberali, e che alcune religioni si stanno diffondendo. Quindi bisognerebbe mettere meglio a fuoco il tipo di messaggio che si vuole trasmettere. Per far solo un esempio, io credo che la battaglia del testamento biologico fatta nel nome del diritto all’autodeterminazione sia del tutto perdente, sul piano della comunicazione. Troppo astratto. E se non ci si mettono tutte le élite intellettuali a tener su la battaglia, come fu per il divorzio e l'aborto, non si va da nessuna parte e il parlamento se ne strafregherà. Farà come chiede il Vaticano. Si dovrebbe cominciare piuttosto a raccontare alla persone cosa significa quello che il parlamento vuole imporre ai cittadini italiani: dolore e sofferenza veri, costi economici per le famiglie e affari d’oro per i cronicari gestiti dai preti. Etc. Sarebbe il caso di rendersi conto che ci sono fronti, come quello della coltivazione degli ogm e del nucleare che dovrebbero essere oggetto di chiarimenti e di schieramenti “senza se e senza ma”: in particolare da parte di un’associazione che difende la libertà di ricerca scientifica. Insomma se di queste cose, come delle staminali embrionali o della contraccezione d’emergenza o dell’interruzione di gravidanza o della bioetica, si riesce a parlare entrando nel merito e quindi facendo venir fuori dati empirici e informazioni sui comportamenti concreti dei cittadini italiani e a immaginare strategie d’azione in termini plausibili, date le necessarie informazioni a disposizione, bene. Se ci si torna a confrontare con i modelli e i dati empirici sull’evoluzione delle democrazie nel mondo, e a discutere di quello che accade e si prepara dietro al palcoscenico dove recitano le marionette, meglio. Altrimenti… pace.
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COME BATTERE IL RISCHIO DELL’AUTOREFERENZIALITÀ
Dal dolore privato ai diritti per tutti Corbellini fa una provocazione, utile per un congresso come il nostro
MIRELLA PARACHINI Quando ho letto l’intervento di Gilberto Corbellini, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: chissà cosa ne penserebbe Luca Coscioni. Sarà perché mi sono ricordata che era stata proprio una mail di Luca inviata agli scienziati a far avvicinare Corbellini all’associazione. Niente di strano che negli anni si possa venire a provare “un senso crescente di frustrazione e delusione per l’evoluzione o, meglio l’involuzione, della discussione politico-culturale in seno all’Associazione”. Ma credo si debba analizzare meglio. Questo intervento è una provocazione a farlo e io penso che la sede congressuale online sia un’ottima occasione. Milito da tanti anni nel Partito radicale e ho sempre sentito parlare del “meccanismo di spostamento” delle frustrazioni. Quando ti batti in un Paese per migliorarne le regole e fare rispettare quelle che già esistono, ma ne vieni sopraffatto e vincono le logiche opposte alle tue, finisci per “spostare” le frustrazioni che ne derivano dall’esterno all’interno
del gruppo in cui ti trovi, attribuendo a questo la causa principale delle tue delusioni. (E a buon bisogno te ne vai, e ti dai pace entrando nella “parte vincente” pur dicendoti di mantenere le tue convinzioni: di esempi ne abbiamo una bella lista). Io sono d’accordo sull’esistenza del rischio opposto, quello di restare intrappolati nell’autoreferenzialità, aspettando “qualche sentenza della magistratura che fornisca lo spunto per dire ‘l’avevamo detto’”. Resta il fatto che alle sentenze ci si arriva a forza di denunce e di ricorsi e che già questo legittimerebbe una forma di associazionismo che abbia il solo scopo di vigilare e monitorare le violazioni dei principi che il paese stesso dice di voler rispettare. Che si può allargare ad altri paesi, come inserito nella dichiarazione finale di Bruxelles, alla fine del Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica organizzato a marzo presso il Parlamento europeo. Lasciando da parte le lugubri considerazioni sul parlare politico attuale in generale, e in particolare nella sinistra, Corbellini si pone due alternative: o restare nell’as-
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sociazione per “affezione” (che già sarebbe un buon motivo) o “tornare a discutere di alcuni presupposti dell’azione politica che sta sviluppando l’Associazione”, focalizzando i temi, i tempi e le persone da autocandidare al governo del paese. Sui temi: l’esempio del testamento biologico è buono. Ma mi chiedo se esiste davvero una differenza nella comunicazione tale da renderlo “più attraente” (virgolette mie), se si abbandona il presupposto del diritto all’autodeterminazione e partendo dal dolore e dalle sofferenze provate dai malati e dalle loro famiglie. Ma non è proprio questo il nocciolo del “metodo Coscioni”? Partire dal “corpo dei malati” e farne tema politico, e come tale di difesa di un diritto? Non siamo in questo modo meglio riconoscibili da chi è in grado di riconoscerci? Rileggo un passaggio di Luca: “Il fatto poi che io abbia sollevato una questione politica, che non abbia accettato di rappresentare un cosiddetto caso umano, che abbia scelto lo strumento della lotta politica, infastidisce enormemente. Perché, in Italia, la persona malata, non appena una diagnosi le fa assumere questo nuovo status, perde immediatamente elementari diritti umani, e tale perdita è tanto maggiore, quanto poi più gravi sono le condizioni di salute della persona in questione. La mia, la nostra battaglia radicale per la libertà di Scienza, mi ha consentito di riaffermare, in particolare, la libertà all'elettorato passivo, il poter essere cioè
eletto in Parlamento, per portare
Gentili, che quella settimana, in-
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istanze delle quali nessun'altra forza politica, vuole, e può essere portatrice”. Quando ho partecipato all’ultima edizione della Scuola Coscioni a Salerno all’inizio del mese, ho avuto un’esperienza straordinaria nell’incontrare la famiglia Gentili. Ci trovavamo nel bel chiostro seicentesco dell’Ostello Ave Gratia Plena per la cena, quando è arrivata una famiglia con due figli in carrozzina. Era stato Marco Gentili, studente Coscioni di 20 anni, malato di SLA dalla nascita (una rara forma congenita) ad aver trascinato padre, madre e Carlo a Salerno. Carlo è il fratello maggiore, ha 25 anni, anche lui affetto da SLA , diagnosi formulata solo dopo la nascita del secondogenito. I volti sorridenti di tutti e quattro mi sono rimasti stampati nella mente: si erano attrezzati, come sono attrezzati per affrontare tutte le difficoltà inaudite di una situazione del genere, per seguire la volontà di Marco
tervistato dalla rivista Left, aveva dichiarato: “Per quanto riguarda me, battendomi in prima linea non mi sento usato ma vivo, più vivo che mai”. Ci aveva riconosciuto. Sui tempi: Corbellini dice “ci vuole anche tempo, e soprattutto voglia di rimettersi a studiare e documentarsi”. Vero. E’ per questo che non ci sono solo i malati nell’associazione, ma anche gli scienziati, i professori, i medici,gli studenti. Se qualcuno ci spiega come evolvono le democrazie nel mondo noi ne siamo rafforzati e aiutati nel fare. Ma è necessario anche “essere e fare”. All’inizio del suo intervento Cappato ci dice: “Questo congresso è convocato per raccogliere disponibilità e idee per un governo della salute e della ricerca alternativo all'impostazione clericale e assistenzialista dominante”. Di fronte a questo invito io non mi sento frustrata.
Lorenzo Lipparini
Diego Cogliandro
Alberto Delcorso
Informazione alternativa
Tessera costosa meno iscritti
L’importanza dei giovani
L’associazione è uno strumento vitale per conquistare l’alternativa. Non dobbiamo scoraggiarci. Il dibattito non è involuto, come dice Corbellini. Il tesoriere Berardo ha assimilato l’associazione ad Emergency, ma ci sono due differenze fondamentali tra noi ed Emergency: la nostra parzialità politica e la complessità del nostro messaggio, che tocca moltissimi temi. La strada da percorrere è quella dell’informazione, non sui soliti mezzi che non ci vogliono, ma nei luoghi frequentati dalle maggioranze spesso rassegnate alle politiche liberticide (scuole, università, ospedali).
(in risposta a Corbellini) Sono parzialmente d'accordo con quello che sostiene Corbellini: se le nostre idee vengono “silenziate” dobbiamo però considerare questa come la causa del basso numero di iscritti all'Associazione, effetto sul quale incide anche l'ingente costo della tessera. In questo trovo utile rendere possibile l'iscrizione alla cellula anche senza effettuare quella all'Associazione. Sono in disaccordo quando Corbellini sostiene che la gente non capisca il valore del diritto all'autodeterminazione. Metterla sul piano economico e degli affari d'oro per i cronicari gestiti da preti mi sembra una strategia errata.
L’intervento di Corbellini mi ha fatto pensare al “meccanismo di spostamento” delle frustrazioni dall’esterno all’interno. E’ una dinamica psicologica di gruppo, come dice Emma. Ottima iniziativa quella del congresso online. Probabilmente coinvolge di più i giovani e le persone più istruite, ma resta il fatto che anche il congresso classico esclude le persone per vari motivi (lavoro, famiglia, soldi). Inoltre ne deriva un grande risparmio economico. Sono contento che siano nati Agorà Digitale e gli Studenti Coscioni. E’ importante intercettare i giovani. Domanda: siamo sicuri che la peste italiana non rischi di contagiare anche i radicali?
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INTERVENTI
LA VICEPRESIDENTE DEL SENATO IN AUDIO-VIDEO
Visionari non velleitari A Corbellini dico: in Italia un "libero mercato della politica" non esiste EMMA BONINO Trascrizione parziale dell’intervento non rivista dall’autore Partecipo a questo congresso on line non solo per l’interesse che storicamente ho per l’Associazione e i suoi temi, ma anche perché ci sono stati due interventi che mi hanno incuriosito e spinto a prendere la parola. Uno più "esterno", mi riferisco all’editoriale di domenica 20 settembre di Tommaso Padoa Schioppa, che, in alcune parti serve come cappello e contestualizzazione di un altro intervento, piuttosto interessante, che è quello di Gilberto Corbellini. […] La relazione di Marco, che ha dato il via a questo congresso on line, poneva, dal mio punto di vista, tre riflessioni centrali: lo stato interno dell’Associazione e le sue difficoltà a rivolgersi all’esterno, il da farsi e un problema più generale ma legato ai precedenti, vale a dire se nel contesto attuale, con queste leadership politiche e con queste situazioni istituzionali, sia possibile effettivamente continuare a sperare o se invece, pur continuando come formiche nel lavoro quotidiano, non sia arrivato il momento di dire che se non si gira pagina rispetto al sessantennio partitocratrico, è quasi impossibile resistere e soprattutto nel resistere far sentire la nostra voce così che vi sia discussione. Ora, cosa noi pensiamo di questo stato delle istituzioni italiane e della situazione italiana più in generale, l’abbiamo documentato con la “Peste italiana” […] Inizio da qui proprio perché […] ho ritrovato nell’editoriale di Padoa Shioppa alcune considerazioni simili: partiva dalla celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia per arrivare a conclusioni che molto ricordano nel merito, se non addirittura nel lessico vero e proprio, l’analisi che noi abbiamo fatto.
Padoa Schioppa dice: “[…] Nel 2011 si celebrerà non la nascita della nazione italiana, che è un fatto di cultura, bensì la fondazione dello Stato italiano, che è un fatto politico e istituzionale. Tutte le celebrazioni del 2011 dovrebbero ruotare a mio giudizio intorno a un solo grande tema: e cioè lo Stato italiano, le condizioni e la situazione dello Stato italiano. È questo, oggi, ma oramai da tempo, l’organo malato dell’Italia, quello la cui patologia sta facendo deperire l’intero corpo sociale, l’economia, la terra e le acque, la cultura, la scienza, il rapporto con la storia religiosa. […]”. Corbellini, pone tutta una serie di problemi, nel suo intervento, da cui traspare un dato che mi è sembrato più personale - peraltro come lui stesso dice - di depressione o di frustrazione. L’Associazione Luca Coscioni, come Radicali Italiani, come tutti noi, vive in questo contesto di distruzione cercando di reagire tenendo viva una fiaccola, di reagire lanciando idee e proposte, di reagire spesso emettendo silenzio perché non è automatico che
quello che si dice riceva una qualche attenzione. Voglio dire a Gilberto che questo non è un aspetto marginale, perché questa comunicazione impossibile o possibile solo a costo di scioperi della sete drammatici di Pannella o dei Radicali o miei - ha effetti di tutta evidenza immediati sull’aspetto economico e sull’aspetto delle energie umane, finanziare e delle iniziative che vengono proposte. Trovare finanziamenti, soldi puliti, trasparenti, accountable, non è affatto facile, al contrario è quasi impossibile, e fare politica di un qualche valore in queste condizioni è molto spesso disperante. Nell’interessante contributo al congresso di Gilberto questa parte del contesto di soffocamento viene certamente vista, ma in qualche modo viene data per scontata, viene minimizzata, e si arriva a dire: “io penso che quando uno è decotto o un’associazione è decotta deve sparire esattamente come in economia non si salvano aziende decotte perché funziona la regola del mercato”. […] In politica, sicuramente in Italia, le regole del mercato non ci sono
state mai. Non è vero che contano le idee, non è vero che c’è la regola per cui funziona il merito, che c’è un pari accesso alla comunicazione con i cittadini per consentirgli di scegliere da chi vogliono essere rappresentati. Questo non credo sia un problema marginale. Gilberto dice: “ci si lamenta quando lo stato usa in nostri soldi per salvare aziende decotte e non lascia che sia la regola del mercato a fare la selezione, poi si vogliono salvare a tutti i costi delle esperienze, delle idee politiche che forse sono nelle stesse condizioni[…]”. Solo per parlare dell’ultima competizione, quando si scopre che a 30 giorni dalle elezioni solo 3 persone su 100 sanno che c’è una lista Radicale e che per avere accesso ad una puntata di Annozero o Ballarò, e quindi alla competizione elettorale, bisogna farsi 6 giorni di sciopero della sete, di quali regole stiamo parlando? O è un fatto marginale? Io non credo che sia così, credo anzi che non teniamo conto del contesto: la peste italiana. […] C’è un altro elemento invece che Gilberto pone, […] è quello di avere una posizione più chiara per quanto riguarda gli OGM o per quanto riguarda il nucleare, argomenti fondamentali per un’associazione che si muove a difesa della ricerca scientifica. Gilberto, non ho capito bene il riferimento che tu fai al nucleare, perché mai i Radicali sono stati contrari alla ricerca sul nucleare di 4° generazione o simili, quindi non mi pare che abbiamo posto mai questo tipo di problema. […] L’altra questione che mi ha in qualche modo sollecitato ad intervenire è il problema se usare in termini comunicativi la libertà
di scelta, il testamento biologico, l’autodeterminazione oppure, perché di maggior effetto, il racconto, insistere sulla tematica del dolore, della sofferenza, dei costi economici per la famiglia e degli affari d’oro per i cronicari gestiti dai preti. Io non credo che queste cose siano in contraddizione. Quello che vedo è che non ci sono spazi per parlare né dell’una né dell’altra cosa. […] Ci si può ovviamente scoraggiare, questo è legittimo e non discutibile, vorrei però che non si interiorizzasse una dinamica sostanziale da piccolo gruppo, dove le difficoltà esterne vengono sottovalutate e in qualche modo vengono rilanciate le reciproche colpe. […] Il problema è decidere se vogliamo buttare la spugna o se non la vogliamo buttare e questo è un punto discriminante conoscendo molto bene le difficoltà che abbiamo di fronte. …. Tutto questo vuole essere un invito non velleitario, un tentativo di dare un contributo a questo congresso ribadendo che aprirsi a nuove tematiche fa sempre bene, ma che sottovalutare il contesto in cui siamo immersi rischia di darci una lettura di noi stessi e delle cose di sottovalutazione, che credo non aiuti. […] Velleitari e visionari? […] perfino il grande progetto europeo nacque così, da Altiero Spinelli e da pochi altri, sull’isola nel carcere di Ventotene. Per fortuna sono riusciti a indicare la strada, e pensate come potevano sembrare velleitari Rossi o Spinelli da Ventotene che sotto il fascismo pubblicavano l’appello per l’Europa o il famoso manifesto di Ventotene. Spero di aver aiutato altri interventi e soprattutto aver aiutato o provocato Gilberto a reintervenire su due temi che anche a me appassionano molto, gli OGM e il nucleare, perché questi secondo me valgono la pena di esser approfonditi.
Marco Valerio Lo Prete
Pino Cucci
Annalisa Chirico
Alessandro Capriccioli
Agenda Coscioni rinnovata
Paziente impaziente
La rivoluzione dell’online
Alzare il livello dello scontro
L'Associazione, ancora una volta con questo congresso on-line, sperimenta e pratica – senza inutili retoriche – una apertura ai cittadini a dir poco "rivoluzionaria" nel panorama italiano, caratterizzato da associazioni politiche (pensiamo ai partiti), che non fanno altro che cercare il modo migliore per allontanare l'individuo da ogni centro decisionale e da ogni responsabilità. Questo duplice connotato – libertà e responsabilizzazione – dovremmo rivendicarlo a ogni piè sospinto. Nel mio intervento provo ad abbozzare alcune idee per tradurre concretamente questa indicazione nel nostro mensile, Agenda Coscioni.
Sono malato di sclerosi multipla. L'assunzione della cannabis terapeutica può donare dei benefici ed alleviare problemi di spasticità, diminuire l'incontinenza e il prurito irrefrenabile tipico di questa malattia. La cannabis è stata venduta nelle farmacie italiane fino agli anni Trenta; oggi non è più possibile acquistarla legalmente in Italia, e per assumerla si è costretti ad importarla dall' Olanda. Se i politici superassero i lori pregiudizi e la cannabis potesse essere coltivata anche Italia, i costi diminuirebbero notevolmente e tutto ciò apporterebbe sollievo a molti pazienti.
Il carattere "rivoluzionante" di questo congresso online è tale non soltanto rispetto ai partiti del Regime, ma anche rispetto al Partito Radicale. Segnale di apertura è l'abbassamento quota iscrizione al di sotto dei 25 anni. L'Agenda Coscioni dovrebbe aprirsi di più ai contributi dei non iscritti. Proposta: interviste, rubriche di volta in volta "presiedute" da un professore diverso e curate da uno Studente Coscioni. Priorità: risorse umane, campagna specializzata di fundraising e drenaggio risorse alle cellule territoriali.
In un momento di grave emergenza sul fronte dei diritti civili, il congresso online può servire a due scopi: da un lato, rendere possibile la partecipazione dei malati e dei disabili, veri protagonisti dell'attività dell'Associazione; dall'altro, diffondere sulla rete le nostre campagne ed incentivare la partecipazione dei cittadini, che sono in maggioranza d'accordo con i nostri obiettivi. Si impone la necessità di alzare il fronte dello scontro politico, tornando a pronunciare chiaramente parole che il Regime sta cercando di rendere impronunciabili: eutanasia, diritto all'aborto, denunce penali contro gli impositori di coscienza.
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LO SCIENZIATO DELLE STAMINALI
Sono un topo da laboratorio, coinvolto dal vostro lavoro Felice e orgoglioso di far parte della Coscioni, “è una voce importante, forse la sola che mantiene viva l’attenzione di questo Paese sui problemi della ricerca” GIULIO COSSU Trascrizione dell’intervento non rivista dall’autore Sono contento di intervenire in questa nuova versione del congresso dell’Associazione Coscioni online. Vorrei dire qualcosa per quanto riguarda la situazione dei problemi legati alla ricerca in Italia. Ma vorrei iniziare con un mio commento su quanto detto da Gilberto Corbellini due giorni fa e da Emma Bonino. Il commento di Gilberto come sempre è molto preciso e puntuale. La diagnosi è abbastanza curata ma la terapia che Gilberto suggerisce ricorda un po’ l’eutanasia. Io invece vorrei sposare la tesi di Emma Bonino, nei punti sollevati da Gilberto c’è una certa incapacità di incidere sul contesto nazionale non solo per quanto riguarda i problemi più generali della politica, ma anche quelli più propriamente inerenti alle tematiche dell’Associazione Coscioni che sono la libertà di ricerca, la trasparenza dei processi di valutazione di cui parlerò tra poco. Tutti questi problemi sembrano essere affrontati con lucidità nelle varie riunioni della nostra Associazione, ma poi le nostre parole tendono un po’ a cadere nel vuoto, la sensazione che ho avuto è che spesso parliamo tra di noi e tendiamo a convertire i convertiti. Se in un supermercato ma ancora peggio se in un congresso scientifico io andassi in giro chiedendo alle persone quanti di loro conoscono l’Associazione Coscioni ho paura che la percentuale sarebbe piuttosto bassa, anche nell’ambiente scientifico. Una cosa che ci tengo a dire indipendentemente da qualsiasi considerazione sull’effetto è che l’Associa-
zione Coscioni è l’unica associazione politica in Italia che ha veramente fatto qualcosa per la ricerca. Io non ho mai fatto politica in vita mia, ho sempre detto che sono un topo di laboratorio, da quando avevo diciannove anni mi sono trovato dentro un laboratorio e fondamentalmente non ne sono mai uscito perché quello è il mio mondo, questo non è il mio mondo. Però sono stato coinvolto dal lavoro dell’Associazione, anche se finisco con il fare molto meno di quello che dovrei e potrei, proprio perché ho avuto la sensazione che per la prima volta non c’erano parole vuote, ma c’era veramente la volontà di favorire la ricerca scientifica. Questo governo, ma la cosa più triste che anche i governi di sinistra che si sono succeduti nel tempo, hanno sempre fatto proclami sull’importanza e sul valore della ricerca per lo sviluppo di un paese, una considerazione talmente ovvia che ormai tutti condividono. Il problema è che poi quando si tratta di allocare risorse, e di allocarle in modo moderno e intelligente, trasparente senza favorire una particolare area di potere o una strategia di distribuzione a pioggia che non serve a niente, allora poi alle parole non seguono i fatti. Se prendiamo per esempio il problema sollevato principalmente da Piergiorgio Strata, da Corbellini, da Paolo Bianco e da altri, dei criteri di valutazione della ricerca, lì non c’è proprio da inventare l’acqua calda, sono criteri che sono utilizzati in tutti i paesi dove la ricerca scientifica è eccellente, quindi non bisogna inventare niente, bisogna semplicemente avere il potere di applicarli. Tornando alla critica che faceva
Gilberto noi non abbiamo la forza mediatica e polita di far sentire la nostra voce. Questo è un problema ma non deve essere motivo di scoraggiamento ma piuttosto l’idea che dobbiamo continuare, non importa quale sia il risultato pratico, a dire che la ricerca è importante e che va fatta bene. Bisogna investire di più per la ricerca, è vero, ma basterebbe utilizzare bene i fondi che già son investiti per avere salto qualitativo della ricerca di questo paese. Occorrerebbe che ci fosse un’agenzia nazionale che valuta ricerca, che ogni ricercatore dovrebbe essere libero, come con il National Institute of Healt negli Stati Uniti, di sottomettere un progetto importante per cinque anni che viene valutato con estrema severità da suoi pari, cioè da altri colleghi esperti nel suo settore. Poi se il progetto è buono viene finanziato per 5 anni con una cifra significativa in modo che il ricercatore può svolgere il suo lavoro in modo efficiente e alla fine di quei cinque anni documenta quello che è riuscito a fare e su questa base le agenzie di vedranno se è il caso di continuare a finanziarlo. Questo è quello che succede in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in Germania. Qui vorrei fare un inciso, ieri guardavo Ballarò e sentivo un imprenditrice italiana la quale diceva di aver viaggiato in Giappone negli Emirati arabi e che il nome dell’Italia è ancora un nome importante, nonostante le vicende recentemente accadute, le quali non hanno scalfito l’immagine dell’Italia. Io giro il mondo per congressi scientifici e interagendo con colleghi statunitensi , europei e giapponesi la mia esperienza è radicalmente diversa, c’è la sensa-
zione di un paese che arranca che si perde dietro una serie di fatti e misfatti di basso livello e che non riesce a competere. Questo è un peccato perché in Italia c’è secondo me una popolazione di ricercatori di ottimo livello, ci sono delle strutture dive la ricerca si riesce a fare bene. Ma non basta è necessario portare al livello delle Università al livello dei centri di ricerca dei criteri di efficienza e di selezione che sono necessari e che sono impopolari e che soprattutto richiedono una volontà politica di agire, di investire, di controllare i soldi investiti siano stati investi bene. Questo purtroppo in questo paese non è mai accaduto, io sono 40 anni che sono nel laboratorio e nessuno dei governi che si sono succeduti ha mai fatto qualcosa di concreto. Ci sono stati tentativi da ma nell’inerzia tutto questo si è andato perdendo. Ci sono tanti altri problemi per cui l’Associazione ha contribuito e contribuisce a tenere viva l’attenzione: dalle cellule staminali embrionali a problemi sul fine vita e sul testamento biologico, alla possibilità di decidere del proprio corpo liberamente come dovrebbe essere in una repubblica laica. Tutti questi temi sono vivi in questo paese grazie a Associazione Coscioni. Il lavoro sulle cellule staminali sta subendo una rivoluzione epocale grazie alla scoperta di Yamanaka che ha dimostrato che è possibile riportare delle cellule adulte a uno stadio di cellule staminali embrionali senza passare per l’embrione. Io ho la sensazione che la polemica si era scaldata troppo perché adesso i contendenti si rendano conto che probabilmente nel giro di qualche anno questa polemica sarà consegnata
alla storia della politica e del costume di questo paese. Abbiamo ancora bisogno di lavorare con cellule staminali embrionali umane per un periodo di pochi anni e probabilmente quelle che già ci sono sono sufficienti solo per convincerci e per dimostrare al cento per cento che le cellule adulte riprogrammate sono completamente equivalenti a quelle embrionali. Dopo di che sarà più semplice più economico e non creerà più problemi etici lavorare con le cellule staminali del paziente che sono state che sono state riprogrammate a cellule embrionali e sono state trattate, curate e dopo reinserite nello stesso paziente senza bisogno di passare per l’ovocita. Diversa situazione per quanto riguarda il testamento biologico, l’eutanasia, in generale sulla possibilità di disporre del proprio corpo secondo la propria libera e cosciente volontà. Se la chiesa cattolica ritiene che il corpo di un uomo vada comunque tenuto vivo anche se il cervello non ha più attività. Questo è un convincimento rispettabilissimo della chiesa che i fedeli decideranno se seguire o no ma che il governo italiano non può imporre come legge anche a coloro che non si riconosco nella fede cattolica. Concludendo il mio intervento mi riallaccio a quanto detto all’inizio, io sono felice e orgoglioso di far parte dell’Associazione Coscioni, mi piacerebbe poter fare di più e ritengo che quello che l’Associazione fa, sia una voce importante, forse la sola voce che mantiene viva l’attenzione di questo paese sui problemi della ricerca, dei malati e delle malattie che oggi non si possono curare. Grazie per l’attenzione.
Andrea Picchi
Filippo Vignali
Davide Chicco
Marco Gentili
Cellule siano più attive
Linkopedia per l’agenda
Rilanciare cannabis terapeutica
Agevolazioni per studenti
La cellula pisana nasce esattamente un anno fa ed accoglie iscritti di tutte le "provenienze" politiche, questa diversità si traduce in opportunità. Tutto ciò è sicuramente conseguenza del prezzo molto competitivo della nostra quota di iscrizione (15 euro). Credo però che la proposta di Annalisa Chirico sull'abbassamento della quota per gli under 25 non sia convincente perché è una soglia presa a caso. L'associazione ha bisogno di una ristrutturazione, ed gli Studenti Coscioni non vanno coinvolti solo dal punto di vista finanziario, ma anche e soprattutto nella militanza politica attiva e sul territorio.
Il congresso radicale online è un'ottima opportunità. L'associazione potrebbe allargare le sue prospettive creando un sito web per la rivista "Agenda Coscioni", un luogo virtuale per un dibattito più esteso attorno alle nostre, magari con una linkopedia che aiuti ad approfondire gli argomenti. A ciò si potrebbe unire una campagna sul biotestamento che coinvolga personaggi della cultura e dello spettacolo. Si potrebbe creare un intergruppo parlamentare "ufficiale" sul testamento biologico.
(in risposta a Marco Gentili) Bisogna puntare maggiormente sulla diffusione dell’Agenda Coscioni. Le campagne dell’associazione possono non avere un grande impatto sugli studenti dei licei, ma possiamo provare a coinvolgerli, ad es., preparando dei volantini ad hoc sulla libertà sessuale o sulla pillola del giorno dopo. Dobbiamo rilanciare il progetto Scolarmente. Chi se ne occupò a Salerno deve riattivarsi. Bisogna rilanciare sull’antiproibizionismo, ma con riferimento soprattutto alla cannabis terapeutica.
Sono favorevole all'abbassamento di quota per gli studenti non lavoratori under 25, magari si potrebbero anche istituire dei piccoli concorsi, corredati di regole precise, con in palio iscrizioni gratuite, le cui spese di invio tessera potremmo accollarci noi Studenti Coscioni. Dovremmo poi creare un ampio indirizzario di rappresentanti d'istituto e della Consulta, in modo da avere una buona rete di studenti per l'Associazione. Infine penso che dovremmo lanciare una raccolta fondi tramite sms per la libertà di ricerca scientifica, oltre che rilanciare i temi della libertà sessuale e dell'antiproibizionismo.
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INTERVENTI
IL MALATO DI SLA CHE HA LANCIATO IL VIDEO TESTAMENTO
Sono nato libero, vorrei morire libero Paolo Ravasin: Quando le persone sono trattate come merce, che a fine mese è denaro sicuro, l'uomo e la Chiesa si sono dimenticati di Dio. PAOLO RAVASIN Mi sento perseguitato e discriminato dallo Stato Vaticano e Italiano. Sono nato nel peccato, vivo nel peccato e morirò nel peccato come tutti i credenti. In questo mondo pieno di ipocrisia dove la merce vale più degli esseri umani. Quando le persone sono trattate come merce, che a fine mese è denaro sicuro, l'uomo e la Chiesa si sono dimenticati di Dio. Sono nato libero, vorrei morire da libero. Il male ha successo quando le persone le persone buone soffrono in silenzio e non sono aiutate a far valere i propri diritti. Se dovesse passare, anche alla Ca-
mera, il DDL Calabrò sul testamento biologico, già approvato dal Senato con la grande maggioranza dei voti, sarebbe un'offesa alla dignità dell'essere umano. E soprattutto andrebbe contro la Costituzione Italiana che è laica, ma anche contro la stragrande maggioranza dei cittadini italiani che contano solo quando si deve votare e la loro opinione non vale più dopo il voto. Contiamo quando mettiamo la firma per l'otto per mille, quando si trattengono l'80% per loro e il restante 20% lo danno in carità, sempre gestita dallo StatoVaticano: missioni, Caritas, associazioni benefiche, ecc. Sempre denaro dei Cristiani Cat-
tolici, cittadini italiani, però sono padroni del 40% dei beni immobiliari italiani, quelli non li danno in beneficenza, senza contare tutti i beni materiali che hanno nel mondo e i loro interessi nel mondo dell'alta finanza; siedono nei consigli di amministrazione delle società: fanno l'interesse del più povero o no? Perchè il divario tra ricchi e poveri aumenta? Se non bastasse questo, hanno fatto dei concordati economici con circa 140 stati del mondo,ad esempio la Germania con l'otto per cento che porta circa 4 miliardi di euro ogni anno, senza contare i trattamenti fiscali di favore che hanno.
Quando parlano a nome della Chiesa o in difesa della vita perchè non parlano anche del lato economico che guadagnano? Come in quella casa di riposo, gestita dalla curia vescovile in provincia di Cosenza, che la magistratura ha fatto chiudere dopo due anni di indagini. Le associazioni per la vita cattoliche non c'erano davanti ai cancelli, eppure non si sa che fine abbiano fatto alcune persone. La vita di Eluana Englaro valeva di più? Il falso in bilancio non è un reato penale qui in Italia, dunque la coscienza è a posto con lo spirito e l'anima. Lo Stato Vaticano è il più piccolo al mondo come territorio, ma certamente non è il più
povero come ricchezza materiale e influenza politica. La pena di morte è stata abrogata nel 1969 dallo Stato Vaticano, prima non valeva nulla per la Chiesa? Un saluto all'Associazione Coscioni e a tutti i partecipanti da parte di Paolo Ravasin
IL COSTITUZIONALISTA MICHELE AINIS
L'Associazione nel sottoscala dell'informazione italiana Al congresso online dell’Associazione Luca Coscioni interviene il prof. Michele Ainis, costituzionalista ed editorialista della Stampa. Perché in Italia c’è bisogno di un’Associazione per la libertà di ricerca scientifica? Perché l’attività dell’Associazione Coscioni non ottiene risalto sui mass media? Questi i punti affrontati dal professore nel suo intervento in formato audiovideo. Pochi minuti e grande concisione. Per Ainis è “un’acquisizione or-
mai ovvia che la ricerca debba essere libera e non disturbata nei suoi percorsi”. Eppure in Italia non sembra affatto scontato. “Il lavoro dell’associazione si consuma in un sottoscala dell’informazione pubblica italiana”, mentre i riflettori di tv e giornali restano puntati su “fatti secondari” della vita politica nazionale. Perché? Secondo il professore, “è un fatto che ci sia un cattivo rapporto tra la Chiesa Cattolica Apostolica Romana e la scienza”. Insomma,
“non serve scomodare Galileo” per rendersi conto che la voce della Chiesa Cattolica “sovrasta tutte le altre”. Le acquisizioni della scienza non sono buone o cattive. Richiamando l’etimologia greca del termine "farmaco", il professore afferma che “phàrmakon è ciò che salva, ma anche ciò che distrugge”. Dipende dall’uso che se ne fa. Emblematico è l'esempio dell'energia nucleare, che può essere impiegata proficuamente a fini
civili, ma può anche generare "distruzioni immani". Ecco, dunque, che il dibattito sulla libertà di ricerca si riduce a una questione di libertà e responsabilità. “In Italia la libertà della ricerca scientifica resta ostaggio della libertà di religione”; e questa tensione ancora irrisolta è la ragione per cui l’Asso-
ciazione Luca Coscioni serve al Paese.
Gustavo Fraticelli
Davide Baccinelli
Mina Welby
Antonella Elia
Fatti concreti per disabili
Legge liberale su biotestamento
Barriere abbattute grazie al web
Liberta’ di cura e responsabilità
Sono affetto da spasticità da trauma da parto, nonostante ciò ho cercato sempre di imporre il mio diritto a una vita “viva”. Il clericalismo di cui è pervasa l’azione politica in Italia è una costante ed un continuum, salvo poche eccezioni, nella storia dell’Italia unita. Bisogna riprendere con forza il tema della laicità. Le posizioni di Fini sono un fatto positivo. Auspico un’incisa azione sul versante della disabilità. A Roma i disabili possono fruire del trasporto pubblico solo se accompagnati da escort. Io preferirei lasciare tali figure a ben altri devoti utilizzatori finali.
Riporto il mio caso locale per tornare sul tema della territorialità. Sono consigliere indipendente del Gruppo PD a Lonato. Qui ho sottoposto la mozione per l’istituzione del registro dei biotestamenti, ma in una riunione dei capigruppo consiliari mi sono scontrato con una realtà locale di provincia. Di fronte a numerose obiezioni, abbiamo optato all’unanimità per una mozione di sollecitazione del legislatore nazionale per una legge liberale sul biotestamento. Una prova che a livello locale le soluzioni possono essere molteplici e duttili a seconda delle singole realtà.
Questo congresso può essere un portentoso inizio di una nuova più forte vita dell’Associazione. Insieme possiamo fare molto di più. Sul versante della disabilità, della Vita Indipendente, dell’accesso alla pubblica amministrazione. Le barriere possono essere abbattute grazie al web. E poi la ricerca sulle cellule staminali embrionali. La legge sul biotestamento in discussione al Parlamento lede il diritto all’autodeterminazione dei cittadini. Solo correndo possiamo arrivare a un traguardo e correndo insieme si corre meglio.
Desidero dare la mia testimonianza a favore dell'Associazione Luca Coscioni, un'associazione straordinaria. Una delle battaglie che ho più a cuore è quella per l'eutanasia. Sì all'eutanasia, sì alla libertà di scegliere quando e come morire perché questo fa parte della nostra dignità di essere umani. Sostengo inoltre gli Studenti Luca Coscioni per la loro battaglia a favore della diffusione del preservativo e dell'abolizione della ricetta per la pillola del giorno dopo. La contraccezione è l’unica vera politica antiabortista.
VII CONGRESSO ONLINE
Paola Cirio
Marcello Crivellini
Per la libertà di scelta e cura
Più salute meno sanità
Sono malata di sclerosi multipla e consigliere generale Ass. Coscioni. Io volevo parlare della libertà, un valore fondamentale per la nostra civiltà, perché se purtroppo ci crediamo superiori alle civilità a noi vicine è perché tra i nostri valori fondanti c’è la libertà. Per me la libertà dovrebbe essere anche la libertà di cura, cioè la libertà di scegliere la terapia con le informazioni dei medici. D’altra parte la libertà è una cosa di cui dobbiamo essere responsabili.
Più salute, meno sanità. Attorno alla sanità ruotano soldi e potere. Un agglomerato di aziende e di appalti gestiti dalle Regioni. Sulla sanità il divario tra il Nord e il Sud è impressionante. Il problema è il modo in cui i soldi pubblici vengono impiegati. Proposta: riforma incentrata sul trinomio Valutazione, Informazione e Scelta. Un sistema di valutazione dei servizi sanitari a tutti i livelli, che metta a disposizione dei cittadini le informazioni sui risultati finali. Il cittadino tornerebbe ad essere soggetto attivo, strumento esso stesso di governo del sistema.
Tommaso Ciacca Biotestamento serve legge chiara
Piergiorgio Strata
Pochi giorni fa sono stato contattato da una giornalista del Corriere dell'Umbria, la quale mi chiedeva di raccontarle un caso realmente accaduto in merito alla questione testamento biologico e autodeterminazione. Le raccontai una vicenda, che come medico mi ha coinvolto in prima persona. Il 17 Settembre il giornale riportava il titolo “Lasciatemi morire e il medico dice sì”, fortunatamente con il contenuto corretto. Mentre il Movimento per la vita, intervistato su ciò, dava dei giudizi coerenti, i “mariniani” paraddosalmente no. Serve quindi una legge chiara, essenziale e soprattutto dalla parte della volontà del cittadino.
Battaglia sulla perenzione Con gli Studenti Luca Coscioni ci siamo occupati della perenzione, e vorrei che l’Associazione continuasse in questa battaglia. Pochi sanno cos’è. Si tratta di un meccanismo amministrativo, in base al quale i fondi pubblici devoluti per un progetto e non ancora utilizzati “scadono” al finire del terzo anno e rientrano automaticamente nelle casse del Tesoro. Sulla “fuga dei cervelli” la preoccupazione maggiore è che l’Italia non attrae ricercatori stranieri. La frammentazione delle strutture è un grande fattore di
INTERVENTI
Il dito nell’occhio abba Niente RU 486. Non banalizziamo l'aborto,abbiamo già banalizzato il parto.Con il cesareo.
scuno possa decidere come morire mediante il testamento biologico, sia solo una scusa per evitare di far perdere un guadagno sicuro agli ospedali cattolici convenzionati …
Stefano Pagliarini Piu’ sostegno alle cellule Dalla prima edizione della Scuola Estiva Luca Coscioni mi sento veramente parte dell’Associazione. Concordo con Annalisa Chirico sul fatto che bisogna sostenere di più le cellule territoriali che rischiano di soffrire di solitudine. Bella l’idea di Gentili e Vignali sullo spot. Sì all’abbas-
Claudio Pighin Assistenza spirituale laica Vorrei che discutessimo della cosiddetta assistenza "spirituale", ovvero la presenza di una persona al momento della propria morte. E’ una sezione che ho aggiunto io personalmente nel redigere il mio testamento biologico e secondo me andrebbe creata un'associazione, magari anche qui in territorio romano, che si occupi di fornire questa assistenza a chi ne faccia richiesta al posto di quella spirituale convenzionale perché magari la persona da noi designata nel testamento potrebbe non essere poi effettivamente disponibile.
Guido Biancardi Invasione di campo Nella ricerca delle verità possiamo competere con chi non è "scientificamente accreditato". Accettiamo la sfida dell'invasione di campo del clericalismo e portiamo a nostra volta i valori laici nel campo "avverso". Io dico: apertura! anche a rischio di legittimare chi non è credibile, dimostrandone le condizioni di inadeguatezza. Sul ruolo delle associazioni della galassia radicale: dopo il big bang della moltiplicazione, torniamo a unire. La specializzazione è veicolo di riduzione della qualità dei contributi.
Sconfiggere l’evasione fiscale
Un ponte tra malati e politica
Salvatore Grizzanti
organi (non elettivi), che saranno costituiti alla fine di questo congresso, si tenga conto di un criterio territoriale, cercando di valorizzare le persone più capaci e promettenti. Con uno sguardo al futuro. La mia proposta di dare uno spazio fisso agli SC su Agenda Coscioni, insieme a quella dell'abbassamento delle quote, mi renderanno una segretaria veramente populista, ma io dico “Avanti i giuovani”;).
Carlo Troilo
Davide Chicco L'Associazione dovrebbe porsi come ponte tra il mondo dei disabili e dei malati, e il mondo della politica. Occorre istituire un’Anagrafe pubblica delle Case-famigliae delle Comunità Alloggio, ossia un documento online contenente i dati e i contatti di tutte quelle strutture, che ospitano disabili, malati e persone con problemi vicini alle tematiche dell'Associazione Luca Coscioni.
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spreco di risorse pubbliche.La riforma dell’Università e della Ricerca deve puntare sulla valutazione come criterio guida. Libertà di ricerca è anche libertà di competere. Aboliamo le facoltà, luoghi di manovre spartitorie. Finanziamo i dipartimenti e i singoli ricercatori in base ai risultati prodotti.
Studenti coscioni e unità radicale
Italo Cannone
Gli Studenti Coscioni possono essere un soggetto trasversale all’interno della galassia radicale; una sorta di organizzazione giovanile ma in salsa radicale fondata su obiettivi di riforma laici e liberali della scuola, dell’università, della salute... Potrebbe essere molto incisivo per la riduzione del costo della tessera di Radicali Italiani. Potrebbe anche essere un esempio di “unità radicale” per riflettere sull’utilità della nostra organizzazione attuale in “galassia” piuttosto che in “partito” radicale.
Dubbi sul vaticano Negli Stati Uniti infuria il dibattito sulla proposta del presidente Obama di rendere obbligatoria l’assicurazione sanitaria a tutti i cittadini americani. La paura degli oppositori è anche quella della promozione di nuove leggi per ridurre l’assistenza ospedaliera di chi si trova nella fase del “fine vita”, stabilendo per legge una vera eutanasia. Mi domando se la guerra intrapresa dal Vaticano a favore della “santità della vita” , per impedire che cia-
samento della quota sotto i 25 anni. Sì alla proposta di Berardo sulla creazione di una tesoreria locale. Bisogna ridurre le stampe dell’Agenda Coscioni e potenziarla sul web. Buona l’idea di Annalisa di dare spazio sull’Agenda agli Studenti Luca Coscioni, che riescono a raggiungere una nicchia di persone che l’Associazione di per sé non riuscirebbe. Consapevoli del Regime e della sensazione diffusa di sfiducia verso la politica, dobbiamo fare un passo in avanti, e non indietro.
Annalisa Chirico Territorio e autofinanziamento (in risposta a Pagliarini) Nelle parole di Stefano sento ancora lo spirito della Scuola Estiva Luca Coscioni. Il radicamento territoriale e l'autofinanziamento restano priorità importanti per chi fa iniziativa radicale lontano da Roma. Spero che anche nella nomina degli
Ho elaborato una proposta per combattere l’evasione fiscale nell’ambito del gruppo di lavoro sulla disabilità guidato dal prof Alberto Zuliani, presidente dell’Istat. Siamo convinti che per rendere dignitosa la vita di circa tre milioni di disabili è necessario sconfiggere l’evasione fiscale. Si contano cento miliardi di evasione fiscale,con il recupero di essi si potrebbero realizzare ben 3 finanziarie. L’obiettivo è la presa di coscienza della gravità della situazione. Urge scoraggiare il possibile evasore con campagne di protesta e proposta, e con l’inasprimento delle pene.
Giacomo Gallitto Una spinta dal basso Ricostruire un dialogo con i cittadini è ora più che mai urgente. L’evoluzione della scienza, delle tecnologie e le nuove frontiere del fine vita con la loro complessità crescente impongono un nuovo approccio.I messaggi delle campagne dell’Associazione devono essere semplici, chiari, univoci. La ricerca della Semplicità sarà la nuova sfida per rendere le campagne dell’Associazione comprensibili e fruibili a tutti. Serve di nuovo una spinta dal basso per imporre questi temi nell’agenda politica del Paese.
www.lucacoscioni.it/congresso2009/tutti_gli_interventi
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IL MILITANTE E IL TEOLOGO
ALLA SCUOLA ESTIVA LUCA COSCIONI
IL MILITANTE E IL TEOLOGO
Marco Pannella e Vito Mancuso, dialogo sulla fede e sulla politica Dal “primo teologo” Platone, all’“imperativo laico” dell’insegnamento delle religioni, passando per lo statuto dell’embrione. L’evolversi della Chiesa come istituzione, il rapporto tra dogma e sensus fidelium. Di Leo. Com’è stato per un teologo il passaggio dai libri ai giornali? E’ un modo di vivere la fede in maniera diversa nella sostanza, oppure sono due forme diverse di una sostanza identica?
Di Leo. La teologia aiuta a credere, aiuta ad essere dei credenti più maturi, oppure permette di carezzare delle visioni più narcisistiche? A cosa serve la teologia?
Mancuso. Innanzitutto grazie per l’invito, e grazie per l’opportunità e per l’attenzione che in questo momento mi date. Per quanto concerne la domanda specifica, io in un certo senso non vedo grande differenza tra l’impegnarsi nello scrivere un libro e l’impegnarsi per fare un articolo. Ovviamente le differenze sono note a tutti: un conto è produrre un libro di settemila pagine, ed un conto è scrivere un articolo di settemila battute al massimo. Per quanto mi riguarda, l’impegno per pensare la pubblicazione è identico, perché io ritengo che la scrittura abbia rilevanza pubblica, e che debba esserci necessariamente nello scrittore una ricerca della chiarezza, un’attenzione al lettore; e la chiarezza può venire solo se si esercita fino in fondo l’onestà intellettuale: solo se si sa cosa dire, e se si è onesti con se stessi, perché a volte la propria posizione può avere delle aporie, qualcosa che non si chiude; se si sa cosa dire e se si è onesti verso il lettore si può raggiungere la chiarezza, e questo è quello che tento di fare, nei libri e negli articoli.
Pannella. Ma i teologi sono tutti uguali? Se chiesto a Mancuso è una cosa, altrimenti… Mancuso. Questa è la prima cosa che avrei detto: ci sono teologie e teologie, ma la domanda è pertinente, perché una certa parte del mondo ecclesiastico guarda alla teologia come a qualcosa di inutile, supponente e borioso, che può generare qualcosa chiamato “la scienza gonfia”. Per rispondere alla domanda io mi rifaccio al padre della teologia, a colui che ha inventato il nome teologia, che non è di formazione cristiana ed è entrato nel cristianesimo trequattro mesi dopo che il cristianesimo ha iniziato ad esistere. I primi secoli cristiani non conoscevano la teologia in senso tecnico. E chi ha inventato il termine teologia? E’ stato Platone, nel libro secondo della Repubblica, e l’ha inventato in un contesto critico nei confronti della religione. In quel contesto Platone discute di quali libri possano o meno entrare a far parte della città ideale. Nella città ideali per Platone non devono entrare Omero ed Esiodo, perché
hanno attribuito alla divinità il male, le passioni. E noi sappiamo che dio non può che volere il bene e non può coltivare le passioni, e per questo motivo la religione non deve entrare nella città ideale. Nell’atto costitutivo della teologia noi abbiamo un rapporto essenziale con la religione ma anche un rapporto critico. Senza religione un teologo non potrebbe esistere; un teologo ateo non può esistere: sarebbe come pensare ad un sasso di ferro, un fuoco freddo; il teologo necessariamente deve essere all’interno dell’esperienza religiosa, ma al contempo deve essere capace di uscire criticamente dall’esperienza religiosa e guardare ciò che tutti noi riconosciamo della religione, cioè che essa è un’esperienza ambigua: può portare gli uomini verso la vita, ma può anche portare gli uomini a togliere la vita. In sintesi il rapporto della teologia con la religione è un rapporto critico.
Lo scorso 4 settembre, nel corso della seconda edizione della Scuola estiva dell’Associazione Luca Coscioni, il leader radicale Marco Pannella e il teologo Vito Mancuso hanno dato vita a un dialogo appassionante ed appassionato, moderato da Giuseppe Di Leo, vaticanista di Radio Radicale. Quello che vi proponiamo in queste pagine è una sorta di resoconto stenografico di quelle due ore.
qualche parte, Vito Mancuso mettesse giustamente l’accento sulla differenza tra religione e storia delle religioni. Rispetto alla questione del Tar la mia posizione è quella classica dei laici liberali: noi abbiamo storia della filosofia, storia della scienza e delle idee, e onestamente ritengo che la religiosità sia la costante dell’antropologia umana. Di conseguenza trovo assolutamente inaccettabile che non vi sia storia delle religioni tra gli insegnamenti, e credo che storia delle religione sia un elemento essenziale, soprattutto per dei darwinisti come noi. Credo che dobbiamo inseguire i sintomi dell’evoluzione delle specie.
Di Leo. Io colgo al volo la sollecitazione di Mancuso, che ha richiamato Platone e il ruolo ambiguo della religione e della teologia, perché, Marco, ad agosto c’è stata la sentenza del Tar sul ruolo degli insegnanti di religione. Cosa ne pensi di questa sentenza nella chiave data da Mancuso?
Di Leo. E che ne pensi di inserire l’insegnamento della teologia nelle università statali?
Pannella. Mi pare di ricordare che da
Pannella. Che cosa intendiamo?
“La” teologia esiste? La teologia? Per esempio esistono religioni molto importanti che non direi sono teiste in senso proprio. Hanno una loro teologia, nel mondo buddhista alcuni ritengono di sì; quindi il vero problema è che possono esistere in circostanze speciali in cui l’una o l’altra università possono, ad una condizione: che non sia un insegnamento di una propaganda di una particolare confessione religiosa. Dopodiché ci sono e ci possono essere università vaticane, lateranensi. E quindi credo sia sbagliato - in termini didattici togliere l’elemento della storia delle religioni che ritengo un connotato della specie umana. Penso che, seppure abbiamo teso ad escluderlo, anche le specie animali possano avere un loro dio. Laicamente è un imperativo che vi sia la disciplina di storia delle religioni.
IL MILITANTE E IL TEOLOGO
Di Leo. Ma si può mettere sullo stesso piano il ruolo che hanno avuto le religioni monoteistiche, e in particolare quella cattolica, con le altre religioni? Mancuso. Ritengo di no. In maniera molto chiara, non si possono mettere sullo stesso piano, e per un motivo molto preciso: noi non mettiamo sullo stesso piano qui oggi in Italia le letterature francese, inglese e tedesca con la letteratura italiana: facciamo letteratura italiana. Possiamo capire la letteratura italiana senza i riferimenti della letteratura mondiale? No, ovviamente facciamo riferimento alle altre grandi letterature mondiali. Però poi si fa letteratura italiana perché siamo italiani, la stessa cosa vale per l’arte e la filosofia: non facciamo filosofia indù o cinese, che sono comunque altrettanto degne di essere studiate, e sono grandissime, vive e vitali oggi, più di una certa assuefatta filosofia occidentale, fatta per pochi ed accademica. Per questo motivo qui si fa religione cattolica cristiana, che è la religione che nel bene e nel male ha plasmato la nostra nazione. Si può veramente fare religione cattolica senza conoscere l’ebraismo e l’islam? Ovviamente no, bisogna avere dei collegamenti, però il mainstream a mio avviso, deve essere la religione cattolica. Inoltre, il suo insegnamento deve essere obbligatorio, non facoltativo, ma deve essere un insegnamento gestito dallo Stato, esattamente come la filosofia, la letteratura, e deve essere gestito laicamente, bisogna che l’insegnamento sia fatto da esperti di queste materie, con titoli riconosciuti e che le insegnano; l’insegnamento della religione non dovrebbe essere gestito dalle autorità religiose, per cui l’insegnante viene nominato dal vescovo. Di Leo. Ecco l’occasione di confronto che la scuola estiva dell’Associazione Luca Coscioni ci dà. Marco, ma, l’embrione umano è persona? Ha un’anima? Pannella. Sai quello che penso. Io ho cominciato con lo zigote e Messori non me lo perdona, mi ha detto una volta: non me lo dimenticherò mai quando
Mancuso Che ne facciamo degli embrioni sovrannumerari che vengono fuori dalla fecondazione assistita? Secondo me non bisogna creare embrioni appositamente per la ricerca, ma perché non destinare alla ricerca quegli embrioni condannati al deperimento alla ricerca? Si consideri quella vita umana con la categoria del dono
ALLA SCUOLA ESTIVA LUCA COSCIONI tu tirasti fuori la storia dello zigote. Adesso si discute degli embrioni. Si tende a dire che nel momento stesso in cui avviene l’incontro biochimico fra il seme maschile e l’ovulo femminile, in quel momento: lì c’è persona. Potrei anche dire che dinanzi a questa posizione mi sono trovato non sorpreso, visto il luogo da cui veniva questa sottolineatura, scuole medie e liceali, il concepire con amore, pagine che a me sembravano profetiche, ma non ritenute tali dai custodi delle verità assolute religiose. In più l’altra cosa è che è stato detto dei tempi diversi di quando uomo e donna ricevevano l’anima, d’accordo che è un‘altra cultura, ma è durata abbastanza a lungo. E ricordo ogni tanto che nel 1917 ancora c’era una norma che diceva che dare qualsiasi sacramento a quel che icto oculis non avesse sembianze umane non era lecito. Su questo ho avuto occasione di parlarne con Papa Giovanni Paolo ll e dopo qualche anno fui felice di sentire che a Bologna lui avesse chiesto ufficialmente ai teologi di approfondire questo aspetto; in un momento nel quale tutto sia ritornato alla teologia non mi sembra si sia ancora data risposta a quella richiesta di Papa Giovanni Paolo II. Oggi vedo tante cose che stanno venendo fuori che hanno a che fare con quella richiesta del Papa. Di Leo. Mancuso, la questione dello statuto dell’embrione non è questione di lana caprina: c’è stato il referendum sulla legge 40/2004 (la legge sulla fecondazione assistita) su cui le gerarchie si sono impegnate. Ora vi è la questione della libertà di ricerca: Barack Obama sta portando avanti una certa politica e l’incontro tra Papa Ratzinger e il presidente degli Stati Uniti si è anche incentrato su questo tema. Quindi: l’embrione? Mancuso. Che non sia un tema secondario e superficiale è fuori dubbio. E’ un tema importante ed è giusto che si rifletta su questa cosa, anche animosamente, perché gli animi sono sempre in gioco. Stiamo parlando dell’inizio della vita umana. Una cosa è sicura, lo ha detto anche Marco Pannella: è vita. E che
Pannella Credo che dobbiamo stare molto attenti diciamo di voler estendere il dovere di riconoscere dignità ai soggetti al di là del loro possibile carattere di soggetto, perché sennò stravolgiamo il senso del diritto. Il diritto di nascere non esiste, perché non lo chiede nessuno.
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sia vita umana è altrettanto evidente. Nessuno dice che sia persona, anche il documento vaticano non dice che sia persona. Dice che questa vita umana va trattata con la dignità di persona. E non mi sembra qualcosa di sbagliato o oscurantista: rispetto per la vita in tutte le sue forme, anche per la vita non umana, vegetale, animale, rispetto per la vita umana, anche intrauterina, perché no? Per quale motivo bisogna giocare con queste cose? Detto questo, il grosso problema concerne la ricerca. Ovvero, per essere più chiaro dal mio punto di vista: no alla creazione in nessun modo di embrioni appositamente perché siano destinati alla ricerca. Questa cosa deve essere bandita, nessuna società civile dovrebbe ammetterla. Perché altrimenti viene meno proprio quel rispetto incondizionato per la vita, ancorché non dotata di anima umana personale, anche ammettendo che non ci sia la personalità, se la lascio stare la personalità ci sarà: e quindi devo lasciarla stare. Il problema allora scaturisce dagli embrioni sovrannumerari che vengono fuori dalla fecondazione assistita: che ne facciamo? In Italia dicono che essi siano circa 30.000. Allora, intendiamoci, non bisogna secondo me creare embrioni appositamente per la ricerca, ma perché non destinare, con tutte le precauzioni quegli embrioni che verranno fuori dalla fecondazione assistita alla ricerca? Anche perché l’alternativa per quegli embrioni è la morte a scadenza per deperimento. Allora, si tratta di considerare quella vita umana nell’ipotesi del dono: così come si donano gli organi, dei genitori che hanno dovuto far mettere al mondo degli embrioni per avere un figlio che il decorso naturale non avrebbe fatto nascere, è lecito e quanto mai auspicabile che questi stessi genitori possano dare alla ricerca scientifica tesa alla sconfitta di pensantissime malattie, i loro embrioni. Di Leo. Mancuso, il tema degli embrioni riguarda l’aspetto dei diritti. Il tema del testamento biologico è strettamente connesso con il tema della libertà, ma la libertà implica innanzitutto diritti e doveri. La politica deve dire la sua,
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IL MILITANTE E IL TEOLOGO
ALLA SCUOLA ESTIVA LUCA COSCIONI
Mancuso, un teologo laicista Sostiene Vito Mancuso (“La Repubblica”, 15 settembre’09) che la scuola non può “prescindere” dall’insegnare la religione; e per confortare la sua opinione adduce alcune articolate motivazioni. Per nulla convincenti, a nostro modesto avviso, e cercheremo di spiegare perché. Secondo l’autorevole teologo, infatti, la religione è oggi tornata ad essere “un fattore geopolitico di importanza essenziale”, perché “il nostro presente e il nostro futuro dipendono non poco (nel bene e nel male) da quella serie di riti, istituzioni che vanno sotto il nome di religione”. La connotazione che il teologo (peraltro confortato dall’autorevole parere di Tony Blair) dà del fenomeno religioso è, ai nostri laici occhi, raccapricciante, degna del più accanito miscredente laicista ottocentesco. Ma andiamo oltre. Vito Mancuso si chiede a questo punto quale sia la religione che la nostra scuola deve o dovrebbe insegnare. La riposta è lapalissiana: “siccome il poco tempo a disposizione impone una scelta, per la stessa ragione per cui si insegna la letteratura italiana…allo stesso modo la scuola italiana deve privilegiare la ‘religione italiana’”, quella cui aderisce “la gran parte degli italiani”. L’insegnamento non potrebbe però prescindere da “onesti, ampi e documentati riferimenti” alle altre confessioni” cristiane”, nonché, per buona misura, all’ebraismo e all’islam. Ci mancherebbe altro: siamo o no in regime di par condicio?Personalmente, ci spiace la dimenticanza del buddismo, ma non si può pretendere troppo. Fatte queste concessioni alla mondanità laica, Mancuso però avverte che bisogna avere sempre avere un occhio di riguardo per la propria “identità”, che va “innanzitutto” compresa. E dunque “il cattolicesimo …deve continuare a costituire l’ossatura principale dei programmi scolastici”. Avete ben capito anche voi? Il cattolicesimo deve costituire “l’ossatura principale dei programmi scolastici”. Nemmeno la pedagogia nazionalista di Giovanni Gentile era così assolutista, e oggi nemmeno la CEI o il Vaticano hanno osato chiedere tanto. Dove è che si deve, invece, cambiare profondamente? Con lucida coerenza con quanto ha fin qui esposto, Mancuso la spara così: ”Se la religione è essenziale per conoscere il mondo, essa deve essere trattata dalla scuola pubblica come la altre materie…Una gestione laica dell’insegnamento religioso è … necessaria per evitare il minimo sospetto di proselitismo”. A noi è piaciuto quel netto, intransigente rifiuto a che nella scuola possa un domani infiltrarsi il “minimo sospetto” di un proselitismo forzato delle coscienze giovanili, oggi così ben salvaguardate dalla riforma del Ministro Gelmini, quella che impone che l’insegnante di religione abbia voce e peso durante gli scrutini. Noi pensavamo che Vito Mancuso fosse un teologo: lui si definisce tale. Invece ci sbagliavamo. Mancuso è un professore di antropologia culturale di scuola tra comtiana e feuerbacchiana. Ma che titoli abbiamo noi per giudicarlo? Abba
il Parlamento è legittimato a dire la sua, o è un tema che non tocca principalmente lo Stato, ma la comunità? L’argomento testamento biologico, ed è polemica di questi mesi, riguarda la sfera comunitaria, o gli organi esecutivi non possono chiamarsi fuori? Mancuso. Io dico la mia: cosa deve fare la politica? Ci vorrebbe un politico. Io dico da semplice cittadino che alcune parti politiche prima dicevano che del testamento biologico non si dovesse parlare, che non si dovesse fare una legge, visto che erano questioni di coscienza, mentre adesso le stesse parti politiche viceversa si mettono in mezzo - vedi il caso Englaro - adesso la legge la vogliono. Mentre chi spingeva per la legge, adesso dice che è meglio non fare la legge. Insomma l’homo politicus è quello che sa barcamenarsi meglio a seconda delle condizioni. Se posso dire la mia per quanto concerne il testamento biologico, credo che una società laica deve mettere il cittadino in condizione di vivere la sua vita, in tutti i momenti, secondo le visioni e gli ideali che ciascuno ha. Venendo il momento della morte, la società dovrebbe mettere il cittadino in condizioni di decidere, in coerenza con i principi in base ai quali ha vissuto la propria vita. Tutto qui. Questa è la giustizia: dare a ciascuno il suo. Sta scritto anche sull’Osservatore Romano: uniquique sum. Vivere la morte tra l’altro, per le filosofie è uno dei momenti più alti. Secondo Platone tutta la filosofia è imparare a morire, lo diceva anche Montaigne, la stessa cosa sta scritta nelle Upanishad. Assumere fin da ora, quando siamo in salute, con coerenza e responsabilità il momento ultimo della morte è dove si gioca fino in fondo e si misura lo spessore umano: il chi sei tu, che cosa vuoi tu. E quindi cosa deve fare una società laica? Deve fare in modo che ognuno si determini secondo le proprie convinzioni sulla propria vita, e non sulla vita altrui. Questo dovrebbe essere il testamento biologico. Di Leo. Mancuso si è rifatto al principio della giustizia distributiva, che piaceva molto a San Tommaso, ma tu Marco, da politico che si interessa di temi spirituali, cosa dici sul tema del te-
stamento biologico? Pannella. Due cose innanzitutto: capisco il parlare delle cose di stretta attualità, anche perché conosciamo le posizioni di un cattolico credente, teologo, come Vito Mancuso, ed è doveroso conoscere le sue posizioni, che credo si possano condividere molto spesso. Però c’è da fare un inciso, riferendomi a quando parlavi della vita intrauterina, cui bisognerebbe riconoscere la dignità di persona. Prima dici che è vita umana e che nessuno lo discute, dopodiché dici che nessuno afferma che sia persona ma che gli si deve riconoscere dignità di persona. Dobbiamo approfondire: credo che sia bene dare dignità a tutto l’esistente, ma trovo ai limiti del blasfemo dire che la vostra religione vietava qualsiasi forma di sacramento, il battesimo o la cresima, agli aborti spontanei o ai malformati, in quanto non li riconosceva come persone; altrimenti poi è facile dire che noi neghiamo dignità alla persona, se pensiamo alla Shoah, o se prendiamo in considerazione altri casi, quando ci masturbiamo ad esempio (disperdendo quindi il seme). Su questo devo dire che non sono d’accordo, siccome da anni sentiamo che vi sono da una parte i custodi della vita, e dall’altra gli illuministi e liberali che compiono scelte di morte, dico che riconoscere la dignità di qualcosa che ha visto la luce perché è stato procreato (insisto: una cosa è concepire, volere, ed una è procreare, e non intendo mollare su questo punto; e sostengo sempre che vi sia una speranza umana, di giungere a concepire la vita invece che procrearla come qualsiasi altra specie crediamo che faccia, e su questo sono sicuro che tutte le religiosità siano concordi); allora dobbiamo riconoscere dignità di persona alla persona, dignità di zigote allo zigote, dignità di embrione all’embrione e via dicendo. Credo che anche nella religione si facesse non casualmente un dibattito sul momento dell’animazione, un dibattito che ha forse più di un millennio di vita. Io credo che la dignità dell’embrione o dello zigote non sia un concetto giusto: il rispetto lo è, ma è infatti altra cosa. C’è poi anche il problema di non trattare tutto come soggetto-oggetto, ritengo che sia sostanzialmente blasfemo attribuire diritti che sono invece do-
veri dei viventi. Dire che c’è il diritto alla dignità dello zigote, o il diritto alla dignità del feto è impreciso, la natura, se sussistono determinate condizioni porta alla nascita, altrimenti no. La natura segue una sua economia, che non è l’economia umana. Tu dicevi che lo Stato dovrebbe occuparsi di queste cose, ma io da liberale, quando si parla di Stato, sono sempre molto cauto. Parlando prima con gli amici, ricordavo che lo stato cinese per controllare le nascite ha agito per legge molto profondamente, con violenza contro i feti femminili, mentre io parlando di questo argomento (la sovrappopolazione) ho sempre detto che vorrei la libertà di un “rientro dolce”, un controllo della natalità consapevole, dato che sappiamo che in questo momento, antropologicamente, dove crescono cultura e possibilità di vita migliori, in questo momento il riflesso antropologico è quello di concepire un figlio piuttosto che farne tanti, si passa dal dare molte braccia per lavoro alla tribù o alla famiglia, verso un lascito antropologico, più umano. Di Leo. Molto chiaro, desidera replicare Vito Mancuso? Mancuso. La storia in duemila anni di cristianesimo ha visto di tutto: ha visto la negazione dei sacramenti, ma ha visto anche il battesimo dei feti, vi sono i manuali settecenteschi che insegnano come battezzare i feti, come estrarli dalla madre per procedere, insomma, la storia è un calderone che ha visto di tutto, e dalla quale ognuno può trarre ciò che meglio crede per difendere le proprie tesi. Pannella. Ma la storia è anche scelta, sono d’accordo con te: non a caso. Mancuso. Sì, il discorso è di questo tipo: possiamo discutere se deve essere dignità o rispetto, ma faccio un esempio, visto che l’argomento è delicato, e mi riferisco alle persone handicappate. Il nostro secolo, il Novecento, che ha visto cose sanguinose, ha portato anche molte cose positive; una di queste è il riconoscimento, a quanto ne so io, per la prima volta nella storia dell’umanità, di parità ontologica e giuridica di tut-
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te le persone, comprese quelle che nascono con gravi handicap fisici o psichici. Cos’è questo fatto? Tu dicevi che dobbiamo dare all’embrione il rispetto di embrione, alla blastocisti quello di blastocisti, in altre parole dicevi: devo stare all’oggetto, in un certo senso è l’oggetto che genera il rapporto che devo avere con lui. Ma il fatto che il 10 dicembre 1948 sia stata riconosciuta la stessa medesima e santissima dignità di essere umano anche alle persone handicappate scaturisce dall’oggetto, o al contrario, è un movimento che il soggetto proietta sull’oggetto? Di per sé non c’è parità ontologica, eppure la legge dice: tutti, compresi coloro che sono nati con gravi handicap a causa di sfortunati eventi devono avere gli stessi diritti, tutti sono ontologicamente uguali. E’ un’attribuzione arbitraria; per il bene di queste persone, e secondo me questa è una grandissima conquista per i genitori di questi ragazzi. Sto pensando a Nati due volte di Giuseppe Pontiggia, quando dice che essi sono nati due volte: una volta fisicamente e un’altra quando i genitori li fanno nascere nella società come persone. Questa è una grandissima conquista dei genitori. Ma, col tuo ragionamento, questa cosa non è congruente, perché qui si ha l’attribuzione di qualcosa che l’oggetto stesso di per sé non ha, difatti la storia alle nostre spalle, le grandi civiltà greche e latine verso cui siamo debitori, queste civiltà non conoscevano tutte queste cose; li chiamavano monstra, perché, Cicerone diceva, mostravano qualcosa: dei segnali, dei vaticinii. Detto ciò, io dico che nella coscienza umana esiste la capacità, nel nome del comune valore dell’umanità, di attribuire al fenomeno fisico di vita umana che ancora persona non è, la stessa medesima dignità. Ed in questa stessa prospettiva si ha la possibilità di attribuire all’embrione il rispetto di persona per quanto non lo siano, sono d’accordo che sia ridicolo parlare dell’embrione come di una persona, essendo la persona un centro responsabile di libertà, ma il rispetto di persona si può attribuire loro: la Himsa, il non uccidere. Il Dalai Lama non crede nel creatore, eppure egli dice: noi crediamo che l’embrione sia l’effusione dell’umanità, dello spirito, dell’anima. Rimane comunque il mio discorso sugli embrioni sovrannumerari. Pannella. Non abbiamo qui le due ore che avremmo la domenica a Radio Radicale, ma è il caso di approfondire. A volte, passiamo da un paganesimo nel quale antropomorfizziamo le nostre idee ad una religione in cui invece si dice che c’è l’assoluto, dio, nelle sue forme, che da quel momento dice che ogni essere vivente della specie umana. Il buddhismo non fa quella limitazione alla specie umana, ha un rapporto di trascendenza con dio, soprattutto per gli schiavi, per i deboli, per le puttane, per i malati, per i carcerati e così via (anche se ci sono voluti alcuni secoli per capire che egli era venuto anche per gli schiavi, visto che la schiavitù era ritenuta possibile). Sono quindi d’accordo; il nostro umanesimo dice che anche con le concessioni di un welfare universale, tutto quel che è vivo e che ha un elemento di relazione, come il feto per esempio, che riceve suoni e può già iniziare a mediarli, tuttavia la pienezza di un essere umano la si ha nel momento in cui egli vede la luce, ed allora diventa lecito battezzarli, e diventa lecita la non bestemmia di amministrare i sacramenti al feto, perfino la cresima, quando unifichiamo le due cose. Su questo credo sia necessaria molta prudenza, noi diciamo che l’informazione è esatta-
mente quello che dobbiamo, la conoscenza come nascere insieme, come conascere ad una terza cosa che muta il soggetto conoscente e l’oggetto conosciuto, ci tengo moltissimo a dirlo. Ma, vorrei dire: la pillola del giorno dopo non è abortiva, perché interviene prima (del concepimento), pensare diversamente sarebbe come inseguire un materialismo esasperato, lo sarebbe pensare che l’uomo esista già nelle prime fasi in cui il materiale biologico si è formato, e che non ha ancora che pochissime possibilità di venire alla luce come forma umana. Anche il dibattito sulla RU 486, tenuto anche da (Monsignor) Fisichella, sul presunto omicidio… Credo che dobbiamo stare molto attenti, ci vuole la virtù della prudenza quando diciamo di voler estendere il dovere di riconoscere dignità ai soggetti indipendentemente dal loro possibile carattere di soggetto, perché sennò stravolgiamo il senso del diritto. Il diritto di nascere non esiste, perché non lo chiede nessuno. E grazie alla scienza, sono sicuro che conoscere le possibili malformazioni del feto permette di decidere, permette ai genitori consapevolmente. Scegliere ad esempio se permettere o no ai figli di nascere, quando già si soffre la fame, nel terzo mondo ad esempio, ritengo debba essere una scelta consapevole, sostenuta senza idolatria. Di Leo. Mancuso, mi par di capire che gran parte di questa conversazione sia stata occupata da temi etici-antropologici. E’ la caratteristica di questo pontificato ratzingeriano, il passaggio dal passato woitiliano legato maggiormente a temi sociali economici e anche politici nel senso nobile del termine, ai termini antropologici, anche se è stata emessa l’Enciclica Caritas In Veritate, Enciclica sociale. Secondo te questo pontificato di Ratzinger si caratterizza per queste tematiche antropologiche, etiche, che poi influenzano la Conferenza episcopale italiana in maniera anche diretta e forte? Mancuso. La mia risposta è no. La fortissima connotazione etica, antropologica e bioetica che il cattolicesimo sta avendo, deve essere riportata a merito di Giovanni Paolo II con l’Evangelium Vitae ad esempio, quest’Enciclica sulla morale della vita fisica, il Vangelo della Vita. Se c’è una cosa che nella tradizione è sempre stata sottolineata è che il Vangelo è vangelo della Vita Eterna, Sovrannaturale. In sé la vita naturale e fisica non è buona notizia, semmai è valle di lacrime, da cui prendere una certa distanza. E’ stato Giovanni Paolo ll a riportare il discorso sulla vita in quanto Vangelo, nel bene e nel male. Io sono d’accordo con questa impostazione che rivaluta la corporeità, la fisicità, ma non sono d’accordo su una certa maniera di vedere la fisicità. Come? Mi riferisco alla maniera di vedere la fisicità senza quella distanza e laicità che invece si riconosce tra la storia concreta e la storia sociale dei popoli e il Governo Divino. Fino alla prima metà del Novecento, una teologia della storia era praticata, si vedeva la storia per la gran parte dei casi governata dall’alto. Gli avvenimenti mostruosi della seconda Guerra Mondiale e della Shoah hanno invece reso impossibile che la storia fosse pensata come un grande scenario dove i popoli si muovono secondo il volere di Dio. Si è introdotto un principio di laicità nel leggere la storia, come un principio di libertà. Questo ha portato ad un grande rinnovamento della morale sociale, a partire dal Concilio Vaticano II. Ora, cosa accade? Per la morale fisica, questo principio di laicità, in cui la natura si de-
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Mancuso Dopo i disastri della seconda Guerra mondiale si è introdotto un principio di laicità nella lettura della storia. Ma per la morale fisica questo principio di laicità non esiste: la generazione della vita umana sarebbe voluta dall’alto. Introdurre anche qui un principio di laicità è la prossima frontiera della teologia.
termina liberamente, ancora non esiste. E si ritiene che la generazione della vita umana sia voluta dall’alto. E proprio questa è la motivazione teologica ultima del divieto dogmatico della contraccezione: perché qual è il fondo del divieto? Lo scopo è di fare in modo che l’uomo sia libero di decidere totalmente, fino in fondo, quando e come e perché generare una vita. Si dice: l’uomo, la coppia deve essere aperta alla generazione della vita, visto che essa viene dall’alto. A mio avviso il grande compito della teologia di questo secolo è di introdurre - per ciò che riguarda la vita fisica - lo stesso principio di laicità che si è introdotto nella lettura della vita morale. Ora io chiedo, per quanto concerne la presenza della Chiesa sulla scena internazionale del mondo sociale: è o non è la Chiesa cattolica una grande agenzia sociale, se posso permettermi di definire così la Chiesa, un’agenzia di libertà contro lo sfruttamento capitalistico, e che lotta a favore degli ultimi? Insomma la Chiesa diffonde un principio di progresso ed unità, per quanto riguarda le questioni economiche. Di Leo. Tu credi che la Chiesa ed il papato, con Giovani Paolo II, abbiano riacquistato influenza nell’ambito delle relazioni internazionali? Mancuso. Sì, mi sembra un dato di fatto. Un po’ per merito suo, un po’ per
questioni contingenti: la caduta del Muro, la firma dei concordati… Ma detto ciò, all’interno del consorzio umano, il rinnovamento teologico ha fatto sì che la Chiesa sia un fenomeno di unità, di progresso, che rema nella direzione giusta, che unisce gli uomini. Al contrario, il mancato rinnovamento della morale fisica, fa sì che oggi quando si parla di questa morale, le posizioni cattoliche siano responsabili di divisioni. Di Leo. Un’ultima questione per Marco Pannella: il tuo amico Papa Giovanni Paolo II è il Papa che più di tutti ha firmato concordati… Pannella. Dunque io sto parlando di questo papato, e devo dire che non si può negare che la Chiesa oggi rappresenti elemento di maggiore civiltà sociale, non lo si può negare perché altrimenti dovrei chiedere al teologo come mai solo in pochi ambienti protestanti di oggi si abbia il coraggio di occuparsi della simonia legata al fenomeno del Vaticano S.p.A. E’ un concetto che teologicamente ha avuto una sua lunga vita e io credo che questo Vaticano sia simoniaco, anche se Mancuso non lo può pensare. Credo che sia un potere mondano, che all’ONU si manifesta soprattutto per cercare di imporre il principio del non uso di qualsiasi tipo di materiale biologico per la ricerca. Però vorrei chiedere una cosa al teologo Mancuso. C’è una domanda che Padre Pohier, già direttore di Concilium, poneva insistendo, prima di morire: ma dov’è il sensus fidelium? Anche altri, ex cathedra, ponevano la questione: esiste il sensus fidelium se esiste la receptio; nella vita vissuta dei fedeli, dei praticanti, dei sacerdoti, e non delle gerarchie. Esiste ancora il sensus fidelium nei praticanti, nei teologi, nei sacerdoti? Ed il loro naturaliter cristianum? Mancuso. Per quanto concerne la Chiesa, come tutti i grandi concetti teologici, vi sono diversi strati. Se pensiamo a Gesù o Cristo: uno pensa a Yeshoa ben Youssef, uno pensa al Gesù di Marco, l’altro pensa al Gesù di Matteo, uno pensa al Cristo Redentore di Paolo, è come una piramide, un concetto di Cristo che ha almeno sette o otto strati, a partire dal personaggio storico. La stessa cosa riguarda la Chiesa. Quando pensiamo alla chiesa vi sono almeno tre concetti cui va il nostro pensiero? Il primo è certamente quello della gerarchia: il Papa e i Cardinali. Poi ci sono le parrocchie, sul territorio, che talora sono diverse dalla Chiesa istituzionale, in contrasto con essa. Poi vi è la Chiesa come comunione dei Santi, e questa è la maniera in cui io sento maggiormente la Chiesa, anche se è un valore un po’ olistico: bisogna credervi, ma io la sento molto profondamente. In questo senso profondo la Chiesa è la communio sanctorum, e da questo punto di vista si è davvero uniti nella ricerca del bene, la ricerca della giustizia, del bene dentro di te, facendo in modo che innanzitutto la tua vita sia trasparente, sia giusta, sia il più possibile adeguata; e quindi la Chiesa è l’unione di quelli che cercano innanzitutto di essere il più possibile puliti, trasparenti all’azione della luce. Magari in questo contesto queste cose sembrano spiritualistiche, ma questa è l’accezione ultima e vera. Pannella. Ma lo spiritualismo è un peccato venialissimo, perché quello vero è un materialismo inimmaginabile e che sembra imperante. Dogmaticamente. Mancuso. Sì, ma devi considerare
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che anche una certa spiritualità per la Chiesa-istituzione è un peccato forte e viene condannato. Se vediamo la storia dell’inquisizione, vediamo che molto spesso le vittime dell’inquisizione erano i teologi e gli spirituali, dei mistici che sono stati bruciati vivi. Che facevano parte della comunione dei santi. E’ del tutto evidente che sono consapevole delle pecche dell’istituzione. Anche in un articolo su Repubblica ho parlato di un peccato del Papa, in ordine alla vicenda sui lefebvriani, quando sono state tolte le accuse di negazionismo. Ma il concetto di Chiesa di cui parlavo almeno si illumina di queste tre modalità che rappresentavo prima, e tutte e tre sono presenti e meritano rispetto, analisi e distinzione. Di sicuro il sensus fidelium nella Chiesa di oggi non è considerato a sufficienza, di sicuro il centralismo ed il verticismo in base al quale si decidono le cose sulla base dell’autorità, senza partecipazione, senza un consulto, tutto questo è prevalente. Non solo, si prendano le nomine dei vescovi: sono l’ago della bilancia per capire in che direzione va la Chiesa, perché quella è la classe dirigente. Ebbene, la politica con cui si decide chi diventa vescovo e chi no è la cartina di tornasole della chiesa che sarà, e oggi tra i vescovi si decide di nominare principalmente degli “yes men”, dei quali già si sa che obbediranno, che non creeranno problemi e che non faranno i profeti, quindi… La trascrizione, non rivista dagli oratori, è stata curata da Gianfranco Liotta
Pannella Solo in pochi ambienti protestanti oggi c’è il coraggio di occuparsi della simonia, legata al fenomeno “Vaticano Spa”. Eppure è stato un concetto che teologicamente ha avuto lunga vita. Io credo che questoVaticano sia oggi un fenomeno eminentemente mondano e simoniaco
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IL MILITANTE E IL TEOLOGO
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Diario di scuola (Coscioni) ROSALBA DI GIUSEPPE Gli occhiali, il biglietto per Salerno e l’ennesimo aiuto ricevuto da uno straniero italiano. Idris, un ragazzo marocchino, incontrato per caso in stazione, che ha recuperato i miei due euro dalla biglietteria online rotta, mi fa ripensare all’allegra signora di origine orientale che mi ha indicato la strada per viale Trastevere a Roma, e alla donna elegante dall’accento romeno che mi ha aiutato a trovare il bed and breakfast. Il viaggio dura più o meno mezz’ora. Da buona turista appena scesa dal treno, rompo le scatole al primo malcapitato. Chiedo informazioni su come raggiungere via Canali dov’è ubicato l’ostello Ave Gratia Plena. Nessuno lo conosce. Tremo. "Non è possibile che a Salerno ci siano solo salernitani", mi dico. Comincio a cercare uno straniero disperatamente. Mi imbatto in un gruppo di poliziotti e ne approfitto. Mi consigliano una passeggiata lungo il centro storico. Percorro il lungo mare e viottoli stretti medioevali e sudo, ma sono ebbra, non vedo l’ora di cominciare questa nuova avventura alla scuola Luca Coscioni. Eppure mi rimbomba la voce di mia nonna in testa: "devi essere furba". Furbizia indica l’essere furbo: "espediente che rivela scaltrezza, furberia". Non mi piace questa parola, io voglio solo essere me stessa. Piuttosto mi lascio accompagnare dalle parole di Chris Mc Candless: "l'essenza dello spirito dell'uomo sta nelle nuove esperienze". Arrivata all’ostello incontro i miei compagni. Abbiamo tutti l’aria più o meno stanca, ma sembriamo avere un’idea chiara su come sarà questa esperienza: unica. A darci il benvenuto troviamo Annalisa Chirico, coordinatrice dell’evento nonché segretaria degli studenti, Filomena Gallo e Rocco Berardo, tesoriere dell’Associazione, che ci avvertono che il programma sarà impegnativo ma interessante. Il racconto dell’incontro tra il tesoriere e Luca Coscioni mi colpisce profondamente. "Ci guardò con una luce negli occhi particolare, che va oltre le parole fisiche". La luce negli occhi, protagonista di questa esperienza. La luce negli occhi di Rita Bernardini, quando ha parlato della peste italiana, della partitocrazia, della distruzione dello Stato democratico ad opera dei partiti dimentichi di ogni morale. Penso allo sguardo colpito dalla luce piena del ricordo. Penso al
viso stanco ma sereno di Beppino Englaro, che il quarto giorno, il più impegnativo psicologicamente e mentalmente, ha riempito il nostro pomeriggio e illuminato le nostre anime. Lui, che con quella luce degli occhi propria degli uomini di buona volontà, ha raccontato la sua storia con un amor di precisione degno della più grande ammirazione. Il suo sguardo si è posato su di noi non per cercare approvazione, ma per farci capire che la sua battaglia è stata combattuta onestamente e che è importante combattere per le cose in cui si crede, per la gente che si ama. In direzione ostinata e contraria, senza paura. L’indomani mattina quando io e
Serena l'abbiamo incontrato in ascensore. Il suo sorriso ha sfondato il freddo ferro che ci circonda, perché è uno di quei uomini capaci di sorridere alla vita nonostante le disavventure, senza conservare rancore o rabbia. Beppino Englaro, rispettando la volontà di sua figlia Eluana, ha superato l’egoismo proprio di ogni genitore innamorato dei suoi figli, dimostrando un forte senso di libertà e autodeterminazione, oltre che un profondo senso etico. Ha dato prova di essere una bella anima, e le belle anime trionfano sempre. Un altro incontro particolarmente significativo è quello tra Vito Mancuso, famoso teologo, e il leader storico dei radicali, Marco Pannella. Il dibattito si concentra su quale siano i veri credenti oggi. Il teologo si dimostra abbastanza aperto, allontanandosi dalle posizioni della Chiesa riguardo i temi delicati dell’aborto e della contraccezione. Il dibattito si surriscalda quando si parla di dignità del feto, del quale Pannella non è convinto, ma il tutto si spegne quando il teologo afferma che in caso di complicanze è necessario favorire la vita della madre. Il signor Mancuso è pronto a mettersi in discussione. A dimostrazione di ciò sarebbe utile leggere Disputa su Dio e dintorni, nel quale dialoga con Corrado Augias (non credente) sul senso della vita, sull’esistenza di Dio e sull’eterna sfida tra credenti e non credenti. La quarta giornata ha visto tra i protagonisti anche il prof. Piergiorgio Strata, co-presidente del-
l'Associazione, che ha tentato di individuare le cause del fallimento universitario in Italia, attraverso il confronto con altre sedi universitarie europee, giungendo ad imputare la responsabilità all’ambiente conservatore, alla quieta non movere, al sindacalismo corporativo. Per uscire dal vicolo cieco, per il prof. Strata è necessario ridefinire la carta dei diritti del ricercatore ed eliminare i concorsi. Ma la lezione che credo abbia lasciato tutti un po’ turbati è stata quella di Roberto Defez, ricercatore biotecnologo, che ha smascherato tutti i punti deboli del prodotto biologico, mettendolo in forte discussione, facendo inoltre apparire il prodotto geneticamente modificato come il migliore. Da alcuni articoli portati in difesa dell’ogm, abbiamo scoperto che alcune farine vietate per gli animali vengono usate come concime dell’agricoltura biologica e che molti fertilizzanti sono composti da farina di carne. La mia reazione dapprima è stata un misto di rabbia e sbigottimento, ma poi, visti i troppi documenti inconfutabili e la notizia che molti scienziati autorevoli quali Rita Levi Montalcini, il prof. Renato Dulbecco e Umberto Veronesi hanno firmato a favore dell’ogm, non ho potuto fare altro che star zitta, consapevole della mia ignoranza in materia. Eppure volevo saltare dalla sedia, perché volevo difendere il biologico, prodotto da mio nonno, tanto tempo fa, ma il nodo alla gola me l’ha impedito. Mio nonno, splendido e instancabile contadino, che ha speso tutta la sua vita ad incoraggiare la vite, coltivare pomodori (aiutato solo dalla nonna e pochi parenti) e ad amare i campi, ha sempre rispettato l’ambiente naturale e non avrebbe mai potuto utilizzare fertilizzanti chimici. È sempre rimasto fedele ai ritmi della terra, e io avrei dovuto difendere la sua fedeltà al biologico, ma ero consapevole che il caso di mio nonno forse è un caso raro. E spero che anche il prof. Defez abbia incontrato altri casi rari. Il prof. Aldo Loris Rossi è stato il primo a dare avvio alla sei giorni di confronto e discussione. La necessità di una nuova prospettiva euro-mediterranea è stato l’argomento trattato. La nuova prospettiva dovrebbe essere in grado di promuovere il ruolo geoeconomico-politico dell’Italia come collegamento tra la megalopoli europea e quella mediterranea. Secondo il prof. Rossi, il Mezzogiorno, baricentro del mediterraneo e zona di libero scambio, ha il dovere storico di scegliere una nuova prospettiva, dialogando innanzitutto con le coste vicine, perché i problemi non si risolvono re-
spingendo i barconi dei diseredati. Lo sfruttamento delle risorse naturali ed energetiche da parte dei grandi paesi, che hanno depauperato i paesi sottosviluppati, provocherà ingenti immigrazioni di massa. Lo scenario è apocalittico, ma io continuavo a sorridere, perché il pro.f Rossi non si è scomposto nemmeno per un attimo: "è necessaria una tensione morale. Le nuove generazioni sono la leva che deve essere azionata attraverso la sensibilità ecologica", ha affermato con uno slancio entusiastico. Dalla green economy ai testi consigliati (L’impronta ecologica di Mathis Wackernagel e William Rees, Il punto di svolta di Fritjof Capra) le argomentazioni a sostegno non sono mancate. La leggerezza con la quale il prof. le ha presentate è stata sorprendente. Noi lo abbiamo ascoltato attenti, io ho annuito costantemente, alcuni hanno scosso la testa e lui ci ha guardato con fiducia. Come a dire: "yes, you can". Su questa scia è proseguito il dibattito, del giorno dopo, tra Emma Bonino e Adriana Poli Bortone, relativo al Sud: da fanalino di coda dell’Europa a testa di ponte dell’euro-Mediterraneo. Quando ho sentito pronunciare dalla Bonino "quando andate a studiare in Francia o in Inghilterra sentitevi a casa, perché siete a casa
nonostante si parli un’altra lingua", ho capito qual è lo spirito radicale: volenteroso. L’impegno di restare uniti e di andare avanti nonostante tutto. La lezione più coinvolgente è stata quella riguardante la libera informazione in Italia e il ruolo del giornalista. Il video-giornalista
Wolfgang Achtner ci ha spiegato che l’etica è il principio cardine di ogni giornalista. Il compito primario di un buon giornalista è fornire ai cittadini un’informazione onesta, esatta e obiettiva, di interesse pubblico. Solo se esiste il principio di trasparenza si può parlare di giornalismo. Edoardo Fleischner ci ha invitati a non criticare i media e di farli noi, i media. Partire dal basso per costruire una rete di informazione - come del resto ha fatto Mirko Pagliai con Die Brücke. Luca Bonaccorsi, editore di Left e Terra, ci ha parlato del concetto di informazione glocal, cioè della volontà di informare il mondo sulla propria realtà locale attraverso internet. Il glocal è utile, perché ci invita all’ascolto di ogni campana per costruire le verità ormai latitanti. È stata una sei giorni di confronto e conoscenza reciproca irripetibile. I laboratori pomeridiani, organizzati da Federica Colonna e Gabriele Carones, consulenti di comunicazione politica e campagne elettorali, sono stati stimolanti. Anche se all’apparenza sembravano divertenti, sono stati impegnativi e hanno incentivato la conoscenza e l’unione tra noi ragazzi. Il primo laboratorio ci ha messo di fronte la costruzione di un'Italia attuale e di un’altra ipotetica, utopica Italia che vorremmo. Il mio gruppo ha avuto il compito di illustrare il passaggio da un'Italia stile cinepanettone a un'Italia documentaristica. L'impresa è stata ardua, ma "chi la dura la vince". È stato incredibilmente bello parlare con gente e scoprire belle anime, conoscere storie di vita diverse, ognuna originale, ed entusiasmarsi per ogni affinità comune. Ogni persona conosciuta mi ha mostrato un pezzo autentico di sé e mi ha lasciato come souvenir una sua piccola traccia, anche solo con un sorriso.
SERVIZIO SANITARIO USA
LA RIFORMA DI OBAMA
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DISCORSO DEL PRESIDENTE BARACK OBAMA SUL TEMA DELLA RIFORMA SANITARIA
Ora, in America, è la volta del dibattito sulla sanità. Comunque la si pensi, è l’ennesima prova di come i paesi anglosassoni, con i loro sistemi istituzionali e politici propriamente maggioritari e bilanciati tra numerosi contropoteri, siano in grado di esprimere e attraversare riforme politiche importanti. Il proporzionalismo dell’Europa continentale, e la partitocrazia all’italiana, al contrario, tendono all’immobilità o tutt’al più all’involuzione riformistica. Il grande dibattito sollevato dal Presidente Obama sulla riforma sanitaria dimostra anche che in democrazia, il corpo – con tutte le sue implicazioni economiche, scientifiche e sociali – deve e può trovare posto in cima all’agenda politica nazionale. BARACK OBAMA Signora Speaker, Vice-Presidente Biden, membri del Congresso, popolo americano, quando mi sono rivolto a voi, lo scorso inverno, questa nazione era nel mezzo della peggiore crisi economica dai tempi della Grande Depressione. In media, subivamo una perdita mensile di 700.000 posti di lavoro, il credito era congelato e il sistema finanziario era a un passo dal collasso. Non siamo ancora usciti dal tunnel, e questo potrà dirvelo qualsiasi americano in cerca di un lavoro per pagare le bollette. Per una ripresa piena e sana ci vorranno ancora molti mesi e io non mollerò finché quegli americani che cercano un’occupazione non l’avranno trovata. Fino a quando le imprese e l’economia non torneranno a fiorire, finché i proprietari responsabili di immobili non torneranno a vivere nelle loro case, questo sarà il nostro obiettivo finale. Ma grazie all’azione coraggiosa e decisiva che abbiamo intrapreso a gennaio, oggi posso parlarvi con fiducia e dirvi che abbiamo evitato il crollo della nostra economia. Voglio ringraziare i membri di questa Camera per l’impegno e il sostegno profusi in questi ultimi mesi, specialmente coloro il cui voto, non scontato, ci ha permesso di dare il via alla ripresa. Voglio anche ringraziare il popolo americano per la pazienza e la tenacia dimostrate in questi momenti difficili per tutti noi. Ma non siamo venuti qua soltanto per risolvere le crisi. Siamo qua per costruire il futuro. Per questo oggi vi parlerò di un tema cruciale per il futuro: il tema della sanità. So di non essere il primo Presidente ad abbordare questo tema, ma sono determinato ad essere l’ultimo. Ormai è passato quasi un secolo da quando Theodore Roosevelt invocò per la prima volta il bisogno di attuare una riforma sanitaria e da allora quasi tutti i presidenti e i congressi, democratici o repubblicani, hanno tentato in un modo o nell’altro di affrontare questo tema. La prima proposta di legge per un’ampia riforma fu introdotta nel 1943, da John Dingell Sr. 65 anni dopo, suo figlio continua a presentare la stessa proposta all’inizio di ogni sessione. E’ un fallimento collettivo, se non siamo riusciti a fare passi avanti. E anno dopo anno, decennio dopo decennio, siamo giunti al punto di
L’audacia della Riforma
rottura. Ognuno di noi conosce le grosse avversità a cui è sottoposto chi non è assicurato: vivere ogni giorno con il rischio di andar falliti a distanza di incidente o di malattia. E non si tratta principalmente di persone che già ricevono aiuti dal welfare. E’ la classe media americana. Alcuni hanno un lavoro che però non fornisce loro alcuna copertura, altri sono liberi professionisti che non possono permettersela perché comprare la propria assicurazione senza intermediari costa tre volte tanto quella fornita dal datore di lavoro. Viene negata perfino a chi può e vuole pagare, a causa di malattie o condizioni preesistenti che le assicurazioni giudicano troppo rischiose o troppo costose da coprire. Siamo l’unica democrazia, l’unica democrazia avanzata sulla Terra, l’unica nazione ricca che permette che milioni dei suoi abitanti subiscano simili privazioni. Ci sono oggi più di 30 milioni di americani che non riescono a pagarsi la copertura sanitaria. Nel solo periodo di due anni, un americano su tre a un certo momento della sua vita deve vivere senza assicurazione sanitaria, ed ogni giorno 14.000 americani perdono la copertura. Questo significa che può succedere a chiunque. Ma il male che appesta il sistema sanitario non è semplicemente il problema dei non assicurati. Anche chi è assicurato non è mai stato così insicuro come oggi. Sempre più cittadini sono preoccupati dal fatto che il trasferimento, la perdita o il cambio di lavoro possa causare la perdita anche della copertura sanitaria. Sempre più americani pagano i bonus per ritrovarsi, una volta malati, con un pugno di mosche perché l’assicurazione ha annullato la copertura. Accade ogni giorno. A un uomo, in Illinois, è stata tolta l’assicurazione nel mezzo di un trattamento di chemioterapia dopo che l’assicurazione aveva scoperto che l’uomo non aveva segnalato un caso di calcolosi biliare, di cui peraltro non era nemmeno a conoscenza! Le cure di cui abbisognava gli sono state allora sospese ed è morto. Ad una texana, prossima ad un intervento di mastectomia, l’assicurazione ha annullato la copertura perché aveva dimenticato di dichiarare un precedente caso di acne. Quando le è stata ripristinata la
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Il progetto che vi sto per annunciare si prefigge tre obiettivi fondamentali: darà maggiore sicurezza e stabilità a chi è già in possesso di un’assicurazione sanitaria; la fornirà a chi non ce l’ha; e frenerà l’aumento del costo della sanità per le famiglie, le imprese e lo Stato. Questo piano chiede a tutti di fare la propria parte, non solo al governo, o alle compagnie assicurative.
copertura, il suo cancro al seno era raddoppiato. Tutto questo è straziante. E’ sbagliato. Nessuno dovrebbe essere trattato così negli Stati Uniti. Abbiamo poi il problema di costi sempre più elevati. Spendiamo una volta e mezzo in più per le cure a persona di qualsiasi altro paese. Ma non per questo stiamo meglio. Questa è una delle ragioni per cui i premi assicurativi sono aumentati tre volte più velocemente degli stipendi. Ecco perché molti datori di lavoro, soprattutto di piccole imprese, obbligano gli impiegati a spendere sempre di più nell’assicurazione o a rinunciarci completamente. E’ il motivo per cui molti imprenditori non riescono ad aprire nuove imprese, e perché molte imprese attive sul mercato internazionale, come i produttori di automobili, sono tra le più colpite. E’ lo stesso motivo per cui molti di noi devono pagare una tassa nascosta e sempre più salata per chi non ha copertura. Sono circa 1000 dollari all’anno che servono a coprire gli interventi di pronto soccorso e il lavoro delle organizzazioni caritatevoli. In pratica, il nostro sistema sanitario sta rivelando tutta la sua insostenibilità, che grava sul contribuente. Se le spese sanitarie continueranno a crescere a questa velocità, si creerà una pressione sempre maggiore anche su programmi assicurativi come MediCare and MedicAid. E se rimaniamo a guardare i prezzi salire alle stelle, MediCare e MedicAid costeranno più di un qualsiasi piano statale. In altre parole, il problema del sistema sanitario è il problema del deficit. Non c’è nient’altro che abbia un simile peso. Nient’altro. Questi sono i fatti. Nessuno li nega. Sappiamo che dobbiamo riformare il sistema. La questione è come. A sinistra si ritiene che il solo modo per aggiustare il sistema sia attraverso un sistema di pagamento unico (single-payer system) come in Canada, in cui il mercato delle assicurazioni private risulterebbe significativamente ridimensionato per far posto ad un sistema assicurativo universale gestito dallo Stato. A destra si sostiene che dovremmo dismettere il sistema basato sull’assicurazione fornita dal datore di lavoro e lasciare ogni individuo libero di scegliersi la propria assicurazione.
Devo dire che ci sono argomenti che giocano a favore di entrambi i punti di vista, ma entrambi rappresenterebbero un cambiamento radicale che rovinerebbe la situazione in cui si trova oggi la gran parte della gente. Poiché oggi la sanità rappresenta un sesto della nostra economia, credo abbia più senso costruire su ciò che funziona, anziché tentare di mettere in piedi un sistema interamente nuovo. E’ precisamente quello che alcuni di voi hanno tentato di immaginare negli scorsi mesi. In questo periodo Washington ha dato il meglio e il peggio di sé. Molti di voi hanno lavorato strenuamente all’elaborazione di proposte di riforma. Delle cinque commissioni incaricate di produrre un disegno di legge, quattro hanno completato i loro lavori, mentre la commissione sulle finanze del Senato ha annunciato oggi che terminerà la prossima settimana. Non è mai successo. Il nostro impegno ha trovato il sostegno di coalizioni senza precedenti, tra dottori e infermieri, ospedali, lobby e perfino società farmaceutiche, molte delle quali in passato erano contrarie alla riforma. In questa Camera c’è una condivisione all’80% su ciò che dobbiamo fare. Non siamo mai stati così vicini all’obiettivo finale della riforma. In questi ultimi mesi però abbiamo anche assistito al solito spettacolo fazioso che non fa altro che nutrire lo sdegno degli americani per il governo. Invece di dibattere onestamente, qualcuno ha preferito optare per la tattica della paura, usando lo strumento delle contrapposizioni ideologiche che non lasciano speranza al compromesso. Troppi hanno sfruttato questo momento per trarre facili successi politici a breve termine, nonostante questo significhi gettare alle ortiche la possibilità di risolvere uno dei più annosi problemi della nostra
società. E in questa bufera di accuse e controaccuse, ha regnato la confusione. Bene, è giunta l’ora di smetterla coi battibecchi, il tempo dei giochetti è finito.
IL DISCORSO DI FRONTE AL CONGRESSO Quello che pubblichiamo in versione integrale è il discorso che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha tenuto lo scorso 9 settembre a Washington, di fronte al Congresso americano. Tema dell’intervento è la sua proposta di riforma del sistema sanitario nazionale. Più di molti articoli e commenti, riteniamo che questo documento possa essere utile al lettore per farsi un’idea di un tema che Oltreoceano divide le coscienze da mesi.
Questo è il momento dell’azione, è il momento di venir fuori con le migliori idee, tutti e due i partiti, insieme, e mostrare al popolo americano che possiamo ancora fare il lavoro per cui siamo stati mandati qua. E’ l’ora di compiere la riforma sanitaria. Il progetto che vi sto per annunciare si prefigge tre obiettivi fondamentali: darà maggiore sicurezza e stabilità a chi è già in possesso di un’assicurazione
sanitaria; la fornirà a chi non ce l’ha; e frenerà l’aumento del costo della sanità per le famiglie, le imprese e lo Stato. Questo piano chiede a tutti di fare la propria parte, non solo al governo, o alle compagnie assicurative. A tutti, anche ai datori di lavoro e ai singoli cittadini. E’ un piano che raccoglie le proposte di Senatori e Rappresentanti, di democratici e repubblicani, di miei avversari nelle primarie e alle presidenziali. Ecco i dettagli del mio progetto che ogni americano deve conoscere:
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Primo: se siete tra le centinaia di milioni di americani già in possesso di un’assicurazione sanitaria che ricevete tramite il vostro lavoro, o tramite MediCare o MedicAid, o attraverso il Dipartimento per i Veterani (U.S. Department of Veterans Affairs), niente nel nostro piano vi obbligherà a cambiare l’assicurazione che avete sottoscritto o il medico che vi segue. Lo ripeto, niente nel nostro piano vi obbligherà a cambiare alcunché. Ciò che questo piano farà sarà migliorare il funzionamento della vostra copertura. Sarà vietato alle compagnie d’assicurazione negare la copertura appellandosi a condizioni pre-esistenti. Non appena avrò firmato questa legge, le compagnie non potranno annullare alcuna copertura in periodo di malattia, né modificarla, in senso riduttivo, nel momento in serve di più. Non potranno più porre tetti arbitrari sulla copertura complessiva ricevi-
cittadini e le piccole imprese potranno acquistare la loro assicurazione a prezzi competitivi. Le compagnie assicurative saranno incentivate a partecipare in questo mercato, perché saranno in competizione per avere milioni di nuovi clienti. I clienti, in quanto grande gruppo, avranno maggiore potere per trattare con le compagnie assicurative per avere qualità e prezzi migliori. Funziona così con le grandi società e con i funzionari dello Stato. Funziona così per ogni membro di questo Congresso e quindi è tempo di dare a tutti gli americani le stesse opportunità che riserviamo a noi stessi. Per quei cittadini e quelle piccole imprese che ancora non possono permettersi il livello più basso di copertura disponibile in questo mercato, abbiamo previsto dei crediti fiscali, la cui entità sarà determinata dal bisogno. Tutte le società assicurative che
nunciare comunque alla copertura. Ciò significherà che saremo noi a pagare i loro costosi interventi di pronto soccorso. Se le imprese non danno ai loro impiegati la copertura, saremo obbligati a mettere mano al portafoglio quando il lavoratore starà male. Questa darà anche un vantaggio sleale a queste imprese. Se ciascuno di noi non farà la sua parte, molte delle riforme che andiamo cercando, specialmente quella per far sì che le compagnie assicurative coprano anche le condizioni pre-esistenti, non potranno mai essere attuate. Per questo motivo, così come l’assicurazione auto è obbligatoria in molti Stati, il mio programma prevede che ogni cittadino abbia almeno il livello di base di assicurazione. Allo stesso modo, le imprese dovranno o fornire la copertura ai lavoratori o contribuire al nuovo sistema per coprire il costo dei lavoratori. Ci sarà
bile in un dato anno, o in tutta la vita. Metteremo un limite alle spese in cui potrete incorrere per altre ragioni, perché negli Stai Uniti nessuno deve andar fallito perché malato. Le compagnie assicurative dovranno inoltre coprire, senza pagamenti extra, controlli di routine e terapie di prevenzione, come la mammografia o la colonscopia, perché non è ammissibile che non si possano prevenire malattie come il tumore al seno o al colon. E’ sensato, si risparmiano soldi e si salvano vite. Questo è quanto si aspettano dal governo gli americani che hanno già la copertura sanitaria: più sicurezza e più stabilità. Secondo, se siete tra le decine di milioni di americani attualmente sprovvisti di assicurazione sanitaria, la seconda parte di questo programma finalmente vi offrirà opzioni di qualità e a prezzi ragionevoli. Se perdete il lavoro, o se lo cambiate sarete comunque coperti. Se volete avviare la vostra piccola impresa sarete coperti. Lo faremo creando una borsa delle assicurazioni, un mercato in cui i singoli
entreranno in questo mercato dovranno rispettare le regole della protezione del consumatore di cui ho già parlato. Questa borsa prenderà forma in quattro anni, lasciandoci così tempo sufficiente per farla bene. Intanto, per coloro che non possono permettersi un’assicurazione a causa di condizioni mediche pre-esistenti, offriremo da subito una copertura a basso costo che protegga dalla rovina economica in caso di grave malattia. Era una buona idea avanzata dal Senatore John McCain in campagna elettorale, lo è ancora e quindi dovremmo appoggiarla tutti quanti. Ma anche con queste opzioni a basso costo, ci sarà qualcuno, soprattutto i giovani che non hanno problemi di salute, che preferirà correre il rischio di rinunciare all’assicurazione sanitaria; potranno esserci società che si rifiutano di assistere i lavoratori provvedendo alla loro copertura. Il punto è che questo comportamento irresponsabile ci costa molto caro. Nonostante l’esistenza di opzioni non costose, qualcuno potrà decidere di ri-
In totale il piano che vi sto proponendo costerà 900 miliardi di dollari da ripartirsi in un arco temporale di 10 anni. Meno di quanto abbiamo speso nella guerra in Afghanistan e in Iraq, e meno dei tagli alle tasse per i più ricchi americani approvati dal Congresso all’inizio della precedente amministrazione. Il carico maggiore di queste spese sarà sostenuto dall’eliminazione degli sprechi.
una « clausola di esonero » per chi non potrà ancora permettersi la copertura, e il 95% delle piccole imprese, in virtù della loro taglia e del loro margine di profitto, sarà esentato da questi requisiti. Ma ci saranno grosse imprese o ricchi cittadini, che potranno permettersi una copertura, che tenteranno di aggirare il sistema, evitando di occuparsi essi stessi dei loro impiegati. Il miglioramento della nostra sanità sarà possibile solo se tutti contribuiranno. Mentre rimane qualche importante dettaglio da appianare, credo che esista un ampio consenso sui punti che ho appena descritto: protezione del consumatore per chi è già assicurato, una borsa che permetta ai cittadini e alle piccole imprese di acquistare coperture abbordabili e l’obbligo per coloro che possono permettersi un’assicurazione di procurarsene una. Sono certo che queste misure porteran-
no benefici a tutti gli americani, tutti. E anche alla nostra economia. Eppure, a causa delle false voci fatte circolare negli ultimi mesi, mi sono reso conto che molti americani si sono irritati. Per questo sono qua, perché vorrei portare un po’ di chiarezza sui punti controversi che ancora persistono. Alcune di queste preoccupazioni sono dovute a false affermazioni diffuse da coloro che hanno come solo obiettivo quello d’impedire la riforma ad ogni costo. Il miglior esempio è l’idea, propugnata non solo da presentatori televisivi o radiofonici, ma anche da politici, per cui vorremmo creare dei gruppi di burocrati incaricati di uccidere gli anziani che vivono nel nostro paese. Ci sarebbe da ridere, se fossimo cinici e irresponsabili. E’ una menzogna punto e basta. Qualcun altro ancora sostiene che con questa riforma finiremo per assicurare anche
20 gli immigrati clandestini. Anche questo non è vero. La riforma che ho proposto non avrà effetto su chi entra nel nostro paese illegalmente. [Urla dall’Aula: “You lie!”, “Stai mentendo!”]. Non è vero. E c’è un’altra voce su cui vorrei fare chiarezza: non sarà permesso l’uso di finanziamenti federali per abortire e le attuali leggi che toccano temi etici rimarranno come sono. La mia proposta è stata descritta anche come il tentativo del Governo di far man bassa dell’intero sistema di copertura sanitaria. I critici puntano ad un provvedimento che permetta ai non assicurati e alle piccole imprese di scegliere l’opzione dell’assicurazione pubblica, amministrata dallo Stato come accade con MedicAid o MediCare. Vorrei che una cosa fosse chiara: il mio principio guida è ed è sempre stato quello secondo cui i consumatori sono più soddisfatti quando c’è scelta e concorrenza. E’ così che funziona il mercato. Purtroppo, in 34 Stati il 75% del mercato assicurativo è controllato da non più di cinque società. In Alabama, circa il 90% è nelle mani di una sola compagnia. Senza concorrenza il prezzo delle assicurazioni sale e la qualità scende. Così le compagnie assicurative possono trascurare più facilmente i loro clienti, scegliendo accuratamente i clienti più ricchi e sbarazzandosi dei più malati, presentando parcelle spropositate alle piccole imprese che non hanno potere contrattuale, e aumentando vertiginosamente i tassi. Gli assicuratori non si comportano così perché sono cattivi, lo fanno perché è proficuo. Un ex responsabile esecutivo di una compagnia assicurativa ha affermato, deponendo ad una commissione del
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Congresso, che le compagnie assicurative non solo sono incoraggiate a sbarazzarsi dei clienti più malati: sono ricompensati. Tutto questo nutre quel fenomeno conosciuto come le « le spietate attese di profitto di Wall Street ». Non ho alcun interesse a eliminare dal mercato le compagnie assicurative. Forniscono un servizio legittimo e danno lavoro ai nostri vicini e ai nostri amici. Voglio solo responsabilizzarle. Le riforme che vi ho annunciato si prefiggono proprio questo. Ma c’è un’altra cosa che possiamo fare per incentivare le compagnie ad agire onestamente: creare un’opzione pubblica senza scopo di lucro all’interno del mercato delle assicurazioni. Voglio sottolineare che si tratterà di un’opzione disponibile solo per chi non è assicurato. Nessuno sarà obbligato a sceglierla e non avrà nessun impatto su chi è già assicurato. Basandoci sulle valutazioni della Commissione Bilancio del Congresso, pensiamo che meno del 5% degli americani vi aderirà. Ma alle compagnie assicurative quest’idea non piace. Il loro timore è che le società private non potranno competere ad armi pari con lo Stato e avrebbero ragione se l’opzione pubblica fosse sussidiata dai contribuenti. Ma non sarà così. Vado ripetendo che come una qualsiasi assicurazione privata, anche quella pubblica dovrà essere autosufficiente e sostenersi attraverso i premi che raccoglie. Evitando una parte dei costi di gestione che vengono tolti dai profitti delle compagnie private, stipendi degli amministratori e dei direttori, potremo trovare un buon compromesso per i consumatori. Si otterrebbe anche
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quella pressione sulle compagnie private necessaria per mantenere prezzi abbordabili senza trascurare la clientela. Avremmo lo stesso sistema con cui scuole e università pubbliche forniscono ulteriori opzioni e concorrenza agli studenti, senza per questo intaccare la vivace rete delle università private. Bisogna tenere presente che la grande maggioranza degli americani è ancora in favore dell’opzione per l’assicurazione pubblica in linea con quella proposta. Il suo impatto non deve essere esagerato dalla sinistra, dalla destra o dai media. Questa è solo una parte del mio progetto e non vorrei che venisse strumentalizzato per il solito scontro ideologico di Washington. Ai miei mici progressisti vorrei ricordare che per decenni, l’idea centrale della riforma è stata porre fine agli abusi delle compagnie assicurative e provvedere una copertura a chi non ce l’ha. L’opzione pubblica è uno strumento per ottenere quel fine, dobbiamo continuare ad essere aperti altre idee che ci permettano di raggiungere quest’obiettivo. Ai miei amici repubblicani dico che invece di fare affermazioni sconclusionate come quella della man bassa da parte dello Stato, dovremmo lavorare assieme per risolvere ogni preoccupazione che possa legittimamente sorgere. C’è chi, per esempio, ha suggerito che il sistema pubblico funzionerà solo in quei mercati dove le compagnie assicurative non partecipano con listini abbordabili. Altri hanno proposto una cooperativa, o un ente no-profit, incaricato di amministrare il piano. Queste sono tutte ottime idee di cui vale la pena discutere, ma non cambierò idea sul principio di base per cui
Non cambierò idea sul principio di base per cui se qualcuno non può permettersi l’assicurazione, allora saremo noi a fornirgliela dando la possibilità di scegliere. Mi assicurerò che nessun burocrate dello Stato o di una compagnia assicurativa si frapponga tra voi e le cure di cui avete bisogno.
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se qualcuno non può permettersi l’assicurazione, allora saremo noi a fornirgliela dando la possibilità di scegliere. Mi assicurerò che nessun burocrate dello Stato o di una compagnia assicurativa si frapponga tra voi e le cure di cui avete bisogno. Infine vorrei parlare di qualcosa di molto importante per me, per i membri di questa Camera e per ogni cittadino, ovvero come paghiamo questo progetto. Ecco quello che dovete sapere: Primo: non firmerò nessun programma che appesantisca di un centesimo il nostro deficit pubblico, né ora né in futuro. Punto. La prova di questo sarà l’inserimento di un provvedimento che ci imporrà di effettuare altri tagli alle spese qualora i risparmi promessi non dovessero materializzarsi. Una delle ragioni per cui mi sono trovato a gestire un deficit di mille miliardi di dollari subito dopo aver messo piede nella Casa Bianca è che negli ultimi dieci anni troppe iniziative non sono state pagate, dalla guerra in Iraq ai tagli alle tasse per i lavoratori. Non farò lo stesso errore con la sanità. Secondo: abbiamo estimato che la gran parte di questo programma potrà essere finanziato con fondi provenienti dal sistema già esistente, costellato di sprechi ed abusi. Oggi le immense somme di denaro che spendiamo per la sanità non ci rendono più sani e questo non è il mio giudizio. E’ quello medici e professionisti di tutto il paese. Lo stesso vale per MediCare e MedicAid e infatti voglio qui rivolgermi direttamente agli anziani, perché anche il dibattito su MediCare è stato oggetto di demagogia e forzature varie. Più di 40 anni fa si affermò in questa nazione il principio secondo
il quale dopo una vita di duro lavoro gli anziani non dovevano essere abbandonati a se stessi con le loro parcelle mediche da pagare. Così nacque MediCare. E’ un’organizzazione sacra che deve continuare a operare di generazione in generazione. Ecco perché non useremo neanche un centesimo del budget di MediCare per finanziare questo programma. L’unica cosa che sarà eliminata sarà il furto di centinaia di miliardi di dollari e i sussidi di MediCare che inaspettatamente finiscono invece alle compagnie assicurative. Finanziamenti che gonfiano le casse delle assicurazioni, ma che non migliorano la salute degli anziani. Creeremo anche una commissione indipendente di dottori ed esperti medici incaricati di trovare tutte le fonti di spreco, anche per il futuro. Queste misure faranno sì che voi, anziani d’America, raccoglierete i benefici che vi sono stati promessi. Permetteranno a MediCare di essere presente anche per le generazioni future. Una parte dei soldi risparmiati sarà utilizzata per chiudere quel divario, tra le assicurazioni, che obbliga molti anziani a sborsare migliaia di dollari all’anno per i medicinali di cui hanno necessità. Ecco cosa faremo dunque. Non badate quindi quelle storie che vi raccontano come sarete privati dei vostri vantaggi. Anche perché tra questi inventori di storie c’è chi si è battuto contro MediCare in passato, per poi votare quest’anno un bilancio che essenzialmente avrebbe trasformato MediCare in un programma privato di voucher. Questo non avverrà finché ci sarò io. Proteggerò MediCare. E dato che essa occupa un posto di prim’ordine nel sistema sanitario, migliorare il programma significa effettuare quei cambiamenti che permetteranno di ridurre i costi che tutti noi sosteniamo. Sappiamo da molto tempo ormai che istituti come l’Intermountain Healthcare in Utah, o il Geisinger Health System in Pennsylvania offrono un’assistenza sanitaria di qualità a prezzi inferiori alla media. La commissione che ho menzionato quindi potrà incoraggiare la diffusione in tutto il sistema del loro metodo, attraverso medici e professionisti. Tutto quello che va dalla riduzione delle in-
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fezioni contratte in ospedale, ad un miglior coordinamento tra gruppi di dottori, alla riduzione dei problemi di MediCare e MedicAid finanzierà la gran parte di questo programma. Buona parte della spesa rimanente sarà coperta con gli introiti delle compagnie farmaceutiche e assicurative che potranno contare su maggiori vantaggi futuri derivanti da decine di milioni di nuovi clienti. Le assicurazioni dovranno pagare una tassa per i contratti più costosi, così facendo si incoraggeranno le società assicurative ad essere più responsabili economicamente. Questa proposta ha trovato il sostegno di esperti democratici e repubblicani, che ritengono altresì che questa nuova borsa sarà la chiave che permetterà di mantenere basse le spese sanitarie per tutti noi nel lungo termine. Infine, molti dei presenti in questa Camera, in particolare i repubblicani, ripetono da tempo che riformare le leggi sulle cattive pratiche mediche potrà contribuire ad abbassare il costo della sanità. Eccovi! Io non credo che compiendo tale riforma saremo in una botte di ferro, ma ho parlato con un numero sufficiente di medici per capire che la medicina difensiva potrebbe far aumentare inutilmente le spese. Propongo quindi di andare avanti con nuove idee che diano la priorità alla sicurezza del paziente e lasciare che i dottori si focalizzino sulle pratiche mediche. L’amministrazione Bush aveva considerato la possibilità di avviare dei progetti pilota in alcuni Stati per testare queste proposte. Penso che sia una buona idea. Per questo ho dato mandato, oggi, al Ministro della Salute di portare avanti questa iniziativa. In totale il piano che vi sto proponendo costerà 900 miliardi di dollari da ripartirsi in un arco temporale di 10 anni. Meno di quanto abbiamo speso nella guerra in Afghanistan e in Iraq, e meno dei tagli alle tasse per i più ricchi americani approvati dal Congresso all’inizio della precedente amministrazione. Il carico maggiore di queste spese sarà sostenuto da fondi già spesi, ma spesi male, all’interno del sistema esistente. Il nostro deficit non ne risentirà, la classe media avrà più sicurezza, nessun aumento delle tas-
se, e se riusciremo a rallentare l’aumento del costo della sanità di un solo decimo dell’1% ogni anno, ripeto, un decimo dell’1%, ridurremo il deficit di quattro trilioni di dollari nel lungo periodo. Questo è il mio progetto. E’ un progetto che include idee di molti membri di questa Camera, democratici e repubblicani. E continuerò a cercare sempre un terreno comune su cui lavorare. Se qualcuno vuole propormi idee serie, lo ascolterò. La mia porta è sempre aperta. Ma sappiate una cosa: non sprecherò tempo con chi ritiene che la cosa migliore da fare sia ammazzare questa riforma anziché provare a migliorarla. Non rimarrò a guardare mentre i gruppi d’interesse utilizzeranno le solite tecniche per lasciare le cose esattamente come stanno. Se mistificate o date una falsa descrizione del contenuto di questo progetto, non staremo a guardare. Non accetterò il mantenimento dello status quo come soluzione. Non questa volta, non ora. Ognuno di noi sa cosa accadrà se non facciamo nulla. Il debito nazionale crescerà, altre famiglie perderanno tutto e altre imprese dovranno chiudere. Altri americani perderanno la copertura proprio quando sono malati e altri ne moriranno. Sappiamo che queste cose sono vere. E’ per questo che non possiamo fallire. Perché ci sono troppi americani che contano su di noi, sul successo finale. Ci sono quelli che soffrono in silenzio e quelli che vogliono condividere le loro storie con noi, attraverso le istituzioni locali, le lettere, le e-mail... [...]. Nel 1935, quando più di metà della nostra popolazione anziana non era in grado di mantenersi e i loro risparmi andavano in fumo, ci fu chi sosteneva che il welfare avrebbe portato al socialismo. Ma le donne e gli uomini del Congresso non si piegarono ed è grazie a loro che oggi viviamo meglio. Nel 1965, qualcuno disse che MediCare avrebbe permesso allo Stato di impadronirsi dell’intero sistema sanitario, ma democratici e repubblicani del Congresso non indietreggiarono. Si unirono, e così siamo entrati nell’era dell’oro con più serenità. I nostri predecessori hanno compreso che lo Stato non può e non deve risolvere
21 tutti i nostri problemi. Hanno compreso che ci sono istanze in cui i guadagni e le insicurezze che derivano dall’azione dello Stato non valgono al punto da porre altri paletti alla nostra libertà. Ma hanno anche capito che al pericolo di troppo Stato corrisponde quello opposto, cioè di troppo poco. Senza l’interevento cruciale di politiche giuste, i mercati crollano, i monopoli soffocano la competizione, i cittadini più vulnerabili sono sfruttati. E sapevano che quando una qualsiasi misura governativa, indipendentemente da quanto ben progettata, cade vittima di dileggio, quando ogni tentativo di aiutare i bisognosi viene attaccato con l’etichetta del « nonamericano », quando fatti e ragioni vengono gettati a mare e soltanto la timidezza passa per saggezza, quando non possiamo più dare vita ad una conversazione seria su temi che contano veramente, a quel punto non abbiamo perso solo la capacità di far fronte a nuove sfide, perdiamo qualcosa di essenziale per noi stessi. Era vero allora, e lo è ancora oggi. So quanto sia stato difficile il dibattito sulla riforma sanitaria. So che molti nel nostro paese sono molto scettici e pensano che lo Stato sia sulle loro tracce. So che la mossa politicamente più comoda sarebbe quella del rinvio, rinviare a tra un anno, o alla prossima elezione, o al prossimo mandato. Ma non è quel che ci serve ora. Non è quello per cui siamo stati eletti. Non siamo venuti qua temendo il futuro, siamo qua per costruirlo. Penso ancora che possiamo farcela, anche quando è difficile. Io credo ancora, io credo ancora che possiamo agire quando è difficile. Credo ancora che sia possibile sostituire l’acrimonia con la civiltà e la crisi col progresso. Penso ancora che si possano fare grandi cose e che ci faremo trovare preparati qui, oggi, all’esame della storia. Perché questo è ciò che siamo. E’ la nostra chiamata. E’ il nostro carattere. Grazie. Dio vi benedica e Dio benedica gli Stati Uniti d’America. Traduzione di Matteo Angioli, iscritto all’Associazione Luca Coscioni nel 2009
Non accetterò il mantenimento dello status quo come soluzione. Non questa volta, non ora. Ognuno di noi sa cosa accadrà se non facciamo nulla. Il debito nazionale crescerà, altre famiglie perderanno tutto e altre imprese dovranno chiudere. Altri americani perderanno la copertura proprio quando sono malati e altri ne moriranno.
DAL CORPO DEI MALATI AL CUORE DELLA POLITICA
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CELLULE DI ALTERNATIVA
BASILICATA: LA LENTOCRAZIA CHE UCCIDE
Giustizia a malato morto Egidio Sisinni, malato di sla, chiedeva gli strumenti per communicare Il Tribunale è arrivato anni dopo la sua morte MAURIZIO BOLOGNETTI Pensavo che quello che abbiamo definito “Caso Sisinni” fosse ormai una vicenda chiusa. Pensavo che l’esposto che presentammo il 14 giugno del 2004 alla Procura della Repubblica di Lagonegro fosse stato archiviato. E invece no. Mi sbagliavo. Qualche giorno fa, il postino mi ha recapitato una busta verde, quella che preannuncia la notifica degli atti giudiziari. Apro la busta e la lettura mi catapulta di colpo al marzo-giugno del 2004 e alla vicenda di Egidio Sisinni, ammalato di Sla, che ci ha lasciato nell’ottobre del 2006. Leggo e non credo ai miei occhi. Dopo 5 anni sono stato convocato per essere ascoltato come teste in un processo scaturito dall’esposto che presentai il 14 giugno del 2004. Guardo l’elenco e mi accorgo che tra coloro che sono stati chiamati a deporre c’è anche Egidio. Per un attimo mi viene voglia di chiamarlo e dirgli adesso puoi raccontare quello che ti è successo, ma è solo un attimo. Egidio non c’è
più; è morto il 16 ottobre del 2006, pochi mesi dopo aver ricevuto il My Toby(lo strumento che consente a chi ha perso l’uso della parola di comunicare attraverso gli occhi). E dire che Egidio aveva davvero voglia di raccontarla la sua storia e le vessazioni che riteneva di aver subito dall’Asl n°3 di Lagonegro. Torno a quel marzo del 2004 e inizio a ricordare il primo colloquio con Egidio, svoltosi grazie all’ausilio di un cartello dove le figlie avevano riportato l’alfabeto. Ricordo una persona che non voleva che i suoi sacrosanti diritti venissero spacciati per concessioni o favori. Egidio lamentava un ritardo di mesi nella visita fisiatrica(e non solo) dalla quale dipendeva la prescrizione di una serie di ausili sanitari che avrebbero potuto migliorare la qualità della sua vita. Torno indietro con la memoria e siamo in piazza Picardi a Lagonegro. E’ il 17 giugno 2004 e siamo in piena campagna referendaria sulla legge 40. Siamo quattro gatti che hanno deciso di manifestare per rivendicare il
rispetto dei diritti del cittadino Sisinni. Siamo pochi, ma a sentirci sono in tanti. Il tavolo allestito dai Radicali diventa per qualche ora il punto di riferimento di tutti coloro che vengono a raccontarci presunti casi di malasanità. Trascorrono pochi mesi e apprendo di essere stato querelato per diffamazione dal dr. De Fino, dirigente dell’Asl n°3 di Lagonegro. Faccio fatica a crederci. Avevo chiesto che venissero accertate eventuali responsabilità penali a carico dei vertici della Asl n°3 e, invece, sul banco degli imputati ci sono finito io. Pochi mesi ancora e nel settembre del 2005 sono seduto davanti al Gup, il dr. Starita, accanto a me l’avvocato Antonio Pisani. Il Gup dispone l’archiviazione per “infondatezza della notizia criminis”. La querela come strumento per tappare la bocca! Perché è questo che sta accadendo nel nostro paese, come ha ottimamente certificato Freedom House nel suo ultimo rapporto sulla libertà di stampa in Italia.
CANNABIS TERAPEUTICA
Vittoria! ANDREA TRISCIUOGLIO Vittoria! Finalmente l'ospedale di Foggia mi ha fornito gratuitamente il tanto richiesto Bedrocan. L'iter burocratico mi vedeva quasi ogni giorno presso la struttura ospedaliera di Foggia a fornire (io, paziente affetto da SM) informazioni ai medici che non hanno mai importato in vita loro un farmaco cannabinoide. Ma è stata soddisfatta la mia esigenza, il mio diritto a curarmi, ma gli altri Andrea Trisciuoglio che ci sono in tutta Italia e che spesso sono costretti a dover sborsare di tasca loro quei 750 euro necessari per il farmaco? La mia battaglia ora sarà per loro. Dopo il servizio de "Le Iene" in onda ieri su Italia1 spero che l'opinione pubblica sia un po' più sensibile su questo tema. Una battaglia che mi ha visto ottenere questa vittoria grazie anche altre associazioni: ACT (Associazione Cannabis Terapeutica), P.I.C. (Pazienti Impazienti Cannabis), l'@RA (Associazione Radicale Antiproibizionista) con i loro rappresentanti Stefano Balbo, Pino Cucci, Claudia Sterzi e tantissimi altri sparsi su tutto il territorio nazionale.
Arrivo al 16 ottobre 2006 e ricordo i manifesti a lutto che annunciano la morte di Egidio e su di essi l’invito a devolvere un contributo all’Associazione Coscioni. Guardo di nuovo la lettera, sorrido amaro: dopo 5 anni vengo convocato come teste e con me viene convocato chi cinque anni fa avrebbe voluto gridare il suo sdegno. Il 23 settembre 2009, giorno fissato per l’udienza, Egidio Sisinni in aula
non ci sarà. Spero di poter dare ancora una volta voce ad un amico, che in molti avrebbero voluto solo in silenziosa attesa della morte e che, invece, ha testardamente insistito affinché i suoi diritti, che sono i miei, che sono i nostri, venissero rispettati. Troppo spesso, in certe zone del nostro sud, ciò che è diritto viene spacciato per favore, anche quando in ballo c’è la salute.
UN LIBRO DI ALBERTO STATERA
“Il Termitaio” CARLO TROILO Alberto Statera è un giornalista con un curriculum impressionante: ha lavorato all’”Espresso” come capo della redazione economica e alla “Stampa” e ha diretto cinque dei quotidiani del gruppo Espresso. Da qualche anno, come editorialista di “Repubblica”, ha girato l’Italia in lungo e in largo denunciando la corruzione dilagante nel Paese. Nel suo ultimo libro (“Il termitaio”, Rizzoli, 17 euro), Statera scrive che “oggi che il federalismo è diventato il nuovo mantra conviene guardare alla periferia per misurare l’estensione del degrado italiano, dalla Milano dell’Expo al Molise del giovane Di Pietro. Lì appare in tutta la sua evidenza, a destra come e sinistra, la questione immorale, l’essenza di un paese alla deriva. E’ lì che domina un’altra casta, che viene ancor prima della politica e che anzi manipola e corrompe a piacimento i politici. E’ la nuova razza padrona (“Razza padrona” era il titolo di un famoso libro di Scalfari e Turani), i signori degli appalti che delle aste e dei concorsi truccati hanno fatto una scienza: un intreccio di cemento, finanza e banche”. Statera racconta in particolare, in modo vivace ed ironico, la storia di Alfredo Romeo, l’imprenditore campano al centro della bufera che ha riaperto la questione morale nel PD, mentre le sue società gestiscono, fra le altre cose, il patrimonio immobiliare di città come Napoli, Roma, Milano e Venezia. Ce n’è per tutti: i sindaci delle principali città (a Roma Rutelli e Veltroni non sono trattati meglio di Alemanno), i grandi costruttori (a partire da Caltagirone e Ligresti), i potenti banchieri (Cesare
Geronzi, oggi al vertice di Mediobanca, al posto che fu di Enrico Cuccia, dopo essere stato “cacciato da Capitalia con una buonuscita di circa 60 milioni di euro”). Particolarmente impressionanti le notizie sulla futura cementificazione di Roma (“da Bufalotta a Malafede, una distesa di cemento grande come dieci volte Parigi”). Non meno impressionanti le notizie sulle operazioni “imprenditoriali” degli enti locali, ai quali fa capo una miriade di società più o meno disastrare, tale da far rimpiangere perfino le Partecipazioni Statali dei tempi peggiori. L’episodio forse più sconcertante riguarda il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, astro sorgente del Partito Democratico: nel 2004 Penati compra da un altro grande costruttore, Marcellino Gavio, il 15% del pacchetto azionario della società autostradale “Serravalle”, “a 8,93 euro per azione. Diciotto mesi prima, Gavio aveva comprato le stesse azioni a 2,9. Plusvalenza 179 milioni di euro, dieci milioni al mese”. L’epilogo del libro è molto amaro. “La corruzione <bipartisan>, scrive Statera, ci ha portati ad essere il paese più corrotto d’Europa, secondo l’organizzazione non governativa Transparency International”. Ed è raro che qualcuno paghi nel nostro paese: come ha osservato Gustavo Zagrebelsky, “tra condoni, indulti, norme che accorciano i tempi di prescrizione, è praticamente impossibile arrivare a sentenze di condanna e poi alla loro esecuzione”. E in futuro ci attende la “legge libera tutti sul mattone”, fortemente voluta dall’ex palazzinaro che oggi presiede il nostro governo.
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PER UN “RIENTRO DOLCE”
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IL NOBEL DELLA RIVOLUZIONE VERDE
Demografia: l’ecologismo vietato I rischi dell’esplosione demografica nelle parole di uno scienziato inascoltato, anche dagli ecologisti NORMAN BORLAUG 11 dicembre 1970 [...] La rivoluzione verde ha segnato un successo temporaneo nella guerra dell’uomo contro la fame e le privazioni; ha dato all’essere umano una boccata di ossigeno. Se implementata fino in fondo, tale rivoluzione può fornire cibo a sufficienza per il sostentamento nei prossimi tre decenni. Ma anche la potenza spaventosa della riproduzione umana deve essere frenata; altrimenti il successo della rivoluzione verde sarà effimero. La maggior parte delle persone ancora non riesce a comprendere l’enormità e la minaccia del “Mostro della Popolazione”. In origine non c’erano che due persone, Adamo ed Eva. E’ ancora dubbio quando essi abbiano fatto la loro comparsa sulla terra. Comunque, al tempo della nascita di Cristo, la popolazione mondiale aveva probabilmente raggiunto quota 250 milioni. Ma da allora la popolazione è cresciuta fino a raggiungere i 3,5 miliardi di persone. L’aumento è stato particolarmente rapido a partire dall’avvento della medicina moderna. Se l’incremento continua al tasso attuale del due per cento, la popolazione arriverà a 6,5 miliardi entro il 2000. Già oggi, ogni secondo o ogni ticchettio delle lancette d’orologio, all’incirca 2,2 persone si aggiungono alla popolazione mondiale. Il ritmo aumenterà di 2,7, 3,3 e 4,0 persone per ogni ticchettio d’orologio rispettivamente entro il 1980, il 1990 e il 2000, a meno che l’essere umano non diventi più realistico e preoccupato a proposito di questo destino funesto che incombe. Con i decen-
ni, il tic-tac dell’orologio diverrà sempre più rumoroso e minaccioso. Come andrà a finire? Malthus segnalò questo pericolo un secolo e mezzo fa. Ma lui enfatizzò soprattutto il rischio che la popolazione potesse crescere più rapidamente della risorsa-cibo. Ai suoi tempi non poteva prevedere lo straordinario incremento del potenziale produttivo degli alimenti da parte del genere umano. Né avrebbe potuto anticipare le conseguenze fisiche e mentali, allarmanti e distruttive, della grottesca concentrazione di esseri umani nell’ambiente fragoroso e inquinato delle megalopoli, cresciute a dismisura e in maniera patologica. Gli esseri umani potranno sopportare questa tensione? Stress e tensioni anormali tendono ad accentuare gli istinti animali dell’uomo, provocano comportamenti irrazionali e socialmente distruttivi tra gli individui meno stabili in questa folla esasperante. Dobbiamo riconoscere il fatto che una quantità di cibo adeguata è solo il primo requisito per vivere. Per una vita decente ed umana dobbiamo anche fornire l’opportunità di una buona educazione, un impiego remunerativo, una casa confortevole, un vestiario decente, cure sanitarie efficienti e compassionevoli. A meno che non possa garantire tutto ciò, l’essere umano potrebbe soffrire di malattie ambientali prima ancora che per fame. E nonostante ciò sono ottimista per il futuro dell’umanità, perché in tutte le popolazioni biologiche ci sono meccanismi innati per adattare la crescita della popolazione alle capacità di sopporta-
Norman Borlaug, premio Nobel per la Pace nel 1970, è scomparso a Dallas, negli Stati Uniti, lo scorso 12 settembre. Professore di Agricoltura internazionale all'Università A&M di College Station, in Texas, Borlaug vinse il riconoscimento per il suo ruolo chiave nella cosiddetta “rivoluzione verde”. Quest’ultima fu alla radice di quell’aumento di produttività dei raccolti che contribuì ad evitare le carestie di massa previste nel Terzo mondo nella seconda metà del XX secolo. Quello che riproduciamo in questa pagina è un passaggio del discorso che Borlaug tenne in occasione della cerimonia di ricevimento del premio consegnato a Stoccolma. Un passaggio decisivo perché mette in risalto un aspetto a lungo trascurato – anche dal mondo ecologista italiano – di questo pensatore: la sua riflessione sulle conseguenze dell’esplosione demografica nel mondo.
Anche l’Onu mette la demografia tra parentesi MASSIMO LIVI BACCI La Repubblica, 13 ottobre 2005 [...] Nel suo rapporto per il 2005, il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione tratta, soprattutto, del contributo che i progressi nell’ambito della salute riproduttiva e l’eliminazione delle disuguaglianze in genere possono dare alla lotta alla povertà e allo sviluppo. La tesi di fondo è che miglioramenti della salute e delle condizioni sociali delle donne in età riproduttiva sia un fattore cruciale per lo sviluppo sociale. Le donne mettono al mondo, curano, allevano i figli, e lo fanno più consapevolmente se sono più istruite; le donne con più istruzione si sposano più tardi e hanno più potere nella famiglia, entrano più facilmente nel mondo del lavoro e rendono effettivi i loro diritti. Il Rapporto è però rivelatore di profondi mutamenti ideologici nell’ambito della comunità internazionale: la popolazione e la sua crescita non sono più una priorità. Tanto è stato forte, l’allarme creato dagli esperti, amplificato dai media, ripreso dai governi e dalle istituzioni internazionali tra gli anni ’50 e ’80 – con un linguaggio spesso bellico e militaresco: la bomba demografica, il boom delle nascite, l’esplosione delle megalopoli – tanto si rischia adesso di adagiarsi sulla convinzione che la crescita demografica stia finendo. Eppure, dai sei miliardi e mezzo di oggi, la popolazione mondiale crescerà sicuramente a nove verso la metà del secolo, anche se dopo quella data il tasso d’incremento – si pensa – convergerà rapidamente a zero. Ma se la produttività rimanesse ai livelli attuali, senza l’ulteriore abbassamento che si prevede (e si spera) avvenga, il mondo a metà del secolo conterebbe due miliardi e mezzo di persone in più, con conseguenze presumibilmente negative sull’ambiente, la povertà, le disuguaglianze. Tra gli Obiettivi del Millennio, però, non esistono traguardi di natura demografica: né si parla della necessità di rafforzare il sostegno ai programmi di pianificazione familiare, o di governare le migrazioni internazionali. [...]
zione dell’ambiente. Un qualche meccanismo del genere esiste senza dubbio nell’uomo, presumibilmente nell’Homo sapienza, ma fino ad oggi non si è affermato per portare in equilibrio la crescita della popolazione e la capacità di sopportazione dell’ambiente su scala globale. Continuare ad accrescere il numero di esseri umani in maniera folle fino al momento in cui tale meccanismo dovesse subentrare, sarebbe disastroso. La validità dell’epiteto della nostra specie, “sapiens”, è alla prova. Ma poiché l’uomo è potenzialmente un essere razionale, sono fiducioso che entro i prossimi due decenni egli riconoscerà la strada auto-distruttiva della crescita demografica che ha imboccato e adatterà il tasso di crescita a livelli che consentano uno standard di vita decorso per tutta l’umanità. Se l’uomo sarà abbastanza saggio per prendere questa decisione, se tutti i paesi abbandoneranno la loro idolatria per Ares, Marte, Thor, allora l’Umanità stessa dovrebbe ricevere un premio Nobel che è “attribuito alla persona che ha fatto di più per promuovere la fratellanza tra le nazioni”. In quel caso, sviluppando e applicando le abilità tecnologiche e scientifiche del ventesimo secolo per il “benessere dell’umanità in tutto il mondo”, l’uomo potrà vedere avverarsi la profezia di Isaia: “E il deserto esulterà, fiorirà come la rosa. [...] Esso si trasformerà in un lago e la terra arida in sorgenti”. Possano queste parole divenire vere. (Traduzione di Marco Valerio Lo Prete)
LETTURE
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LE NOSTRE SEGNALAZIONI
a cura di Maria Pamini
La “ragione pubblica” non ammette zona grigia
Claudia Mancina, La laicità al tempo della bioetica, Il Mulino, 2009, pp. 156, euro 14,00 Il nuovo lavoro di Claudia Mancina (docente di Etica alla Sapienza, ex parlamentare pidiessina e membro del Comitato nazionale di bioetica) è un'ulteriore
riflessione sulla laicità che, malgrado il livello alto di riferimenti filosofici, si pone un obiettivo concreto: individuare una via d'uscita in una situazione, quella italiana, che si trova, sul piano politico e legislativo, in balìa di posizioni di stampo etico-religioso. La laicità è qui intesa come neutralità dello Stato, che dev'essere inclusivo e tollerante nei confronti delle diverse espressioni religiose purché esse abbandonino “la loro pretesa di servire da base della decisione politica, che concerne e obbliga tutti i cittadini”, evitando così il modello di “laicità militante” alla francese, non adatta alle odierne società pluraliste. Nel libro si fa riferimento ampiamente alle considerazioni esposte da John Rawls in Liberalismo politico. Seguendo Rawls, dunque, Mancina non si serve della dicotomia laico/religioso bensì di quella più feconda pubblico/non pubblico, dove ciò che non è pubblico non ricade nella sfera del privato bensì del sociale. Sulla definizione di tali concetti, che non sono dati una volta per sempre, l'autrice si sofferma a lungo ed è interessante la sua ricostruzione dei cambiamenti fondamentali av-
venuti negli anni sessanta, soprattutto a partire dai diritti acquisiti dalle donne. Liberando la donna dal dominio della famiglia e quindi superando la coincidenza tra privato e famiglia (patriarcale) si viene così sempre più a porre in primo piano la garanzia dell'autonomia decisionale dell'individuo. Seguendo questo ragionamento, anche quelle problematiche che secondo alcuni dovrebbero rimanere in una cosiddetta “zona grigia” non regolamentata dalla legge, per Mancina non possono essere sottratte a decisioni pubbliche, come del resto tutte le democrazie occidentali stanno cercando di fare sulle questioni di bioetica. “La medicina, l'attività di riabilitazione, l'assistenza data ai malati e agli infortunati, ha ormai una componente tecnica di dimensioni tali da non poter essere più considerata come una protesi neutra dei processi naturali”. Convenendo, dunque, che sugli argomenti di bioetica lo Stato debba legiferare, come farlo al meglio? Dopo aver analizzato il caso esemplare della procreazione assistita, Mancina conclude che bisogna “fare riferimento a quelli che sono i
valori fondamentali della democrazia liberale, che sono la libertà, l'eguaglianza, il rispetto. La visione religiosa della sacralità della vita non è condivisa da tutti, e non può quindi essere il valore principale da difendere: non con la forza della legge, che si esercita su tutti i cittadini”. Rifacendosi nuovamente al pensiero di Rawls, Mancina si appella ad una ragione pubblica che “non pretende di fissare i rapporti politici in uno schema istituzionale definito una volta per tutte, ma lascia decidere ai cittadini e al dibattito pubblico di volta in volta i mutevoli confini”. E conclude che “senza dubbio, praticare la ragione pubblica, non è mai facile, neppure nella migliore delle democrazie; tanto più è difficile in circostanze storiche in cui il legame di cittadinanza si indebolisce. Ma non c'è una strada più facile o migliore”. Sarebbe opportuno che anche i membri di fede cattolica del Pd, a cui Mancina, insieme ad altri filosofi ed intellettuali, aveva già rivolto un appello simile (il “Manifesto per la bioetica”) nel 2007, nell'anno della sua nascita, facessero tesoro di questi suggerimenti.
segnalazioni - www.lucacoscioni.it/tag/in_libreria Ignazio Marino, Nelle tue mani. Medicina, fede, etica e diritti, Einaudi, pp. VI226, euro 18,00 Quante volte un medico si sente dire: "Dottore, mi metto nelle sue mani". Di fronte a questa totale fiducia deve mettere in campo le proprie competenze professionali e umane, rivolgendo l'attenzione al recupero della salute del paziente come al suo equilibrio psicofisico. Ignazio Marino attinge alla sua esperienza per sviluppare una riflessione che va dalla ricerca alla sperimentazione, dalla vita ospedaliera alla malasanità, fino alle nuove frontiere della scienza, poiché oggi il potere di vita e di morte dei medici è cresciuto in maniera esponenziale. Temi che toccano tutti in prima persona, chiamati a comprendere l'intreccio complesso tra la medicina, la bioetica e la politica, ma anche quello tra il corpo e l'anima, la libertà e la coscienza, i diritti dei singoli e il bene comune.
Giancarlo Bosetti, Il fallimento dei laici furiosi. Come stanno perdendo la scommessa contro Dio, Bompiani, pp. 197, euro 13,00
Jean-Louis Fournier, Dove andiamo papà. Vivere, piangere, ridere con due figli diversi dagli altri, Rizzoli, 2009, pp. 149, euro 15,00
Per Bosetti, nel cosiddetto post-secolarismo italiano, i laici che rifiutano di prendere atto del ritorno identitario delle religioni finiscono con il perdere consensi nella società, anche quando portano avanti giuste battaglie. Mentre la Chiesa, arroccata in una difesa disperata e a volte prepotente, ignora una richiesta di spiritualità che rischia di essere soddisfatta altrove. Secondo l’autore, la soluzione è cambiare rotta in nome dell'apertura reciproca e la sfida è quella di forgiare una nuova cultura laica contro ogni integralismo, che sappia accettare il ruolo delle religioni come rafforzamento e complemento dello Stato liberale. Insomma, un concetto di reciprocità indubbiamente sui generis: ai laici tutto l’onere, reprimenda compresa!
Jean-Louis Fournier, umorista di professione, ha avuto due figli "venuti male", Mathieu e Thomas, presto rivelatisi incapaci di crescere, muoversi, comunicare come gli altri. Di fronte a questo dramma, Fournier reagisce nell'unico modo che sa: con l'ironia, dimostrando che ridere è quasi un dovere nei confronti di chi è condannato a subire l'ipocrisia del politicamente corretto, dei silenzi imbarazzati, degli sguardi obliqui e fugaci. Con questo piccolo libro, l'autore si rivolge a Mathieu e Thomas per mostrare l'amore, le frustrazioni, le speranze e le paure che qualsiasi padre prova nel veder crescere i propri bambini. E si sbarazza di tabù e pregiudizi, per restituire ai suoi figli, amatissime e misteriose creature "dalla testa piena di paglia", umanità e dignità.
DAL CORPO DEI MALATI AL CUORE DELLA POLITICA
STORIA DI SPERANZA
PAOLO DI MODICA Sono Paolo Di Modica ho 44 anni e sono un musicista, un flautista. Stavo preparando un concerto per il gennaio 2007, quando mi sono accorto che qualcosa non andava. Ho cominciato con un minimo disturbo al mignolo. Pensavo ad una tendinite o a qualcosa del genere, la diagnosi o meglio, la condanna, come la definisco io, è stata Sla. Mi è stata comunicata al Fatebenefratelli, da un medico che mi aveva seguito, nel corridoio mentre stavo tornando a casa dopo gli accertamenti, come una notizia qualunque: “ha una malattia del motoneurone. Non si affatichi.” Io pensai, faccio il musicista, mica lo scaricatore di porto. Nonostante il modo fugace e senza tatto in cui mi fu data la notizia, tornai a casa curioso di sapere in cosa consistesse la mia patologia. Non ne sapevo nulla. Sono andato su internet a cercare cosa fosse; ho “scoperto” la Sla. Sono rimasto agghiacciato. In quel momento ho sudato freddo, mi si è annebbiata la vista, il mio cervello si è rifiutato di capire ciò che leggevo. Questo accadeva nel giugno 2007. La mia reazione è stata di paura. Per oltre un anno sono rimasto rinchiuso in casa, non volevo parlare né vedere nessuno. Evitavo di guardare gli altri, la malattia, il mio futuro, il mondo. Ora non sono più un musicista, anche se nell’animo lo resterò a vita. Ho abbandonato la musica. Ho fatto un ultimo concerto, il concerto del motoneurone, come l’ho definito io, il 28 agosto 2007. Ho pensato l’ultimo della mia vita, ed è stato così. Ha partecipato anche Piovani, come ultima canzone abbiamo suonato “la vita è bella”, colonna sonora del film di Benigni. Ed è così, in realtà la vita è bella. Ad un certo punto, mi sono come svegliato da un lungo sonno, e ho capito di dover lottare, nella speranza che si trovi una cura. Io mi ero rassegnato troppo presto alla malattia. La diagnosi
PAOLO IO, MUSICO CON LA SLA MI GETTO NELLA MISCHIA
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aveva distrutto me e mia moglie, totalmente. Ho smesso di suonare subito, appena ho saputo. Anche se avrei potuto continuare per un altro po’ di tempo. Solo che la testa non c’era più. Non mi divertivo più. La musica, oltre che un lavoro, per me era una passione. Quindi ho mollato. Tutto questo grazie ai medici “cattolici”, e al modo in cui mi hanno dato la mia condanna. Alla faccia della carità cristiana. La forza di reagire mi è venuta solo a dicembre dello scorso anno, dopo circa un anno e mezzo. Una mattina sono andato a seguire il protocollo di Vescovi sulle staminali. Lì ho incontrato una giornalista del Tg3, che voleva intervistare un malato di Sla, non famoso, non calciatore. Accettare un’intervista, è come dirlo al mondo. Ma preferivo che la gente sentisse cosa avessi dalla mia voce, senza che si potessero fare dei pettegolezzi. Da lì ho iniziato la mia realtà nella malattia. Fino al giorno di decidere di rilasciare l’intervista, prima di addormentarmi pensavo solo alla parola Sla, continuamente, ininterrottamente, ossessivamente, nel momento in cui ho deciso di parlare con la giornalista, mi sono messo a letto pensando a cosa dire alle telecamere, agli altri, alle persone che sentivano parlare della malattia. In quei mesi ho cominciato a peggiorare fisicamente, ma sono rinato a livello psicologico, ho avuto un atteggiamento diverso rispetto a tutto. Conoscevo bene la storia di Luca Coscioni, avevo sentito parlare spesso di Piergiorgio Welby, avevo visto Borgonovo andare in tv tutto intubato. Ho cominciato a pensare al dovere di portare avanti la nostra battaglia, la mia battaglia. Io non sono nessuno rispetto a loro, mi sono detto, ma è giusto farne parte. Così mi sono buttato nella mischia. Dopo l’intervista ho anche aperto un blog mio. Ho scoperto questa mia nuova attività, ho ritrovato la mia ironia. Il ‘pregio’ del mio progressivo immobilismo è di aver risvegliato, ancora di più, la mia coscienza. (A cura di Simona Nazzaro)
Iscritti nel mese di settembre Iscritti al “Pacchetto area radicale” Si sono iscritti all’Associazione Luca Coscioni con la formula del “Pacchetto area radicale” (iscrizione a tutti i soggetti costituenti il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, quota 590 euro) Michele Tollin; Sandro Fontana; Valter Vigolo; Luigi Ruggiero; Marco Di Salvo; Giampiero Buonomo; Zaccaria Oreste Albarano; Claudio Maruzzi; Roberto Zoccolan; Marco Cosimi; Gabriele Paciaroni; Antonio Busi Iscritti (per cui vale abbonamento a Agenda Coscioni) Massimo Cappato 400; Luigi Montevecchi 200; Fulvio Pino 150; Maria Pia De Natale 100; Mose' Tavella 100; Rinetta Dolfi 100; Nathalie Pisano 100; Luigi Benni 100; Enrico Stampacchia 100; Carlo Alberto Passino 100; Ugo Vellei 100; Lanfranco Luzi 100; Patrizia De Fusco 100; Francesco Rossi 100; Alessandro Vincelli 100; Edoardo Cicchinelli 100; Tullio Monti 100; Diego Cogliandro 100; Massimo Farinella 100; Daniela Anziliero 100; Luigi Tosti 100; Antonio D'Eramo 100;
Vinicio Vergoni 50 Contributi Marco Di Salvo 1095; Saverio De Morelli 120; Vincenzo Palladino 100; Antonio Menichini 75; Liliana Cucchi 50; Angelo Varese 50; Vincenzo Cuoccio 30; Francesca Manna 30; Salvatore Minnei 30; Fabio Urbinati 30; Ennio Russo Ermolli 30; Salvatore Fricano 30; Raffaello Levi 25; Emilia Verduchi 25; Luigi Recupero 22; Francesco De Liberato 20; Salvatore Rosso 20; Tiziana Guaresi 20; M.L. Ferraro 20; Adriana Rigutti 20; Carlo Quattrocchi 20; Paolo Veronese 20; Giovanni Della Rossa 20; Eleonora Mugnai 20; Concetta Pizzoli Ciarrocca 20; Marziana Monfardini 20; Alfredo Velati 20; Bruno Baldari 20; Piero Cinelli 20; Carla Brugiati 20; Mario Rizzotto 20; Katharine Barald 20; Giuseppe Guerrera 20; Giuseppe Cascella 20; Giulio Santori 20; Luca Ernesto Merlino 20; Ilaria Galli 20; Alessandro Carrera 20; Lucia Rosco 20; Emilio Ceravolo 20; Elisabetta Merindiani 20; Mario Pucci 20; Claudio Pighin 20; Ugo Albano 20; Laura Carola Griner 20; Giuseppe Lorrai 15; Adnan Demiruven 15; Damiano Scarpa 13;
Michele Siniscalco 11,82; Giuseppe Fiore 10; Brunello Volpe 10; Daniela Anna Leoncini 10; Guido Ploner 10; Roberto Anzellotti 10; Edoardo Gurian 10; Giovanni De Pasquale 10; Luigi Carlone 10; Ester Piva 10; Edoardo Gurian 10; Gian Luigi Benni 10; Pierluigi Di Pisa 10; Vittorio Merseburger 10; Giuseppe Sante Gialluisi 10; Maurizio Casarin 5; Maria Rosaria La Marca 5; R. Rathman 5; Giuseppe Cucci 5; Marco Garofalo 5; Pantaleo Di Terlizzi 2; Raffaele Ferraro 2 Acconto iscrizione del mese Lucica Irime 25; Enrico Saponaro 20; Marco Bechelli 20; Elisabetta Sgorbini 10 Aumenti quota Giulia Innocenzi 1200; Roberto D'Achille 1000; Marco Cappato 660; Anna Cristina Pontani Coscioni 300; Rocco Berardo 286; Giuseppe Suppa 200; Cesare Balsamo 200; Luisa Fama 200; Cecilia Maria Angioletti 100; Rolando Leoneschi 100; Giovanbattista Nodari 100; Sandro Sideri 100; Luisa Acerbi 50; Rita Campi 50; Stefano Marchiafava 50; Roberto Corsi 50; Giovanni Vegetti 50; Enrico Brenda
50; Marco Valerio Lo Prete 37; Stefano Negro 20; Massimo Reboa 5
LETTERE
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DÉTTA L’AGENDA
lettere@agendacoscioni.it I lettori di Agenda Coscioni ci possono scrivere all’indirizzo lettere@agendacoscioni.it oppure a Via di Torre Argentina 76 - 00186 Roma
W la ricerca, mi iscrivo Gentile redazione, dopo aver sottoscritto il 5xmille nella dichiarazione dei redditi, mi iscrivo, anche all’Associazione Luca Coscioni, dopo aver letto questa notizia: “Ricercatori italiani scoprono il gene anti tumore Huwe1”, 18 agosto 2009. “E’ tutta italiana la scoperta del gene Huwe1 che aiuta le cellule staminali a svilupparsi e diventare adulte. I ricercatori Antonio Iavarone e Anna Lasorella hanno identificato questa proteina capace di ‘distruggere alcune delle proteine-chiave utilizzate per ottenere le Ips e di far ripartire quindi la trasformazione delle cellule staminali in cellule adulte’ come ha spiegato Iavarone. I due ricercatori avevano lasciato l’Italia nel 2000 per gli Stati Uniti, denunciando il sistema nepotista della nostra università che non gli concedeva i mezzi per le loro ricerche sui tumori al cervello dei bambini. Negli Stati Uniti sono stati accolti a braccia aperte ed hanno avuto il sostegno prima dell’università Albert Einstein e dopo della Columbia University Medical Center di New York”. P.s.: gli americani ringraziano l'università italiana per avergli preparato i ricercatori a gratis. Che bel paese l'Italia, quelli che non scappano rischiano la scomunica. (Ciao Maria Antonietta). Salvatore Proganò
Iscrizione bersagliera Gentile redazione, mi iscrivo perché desidero tenere aperta la Breccia di Porta Pia: ritengo indefettibile la Libertà di ricerca e di pensiero scientifico in uno Stato Libero e Laico. Umberto Gatto
In causa per la ricerca Gentile redazione, contribuisco alle spese legali per la causa delle tre ricercatrici contro il bando di ricerca del Ministero della Salute che stanzia 8 milioni di euro per studiare la biologia delle cellule staminali, con l'esclusione arbitraria di progetti che utilizzino staminali embrionali umane. Elena Brambilla
Pochi (soldi) ma buoni/1 Gentile redazione, pur essendo disoccupata e squattrinata, dono volentieri questa quota di 25 euro, pur così minima, per sostenere un’associazione stupenda che lotta per i diritti di ogni essere vivente... I miei più sinceri complimenti per il lavoro che svolgete e l’augurio di ottenere vittorie sempre più significative! Con ininterrotto affetto Alessandra Meoni
Pochi (soldi) ma buoni/2 Gentile redazione, credo che la modernità porti con sé cose buone e cattive, inevitabilmente. Non credo alla superiorità di alcune culture piuttosto che di altre, penso tuttavia che il percorso umano nel mondo cosiddetto occidentale abbia prodotto dei risultati, sul piano dei diritti civili e politici, che possono costituire un buona base per un'esistenza decente, per occidentali e non. Osservo con rammarico che nel mio paese in particolare questi diritti invece di "godere buona salute" e di essere premessa per altri eventuali passi avanti su questa strada, vengono continuamente messi in discussione, quando non subiscono addirittura una "mise à jour" al ribasso. Per questo sostengo l’Associazione Coscioni. Ho pochi soldi e per questo il mo contributo è di 70 euro. Saluti affettuosi e... dateci dentro ! Luca Di Muzio
Fondamentalismi senza frontiere Gentile redazione, mi iscrivo perché la libertà è quello che distingue l'uomo da un essere vivente qualunque. Senza di lei l'esistenza non ha alcun senso. Perché ne ho veramente abbastanza della dittatura clericale e religiosa di questo Paese. Critichiamo i Paesi islamici, perché l’Italia in cosa si distingue da loro? Perché la ricerca deve guarire, o cercare di portare l'esistenza colpita da malattie ad un livello accettabile, e non renderci tutti dei vegetali alla ricerca della vita fisiologica eterna…
che di vita non ha proprio più nulla. Sono favorevole all'eutanasia, credo che sia uno degli atti di più alta civiltà. Mi rendo conto che l'Italia è lontana anni luce da questo livello di civiltà, e forse non lo raggiungerà mai, ma almeno chiedo che vengano rispettati la costituzione e i diritti civili più elementari come la possibilità di scegliere, anche per tempo, le cure da somministrare. Ilaria Ballorini
Dal mio corpo al cuore della politica Gentile redazione, mi iscrivo all’Associazione perché credo nella libertà di ricerca, che deve essere sempre più incoraggiata e diffusa. Ho 29 anni, ma ho subito due trapianti di cornea, il primo poco meno di otto anni fa, e ho avuto la fortuna di avere le cure di un luminare. Dopo aver sostenuto una Banca degli Occhi per diverso tempo, ho deciso di estendere il mio contributo alla ricerca scientifica in generale, anche incoraggiato dalla recente decisione di Obama - prevista da Agenda Coscioni qualche numero fa. Proprio nel 2001 ho votato per la Lista Coscioni, in maniera istintiva più che razionale. Ora il mio sostegno è più ponderato. Grazie per il vostro lavoro Valerio Fabbri
Il dolore come dogma Gentile redazione, il papa ha detto che i farmacisti dovrebbero eticamente non vendere più anticoncezionali (pillola) e nemmeno gli antidolorifici necessari ai malati terminali perché si deve conoscere la sofferenza che ci salverà dal peccato. Sono un infermiere. Questo è gravissimo, spero che il papa trovi un medico cattolico che non gli prescriva i farmaci analgesici, (erroneamente definiti "eutanasia") necessari quando sarà la sua ora, così proverà cos'è il dolore terminale (peraltro inutile). Noi Italiani siamo terzultimi, dopo i paesi dell'Est nella somministrazione di farmaci contro il dolore e per i dolori da cancro. (oppioidi) Questo a causa della chiesa. Facciamo qualcosa. Francesco Cristiano
I numeri arretrati di “Agenda Coscioni” sono liberamente scaricabili all’indirizzo:
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Commenta gli articoli sul sito! IL NUMERO DIECI/10 DI “AGENDA COSCIONI” È STATO CHIUSO VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 Il mensile “Agenda Coscioni”, giunto al suo trentasettesimo numero, ha una tiratura media di 40.000 copie, distribuite via posta su scala nazionale. DIRETTORE Rocco Berardo
GRAFICA Mihai Romanciuc
CAPO REDATTORI Marco Valerio Lo Prete Tina Santoro
HANNO COLLABORATO Angiolo Bandinelli, Marco Cappato, Alessandro Capriccioli, Annalisa Chirico
Azzurra Cianchetta, Josè De Falco, Simonetta Dezi, Filomena Gallo, Valentina Leone, Simona Nazzaro, Maria Pamini, Carmen Sorrentino, Giulia Simi, Valentina Stella Illustrazioni: Paolo Cardoni
AGENDA COSCIONI, 1 OTTOBRE 2009 AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007 DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO SPADACCIA VIA DI TORRE ARGENTINA, 76 00186 ROMA
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Una tessera per il mosaico della libertà di ricerca Per iscriversi all’Associazione Luca Coscioni CON CARTA DI CREDITO su www.lucacoscioni.it/contributo oppure telefonando allo 06 68979.286 CON CONTO CORRENTE POSTALE n. 41025677 intestato a "Associazione Luca Coscioni", Via di Torre Argentina n. 76 cap 00186, Roma
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